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da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte prima: Orgosolo antica [e appunti di Ernesto De Martino sul pianto rituale sardo] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: NUOVI ARGOMENTI

y. 10 SettembreOttobre 1954

INCHIESTA SU ORGOSOLO i

ORGOSOLO ANTICA

Chi inoltrandosi nel centro della Sardegna diretto allo sperduto paese di Orgosolo percorra lunga la camionabile la estesa e deserta pianura di granito e di macchia bassa che, desolata e silente, va per 40 km. da Orosei a Nuoro, vede all’improvviso — come una antichissima visione naturale — levarsi un monte di pareti dolomitiche bianche e scoscese — il monte di Oliéna — primo segnale di una lunga catena di monti uguali, e da esso nascosti, che per circa 40 km. si stende sino al mare.

In contrasto con la pianura biancogrigia e tutta uguale che si attraversa — che è una gigantesca piattaforma di granito sollevatasi tutta insieme sul [...]

[...]dere.

Questo è il paese, dall’esterno, ma quel che ancor più forse vi colpisce è la visione di uomini e di donne inconsueti. Nei giorni normali, ad un estraneo che arrivi in auto, con la corriera quotidia4

FRANCO CAGNETTA

na il paese appare quasi sempre vuoto, spopolato. Uomini non se ne incontrano perché sono tutti, o quasi tutti, ai pàscoli. Si incontrano sulla via solo donne e vecchi.

Le donne di Orgosolo, tra tutte le pastore di Sardegna — per chi ne abbia un poco esperienza —, si possono riconoscere facilmente. Di statura alquanto più alta della media delle sarde, col corpo ben modellato, slanciato, agilissime nel sedersi ed alzarsi da terra senza aiuto di mani, hanno visi quasi sempre belli, scuri e delicati, pur se un poco rustici, con occhi neri, vellutati, che, per profondità, sembrano avere una doppia pupilla. Lo sguardo delle donne orgolesi è cupo, intenso, ardente : sembra venire da una forza strana, ignota e primitiva. Predisposte nel corpo ad una certa rozzezza e nel volto a un certo declino, sui trentanni le orgole[...]

[...]e nel corpo ad una certa rozzezza e nel volto a un certo declino, sui trentanni le orgolesi si fanno dure e legnose; il viso si copre di rughe, si devasta come avviene tra le giovani in Africa : più che ad un fattore climatico ciò è dovuto, piuttosto, al lavoro sfibrante di casa e di campagna che, dalla più tenera età, sono costrette a subire.

Nel modo di vestire di ogni giorno le donne orgolesi non si differenziano più da tutte le pastore di Sardegna, ma le distingue sempre ima cura maggiore nel vestito, una dignità di sé scomparsa ormai tra uguali categorie del continente; un portamento severo, un’andatura maestosa. Portano, di solito, una gonna scura marrone

o nera che a diecine di pieghe discende sino ai piedi, come è uso in Spagna; una camicia più chiara abbottonata al collo e ai polsi; larghi mantelli in lana grezza di color marrone o nero, oppur scure mantiglie a larghe frangie, come è uso in Spagna; piedi scalzi, quasi sempre, o sandali; e un fazzoletto che copre sempre il capo e, discendendo per il viso, viene rigirato sotto il[...]

[...]delle donne. Stanno lì, calmi, contenti del calore, come lucertole già stanche, dalle facce dure, squamose, eppur dolci. Alcuni portano lo antico costume di Orgosolo che consiste in un giubbone di pelli grezze di pecora, appena ricucite — come tra i popoli più primitivi —, che sormonta, a volte, ancora un altro giubbone nero, di orbace; in pantaloni larghi di tela bianca, a mezza gamba; con uose

o pezze ai piedi; ed il nero berretto frigio di Sardegna issato sulla testa. Altri portano camicie inamidate a cento pieghe, e macchiate tutte di vino; pantaloni di soldato ridotti a toppe; berretti di velluto con chiazze e strappi. Quasi tutti ricordano figure da Antico Testamento: con peli bianchi che discendono da sopra gli occhi, dalle orecchie, dai baffi, in una barba morbida, fluente, ben disposta in pieghe ondulate, che scende sino a metà petto. Hanno in mano vincastri contorti, bastoni maestosi da pastori.

Un quadro di tremila anni fa!

Questo è l’aspetto che compare per primo, superficiale, al visitatore, ma, cominciando a conoscere, [...]

[...]esta privata.

Orgosolo ha, attualmente, una popolazione di circa 4312 abitanti, con una percentuale di uomini poco superiore alle donne, e 330 famiglie (2).

(2) TABELLA DELLA POPOLAZIONE DI ORGOSOLO

SECONDO ICENSIMENTI UFFICIALI DAL 1676 AL 1951

Stato sotto il quale si è evolto il censimento

S ®

5 8P

3 g«

£ fi

Totale delle famiglie

3 5 " £

0 CU

Regne de Sardeyna (Corona di Castiglia ed Aragona)

»

Regm/di Sardegna

Regno d’Italia

Repubblica Italiana

1688

1698

1728

1751

1839

1842

1848

1861

1871

1881

1901

1911

1921

1931

1936

1951

1188

1528

722

1256

2058

2077

2110

2009

1943

2174

2845

2988

2896

3062

3146

4251

599

750

897

1077

1010

1468

1466

589

778

859

1000

999

1594

1688

1830

2629

2959

3560

113

96

29

344 (fuegos) 487 ”

174 (fuochi) 530 ”

507

494

421

643

760

391

414

384

N.B. — l dati dei censimenti del «Regne de S[...]

[...]pecializzati); 2 di sale e tabacchi; 8 di bettole con vendita di vino, birra, acquavite.

In tutto il paese non vi sono fogne (se non un solo condotto nella strada principale); vi è la luce elettrica, introdotta da non molto a 160 volt, da una impresa privata, ma non in tutte le case; vi è l’acqua in poche fontane pubbliche, ma non nelle case, o solo in pochissime; vi è 1 pubblico telefono.

Corridore, Storia documentata della popolazione di Sardegna (14791901). Carlo Clausen, Torino, 1902, pp. 330. I dati dei censimenti del « Regno di Sardegna », del « Regno d’Italia » e della « Repubblica Italiana » sono riportati dalle relative pubblicazioni ufficiali. Quelli del 1951 sono ancora in elaborazione.INCHIESTA SU ORGOSOLO

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Gli istituti pubblici sono il Municipio, la Posta, 1 scuola con 5 classi elementari, 1 — incredibile — ambulatorio (l’acqua bollita per le iniezioni i clienti devono portarsela da casa); 1 chiesa e 12 cappelle, 1 cimitero.

Dei carabinieri e della polizia si dirà dopo.

In paese vi sono: 1 camion, 1 trattore, 5 motociclette, 10 biciclette; qualcuno ha la radio; cinema nessuno.

Se il paese sembra, a pr[...]

[...]ituti pubblici sono il Municipio, la Posta, 1 scuola con 5 classi elementari, 1 — incredibile — ambulatorio (l’acqua bollita per le iniezioni i clienti devono portarsela da casa); 1 chiesa e 12 cappelle, 1 cimitero.

Dei carabinieri e della polizia si dirà dopo.

In paese vi sono: 1 camion, 1 trattore, 5 motociclette, 10 biciclette; qualcuno ha la radio; cinema nessuno.

Se il paese sembra, a prima vista, un miserrimo paese — come tanti di Sardegna — esso è invece potenzialmente ricco, uno dei più ricchi di Sardegna.

Il territorio comunale è di 22.695 ha. di terreni — il secondo, per estensione, dopo Villagrande Strisaili, e Urzulei, di tutta la Sardegna. È importante qui rilevare in rapporto alla popolazione, ed è un indice impressionante, forse il più basso d’Italia, che la densità è di 13,5 ab. per km2.

La sua superficie territoriale, che raggiunge 40 km. circa di estensione nei punti più distanti, è tenuta quasi tutta a pascolo e a foresta.

I dati esatti della superficie tenuta a pascolo mancano. Si possono aggirare, per calcoli approssimativi sul 55 / 100 del totale. La superficie forestale — secondo i dati gentilmente fornitimi dal locale ufficio forestale — con non meno di 800.000 piante — quasi tutte quercie di leccio, poche di [...]

[...]— dal bruco « Limantria dispari ». I dati esatti della superficie tenuta a coltivato, in generale orti, mancano. Si possono aggirare, per calcoli approssimativi, sul 15 / 100 del totale. Il numero del bestiame (mancan i dati esatti) si aggira, all’incirca, su 53.200IO

FRANCO CAGNETTA

capi. Pecore : 29.000. Capre : 8500. Maiali : 3000. Bovini : 2300. Asini e cavalli: 400 (3).

È un patrimonio che, indubbiamente, è tra i primi di tutta la Sardegna.

Una ricchezza sconcertante in contrapposto alla miseria, al livello di vita in cui vive la popolazione.

Per avere una prima nozione di questo fenomeno, delle sue cause, bisogna andare nelle campagne a conoscere i pastori, il territorio.

Il 17 luglio 1954 mi sono recato in località « Orgurui » a 89 km. dal paese ad intervistare il vecchio pastore Floris Carlo fu Giovanni e fu Sanna Maria Antonia, di Orgosolo, nato, probabilmente, il 1877. Ecco i miei appunti dell’intervista, avvenuta tramite i pastori Succu Giovanni Antonio e Marrosu Antonio, di Orgosolo.

« Mai uscito da Orgosolo.[...]

[...], naturale, cupo, preistorico sarcofago.

La parte inferiore è, visibilmente, di dolomite: con canaloni precipiti, con declivi grigiastri di pietra, di sabbia; la parte superiore, di calcare, tutta bianca, erosa, forma un caos di massi, di rupi che, quasi sempre, luccicano al sole.

È la più remota, la più selvaggia montagna di tutt’Orgosolo.

Nell’epoca primaria — 400 milioni di anni fa — la grande impalcatura granitica che costituisce la Sardegna era emersa unita dalle profondità marine; nell’epoca secondaria il mare era tornato ad invadere e coprire le coste nordorientali di tutta l’isola; e nella epoca terziaria, nel periodo cretaceo — 100 milioni di anni fa — una grande sollevazione aveva portato in alto tutti i depositi del fondo marino — le dolomiti (più pesanti), i calcari (più leggeri) — che, costituendo una montagna, un altopiano, si erano fermati, appena ripiegati. Passando dallo stato incandescente dell’uscita a quello successivo del raffreddamento, tutta questa montagna si era spaccata in enormi crepacci, in grandiose fratt[...]

[...]o tutti i depositi del fondo marino — le dolomiti (più pesanti), i calcari (più leggeri) — che, costituendo una montagna, un altopiano, si erano fermati, appena ripiegati. Passando dallo stato incandescente dell’uscita a quello successivo del raffreddamento, tutta questa montagna si era spaccata in enormi crepacci, in grandiose fratture. Erano 10014

Branco cagnetta

milioni di anni che il Supramonte stava là, arcano, immobile: la Sfinge di Sardegna.

Sopra il tetto dell’altopiano si può accedere solo per due impressionanti scalinate naturali di rocce e di boschi. Scivolose pareti, di tanto in tanto interponendosi, vi costringono spesso all’ascensione. Sulle due punte che chiudono le scalinate — « sa pruna », alta 1416 m., « Lollòine », alta 1351 m. — grandi massi naturali, modificati probabilmente dalla mano dell’uomo, vi minacciano, per tutto il tempo, a forma di feritoie, di fortilizi.

Quasi alla fine, dopo 4 ore di salita, si può vedere quasi per intero l’orizzonte di tutti i monti che rinchiudono il territorio di Orgosolo: a su[...]

[...]di, come sospesa in un’amosfera immobile, senza segno di vita; e, lontano, i monti dalla strana forma di buccina, per cui si chiamano il Corno di bue. A nord, si vede uno sterminato territorio deserto, pietroso, tormentato, con al centro la punta a cono del monte di Gonàri; accanto la precipite montagna di Oliena, con ai piedi la larga foresta, quasi vergine, di Murgugliai, nella quale il 1899, si scontrarono le più grandi bande dei latitanti di Sardegna (di Lovicu di Orgosolo) contro 200 carabinieri, poliziotti, soldati.

Ancora un poco e si sarà sulla tettoia dell’altopiano (quale sorpresa vi aspetta?).

A chi lo guardi la prima volta affacciandosi e quasi all’improvviso — l’altopiano si presenta sotto gli occhi come una catastrofica, una paurosa visione. È un mondo lunare, un mondo non umano.

Una lunga e stretta pianura, lunga circa 2030 km., colore di ossa, si stende sotto gli occhi con un paesaggio di asprezza, di drammaticità certo rara. Non vi è terra, probabilmente, che riesca a conservare così evidenti, così chiari, i segni de[...]

[...]butiformi, di piccola profondità, o tali che le pietre lanciate dai pastori non rispondono più con un tonfo di caduta — per esempio « su disterru ». Cadaveri di pastori assassinati si trovano in queste buche e qualcuna prende nome da loro, come, per esempio quella « Matteo Grua », ucciso nel 1917.

Sono le « nurre », le misteriose cavità del Supramonte, così antiche che sembrano nella denominazione ricordare i Nuragici, i primi abitatori della Sardegna.

Non vi è dubbio che si tratta di un paesaggio tipico del calcareo: di un carso.16

FRANCO CAGNETTA

Il carbonato di calcio, di cui è costituito il terreno, alla caduta delle pioggie, al contatto con l’anidride carbonica che vi è contenuta, si scioglie, si fora in tutte quelle crepe, quelle voragini, in un processo che è in corso dalle origini, da 100 milioni di anni.

Tutto il sottosuolo deve essere forato in un sistema di ranali, di fiumi sotterranei, di grotte naturali. Si conosce il fiume di « Gorropu », che si inabissa di un tratto nella terra, con gorgoglìi paurosi, spumeggian[...]

[...]; e dei piccoli cinghiali neri, poi bianchi, fortissimi, zannuti, progenitori del maiale. Corrono soli o in truppe guidate dal più forte, prosecutori di una vita zoologica già trasformata al piano e qui uguale identica da millenni, depositari dell’antico segreto della trasformazione della specie.

Qui tutto è estraneo, tetragono, insensibile ad ogni mondo di uomo.

Un Eden spaventevole!

Questo è il Supramonte, il più isolato territorio di Sardegna, il cuore dell’Orgolese, tutto avvolto nel mondo minerale, vegetale, animale; misterioso, oscuro come il territorio di un altro pianeta.

In esso vive il pastore di Orgosolo, il pastore medio, il pastore giovane: il pastore del 1954.

Quando inoltrandomi nel bosco avevo cercato — e quasi con disperazione — i primi segni, il primo volto di un uomo, mi ero trovato di fronte a indizi di una estrema, incredibile primitività.

Di tanto in tanto si trovavano piccole conche naturali, dovute all’erosione, coperte da una pietra : erano il solo segno umano, dei pastori che così conservano l’acqua[...]

[...]ca città. Era il luogo dove sorgeva un abitato primitivo. E ancora il cerchio — 3000 anni fa come oggi — lo distingue. Di solito vi è vicina, sempre, una fonte: la vegetazione più intensa, più verde lo denuncia; ed è certo laINCHIESTA SU ORGOSOLO

19

presenza dell’acqua la ragione di questa identica, immutata dislocazione.

Qualche volta i pastori abitano ancora nei Nuraghi — nelle grandi torri coniche e mozzate dell’antica civiltà della Sardegna —; ed i due Nuraghi del Supramonte — Nuraghe Mereu, e Nuraghe intro de patenti — portano sempre tracce di permanenza, di accampamento dei pastori.

In località « campu boariu » mi erano apparse di queste capanne e, all’improvviso, piccole pecore magre e macilente, grigiobianche. Di contro a noi ci erano venuti cani magri, affamati, ululanti, e non avevo inteso che fischi, urla acutissime, volare di sassi. La mia guida, Salvatore Marotto, aveva levato nell’aria un grido rauco, gutturale, e, come geni del bosco — inattesa apparizione — erano comparsi prima uno, poi due, i primi uomini del mon[...]

[...]dole con le gambe, le munge per il tempo necessario, lasciandole poi passare.

11 latte, raccolto in « malunes » (recipienti di sughero), in otri cuciti di pelle di pecora, o in recipienti di metallo — se non è portato a piedi o a cavallo, e per chilometri e chilometri, al più vicino caseificio — si deve lavorare subito.

Per prima, generalmente, si fa « sa frue » (= il latte acido), che è l’alimento tipico e principale di tutti i pastori di Sardegna.

Si pone il latte in un recipiente a fuoco e lo si fa tiepido a 4045 gradi. Poi si prende «su ’agar’u» (= il caglio) — che è un pezzo di duodeno dell’agnello — e, staccatane la quantità di un cucchiaino circa per 4 litri di latte, riposto in uno straccio di lino, si inumidisce col latte e si spreme, in qualche goccia, nel recipiente.

Il dosaggio è operazione molto delicata: se poco, il latte non si quaglia, se troppo si inacidisce. Bisogna scuotere subito questo con una mano, perché il quaglio non si depositi tutto in una parte. Ben presto lasciato ora a freddo il latte comincia a rappr[...]

