Il segmento testuale gramsciana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 594Analitici , di cui in selezione 37 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici) |
da [Gli interventi] Livio Maitan in Studi gramsciani
Brano: [...]terventi
Altro esempio della scarsa pertinenza delie critiche di Gramsci a Trotzki: la teoria della rivoluzione permanente, sulla quale Togliatti ha riferito un accenno di Gramsci che può essere fatto solo partendo da una caricatura volgare e non da una. conoscenza diretta della teoria stessa.
Anche qui basterebbe un confronto tra quello che Gramsci dice e le reali formulazioni di Trotzki a dimostrare l’insussistenza della ripetuta critica gramsciana. Un elemento solo dovrebbe del resto essere sufficiente a convincere dell’equivoco del giudizio di Gramsci.
Ad un certo momento, parlando della teoria in questione, Gramsci dice: «la teoria di Trotzki,Parvus». Si tratta di una identificazione assoilutamente inesatta, perché se è vero che su certi problemi della Rivoluzione russa Trotzki si è trovato d’accordo con Parvus — come, peraltro, con quasi tutti i teorici marxisti di allora —, per quanto riguarda i problemi più pertinenti della dinamica della rivoluzione la posizione di Trotzki e quella di Parvus erano in antitesi e solo per errore[...] [...]ndo punto, la concezione dei Consigli, concezione formulata da Gramsci in una situazione concreta e non certo sub specie aeternitatis.
Nella situazione rivoluzionaria dell’altro dopoguerra i Consigli sono anzitutto concepiti come elementi di dualismo di potere, come organi espressione della forza della cliasse operaia ohe si contrappone alla forza dello Stato borghese.Livio Maitan
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Sarebbe assolutamente erroneo ridurre la concezione gramsciana ai Consigli di fabbrica. Una cosa sono i Consigli di fabbrica, una cosa sono i Consigli operai in senso più generale o Soviet. Il collegamento evidente è stato ribadito da Gramsci quando ha lanciato la parola d’ordine : « Tutto il potere dell'officina ai Comitati di fabbrica, tutto il potere dello Stato ai Consigli operai e contadini ». E l’elemento fondamentale comune — essenziale nella concezione di Gramsci — consisteva nella comune natura di elementi di rottura rivoluzionaria nei confronti defilo Stato borghese.
L’altro aspetto fondamentale è che i Consigli rappresentano già la cellula [...] [...]ngano eletti nella loro sede di lavoro [si tratta di una legalità sovietica e non di una democrazia parlamentare} e aderiscano allo Stato operaio ».
Sarebbe assurdo pensare ad uno sviluppo storico unicamente in questo senso; ma la lezione di Gramsci è che, qualora le condizioni spingano in questa direzione, la pluralità dei partiti operai è un elemento essenziale dello Stato proletario.
Quali sono gli elementi di debolezza della concezione gramsciana? Goncordo su quanto detto dall’on. Togliatti anche nella relazione scritta, cioè che Gramsci non delimiterebbe sempre1 con la necessaria precisione le funzioni dei Consigli operai prima e dòpo la conquista del potere e che verrebbero a volte attribuite ai Consigli prima della conquista del potere determinate funzioni economiche che in realtà potranno esercitare soltanto dopo.
Non mi paiono invece giuste le accuse di opportunismo o di gradualismo riformista rivolte da taluni a Gramsci e di cui primo formulatore è stato Bordiga. Queste accuse possono essere avanzate solo se si esaminano alcu[...] [...]quanto riguarda la questione dei Consigli, nonostante la stretta parentela con il leninismo anche su questo piano : questo, perché Gramsci è giunto alle sue formulazioni non sodo e non tanto per aver sentito quello che avveniva in Russia, quanto sulla base della propria diretta esperienza, dell esperienza della dasse operaia torinese alle cui lotte prendeva parte. Potrei dire — quasi paradossalmente — che le stesse manchevolezze nella concezione gramsciana dei Consigli costituiscono una riprova di originalità, perché è molto più facile prendere una tesi leninista belle pronta e riportarla meccanicamente, che non « ricrearla » sulla base di una esperienza propria.
A proposito dell’attualità politica del pensiero di Gramsci, vorrei riferirmi ad un’affermazione di Togliatti che esigerebbe un chiarimento.
38.584
Gli interventi
Togliatti dice che il pensiero politico di Gramsci « non è legato a una piattaforma politica determinata, quale poteva essere quella su cui venne fondato, nel 1921, il partito comunista».
Che il programma del [...]
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da [Gli interventi] Giorgio Candeloro in Studi gramsciani
Brano: Giorgio Candeloro
Penso che il dibattito potrà riuscire più proficuo se si concentrerà su quegli aspetti dell’interpretazione gramsciana della storia d’Italia che hanno sollevato negli ultimi tempi vivaci discussioni tra gli studiosi. Mi soffermerò pertanto su di un problema soltanto, tra i molti toccati dal prof. Cessi nella sua relazione.
