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Il segmento testuale staliniana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 468Analitici , di cui in selezione 18 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Nove domande sullo stalinismo) Giuseppe Chiarante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]rnazionale della borghesia e dalle deviazioni di destra e di sinistra.
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Il XX congresso del PCUS ha, a dire il vero, del tutto sconvolto questo schieramento. Se da un lato infatti, denunciando gli aspetti più autoritari del sistema di governo staliniano, esso ha posto in luce la debolezza di ogni posizione rigidamente conformista e dogmatica; d'altro lato, per il fatto di porsi come continuatore ed erede dell'opera staliniana, ha pure indicato l'insufficienza delle posizioni acriticamente e indiscriminatamente polemiche. In tal modo oggi, liberatasi la ricerca dalle pressioni dei 'più immediati interessi di parte, sembra aprirsi la via per un reale approfondimento storiografico intorno a quel periodo.
Questo ripensamento, però, non accenna ancora ad avvenire: anzi per molti aspetti la pubblicistica politica e culturale sulla questione sembra, dopo il XX congresso, avere più regredito che avanzato.
Innanzitutto, infatti, appare oggi molto forte la tentazione dei giudizi moralistici, rivolti a soppesare con illumi[...]

[...] giudicato fenomeno transitorio, naturale e temporaneo contraccolpo di una polemica che durava da anni.
Ma su questa base si va pure facendo luce, e sembra prevalere, una ben più pericolosa tendenza, tutta ,ossuta di empirismo e di « buon senso », indifferente all'unità del //i~segno interpretativo, fondata su di una serie di approssimative e Assurde « distinzioni ». Viene così talora proposta una « distinzione » fra i fondamenti della politica staliniana e i suoi strumenti di realizzazione, quasi che questi nascessero dalle intemperanze personali del loro ispiratore; viene azzardata una « distinzione » fra il periodo della lotta contro le deviazioni e quello dei processi, quasi che questi non abbiano rappresentato il necessario se pur doloroso proseguimento di quella; viene addirittura affermata una distinzione fra Stalin e il regime, quasi che per mera coincidenza egli ne sia rimasto il leader per un tren
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tenno guidandone la costruzione e il consolidamento. Su questa via, ovviamente, si giunge ben presto all'assurdo s[...]

[...] socialista in un solo paese era una verità scientificamente accertabile; 2) che da essa derivava, in via di stretta necessità, un grave irrigidimento nel sistema di gestione del potere.
Il primo punto di questa dimostrazione non parrebbe, in sé, molto arduo e complesso. Gran parte degli stessi avversari di Stalin, infatti, pressati dall'eloquenza dei successi sovietici, non possono ormai evitare un riconoscimento dell'esattezza della posizione staliniana sull'edificazione del socialismo in un solo paese. Ma, anche a voler trascurare l'obiezione classica dei trotskisti (i quali insistono nel sostenere che la rivoluzione non si è trasmessa all'Occidente perché con troppa tepidezza e troppi errori si è perseguito tale obiettivo), rimane di fatto che se non si approfondisce l'analisi sulla natura e sulle implicazioni di questa tesi di Stalin, non si può neppure cogliere il significato complessivo della sua politica e tanto meno storicamente comprendere gli aspetti più coercitivi e autoritari della sua gestione del potere.
Tutti coloro infatti — [...]

[...]cialismo in un solo Stato, hanno però sempre considerato tale linea una semplice scelta politica suggerita dalle circost ‘ize, che, come tale, non mutava i termini sostanziali dei proble _1 rivoluzionari. Diveniva.
allora logico che, nella misura in cui stalinismo si allontanava
dagli schemi di direzione politica consueti al marxismoleninismo, se ne denunciasse la degenerazione, la involuzione illiberale.
Ma, a mio avviso, così non é. La tesi staliniana sull'edificazione del socialismo rappresenta — almeno a me pare — l'accertamento scientifico di una situazione storica per molti aspetti non prevista da Marx o da Lenin, e che era tale, per le sue concrete condizioni,. da comportare una forma molto rigida di gestione del potere.
Certo questa « novità » della posizione staliniana viene faticosamente in luce, oscurata come é dagli sforzi di Stalin stesso e di
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tutta la cultura sovietica, che ha teso per lunghi anni a negare ogni soluzione di continuità, sia pure formale, fra la linea e la dottrina di Lenin e quelle del suo continuatore. Ma ove si sbarazzino gli scritti dello statista georgiano dalle necessità tattiche e formali che la dura lotta contro le deviazioni ha loro imposto, non é difficile cogliervi la grande innovazione che egli ha portato all'interno della dottrina marxistaleninista.
E a tutti nota (e Stalin stesso fu sempre costretto[...]

[...]pere, vol. XXXII pag. 302303.
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questione accademica e astratta. In tal modo le frasi degli ultimi suoi scritti (ad es. Sulla Cooperazione) rappresentano forse assai più la risposta alle incertezze immediate della politica sovietica che l'inizio di una seria revisione o tanto meno la già avvenuta elaborazione di una nuova posizione di principio.
***
Rispetto a tutfe queste posizioni profonda appare invece l'innovazione staliniana: così sul piano politico come su quello teorico e metodologico.
Stalin fondò infatti la sua politica — mi pare sia legittimo affermarlo — su di un giudizio del tutto nuovo e arrovesciato rispetto alla situazione dei sistemi sociali dell'occidente capitalistico. In quei paesi — egli sostenne — non era dato ancora ravvisare (allora e probabilmente per lungo tempo) le condizioni necessarie ad una rivoluzione socialista. In tal modo l'URSS non era più semplicemente il punto di avvio di un processo che subito avrebbe trovato al di fuori delle sue frontiere il proprio principale sostegno, ma rappr[...]

