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da Vasco Pratolini, Firenze, marzo del ventuno in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...] e quelle madri, non certo del Pignone, coi ragazzi per la mano, che spingevano la carrozzina. Sull'Arno, e lontano, il traghetto dell'Isolotto, un renaiolo sul barcone. Anche sull'Arno, era come non ci fosse nessuno; o per via del riflesso, non si vedeva. Il fiume scorreva con un certo moto; era calato dopo l'ultima piena, ma era ancora alto da coprire metà degli argini. È sempre così, di primavera. Gonfio, ma calmo, quasi verde e ora tutto barbagli; sotto il ponte schiumava un po', siccome fa un balzo alla pescaja di Santa Rosa, quando tocca San Frediano. Dall'altro capo, sullo slargo dove incominciano via dell'Antonella e via Bronzino, c'era la stessa gente di tutte le sere, ma era come se stesse ferma ad aspettare qualcuno o qualcosa che sarebbe dovuto arrivare da un momento all'altro. Era i fascisti che aspettavano: gliel'avevano mandato a dire, non si sapeva da chi, non si sanno mai queste cose, che sarebbero tornati stasera: "E prima di buio, giacché al Pignone si vuol rialzar la testa e lanciano le sfide, questi puzzolenti, queste[...]

[...]ni da soldato, coi gambali, o con le mollettiere. Chi in calzoni a righe, chi vestito di tutto punto, con la lobbia che davvero pareva un signorino. Pochi portavano il fez, cotesto aggeggio lo inalberavano nei cortei; i più erano, come si dice, a zucca vuota. Così, capelli al vento e manganello tra le mani, avevano messo a sedere San Frediano, facendovi irruzione una sera ogni tanto, quando pareva se ne fossero scordati. Fino alla sera della battaglia, che loro erano una cinquantina e si trovarono di fronte altrettanta gente, molta di più. « Un buscherio ». Gli rovesciarono addosso, dalle finestre, l'olio bollente; la teppa di via San Giovanni, ne prese uno e stava per infilarlo alla cancellata del Tiratoio; un altro "fu messo al muro e sorbottato, le donne gli strizzavano i cordoni". Ci fu un morto, ma tra quelli di San Frediano; e dei feriti. Di queste cose non ci si fa mai un'idea; non le scrivono sul
lo VASCO PRATOLINI
giornale, bisogna saper leggere sotto i titoli dove dicono: una rissa, un litigio, la solita cazzottata in via del [...]

[...]scricchiolano che sembra da un momento all'altro si debbano schiantare; se tira il vento forte, allora pare che tutto il ponte sia sul punto di partire. Si balla ch'è un piacere ». Un anno dopo l'altro, "cocendo l'uovo sul fornellino", riscaldandovi il latte quando si sentiva costipato. « Il vino, no, il vino, sembrerà una bestemmia, non mi è mai piaciuto. Perciò sei un falso! mi hanno incominciato col dire ». Il veggio in mezzo ai piedi; il ventaglio d'estate; ora se Dio vuole era un'altra volta primavera. « Ed eccomi qui, non so ancora chi è che mi dovrà dare lo sborso o la pensione; so soltanto che tra poco il ponte si chiude, anzi si apre, e io mi ritrovo coi capelli bianchi e preso tra due fuochi, in queste storie che non mi riguardano nemmeno come prossimo. E una bella situazione! ».
Era la situazione, dopo tutto, di chi sta su un ponte che unisce le due rive. Egli non avrebbe fatto onore ai suoi capelli bianchi, quella sera.
« Ce l'hanno anche con me? », si ripeteva. « Ma chi vi conosce, ma chi siete? Questa Gavagnini, l'ho appen[...]

[...]za e la prima spostatura. Sono cresciuti uscio a uscio, di padre in figlio, da nonna a nipote; e nondimeno, è come non avessero un nome, due occhi, gli orecchi per sentire. Sono la gente del Pignone che ha sempre vissuto del suo lavoro, o che si é arrangiata; che ha messo su una Mutuo Soccorso "quando ancora si stava sotto il Granduca", che ha fondato un ricreatorio di cui oggi, i ragazzi, la domenica, portano la divisa: i pantaloni bianchi, la maglia verde, il berretto alla raffaella: e sanno fare gli esercizi, si distinguono da quelli degli altri rioni; che a furia di quotarsi, un tanto la settimana, si sono costruita una Casa del Popolo, un'arena per ballarci durante la buona stagione, un pallaio. Una squadra ginnastica, la banda, dei corridori in bicicletta. Tutte queste cose Malesci e i suoi amici, gliel'hanno amareggiate e messe in pericolo. « Sarebbe il meno male » dicono. È che questa folla, questa gente, s'è vista stringere d'assedio, non più solamente in fabbrica, in Fonderia, ma dentro le proprie case. Hanno subito bastonate, [...]

[...]ceversa, ecco, dopo l'ultima devastazione della Casa del Popolo, si
FIRENZE, MARZO DEL VENTUNO 15
sono dati convegno sulla piazza, nelle strade vicine, e aspettano. Non lo sanno nemmeno loro che cosa; ma li aspettano, si vedrà cosa succede. Stanno sugli usci, le donne: le giovani come le anziane; o alle finestre, appoggiate sui gomiti, e tenendosi una mano sul petto, senza dirsi una parola. Guardano i loro uomini riuniti a gruppi sulla piazza, agli angoli di via dell'Anconella e via Bronzino, davanti alle botteghe e al caffé, le spalle contro gli stipiti delle porte, contro i muri, anche loro in silenzio. E né le une gli raccomandano di non trascendere, né gli altri di rientrare nelle stanze. Soltanto i ragazzi, che non sono tuttavia sul fiume questa sera, né sugli argini o i prati delle Cascine, ma li, intorno, sulla piazza e nelle strade, gridano scavalcandosi a turno sulla schiena, in un giro tondo che non è più quello che facevano da bambini. Le loro voci sottolineano quel silenzio. E una folla che aspetta; sono cento, duecento pers[...]