[...]ni di mentalità e cultura proprie solo alle civiltà primitive, è difficile trovare ancor oggi, forse, in qualsiasi altro paese d’Italia e d’Europa. Per una convergenza di motivi ambientali estorici (che cercheremo poi di indicare tutt’insieme) il paese si presenta come uno di quei piccoli mondi quasi perfettamente isolati e con una sto ria abbastanza semplice che sembrano destinati alla specifica ricerca dell’etnologo. Tra quasi tutti i paesi di Sardegna (che tutti in passato hanno attraversato una analoga situazione) Orgosolo è quello che ha maggiormente conservato basi economiche e forme ideologiche tali che lo fanno vivere ancor oggi nei più antichi « cicli culturali »‘ che si conoscano tra le popolazioni dell’Europa.

In maniera evidente, e con forme quasi lineari, in Orgosolo si presenta, innanzitutto, imo schema di costituzione della società, di struttura sociale, che, secondo la denominazione dell’etnologia classica delle scuole di Mòdlig, Schmidt, Montandon, Menghin, prende il nome di « grande famiglia » o « grande famiglia pastoral[...]

[...]età si stacchi dalla grande famiglia vera e propria o, più esattamente, quello che divide il paese in due classi di « grandi famiglie ». Esse sono quella di « sos proprietarios » (i proprietari) detta anche di « sos meres » o « sos prinzipales » (i padroni, i principali) e quella di « sos poveros » (i poveri) detta anche di « sos terraccos » (i servi).

La esistenza di uguale divisione sin dal tardo impero romano si può comprovare, in tutta la Sardegna, dai contemporanei documenti e, in particolare dalla « Carta de Logu » di Eleonora Giudichessa di Arborea (un codice legislativo che è il più importante documento di storia medioevale sarda). Allo stato attuale la divisione, che può essere altrettanto antica in Orgosolo, è quasi completa: il paese compare come spaccato in queste due grandi classi pastorali.

I rapporti, tra queste due classi (che non vanno affatto intese in senso moderno, ma solo antico) sono rapporti speciali di una unitaria società famigliare e patriarcale, di una « tribù ».

Esiste uno stato di pace e di colloquio tra [...]

[...]o, comincia a sospettarlo come un nemico, come il futuro ladro delle sue greggi, delle sue terre, dei suoi averi; e apre le ostilità apertamente con l’oppressione, con la denunzia a torto o a ragione per ogni minimo fallo, con l’angheria, con rappresaglie, con l’omicidio.

La formazione di questa classe di « sos proprietarios » o « sos meres» o «sos prinzipales» è avvenuta ed avviene in OrgosoloINCHIESTA SU ORGOSOLO

39

(come in tutta la Sardegna) in modo assai speciale: con la rapina di pecore altrui, con il furto, con l’appropriazione violenta di terreni comunali e delle terre più povere ed indifese tra le private, con l’usura, con l’abuso del potere, se detiene il Comune, con amicizie tra le autorità.

Non mi è stato possibile ricostruire in Orgosolo (poiché manca ogni dato ufficiale) una tabella che indichi esattamente tutte le proprietà private delle terre (secondo la estensione e la qualità) e delle greggi (secondo il numero e la qualità), delle case di abitazione e negozi, del liquido ecc. I dati in mio possesso sono tutti em[...]

[...]onfinana Chi furana e chi occhini e rapinnana (4).

La tronfia arroganza della classe sociale dei proprietari e signori di Orgosolo ho avuto modo io stesso di sperimentare direttamente, allorché, nel corso della mia inchiesta, per evitare la rivelazione di verità, alcuni di loro hanno osato farmi minacce di morte, se non sgombravo, minacce che hanno avuto il solo effetto di dimostrarli tra i più incivili e i più disprezzabili gruppi sociali di Sardegna.

La classe di « sos poveros » o « sos terraccos » ha, nei riguardi della classe superiore un atteggiamento anche troppo paziente, controllato, seppur astioso e, direi, invidioso.

In fondo a ciò sta la opinione primitiva che, poiché il modo quasi unico di arricchirsi rapidamente in una sola vita è qui la rapina, l’appropriazione, l’usura, occorrono pur per questo qualità da

(4) Lascio il testo sardo scorretto, secondo lo scrittore. Eccone la traduzione:

Per descriverti la gente villana seminatrice di oscurantismo vi è in paese la razza Monniana che col potere dà l’ostracismo.

E [...]

[...]n « ciclo culturale » di pastori, chiuso in una organizzazione famigliare, la quale nell’interno è divisa in individui isolati, quasi zoologici, nell’insieme in due grandi e rudimentali42

FRANCO CAGNETTA

gruppi di classe. È questo il mondo patriarcale, straordinariamente antico e sorprendente, di quasi tutti i paesi della Barbagia. Ma il paese di Orgosolo gode fama particolare ed eccezionale di paese che si distingue tra tutti questi : in Sardegna è considerato il paese della « vindicada » o « vindicau » (vendetta) e della « bardana » (razzia), un paese di cupi assassini e di terribili ladri di pecore. Sin dall’inizio dell’800 esiste una letteratura giornalistica che contribuisce a sottolineare solo questo aspetto del paese, a spargerne il terrore, ed è raro che non si aggiunga sempre al nome del paese l’aggettivo «maledetto» o non si consigli, accuratamente, di evitarlo. Quasi in tutta la Sardegna sono pochi i sardi che vi abbian messo piede, senza alcun impegno che li costringesse, e meno ancora quelli che ne parlino senza una paura [...]

[...] considerato il paese della « vindicada » o « vindicau » (vendetta) e della « bardana » (razzia), un paese di cupi assassini e di terribili ladri di pecore. Sin dall’inizio dell’800 esiste una letteratura giornalistica che contribuisce a sottolineare solo questo aspetto del paese, a spargerne il terrore, ed è raro che non si aggiunga sempre al nome del paese l’aggettivo «maledetto» o non si consigli, accuratamente, di evitarlo. Quasi in tutta la Sardegna sono pochi i sardi che vi abbian messo piede, senza alcun impegno che li costringesse, e meno ancora quelli che ne parlino senza una paura esagerata o che non preferiscano tacerne. Quasi tutti i pastori dei paesi confinanti, solo a fare il nome di Orgosolo, non riescono a nascondere un gesto di sgomento, di timore, ed il pastore orgolese sino al secolo scorso (come riferisce, ad es., l’abate Angius) era talmente temuto dai pastori delle pianure in cui svernava che questi credevano incontrandolo, addirittura, che fosse sicuro presagio di tempesta atmosferica.

La situazione criminale, in ver[...]

[...]solo a fare il nome di Orgosolo, non riescono a nascondere un gesto di sgomento, di timore, ed il pastore orgolese sino al secolo scorso (come riferisce, ad es., l’abate Angius) era talmente temuto dai pastori delle pianure in cui svernava che questi credevano incontrandolo, addirittura, che fosse sicuro presagio di tempesta atmosferica.

La situazione criminale, in verità, in Orgosolo non è normale : da molti anni è oramai il solo paese della Sardegna in cui si può dire che esistono come « istituti sociali » veri e propri la « vendetta » e la « bardana ». Se esistesse una statistica degli omicidi, ferimenti, conflitti, ricatti, sequestri di persona, grassazioni, e di reati come furto di pecore, sgarrettamenti, furti di campagna, distruzioni di viti e colture, incendi di boschi ecc., probabilmente Orgosolo (almeno in rapporto a questi due « istituti » che li originano) sarebbe quasi ogni anno in testa ai paesi di Sardegna. Da uno studio dei giornali sardi dal 1901 al 1954 (e con l’approssimazione possibile), ho rilevato che in Orgosolo (e s[...]

[...]he esistono come « istituti sociali » veri e propri la « vendetta » e la « bardana ». Se esistesse una statistica degli omicidi, ferimenti, conflitti, ricatti, sequestri di persona, grassazioni, e di reati come furto di pecore, sgarrettamenti, furti di campagna, distruzioni di viti e colture, incendi di boschi ecc., probabilmente Orgosolo (almeno in rapporto a questi due « istituti » che li originano) sarebbe quasi ogni anno in testa ai paesi di Sardegna. Da uno studio dei giornali sardi dal 1901 al 1954 (e con l’approssimazione possibile), ho rilevato che in Orgosolo (e specie nei mesi caldi che coincidono con la presenza della popolazione dei pastori), si verificano un omicidio in media ogni due mesi (6 all’anno) con un minimo mensile di 0 ed un massimo di 8, anche 23 in un giorno, per una percentuale annua di 1 ucciso su 600 abitanti. I reati agrari commessi da orgolesi (e specie nei mesi freddi nelle pianure in cuiINCHIESTA SU ORGOSOLO

43

discendono), si verificano con una media di 1 alla settimana (52 all’anno), con un minimo di 0[...]

[...] sembra però essere ancora uguale, o quasi, a quella di Orgosolo.

Quale è dunque la ragione del sopravvivere in Orgosolo di una situazione sì particolare e, soprattutto, di istituti sociali come la « vendetta » e la « bardana » che in tutti gli altri sono quasi scomparsi? Quale è la ragione strutturale, e culturale, della turbolenza continua di Orgosolo?

Il problema è tra i più difficili e complessi che imponga una storia delle montagne di Sardegna ma, al tempo stesso, è tra i più importanti e decisivi per chiarire le basi ultime ed essenziali della storia di queste società.

10 non credo che il problema possa essere mai risolto dallo studioso che lo guardi da un punto di vista statico della «odierna» economia. Poiché la spiegazione si può trovare solo, a mio parere, in una economia (struttura e cultura) che c’è stata e non si vede in Orgosolo se non in numerosi e reperibili elementi che sono sopravvissuti e come incastrati nell’attuale « ciclo culturale » dei pastori

o della « grande famiglia ».

Si tratta di mettere in luce str[...]

[...]qui avanzare per convalidare questa tesi, ma, soprattutto, varrà a convincere il lettore uno studio dei due principali e particolari istituti sociali del paese, e cioè la « vendetta » e la razzia.

Si tenga conto, innanzitutto, che Orgosolo, tra tutti i paesi della Barbagia, è ancora oggi il solo che conservi nel proprio territorio foreste quasi vergini, e sterminate, a differenza di tutti i paesi vicini che nel secolo scorso (come in tutta la Sardegna) ne sono stati spogliati da una speculazione privata.

La selvaggina (diminuita fortemente in tutta la Barbagia) è più facile a trovarsi ancor oggi nel territorio di Orgosolo, e specie per razze zoologiche preistoriche, come i mufloni.

Nel corso della mia gita effettuata sul Supramonte ho avuto la fortuna di fare un ritrovamento archeologico di una certa importanza : in località « sas baddes » (le valli), ai limiti di un bosco che confina con un largo prato di terra alluvionale, e cioè un’antica palude, ho rinvenuto i resti di un abitato del neolitico (epoca della pietra levigata), costi[...]

[...]bilmente, fa pensare ad un abitato di cacciatori.

Notizie storiche sugli abitanti di Orgosolo quali cacciàtori sono numerose ma di tradizione soltanto orale. Allo stato attuale non esiste più nel paese un solo individuo che viva della sola caccia, ma sino a 50 anni fa, e specialmente tra i banditi, secondo notizie avute da quasi tutti gli abitanti, esistevano cacciatori abituali, di mestiere.

L’abitante di Orgosolo è conosciuto in tutta la Sardegna come un meraviglioso cacciatore. Abile, astuto, paziente, testardo in modo eccezionale egli si sopraeleva su tutti gli altri sardi, e specialmente nella caccia del cinghiale e del muflone (oggi interdetta), secondo qualità che possono discendere soltanto da tradizioni storiche.

Una antica caccia oggi scomparsa che per la sua singolarità vale qui a lungo ricordare era la caccia tra l’uomo e l’avvoltoio, da cui discendeva anche una sorprendente forma particolare di gioco. Questo antico gioco, di cui non ho qui più trovata traccia alcuna, ma che è assai vivo ancora nel ricordo di qualche vecc[...]

[...]ri e di bastoni, di penne, di ali, di braccia. Era la lotta più misteriosa, più antica e più segreta del paese. Risaliva a ragioni primitive della specie umana: suggeriva l’idea degli uomini che contendono al caos le distinzioni dell’essere, che cercano di distinguersi dalla forza del bruto con le astuzie, con l’intelligenza, il lavoro, lo strumento. L’orgolese giocava, mimava inconsciamente l’origine dell’uomo.

Anche il più grande zoologo di Sardegna del XVIII secolo, padre Francesco Cetti S.J., ricorda questa lotta (6).

Che l’abitante di Orgosolo fosse probabilmente un popolo cacciatore (e guerriero) può essere sottolineato anche, indirettamente, dall’abilità e dalia fama che in passato ha avuto, ed ha ancor oggi, come cavaliere. Gli orgolesi, chi li vede per la prima volta a cavallo, strappano un grido di entusiasmo. Basta guardarli con le gambe nervose e sottili strette alla pancia del cavallo, senza sella e senza staffa, slanciarsi con in mano la criniera tra uno svolazzo

(6) Francesco Cetti, Gli uccelli di Sardegna. Presso Gius[...]

[...]olo cacciatore (e guerriero) può essere sottolineato anche, indirettamente, dall’abilità e dalia fama che in passato ha avuto, ed ha ancor oggi, come cavaliere. Gli orgolesi, chi li vede per la prima volta a cavallo, strappano un grido di entusiasmo. Basta guardarli con le gambe nervose e sottili strette alla pancia del cavallo, senza sella e senza staffa, slanciarsi con in mano la criniera tra uno svolazzo

(6) Francesco Cetti, Gli uccelli di Sardegna. Presso Giuseppe Piattoli. Sassari. MDCCLXXVI, p. 23.

IINCHIESTA SU ORGOSOLO

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di pelli o di lucenti panni, tra balzi, dirupi, precipizi. I primi cavalieri di Sardegna.

L’amore quasi incredibile che l’orgolese porta per le armi, qualsiasi genere di armi, può essere un segno, ancora, della origine antichissima e lunghissima, da un popolo in eminenza di bellicosi cacciatori. Imbracciando il fucile oggi, come ieri la clava e l’arco con le frecce; l’orgolese sembra nato in quella positura.

I migliori tiratori sardi — e ne fa fede la tradizione dei banditi

— discendono da Orgosolo.

Un altro elemento che potrebbe denunciare l’origine orgolese dai «cacciatori» è la generale crudeltà che essi dimostrano contro gli animali o gli uomini che lottano. Ho as[...]

[...]omicidio, nello scempio di cadaveri. Da tale crudeltà, approfondita dalla macellazione nella società dei pastori, discende il carattere alquanto sanguinario, l’abitudine frequente al sangue.

Poiché il ciclo culturale dei « cacciatori » si accompagna sempre, o quasi sempre, con una attività specifica di « raccoglitori » vale qui citare un importante ed ancor esistente istituto che ha una forte sopravvivenza in Orgosolo (già diffuso in tutta la Sardegna) che è, esattamente, quello dell’« Ademprivio ».

L’« Ademprivio », il quale è un uso civico locale così diffuso e tenace che dai tempi della legislazione aragonese (1325) sino alle leggi italiane di abolizione (186577) era stato codificato come « diritto », è l’abitudine di tutto il paese di riunirsi per andare nei boschi, gratuitamente e senza ostacolo (ora soltanto per uno o due48

FRANCO CAGNETTA

periodi dell’anno) a fare legna, pietre, ghiande ed altri frutti che si trovino. L’ademprivio come « diritto » è rimasto sino ad oggi solo in Orgosolo.

In esso è da individuarsi il più[...]

[...]corpo, pali, protettori.

È di straordinario interesse rilevare che l’esecuzione della sentenza viene delegata non ad un solo individuo ma sempre aINCHIESTA SU ORGOSOLO

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più di uno poiché l’antico diritto sardo, abitualmente, non conosce altra forma. L’uso locale dell’esercizio collettivo della giustizia era così invalso ed è ancor oggi così radicato che tutti i governi, da quello spagnolo a quello italiano, lo hanno dovuto elevare in Sardegna a proprio istituto. Nel periodo di dominio spagnolo e piemontese l’istituto locale era l’« incarriga » e cioè l’imposizione ai maggiorenti di un paese di ricercare, catturare od uccidere il responsabile di un reato grave, pena, nell’insuccesso, una punizione collettiva, generalmente una multa. Era indispensabile poiché la forza pubblica statale poteva considerarsi ;— come oggi — impotente a tenervi la giustizia, poiché estranea e nemica di queste popolazioni. In tutto il periodo del dominio italiano, dal 1849 al 1954, questo istituto ha avuto sempre vita e vive ancora, sia pure in forma non i[...]

[...]avuto sempre vita e vive ancora, sia pure in forma non importante come in passato, ma solo parallelo alla forza pubblica statale, ed è conosciuto sotto il nome di « baracellato » o «compagnia baracellare ». Questa è composta di cittadini incensurati, volontari o estratti a sorte, che hanno il compito di battere periodicamente le campagne con ronde, intervenendo, quando sia necessario, con il diritto al conflitto. La storia del « baracellato » in Sardegna — un istituto diffuso d’altronde nel medioevo in tutta Europa con nomi e forme varie — è molto lunga e complessa, con continua soppressione e restaurazione, poiché quasi sempre si trasforma in vere associazioni a delinquere, ma è pur sempre necessario per sostituire la forza pubblica statale qui impotente ed inadeguata. In Orgosolo in quest’anno non esisteva la «compagnia baracellare» poiché due o tre anni fa si è dovuta sciogliere per delitti da essa compiuti e non si è potuta riattivare per un collettivo rifiuto della popolazione a farne parte.