[...]ki) e sotto la pressione di uno schieramento imperialistico ricostituito nella sua unità e nella sua forza.
Da quel momento la tesi marxiana secondo la quale la rivolu' zione rappresentava il punto conclusivo del naturale sviluppo capitalistico e doveva quindi combattere la sua prima e decisiva battaglia entro l'ambito dei paesi economicamente progrediti veniva definitivamente superata. E, su questa base, è facile comprendere come l'innovazione staliniana, al di là del suo contenuto specifico, rappresentasse anche un importante e difficile passo in avanti del movimento operaio nel senso di liberare la sua dottrina così dalle eredità metafisicheggianti della sua origine hegeliana come dalle interpolazioni meccanicistiche che, in quando ideologia di una
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classe subalterna, essa non aveva potuto in un primo periodo non subire.
Cosa distingue infatti la posizione di Stalin da quella, ad esempio, di un Trotzki se non proprio la primaria importanza che il primo attribuisce agli elementi forniti dall'indagine obiettiva[...]

[...]cile iniziare la grande rivoluzione proletaria; ma sarà per essi più difficile continuarla e condurla sino alla vittoria definitiva, nel senso della completa organizzazione della società .socialista» (5), anzi che divenire occasione per il disfattismo e la rinuncia, diveniva così, per Stalin, un drammatico incitamento alla lotta e al sacrificio rivolto ai proletari e ai contadini sovietici.
***
Posizione profondamente rinnovata, quindi, quella staliniana.
Ma era anche l'unica posizione esatta ?
Dimostrarlo sulla base dei testi di Stalin sarebbe forse un'im
(5) Lenin, Opere, vol. XXIX pag. 284.
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presa complessa e difficile. Il fatto é che la scelta staliniana fu, in primo luogo e sovrattutto, scelta di un politico, intuizione di un uomo di Stato. Non sempre e non del tutto, perciò, il suo stesso autore riuscì a difenderla con chiarezza e persuasività di argomenti teorici.
Altro però diviene il discorso potendo usare, come noi possiamo, gli strumenti dei posteri: avendo cioè a disposizione la conoscenza dell'ulteriore sviluppo storico e i più elaborati strumenti concettuali che la situazione attuale obiettivamente ci offre.
Tutta la storia più recente sta infatti a dimostrare — mi sembra — che nei paesi capitalistici non sono esistite per quasi t[...]

[...]rla con chiarezza e persuasività di argomenti teorici.
Altro però diviene il discorso potendo usare, come noi possiamo, gli strumenti dei posteri: avendo cioè a disposizione la conoscenza dell'ulteriore sviluppo storico e i più elaborati strumenti concettuali che la situazione attuale obiettivamente ci offre.
Tutta la storia più recente sta infatti a dimostrare — mi sembra — che nei paesi capitalistici non sono esistite per quasi tutta l'epoca staliniana (fino cioè, più o meno, alla guerra antifascista e alla rivoluzione cinese) quelle condizioni obiettive necessarie alla rivoluzione, che già Lenin aveva con precisione indicato. Vediamo, brevemente, di verificarlo.
In primo luogo dopo la prima guerra mondiale, non si ripeté più una generale crisi politica del sistema borghese (e tale non fu certo neppure la crisi del '29, che ebbe caratteri essenzialmente economici e non giunse a scuotere le basi politiche dell'assetto statuale) di fronte alla quale il movimento proletario potesse assumere, come nella guerra '1418, una posizione di mera cont[...]

[...] loro intesa coi ceti medi e talvolta col compromettere l'alleanza stessa tra operai e contadini. Ogni aspetto, insomma, dello sviluppo storico ulteriore non può che confermare l'esattezza del giudizio staliniano.
Ma c'è di piú: non solo le condizioni rivoluzionarie obiettivamente mancavano in Occidente; ma esse anche in linea di principio non potevano esistere, e quindi era assurdo sollecitarne con impazienza lo sviluppo. Non solo la tesi staliniana era la più prudente e realistica ma anche l'unica scientificamente esatta.
Noi oggi possiamo infatti verificare come, sulla base dello sviluppo storico obiettivo e di una matura coscienza teorica del movimento operaio, venga correttamente a porsi ii problema della rivoluzione nei paesi capitalistici avanzati. Già Stalin, nel suo ultimo scritto aveva notato: «Questa forza [la forza rivoluzionaria] si è

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trovata nel nostro paese sotto la forma di una alleanza della classe operaia e dei contadini. Questa forza non la si è ancora trovata per gli alt[...]

[...]i nel passato avrebbero dato immediatamente l'avvio a degenerazioni opportunistiche. Come possono rappresentare oggi la via corretta per lo sviluppo politico del proletariato occidentale ? Evidentemente per una decisiva novità intervenuta nella situazione storica: la rottura dell'egemonia mondiale capitalistica, la frattura ormai avviata fra tradizione liberale e dominio borghese di classe, il consolidamento di un sistema socialista.
La formula staliniana viene in questa luce ad assumere, da un punto di vista teorico, un valore ancora più profondo di quanto forse mai il suo stesso autore avrebbe potuto pensare e ammettere. Essa infatti pare fornire il primo accenno storico di un concetto del tutto nuovo per l'ideologia marxista: la rivoluzione occidentale, proprio nella misura in cui esigeva forme istituzionali e alleanze di potere più vaste e comprensive che non quelle sovietiche, proprio perché non poteva fondarsi su una mera contrapposizione dialettica alla cultura liberale, postulava il pieno compimento di una fase storica precedente nel c[...]

[...]mento di una fase storica precedente nel corso della quale il proletariato, giunto in alcuni paesi arretrati a piena maturazione statuale, era chiamato a sollecitare la rottura dell'egemonia liberalborghese e insieme a correggere la logica catastrofica del processo capitalistico.
Da quanto sono venuto fin qui esponendo penso si possa, ragionevolmente, dedurre una spiegazione e una giustificazione storica delle stesse forme di direzione politica staliniana.
Quali erano, infatti, sul piano dei concreti problemi di politica
(6) Stalin, I problemi economici del socialismo in URSS, pag. 9.
GIUSEPPE CHIARANTE
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interna le dirette, gravissime conseguenze che derivano dalla necessità di edificare, con le sole forze sovietiche, una integrale società socialista ? Analizziamole cercando di seguire a grandi linee lo sviluppo cronologico della politica di Stalin.
In primo luogo la rinuncia alla rivoluzione mondiale comportava necessariamente una fiera lotta all'interno del partito bolscevico. Non dobbiamo infatti dimentica[...]