Le osservazioni di Gramsci sull’assenza di un movimento giacobino nel Risorgimento e in particolare sul carattere non giacobino del movimento democratico italiano sono tra quelle che hanno sollevato critiche *da parte di molti studiosi di storia. Si è detto che Gramsci, sotto lo stimolo di preoccupazioni politiche proprie del primo dopoguerra, estranee quindi alla situazione dell’età ris[...] [...]il giacobinismo a paradigma ideale e commisurando ad esso movimenti politici sorti in condizioni del tutto diverse. Secondo Walter Maturi1, Gramsci avrebbe capovolto il giudizio comparativo sulla Rivoluzione francese e sul Risorgimento dato dal Manzoni negli ultimi anni della sua vita e avrebbe sostituito al modello ideale di rivoluzione liberalemoderata un modello ideale di rivoluzione giacobina. Secondo Rosario Romeo invece2, l’interpretazione gramsciana è criticabile, non solo perché la situazione italiana del Risorgimento era profondamente diversa da quella francese della Rivoluzione, ma soprat
1 W. MATURI, « Gli studi di storia moderna e contemporanea », in Cinquantanni di vita intellettuale in Italia^ Napoli, 1950, voi. I, p. 273.
2 R. Romeo, « La storiografia politica marxista », in Nord e Sud, agosto 1956.516
Gli interventi
tutto perché una rivoluzione giacobina, se ci fosse stata in Italia, non avrebbe avuto funzione progressiva, poiché avrebbe di molto ridotto, con la creazione di un vasto ceto di piccoli proprietari coltiv[...] [...]bini nella Rivoluzione francese stessa. Secondo lui, i giacobini francesi spinsero avanti in modo violento la stessa borghesia, che inizialmente era su posizioni moderate, ma rimasero sempre nell’ambito di una rivoluzione boghese. Il giudizio gramsciano si avvicina qui a quello dato in modo più ampio e documentato da alcuni storici della Rivoluzione francese, principalmente dal Mathiez. È impossibile però stabilire fino a che punto la concezione gramsciana sia stata influenzata dall’opera del Mathiez che Gramsci mi pare citi due sole volte nei Quaderni2.
Ora, secondo Gramsci, non ce stato nel Risorgimento un movimento giacobino, inteso in questo senso, perché nessun partito politico risorgimentale volle far leva sulle masse popolari e trascinarle nel movimento nazionale in vista di una trasformazione radicale della situazione
1 R., p. 75.
2 Mach., pp. 44 n. 2, 48.518
Gli interventi
esistente. Questa trasformazione avrebbe dovuto consistere essenzialmente (ma non esclusivamente) in una rivoluzione agraria. In Francia i giacobini,[...] [...] fondamentali dell’indagine di Gramsci restano validi e fecondi di ulteriori sviluppi. Essi derivano infatti da un’impostazione metodologica che non sii fonda su fantasiose costruzioni ideologiche, o su pregiudizi moralistici, o sul mito di una conoscenza storica concepita come fine a se stessa, ma nasce dall’esigenza di conoscere scientificamente la realtà per trasformarla. Se si tiene presente questo essenziale carattere marxista dell’indagine gramsciana, allora appare anche pienamente legittimo l’uso della comparazione storica nella forma adottata da Gramsci a proposito del giacobinismo. Infatti per comprendere ciò che il Risorgimento è stato effettivamente è necessario vederne con chiarezza i limiti, vedere quali problemi esso lasciò insoluti; è necessario cioè, in un certo senso, tener conto anche di quello che esso non è stato. Perciò occorre studiarlo tenendo presente sia lo sviluppo successivo della storia italiana, che è condizionato dall risultato del Risorgimento, sia lo sviluppo generale della borghesia in Europa e nel mondo. Quindi[...]
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da Cesare Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Antonio Gramsci in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30
Brano: [...]l'esigenza di costruire un nuovo ordine intellettuale e morale» (15). Nel quadro di tali questioni, strettamente saldato al l'interesse politico, emerge il costante interesse educativo di Gramsci, non più rivolto ora ai singoli, ma tale che investe tutto il contenuto democratico del comunismo come movimento reale: il nesso fra dirigenti e diretti, governanti e governati, educatori ed educati, su cui egli ripetutamente ritorna.
Ma quella nozione gramsciana del marxismo come a riforma intellettuale e morale » di massa ha anche un altro campo di validità. Essa collega idealmente il comunismo, inteso appunto come movimento reale, ad altri fenomeni storici di un certo tipo, consentendo di cogliere gli elementi di analogia e di segnare nello stesso tempo le radicali differenze (essa serve perciò tanto alla metodologia storiografica quanto alla 'prospettiva o previsione del futuro, nella cui elaborazione entriamo come parte attiva e volontaria). Vi sono state infatti nella storia altre riforme intellettuali e morali di massa, che avevano profonde rad[...] [...]da ciò che abbiamo riflettuto su noi stessi e sugli altri e vogliamo sapere, in rapporto a ciò che abbiamo riflettuto e visto, cosa siamo e cosa possiamo diventare, se realmente ed entro quali limiti, siamo ' fabbri di noi stessi ', della nostra vita, del nostro destino (18). E ciò vogliamo ' oggi' nelle condizioni date oggi, della vita ' odierna ' e non di qualsiasi vita e di qualsiasi uomo » (19).