L’applicazione della sentenza avviene con i[...]

[...]nte, anche il fucile, poco la rivoltella, la scure, il pugnale, la pietra, le mani per strangolare. Assai diffuso è l’omicidio operato precipitando il giustiziato in un pozzo o in una nurra, sì che al tempo stesso, ne scompaia il cadavere. Sconosciuto, invece, è l’omicidio per avvelenamento.

L’audacia orgolese nell’uccidere sulla pubblica piazza, davanti alla casa sulla strada, davanti alla caserma dei carabinieri ecc. ha una fama in tutta la Sardegna. L’omicidio avviene però sempre in modo tenebroso e non conosco casi di omicidi avvenuti dopo rissa

o colluttazione a viso aperto. La capacità di sparire degli assassini di Orgosolo ha altrettanto, in tutta la Sardegna, larga fama.

Si può dire che al delitto segua sempre P« esemplarità ». Il cadavere viene abbandonato, generalmente, in luogo visibile o trascinato, a volte, davanti alla casa, né si tralascia mai di lasciargli qualche sfregio, mutilazione o scempio visibile. Per quanto si possa sostenere l’influenza in questo delle leggi spagnole, questo uso è in verità assai più antico, se si ritrova codificato nella « Carta de Logu », e risale, addirittura, a presupposti e residui di cultura e mentalità primitiva. In generale sono quasi legge in Orgosolo due mutilazioni: il taglio delle orecchie per i la[...]

[...] è però attenuato anche in Orgosolo da qualche principio che la considera estinguibile (e così conduce a punizioni « minori »).

In generale si possono dire aumentate le vendette « minori » o

lo spargimento di sangue « secondario » che si ha con lo sgozzamento e sgarrettamento di pecore. Questo reato, che non ha pari in tutta Italia per estensione, è un vero flagello della economia orgolese, come ieri lo era, e forse ancor oggi, di tutta la Sardegna : patrimoni ingenti vanno distrutti. L’intensità del fenomeno è tale che ogni mattino, come mi scrivono da Orgosolo, esiste un vero e proprio « bollettino informativo ».

Anche le soluzioni della « vendetta » con una « pacificazione »

o vendetta « simbolica » sono assai in uso. Il principio della « conciliazione » si trova anche, costantemente, nel diritto sardo, anzi si può dire che la « Carta de Logu », in contrapposto alla vendetta, a questo si informi.

Qualche volta quando si sia pure versato sangue, se le circostanze lo consentono ed il reato è preterintenzionale o, almeno, esegu[...]

[...]i popoli predoni nel territorio italiano è una sorpresa per la maggior parte degli italiani.

E, in verità, l’attività dei predoni di Barbagia (limitata oggi soprattutto al paese di Orgosolo) costituisce per le popolazioni confinanti (Fonni, Urzulei Oliena, Villagrande ecc.) e per quelle delle pianure in cui scendono in transumanza (Campidani, Baronia, Ogliastra, Gallura ecc.) uno dei problemi più gravi come è tra i più gravi della economia di Sardegna.

Uno studio attento ed analitico delle forme e dei modi della « bardana » o razzia orgolese può permettere di mettere in evidenza elementi speciali che si devono far risalire non alla struttura economica e sociale del ciclo odierno della « grande famiglia », ma piuttosto a quello del ciclo anteriore dei « cacciatori e raccoglitori ». Al tempo stesso, può porre in rilievo che la serie dei reati connessi non possono catalogarsi tranquillamente tra quelli di « delinquenza comune » : furto, abigeato, grassazione ecc.

La larghezza e l’intensità dell’esercizio della « bardana » devono farla r[...]

[...]ostrarsi al pubblico al momento che il reato viene consumato.... Il numero stragrande dei furti non potrebbe avere luogo senza l’aiuto di coloro che con biechi fini vogliono arricchirsi senza badare ai mezzi, e costoro non li troviamo tra i poveri, ma sibbene tra coloro che del furto non hanno bisogno per vivere, tra gli agiati» (10). Il colonnello On. PaisSerra il 1896 nella inchiesta parlamentare da lui condotta sulle condizioni della p. s. in Sardegna per incarico di Crispi, così scriveva: «Non è raro il caso che partecipino a rapine agiati pastori, e spesso ve ne ha di coloro che seguitano i loro affari, resi più prosperi dal bottino ricavato in siffatte

(9) Avv. G. M. LeiSpano, Presidente dell’Associazione Economica Sarda. La questione sarda. Con dati originali e prefazione di Luigi Einaudi. Bocca, Torino, 1922, pp. 112.

(10) Egidio Castiglia, Undici anni nella zona delinquente. Dessi, Sassari, 1899, pp. 8284.INCHIESTA SU ORGOSOLO

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imprese; e se non se ne vantano non se ne sentono però né rimorso né vergogna, come se si tr[...]

[...]da militari (spesso sardi, parenti e amici) che incautamente o criminosamente le vendono. La frequenza di armi di dotazione regolare tra carabinieri, polizia, esercito, tra autori di « bardane » sono una prova di questo mercato.

La « bardana » si organizza, in generale, non con una partenza collettiva ma con convegno in un dato luogo. I mezzi di trasporto,

(11) Relazione d’inchiesta sulle condizioni economiche e della sicurezza pubblica in Sardegna promossa con Decreto ministerale del 12 dicembre 1894. Tip. della Camera <iei Deputati, Roma, 1896, pp. 51.

(12) Ib. p. 74.66

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oltre le gambe od il cavallo, come anticamente, sono tutti quelli moderni che si trovano di volta in volta: treno, auto, bicicletta, motocicletta. La capacità di spostamento dei predoni orgolesi a marce forzate, con tempi da corse a cronometro, è quasi incredibile.

I partecipanti alla « bardana » vanno da 2 a tutto il paese, con una media di 1050 per volta.

Le « bardaqe » si fanno a viso aperto o mascherato.

I ripi di impresa che comp[...]

[...]oco conquistato dagli orgolesi, era militarmente presidiato, e si accendevanoINCHIESTA SU ORGOSOLO

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continuamente conflitti con diecine e diecine di morti. Dopo tanto sangue, il 1845 Locoe veniva completamente spopolata e distrutta e la tradizione vuole che ciò sia avvenuto per avvelenamento di tutte le acque ad opera di orgolesi.

Il saccheggio di tutte le case di un vicino paese, è uno dei feno meni più impressionati della storia di Sardegna. Per darne un esempio vivo darò qui la descrizione di uno assai celebre compiuto in Tortoli il 13 novembre 1894, che contiene tutti gli elementi di questa forma classica di « bardana ».

A mezzanotte, da 100 a 500 grassatori orgolesi a cavallo, armati di moschetti, erano penetrati, silenziosi, in quel paese. Circondata la caserma dei carabinieri, e dispostisi nelle vie in modo da poter controllare tutte le case, avevano cominciato a sparare contro le finestre, cacciando urla acutissime per intimidazione. Dalla caserma de} carabinieri avevano risposto al fuoco con due o tre fucilate e, allor[...]

[...]o assaltate. L’ultima strage di « sa verula » ne è una prova.

L’abilità di scomparire dei predoni, senza lasciar traccia, in un territorio che totalmente li favorisce, la velocità con cui riescono, veri e propri fulmini, a ritornare a casa, è incredibile

E non vi è caso, o quasi alcuno, in cui trapeli qualche cosa.

Se non vi è spia, se non vi è conflitto accidentale, fortuito, si può tener fede a LeiSpano, già capo della Magistratura in Sardegna che scrive : « per esperienza personale posso dire essere rarissimo il caso che un malfattore sia scoperto e assicurato alla Giustizia ».

Le cronache delle « bardane » (che richiederebbero una intera biblioteca), il loro sviluppo continuo non « straordinario » portano ad alcune conclusioni generali. Scrive, ad es., il PaisSera nella su citata inchiesta, a proposito della « bardana » : « Si avverta che nella sua esecuzione ha un colore di impresa guerresca che si riattacca alle tradizioni dei popoli primitivi della Sardegna » (13).

Se non si tiene presente questo carattere normale, (sepp[...]

[...]so che un malfattore sia scoperto e assicurato alla Giustizia ».

Le cronache delle « bardane » (che richiederebbero una intera biblioteca), il loro sviluppo continuo non « straordinario » portano ad alcune conclusioni generali. Scrive, ad es., il PaisSera nella su citata inchiesta, a proposito della « bardana » : « Si avverta che nella sua esecuzione ha un colore di impresa guerresca che si riattacca alle tradizioni dei popoli primitivi della Sardegna » (13).

Se non si tiene presente questo carattere normale, (seppur per noi « straordinario ») si rischia di non comprendere una situazione locale che non può essere se non quella che è: non si può affrontare concretamente la soluzione del problema.

Un fenomeno singolare su cui bisogna rivolgere l’attenzione è che l’abitante di Orgosolo, il pastore, il componente della « grande famiglia », che, come tale, dovrebbe avere il carattere di uomo prudente, sospettoso, chiuso nella famiglia, proprio e quasi solo in queste imprese rischiose, pericolose quanto mai, può dirsi che esca dal proprio [...]

[...]secolo scorso, e così pure l’Italia settentrionale e centrale; il lamento persiste ancora nelle cosiddette aree depresse, cioè in quelle che non sono pie72

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namente entrate nel processo di industrializzazione, come l’Europa balcanica e danubiana, qualche zona della Spagna, e — per l’Italia

— la Puglia, la Lucania, la Calabria, qualche settore anche abbastanza a nord della catena appenninica (come la Sabina) e, infine, la Sardegna. Nella sua forma generale il lamento funebre è un sistema organico tradizionale e rituale di espressioni foniche (verbali e musicali) e mimiche, sistema che si inserisce nel cerimoniale funerario in momenti critici particolari, e che per il suo interno meccanismo deve essere interpretato come un modo di difesa dall’eccesso parossistico (o addirittura autolesionistico) che l’evento luttuoso scatena nei sopravvissuti, soprattutto le donne. Il lamento funebre è reso dalle parenti femminili del defunto, o dalle lamentatrici professionali in un ulteriore sviluppo dell’istituto, e si appoggia su mo[...]

[...]

Si as pi ’au pinna non torres in Sardinna Si as pi ’au referma non torres a caserma Si as pi ’au tenteri non torres a quarteri Frade meu Micheli de lussu su paperi L’happo in su ’ampu ruttu su paperi de lussu.

(Come non ti ho toccato ti veda congedato. Come non ti ho veduto ti veda col congedo. Se hai fratelli o sorelle in città non possa tornare. Se hai sorelle e fratelli non possa tornare in città. Se hai preso penna non possa tornare in Sardegna. Se hai preso ferma non possa tornare in caserma. Se hai preso calamaio non possa tornare al quartiere. Fratello mio Michele, di lusso carta. La ho ora nel campo rotta, questa carta di lusso).

La chiesa in Sardegna ha combattuto il lamento, come ne fanno fede i canoni dei concili diocesani. Negli stessi lamenti si ritrova talora una eco di questa lòtta, poiché in dati casi la resistenza dei preti a seguire il loro ufficio ha dato argomento alla lamentatrice di esprimere il suo disappunto.

A Orgosolo qualche anno fa un corteo funebre aveva luogo, accompagnato dal lamento tradizionale: il parroco volle impedire alle lamentatrici di assolvere il loro compito e, allora, una di esseINCHIESTA SU ORGOSOLO

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conclusali suo lamento con questi quattro versi che sono ancora ricordati :

Si ischiada su[...]

[...]rale italiana è caratterizzata invece da una continua e straziante deformazione della faccia e di tutto il tronco. Questi caratteri di immobilità sono comunque rintracciabili in diverse altre culture, tra le quali quelle celtiche e di derivazione africana ».

Rimane, infine, tra le manifestazioni culturali tipiche di Orgosolo anche il ballo detto « su ballu sardu » o « su ballu tondu » (il ballo sardo o il ballo tondo) che, diffuso in tutta la Sardegna, è stato da molto tempo e largamente studiato. Si tratta, come è noto, di un ballo in circolo tra uomini e donne (a volte centinaia) nelle case o sulla pubblica piazza, eseguito tenendosi per le braccia, con quasi immobilità della parte superiore del tronco e passi lenti e gravi, a volte accelerati e quasi frenetici, intramezzati da saltelli, ma mai deformanti e scomposti. I balli a circolo, diffusi in tutto il bacino mediterraneo (Kolo montenegrino ecc.) tradiscono la loro arcaica tradizione nella forma di circolo, sempre legata a ragioni di magia il cui significato è oggi difficile determin[...]

[...]on doveva essere dissimile come ci testimonia l’Iliade (cap. XVIII, scudo di Achille). E così era altrettanto il ballo dell’antica Roma se si tiene conto della testimonianza dell’Eneide (VI, 664):

Pars pedibus plaudunt choreas et carmina dicunt...

# * #

Chi ricerchi qualche notizia sulla origine, sulla storia antica, medioevale e moderna di Orgosolo si mette in una impresa quasi disperata. A somiglianza di quasi tutti i piccoli paesi di Sardegna e ancora più — quasi un caso limite — su di Orgosolo non si tramanda quasi nulla per iscritto. Bisogna andare a cercare qualche breve notizia contenuta in opere generali sulla Sardegna, in codici diplomatici, in rapporti di amministrazione e di polizia, in libri di viaggiatori, in opuscoli di folklore, in fogli di archivio — disseminati per ogni dove — sempre nascosta tra una selva di altre notizie, esterna alla vita del paese, riguardante affari generali, formali. In questo secolo il nome di Orgosolo è conosciuto attraverso cronache di giornali e di qualche rivista solo per truculenti fatti di sangue, per i « briganti ». Esiste, probabilmente, più letteratura per qualche paese africano.

Posso, intanto, qui fornire le notizie da me raccolte in 4 anni in biblioteche pubbl[...]

[...] e private, in archivi di quasi tutt’Italia.

Origini

L’origine delle popolazioni di Orgosolo (come, in generale, di quelle di tutta la Barbagia) si perde nella notte dei tempi. Si può ritenere ipoteticamente, sulla scorta delle notizie storiche generali eINCHIESTA SU ORGOSOLO

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sugli elementi su ricavati dalle ricerche di etnologia, che potrebbe trattarsi di popoli venuti dall’Asia attraverso l’Africa, e per terra, quando '"Cioè la Sardegna, nel paleolitico, con le Baleari ed il Marocco formava un solo continente: la Tirrenide.

Storia antica. (Epoca nuragica e romana)

L’estensione di tutto il territorio di Orgosolo è disseminata da monumenti primitivi, tipici della prima civiltà della Sardegna, e databili, di volta in volta, in un ciclo che va dall’VIII al II sec. a.C.

Si trovano 2 « Perdas fittas » (cioè blocchi di pietra monolitici eretti verticalmente) di destinazione ancora dubbia; di datazione incerta, in loc. : Galamòli e Orùlu.

■ Si trovano 5 gruppi di « Domus de janas » (cioè grotticelle scavate nel granito) di destinazione cemeteriale; di datazione incerta, in loc.: Oreharva, Guspine, Soràsi, sas Molas, sas Vaddes (al Supramonte).

Si trova una « Sepultura de Gigantes » (cioè un lungo corridoio circondato da muro basso e chiuso, in testa, ad abside) di destinazione[...]

[...] per un proprio campicello — aveva rinvenuto resti di mura in disposizione rettangolare, frammenti di ceramica e cretaglie, vasi in pietra, vasetti in bronzo e in argento, monete varie, residui di ossami di animali e due classiche navicelle votive muragiche di bronzo. Informato il podestà il materiale era stato portato a Nuoro nel museo del Comune. Recatosi in Orgosolo il 1930 il prof. Taramelli, per ricerche sulla sua « Carta archeologica della Sardegna », saputo anche che sul luogo esistevano leggende di tesori sepolti, di fantasmi, ne aveva tratta la conclusione che doveva trattarsi di « un sacrario » per l’adorazione delle rupi — come nei culti Cananei — dotato di un altare per sacrifici animali, le cui ossa venivano gettate dall’alto. Riteneva che fosse stato frequentato dai primi abitatori della Sardegna, anche in epoca cartaginese, e poi romana, — come comprova il trovamento di 9 monete puniche e 16 monete romane (imperiali) di cui si dà descrizione (15).

Nel corso della mia gita al Supramonte ho avuto anch’io occasione di fare, come ho accennato, scoperta di un abitato neolitico che può essere di una certa importanza. Aggiungo qui che la località è vicino al pozzo di « su disterru » — secondo il classico culto degli antichi sardi presso le fonti —, ed ha alle spalle un complesso cemeteriale di <j Domus de janas ». Potrebbe, perciò, essere stato un altro luogo di culto.

Per l’epoca rom[...]

[...]emia Nazionale det Lincei, ecc.; 1932, voi. Vili f., pp. 52836.INCHIESTA SU ORGOSOLO 83

V \ ....