[...] evidentemente spingeva ad accelerare, con ogni mezzo, la costruzione e il consolidamento del sistema economico e politico, e quindi a battere l'opposizione di destra e di sinistra, ormai di fatto concorde nel frenare l'opera di edificazione. Ma c'è di piú: non si può infatti dimenticare l'affermazione, più volte fatta da Trotzki, della famosa « tesi Clemenceau », secondo la quale l'opposizione avrebbe atteso la guerra per rovesciare la macchina staliniana di potere. È pensabile che l'Unione Sovietica potesse avviarsi a subire l'aggressione capitalista minacciata al suo interno dalle forze dell'opposizione politica obiettivamente sovversiva ? Chi ha l'animo di sostenere che lo Stato sovietico avrebbe retto alle prime disfatte belliche, se non fosse stata con le tristi vicende dell'epurazione del '36 e del '38 del tutto eliminata l'opposizione interna ?
Troppi. dimenticano — a me pare — che senza il realismo e il coraggio con cui Stalin seppe affrontare scelte tanto drammatiche
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e dolorose (scelte, anzi, contro le[...]

[...]zione socialdemocratica del marxismo.
E chiaro qual è il corollario che discende da questa tesi: la rivoluzione sovietica non è in alcun modo un fatto di' valore mondiale
e perciò da essa ben poco ha da apprendere l'evoluto socialismo europeo; anzi la Russia stessa, colmato il distacco che la separava nel grado di sviluppo economico dalle più progredite nazioni dell'Occidente, è a sua volta destinata, per uscire dall'ancor barbarica autocrazia staliniana, ad assumere le più « civili » strutture politiche delle moderne democrazie occidentali.
Quest'obiezione, che conduce, necessariamente, a misconoscere il grande valore della rottura storica operata dalla Rivoluzione d'Ottobre e a patrocinare una sbrigativa liquidazione di tutta l'esperienza politica staliniana (e al fondo anche di quella leninista), è stata variamente formulata nel corso degli ultimi venti anni; ed
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anche oggi, dopo il congresso di Mosca, torna a ripresentarsi nella mente di molti critici ed osservatori, sia pure sotto una veste più raffinata e scaltrita di quella tradizionale.
Nel periodo fra le due guerre, infatti, una simile valutazione della rivoluzione sovietica portava fatalmente, date le difficoltà in cui ancora questa si dibatteva, a considerarla quasi esclusivamente come un fatto « asiatico », da cui nessun contributo neppure indiretto poteva venire[...]

[...]appresenti non già il frutto.di una scelta empirica, per ciò stesso teoricamente non più valida di altre possibili scelte, ma sia il logico punto d'arrivo della costruzione di una teoria politica scientificamente determinata (e quindi non più genericamente ideologica) sulla rivoluzione socialista e sulle sue condizioni obiettive in una particolare fase storica. E si è pure visto come, fra le concrete condizioni che hanno portato in URSS nell'era staliniana all'adozione di metodi di governo di
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accentuata repressione, quella rappresentata dall'arretratezza del sistema economicosociale russo non abbia avuto, in sede logica, che un valore secondario (così che da essa si può far dipendere solamente un'accentuazione quantitativa e non una variazione qualitativa del processo); mentre tutte le condizioni decisive — resistenza delle vecchie classi dominanti, accerchiamento capitalistico e pressione della borghesia internazionale sino alla minaccia di guerra, isolamento dal mercato mondiale, realizzazione ex novo della pri[...]

[...]ti di libertà, non implica un prezzo troppo alto perché si possa essere disposti ad accettarlo? Non conviene invece ricercare una diversa via di sviluppo, in cui la libertà si congiunga alla giustizia, in cui le necessarie trasformazioni economicosociali non entrino in opposizione con i classici ordinamenti democratici ?
La conseguenza di una tale obiezione è evidentemente questa: che si riconosce in certa misura l'importanza storica dell'opera staliniana, specie in considerazione delle caratteristiche die paese premoderno proprio della vecchia Russia zarista; ma che si stabilisce un bilancio fra evolute democrazie occidentali e regime sovietico di dittatura del proletariato che può chiudersi, valutati gli elementi positivi e negativi presenti nell'uno e nell'altro assetto, tutt'al più in pareggio.
Dare una compiuta risposta a questa posizione richiederebbe evidentemente un discorso molto ampio: è chiaro infatti che per
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qúesta via rientra in gioco anche tutta la polemica leninista con la Seconda Internazionale sulla do[...]

[...]ità di pervenire al medesimo risultato per altre vie, ovvero essa rappresenta la necessaria fase di trapasso perché si possa giungere, attraverso la sottrazione della proprietà alla fruizione esclusiva di un ceto determinato e quindi l'instaurazione di una società senza classi, a far si che i diritti di libertà possano venire disposti in modo pieno e concreto in funzione di tutti i cittadini ?
Vediamo innanzitutto qual è la dottrina leninista e staliniana. sull'argomento. La dittatura del proletariato non va confusa — affermano preliminarmente Lenin e Stalin — con la conquista violenta del potere. «La rivoluzione può vincere la borghesia, abbatterne il potere anche senza la dittatura del proletariato — scrive Stalin nei Principii del leninismo —, ma la rivoluzione non può schiacciare la resistenza borghese, salvaguardare la vittoria e procedere oltre verso la vittoria definitiva del socialismo se a un certo momento del suo sviluppo non si crea un organo speciale: la dittatura del proletariato, suo appoggio fondamentale » (7).
La dittatura non[...]