[...]uando non mancava che fare i sovieti e difendere la nostra,
delle rivoluzioni, ci dissero: Tornate a casa, non è ancora l'ora ».
« Spartaco era calmo, ma si capiva avrebbe dato la testa nel
muro ».
<c Disse: questo ci ridimostra chi sono i socialisti, bisognerà
crescere e togliere di mezzo anche loro ».
« E siccome noi siamo con queste idee e non ci si può mutare ».
« Ci si muta la faccia? ».
« Ci si muta il cognome? ».
« Ci si possono tagliare i coglioni ? ».
c< E il bolscevismo è come il sangue che esce se sei ferito ».
r
18 VASCO PRATOLINI
« Se stasera tornano, stasera non passino il ponte perché ci
trovano vestiti ».
« E la sera che le pagano tutte ».
«
E la sera che si mandano noi all'ospedale ».
« Finora ci siamo sempre difesi male ».
« Siamo troppo dolci ».
«Ci hanno preso sempre alla sprovvista ».
« Ma stasera, che non passino il ponte stasera ».
Quei garofani e quei gerani ci stavano per figura, ai davanzali. Di fronte ai loro occhi, ma lontano, di lá dal ponte su cui si fissavano i loro sguardi, il gran ve[...]

[...]
« Aveva due occhi che ti davano coraggio anche se non
l'avevi ».
« Fumava come me le macedonia ».
«Sapeva reggere il vino, se era il caso ».
« Conosceva le questioni della Fonderia come fosse sempre
stato davanti al forno e nel consiglio d'amministrazione ».
FIRENZE, MARZO DEL VENTUNO 21
Perciò, gli faceva paura ». .
« Lui da solo, come se ci si presentasse tutti insieme ».
« Parlava poco, ma quando apriva bocca non c'era una parola
sbagliata ».
« Diceva quello che tu avresti pensato e non ti veniva di dire ».
« E l'hanno stecchito come si stecchisce un cane ».
« Un uomo come lui non rinasce, bisognerà saperlo inventare ».
« Ma lui, ce lo pagano caro ».
« Ce lo pagano anche per quelli finiti all'ospedale ».
« Per la gente che hanno schiaffeggiato ».
« Per la gente che hanno legato ».
« E per quella che hanno fatta sparire avanti di lui ».
4
Il Masi era tornato davanti al suo stabbiolo. « Non mi dice nulla di buono » si ripeteva. Si tirò il berretto sulla fronte per ripararsi dal riflesso del sole, e si portò una mano [...]

[...] a indugiare ».
Colui che aveva parlato non era Folco, ma un altro di quelli che il Masi vedeva per la prima volta. Gli stava quasi di fronte, al fianco di Folco, ed era un ragazzo come Folco, di sicuro non aveva trent'anni. Era alto, magro, un biondino si poteva dire del tipo che era, anche se il berretto all'inglese gli copriva la fronte e gli calzava la nuca. Sotto la giacca, come troppo larga per lui, invece della camicia nera, portava una maglia scollata. Questo, e come stava in piedi, come si dondolava, rafforzavano l'idea di un marinaio, che fosse li per caso. Aveva il viso abbronzato dei marinai; forse per questo gli occhi sembravano tanto chiari. E una espressione, infine, sulla faccia, non come degli altri dura, risentita, accigliata, ma tranquilla, decisa, percui, non ci si spiega, era, fra tutti, quello che metteva piú paura. Ora reggeva la pistola appoggiandosela sotto il mento, mentre parlava.
Si va avanti », ripeté. « Forza ».
Falco lo fermò, secco e strisciandosi lui la canna del proprio revolver sulla gota: «Non dire b[...]

[...] po' si dava coraggio: « O non é il Santini? Mi pare, non lo so ». Poi, rivolto ai suoi amici, Falco gli ordinò: « Non mi venite dietro. Muovetevi quando vi chiamo ». E avanzò sul ponte, si fermò dieci passi lontano.
« Ci sono, eccomi qui », gridò. « Tu chi sei? Sei quella carogna del Santini? D.
Dalla parte del Pignone, lo videro avanti ch'egli aprisse bocca, e le urla, i gridi che si levarono dalla folla, copersero le sue parole. Egli era abbagliato dal riflesso, scorgeva come una fiumana nera, colorata, agitarsi +a capo del ponte, e come ondulare, trattenuta in se stessa, e contemporaneamente, una figura d'uomo, una figura di donna, un'altra donna un altro uomo, ora pareva un ragazzo, cinque, dieci figure avanzare di qualche metro, prenderlo di mira e rientrare di corsa tra la folla. Dei sassi, dei pillori, gli caddero vicino, uno gli sfiorò la testa ed egli fu costretto a scansarsi, mentre nell'incendio sempre più basso del cielo, da quel gesticolare, gli insulti, gli urli, le grida lo subissavano. Egli alzò la pistola e sparò in ar[...]

[...]FIRENZE, MARZO DEL VENTUNO 25
1
«Non risolvi nulla a minacce. Andiamo avanti. Sono una massa di pecore, non li vedi? ».
Folco lo agguantò al braccio, mentre si muoveva; lo aveva arrestato sullo slancio e gli aveva fatto cadere la rivoltella, perciò Tarbé si era fermato. Raccolse la rivoltella; e gli disse:
«
E tutto qui il tuo coraggio, capitano? ».
« Non ti mettere a provocar me, Tarbé, sii buono! Io li conosco, so con chi ho da fare ».
Agli spari, era seguito un ondeggiamento della folla, come un fuggi fuggi subito ricomposto. Folco gridò:
« Vi do tempo due minuti per sgomberare la piazza. Mandate a casa le donne. O spariamo addosso anche a loro. Vi si disfà, stasera ».
E accadde qualcosa di cui il Masi non si sarebbe « mai capacitato »; di cui anche Folco, che pure li conosceva, si sorprese, e per la prima volta nella sua vita, gli fece gelare il sangue nelle vene. Erano trascorsi dieci minuti, nemmeno, dall'arrivo dei fascisti, e tutto finora, si era svolto « in un battibaleno, come un volo di pallonetto che con l'occhio non[...]