Storia medioevale. (Epoca dei Giudicati e spagnola)

Il primo documento scritto in cui si ricordi Orgosolo — ed il solo per tutto il periodo del regno dei Giudici sardi, nell’alto medioevo, è l’atto di pace stipulato tra Eleonora, Giudichessa di Arborea e Don Giovanni, Re di Aragona, il 24 gennaio 1388, pubblicato nel « Codice Diplomatico di Sardegna » di Pasquale Tola. In questo documento, firmato da tutti i Comuni del Giudicato di Arborea, tra i firmatari risultano per la «villa» di Orgosolo tali Mariano Murgia, « Majore » (e cioè capo della polizia); Petto de Cori, Joanne de Ferrari, Petro Merguis, Mariano Pina « jurati » (suoi aiutanti); Petro de Oscheri, Oguitto de Martis, Petto Seche, Arcocho Lafra e Joanne Sio « habitantes » (abitanti), convenuti tutti in Orani il 12 gennaio 1388 davanti alla chiesa di San Pietro ed al notaio Arcocho Salari fu Nicolaus per accettare (16).

Le notizie su Orgosolo, nel medioevo, sono formali e conc[...]

[...]esato pagavasi il diritto fisso di feudo e, dopo questo, vari altri diritti per quello che seminavasi, per branchi che pascolavano e per

i formaggi che si estraevano » (17).

Altra notizia di questo periodo si deduce da una Transazione del 23 settembre 1726 pervenuta dal Municipio di Orgosolo all’Archivio di Cagliari, con la quale si annette « il salto della villa spogliata di Locoe » a quello di Orgosolo (18).

(16) Codice diplomatico di Sardegna con altri documenti storici raccolti, ordinati ed illustrati dal cav. Pasquale Tola. Chirio e Mina, Torino, 1845, pp. 128 sg. e ristampato in: Historiae patriae monumenta edita iussu Regis Caroli Alberti. Tomus X. Codex diplomaticus Sardiniae. Tomus I. Codice diplomatico di Sardegna con altri documenti raccolto ordinato ed illustrato dal cav. P. Tola ecc. Augustae Taurinorum e Regio Typographeo. MDCCCLXI. Diplomi e carte del sec. XIV. CL. L’originale è conservato nell’Archivio di Stato di Cagliari. Voi. F, fol. 43 (5).

(17) Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna compilato per cura del prof. Goffredo Casalis ècc. Presso G. Maspero, Torino, 1834. Voi. XII, pp. 678.

(18) Testi e documenti per la storia del diritto agrario di Sardegna. Pubblicati e coordinati con note illustrative da Gino Barbieri, Vittorio Devilla, Antonio Era, Damiano84

FRANCO CAGNETTA

Dal 1765 Orgosolo fa parte della lncontrada di Nuoro sino al 1849, fine del feudalesimo in Sardegna. « I diritti che si pagavano erano quello del feudo, che era fisso, quindi quello del montone per Orgosolo, una prestazione per i formaggi, il diritto del vino e un canone per gli ademprivi di Locoe » (19).

Soccorso alle notizie di storia medioevale ci viene da documenti ecclesiastici:

Anticamente Orgosolo faceva parte, di nome, della Diocesi di Suelli.

Il primo documento in cui si citi Orgosolo è una lettera scritta da papa Giulio III in data 22 agosto 1551 indirizzata al canonico Nicolaus Crinvellas residente in Suelli con la quale gli si concedeva « la prebenda di Orgosolo » (80 d[...]

[...]« nato in Orgosolo negli ultimi anni del secolo XVII, morto prima del 1640 » (22) vissuto prima a Baunei e

Filia, Carlo Guido Mor, Aldo Perisi, Francesco Pilo Spada, Ginestra Zanetti. Sotto la direzione di Antonio Era. Con prefazione di Arrigo Solmi. Gallizzi, Sassari, 1938, pp. 502. L’originale era nel Municipio di Orgosolo, ora scomparso.

(19) Op. cit.y voi. XII, pp. 679.

(20) Pubblicazioni della R. Deputazione di storia patria per la Sardegna. Dionigi Scano, Codice diplomatico delle relazioni fra la Santa Sede e la Sardegna. Parte seconda: Da Gregorio XII a Clemente XIII. Giulio III. Doc. CDLIX, pp. 30910.

(21) Novena della B. Assunta venerata in Orgosolo. Con spigolature storiche sul paese a cura del Parroco Sac. Don Francesco Lai. Tip. Ortobene, Nuoro, 1953, pp. 1820.

(22) Storia letteraria di Sardegna del cav. D. Giovanni Siotto Pintor, ecc. Tip. Timon, Cagliari, 1844, voi. Ili, pp. 496, nota l.INCHIESTA SU ORGOSOLO

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Triei e poi « nella Corte Romana », autore di una traduzione dall’italiano al sardo di un libro apologetico di vite di 45 Sante Vergini e Martiri di autore anonimo e dei PP. Ant. Galloniu e Villegas (23), oltre che di « canzoni manoscritte » andate « perdute » (24).

Da quella traduzione si può supporre anche un certo lavorio di adeguamento della Chiesa al dialetto locale, secondo i principi prescritti nel Concilio di Trento per una maggiore penetrazione tra le pleb[...]

[...]io di adeguamento della Chiesa al dialetto locale, secondo i principi prescritti nel Concilio di Trento per una maggiore penetrazione tra le plebi rustiche.

Il 1799 Orgosolo compare citata nella Bolla del papa Pio VI: « Eam inter ceteras » del 21 luglio, con la quale si istituiva la nuova Diocesi di NuoroGaltelly, di cui il paese faceva parte come Rettoria (25).

Dal padre BrescianiBorsa S.J., nella celebre opera « Dei costumi dell’isola di Sardegna » si ha notizia su Orgosolo che : « I Gesuiti che avevan stanza in Oliena visitarono quel popolo in sullo scorcio del sec. XVII e con la santa parola il mansuefecero; ma, cessati i Padri, tornò all’antica rustichezza. Lasciaron essi tuttavia di sé orma indelebile, poiché, introdotti per opera loro i gelsi e i bachi da seta, in quella grossa terra le donne del villaggio vi tesson drappi » (26).

(23) Legendariu ( de Santas / Virgines, et Martires / de lesu Christu / hue fi contennen exemplos admirabiles, necessarios ad ogni forte de persones, qui pretenden falvare sas animas insoro / vogadas[...]

[...]as in forma brevis, Epistolas ad Principes, Viros et alios atque Allocutiones complcctens. Tomus sextus. Pars I. Pii VI continens pontificatum ab anno primo usque ad octavum. Prati. In Typographia aldina. MDCCCXLVII. Doc. CCXIX. Revocatio unionis decretae ab Alexandro VI ecclesiae calaritanae et galtellinensis, cum declaratione, et ampliamone diocesum (Dat. die 21 junii 1779. Anno V). Paragrafi 3 e 6, pp. 59495.

(26) Dei costumi dell'isola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali per Antonio Bresciani d.C.d.G. All’Uffizio della Civiltà Cattolica, Napoli. Voi. II, pp. 113. Il Bresciani, Visitatore della C.d.G. in Sardegna, non fu però ad Orgosolo.86

FRANCO CAGNETTA

Storia moderna. (Epoca piemontese e italiana)

Solo dal principio del secolo scorso cominciano ad aversi su Orgosolo notizie meno estrinseche.

11 primo scrittore su cose del paese è il generale Alberto Fer rero della Marmora che, nel suo Itinéraire de l’tle de Sardaigne. cita un episodio avvenuto in Orgosolo, in data imprecisata — che può comprendersi tra il 1831 ed il 1844 :

« Sul Monte Novo si trova la cappella di San Giovanni e non lontano, ai suoi piedi, una regione detta Fontana bona, nella quale vi è qualche capanna di pastori q[...]

[...]a armata che vorrebbe sorprenderli in quei ripari quasi inaccessibili, dove si rifugiano dopo aver fatto le loro rapine; queste rapine consistono quasi tutte in furti di bestiame e, qualche volta, rubano ai proprietari dei villaggi vicini — di cui sono il terrore — greggi intere e gli stessi buoi da lavoro » (27).

L’abate Vittorio Angius di Cagliari (17971862), nel Dizionario geograficostoricostatisticocommerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, compilato dal prof. Goffredo Casalis, il 1843, voce:

(27) Itinéraire de Vile de Sardaigne pour faire suite au Voyage en cette contrèc par le Conte Albert de La Marmora, ci devant Commandant Militaire de Vile de Sardaigne, Làeutenant generai, Sénateur du Royaume etc. Chez les frères Bocca libraire du Roi. Turin, 1862, voi. I, pp. 41920. La traduzione è mia.INCHIESTA SU ORGOSOLO

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Orgosolo, è il primo scrittore che dia ampie notizie sul paese, la popolazione, l’agricoltura, la pastorizia, il commercio, la religione e le antichità (28).

'Il 1848, voce: Nuoro provincia di Sardegna.[...]

[...]r le Conte Albert de La Marmora, ci devant Commandant Militaire de Vile de Sardaigne, Làeutenant generai, Sénateur du Royaume etc. Chez les frères Bocca libraire du Roi. Turin, 1862, voi. I, pp. 41920. La traduzione è mia.INCHIESTA SU ORGOSOLO

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Orgosolo, è il primo scrittore che dia ampie notizie sul paese, la popolazione, l’agricoltura, la pastorizia, il commercio, la religione e le antichità (28).

'Il 1848, voce: Nuoro provincia di Sardegna. Carattere morale di questi provinciali orgolesi, scrive:

« Gli orgolesi sono una popolazione assai sfavorevolmente conosciuta per lo spirito di vendetta, per le rapine e per l’animosità che spiegano i banditi contro i militari. Contrariamente alla pratica degli inquisiti che, quando si incontrano con la truppa si mettono solo in guardia e non osano alcuna offesa se vedano non essere assaliti o ricercati, gli orgolesi, che molto ancora conservano del carattere degli antichi barbaricini prendono l’offensiva. Uno che entri in quel territorio con merci od altro va sicuramente, perché in quel [...]

[...]oria di Orgosolo si chiude il secolo scorso con una rivalità di vendetta o « disamistade » tra le famiglie Mesina e Pisanu che oggi è impossibile ricostruire, come ho tentato di fare, per mancanza di exprotagonisti e di tradizioni orali, e si apre, nel nostro

(30) Op. cit., voi. II, pp. 11314.

(31) Inventano del R. Archivio di Stato di Cagliari e notizie delle carte conservate nei più notevoli Archivi Comunali, Vescovili e Capitolari della Sardegna. Pietro Vatdés, Cagliari, 1902, pp. 176.INCHIESTA SU ORGOSOLO 9!

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secolo, con l’altra rivalità di vendetta o « disamistade » tra i Gossu e i Corraine che ho analiticamente ricostruita nel già cit. saggio sulla rivista « Società ».

Esistono anche nel Museo storico dell’Arma dei Carabinieri in Roma (piazza Risorgimento) «verbali» di conflitto a fuoco, nell’Archivio, ed « Armi ed oggetti sequestrati a banditi » di Orgosolo, nelle vetrine. Sono un soccorso alla storia di Orgosolo.

Per l’intensissimo periodo di banditismo 18821899 si conserva

il Verbale del conflitto a fuoco avven[...]

[...]re Succu, Giuseppe Gangas (32).

* * #

Per dare un quadro vivo, immediato, dell’antica Orgosolo dò qui di seguito due biografie di vecchi viventi: ziu Marrosu Gangas

(32) A completare questi dati generali sulla storia del paese di Orgosolo si può qui, ancora, riportare l’indicazione di tutte le carte geografiche (mi limito a quelle classiche) in cui compare il toponimo: « Orgosolo ».

Eccone l’elenco dalla più antica:

1) Carta della Sardegna di Rocco Cappelline^ (1577). Originale Ms. nella Bibl. Vaticana in Roma cm. 33x73. Rocco Cappellino, ingegnere di fortificazioni di Carlo V, rimasto per 15 anni in Sardegna disloca Orgosolo nella « Barbaira Cevolo » tra « Bodusò » (Buddusò) e « Bynmana » (Biddamanna). Una buona riproduzione della carta è in : Istituto Geografico Militare. Monumenta Italiae Cartographica. Riproduzione di carte generali e regionali d’Italia dal sec. XIV al XVII, raccolte e illustrate da Roberto Almagià, Firenze, coi tipi dell’istituto Geografico Militare, 1929, tav. LV.

Su di questa si attenne Egnazio Danti, sul cui disegno il fratello Antonio Danti dipingeva il 1589 la carta di :

2) Sardegna. Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani in Roma.92

FRANCO CAGNETTA[...]

[...] (Buddusò) e « Bynmana » (Biddamanna). Una buona riproduzione della carta è in : Istituto Geografico Militare. Monumenta Italiae Cartographica. Riproduzione di carte generali e regionali d’Italia dal sec. XIV al XVII, raccolte e illustrate da Roberto Almagià, Firenze, coi tipi dell’istituto Geografico Militare, 1929, tav. LV.

Su di questa si attenne Egnazio Danti, sul cui disegno il fratello Antonio Danti dipingeva il 1589 la carta di :

2) Sardegna. Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani in Roma.92

FRANCO CAGNETTA

e ziu Carlo Floris detto Anzelu Zudeu. Ho raccolto queste due biografie dalla viva voce dei protagonisti, trascrivendone fedelmente il racconto parola per parola. L’ho ricomposto, naturalmente, dall’iniziale disordine, e, trasportandolo in italiano, ho cercato di mantenermi ligio agli originali modi sintattici ed al gergo orgolese. Tra tutti i 15 o 20 vecchi che ho interpellato nel paese questi due principalmente mi sembra che riescano a dare un’idea larga, abbastanza completa, di quella che era la straordi[...]

[...]mente mi sembra che riescano a dare un’idea larga, abbastanza completa, di quella che era la straordinaria vita in Orgosolo 4050 anni fa.

Il primo di essi, il vecchio ziu Marrosu, ladro di pecore, quasi

La posizione di Orgosolo ha la stessa aberrazione che nella carta di Rocco Cappellino. Una riproduzione, ma illeggibile, di questa carta è nel cit. Mon. It. Cart., tav. LXI.

Su di questa si attenne Giovanni Antonio Magini per la carta di Sardegna nella sua celebre: L’Italia nuovamente più perfetta che mai per innanzi, posta in luce, scolpita e con le suoi figure uiuamente rappresentata. Amsterdam. Di questa una buona edizione è la:

3) Sardegna, il cui originale si conserva nelPIstituto Geografico Militare in Firenze cm. 111,5x89. Magini colloca Orgosolo nella « Barbagia Iolai » tra Siniscola e Bicyman (Biddamanna), sottoponendovi Lode e Posadal Una buona riproduzione di questa carta c nel cit. Mon. It. Cart., tav. LVII.

Altra edizione, analoga, di Amsterdam (Clement De Ionghe), senza data, è:

4) Nova description d’Italia: Sardegna; con originale in Londra, conservato nel British Museum, cm. 106x124. È riprodotta nel cit. Mon. It. Cart., tav. LIX.

All’opera di Magini si attenne anche la carta di Sardegna de:

5) L}ltalia di Matteo Greuter. Stampa veneta del 1657. Sardegna (foglio 10) cm. 208x114, riprodotta nel cit. Mon. It. Cart.

Pure al Magini si attiene Vincenzo Coronelli nel suo celebre: Ìsolario descrittivo geografico histonco sacro profano antico moderno politico naturale e pratico ecc. Tomo II delVAtlante veneto, opera e studio del P. Maestro Vincenzo Coronelli, Min. Conv. Cosmografo della Serenissima Repubblica di Venezia e Principe dei Geografi. A spese dell’Autore M.DC.LXXXX.VI. Nella carta:

6) Isola e Regno di Sardegna soggetta al Re di Spagna ecc. Alle pp. 102103.

7) Le Royaume de Sardaigne dressé sur Ics cartes manu scripte s levées dans [...]

[...]. 208x114, riprodotta nel cit. Mon. It. Cart.

Pure al Magini si attiene Vincenzo Coronelli nel suo celebre: Ìsolario descrittivo geografico histonco sacro profano antico moderno politico naturale e pratico ecc. Tomo II delVAtlante veneto, opera e studio del P. Maestro Vincenzo Coronelli, Min. Conv. Cosmografo della Serenissima Repubblica di Venezia e Principe dei Geografi. A spese dell’Autore M.DC.LXXXX.VI. Nella carta:

6) Isola e Regno di Sardegna soggetta al Re di Spagna ecc. Alle pp. 102103.

7) Le Royaume de Sardaigne dressé sur Ics cartes manu scripte s levées dans le Payt par les ingégnieurs piemontois a Paris. (A Messieurs de TAcademie Royale des Sciences). Colloca Orgosolo nell’cc Incontrada di Orani » a confine con il « Judicato di Ulliastro ».

8) Nuova Carta dell’isola e Regno di Sardegna. Opera del R. P. Tommaso Napoli delle Scuole pie colleggiate dell’Università di Cagliari e del cav. Rizzi Zannoni del Buro topografo della guerra presso S. M. il Re delle Due Sicilie.

9) Carta/ dell’isola e Regno / di Sardegna f dedicata f alla Maestà del Re f Carlo Alberto primoJ dal suo umilissimo e devotissimo suddito / Maggiore Generale Conte Alberto Ferrerò della Marmora / Comandante la R. Scuola di Marina di Genova / Membro della R. Accademia delle Scienze di Torino / già J Colonnello AiutanteGenerale J aiutato dal suo collaboratore / il cav. D. Carlo De Candia / Maggiore del R. Corpo suddetto / Parigi e Torino 1845 (incisori Desbruissons e Arnoul, dal 1838 al 1840) 1/250.000. I rami sono conservati negli archivi dell’istituto Geografico Militare di Firenze. Da questa Carta la posizione di Orgosolo è definita[...]