[...]ag. 358.
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condotto in Francia ad una progressiva decadenza nazionale. In altri termini tale tentativo, anziché consentire di superare la dialettica delle contraddizioni borghesi, non ha fatto che sollecitarle sino al loro sbocco catastrofico: laddove invece l'esperienza sovietica ha stabilito un punto fermo da cui é oggi possibile muovere per un ordinato sviluppo dell'assetto mondiale.
É per questo che la vicenda politica staliniana, anziché essere considerata come un fenomeno tipico di un paese arretrato, va storicamente collocata come un fatto di indubbio valore universale. Certamente oggi, spezzatosi l'accerchiamento capitalista e superata la fase del socialismo in un solo Stato, anche il concetto di dittatura del proletariato può essere, non solo nella teoria ma anche nella pratica, progressivamente depurato dei suoi caratteri oppressivi e violenti, e venire inteso soprattutto come la dottrina della necessaria egemonia del proletariato all'interno di un fronte di alleanza che fornisca una base stabile per l'edificazi[...]

[...]va dimenticata: ed è che se oggi un tale allargamento di respiro del movimento proletario é possibile, senza che questo significhi corrompimento opportunistico o cedimento all'egemonia borghese, ciò é solo perché esiste ormai un saldo punto d'appoggio costituito da quel mondo socialista che proprio la gigantesca tenacia di Stalin ha consentito di edificare.
Ma se così stanno le cose, non diviene del tutto retorico e letterario vedere nell'opera staliniana solo la dittatura contrapposta alla democrazia, il terrore che conculca la legalità, l'inclinazione autocratica del capo che soffoca la libera manifestazione della volontà popolare ? Non si tratta — torno a ripeterlo — di edulcorare tutti i problemi in una troppo sbrigativa visione storicisticá: che particolari errori possano essere ravvisati nella politica di Stalin, che anzi si possa giungere a stabilire che in determinate circostanze si sia da parte sua accentuato oltre il necessario il ricorso a metodi di repressione, non è certo mia intenzione negarlo (e al riguardo utili precisazioni p[...]

[...]problema, mi pare importante mettere in luce: ed é che, nonostante le contrarie apparenze, proprio Stalin ha posto con la sua politica alcune importanti basi teoriche per uno sviluppo in senso sempre più liberale del concetto di dittatura del proletariato. Tale è infatti il significato obiettivo della lotta contro Trotzki per la difesa dell'alleanza operaicontadini, come formula di base della dittatura.
Che cosa comporta, in effetti, la formula staliniana ? Essa sta a indicare due cose:
a) che la dittatura del proletariato non può essere concepita come l'oppressione di una minoranza sul resto della popolazione, ma deve trovare la sua giustificazione nel fatto di esprimere gli interessi della grande maggioranza del popolo;
b) che la dittatura del proletariato non é il dominio esclusivo di una sola classe, ma é essenzialmente una formula di alleanza, in cui il proletariato é egemone, tra forze distinte (forze che possono essere semplicemente classi sociali diverse, come é stato il caso della Russia, ma che possono essere anche, in una situazio[...]

[...]cultura e patrimonio ideale, e tuttavia convergono in una comune lotta per l'uscita dall'assetto borghese).
Non mi pare sia necessario sottolineare l'importanza di entrambi questi motivi ai fini di uno sviluppo non più rigorosamente dialettico, ma sempre più ampio e comprensivo della rivoluzione proletaria.
III
Mi rendo conto che quanto ho scritto sinora può suonare, sostanzialmente, come un panegirico quasi incondizionato dell'opera politica staliniana: e in effetti io sono convinto che l'analisi storica, una volta acquetato il tumulto delle passioni, non potrà non rico
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noscere il contributo decisivo, portato alla soluzione di tanti fondamentali problemi politici del nostro tempo, dallo statista georgiano che per così lungo periodo di anni ha diretto dal Cremlino le sorti del movimento proletario internazionale.
Ma sostenere questa tesi significa forse, come affrettatamente si potrebbe ritenere, negare la necessità di _ una qualsiasi revisione critica della posizione staliniana ? A mio avviso, certamente no.[...]

[...]rà non rico
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noscere il contributo decisivo, portato alla soluzione di tanti fondamentali problemi politici del nostro tempo, dallo statista georgiano che per così lungo periodo di anni ha diretto dal Cremlino le sorti del movimento proletario internazionale.
Ma sostenere questa tesi significa forse, come affrettatamente si potrebbe ritenere, negare la necessità di _ una qualsiasi revisione critica della posizione staliniana ? A mio avviso, certamente no. E ciò non tanto nel senso che determinati errori, concretamente evitabili, possono essere ravvisati (come più sopra ho accennato) anche all'interno di una linea di cui pur si riconosce la fondamentale esattezza; quanto perché è questa linea stessa che diviene radicalmente insufficiente, e perciò pericolosa ed erronea, se continuata meccanicamente in una fase storica diversa da quella per cui é stata elaborata.
Sotto questo profilo, anche il tono accentuatamente polemico (che a un primo esame può parere addirittura antistorico) con cui da parte degli attuali dir[...]

[...]i é stata sviluppata al Congresso di Mosca la critica alle forme staliniane di gestione del potere, si rivela pienamente giustificato: é chiaro infatti che un sistema politico durato per tanti anni lascia dietro di sé cristallizzazioni e bardature che, anche quando si rivelano non più adeguate al nuovo stato di cose, non possono essere demolite senza contrasti e senza lotte.
Qual é il motivo che rede oggi necessaria una revisione della politica staliniana ? Essenzialmente il fatto che il periodo storico cui tale politica rispondeva, e cioè la fase dell'edificazione del socialismo all'interno di un solo Stato é oggi definitivamente chiusa. Logicamente tale fase è terminata sin dal momento della conclusione vittoriosa della guerra antifascista; su un piano storico più empiricamente determinato, é stato il successo della rivoluzione in Cina che ha sanzionato in modo non piú rifiutabile la rottura del mercato mondiale capitalistico e il consolidamento di un mondo socialista ormai in grado di porre la sua candidatura a forza egemone dello sviluppo [...]