[...] incominciavano i secondi dieci minuti, un quarto d'ora che sarebbe sembrato eterno, e poi, « poi da mettersi le mani sugli occhi davvero ».
Stasera vi si concia per le feste », urlò il Pomero.
E Folco: « Ho guardato l'orologio, sappiatevi regolare ».
Ma in quello stesso momento, come da dietro un gran velo di tulle, di caligine, di bruma, uscendo dall'ombra della piazza dove già era calata la sera, e sbucando sul ponte ancora colpito dai barbagli di sole, la gente del Pignone avanzava lentamente, compatta, unita, si sarebbe detto facendosi catena con le mani. Il ponte era largo cinque metri, ed essa lo riempiva, da questo a quel parapetto, dall'una all'altra grata. Erano un centinaio di persone, forse, o poco più, ma cosí strette, affiancate, parevano un esercito, un'armata. Delle donne stavano nelle prime file.
« Carogne, fermatevi », gridò Folco. Si era messo con un ginocchio a terra, per impugnare meglio la pistola e darsi come un riparo. Gli altri lo avevano imitato. « Un altro passo, e si spara ».
Gli rispose, non più il Santin[...]

[...] venne risucchiato nel gruppo come da uno strattone.
I fascisti ne avevano approfittato per rinculare di qualche passo, e adattarsi in una posizione migliore, sui due lati: Folco, Tarbé e il Pomero davanti; gli altri alle loro spalle e dirimpetto. La folla, come i fascisti si erano fermati, anch'essa si fermi. Su quelle teste si alzavano delle spranghe, dei bastoni. Erano a metà del ponte; e in quel momento il sole dava gli ultimi e più. forti bagliori.
Qui, parti il primo colpo. Né Folco, né il Pomero, né Tarbé avevano sparato, ma dalle loro spalle, « quello basso, tutto nero come la pece ». In piedi, cercando la mira dentro il mucchio, una ventina di metri distante, e col riflesso che l'accecava, egli sparò due, tre volte ancora. Nella folla si apri un varco; tra urli e grida, essa si divise in due file, e sbandò e si sparse verso la piazza donde era partita. Miracolosamente, la metà del ponte rimase vuota; nessuno sotto quei colpi era caduto. Ora, dall'altro capo del ponte, impugnando i moschetti dei carabinieri, accorrevano i due fa[...]

[...]onte, nel fiume. Contemporaneamente Folco vedendo coloro che avevano attraversato il fiume sul barcone risalire l'argine delle Cascine, gli aveva sparato; e d'istinto, per darsi un riparo, era saltato sull'auto, mentre il fascista anziano lanciava la macchina sul lungarno e verso la città. Da bordo, Folco e il Pomero, continuarono a sparare, finché l'auto non scomparve lontano, dietro una voltata.
Sul ponte, la folla, una volta di più sorpresa dagli spari, subito immaginandosi un'imboscata, e che dei rinforzi fascisti la prendessero dai due lati del ponte, impazzita e dalla rabbia e dal terrore, si era sbandata. Il ragazzo lottava ancora con Tarbé che si liberò di lui, si alzò e di corsa cercò scampo dalla parte delle Cascine. Ma già coloro che erano risaliti dall'argine, un attimo intimoriti dalla sparatoria di Folco e del Pomero, ora imboccavano il ponte; e quelli sbandatisi, tornavano indietro correndo, per cui Tarbé si trovò preso lui ora, e solo, tra i due gruppi della gente del Pignone che gli si avvicinavano. Non più donne o uomin[...]



da Voce enciclopedica di G.Pr [Giovanni Primavera], Siria in Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S)

Brano: [...]Siria svolge anche una notevole attività commerciale, ora soprattutto con i paesi dell'Est europeo. D'altronde la sua stessa posizione geografica, in un quadro di persistente instabilità politica del Medio Oriente, ha indotto ì dirigenti siriani a convogliare gran parte del bilancio dello Stato nelle spese militari, con grave pregiudizio per lo sviluppo economico complessivo del paese.
Cenni storici
Sede di antiche civiltà e bene amministrata dagli occupanti arabi tra il VII e il XV secolo, dal 1516 la Siria venne occupata dai turchi, subendo da allora un processo di decadenza protrattosi fino al dissolvimento dell'Impero Ottomano seguito alla Prima guerra mondiale. Già da alcuni decenni i nazionalisti arabi lottavano per l'indipendenza del paese e il 30.9.1918 i guerriglieri beduini, capeggiati da Faisal (figlio del re dell'Arabia) e dall'agente britannico D.H. Lawrence, a fianco delle truppe inglesi comandate dal maresciallo E. Hinman Allenby (futuro alto commissario per l'Egitto e il Sudan), entrarono a Damasco. Nel luglio 1919 il Co[...]

[...]no furono affidati a un "mandato" francese che praticamente riduceva entrambi i paesi a uno stato di soggezione coloniale.
Nella nuova situazione, il Congresso nazionale siriano proclamò l'indipendenza della SiriaPalestina, ri
conoscendo il diritto del Libano a una certa autonomia, ma tale decisione non venne accettata dalla Francia e, nel luglio dello stesso anno, un corpo di spedizione francese occupò Damasco. Faisal, evidentemente convinto dagli inglesi, si diede alla fuga e nel 1921 divenne, al servizio del governo britannico, re dell'Iraq (v.).
L'occupazione francese
Per meglio controllare la complessa situazione siriana, i francesi divisero amministrativamente il paese in quattro "stati" (Damasco, Aleppo, la zona Alauita, il Jebel AdDuruz). Inoltre essi formarono lo "stato" del Grande Libano unendo una parte dell'ex provincia (vilayet) ottomana della Siria con la provincia di Beirut e il monte Libano, ma i nazionalisti siriani si opposero a queste decisioni e per tacitarli, nel 1924, i francesi accettarono che Aleppo e Damasco v[...]