[...]oro, poiché ziu Marrosu era scomparso, e non si sapeva proprio dove. Era andato, forse, a Nuoro per postulare la pensione. Quando stavo per iniziarne le ricerche in tutti i paesi vicini ad Orgosolo era ricomparso all’improvviso facendomi un inchino e, con vivacità persino accresciuta, aveva ripreso il filo interrotto del racconto dall’ultima parola. Io mi auguro che, visti i suoi meriti e riconosciuta la sua grande fantasia, qualche Cavaliere di Sardegna, di Spagna e d’Italia, come egli dice, si convinca che, in qualche modo, si può coronare il suo sogno.

Il secondo vecchio, ziu Carlo Floris o ziu Anzelu Zudeu, è invece un uomo diverso da ziu Marrosu, un calmo, un riflessivo patriarca. Tutto il giorno stava solitario in campagna, sotto una quercia, e con voce grave, con gesti misurati. Se circondato dai figli, dai nipoti, dai pronipoti, lentamente raccontava. La sua piccola mania di andare a caccia di tesori è un quadro serio della grande miseria del paese. Nel suo parlare vi era, di tanto in tanto, un alito di antica poesia quando ricorda[...]



da Velio Spano, L'Unità del popolo sardo nella lotta per la sua redenzione in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: L'unità del popolo sardo
nella lotta per la sua redenzione
Considerata sotto l'aspetto nazionale italiano, la situazione politica della Sardegna assume rilievo ed importanza essenzialmente da due elementi: 1°) il contributo che l'isola può dare, immediatamente, allo sforzo di guerra e all' opera di ricostruzione del paese; 2°) l'ostacolo che l'isola potrebbe costituire, domani, alla edificazione di una democrazia progressiva in Italia. Basta uno sguardo sulla Sardegna, oggi, per convincersi che la situazione è fattiva oltre che per le popolazioni sarde, le quali continuano ad essere affamate ed oppresse, anche per le sue ripercussioni sugli interessi nazionali.
Fra le regioni dell'Italia liberata la Sardegna è oggi la sola produttrice di carbone; essa potrebbe dare inoltre, in formaggi, cuoi e pellami un contributo estremamente importante per l'economia di un popolo che vive in una situazione alimentare difficile e comincia a camminare scalzo. Ora, mentre la produzione del carbone potrebbe essere facilmente portata a 100.000 tonnellate al mese, essa si è stabilizzata intorno alle 35.000 tonnellate mensili; e mentre le miniere metallifere restano in generale improduttive, sia per la mancanza di reagenti, sia per. la deficienza di pezzi di ricambio al macchinario, i formaggi sardi vengono c svendut[...]

[...]a a 100.000 tonnellate al mese, essa si è stabilizzata intorno alle 35.000 tonnellate mensili; e mentre le miniere metallifere restano in generale improduttive, sia per la mancanza di reagenti, sia per. la deficienza di pezzi di ricambio al macchinario, i formaggi sardi vengono c svenduti nell' isola e.le pelli imputridiscono non potendo, nè essere esportate, nè essere conciate sul posto.
D'altra parte, la miseria che grava sulla popolazione di Sardegna frena la ripresa della vita su nuove basi democratiche e alimenta nell'isola una sorda agitazione che rischia ad ogni momento di esplodere in moti popolari, come già si è verificato recentemente a Carbonia, a Dergali, a Ozieri, a Oniferi, a Seui.
Questa prospettiva, che viene utilizzata dalle forze reazionarie dell'isola come pretesto per aggravare il clima chiuso di depressione sociale, deve invece attirare l'attenzione delle forze democratiche sulla necessità di eliminare subito dalla vita amministrativa ed economica i residui del fascismo e di distruggere rapidamente le abitudini politich[...]

[...] Seui.
Questa prospettiva, che viene utilizzata dalle forze reazionarie dell'isola come pretesto per aggravare il clima chiuso di depressione sociale, deve invece attirare l'attenzione delle forze democratiche sulla necessità di eliminare subito dalla vita amministrativa ed economica i residui del fascismo e di distruggere rapidamente le abitudini politiche e le radici sociali che sono sole colpevoli di ogni eventuale disordine si producesse in Sardegna. La necessità essenziale, sia da un punto di vista sardo che da un punto di vista nazionale, è proprio quella di spezzare il più rapidamente possibile la situazione reazionaria che continua a soffocare l' isola.
Al 25 luglio, le truppe italiane in Sardegna erano enormemente più forti delle truppe tedesche. Si può dire quindi che l' isola, la quale non ha conosciuto la guerra (salvo i bombardamenti di Cagliari), non ha nemmeno conosciuto l'occupazione hitleriana, nè le lotte di massa contro il fascismo, nè la gioia delirante della liberazione. Nessun elemento è venuto a spezzare in Sardegna il clima politico del fascismo, nessun elemento è venuto a segnare, in forme capaci di incidere fortemente sulla coscienza popolare, il trapasso dal fascismo alla democrazia. Mentre in certe province del Continente e della Sicilia (Benevento, Avellino, Agrigento ecc.) una situazione reazionaria si è ricreata poco a poco, il clima di oppressione fascista si è
20 LA RINASCITA
ricostituito lentamente, nelle province sarde 1' atmosfera reazionaria del fascismo è puramente e semplicemente rimasta. Sbandati per un momento dalla catastrofe che colpiva il Paese e dalla incertezza sull'avvenire, gli[...]

[...]ascismo si era vent'anni prima sovrapposto alle popolazioni sarde prestando i suoi gagliardetti ai c partiti > locali, cricche reazionarie raccolte intorno a una o più famiglie di proprietari fondiari, oppure Clientele personali di professionisti influenti legati direttamente a interessi feudali. I capi e gli strumenti di queste cricche locali avevano conservato il potere mettendo la camicia nera, e continuando come per il passato a governare la Sardegna in nome e per conto dei gruppi dominanti del capitale finanziario continentale e dello Stato italiano, di cui il fascismo riusciva male a mascherare la rapacità; dopo il 25 luglio, conservarono ancora il potere togliendo la camicia nera e barattando rapidamente la loro c fede > fascista con quella di un altro partito più o meno esistente su scala nazionale. In molti casi le cricche cambiarono di esponente, riassumendo a loro capo qualcuno che non si era troppo mescolato al fascismo, sia perchè eccessivamente compromesso con movimenti antifascisti, sia anche, talvolta, per dignità politica. In[...]

[...]o di esponente, riassumendo a loro capo qualcuno che non si era troppo mescolato al fascismo, sia perchè eccessivamente compromesso con movimenti antifascisti, sia anche, talvolta, per dignità politica. In ogni caso, le cricche restavano al potere, con i loro sindaci, i loro prefetti, i loro innumerevoli funzionari avvinghiati alle innumerevoli cariche create e inventate dal fascismo. La peculiarità della situazione reazionaria esistente oggi in Sardegna risiede proprio in questo : mentre in Sicilia, per esempio, la conquista delle cariche pubbliche da parte dei gruppi reazionari locali è avvenuta per mezzo di un arrembaggio furibondo attraverso una lotta politica durata alcuni mesi, in Sardegna questa conquista è avvenuta pacificamente, senza scosse sensibili.
Due elementi hanno contribuito a favorire lo stabilizzarsi di questa situazione, che è certamente in Sardegna più solida, più pericolosa e più odiosa che altrove in quanto tende a garantire nell'isola il rapace dominio dei capitalisti continentali, molti dei quali, oggi, si sono venduti agli invasori nazisti nell'Italia ancora occupata dal nemico: 1°) La ricostituzione dei partiti democratici, che avrebbe. potuto spazzar via le cricche locali reazionarie, o almeno comprometterne seriamente il dominio se fosse avvenuta come portato di un vasto e profondo movimento di masse, è stata invece un fenomeno relativamente superficiale che ha increspato le acque, senza riuscire a scuotere fortemente la vecchia[...]

[...]l 1919, se avesse
avuto un orientamento e un obiettivo veramente democratico in difesa di interessi veramente sardi,
si manifestò immediatamente invece come espressione di vecchi gruppi o di vecchie clientele che avevano prosperato con il fascismo o che al fasci
smo erano sopravvissute proprio in quanto alleate ed agenti degli_sfruttatori continentali delle masse lavoratrici sarde.
Su questo punto, per il lettore poco avvertito delle cose di Sardegna, è necessario un chiarimento: sarebbe un errore grossolano confondere il movimento sardista del 19191923, con il Partito sardo d'Azione di oggi, il quale non riesce affatto, malgrado la buona volontà di alcuni suoi quadri, ad essere un movimento popolare.
Dopo la grande guerra imperialistica del 1418, i contadini e i pastori sardi che nel viaggio di andata e ritorno fra i loro villaggi e le trincee avevano visto c il Continente >, si erano facilmente persuasi che le belle città e la vita relativamente prospera dell' Italia settentrionale erano il frutto dei minerali esportati dalla Sardegna,[...]

[...]ggi, il quale non riesce affatto, malgrado la buona volontà di alcuni suoi quadri, ad essere un movimento popolare.
Dopo la grande guerra imperialistica del 1418, i contadini e i pastori sardi che nel viaggio di andata e ritorno fra i loro villaggi e le trincee avevano visto c il Continente >, si erano facilmente persuasi che le belle città e la vita relativamente prospera dell' Italia settentrionale erano il frutto dei minerali esportati dalla Sardegna, dei benefizi realizzati sul lavoro e sulle foreste dei sardi, delle tasse esosamente estorte dallo Stato italiano. L'indignazione che colpì i soldati sardi, dopo tanti sacrifizi, nel ritrovarsi di fronte alla miseria delle loro case e delle loro famiglie, diventò facilmente un fermento di idee e di energie che si polarizzarono intorno all' idea elementare che le risorse della Sardegna, tutte le sue risorse, dovevano oramai essere utilizzate dai sardi e soltanto per i sardi. Prese rapidamente corpo, animato da un giovane eroe della grande guerra, il movimento sardista il quale, separatista e autonomista che fosse, era comunque un movimento di massa, rivoluzionario o almeno progressista.
Pochi mesi di fascismo bastarono poi a decapitare il movimento sardista, corrompendone la grande maggioranza dei dirigenti e dei quadri. E vent'anni di regime fascista, durante i quali un certo progresso economico si è realizzato in senso marcatamente capitalistico, non hanno fatto che acce[...]

[...]rto rilievo al Partito sardo; il quale però, incapace oramai di fare leva sulle rivendicazioni e sulle aspirazioni proprie dei lavoratori sardi, non riesce più ad essere un vero partito di masse.
D'altra parte, se il fascismo riuscì a sovrapporsi
LA RINASCITA 21
tanto facilmente alle popolazioni sarde, se oggi la ripresa democratica è tanto lenta, ciò si deve essenzialmente al fatto che nessuna corrente politica è ancora riuscita a vincere in Sardegna la forza centrifuga e disgregatrice delle vecchie cricche paesane reazionarie, le quali oltre a disperdere le sane energie isolane costringendole a una lotta politica di villaggio, le disgregano e le indeboliscono, rendendole impotenti contro lo sfruttamento coloniale da parte del continente. 4 Pocos, locos y mal unidos , così un governatore spagnuolo definiva i sardi. La definizione ha conservato nei secoli un certo amaro contenuto di verità.
Il difetto essenziale dei due grandi movimenti progressisti che hanno animato in questo secolo la vita politica e culturale dell'isola, il socialismo [...]

[...] contadini, e tanto più quello della funzione egemonica della classe operaia nella lotta per la democrazia, non riuscì ad avere un vero valore rivoluzionario. Il sardismo, a sua volta, respinto nettamente dai centri operai deli' Iglesiente, tentò di incanalare le rivendicazioni e le aspirazioni dei sardi in una lotta volta unicamente contro lo Stato italiano e ignorò quasi di proposito, e il grande alleato naturale dei contadini e dei pastori di Sardegna, la classe operaia italiana, e il loro nemico interno, i proprietari reazionari sardi, agenti e strumenti degli sfruttatori continentali della Sardegna. Incapace di elevarsi a una corretta analisi delle forze sociali, sia progressive che reazionarie, il sardismo ingenerò un grande confusionismo politico, dal quale trasse partito l'opportunismo, prima, la reazione, più tardi. E malgrado l'integrità morale di alcuni dirigenti sardisti, i proprietari fondiari e i loro agenti si impadronirono del movimento per smembrarlo e darlo in pasto al fascismo svuotandolo proprio, e totalmente, del suo contenuto csardistas. Le masse che avevano seguito il sardismo degli anni eroici sono oggi profondamente disorientate; l'influenza personale di alcuni capi [...]

[...]sardismo degli anni eroici sono oggi profondamente disorientate; l'influenza personale di alcuni capi ancora popolari potrà senza dubbio ancora, con formule di compromessi o di patteggiamenti politici operati a scopo elettorale, prolungare l'incertezza di queste masse, introducendo nuovi elementi di disorientamento. Ma esse, in definitiva, si orienteranno inevitabilmente verso l'uno o l'altro dei due soli partiti che si presentino attualmente in Sardegna come possibili grandi partiti di massa : Il Partito comunista alleato e fratello del Partito socialista, e la Democraziacristiana.
E' necessario che le masse sarde si orientino verso il Partito comunista il quale, strettamente unito al Partito socialista, è il solo che possa assolvere veramente la necessaria funzione di unificazione degli operai, dei contadini, dei pastori, degli intellettuali di Sardegna, il solo che possa dare alle giuste rivendicazioni autonomistiche delle popola zioni sarde il loro necessario contenuto sociale progressivo.
Il solo aspetto positivo della situazione attuale della Sardegna è il fatto che nell'isola, contrariamente a quanto è avvenuto nel Continente, molti problemi politici sono diventati più semplici, più accessibili alle masse. Come conseguenza degli stessi errori del vecchio socialismo e del primo sardismo, come conseguenza indiretta degli stessi orrori del fascismo, come conseguenza delle forme particolari nelle quali si è determinata l'attuale situazione reazionaria, i lavoratori sardi capiscono oggi più chiaramente quali sono le forze progressive e quali le forze reazionarie, quale è nelle linee ,generali la base sociale della ,grande alleanza capace di re[...]

[...]lontà degli italiani e tanto meno unicamente dalla volontà dei sardi. Il miglioramento delle condizioni economiche dei lavoratori, e quindi p. e. l'elevazione del prezzo del carbone, il ristabilimento di alcuni trasporti essenziali che consentano l'esportazione di un certo contingente di formaggi e di pellami e l'importazione di alcuni prodotti industriali e di materie grasse, è certo necessario all'intensificazione della produzione di guerra in Sardegna. Come all'intensificazione dello sforzo di guerra è necessaria l'accettazione delle migliaia
e migliaia di domande di arruolamento volontario avanzate da giovani sardi e residenti in Sardegna, Tutte' queste misure non dipendono evidentemente dalla sola volontà dei sardi, ma alla adozione di esse contribuirà potentemente la volontà unitaria
e democratica che i sardi sapranno concretamente dimostrare nel comprendere le esigenze della guerra di liberazione e nell'esigere, ordinatamente ma energicamente, il risanamento della vita politica e amministrativa dell'isola. In questo senso osi può dire che la mobilitazione delle forze progressive può avere un'efficacia politica immediata.
Può d'altra parte il movimento democratico sardo legarsi a quello più vasto dell' Italia .intiera ? La[...]

[...]erazione e nell'esigere, ordinatamente ma energicamente, il risanamento della vita politica e amministrativa dell'isola. In questo senso osi può dire che la mobilitazione delle forze progressive può avere un'efficacia politica immediata.
Può d'altra parte il movimento democratico sardo legarsi a quello più vasto dell' Italia .intiera ? La
triste esperienza di questi ultimi 25 anni ha dimostrato che non basta essere sardi per essere amici della Sardegna, come non basta essere continentali , per esserne necessariamente nemici. In questi ultimi 25 anni è apparso chiaro che, come le cricche reazionarie sarde sono gli strumenti del capitalismo sfruttatore continentale così il movimento proletario ,e democratico del Continente, nemico principale del nemico principale della Sardegna, è necessariamente un alleato delle popolazioni lavoratrici 'dell'isola. E non è per caso, certo,' che il Partito comunista italiano ha fatto proprie, fin dal 1924, le aspirazioni del popolo sardo.
Come negare che oggi la vittoria militare sul nazifascismo, la distruzione all'interno delle radici, e intanto dei residui e delle forme di oppressione del fascismo, costituiscono l'interesse fondamentale comune del popolo sardo e del popolo italiano ? In questo senso si può dire che il movimento democratico sardo può, e anzi deve necessariamente legarsi a quello più vasto dell'Italia intiera. E s[...]