[...]ente attraverso clamorosi e azzardati rovesciamenti di scena, ma richiede approfonditi ripensamenti e responsabile cautela: il che significa che sarebbe errato richiedere miracolistiche ed improvvise soluzioni agli attualidirigenti moscoviti. In secondo luogo — ed é questa l'avvertenza decisiva — una seria revisione dello stalinismo deve essere concepita, per quanto sin qui si é detto, come sviluppo (sia pure con profonde innovazioni) dell'opera staliniana, e non come una messa in soffitta di questa. Mentre alla messa in soffitta, e quindi a un sostanziale passo indie tro, condurebbe inevitabilmente ogni frettoloso tentativo di risolvere tutti i problemi impasticciando la nuova realtà sovietica con vecchie formule di sapore socialdemocraticheggiante, che sono, rispetto ad essa, infinitamente inferiori.
Nelle prime due parti di questa mia ormai troppo lunga risposta, ho cercato di vedere, innanzitutto come la linea seguita da Stalin (considerata nel suo complesso e senza empiriche distinzioni fra «bene» e «male») abbia rappresentato la necessar[...]

[...]tato, segni, anche sotto il profilo della libertà, un decisivo passo avanti rispetto al cosidetto « ordinamento democratico tradizionale D. Se, come io spero, queste tesi non sono azzardate ed erronee, ne discende logicamente che solo salvando nella sua interezza il grande patrimonio così conquistato
lit V S trrY; t:ri¡AKANTY. 41
è possibile superare in positivo e senza secche perdite gli aspetti ormai storicamente insostenibili della politica staliniana.
Ma come si pone, di conseguenza, il problema del superamento dello stalinismo? A mio avviso esso si configura in questi termini: mantenere salda, senza alcun compromesso con la borghesia, la conquista sostanziale della rivoluzione proletaria, e cioè la fondazione di un nuovo assetto sociale che è ormai al di là di quello borghese e tende per sua natura alla società senza classi; e insieme condurre avanti, come è consentito dalle nuove condizioni, lo sforzo già iniziato da Lenin e da Stalin per liberare la dottrina su cui il proletariato ha fondato le sue fortune da ogni implicazione metafis[...]

[...]e di una nuova elaborazione teorica e pratica. Ma ciò che più importa rilevare è che questo sviluppo richiede dei considerevoli passi avanti teorici non solo rispetto a Stalin ma anche rispetto al leninismo nel suo complesso.
Dei passi avanti, tuttavia, che, appunto in quanto tali, non possono verificarsi — torno a ripeterlo — se non sulla base di una piena comprensione del valore dell'opera di Lenin e di Stalin. Ed è per questo che la politica staliniana, che è stata per tanti anni il segno di contraddizione intorno a cui si è intrecciato il dibattito fra la libertà « nuova » e la libertà « antica », fra la dittatura del proletariato e la democrazia borghese, non potrà prima o poi non configurarsi, ad una analisi spassionata, sotto una veste nuova: e cioè — io credo — come un momento essenziale di un processo che condurrà a far si che la rivoluzione non appaia più in contraddizione con la libertà, ma si riveli, secondo la sua più valida sostanza, come la matrice di un ulteriore allargamento della sfera di questa.
GIUSEPPE CHIARANTE



da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]questo senso provvisorio andava considerato. Grave errore: occorreva invece sospettare che il culto fosse il necessario prodotto di una determinata politica e di una determinata impostazione ideologica. La tattica non è una appendice, una concessione relativamente responsabile di una politica, ma una sua precisa manifestazione. Per cui se si può dire che si è la tattica che si fa, si può aggiungere che il « culto » era essenziale alla pa litica staliniana. Il che ci riporta ancora a vedere il legame stretto fra una concezione monolitica, unidirezionale e acritica del potere politico, basata su una rozzamente intesa funzione della dialettica, e le sue conseguenze.
Solo che, se la denuncia è oggi moralistica (attacco al « culto »), occorre ideologizzarla a fondo. Altrimenti si rischia di usarla ancora una volta tatticamente (la tattica anticulto, iconoclasta) senza che essa dia tutti i frutti che può dare.
La morale può essere la spia (non americana) della politica comunista. La tattica del « culto », nel quadro di una morale marxista, doveva [...]

[...]anno eliminate perché non possono essere scientifiche. Da cui il ben fondato sospetto che l'eliminazione delle altre possibilità non derivi tanto dalla loro inutilità (in ogni caso lo spreco vaviloviano sarebbe stato ben piccolo rispetto alle preminenze lysenkiane), ma dal fatto che solo in questo modo si rende non verificabile e quindi non dubitabile l'asserzione dell'unicità della scienza.
Non avendo a suo tempo né difeso la scienza economica staliniana, né la genetica lysenkiana, possiamo oggi con tranquillità dire che a nostro avviso entrambe non erano « ascientifiche », ma semplicemente alternative « scientifiche », e sarebbe certo difficile oggi negare a tutte due un determinato vigore ed anche una giusta misura di fecondità relativa.
Dal feticcio ideologico dell'unicità scientifica scende la giustificazione dell'unicità delle decisioni (e, detto per inciso, in questo quadro giustificativo rientrano le concezioni della teoria del riflesso, l'ontologizzazione metafisica della dialettica, l'indistinzio
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ne fra evoluzi[...]

[...]ano. Sollecitatore della macchina era il Partito. Ed i funzionari di Partito, come oggi rileva chiaramente Krusciov, non erano certo dei competenti in tecnica organizzativa specifica (Krusciov li rimanda addirittura allo studio elementare dell'economia). E poiché l'organizzazione scientifica é l'unica possibilità di risolvere il problema degli incentivi senza ricorrere all'immediata pressione od al timore di rappresaglie o punizioni, la macchina staliniana, interpretando pessimisticamente il mondo produttivo, anziché mutarlo scientificamente, prese la strada dell'incentivo di pressione. Cosicché il Partito premeva sullo Stato e lo Stato sulle singole unità dipendenti. Pressione come strumento.
ROBERTO GUIDUCCI 61
E l'apparato di Partito e soprattutto dello Stato come « cinghie di trasmissione », si appesantiva di funzionari (oggi ne sono stati allontanati come primo provvedimento 750.000), anziché consolidare, come richiede appunto una organizzazione scientifica del lavoro, la équipe dirigente specifica di ogni unità produttiva, per disimpegn[...]