Si potrebbe pensare che in questa risoluzione gramsciana dell'uomo in storia (« l'uomo è un processo e precisamente il processo dei suoi atti »), sia pure intesa la storia, come si è visto, in un senso « non formale », vada perduta la componente naturalistica del marxismo. E tuttavia questa sarebbe un'interpretazione assai unilaterale, perché incompleta (e diverrebbe tendenziosa), del pensiero di Gramsci. Una volta egli, trovandosi ad adoperare l'espressione « genere umano » (« storia del genere umano ») si ferma a chiosarla, osservando: « fatto che si adoperi la parola ' genere', di carattere naturalistico, ha il suo significato » (20). Che cosa i[...] [...] ulteriore della ricerca nell'approfondimento della tesi di Engels che « l'unità reale del mondo consiste nella sua materialità, e questa é dimostrata da uno sviluppo lungo e laborioso della filosofia e delle scienze naturali ». Ove Gramsci commentava dicendo che questa formulazione « contiene il germe della concezione giusta, perché si ricorre alla storia e all'uomo per dimostrare la realtà oggettiva » (25). Notazione storicistica squisitamente gramsciana. Eppure solo chi avesse gli occhi bendati di dogmatismo e di scolasticismo potrebbe vedere in essa un qualche allontanamento dalla posizione dei classici (che non fu mai né empiristica, né positivistica, né materialisticovolgare). Proprio lo Engels, nel 1885, concludendo la sua prefazione alla seconda edizione dell'Antidühring sottolineava tale complessa storicità della filosofia e insieme delle scienze (delle une in rapporto all'altra) come unico punto di riferimento possibile per liberarsi da qualsiasi visione « metafisica » della natura e « filosofia della natura » (26).
(25) Op. cit., p.[...] [...]perimentale. Appunto imparando a far propri i resultati dello sviluppo della filosofia durante venticinque secoli, essa si libererà da un lato da ogni filosofia della natura che stia a parte e al di fuori e al di sopra di essa, ma anche, d'altro lato, dal suo proprio metodo limitato di pensare, ereditato dall'empirismo inglese ». (F. ENGELS, Antidühring, trad. it., Roma, 1950, pp. 1819).
(27) Importante, ad esempio, a questo riguardo la nozione gramsciana di quella che è la filosofia di un'epoca: a Dal punto di vista che a noi interessa, lo studio della storia e della logica delle diverse filosofie dei filosofi non è sufficiente. Almeno come indirizzo metodico, occorre attirare l'attenzione sulle altre parti della storia della filosofia; cioè sulle concezioni del mondo delle grandi masse, su quelle dei più ristretti
LA METODOLOGIA DEL MARXISMO 199
quella dimensione nuova del filosofare (non ha nulla a che vedere, ad esempio, con una identificazione verbale di tipo attualistico).
Anche la polemica contro l'idealismo, che si svolge in Gramsci[...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] R. Zangheri, La mancata rivoluzione agraria nel Risorgimento e i problemi economici dell'unità in Studi gramsciani
Brano: [...]
LA MANCATA RIVOLUZIONE AGRARIA NEL RISORGIMENTO E I PROBLEMI ECONOMICI DELL’UNITA
È opinione diffusa, e Mia ribadita di recente Rosario Romeo1, che Il pensiero storiografico di Gramsci sia incentrato sulla tesi del Risorgimento « come rivoluzione agraria mancata ». In Gramsci non è veramente proposta nessuna interpretazione semplicemente negativa del movimento unitario nazionale; ed è, mi sembra, solo un idolo polemico questo di una visione gramsciana del Risorgimento come tradimento o fallimento: anche se era legittimo che Gramsci cercasse di definire, rispetto alle società borghesi moderne, le particolarità della formazione storica costituitasi nel corso del moto nazionale.
Si è scritto che l’interesse politico pratico portò Gramsci a cercare nel Risorgimento le origini e il significato della presenza di un potenziale rivoluzionario nelle campagne italiane 2. Non sottovaluto i motivi che dànno vita alla ricerca gramsciana; ma nella parte centrale, almeno, dei suoi appunti quel che Gramsci si pone non è, essenzialmente, il problema dei[...] [...]adimento o fallimento: anche se era legittimo che Gramsci cercasse di definire, rispetto alle società borghesi moderne, le particolarità della formazione storica costituitasi nel corso del moto nazionale.
Si è scritto che l’interesse politico pratico portò Gramsci a cercare nel Risorgimento le origini e il significato della presenza di un potenziale rivoluzionario nelle campagne italiane 2. Non sottovaluto i motivi che dànno vita alla ricerca gramsciana; ma nella parte centrale, almeno, dei suoi appunti quel che Gramsci si pone non è, essenzialmente, il problema dei rapporti sociali nelle campagne e della loro mancata trasformazione. Questo è, in certo senso, presupposto alla sua indagine, che si svolge da un diverso angolo visuale. Poiché le masse contadine non appoggiarono il movimento unitario (e non soltanto per l’assenza di una rivoluzione
1 R. ROMEO, « La storiografia politica marxista », in Nord e Sud, a. Ili, n. 21 (ag. 1956), p. 11 sgg.
2 L. Cafagna, « Intorno al “ revisionismo risorgimentale ”», in Società, a. XII, n. 6 (die.[...] [...]
òli
slancio e il respiro » \ Il problema è aperto; e non è problema secondario, perché proprio da una valutazione pessimistica, per così dire, dell’economia italiana fra il 700 e T800 Gramsci deduce la tesi del Risorgimento come fatto in cui gli elementi della direzione politica, di una direzione più « diplomatica » che creativa, prevalgono nell’assenza di una potenza espansiva ed unitaria delle società regionali.