[...]entale comune del popolo sardo e del popolo italiano ? In questo senso si può dire che il movimento democratico sardo può, e anzi deve necessariamente legarsi a quello più vasto dell'Italia intiera. E sarà facile, per i sardi, determinare quali siano nel Continente le forze realmente progressive, giacchè ad indicarle' chiaramente contribuirà lo stesso loro atteggiamento di fronte allo sfruttamento di tipo coloniale che ha colpito fino ad oggi la Sardegna. Unità antifascista degli operai, dei contadini, dei pastori e degli intellettuali di Sardegna, in accordo con le forze democratiche progressive del Continente, contro gli sfruttatori e gli oppressori continentali e sardi, — questa' è la grande linea per la redenzione del popolo sardo.
Stabilite così, e la possibilità e le basi sociali della mobilitazione unitaria delle forze democratiche progressive in Sardegna, il grande problema politico che bisogna risolvere è quello delle forme di sviluppo del movimento democratico. Bisogna a questo proposito considerare che, mentre le forze della reazione contro il popolo sardo hanno le loro radici più profonde e le loro basi più solide nel Continente (i gruppi dominanti del capitale finanziario italiano) e trovano localmente un appoggio nelle cricche semi feudali dell'isola, agenti necessari Ina secondari dell'imperialismo, — il movimento demo cratico sardo ha le sue radici e le sue basi essenziali in Sardegna (gli operai, i contadini, i pastori, gli intellett[...]

[...]vimento democratico. Bisogna a questo proposito considerare che, mentre le forze della reazione contro il popolo sardo hanno le loro radici più profonde e le loro basi più solide nel Continente (i gruppi dominanti del capitale finanziario italiano) e trovano localmente un appoggio nelle cricche semi feudali dell'isola, agenti necessari Ina secondari dell'imperialismo, — il movimento demo cratico sardo ha le sue radici e le sue basi essenziali in Sardegna (gli operai, i contadini, i pastori, gli intellettuali sardi) e trova nel Continente un appoggio, necessario ma non essenziale, nel movimento democratico popolare italiano. Bisogna d'altra parte considerare che, afiinchè una vera e sana democrazia risvegli sul serio alla vita politica la Sardegna, è necessario che le ,popolazioni sarde facciano esse stesse la loro esperienza, acquistino pienamente fiducia nelle proprie forze, tengano esse stesse fortemente in mano le proprie sorti. Le forme di sviluppo del movimento democratico in Sardegna debbono essere quindi necessariamente particolari alla Sardegna, adeguate agli interessi particolari dell'isola, rispondenti alle esigenze sociali ed alle aspirazioni comuni di tutti gli elementi sani della vita sarda. È quindi necessario che i sardi, nel quadro della nazione italiana alla quale essi sono profondamente attaccati, godano di una larga autonomia che renda le popolazioni stesse dell' isola garanti della loro lotta contro ogni ritorno dello sfruttamento capitalistico del Continente e contro ogni tentativo di imbavaglian,ento feudale da parte delle cricche locali reazionarie. 11 risanamento e il rin
novamento politico dell'isola hanno necessar[...]

[...]dano di una larga autonomia che renda le popolazioni stesse dell' isola garanti della loro lotta contro ogni ritorno dello sfruttamento capitalistico del Continente e contro ogni tentativo di imbavaglian,ento feudale da parte delle cricche locali reazionarie. 11 risanamento e il rin
novamento politico dell'isola hanno necessariamente come base sociale l'unità di tutti gli elementi sani. disposti a lottare per ]ò sviluppo progressivo di tutta la Sardegna ed hanno come forma politica una larga autonomia amministrativa e di gestione economica che risponda alle giuste aspirazioni dei sardi e che acqueti le loro legittime apprensioni.
Queste sono le condizioni per la redenzione dell'isola. Questi sono i grandi problemi della vita sarda che bisogna sin da oggi impostare e avviare a soluzione. E due sono i compiti che si pongono, in relazione a,questi problemi, ai comunisti di Sardegna : — rendere politicamente attive le grandi masse delle città e delle campagne, dando loro una chiara visione delle prospettive di sviluppo del movimento democratico, che deve essere necessariamente progressivo e popolare ; fare del nostro Partito comunista il grande partito democratico e progressivo di tutto il popolo sardo, i] partito dell'unità di tutte le forze sane e progressive dell' isola, il grande partito capace di guidare i sardi nella lotta contro i loro sfruttatori ed i loro oppressori, nella lotta per la redenzione della Sardegna.
VELIO SPANO

[...] una chiara visione delle prospettive di sviluppo del movimento democratico, che deve essere necessariamente progressivo e popolare ; fare del nostro Partito comunista il grande partito democratico e progressivo di tutto il popolo sardo, i] partito dell'unità di tutte le forze sane e progressive dell' isola, il grande partito capace di guidare i sardi nella lotta contro i loro sfruttatori ed i loro oppressori, nella lotta per la redenzione della Sardegna.
VELIO SPANO



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte seconda: Orgosolo e lo stato in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]iano, il 435, tra le sue leggi, stabilisce che il territorio sia circondato da una cintura militare permanente (7).
Per il periodo bizantino (VVI sec. d. C.) il papa Gregorio I Magno ci informa che una campagna militare e di polizia fu quivi condotta dal generale Zabarda dal 594 al 599 d. C. (8).
Si tratta, sino a qui, di azioni contro tutto un territorio, contro popoli stranieri.
Per il periodo dell'autonomia sarda o del regno dei Giudici di Sardegna (IV sec. 1410) sappiamo che in questo periodo Orgosolo entra a far parte per la prima volta di un vero e proprio Stato, il Giudicato di Arborea (ma non sappiamo come), ed é allora certamente che per la prima volta si costituiscono veri e propri rapporti, codificati, tra il paese e lo Stato. E da questo periodo non abbiamo che notizie di polizia.
Confrontando l'Atto di pace del 1388 tra Eleonora Giudichessa di Arborea e don Giovanni di Aragona (in cui si nomina per la prima volta esplicitamente Orgosolo) (9) con il contemporaneo codice legislativo della « Carta de Logu » (10), sappiamo che e[...]

[...]bligo di catturare il
bandito entro un mese, pena, altrimenti, una multa di 100 lire sarde per la collettività, 10 per il Majore e 5 per ogni Juratu. I beni del ban
dito venivano confiscati. Ogni favoreggiatore, eccetto la moglie ed i figli,
era punito con multa di 100 lire sarde o, non potendo pagare, con la prigione a discrezione del Giudice. Non conosciamo il numero dei ban
diti di Orgosolo ma, tenute presenti le notizie di altri paesi di Sardegna, si deve ritenere altissimo e, in certi momenti, quasi vicino alla totalità del paese.
Ma é nel periodo di dominio spagnolo (14101721) che i rapporti tra Orgosolo e lo Stato si configurano in linee che, fortemente, esistono. tutt'oggi.
Con l'introduzione del sistema feudale spagnolo e l'inclusione di Orgosolo nei feudi della Curadoria Dore dapprima e del Marchesato d'Ora
INCHIESTA SU ORGOSOLO 149
ni poi, una profonda trasformazione viene a colpire la vita del paese. I pastori, che sino a quel momento usavano liberamente del pascolo, devono ora, per « diritto », pagare un tanto per capo al[...]

[...]trasformazione viene a colpire la vita del paese. I pastori, che sino a quel momento usavano liberamente del pascolo, devono ora, per « diritto », pagare un tanto per capo al signore, oltre ad altri diritti che abbiamo elencato in altro luogo (11). Questo rapporto provoca una crisi di sistema che porta con sé, per secoli, un aggravamento generale della situazione criminale. Per il periodo del feudalesimo spagnolo, come per quasi tutti i paesi di Sardegna, non abbiamo documenti particolari per Orgosolo, e, naturalmente, di polizia, poiché gli spagnoli per prudenza li avevano distrutti o trasportati nella loro terra. Ci possiamo fare però un'idea abbastanza precisa dei vaghi rapporti tra Orgosolo e lo Stato, studiando le leggi criminali spagnole e qualche superstite editto particolare, le « grida ».
Come é noto, il sistema di giustizia spagnolo si preoccupava soprattutto della riscossione di tributi. La giustizia era affidata privatamente ai signori, rappresentati da un delegato locale che la amministrava in Curie private e la faceva eseguire [...]

[...]tto particolare, le « grida ».
Come é noto, il sistema di giustizia spagnolo si preoccupava soprattutto della riscossione di tributi. La giustizia era affidata privatamente ai signori, rappresentati da un delegato locale che la amministrava in Curie private e la faceva eseguire da milizie private. Non c'é bisogno di dire di che specie di giustizia si trattasse. Non dissimile deve essere stata la vita di Orgosolo da quella di tutti i paesi della Sardegna sotto quel tristo potere spagnolo. Il sistema abituale di procedura, si sa, era solo la tortura. Le pene, quelle della « Carta de Logu » che gli spagnoli avevano lasciato in Sardegna non sostituendola con codici reali.
Particolarmente interessante, naturalmente, é la legislazione speciale che riguarda i « banditi ». E per « banditi » si doveva intendere certamente in quel periodo quasi tutti gli uomini di Orgosolo, se si tiene presente lo stato generale di Sardegna.
Era ritenuto per bandito (catalano: bandejat; spagnolo: bandeado) chiunque, senza anche esser dichiarato per tale da uno scritto, si pensava si sottraesse a giudizio o, se condannato, pur non sapendolo si sottraesse, o, se catturato, evadesse. I suoi beni andavano al signore, al Delegato, agli sgherri (Prammatica 26, 1). Tali «banditi », insieme a loro compagni considerati fuoriusciti (« foragits ») imperversavano in tutte le campagne. « Son le terre inquiete e tormentate da uomini facinorosi che vanno in squadriglie uccidendo, rubando senza fine » (Prammatica 26, 2). Il favoreggiamento di [...]

[...]incentivo alla delinquenza stessa che si nutriva della speranza dell'impunità » (12). Se i signori, i delegati, i bravi, veri e propri criminali, erano impuniti e, anzi, amministravano la giustizia, i popolani ribelli, considerati « banditi », erano, abitualmente, condannati a pena capitale. All'ingresso di Orgosolo, per i 4 secoli di dominio spagnolo, si era levata permanentemente la forca.
I piemontesi successi agli spagnoli nel dominio della Sardegna (17211849) non avevano modificato in nulla il feudo, conservando persino 'i feudatari spagnoli e limitandosi ad introdurne altri piemontesi, né avevano modificato sostanzialmente il sistema locale di giustizia, conservando la « Carta de Zogu », le « Prammatiche », le Curie private e la polizia baronale. L'innovazione fondamentale del periodo piemontese consiste nel fatto che lentamente, al potere dei baroni, come non aveva fatto il re di Spagna, si va sostituendo il potere centrale, del re di Sardegna. E proprio nella lotta « al brigantaggio », divenuto in Sardegna sin dall'ingresso piemontes[...]

[...]udo, conservando persino 'i feudatari spagnoli e limitandosi ad introdurne altri piemontesi, né avevano modificato sostanzialmente il sistema locale di giustizia, conservando la « Carta de Zogu », le « Prammatiche », le Curie private e la polizia baronale. L'innovazione fondamentale del periodo piemontese consiste nel fatto che lentamente, al potere dei baroni, come non aveva fatto il re di Spagna, si va sostituendo il potere centrale, del re di Sardegna. E proprio nella lotta « al brigantaggio », divenuto in Sardegna sin dall'ingresso piemontese il problema più grave dell'isola, alle truppe dei baroni si vanno sostituendo, esautorandole, le truppe statali. Il ministro Bogino, uomo di punta della borghesia piemontese presso il re, è il promotore e l'organizzatore di grandi campagne contro « il brigantaggio n. 11 173537 il viceré marchese di Rivarolo conduce una vasta repressione, proseguita il 174851 dal viceré marchese di Valguarnera e ripresa ancora il 1770 dal viceré marchese di Hayes. In queste campagné contro « il brigantaggio ,; principalmente è da vedersi l'inizio di una
(12) Francesco LoddoCanepa,[...]

[...] borghesia piemontese presso il re, è il promotore e l'organizzatore di grandi campagne contro « il brigantaggio n. 11 173537 il viceré marchese di Rivarolo conduce una vasta repressione, proseguita il 174851 dal viceré marchese di Valguarnera e ripresa ancora il 1770 dal viceré marchese di Hayes. In queste campagné contro « il brigantaggio ,; principalmente è da vedersi l'inizio di una
(12) Francesco LoddoCanepa, Dizionario Archivistico per la Sardegna, voce: Bandito, in Archivio Storico Sardo, vol. XVI, ff. 12 (1926), p. 33134.
INCHIE'STASU ORGOSOLO 151
nuova storia, la storia della borghesia, poiché altro non sono che un 'pretesto per la spogliazione dei vecchi baroni e per un nuovo e più grave sfruttamento di pastori e contadini: un processo, cioè, di « accumulazione primitiva borghese », con i modi propri della spogliazione violenta e sanguinosa, con l'uso non di milizie private ma di una forza statale, quella del re. Un grande numero di greggi, di terre, di beni di baroni, di pastori, di contadini ,viene sottratto e messo nelle mani [...]

[...] con l'uso non di milizie private ma di una forza statale, quella del re. Un grande numero di greggi, di terre, di beni di baroni, di pastori, di contadini ,viene sottratto e messo nelle mani dei nuovi condottieri, i militari borghesi. Anche Orgosolo subisce il contraccolpo di questa situazione. Non abbiamo notizie sul paese per questo periodo ma la sua situazione ed il suo destino non possono essere diversi da quelli di tutti gli altri paesi di Sardegna. Il nome di Bogino, deformato in « bozzinu » significa ancor oggi in Orgosolo
boia » e « su re » (il re) significa principalmente « esercito ».
Interrotta dallo scoppio della rivoluzione francese (che in Sardegna, come in nessun'altra parte d'Europa, passa ignorata nelle campagne) e, successivamente, dall'ondata feudale della controrivoluzione europea, 'quella « primitiva accumul.ázioné borghese » riprende il 182131 solo sotto il regno di Carlo Felice, circondato quasi solo, ormai, da consiglieri borghesi. Poiché le truppe servono ora per la conquista di nuovi mercati in continente, per l'espansione della borghesia piemontese, né si può far conto della «leva » tra sardi, che viene adesso introdotta, la borghesia piemontese si 'serve in quegli anni dei criminali delle proprie prigioni organizzati in « [...]

[...]uasi solo, ormai, da consiglieri borghesi. Poiché le truppe servono ora per la conquista di nuovi mercati in continente, per l'espansione della borghesia piemontese, né si può far conto della «leva » tra sardi, che viene adesso introdotta, la borghesia piemontese si 'serve in quegli anni dei criminali delle proprie prigioni organizzati in « Corpo franco » di polizia, e di funzionari in punizione che vengono inviati, per amministrare. In tutta la Sardegna questo periodo è uno dei più gravi per il paese.
Raggiunta la floridezza ed assicurata nel potere, la borghesia piemontese, protesa alla futura conquista dell'Italia, pensa ora a consolidarsi anche in Sardegna iniziando un'opera di riforme, di leggi eversive del feudalesimo divenuto solo un intralcio —, il cui scopo principale é la creazione di una « proprietà privata », che deve servire a creare qui le condizioni « legali» per uno sviluppo locale della proprietà piemontese e per la creazione di una sarda. Si tenta con questo, anche, di formare una classe borghese indigena fedele e subordinata a quella piemontese. La legge delle «Chiudende» (1821) che consente la proprietà privata dei territori solo che siano cintati con muro, ' e le leggi di abolizione del feudalesimo (18311840) che riconoscono c[...]

[...], anche, di formare una classe borghese indigena fedele e subordinata a quella piemontese. La legge delle «Chiudende» (1821) che consente la proprietà privata dei territori solo che siano cintati con muro, ' e le leggi di abolizione del feudalesimo (18311840) che riconoscono come solo 'diritto quello della proprietà privata, abolendo i vecchi codici ed uniformandoli
152 FRANCO CAGNETTA
con i codici piemontesi — a differenza di tutti i paesi di Sardegna —sembrano inoperanti in. Orgosolo. Non si può dire neppure che qui si verifichi un particolare incremento della turbolenza criminale, come avviene invece in tutti i paesi vicini, sintomo di una crisi di sistema paragonabile a quella dell'introduzione del feudo. Nessuna « chiudenda » si costruisce in Orgosolo per il collettivo rifiuto dei pastori che si vedono spogliati dell'antichissimo pascolo comune; né può dire che i pastori quasi si accorgano di essere stati liberati dal signore, il marchese di Orani, poiché i diritti che a lui pagavano devono ora pagare ad un altro signore, lo Stato, che[...]

[...]vo rifiuto dei pastori che si vedono spogliati dell'antichissimo pascolo comune; né può dire che i pastori quasi si accorgano di essere stati liberati dal signore, il marchese di Orani, poiché i diritti che a lui pagavano devono ora pagare ad un altro signore, lo Stato, che li richiede come rimborso delle riforme (legge prediale) e per sue leggi generali.
L'ingresso e l'affermarsi della « proprietà privata », che coincide con l'inclusione della Sardegna nel nuovo Regno d'Italia (1849), e con l'inizio del nuovo periodo del dominio italiano é contrassegnato in tutta la Sardegna da una sempre crescente pressione fiscale, da una continua richiesta di soldati (per le guerre risorgimentali) e, contemporaneamente, da una sistematica spogliazione dei boschi e dallo scorporo di terreni comunali ad opera non piú di soli piemontesi ma di ogni sorta di italiani. Il paese di Orgosolo, come ce lo descrivono per es. l'abate Angius ed il padre Bresciani il 1841 edil 1847 (13) rimane invece chiuso in sé, circondato di lontano da un assedio militare. Negli anni successivi, sino al 1880 circa, di fronte alle crescenti esigenze del nuovo Stato, il «brigantaggio » di Orgosolo diventa [...]