[...]uò essere adottato gradualmente il sistema di determinazione democratica della pianificazione. E già ci si sta avviando concretamente in questa direzione (si veda il rapporto Bulganin: pagg. 105110).
3) L'autocontrollo ed il decentramento, oltre alla possibilità di una pianificazione organica, portano con sé' un nuovo rapporto fra piano e autonomia. Anche qui ci si può avvicinare tendenzialmente al rovesciamento del sistema praticato nell'epoca staliniana. La più grande preoccupazione (e la ragione dell'accentramento) era quella di poter determinare per ragioni politiche generali la parte che competeva alla produzione di beni strumentali e quella che riguardava i beni di consumo. Bisognava evitare la tendenza
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« spontaneistica » dell'aumento dei secondi, per tener conto degli obbiettivi di fondo che solo i primi consentono di realizzare.
Il cittadino sovietico ha certamente ormai compreso quali sono. le necessità dei beni strumentali anche nel consentire un sostanziale e duraturo aumento di quelli di consumo, e [...]

[...]onale e operativo, non cesserebbe per questo di possedere i requisiti generali necessari una volta che sapesse valersi degli strumenti statuali fondamentali: i Soviet. E appunto nei Soviet, organismi di potere diretto, ma già collettivo, che potrà realizzarsi la decisiva mediazione fra piano e autonomia.
4) Ciò dà una nuova figura al Soviet, coopera alla sua ricostruzione da semplice associazione fra le altre, controllata dal Partito nell'epoca staliniana, a forma di autogoverno. Il Soviet si fa, come abbiamo visto, centro dell'autocontrollo, dell'autonomia collegata ad una pianificazione democratica ed operativa. Il Soviet ritorna a governare non più come mezzo originario della rivoluzione, ma come fine di essa, sua realizzazione completa.
5) E, nello stesso tempo in cui il Soviet ritorna a governare su scala diretta, forte della strumentalità pianificatrice generale acquisita responsabilmente, lo Stato dei Soviet, come alto apparato, come apparato funzionariale, si assottiglia. Il Soviet ha bisogno di tecnici vicini, non di burocrati lontan[...]

[...]ssottiglia. Il Soviet ha bisogno di tecnici vicini, non di burocrati lontani. Il decentramento è anche qualificazione, capacità specifica, conoscenza scientifica. Il funzionario a questo livello è direttamente controllabile e revocabile. La misura del pane di tutti deve essere la misura del suo pane, secondo quanto, anche per il suo esplicito contributo, si riesce a fare. Scompare la figura giudicante e insieme irresponsabile. La grande piramide staliniana sta per rovesciarsi. In alto, i Soviet. In basso, le apparecchiature coordinatrici, funzionali, operative, del piano a servizio dei Soviet.
6) Si può parlare dell'inizio dell'estinzione dello Stato ? Di primo passaggio dalla fase inferiore alla superiore ? Dal socialismo
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al comunismo ? La concezione staliniana era, come abbiamo prima accennato, basata su due cardini. Necessità del sistema centralistico della dittatura del proletariato per far fronte alla « latta di classe » prima, all'«accerchiamento capitalistico » poi.
Fin dal 1936 Stalin stesso chiariva essersi estinta ogni lotta di classe nell'URSS (e la Costituzione era la codificazione di questa vittoria), oggi Krusciov afferma: «si é formata sull'arena internazionale una vasta ' zona della pace ' che comprende, oltre i paesi socialisti, gli Stati non socialisti, europei e asiatici, amanti della pace. Questa zona abbraccia vaste estensioni d[...]

[...]la condizione essenziale per il rinnovamento democratico dello Stato sovietico sta essenzialmente nella capacità organizzativa generale che esso saprà studiare e concretare; il che significa operare uno sforzo ideologico e tecnico che ancora è in gran parte da effettuare e di cui vediamo oggi solo i primi segni.
Qui ci importava osservare soltanto che le condizioni oggettive liberano il niarxismo dai due vincoli fondamentali di origine leninianastaliniana, sciolti i quali ci si avvia alla condizione favorevole per l'autonomizzazione dello Stato o per una sua nuova impostazione democratica.
« Solo la forma sovietica di Stato », ci dice lo stesso Stalin, «facendo partecipare in modo continuo e incondizionato le organizzazioni di massa dei lavoratori e degli sfruttati al governo dello Stato, é in grado di preparare quella estinzione dello Stato, che é
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uno degli elementi essenziali della futura società senza Stato, della società comunista » (Q.d.L. pag. 49, vol. II). Lo Stato, estinguendosi, non annulla se stesso c[...]

[...] costruzione industriale ed agricola, sia nella guerra, sia nella ricostruzione recente, potrà rifiutarsi di produrre « nonostante tutto » tanti « pud » di grano
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o tanti pezzi meccanici se, avvertendo un errore nell'impostazione del lavoro o un problema su cui non è sufficientemente persuaso, non avrà altra via di manifestare il suo disaccordo e la sua critica se non quella di agire sulla produzione. La concezione staliniana non ammetteva questo tipo di protesta, che considerava un sabotaggio (anche se c'é un errore, bisogna continuare il lavoro, correggere l'errore senza interromperlo, alla peggio é meglio sbagliare insieme disciplinatamente, che creare una soluzione di continuità) e agiva sulla base con provvedimenti disciplinari e sui responsabili alti con l'allontanamento o l'epurazione. Tanto più se un alto responsabile si faceva in qualche modo rappresentante della protesta di base e proponeva una modifica sostanziale, che avrebbe dovuto comportare una revisione generale della « linea unitaria » stabilita ([...]

[...]atismo e sui processi.
Può servire come « reattivo » di partenza per qualche successiva osservazione anche sui legami fra politica del Partito comunista sovietico (e di conseguenza URSS) e politica delle democrazie popolari e dei partiti comunisti occidentali la domanda,
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che spesso si va facendo in questi ultimi tempi: «a cosa si attribuisce il fatto che i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto alla versione staliniana ufficiale sui processi e le cospirazioni ».
Il curioso della domanda è che non si chiede « se » i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto alla versione ufficiale sovietica delle epurazioni, ma, dato per scontato che i comunisti vi abbiano creduto, ci si meraviglia e si chiede il come mai, il perché.
Ebbene, noi non crediamo assolutamente che i comunisti abbiano creduto alla versione ufficiale dei processi epurativi. E ciò per la ragione, apparentemente semplicissima, in realtà la più seria e la più sostanziale, che non potevano crederci pena il vanificare, dentro di sé e fuori di sé, il[...]