Al centro dell’indagine gramsciana è appunto il momento della direzione politica, e pare strano che ciò sia sfuggito a storici eticopolitici : sono i moderati, la validità della loro azione, la dialettica della rivoluzione passiva. Il limite dei liberali cavourriani è che essi « non sono dei giacobini nazionali: essi in realtà superano la Destra del Solaro, ma non qualitativamente, perché concepiscono l’unità come allargamento dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia, non come movimento nazionale dal basso, ma come conquista regia » 2. A questo punto, e in termini di esame dei caratteri e dei limiti della forza d[...] [...]
3 Romeo, l. c., p. 13.
4 JR., p. 68.
5 R., p. 103.372
1 documenti del convegno
ricchezza dei motivi agrari e contadini del 1860 in Sicilia. Ma proprio in relazione ad alcune manifestazioni del movimento insurrezionale dei contadini siciliani, si rende chiaro il ruolo dei rapporti internazionali nello svolgimento unitario, l’assenza di « autonomia internazionale » dell’Italia, che è fra i costanti punti di riferimento dell’indagine gramsciana.
Non c’era nei dirigenti il moto nazionale, rileva Gramsci, « la stoffa dei giacobini » ; ma subito aggiunge : « cerano in Italia alcune delle condizioni necessarie per un movimento come quello dei giacobini francesi? La Francia da molti secoli era una nazione egemonica: la sua autonomia internazionale era molto ampia. Per l’Italia niente di simile: essa non aveva nessuna autonomia internazionale... Questa assenza di “ autonomia internazionale ” è la ragione che spiega molta storia italiana e non solo delle classi borghesi » \
Altrove indica le ragioni della mancata formazione in Italia[...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Caracciolo, A proposito di Gramsci, la Russia e il movimento bolscevico in Studi gramsciani
Brano: [...]dalla Liberazione, sono in corso di ristampa. Quelli dell'Ordine Nuovo, benché raccolti in volume, contengono omissioni che ognuno di noi ha potuto rilevare. Un vuoto completo vi è poi per la parte che inizia col 1921, benché naturalmente sia sempre possibile supplirvi con una minuta ricerca sui giornali del tempo. Tutte deficienze, queste, che ci inducono ad unirci alla diffusa richiesta di una edizione completa e criticamente valida dell'opera gramsciana, e a sollecitare anzi la facoltà ai singoli studiosi di accedere alla consultazione dei « quaderni » manoscritti che l'Istituto Gramsci ha in consegna e che devono considerarsi patrimonio di nessun altro che dell'intera cultura moderna italiana.
A parte questo discorso di carattere redazionale, nell'esaminare le condizioni di una ricerca come la nostra dobbiamo menzionare alcune difficoltà di ordine piú generale per gli studi gramsciani. Accade qui in fondo la stessa cosa che per tutti i personaggi molto vicini a noi, personaggi che conservino una specie di « paternità spirituale » su movime[...] [...]olscevichi. Molte questioni vengono perciò ridotte a una differenza di linguaggio, quando invece significano differenze reali. Molti svolgimenti del pensiero gramsciano attraverso il tempo vengono trascurati, dandosi l'immagine di un unico personaggio che è sempre se stesso 0 almeno che, superate le giovanili incertezze, è subito padrone di un monolitico corpo di concezioni. Sono un po' questi gli errori in cui sembra essere caduta la oleografia gramsciana di questi tempi, e in cui incorre in piú punti lo stesso libro recente di Ottino, per tanti versi peraltro notevole e spregiudicato. È insomma una situazione nella quale occorre molta vigilanza critica per non cadere in un appiattimento dei
Alberto Caracciolo 97
problemi, specie a proposito di questioni delicate come quella dei rapporti Gramscileninismo, Gramsciesperienza russa.
Ancora come avvertenza per la ricerca, occorre aver presente che malgrado la ferrea disciplina d'azione invocata dal Comintern, malgrado la stretta dipendenza da un'unica centrale mondiale, il movimento comunista a[...] [...]rebbe invece superato il 36 %, di fronte a una maggioranza di eximpiegati, exproprietari, exdirettori, ecc.3. Le stesse preoccupazioni su sviluppi burocratici in nuce, benché presenti, passavano dunque per Gramsci in secondo piano di fronte alla enorme importanza globale dell'esperienza sovietica.
Quando si parla della gestione e dell'iniziativa operaia, si entra del resto in uno dei punti di piú netta differenza fra la concezione ordinovista e gramsciana e quella sovietica. Quando è stata osservata, tale differenza
non solo del partito russo ma anche degli altri partiti fratelli, non giunsero fino a noi e non furono assimilate dalla massa del partito altro che saltuariamente ed episodicamente. In realtà il nostro partito si trovò ad essere staccato dal complesso internazionale», ecc.
1 Vedi soprattutto le preoccupazioni per « nuove forme di sindacalismo » e « nuove situazioni burocratiche che in tre anni sono venute costituendosi », nell'art. « Sindacati e consigli », L'Ordine Nuovo, 5 marzo 1921, non firmato.
2 Articolo « Il partito comun[...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Martano, Il problema della autonomia della filosofia della prassi nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani
Brano: [...]innovate, e che su di queste debba svilupparsi un coerente « sistema », la cui legittima candidatura al successo sia garantita dalla ferrea armatura di un apparato logico formalmente privo di contraddizioni.