[...]idente americano Eisenhower contribuì ad allargare il fossato, facendo crescere nell'area la tensione bellica, tanto che a un certo momento il governo siriano decretò la mobilitazione: il 17.10.1957 truppe egiziane sbarcarono a Latakia in appoggio al governo siriano e l'U.R.S.S. inviò due navi da guerra a protezione della costa: la politica americana aveva di fatto permesso all'U.R.S.S. e all'Egitto di porsi come protettori della Siria di fronte agli attacchi dell'Occidente.
La Repubblica Araba Unita
Dalla fine del 1957 l'influenza sovietica in Siria crebbe, rafforzando il Partito comunista siriano, ma all'interno del paese gran parte della borghesia era tutt'altro che favorevole a tale situazione e lo stesso partito Ba'th preferiva affidarsi piuttosto al regime nasseriano. Cominciò in tal modo a prendere piede l'idea di una unione federale con l'Egitto, quale primo nucleo di una più vasta unità araba. II Partito comunista siriano guidato da Begdash (vecchio quadro formatosi in Francia sotto la guida della Terza Internazionale) era il m[...]

[...]uparsi di politica e tutti i partiti si sarebbero dovuti sciogliere per far convergere i loro iscritti nell'Unione nazionale, partito unico di modello egiziano. In realtà Nasser mirava a fare della Siria un polo di attrazione per le popolazioni arabe con essa confinanti, quindi l'unione tra i due paesi si dimostrò subito assai più problematica del previsto: di fatto i siriani si trovarono politicamente, militarmente ed economicamente subordinati agli egiziani e il Ba'th si rese conto che stava per perdere un qualsivoglia ruolo dirigente. La situazione interna peggiorò anche in seguito al clima di repressione instaurato dal colonnello Sarraj (ministro siriano "regionale" agli Interni, nel quadro della R.A.U.), dimostratosi ben presto più legato ai leader egiziani che non al proprio paese.
Un ulteriore elemento di tensione giunse dall'Iraq, dove nel luglio 1958 il generale Kassem aveva spodestato la monarchia e dove il Partito comunista stava conquistando, con il favore delle masse, un notevole peso politico, tutto ciò grazie all'appoggio sovietico. Questo rivolgimento iracheno offriva ai siriani un'alternativa concreta, per cui i rapporti degli egiziani con il Ba'th e con la borghesia siriana si deteriorarono rapidamente. A ciò si aggiunse una pesante situazione [...]

[...]slamica dei Fratelli musulmani, disordini motivati dal fatto che il Ba'th e l'esercito reclutavano molti dei loro quadri tra le minoranze etniche, in particolare fra gli alauiti.
L'esercito represse duramente le proteste e, dopo un breve interregno di Bitar, Hafiz tornò a presiedere il C.N.C.R. accelerando il programma di nazionalizzazione delle grandi imprese commerciali e indu striali, nonostante l'opposizione di vasti strati della borghesia. Agli oppositori, il nuovo regime fece fronte istituendo un tribunale militare speciale.
D'altra parte, i conflitti ideologici attraversavano anche il Ba'th, nel quale era sorta una nuova generazione di militanti che, convinti del, la necessità di collegare la lotta nazionale a una prospettiva di azione contro l'imperialismo occidentale, non condividevano il puro
e semplice nazionalismo di Aflaq e degli altri capi storici del partito. Nell'ottobre 1963, al VI Congresso del Ba'th, quest'ala di sinistra ebbe la maggioranza e il 23.2.1966, in seguito a un ennesimo colpo di stato militare, Aflaq e Bi[...]

[...] di Damasco ha riallacciato i rapporti diplomatici con gli U.S.A. (1974) e ha adottato un approccio estremamente cauto nei confronti del problema israeliano, aspirando a ricoprire quel ruolo che l'Egitto ha dovuto abbandonare dopo l'accordo stipulato dal premier Sadat a Camp David, ripudiato come un vero e proprio tradimento dai paesi arabi. Dal 1986, la posizione internazionale della Siria si è tuttavia aggravata in seguito alle accuse rivolte dagli U.S.A. e dall'Inghilterra al governo di Damasco di organizzare e sostenere attività terroristiche a livello internazionale (accuse che i dirigenti siriani hanno fermamente respinto).
G. Pr.



da Saverio Tutino, Cuba 1963. Comincia il «piano» con l'agricoltura al primo posto. Di ritorno da Cuba in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1963 - - gennaio - 19

Brano: [...]di latte condensato: carne, 400 grammi alla settimana; uova, due alla settimana. A parte queste quantità fisse, di tanto in tanto arrivano scatole di sardine, formaggi, prosciutti d'importazione.
La distribuzione viene fatta in base alle tessere. Sono in vendita liberamente il pane, i dolci, cioccolata e caramelle, marmellate, tutto quello che si può fare con un po' di farina, olio e zucchero. Nelle «cafeterie» ci sono gelati di frutta locale.
Agli angoli delle strade c'è il venditore di ostriche, che non sempre è aperto; ma tre o quattro giorni alla settimana — quando arriva il rifornimento — si possono ingoiare dieci ostriche per venti centesimi di «peso»: sono già sgusciate e ' vengono servite in un bicchierino, con sugo di limone e di pomodoro.
Si potranno fare i conti e si vedrà che non c'è da scialare. Ma io sono andato nelle campagne e ho potuto constatare che con un'organizzazione migliore il razionamento può certamente diventare più abbondante. Ci sono zone dove il latte si beve a secchi e dove non manca mai la carne o il pol[...]