[...]erale. I riabilitati in URSS non solo sono stati riconosciuti innocenti degli addebiti penali a suo tempo loro attribuiti, ma addirittura non responsabili neppure di errori politici che, anche se commessi, avrebbero potuto comportare come pena non certo la morte o una lunga detenzione, ma la semplice perdita delle cariche o la diminuzione del grado.
Da questi fatti si può concludere che anche la loro «politica », poiché una ne conducevano e non staliniana, é stata riconosciuta come una possibilità positiva. Il che ci chiarisce ancora una volta come la corn presenza di diverse teorie, autenticamente basate e documentate, sarebbe stata possibile per i singoli casi e problemi. Di conseguenza, poiché non ci sentiamo certo di affermare che, nel suo complesso, la politica staliniana non abbia dato risultati estremamente importanti e costruttivi, come ieri non pensavamo che la politica di Stalin escludesse quella di Rajk, oggi non pensiamo che la riabilitazione della politica di Rajk neghi in blocco quella di Stalin.
9) Sulla politica estera e sull'internazionalismo.
La compresenza di ipotesi e di sforzi può, in un razionale coordinamento e in una unitarietà di intenti, cooperare ed anche accelerare il processo cui si vuol tendere, anche piú di una unitarietà forzata e costretta. È quanto, dopotutto, accadde nella « politica estera » del periodo staliniano in cui, pur e[...]

[...]sendo preminente la linea della conservazione e dell'irrobustimento della « politica interna » (« socialismo in un solo paese »), l'URSS concorse e cooperò alla conservazione della democrazia e alla estensione delle rivoluzioni comuniste negli altri paesi, anche se questo le poté costare di fatto la « guerra mondiale » prima e la « guerra fredda » poi. E la « ricerca della sicurezza », che rimase il carattere saliente di tutta la politica estera staliniana, non si può far ricadere, come fa ad es. volentieri il Deutscher, in una forma di « egoismo » russo via via sacrificante ogni rivoluzione altrui per la con
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servazione della propria. Anche il pur riservatissimo Beloff ammette che « i capi sovietici... mai hanno operato durante tali periodi di collaborazione con potenze non sovietiche in maniera tale da sacrificare vantaggi a lunga scadenza. La lavagna ideologica é stata mantenuta incontaminata, e non é stata abbandonata la costruzione dei quadri per l'azione internazionale » (« La politica estera della Russia sovietica » [...]

[...]Vallecchi, vol. II, pag. 774, 1955). Certo che occorre veder chiaro e senza timori nell'atteggiamento preso dall'URSS verso il partito comunista cinese nel 192527, verso i partiti comunisti francese e spagnolo nel 193639, verso la Germania nel 193941, ed il duplice rapporto tenuto nel primo dopoguerra verso gli « Alleati » da una parte e verso le attuali democrazie popolari, la Grecia, la Cina, la Jugoslavia, ecc., dall'altra. La politica estera staliniana del primo dopoguerra fu certamente, per così dire, un « doppio gioco », apparentemente favorevole al mantenimento dello « status quo » e sfavorevole allo sviluppo di altre rivoluzioni. Ma occorre anche vedere quanto, ricostruendo e consolidando se stessa, l'URSS costruiva e consolidava le possibilità concrete degli altri paesi comunisti, evitando anche che essi risolvessero in una avventura, con perdita generale, i loro slanci. È forse chiaro oggi che la politica staliniana, prevalentemente introversa, e tesa alla propria stabilizzazione fino a raggiungere il livello produttivo « sommato » de[...]

[...]ra fu certamente, per così dire, un « doppio gioco », apparentemente favorevole al mantenimento dello « status quo » e sfavorevole allo sviluppo di altre rivoluzioni. Ma occorre anche vedere quanto, ricostruendo e consolidando se stessa, l'URSS costruiva e consolidava le possibilità concrete degli altri paesi comunisti, evitando anche che essi risolvessero in una avventura, con perdita generale, i loro slanci. È forse chiaro oggi che la politica staliniana, prevalentemente introversa, e tesa alla propria stabilizzazione fino a raggiungere il livello produttivo « sommato » dei paesi capitalistici, fu molto, probabilmente troppo, prudente verso i movimenti altrui. Ma quando questi giocarono le loro carte vincendo la partita (come la Cina), l'URSS diede loro aiuto anche sacrificando gravi interessi diplomatici con l'Occidente.
È stato un destino dell'URSS di essere stata, nonostante tutto, costretta a dare in anticipo quello che sarebbe stata disposta ad offrire spontaneamente ad un certo traguardo di potenza economica interna pienamente consegui[...]

[...] prudente verso i movimenti altrui. Ma quando questi giocarono le loro carte vincendo la partita (come la Cina), l'URSS diede loro aiuto anche sacrificando gravi interessi diplomatici con l'Occidente.
È stato un destino dell'URSS di essere stata, nonostante tutto, costretta a dare in anticipo quello che sarebbe stata disposta ad offrire spontaneamente ad un certo traguardo di potenza economica interna pienamente conseguita. Malgrado la prudenza staliniana, un'imprudenza rivoluzionaria di fatto accompagnò la politica estera dell'URSS. Tale imprudenza oggi si ribalta in sicurezza e se il più diretto « accerchiamento socialista », la zona « neutrale », l'alleanza pacifica della « maggioranza » mondiale
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sono un fatto compiuto dalle rivoluzioni negli altri paesi, ciò giova all'URSS più che un maggior livello economico ed una maggiore facilità diplomatica. E la politica delle « vie nazionali » al socialismo e lo scioglimento « tattico » del « Cominform », che, per un certo aspetto, la liberano di fronte all'Occidente [...]