Non è in questi termini che si pone il problema dell'autonomia della filosofia della prassi, ché in termini siffatti ne sarebbe facile la soluzione con una contestazione di ogni possibilità di farlo. Un rapido excursus sulla visione storica gramsciana renderà ragione della contestazione che agevolmente potrebbero muovere sulla questione dell'autonomia i tradizionalisti della tecnica, ma nello stesso tempo chiarirà i termini nuovi entro i quali il problema viene oggi riproposto.
La nascita della filosofia della prassi ebbe luogo quando il mondo culturale dell'ottocento viveva nel conflitto tra idealismo e positivismo. La filosofia della prassi storicamente si inseriva tra i due fronti della contesa, battendo in breccia da un lato i1 rinnovato teologismo in cui ii nucleo romantico della cultura tedesca era andato classicamente collocandosi [...] [...]e al marxismo, per il suo rigido economicismo e per quella chiara determinazione (scientifica rispetto all'utopismo filantropico) dei mezzi di lotta, l'etichetta di « materialismo » divenuta via via quasi l'esclusivo segnatalo dell'ortodossia; in un secondo momento l'idealismo fece il suo tentativo di riscatto e di rivendicazione, con una tendenza correttiva dello hegelismo e cioè in direzione antimetafisica ed antiteologizzante. L'acuta analisi gramsciana considerò anzi «combinazione piú rilevante » tra le due quella idealistica per « intellettuali puri », mentre la combinazione ortodossa si rivelava piú conforme all'aspettativa di uomini legati all'attività pratica.
La spiegazione del fenomeno è ovviamente intuitiva, se si consideri l'imprescindibilità del legame che col mondo culturale avverte l'intellettuale, e il bisogno che avverte invece l'uomo politico di uno stimolo all'azione: e s'intende facilmente come la filosofia della prassi abbia avvertito l'inderogabile necessità, diagnosticata da Gramsci, di fare i conti con la cultura (filos[...] [...]tano la carenza di una premessa razionale, si deve prima insistere in una chiarificazione storica concreta dei germi impliciti nell'ideologia, poi dimostrare, e 10 faremo da un nostro punto di vista, che recenti orientamenti del pensiero rampollati — sia pure polemicamente — sul tronco del marxismo e respiranti nella nuova atmosfera sembrano dare risposta al problema dell'autonomia speculativa, proprio nel senso prospettato dall'acuta intuizione gramsciana.
Abbiamo detto che lo hegelismo rappresenta solo un passo verso l'immanentismo: ed è vero perché risolve l'antico rapporto tra Dio e natura, tra pensiero e mondo oggettivo, stabilendo l'immanenza del reale nel pensiero, anzi l'identità assoluta. Ma poiché il pensiero, per Hegel, è astratto Logo universale, la trascendenza di esso rispetto alla concretezza dell'autocoscienza, ossia dell'uomo storico, non è chi non veda. E né Spaventa, né Croce, né Gentile, hanno eliminato dalle loro dottrine a programma antiteologizzante un residuo di metafisica e di trascendenza sussistente perfino nell'imme[...] [...] l'incontro con la tra scendenza comincia, e diviene palese nella distinzione delle due vie che si aprono — secondo il Mounier — all'uomo, per condurre l'una all'apoteosi della persona eroica, l'altra sugli abissi della Persona autentica.
Ci pare che, se la filosofia della prassi cerca la sua autonomia in una fondazione di una premessa umanistica saldamente ancorata alla legge della dialettica, le sorti dell'impresa, per una precisa indicazione gramsciana, siano oggi strettamente legate alle sorti dell'altra impresa speculativa: l'autonomia speculativa del personalismo, verso cui stanno tendendo notevoli sforzi del pensiero contemporaneo.
Fondazione della nozione di persona e innesto vivo del ritmo dialettico in essa, eliminandovi la stessa pericolosa distinzione (tra persona e dialettica) e realizzandone invece la perfetta identità: ecco in termini attuali il problema dell'autonomia speculativa della filosofia della prassi, che va sganciata definitivamente dai tentativi di presa dell'idealismo, e, ancor piú, del materialismo.
I problemi del[...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Seroni, La distinzione fra «critica d'arte» (estetica) e «critica politica» in Gramsci, il concetto di «lotta culturale» e le indicazioni metodiche per un nuovo storicismo critico in Studi gramsciani
Brano: [...]sul folclore e sulla poesia popolare, con la negazione della « spontaneità » della poesia tradizionale.
Nei casi citati, Gramsci ha saputo impostare lo studio di importanti questioni, fornendo lo spunto per una interpretazione critica basata sulla relazione fra gli elementi di fondo del metodo critico all'inizio accennata. La giustezza di queste impostazioni gramsciane si pub chiaramente sperimentare: nel caso di Dante, ad esempio, la notazione gramsciana conforta la tesi degli studiosi moderni che, contro le argomentazioni crociane (e in parte contro la stessa distinzione desanctisiana), affermano la sostanziale unità e organicità del mondo dantesco e della poesia della Commedia. Quanto a Leopardi, basterebbe indicare tre ordini di fatti: il riacquisto alla piú alta poesia leopardiana del canto La ginestra tutt'inrero contro le distinzioni fra strofe poetiche e strofe didascaliche; l'atten
1 L. V. N., p. 125.
2 VOI. XXXIII, fasc. 2, p. 180.
3 L. C., p. 205.
18.
264 I documenti del convegno
zione della moderna critica leopardiana ad oper[...] [...] delle Lettere su problemi letterari e su scrittori.