[...]a agraria sono stati messi a coltivazione 540 mila ettari di terra incolta. Il limite è dato dalla mancanza di mano d'opera e il problema principale, per il '63, è di intensificare la produzione rispetto alla stessa estensione di terre: problema di migliorie tecniche, soprattutto che sono relativamente facili da introdurre nelle fattorie del popolo e in quelle della canna da zucchero (per la prima volta quest'anno s'impiegano per il raccolto le tagliatrici meccaniche), mentre incontrano serie difficoltà presso i piccoli contadini privati, ostili alle innovazioni. Il cinquantanove per cento della terra, a Cuba, è ancora in mano a piccoli, medi e anche relativamente grandi proprietari (300 ettari di terra fertilissima sono tanti!).

L'importante è correggere presto gli errori
Il raccolto della canna da zucchero sarà ancora quest'anno assai scarso. L'anno scorso fu di 4,8 milioni di tonnellate contro 6 milioni nel '61. Quest'anno si prevede che non supererà i 4,5 milioni. A parte la siccità, è stato commesso l'errore di combattere contr[...]

[...]ompere col sistema coloniale per cui Cuba produceva solo essenzialmente canna da zucchero) è stata male interpretata.
Laddove bisognava soprattutto mettere a coltivazione terre vergini e migliorare la tecnica agricola, si è scelta la via più semplice di non seminare la canna quando occorreva. Ora si è rimediato, ma bisognerà attendere il '64 prima di tornare a raccolti che diano tutte le possibilità d'esportazione di cui abbisogna Cuba.
Si può sbagliare. L'importante è correggere presto gli errori. Anche un tecnico come René Dumont (l'esperto di questioni agricole francese che prodiga i suoi consigli in tutte le parti del mondo dove si affronta riforma agraria), a Cuba si era sbagliato considerando che ci fosse un problema di eccedenza di mano d'opera, nelle campagne. In realtà, per esempio, quest'anno nonostante l'impiego di mille macchine, mancheranno 65 mila lavoratori per il taglio della canna da zucchero. Per i raccolti del caffè e del cotone si è dovuto ricorrere al lavoro volontario dei giovani di città, studenti e impiegati. L'anno prossimo, se ci sarà piena pace, anche i soldati andranno a dar man forte nelle campagne. In realtà, sotto la scarsità di mano d'opera si nasconde una certa dose di sottoimpiego. Prima della rivoluzione, centinaia di migliaia di braccianti lavoravano solo durante i raccolti. Adesso che i latifondi destinati unicamente al pascolo sono stati messi a coltivazione con l'organizzazione delle fattorie del popolo, tutti lavorano tutto l'anno e [...]



da Saverio Tutino, Approvato un appello agli intellettuali di tutto il mondo. Si è concluso all'Avana il congresso culturale. Primo bilancio di un evento nuovo - Positivo dialogo tra intellettuali europei e del terzo mondo - Agli atti del congresso l'autodifesa di Debray in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1968 - - gennaio - 13

Brano: Approvato un appello agli intellettuali di tutto il mondo
Si è concluso all'Avana il congresso culturale
Primo bilancio di un evento nuovo — Positivo dialogo tra intellettuali europei e del terzo mondo — Agli atti del Congresso l'autodifesa di Debray
Dal nostro corrispondente
L'Avana, 12
Si conclude domani all'Avana il congresso mondiale di cultura, un evento sicuramente nuovo nella pur lunga storia degli avvenimenti di questo genere. Ad indicare questa novità basta il documento finale che chiama gli intellettuali di tutto il mondo alla solidarietà attiva con lotte di liberazione dei popoli ancora soggetti al dominio imperialista. Il documento è stato applaudito unanimamente con fervore da oltre quattrocento persone provenienti da sessantacinque paesi di tutti i continenti.
Per la prima volta si[...]

[...]ialisti. Questo è forse per tutti uno dei risultati nuovi più positivi del congresso dell'Avana.
Si è parlato dei problemi più scottanti con libertà e misura. Una mozione per stimolare la resistenza contro le diverse forme di penetrazione degli strumenti culturali dell'imperiallsmo statunitense è stata accompagnata da un appello alla solidarietà con gli intellettuali nordamericani che lottano contro l'imperialismo.
E' stata letta e consegnata agli atti del convegno l'autodifesa di Régis Debray al tribunale di Camiri, autodifesa che era rimasta finora segreta: un documento importante sull'impegno degli intellettuali e sulla impossibilità di separare il pensiero e l'azione del misurare i loro compiti rivoluzionari.
Un altro aspetto rilevante del congresso: la qualità della partecipazione. Basti elencare alcuni nomi tra quelli che noi conosciamo: Mario De Andrade, per le colonie portoghesi; Julio Cortazar, per l'Argentina; Antonio Saura, Alfonso Sastre, Juan Antonio Bardem, venuti dalla Spagna; Michel Leiris, Christiane Rochefort de Mandi[...]



da Velio Spano, La lotta per la libertà del popolo siciliano in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]o supremo, hanno per lunghissimo tempo
c fiancheggiato ' il fascismo. I finanziatori dell'attuale separatismo, sono gli stessi che hanno finan
ziato al suo sorgere il fascismo, che ne sono stati
per lunghissimi anni gli iniziatori, gli organizzatori e i sostenitori, fino al momento in cui, con altri
gruppi feudali e capitalistici del continente, si sono staccati dal defunto regime a.causa della sua catastrofica politica autarchica di guerra. Agli attuali separatisti siciliani si può tutt'al più concedere che, essendo stati i primi colpiti dalla politica autarchica, sono stati tra i primi ad abbandonare il fascismo, in nome dei loro interessi e non già di quelli del popolo siciliano, come essi pretendono oggi. Ma resta il fatto che gli attuali dirigenti del movimento per l' indipendenza, fortemente unitari quando il , separatismo siciliano si rivolgeva contro l' imperialismo fascista, diventano truculentemente separatisti quando questo movimento si dirige contro la sorgente democrazia italiana ed è quindi, almeno oggettivamente, favore[...]