[...] lo descrivono per es. l'abate Angius ed il padre Bresciani il 1841 edil 1847 (13) rimane invece chiuso in sé, circondato di lontano da un assedio militare. Negli anni successivi, sino al 1880 circa, di fronte alle crescenti esigenze del nuovo Stato, il «brigantaggio » di Orgosolo diventa intenso, endemico (come ci fanno intendere le notizie generali) ed un assedio permanente rinchiude il paese, che si può dire il solo, o almeno il principale in Sardegna, che si sottragga, in qualche modo, alle tasse, alle leve, alla spogliazione dei boschi e dei terreni comunali, ancora oggi conservati.
La storia dei rapporti tra Orgosolo e lo Stato moderno, lo Stato borghese, — a differenza di tutti i paesi di Sardegna — si può dire che si apra non dal 1849 ma dal 1880 circa, in coincidenza con il passaggio della borghesia italiana nella fase imperialista. Compiuta l'unità italiana, la unificazione dei mercati nazionali, tentata per l'esaurimento di questi l'espansione in quelli coloniali — ma indebolita dalle guerre precedenti ed in ritardo di concorrenza con tutti i paesi europei, dopo la sconfitta in Abissinia — la borghesia italiana, necessitosa di conquistare
(13) cfr. pp. 8890 e p. 87.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 153
nuovi mercati, non trova altra via che quella di riversarsi nei proprio territorio in pa[...]

[...]isioni e danneggiamenti di bestiame, distruzione e danneggiamento di campagne, incendi di boschi, furti, abigeati ecc. ecc., cornporterebbe un elenco chilometrico e, ben intesi, limitato ai reati denunciati.
I più gravi, attribuiti a torto o a ragione ad orgolesì sono, restrittivamente, i seguenti:
1) Il 13 agosto 1949 in loc. Monte Maore (Villagrande) viene fermata ed aggredita da fuorilegge un'auto dell'Ente per la lotta contro la malaria in Sardegna (Erlas) e svaligiata di 2 sacchi di banconote per 9 milioni, che costituivano le bustepaga degli operai. Sopravvenuto un autocarro con 10 carabinieri ed ingaggiato conflitto rimanevano uccisi i carabinieri:
I) Celestino Lanfisio
2) Salvatore di Pietro
3) Giovanni Gallittu
ed acciecato il carabiniere:
Giuseppe del Proposto.
Restavano feriti, altresì, gli altri carabinieri ed altri uomini di scorta per un totale di 28.
2) II 25 settembre 1949 viene sequestrato in Orotelli il proprietario Gavino Congiu, con ricatto per 2 milioni, e viene ritrovato ucciso, successivamente nell'ottobre 1949[...]

[...] ora, le mostruosità giuridiche di questo Tribunale:
Innanzitutto esso non è composto da giudici naturali, magistrati, ma da membri della polizia: il, Questore, il Comandante dei Carabinieri, il Prefetto; un privato cittadino; cui si aggiungono due magistrati. Su denuncia del Questore — che diviene cosí insieme accusatore, inquisitore e giudice — l'imputato viene chiamato in questura per l'Am
(14) Mario Berlinguer, Giustizia e Rinascita per la Sardegna. (Discorsi pronunciati alla Camera dei Deputati nelle sedute del 20 maggio e del 3 giugno 1954). Tip. della Camera dei Deputati, pp. 1213.
168 FRANCO CAGNETTA
monizione; e per il Confino tradotto in stato d'arresto davanti alla Commissione.
La maggior mostruosità giuridica di questo Tribunale consiste nel fatto che per una condanna non si richiede la prova di reato ma (incredibile a dirsi) il solo sospetto di reato. Dice infatti testualmente la legge che con l'Ammonizione ed il Confino possono essere colpite « le persone designate dalla voce pubblica come socialmente pericolose » o «diffam[...]

[...] sarda — persino delle donne! Il suo odioso carattere di Tribunale coloniale fa arrossire ogni italiano civile.
2) Tribunali ordinari.
Ma anche nel regolare processo di fronte alla magistratura si profila qui un carattere speciale. L'autorità di polizia, avocando a sé generalmente l'indagine, delimita l'ambiente nel quale poi si muove la stessa magistratura. Non sempre, su queste basi, l'autorità giudiziaria ha potuto dare buone prove di sé in Sardegna. Così fu per es. il 1905 in un famoso processo ad Oristano che ingenerò la « disamistade » di Orgosolo e nel quale si assolse l'assassino; e così é stato nel 1953 nel famoso processo di Cagliari per «Monte Maore » (Villagrande) e per « Sa verula », imbastito solo su basi indiziarie, e nel quale, solo in base ad un riconoscimento fotografico di un pregiudicato, Sebastiano Mereu, furono condannati all'ergastolo ben 11 orgolesi. Certamente molti di essi, come tutti sanno in Sardegna, sono innocenti: auguriamo che l'Appello saprà riparare a questi torti. Questo ha denunziato anche l'on. Velio Spa[...]

[...]n un famoso processo ad Oristano che ingenerò la « disamistade » di Orgosolo e nel quale si assolse l'assassino; e così é stato nel 1953 nel famoso processo di Cagliari per «Monte Maore » (Villagrande) e per « Sa verula », imbastito solo su basi indiziarie, e nel quale, solo in base ad un riconoscimento fotografico di un pregiudicato, Sebastiano Mereu, furono condannati all'ergastolo ben 11 orgolesi. Certamente molti di essi, come tutti sanno in Sardegna, sono innocenti: auguriamo che l'Appello saprà riparare a questi torti. Questo ha denunziato anche l'on. Velio Spano al Senato il 13 dicembre 1953.
Ostaggi
Da qualche tempo la polizia in Orgosolo ha iniziato una misura gravissima. I famigliari di un latitante, genitori, coniugi, figli (e senza distinzione di sesso e di età) vengono arrestati e deportati col. confino per « favoreggiamento ». Neppure nel medioevo la legislazione normale prevedeva per i famigliari prossimi un simile « reato », e tanto meno lo prevede il nostro Codice penale. La estensione di questa misura é testimoniata ad es.[...]

[...] viene persino eroizzato, mitizzato. Egli, se é libero, è una specie di rappresentante del potere esecutivo del paese contro il potere esecutivo dello Stato. È il « Giustiziere », iI « Vendicatore ». E qui, come in ogni società primitiva, conta sempre chi vince, chi è il più forte: e non é, quasi mai, lo Stato. Il bandito orgolese resta alla macchia anche 20, 30 anni. Lo aiuta, certamente, il
(19) Renzo Laconi Ignazio Pirastu, Il banditismo in Sardegna e le sue cause sociali. (Discorsi pronunciati alla Camera dei Deputati nelle sedute del 20, 25 maggio e del 3 giugno 1954). Tip. della Camera dei Deputati, pp. 5455.
176 FRANCO CAGNETrA
territorio; il Supramonte per es. Ma il latitante orgolese, per es., abitualmente non vive in campagna: ma in paese.
Per la enorme parentela che quasi sempre conta, per le amicizie, per il sentimento generale di opposizione alla polizia, tutto il paese lo nasconde, lo nutre, lo difende. Esiste una tradizione centenaria, profondissima, nel coprire il bandito. La casa in cui si trova è circondata da pastori c[...]



da Alan Lomax, Nuova ipotesi sul canto folcloristico italiano nel quadro della musica popolare mondiale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]é chiedersi perché mai uno stile risulti accettabile e un altro no.
Le principali domande che rivolsi a me stesso nel corso della mia indagine italiana erano le seguenti:
1) Che ruolo ha svolto la storia nella formazione dello stile musicale. 2) Quali sono i processi sociali e psicologici che conducono all'adozione di un certo stile musicale da parte di tutti gli individui di una stessa regione?
PARTE II — ITALIA
L'Italia, ad eccezione della Sardegna, é suddivisa in regioni musicali geograficamente simili a quelle della Spagna, in Nord. Centro e Sud, con il Nord Eurasiatico Antico, il Sud e il Centro eurasiatico con antiche tracce Eurasiatiche antiche. La Sardegna è EA al centro, eurasiatica alla periferia. Anche qui, come in Spagna, il Nord é una regione di voci aperte, di animata espressione, di canti e danze corali e di polifonia in diverse forme antiche e moderne; è anche una zona di proprietari terrieri indipendenti, più prosperi che a Sud, più tolleranti nei riguardi dell'amore verso le proprie donne le quali godono di una condizione di maggiore indipendenza e infine nettamente più tenera nel trattamento riservato ai bambini. A Sud della Via Emilia e all'interno della barriera Appenninica, da Oriente ad Occidente, si entra drammaticamente in una [...]

[...] astratti; ricordando sentimenti infantili d'amore e di sicurezza. Ciò si può
132. ALAN LOMAX
dimostrare in modo semplicissimo. Non soltanto le donne mature, ma anche gli uomini urlano quando cantano, particolarmente i migliori cantanti. Una voce profonda è cosa rara nell'Italia Meridionale; in generale si hanno voci tenorili' con intonazioni di falsetto.
Passo ora all'esempio finale a conclusione della mia tesi. Nelle montagne centrali della Sardegna c'è una piccola zona che non fu mai soggiogata dai Romani. La popolazione conduce una vita quasi selvaggia, pascola i propri greggi sui terreni comunali, resiste al governo italiano d'oggi come faceva con quello della Roma imperiale. Sono, in realtà, famosi briganti e in quel piccolo villaggio si registra un delitto alla settimana. Ma benché questa sia parte della focosa Italia Meridionale, il delitto passionale è quasi sconosciuto giacché é gente che, per tradizione, non é gelosa. La donna gode di una condizione di eguaglianza e la infedeltà e in generale le irregolarità sessuali si discuton[...]

[...]li uomini, che praticano l'arte del canto ad esclusione quasi di ogni altra, e i cui canti tramandano la scienza della tribù, le voci sono così profonde che si pensa subito al éanto degli Zulù, al ruggito dei leoni o al rumoreggiare del tuono. I canti sono tutti corali e i cori comprendono un baritono la cui voce ha funzione direttiva e da quattro ad otto bassi che cantano un motivo polifonico mentre il baritono narra la vicenda.
Il resto della Sardegna canta con voci tipicamente ispanoarabiche acute e stridenti, per la maggior parte assolo, anche se interviene spesso nell'accompagnamento il più elaborato strumento polifonico creato nel Mediterraneo, il greco Aulos, detto o Launeddas » in Sardegna: in realtà un triplice oboe.
Lo stile del canto profondo della Sardegna centrale é chiaramente connesso alla musica polifonica della Liguria e, in ambedue queste regioni, si riscontrano un atteggiamento più liberale nei riguardi del sesso, una maggiore eguaglianza per le donne, un sen
NUOVA IPOTESI SUL CANTO FOLCLORIS1ICO ITALIANO 133
timen to di tenerezza verso i bambini e molti ricordi di una comunità primitiva.
Tendo anzi a credere che queste aree appartengano ad una cultura anticoeuropea respinta nelle montagne e circondata dalla marea della civiltà orientale che travolse e rese schiava la maggior parte delle più vecchie civiltà di tribù, ridusse le donne [...]

[...]respinta nelle montagne e circondata dalla marea della civiltà orientale che travolse e rese schiava la maggior parte delle più vecchie civiltà di tribù, ridusse le donne allo stato di trastulli e portò nella sua scia una grande arte di stridula monodia.
La Chiesa Cattolica, pure di origine orientale, favorì questo sistema monodico resistendo anzi con tutte le sue forze, per secoli, agli influssi polifonici venuti dal Nord. Nelle montagne della Sardegna abbiamo forse una indicazione del genere di vita e di musica esistente in Europa prima dell'arrivo dell'alta cultura dell'Oriente.
Non so che risultati questa tecnica potrà dare in altre regioni del mondo. A me sembra che essa getti malta luce sulle regioni di cui so qualche cosa : Italia, Spagna e Stati Uniti, e che fornisca indicazioni promettenti quando sia applicata ad altre aree. Pub darsi che il conflitto sessuale non risulti essere quell'area emotiva simboleggiata nella musica di molti popoli primitivi, ma sono convinto che lungo le direttive tracciate in questo studio troveremo una r[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte terza: Orgosolo moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: III
ORGOSOLO MODERNA
La politica militarecoloniale che dal 1880 colpisce Orgosolo è soltanto la manifestazione più visibile, la forma della politica economicacoloniale che dal 1880 la borghesia imperialista italiana conduce contro Orgosolo e, largamente, contro tutta la Sardegna pastorale.
L'economia pastorizia sarda, e particolarmente, quella della Barbagia pu) essere considerata da quel tempo sino ad oggi — e con pro
prietà di termine una economia di tipo coloniale.
Abbiamo visti i caratteri « primitivi » dell'azienda pastorale sarda. Dobbiamo qui precisare che non si tratta più di un'azienda primitiva vera e propria, una azienda, cioè, che vive in un mercato naturale o di baratto, ed il cui territorio è chiuso, limitato al paese. Si tratta, invece, di una azienda già in pieno immessa nell'epoca moderna: che vive in un mercato artificiale, che ha bisogno di dena[...]

[...]sono qui oltremodo favorevoli e la creazione di essi avviene seconda modi classici della economia coloniale: possedendo un capitale d'inizio, pagando presto e con certezza il latte, l'industriale caseario ha facilmente ragione dei piccoli concorrenti: usurai, piccoli commercianti. L'abbondanza del latte e la larghezza del territorio non gli fanno neppure temere molto i grandi concorrenti: ossia gli altri industriali caseari. La spartizione della Sardegna tra pochi di essi (Locatelli, Galbani ecc.) avviene — come nella economia coloniale in modo « abbastanza » pacifico.
Ma vediamo invece, ora, la situazione del pastore.
Il pastore, obbligato a pagare sempre più in denaro il pascolo, non trovando il denaro con facilità se non dall'industriale, é costretto sempre più a sottostargli. Il pastore é una figura economicamente debole di fronte all'industriale: nell'ambito dello Stato non conta quasi nulla, mentre molto conta l'industriale. Il pastore si assume la parte passiva, il lavoro: si fa solo custode e mungitore delle pecore; cede invece all[...]

[...] é pochissimo sviluppata (la terra, per la comodità della rendita agraria, si fitta a pascolo); il contado presenta fenomeni di disfacimento : di proletarizzazione agricola.
2) L'artigianato ed il piccolo commercio, con la schiacciante concorrenza dei nuovi prodotti di fabbricazione industriale, sono rovinati: scendono sempre più verso una situazione di proletariato « di paese ».
3) Industrie in Barbagia non ne esistono. Quelle che esistono in Sardegna (miniere del Sulcis e Iglesiente) sono lontane e, anche queste, di tipo coloniale: il carbone si estrae ma non si lavora: si spedisce in continente. La loro capacità di assorbimento di mano d'opera è, perciò, scarsa; la concorrenza tra operai fortissima; le condizioni di vita peggiori, probabilmente, di quelle del pastore. E per di piú, oggi, dopo l'invio del commissario governativo Landi, è diventato chiaro il proposito di smobilitare Carbonia, (si parla già esplicitamente della « necessità » di licenziare 4.000 dei 10.000 operai).
Ogni nuovo lavoro o mestiere propone così ai pastori condiz[...]

[...]abilizzarsi di una cultura comunista ?
L'incapacità ad intendere l'italiano assai diffusa; l'incapacità a leggere e scrivere quasi generale.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 223
La frattura tra l'orgolese e l'intellettuale sardo « tradizionale » incolmabile. Generalmente l'intellettuale apertamente e coscientemente schierato contro il pastore e il contadino, l'ideologo del proprietario terriero, dell'industriale, dello Stato é « figura » meno diffusa in Sardegna che in continente: non esiste, o quasi nell'isola un forte strato ed una forte organizzazione di questi intellettuali. L'intellettuale sardo proviene, generalmente, dalle classi medie. Per ragioni di millenario dominio « straniero » queste non hanno mai avuto (e non hanno) la possibilità di farsi una vera e propria consistenza economica, una forte spina dorsale economica; sono sempre in pericolo di ritornare alle condizioni dei pastori e dei contadini. Non esistono pertanto le condizioni stesse perché l'intellettuale abbia una vera e propria consistenza culturale, una forte spina dorsale cult[...]

[...]egli operai, dei contadini, degli intellettuali; ha sviluppato in difesa di Orgosolo una campagna contro i soprusi statali, polizieschi e burocratici; ha sottolineato la necessità di pace, di abbandono del terrorismo individuale, dei delitti ecc. e la improrogabile necessità (perché questo si ottenga) che vi sia lavoro, progresso economico, trasformazione della struttura del paese nel quadro della lotta per l'Autonomia e la Rinascita di tutta la Sardegna (8). Questa azione è stata determinante nella formazione di « intellettuali » comunisti, di « dirigenti politici » comunisti locali.
Ma non si deve intendere questa azione come una azione venuta dall'esterno, una azione di « importazione ». Essa è stata « possibile »: è stata soltanto — e soprattutto — un approfondimento, un inquadramento della azione sviluppata immediatamente, direttamente da comunisti locali. L'intellettuale ed il dirigente politico comunista orgolese formatosi in paese da dopo l'ultima guerra è degno di attenzione: egli
(8) cfr. il discorso di P. Togliatti tenuto a Cagli[...]