A proposito di questa nostra affermazione, giova osservare che Gramsci, indicando il « tipo » della nuova critica in De Sanctis 1, non fa mai riferimento a quella ch'è certo la parte piú debole, e ormai superata, del pensiero desanctisiano: quella distinzione fra mondo intenzionale e mondo poetico, accentuata dal Croce fino alla divisione; né mi pare molto azzardato affermare che la posizione gramsciana al proposito sia invece assai vicina alla relazione poeticapoesia, istituita dalle tendenze piú vive della moderna critica letteraria.
Della critica desanctisiana è invece, conseguentemente, accentuato l'elemento passionale, la figura della lotta culturale e del conseguente atteggiamento polemico e, a volte, sarcastico. De Sanctis (ed ecco che il quadro degli elementi di fondo si completa) come critico militante. E qui sarebbe opportuno inserire alcune serie di esempi positivi neI lavoro desanctisiano, presenti a Gramsci, nei quali la scientificità delle distinzioni accennate nella loro rela[...] [...]itico, sul piano culturale, ad opporre ad uno scrittore fra i grandissimi qual è Manzoni uno scrittore di minor statura come Zola. Ma, leggendo senza prevenzioni culturali le pagine desanctisiane su Zola, ben ci si accorge che mai al critico si affaccia l'intenzione di diminuire la portata artistica dell'opera manzoniana. È invece in questione una critica all'atteggiamento ideologico manzoniano. Ed è qui che s'innesta la tanto discussa notazione gramsciana sull'atteggiamento morale del Manzoni verso gli umili (e si potrebbe riproporre la distinzione fra « amore » e « ammirazione » e il metodo del « distacco », oggi s'intende, proposti da Gramsci per Dante). Ma, d'altra parte, l'« appassionato fervore » polemico proprio degli scritti desanctisiani su Zola giova, ci pare, alla stessa felice determinazione e caratterizzazione della « novità » di certi personaggi dello scrittore francese. (A questo proposto, mi sia consentito di rinviare ad un mio scritto su De Sanctis, Zola e la cultura italiana moderna)1.
Esempi negativi
Il fatto che si sia acc[...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Tamburrano, Gramsci e l'egemonia del proletariato in Studi gramsciani
Brano: [...]amburrano
GRAMSCI E L'EGEMONIA DEL PROLETARIATO
Un aspetto del pensiero politico di Gramsci che non è stato sufficientemente studiato ed approfondito è la concezione dell'egemonia. Eppure tale concezione rappresenta un originale contributo allo sviluppo del marxismo ed è la chiave di volta per comprendere le tesi gramsciane sugli intellettuali ed il partito. Coloro che si sono occupati del problema o hanno allineato acriticamente la concezione gramsciana alle tesi di Marx, Lenin, Stalin, Zdanov, oppure, al contrario, hanno genericamente sottolineato l'esigenza democratica del concetto di egemonia.
Il punto di partenza della concezione gramsciana è nella critica alla interpretazione meccanicistica della filosofia marxista. Dagli scritti giovanili su Il grido del popolo alle note sul saggio di Bukharin è costante in Gramsci il rifiuto del marxismo come filosofia della necessità storica. Per questo suo atteggiamento egli fu accusato dai riformisti e dai massimalisti di ispirarsi a tesi volontaristiche mentre l'attenzione di Gramsci se da una parte è rivolta contro il fatalismo materialistico dall'altra è sempre vigilante contro il pericolo del volontarismo idealistico. Dal superamento delle due opposte concezioni nasce la filosofia dell[...] [...] è per la massima libertà di discussione interna: « un'orchestra che fa le prove, ogni strumento per canto suo, dà l'impressione della piú orribile cacofonia; eppure queste prove sono la condizione perché l'orchestra viva come un solo " strumento " » 2.
Se vogliamo in breve riassumere queste sparse osservazioni che son necessariamente lacunose ed insufficienti poiché l'argomento esigerebbe una piú estesa analisi, possiamo dire che la concezione gramsciana è una concezione realmente democratica e segna un ritorno al marxismo classico. La strategia socialista nel mondo occidentale non può consistere nell'azione rivoluzionaria di una minoranza per rovesciare il potere del gruppo dominante ed avviare con l'esercizio dittatoriale del potere l'organizzazione della vita statale. Questa strategia riguarda i paesi arretrati. Le società occidentali sono altamente industrializzate e le masse dei cittadini non vivono allo stato primordiale ed amorfo. A causa dello sviluppo dei rapporti sociali di produzione e della diffusione della ideologia della classe
[...]
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da [Le relazioni] Apertura dei lavori (prof. Bianchi Bandinelli) in Studi gramsciani
Brano: [...]vegno ha inteso dare il Comitato direttivo deH’Istituto Gramsci.
Ventanni dopo la morte di Antonio Gramsci, morte che senza ombra di retorica potremo ben chiamare termine di un lungo martirio nelle carceri dell’Italia fascista, e dieci anni dopo l’instaurazione della Costituzione repubblicana in Italia noi ci siamo rivolti agli uomini di cui388
Apertura dei lavori
tura che già avessero avuto occasione di interessarsi della problematica gramsciana, per invitarli, non già ad una verbale celebrazione di Gramsci, non già ad una sua laica beatificazione, ma a rendere onore alla memoria di Gramsci nellunioo modo che fosse degno di lui e che anche alla sua concezione di vita, cosi profondamente e appassionatamente impegnata alla rieducazione del costume italiano, non sarebbe dispiaciuto. Con l'approfondimento, cioè, dei temi ideali che informarono la sua opera scritta e la sua azione politica; con la aperta, ma consapevole discussione intorno ad essi.