[...]8 giorni dopo il primo discorso, FinocchiaroAprile ne pronunzia un secondo nel quale afferma (dopo aver dichiarato accettabile, soltanto in via di compromesso, una politica federalistica) che c se in Italia dovessero sorgere una o più repubbliche, se non addirittura bolsceviche (sic D, semplicemente comuniste, non sarebbe possibile la partecipazione della Sicilia alla confederazione ,. E qui il separatismo mostra chiarissimamente la sua coda di páglia l
Questo breve quadro indica tuttavia esaurientemente per quali ragioni i comunisti, che guardavano con simpatia al movimento separatista quando esso era rivolto contro l' imperialismo fascista, ,lo denunziano oggi, quando esso è schierato sulla stessa linea del fascismo, contro la sorgente democrazia italiana.
Questo, però, non soltanto non significa che i comunisti ignorino i problemi angosciosi che pongono oggi alle popolazioni siciliane ottant'anni di sfruttamento coloniale patiti ad opera del capitalismo continentale e dello Stato reazionario italiano in combutta con le cricche reazio[...]



da Luciana Castellina, Scacco al re e ai colonnelli [sopratitolo: La crisi di Cipro] [sottotitolo: La diplomazia americana deve registrare il fallimento del piano di trasformare Cipro in una base NATO ma l'influenza di Washington sul governo greco lascia aperte le prospettive più negative per la sicurezza nel Mediterraneo] in KBD-Periodici: Rinascita 1967 - 12 - 8 - numero 48

Brano: [...]ra almeno anche allo scacco degli Stati Uniti i quali, fin dal 1964, avevano sostenuto una soluzione della crisi cipriota nei quadro della NATO. Si tratta del famoso Piano Acheson che prevedeva la riunificazione di Cipro alla Grecia in cambio della cessione alla Turchia da parte di questo paese dell'isola di Castellorizo e dei diritti di sovranità su una vasta base militare a Cipro. In sostanza si trattava di una soluzione che avrebbe consentito agli Stati Uniti di superare la ferma opposizione dell'arcivescovo Makarios nei confronti dell'installazione di basi NATO nella piccola repubblica: una volta spartita fra Grecia e Turchia, ambedue fedeli pedine atlantiche, Cipro sarebbe stata infatti facilmente trasformata in una portaerei a disposizione del Pentagono.
Il Piano Acheson non potè allora essere attuato perchè il governo di Nicosia, forte dell'appoggio dell'Unione Sovietica protestò la propria indipendenza ribadendo la sua volontà di mantenersi su posizioni neutraliste. Ma il piano non fallì solo per questo: il governo Papandreu rifi[...]

[...]ricano, le cose, come si è visto, sono andate diversamente. Da un lato il governo turco, investito l'indomani degli incidenti di Cipro, da un vasto moto popolare anti USA non ha potuto avallare il piano americano ed è stato costretto dalla pressione della propria opinione pubblica a reagire; dall'altro, la debolezza del regime greco non ha permesso ad Atene di correre alcun rischio e l'ha dunque costretto a cedere alle prime proteste di Ankara. Agli ame
ricani — a questo punto non resta
va che scongiurare il peggio, e cioè un conflitto armato fra due paesi della NATO, una guerra che avrebbe fatto (( saltare » uno dei più delicati settori della strategia atlantica. E questo per giunta, proprio nel momento in cui, in seguito alla rottura dei rapporti diplomatici fra paesi arabi e Stati Uniti, esso appariva ancor più indebolito.
Questa fase della lunga crisi cipriota si pub dunque dire conclusa con un sostanziale scacco della manovra USA — oltrechè con un ulteriore indebolimento del prestigio dei già tanto squalificati governanti di Aten[...]

[...]'ultimo continuato a manifestare nei confronti dell'accordo faticosamente raggiunto per opera dell'inviato di Johnson Cyrus Vance, obbligano ad una certa cautela. Makarios, è vero esce dalla crisi senza più sul capo la spada di Damocle che i 12.000 uomini di Grivas rappresentavano per la sua autonomia; ma è anche vero che la riduzione della milizia grecocipriota, il protettorato stabilito dall'ONU sull'isola e infine il ruolo determinante avuto dagli Stati Uniti tramite Vance, nella conclusione dell'accordo, non sono fatti da rassicurare sulle prospettive di una reale indipendenza di Cipro. Gli americani hanno dovuto per ora rinunciare al loro piano perchè incapaci di sanare le contraddizioni che suscitava fra i suoi stessi alleati, di cui uno, la Turchia, ha mostrato di non esser più disposto ad accettare pienamente il diktat di Washington. Ma — scriveva giustamente l'ultimo numero del Sunday Times — non bisogna dimenticare che in questi vent'anni la Grecia ha ottenuto 1.719 milioni di dollari di aiuto economico dagli Stati Uniti e la Tu[...]