[...]re », sorta formalmente il 1948 ma inattiva sino al 1950, con sforzo eroico acquistano il 1° novembre 1953 al prezzo di 9 milioni (con contributo) un trattore Ansaldo T. C. 70, il primo mezzo di lavoro meccanico entrato in Orgosolo. Dissodata mediante questo la terra essi lavorano su 120
INCHIESTA SU ORGOSOLO 235
ettari assegnati (80 comunali, 40 privati) ciascuno . coltivando un proprio lotto famigliare, secondo un sistema diffuso in tutta la Sardegna, l'antico sistema del « paberile e vidazzone » e, a raccolto avvenuto, ciascuno paga in grano o in denaro (col ricavato della vendita) la sua quota per le spese del trattore, proporzionali al lotto. Il name del trattore è « L'amico di tutti ».
Altro importante episodio, anche nel 1953, la costituzione del comitato paesano « di pacificazione » per por fine alle vendette, al banditismo. La sua storia si può leggere, ancora, nell'autobiografia di Peppino Marotto.
Questa vita associativa politica, moderna, ha un aspetto singolare, interessante, nelle « nuove » feste popolari che si tengono in O[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte terza: Vita di Giuseppe Marotto pastore orgolese in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]e, nel sentire che ero della provincia di Nuoro, volevano deridermi ingiuriandomi: « Pecoraio », « terra bruciata ». Il più importuno era un tipo alto e robusto, una vera figura di « polentone » — come noi osavamo chiamare per difenderci dalla accusa di pecorai e simili —, e gli assestai una pedata alla vita, un colpo di testa sul muso,
e lo feci cadere. Fu questa lezione che indusse i curiosi ad usare un diverso linguaggio per i Sardi e per la Sardegna.
Il più che mi piaceva era uno di Bologna che parlava sempre contro il militarismo e la guerra, lo sfruttamento da uomo ad uomo, ed era un Partigiano. Leggeva sempre il giornale, era informato di tutto, i suoi argomenti mi facevano restare a bocca aperta. Quando gli chiesi come mai lui parlava così bene contro le ingiustizie, il fascismo, la guerra, mi stupì con la risposta: « Parlo così perché leggo l'Unità ». Che cosa sarà mai questa Unità? Io credevo che si trattasse di qualche libretto di canzoni, perché io, nella qualità di pastore di Orgosolo, non avevo letto che qualche libretto di po[...]

[...] Rimasi a leggerla con grande sforzo e attenzione tutta la sera e, meditando, quella fu la prima scoperta del mondo politico. Da quel giorno io cercavo di leggere, di studiare, per fame del mio spirito, e, attraverso pensieri e ragionamenti a me prima sconosciuti, cominciavo a rafforzare e piú nutrire quell'ideale di fratellanza umana che già « Sa mundana commedia » mi aveva indicato. Cambiai metodo, da allora, con i litigi che, per difendere la Sardegna, finivano sempre a
cazzotti perché non avevo argomenti seri contro gli avversari
e, da allora, dicevo che se la Sardegna era « pecoraia » e « terra bruciata » non era colpa dei pastori e dei sardi, ma di governanti e capitalisti forestieri, che 1a avevano spogliata e spogliavano delle sue ricchezze e avevano appiccato fuoco, una volta, alle sue terre, rendendole sterili e deserte.
Rimasi circa due anni in Piemonte ed in Liguria e spesso ora, se io parlavo così, cioè giusto, mi mandavano in prigione e mi facevano trasferimento. Per gli uflicialetti fascisti ed i camorristi ero diventato lo Spettro. Ovunque, anche dai meno curiosi, ero distinto ora non come « il sardo beduino », « il pecoraio », ma come « il com[...]

[...]a macchina dei carabinieri, che pensavano trattarsi di qualche spia in
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INCHIESTA SU Or,GOSDL0
cerca di accusare qualcuno, chi sa perché (come spesso fanno i carabinieri) — disse che ìl marito non era in paese. Lasciarono l'ordine, appena rientrato, di andare in caserma, ma costui si dette alla macchia e rimase più di 15 giorni senza rientrare in paese. La sera venne un capitano e, con finzioni di gentilezza, dicendosi da poco ospite della Sardegna, e trovandosi molto seccato per lo stato primitivo e l'arretratezza delle campagne sarde — massime i contadini che non conoscevano ancora la trebbia — mi osservò con rammarico che il male peggiore della Sardegna erano i banditi: rapinatori di strada che erano ragazzi di Orgosolo: ed io dovevo ben conoscerli. Risposi che ero un lavoratore onesto, che per la peste suina avevo perso i maiali e perso i1 lavoro per tre anni, che mi trovavo disoccupato. Ma che per nessuna cosa al mondo avrei fatto questo atto sporco di infamone. Che non potevo rovinare un lavoratore onesto, senza saper nulla. E come me centinaia di Orgolesi, anche se tutti disoccupati. Non mi interessavano i banditi, e tanto meno le rapine di strada. « Se siete la giustizia — dissi — dovete arrestare i responsabili di quelle rapine, non me[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte prima: Vita sfortunata di Ziu Marrosu Gangas vecchio orgolese in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...] ce la facevo più. Sarà stato il 19041905. «Vado in America». Uno del continente che era passato a Nuoro mi aveva detto questo. Vado in caserma per trovare Crapoledda, e a chiedere quel permesso. Mi ha risposto :

— L’America? Sai tu che cosa è l’America? Io te lo nego.

—* Allora —* io ho detto — io mi faccio latitante.

Ma non era così. Mi ero messo, intanto, a fare di altri mestieri. Rubare pecore non fruttava.

In quei tempi c’era in Sardegna una macchina che faceva i quattrini. Io non sapevo niente. Certi di Napoli questa macchina la avevano portata il 19011902 ad Isporrai. Faceva i denari mezzi marenghi, ossia mezzi venti: dieci lire. E io dovevo andare con un mio amico a Pozzomaggiore.

Questo mio amico, Solinas Antonio di tal paese, strada facendo, mi dice di questa macchina e che ci aveva di quei soldi:

— In Orgosolo i soldi quasi non li conoscono. Li puoi spacciare.

Gli ho detto no. E lui dice : — Se vedi la macchina. È lucida.

È bella... Se vuoi potresti fare l’inserviente alla macchina.

Io gli dico: — Sarebbe[...]

[...]i un litro di sarvenas — così si chiama la birra. Mentre bevevamo, davanti al cantiniere, spostiamo con i piedi i pezzi di formaggio. Così facevo io ed un mio compagno. Abbiamo preso 14 o 15 pezze. E come rotolavano nel grand hotel l’altro compagno le raccoglieva.

Non si hanno accorto del furto. E così hanno accusati certi americani. Un altro giorno, invece di formaggio, mi ho fatto rotolare in tasca i soldi di una majarda. Anche qui, come in Sardegna, trovo una majarda, ossia strega. Beveva e beveva. Sarvenas. Dice che sapeva tutto. E teneva tanti soldi. Vado da lei. Sto a sentirla un poco e poi vedo sul tavolo una carta di 500 pezze. Tiro 5 pezze e dico di cambiarle. Quella si volta per cercare i soldi, io prendo le 500 pezze e glie ne metto 5. Torna, sempre bevendo sarvenas, e io gli metto pure nel bicchiere un pezzo di tabacco. Tutta succa.

— Non c’erano qui 500 pezze?

— No. Non c’era niente. Le avete prese.

Prendo allora le 5 pezze e dico:

— Il resto non è giusto. Ce ne vogliono altre 5.

Allora me le ha date.

Un’altr[...]

[...] volta lo incontro un paio di anni dopo e aveva già la mar lattia al petto, e la mantella. Poveretto! È venuto al Sopramonte. Gli ho sparato un muflone per fargli un brodo. Poi ho saputo che è morto.

Ho visto Congiu ed i fratelli Pintori.

In tutto questo tempo erano tante, e in tanti anni, le pecore che ho rubato che non tengo il conto, ma mi sarei fatto milionario. Ora vi vendo, gratis, questo:

Brevetto per rubare le pecore in tutta la Sardegna

1) Le pecore si prendono con l’afferrarle con le mani, con le funi, con i sacchi; si mandano avanti coi gesti, coi sassi, coi fischi, col fucile, E in ogni maniera. Come si può combinare.

Se il pastore non c’è e c’è una pecora sola si manda avanti o si carica pure sulle spalle. Se è più di una pecora si manda avanti con tutti i modi che uno crede.

Se il pastore, c’è, e addormentato, la cosa è molto facile. Non si deve far rumore d’uomo. Si deve andare vicino ai greggi in silenzio, magari scalzo, e fare un gesto in aria, con le mani: le pecore vi seguono. Se non basta, e si deve far r[...]

[...]ce che non mi lascia camminare, ho un braccio che non si muove quasi più: il destro.

Il mio dolore è che non posso più lavorare, come ho fatto sempre.

La mia vita di lavoro, di sacrificio è tutta sprecata. Con la famiglia poco aiuto: è un fatto che non si tocca. Non ci ho pensione vecchiaia. Che faccio oggi? non ho neppure da mangiare. Adesso sono nelle peggio condizioni di fantasticare.

Mi rivolgo a tutti i Cavalieri di questa Isola di Sardegna, e di Spagna e di Italia, che mi aiutino loro in magnificenza e grandezza. Spero di avere il più piccolo aiuto che si può avere dai signori Cavalieri, che mi lusingo con la storia della mia vita sfortunata di averli accontentati, solleticati, commossi, eccitati e divertiti.



da Giuseppe Podda, Un imponente sciopero generale ha paralizzato tutta la Sardegna in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1968 - - gennaio - 30

Brano: Fiera risposta dei lavoratori e delle popolazioni dell'isola alla gravissima provocazione poliziesca
Un ¡mponente.::sdoper.o generále
ha paralizzato tutta la Sardegna
Chiesta la libertà per il segretario della C.d.L. e l'operaio Fenu — Manifestazione davanti alle carceri di Cagliari
Docenti universitari, studenti, operai e pastori in corteo — « II fascismo non passerà » — Discorso del compagno Sotgiu
CAGLIARI Operal a studenti manifestano da vanti al palazzo della reg'ona.
Dalla nostra redazione
CAGLIARI. 29.
Lo schieramento unitario in difesa delle libertà costituzionali, brutalmente colpite dall'arresto del segretario della Camera del Lavoro di Cagliari, Daverio Giovannetti, e dell'operaio Paolo Fenu, ha raggiunto una ampiezza eccezionale. Lo si è[...]

[...]ismo non passerà » — Discorso del compagno Sotgiu
CAGLIARI Operal a studenti manifestano da vanti al palazzo della reg'ona.
Dalla nostra redazione
CAGLIARI. 29.
Lo schieramento unitario in difesa delle libertà costituzionali, brutalmente colpite dall'arresto del segretario della Camera del Lavoro di Cagliari, Daverio Giovannetti, e dell'operaio Paolo Fenu, ha raggiunto una ampiezza eccezionale. Lo si è visto stamane a Cagliari e in tutta la Sardegna, dopo che ha aruto inizio lo sciopero generale indetto dalla CGIL, dalla CISL, dalla UIL.
Nessun lavoratore è mancato all'appello: le astensioni sono risultate totali in ogni fabbrica, in ogni azienda, negli uffici e in diverse facoltà universitarie.
Ecco alcuni dati significativi: i tranvieri a partire dalle ore 9. e per quasi l'intera giornata, hanno fermato tram, filobus, autobus, sicché le linee urbane ed extra urbane sono rimaste completamente interrotte; tra telefonici della Teti hanno scioperato al 100% gli operai e all'80% gli impiegati; alla Rumianca astensioni al 75%; all'Enel i d[...]

[...]i del PCI, del PSU. del PSd'A, del PSIUP e del MSA — mette giustamente in guardia i sardi affermando che l'azione repressiva in atto te particolarmente grave e irresponsabile in quanto tende a scoraggiare le lotte democratiche ed a respingere pastori verso disperate forme di ribellione individuale, e tende inoltre o colpire il processo crescente di solidarietd tra masse operaie e masse contadine e pastorali nella azione per il rinnovamento della Sardegna a.
Nonostante gli arresti e le denunce, il movimento di rinascita non si ferma. Anzi, va avanti. trascinando dietro di sé nuove forze nelle fahbriche, nelle scuole, nei campi. Cosi ha dichiarato il segretario regionale della CGIL. compagno Girolamo Sotgiu, nel comizio di chiusura, al termine di un incontro con il prefetto. Infine il corteo dalla Prefettura ha proseguito verso le carceri del Buon Cammino: qui. davanti alla prigione in cui sono rinchiusi Giovannetti e Fenu, i dimostranti hanno intonato i canti del lavoro ed aperto una sottoscrizione.
Dall`internô dell'isola arrivano altre not[...]



da Andrea Binazzi, Raffaele Pettazzoni in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]tico e addirittura ammodernamento della cultura italiana non aveva fatto gran breccia »7. Potremmo proseguire ricordando le riviste alle quali collaborò prima della fondazione dei suoi « Studi e materiali di storia delle religioni », ma sarà sufficiente, per dare un’idea della sua formazione e dei suoi interessi, tener presente che nel 1909 diventò ispettore del Museo preistorico ed etnografico Pigorini di Roma e che, in quella veste, si recò in Sardegna a seguire un’importante campagna di scavi (ne trasse, nel 191011, alcuni brevi saggi rifusi poi, nel 1912, nel libro su La religione primitiva in Sardegna). Gli articoli e gli scritti pubblicati tra il 1910 e il 1912, con un rallentamento tra il 1915 e il 1918 dovuto alla sua partecipazione alla prima guerra mondiale, spesso preparatori di opere più vaste, testimoniano del fatto che i suoi presupposti rinviano a una tradizione culturale lontana da quella del neoidealismo italiano. Ne è la riprova il capitolo intitolato La storia delle religioni della voce Religione dell’Enciclopedia Italiana. La storia delle religioni nasce quando si manifesta un « interesse per le religioni dei popoli stranieri ». Un criterio certamente assai elementare, ma no[...]

[...] punto sugli studi pettazzoniani, in idoc internazionale [mensile di documenti e studi in una prospettiva internazionale], xiv (1983), pp. 5458. A questo appassionato studioso del Pettazzoni va il mio ringraziamento per il molto materiale che mi ha generosamente fornito e che ha agevolato il mio lavoro.

Per la bibliografia, ci si deve riferire anche a quella che completa il libro di Ugo Casalegno citato nel testo.

La religione primitiva in Sardegna, Piacenza 1912; La religione di Zarathustra nella storia religiosa dell'Iran, Bologna 1920; La religione nella Grecia antica fino ad Alessandro, Bologna 1921 (n ed., Torino 1953); Dio: formazione e sviluppo del monoteismo nella storia delle religioni, voi. i: L’essere celeste nelle credenze dei popoli primitivi, Roma 1922; I misteri: saggi di una teoria storicoreligiosa, Bologna 1924; Svolgimento e carattere della storia delle religioni, Bari 1924; La confessione dei peccati, Bologna 192936; Religione e politica religiosa nel Giappone moderno, Roma 1934; Saggi di storia delle religioni e di m[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte seconda: Una lettera spedita da Pasquale Tanteddu bandito n. 1 in Orgosolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...] con poche eccezioni, ritiene tutto il paese di Orgosolo. Qui Tanteddu é un bandito molto popolare, perché, in generale, dicono che, a differenza per esempio di Salvatore Giuliano, egli non si é mai macchiato di delitti contro i « poveri », né si é reso mai servo dei cc signori ».
La polizia e certa stampa (che ha inventato persino certe interviste con lui — come Tanteddu dichiara) gli hanno invece creato fama di essere il più grande bandito di Sardegna, il più pericoloso e sanguinario bandito di tutt'Italia. Numerosi altri delitti, omicidi ecc. gli sono stati imputati. La corte di Assise di Sassari l'anno scorso lo ha assolto con formula dubitativa dalla imputazione di omicidio in persona di Nicolò, Giovanni e Antonio Taras, ritenuti confidenti di polizia.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 209
Pesa attualmente sulla sua testa una taglia di 5 milioni.
Questa sua lettera di autodifesa mi é pervenuta 1'8 agosto 1954, del
tutto inaspettata, all'indirizzo: Franco Cagnetta, Rivista Nuovi Argo
menti, via 2 Macelli 47, Roma.
Pubblico qui, e senza comment[...]

[...] strage di « sa verula » dove perdettero la vita tutti quei poveri carabinieri che forse ignoravano i folli piani dei mariscialli Loddo, Ricciu e Serra, i capi Inquisitori del Nuorese. E come per ogni altra strage vennero accusati i fratelli Tanteddu. Ed anche se tutti gli altri capi di accusa attribuitimi dai Loddo in N°. di una diecina mi furono liberati dai giudizii, per quest'ultima, in base ad un accusatore il più infame che la storia della Sardegna ricordi, il famigerato Mereu Sebastiano, degno servo dei mariscialli assetati di ingiustizia e disordini, fui colpito all'ergastolo per ricevere il premio della « benemerita » dal sicario siciliano Mario Scelba (come lo ha dato ai Luca, dopo che hanno ucciso a tradimento il loro caro amico e massacratore dei lavoratori, Salvatore Giuliano). Questo infame confidente, che riuscì di incriminare tanti onesti cittadini, disse di avermi riconosciuto di una foto che avevo fatto in gruppo quando ero ragazzo, e in una occasione che ero malato di febbre perniciosa deperito al punto che nessun orgolese [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Sardegna, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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