Dico consapevole perché chi si accinge a discutere e a parlare su Gramsci, deve tener co[...] [...]ni che sono state assunte rispettivamente dal prof. Eugenio Garin, dal prof. Roberto Cessi, daU’on. Paimiro Togliatti, dal prof. Cesare Luporini. Ad essi rinnovo in modo particolare il vivo ringraziamento del Comitato Direttivo deH’Istituto.
Attorno ai temi indicati ci è sembrato, e le adesioni ricevute ce ne dànno conferma ohe fosse possibile raccogliere tutti i motivi, i maggioriR. Bianchi Bandinelli
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come i minori, della tematica gramsciana e che potesse svilupparsi equilibratamente il triplice impegno che questo Convegno veniva a porsi: una, direi quasi filologica, rilettura di Gramsci; il ripensamento della sua opera in rapporto alila situazione italiana e al quadro della vita italiana; ili ripensamento della sua opera in rapporto alla situazione attuale del pensiero marxista.
Coloro che hanno aderito alla nostra iniziativa e che sono qui convenuti, diversi per orientamento e per grado di impegno politico, mo~ strano per il solo fatto della loro adesione e della loro presenza, di sentirsi impegnati, e per ciò stesso parteci[...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani
Brano: Aldo Zanardo
IL « MANUALE » DI BUKHARIN VISTO DAI COMUNISTI TEDESCHI E DA GRAMSCI
Analizzare la critica di Gramsci alla Teoria del materialismo storico di Bukharin è compiere un primo passo nel tentativo di inserire l’originale interpretazione gramsciana del marxismo filosofico nel quadro complesso e contrastato delle interpretazioni che si sono avute negli anni che precedono immediatamente e che seguono la costituzione della Terza Internazionale. Le note di Gramsci su Bukharin sono del 3334, ma appartengono idealmente a quel tempo, rappresentano, come vedremo, la maturazione di motivi che fermentavano nel mondo intellettuale di allora.
La fissità, l’unità, la semplicità, che hanno caratterizzato il marxismo filosofico a partire dal 3031, la posizione periferica in cui si è venuta a trovare l’Italia rispetto alle discussioni teoriche sul m[...] [...]ostazione umanistica non sembra determinare conseguenze rilevabili nelle concezioni politiche di Gramsci. Posizioni sindacalistiche, soggettivistiche, se ci sono, non sembra che possano collegarsi con queste concezioni generali.
In direzione non meno polemica contro la continuità, affermata da Bukharin, fra le scienze della natura e le scienze dell’uomo, contro la mutuabilità, se non l’identità, dei due metodi, è orientata anche la concezione gramsciana della scienza della natura. Anche se non mancano spunti di interpretazioni diverse, questa viene in genere considerata una tecnica di conoscenza particolare, cioè il metodo compilatorio, empirico; viene come bloccata nell’identificazione con questo metodo, resa incapace di trascendere se stessa e diventare vera conoscenza2. Non sembra di poter trovare, in Gramsci, tracce del motivo secondo cui « nelle scienze naturali, per il loro proprio sviluppo, è divenuta impossibile la concezione metafisica» (Engels). I risultati sempre superati e mutevoli e i metodi delle scienze naturali non rappresent[...]
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| Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine gramsciana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
| <---Storia <---Gramsci <---marxista <---italiana <---Dialettica <---Filosofia <---italiano <---marxismo <---gramsciano <---Pratica <---siano <---materialismo <---storicismo <---Marx <---socialismo <---socialista <---Ciò <---comunista <---idealismo <---ideologia <---ideologico <---ideologie <---Logica <---Scienze <---gramsciane <---Storiografia <---crociano <---ideologica <---italiani <---Engels <---Lenin <---Metafisica <---capitalismo <---leninismo <---leninista <---metodologia <---socialisti <---umanesimo <---marxisti <---realismo <---Feuerbach <---Stato <---crociana <---gramsciani <---hegeliana <---hegelismo <---Hegel <---ideologici <---italiane <---positivismo <---Del resto <---Russia <---Scienze naturali <---abbiano <---comunisti <---fascismo <---riformismo <---De Sanctis <---Diritto <---Labriola <---Ordine Nuovo <---Risorgimento <---comunismo <---idealisti <---liberalismo <---metodologica <---metodologico <---mitologica <---psicologico <---teologico <---Benedetto Croce <---Dinamica <---Dogmatica <---Estetica <---Meccanica <---Né <---Poetica <---Sistematica <---Sociologia <---crocianesimo <---d'Italia <---determinismo <---dogmatismo <---giacobinismo <---ideologiche <---metodologici <---positivisti <---revisionismo <---sociologia <---umanismo <---Antonio Labriola <---Ecco <---Francia <---Gobetti <---Machiavelli <---Pensiero