[...]endenza di Cipro. Gli americani hanno dovuto per ora rinunciare al loro piano perchè incapaci di sanare le contraddizioni che suscitava fra i suoi stessi alleati, di cui uno, la Turchia, ha mostrato di non esser più disposto ad accettare pienamente il diktat di Washington. Ma — scriveva giustamente l'ultimo numero del Sunday Times — non bisogna dimenticare che in questi vent'anni la Grecia ha ottenuto 1.719 milioni di dollari di aiuto economico dagli Stati Uniti e la Turchia 2.100. Nella riunione dell'OCED che si terrà all'inizio del prossimo anno si dovrà discutere della situazione debitoria della Turchia nonchè della prossima fase di attuazione del piano di aiuti degli Stati Uniti.
« Ovviamente la voce più autorevole in tale riunione sarà quella degli americani, il che spiega parzialmente perchè Cyrus Vance ha potuto parlare nel corso della crisi cipriota con maggiore autorevolezza di quanto non abbiano potuto fare il segretario della NATO Manlio Brosio e il rappresentante di U Thant ».
Libera nos Domine
« La vedova del senatore Kefa[...]



da Massimo Robersi, Dal Cairo ad Ankara: bastone e carota. [sottotitolo: Ha detto Nasser: «Avevamo una sola alternativa, essere dominati o accettare la sfida»] in KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 1 - 23 - numero 4

Brano: Da! Cairo ad Ankara:
bástone e carota
Ha detto Nasser: « Avevamo una sola alternativa, essere dominati o accettare la sfida »'
Proprio al termine del 1964 un
anno, per vero dire, di relativa tran.qualità — un improvviso sussulto ha confermato l'instabilità di fondo della vita politica del Medio Oriente gettando, alto stesso tempo, un'ombra d'in certezza sul futuro. Agli inizi del mese infatti, un'aspra polemica s'è sviluppata tra Stati Uniti e Repubblica Ara
Unita: ad una richiesta egiziana di aumentare le forniture di aiuti alimentari, Washington ha risposto negativamente dichiarando, senza ambiguità, di essere decisa a tale passo a causa della politica estera egiziana giudicata in modo negativo; a tale offesa il presidente Nasser ha reagito con un aspro discorso a Porto Said nel corso del quale ha ribadito con energia il pieno diritto del suo paese ad operare in pieno libertà nell'arena internazionale senza sottostare ad odiosi ricatti.
Per cominciare a [...]

[...] Porto Said nel corso del quale ha ribadito con energia il pieno diritto del suo paese ad operare in pieno libertà nell'arena internazionale senza sottostare ad odiosi ricatti.
Per cominciare a spiegarci che cosa c'è sotto l'incidente, è opportuno leggere un commento molto preciso a tutta la vicenda che è apparso sul quotiadiano del Cairo AIAkhbar: «L'America pratica nei nostri confronti la politica del bastone e della carota. Essa minaccia di tagliarci i viveri se ci rifiutiamo di abbandonare it Congo al suo destino, di lasciare solo il Sudan, di lavarci le mani della Yemen e di mantenerci lontani dai movimenti di liberazione nazionale. Ma la lotta per la libertà è indivisibile. Nello Yemen, nel Congo e nel Sudan v'è la medesima battaglia per la quale noi dobbiamo versare il nostro sangue e sacrificare una parte della nostra prosperità s. Senza timore di essere accusati di semplicismo, pensiamo che non vi sua nulla da aggiungere o da togliere alla netta definizione dei fatti formulata dal giornale egiziano. In realtà, confermando puntualmente le previsioni dei più seri commentatori politici, la tragedia congolese causata dall'intervento dei belgi e degli americani, comincia a dare i suoi frutti avvelenati e minaccia conseguenze a catena in località assai lontane da Stanleyville: il sostegno morale e concreto della RAU ai part[...]

[...]dell'intervento diretto e ne deriva, in prospettiva, se gli Stati Uniti non avvertiranno gli enormi rischi insiti nell'operazione, una internazionalizzazione su scala africana e ormai a breve scadenza del problema del Congo.
Ma il malumore tra RAU e Stati Uniti, come sottolineava l'AIAkhbar ha pure altre cause. E non si tratta solo della questione dello Yemen tutt'ora minacciato dai ribelli monarchici so stenuti dall'Arabia Saudita e ben visti dagli americani, o della situazione sudanese, uscita da un immobilismo con servatore e orientata verso un neutralismo assai più marcatamente anticoloniale che in passato; in verità un complesso di fenomeni; parecchi dei quali connessi con la politica estera della RAU o con la sua condizione interna, va assumendo sempre .maggiore importanza e destando, in Occidente, sempre più cupi malumori.
In primo luogo c'è da sottolineare il lento, ma graduale progredire della RAU e dell'Irak verso la costituzione di un'unica entità statale: la probabilità, dunque, d'un rafforzamento del', le tendenze socialist[...]



da [Gli interventi] G. D. Obickin in Studi gramsciani

Brano: [...]ratto caratteristico che contraddistingue la ricerca teorica e l'attività pratica di Gramsci e che fa di lui il vero leninista come è stato messo chiaramente in luce dalla pregevole relazione dell’on. Togliatti.

Permettete che io mi (soffermi brievemente sul giudizio che Gramsci forni intorno alla Rivoluzione d’ottobre. In Italia questo problema ha già appassionato molto nei suoi vari aspetti numerosi studiosi; credo tuttavia che spetti anche agli storici sovietici il compito di approfondire questa ricerca e di lavorare in questa direzione.

Si tratta in realtà di un duplice problema, il primo investe direttamente la valutazione che Gramsci ha fornito della Rivoluzione d’ottobre; i1 secondo l’influenza che quell’avvenimento ha esercitato sullo sviluppo generale delle concezione gramsciane.

Mi limiterò al primo di questi problemi. È da rilevare innanzi tutto che Gramsci ha individuato con estrema acutezza e profondità l’essenza della Rivoluzione d’ottobre; egli ha compreso la portata storica universale di una rivoluzione che ha ape[...]

[...]la politica se a questo termine attribuiamo il significato più ristretto: Gramsci ha compreso tra i primi la portata generale, umana, vorrei dire filosofica ohe la Rivoluzione d’ottobre ha avuto ed ha come primo atto di quella rivoluzione sociale, culturale, morale che può e deve unificare l’umanità in una società senza classi, nella società comunista.