filosofico <---Perché <---Retorica <---Scienza politica <---Sulla <---artigiani <---bolscevismo <---engelsiana <---fatalismo <---filologica <---filologico <---gnoseologica <---gnoseologico <---hegeliano <---illuminismo <---marxiana <---marxiste <---meccanicismo <---riformista <---riformisti <---sciana <---Agraria <---Antonio Gramsci <---Cattaneo <---Cosa <---Cosmo <---Così <---Diplomatica <---Etica <---Gli <---Il lavoro <---La Critica <---Lukàcs <---Manzoni <---Mi pare <---Mosca <---Psicologia <---Salvemini <---Teologia <---Togliatti <---Trotzki <---Umberto Cosmo <---biologico <---capitalista <---cristianesimo <---crociane <---d'Europa <---dinamismo <---dualismo <---economismo <---empirismo <---esistenzialismo <---leniniana <---materialista <---metodologiche <---naturalismo <---nell'Unione <---ottimismo <---parallelismo <---psicologia <---sciano <---sindacalismo <---socialiste <---sociologico <---teologia <---Bernstein <---Bukharin <---Carlo Marx <---Come <---Dico <---Dio <---Economia politica <---Editori Riuniti <---Energie Nuove <---Eugenio Garin <---Filologia <---Filosofia della storia <---Folklore <---Francesco De Sanctis <---Gnoseologia <---Ilici <---Inghilterra <---Linguistica <---M.S. <---Nord e Sud <---Note sul Machiavelli <---Partito <---Più <---Presso <---Principe-Discorsi <---Problemi <---Quale <---Rinascita <---Scienze sociali <---Stalin <---Statica <---Stilistica <---Torino <---URSS <---anarchismo <---antagonista <---apriorismo <---astrattisti <---biologica <---biologiche <---dell'Avanti <---dell'Istituto <---dell'Italia <---dell'Ordine <---desanctisiana <---dilaniano <---economisti <---empiriocriticismo <---esperantismo <---fanatismo <---fascista <---filologia <---gentiliana <---gentiliano <---gnoseologia <---gradualismo <---immanentismo <---imperialismo <---individualismo <---machiavellismo <---materialisti <---moderatismo <---monismo <---nismo <---opportunismo <---positivista <---scientismo <---settarismo <---siste <---sociologie <---sperimentalismo <---spiritualismo <---staliniana <---staliniano <---stalinismo <---storicista <---volontarismo <---Arbeiterbewegung <---Avviamento <---Basterà <---Beide <---Besinnung <---Bibliografia <---Biologia <---Bulganin <---Capitale <---Caratteri <---Carlo Bini <---Carlo Cattaneo <---Casa <---Cavalcante <---Cesare Luporini <---Che Gramsci <---Claudio Treves <---Cosi Gramsci <---Crispi <---Croce Gramsci <---Croce-Erasmo <---Croce-Gramsci <---Cunow <---Dei <---Del Croce <---Die <---Die Gesellschaft <---Discipline <---Divina Commedia <---Editions Sociales <---Enrico Ferri <---Entro <---Etats <---Etats-Unis <---Farli <---Fenomenologia <---Filosofia della natura <---Franco Fortini <---Galvano Della Volpe <---Gegenwart <---Geschichte <---Gramsci-Machiavelli <---Grundlagen <---Guicciardini <---Hamburg <---Hegel-Marx <---Historismus <---Husserl <---Il Capitale <---Il Principe <---Il Risorgimento <---Il bolscevismo <---Ilic <---Jahrbuch <---Kant <---Karl Marx <---Kautsky <---Kienthal <---Klassenbewusstsein <---Korsch <---L.V.N. <---La critica critica <---La guerra <---La lotta <---Lehren <---Leopardi <---Limpido <---Logica formale <---Ludovico Geymonat <---Machiavelli-Rousseau <---Malenkov <---Marx-Lenin <---Matematica <---Mathiez <---Max Adler <---Methode <---Methoden <---Momigliano <---Movimento <---Nei Quaderni <---Nenni <---Norberto Bobbio <---Nord <---Né Gramsci <---Ordine nuovo <---Otto Bauer <---Ottobre <---PCUS <---Pasolini <---Plekhanov <---Posta <---Proudhon <---Proudhon nella Miseria <---Renato Serra <---Rinascimento <---Rivista storica italiana <---Roberto Cessi <---Romagnosi 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<---Bernstein-Debatte <---Bevan <---Bianchi Bcmdinelli <---Bibliographie <---Bibliopolis <---Biblioteca Nazionale <---Bibliothèque <---Bielinskij <---Bilddokumenten <---Biock <---Biografia di Luigi Ciampolini <---Biografie degli Italiani <---Bisogna <---Blackwell <---Boasto <---Bogdanov <---Bolchévisme <---Bologna <---Bolshevism <---Bompiani <---Bordiga <---Boris Nikolaevskij <---Boris Ziherl <---Borisovic Rjazanov <---Bottomore <---Brodeur <---Bronstein <---Brumaio di Luigi Bonaparte <---Bruno Rizzi <---Brève <---Brèves <---Brìefwechsel <---Bucovina <---Bulletin <---Buon <---Buret <---Burnham <---CNRS <---Cahiers <---Calmann <---Calmann-Lévy <---Cambridge University <---Canada <---Canello <---Cantando <---Capitale Marx <---Capitale di Carlo Marx <---Capitalisme <---Capitolo <---Capitolo VI <---Castoriadis <---Caterina Sforza <---Cavacante <---Cecoslovacchia <---Celere <---Cenni <---Centrale di Firenze <---Cernisveskij <---Cernáuti <---Certo in Lukàcs <---Cesare Spellanzon <---Cesarini 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