Ricca è nell'Unione Sovietica la produzione di studio sullazione e sul pensiero di Gramsci. Agli studi originali si è accompagnata la traduzione di scritti italiani e prima di tutti quelli di Togliatti. Viene attenta mente seguito quanto si viene scrivendo in Italia su Gramsci e questi contributi sono da noi tradotti. È di questi giorni la traduzione di uno scritto di Mario Alleata. È in corso ora nell’Unione Sovietica la pubblicazione di tre volumi delle opere scelte di Gramsci accompagnate da una prefazione deU’on. Togliatti ha espressamente redatto per l’edizione russa. Il primo volume raccoglie gli scritti di Gramsci pubblicati sull'Ordine Nuovo e sulla edizione piemontese delXAvanti[...]

[...]la pubblicazione di tre volumi delle opere scelte di Gramsci accompagnate da una prefazione deU’on. Togliatti ha espressamente redatto per l’edizione russa. Il primo volume raccoglie gli scritti di Gramsci pubblicati sull'Ordine Nuovo e sulla edizione piemontese delXAvanti! negli anni 191920 e reca in appendice lo studio del ’27 su Alcuni aspetti della quistione meridioniale. Il secondo volume presenta le lettere scritte dal carcere ai parenti e agli amici. Il terzo volume comprende una scelta dai Quaderni del carcere. Il lavoro di questo terzo volume non è ancora compiuto perché la scelta presenta per noi particolari difficoltà. Esso sarà diviso in quattro sezioni dedicate agli scritti dei problemi del materialismo storico, ai problemi della rivoluzione, ai problemi di storia e po552

Gli interventi

litica, e ai problemi culturali. Questa edizione l'a cui tiratura sarà notevdlmente alta permetterà al popolo sovietico di apprezzane come merita la vita, il pensiero' e l’azione di Antonio Gramsci.

Questo convegno, che si è rivelato cosi proficuo, costituisce indubbiamente un grande avvenimento nella vita ideologica del movimento operaio internazionale, un grande contributo allo sviluppo del pensiero d’avanguardia sui problemi della cultura, della storia, della[...]

[...]sto convegno, che si è rivelato cosi proficuo, costituisce indubbiamente un grande avvenimento nella vita ideologica del movimento operaio internazionale, un grande contributo allo sviluppo del pensiero d’avanguardia sui problemi della cultura, della storia, della filosofia. Per gli uomini di cultura sovietica esso costituirà un nuovo stimolo a studiare la grande eredità di Gramsci.

Tanto più sentito e sincero è il mio cordiale ringraziamento agli organizzatori del Convegno per avermi dato la possibilità di partecipare ai suoi lavori.



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] R. Zangheri, La mancata rivoluzione agraria nel Risorgimento e i problemi economici dell'unità in Studi gramsciani

Brano: [...] in Francia; dunque i capitali francesi vengono qui ». Dove il Pepoli, uomo di modeste qualità e di orientamento politico certo meno avanzato, mostra di valutare la situazione in modo indubbiamente più realistico del Cattaneo. Cfr. Annali della Società agraria di Bologna, III (1863), p. 69.Renato Zangheri

òli

la spesa pubblica, cui lo Stato fa fronte con l’inasprimento del prelievo fiscale e l’emissione di cartelle della rendita pubblica. Agli inizi del ’900 Nitti osservava che in Italia, a differenza degli altri paesi, « la rendita sovrasta per importanza tutti gli altri valori mobiliari uniti insieme » \ In questo quadro, è palese la funzione decisiva del capitale straniero, che detiene, secondo le valutazioni più caute, più d’un terzo dei titoli di Stato2. A questa partecipazione imponente vanno aggiunti gli investimenti diretti in alcuni settori chiave deireconomia italiana, come quello delle concessioni ferroviarie, e in genere dei servìzi pubblici, e della banca. Secondo il Lanza, il capitale straniero impiegato in imprese di[...]

[...] sua paralisi e la sua rovina, per il sopravvento di altre forme di attività economica e speculativa, sicché nel 1946 la Gran Bretagna dipendeva per la metà del suo fabbisogno alimentare dai rifornimenti esteri 2.

Per scendere poi ad una verificazione statistica della tesi del Romeo, e fatte le debite riserve sulla omogeneità dei dati disponibili, è evidente che l’agricoltura francese e italiana presentano un andamento pressoché concorde fino agli anni precedenti la prima guerra mondiale, che sono gli anni sui quali è lecito istituire qualche confronto. Secondo gli indici « a popolazione costante » calcolati dal Dessirier, fatti pari a cento la produzione del 1913, la produzione italiana era nel 1880 di 77 e quella francese di 80. A volersi spingere fino alla vigilia della grande

1 È del resto dubbio che il nuovo assetto fondiario non abbia avuto, dopo la rivoluzione, alcun effetto di progresso sull’agricoltura francese, come asserisce il Romeo. Si vedano, fra gli altri, in contrario: J. H. CLAPHAM, The economie development of Franc[...]



da g.c.[G. Castellani], scheda sintetica di «Cultura e realtà» (1950) in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...], il primo di maggiogiugno, gli ultimi due in un unico fascicolo) Cultura e realtà dette un contributo costruttivo al dibattito letterario e culturale dell'immediato dopoguerra.
I redattori della rivista, e i suoi collaboratori, fra cui vanno ricordati F. Balbo, C. Napoletani, A. Moravia, N. Ginzburg, si impegnarono nello sforzo di un dialogo comune per la soluzione della crisi della cultura, quale premessa della crisi materiale della società.
Agli interventi di carattere filosofico, che portano la firma di F. Balbo (sullo storicismo) e di M. Motta (Croce e Marx), si affiancarono, fra gli altri, quelli sull'economia moderna di G. Napoleoni e sulla musica di F. D'Amico, secondo il programma della rivista di farsi interprete della crisi generale della cultura postbellica.
Di fondamentale importanza furono i numerosi saggi di Pavese, fra cul quelli sul « mito » (ma anche « Poesia è libertà » e « La narrativa contemporanea italiana ispirata al marxismo »), pubblicati nei primi due numeri di Cultura e realtà. L'improvvisa scomparsa dello sc[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Agli, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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