[...]la Chiesa negli ultimi cento anni l'introdursi del culto per la persona del Pontefice regnante, che per l'innanzi era ignorato.
Direi che occorra rilevare tutto questo prima di affermare che la dittatura personale di Stalin s'inserisca nella tradizione russa, pensando ad una continuazione della figura degli zar.
5. Dubito che i comunisti di tutto il mondo (od almeno gli intellettuali comunisti) abbiano veramente creduto alla versione ufficiale staliniana sui processi e le cospirazioni, abbiano potuto credere alle autoaccuse.
Penso piuttosto ad una terribile disciplina impostasi, alla necessità per loro di non screditare lo Statoguida.
6. Non so se la critica al culto della personalità porterà ad un mutamento di rapporti tra l'URSS e le cosiddette democrazie popolari. Ciò dipenderà soprattutto dal dato se si accompagni o
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meno a questa critica l'abbandono della idea dello Statoguida, la accettazione di una sostanziale parità di posizione di tutti i partiti comunisti.
7. Penso comunque che non recherà di per sé[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Ignazio Silone in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]i della società. E insomma una crisi del regime totalitario nelle sue strutture fondamentali.
2. Di fronte a questa crisi, i dirigenti sovietici si sono serviti di Stalin come di un grosso capro espiatorio. Ma, né la condanna del culto della personalità, né la riabilitazione di migliaia di innocenti, «liquidati» come traditori e nemici del popolo, né l'abbandono delle forme più grossolane dell'oppressione politica e culturale in auge nell'epoca staliniana, possono naturalmente risolvere il problema politico di fondo che sta all'origine della crisi dello Stato russo. Si tratta di palliativi di scarsa portata reale, anche se annunziati con grande arte demagogica. Che la dittatura russa abbia una direzione politica personale o collegiale, non sarà certo questo che ne modificherà il suo carattere anacronistico. Assisteremo dunque, presto o tardi, a nuovi clamorosi episodi della crisi rimasta sostanzialmente insoluta.
3. Non penso che la sola forma politica da considerarsi legittima, dal punto di vista democratico, sia quella parlamentare di tipo [...]

[...]ne pseudomarxista che non possa esservi diversità d'opinione e scelta politica ove non sussistano contrasti di classi sociali, é un ridicolo sofisma di cui tutti i termini sono falsi. È appunto la forzata mancanza di giornali d'opposizione nel paese, di correnti d'opposizione nel seno del PCUS e di liste avverse nelle consultazioni elettorali, che dà un carattere fittizio a tutte le formulazioni « democratiche » che si leggono nella Costituzione staliniana del 1936.
4. Esiste una diversità di linguaggio politico non solo tra Occidente e Oriente, ma anche tra cittadini della stessa città, secondo il loro diverso concetto della politica, o della vita associata in genere. Così, com'è noto, anche per i fascisti nostrani e i nazisti, benché occidentali, l'opposizione era tradimento e la discussione, deviazione; come per la Chiesa cattolica questa si chiama eresia. La diversità di linguaggio politico, dunque, non ha origini razziali, o etnografiche, o climatiche, ma é la diversità tra società chiuse e società aperte. Ci si può naturalmente chiedere [...]

[...]cidentali.
6. Non credo, malgrado tutto, al Fato, ancor meno alla fatalità del terrore. Non credo che vi siano situazioni con una sola via d'uscita. Non credo alla santità dei fatti compiuti. Se posso anche ammettere che, in date circostanze, il terrore sia indispensabile al piano politico del tiranno, escludo che esso sia necessario alle sue vittime.
7. Il fatto che i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto, a suo tempo, alla versione staliniana sui processi e le cospirazioni, allo stesso modo come oggi essi credono alla condanna ufficiale, da parte dei successori di Stalin, di quei fatti mostruosi, é una delle tante irrefutabili prove che i comunisti di tutto il mondo, nei riguardi dei dirigenti di Mosca, sono tenuti alla più cieca obbedienza. La cosidetta u via italiana del comunismo », praticata dal PCI dopo la Liberazione, e di cui si attribuisce il merito a Palmiro Togliatti, sembra contraddire quest'asserzione così cruda, ma solo in apparenza. Basta ricordare che il destino dei singoli paesi europei dopo la Liberazione, fu sanc[...]

[...]lora abbandonata da Stalin all'influenza occidentale, in cambio del disinteresse di Churchill e di Roosevelt per la sorte dei paesi dell'Europa orientale. Il PCI e il PCF dovettero fare di necessità virtù; ogni velleità in senso contrario (la cosidetta prospettiva greca) vi fu tempestivamente repressa per ordine di Mosca così come lo stesso Stalin relegò in Siberia il ribelle Markos. La « via italiana del comunismo » era dunque anch'essa una via staliniana.
8. Che in Russia vi sia attualmente una distensione interna, molte notizie lo lasciano suppore; ma è forse prematuro affer

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mare che si sia aperta una fase politica nuova. Una svolta decisiva potrà aversi soltanto allorché un dissenso politico importante, sorto nel seno della direzione collegiale, verrà reso pubblicamente noto e sarà posto in discussione sulla stampa comunista, prima di essere risolto in un'assemblea del partito e dello Stato, senza che sulla minoranza incomba la minaccia dello sterminio.
9. Il vasto spazio che nei mappamondi geopolitici della pr[...]

[...]iale, verrà reso pubblicamente noto e sarà posto in discussione sulla stampa comunista, prima di essere risolto in un'assemblea del partito e dello Stato, senza che sulla minoranza incomba la minaccia dello sterminio.
9. Il vasto spazio che nei mappamondi geopolitici della propaganda elettorale, per qualificarlo socialista, viene colorato di rosa, col suo miliardo e passa di abitanti, é un'immagine infantile, una tipica sopravvivenza dell'epoca staliniana. Tra i paesi europei di democrazia popolare, e tra essi e i popoli confratelli situati più in là, verso Est, dall'Ucraina alla Corea del Nord, le differenze e le contraddizioni non sono meno profonde che tra i paesi dell'emisfero occidentale. Non è ancora possibile prevedere fino a che punto il disgelo sovietico e la distensione internazionale consentiranno ai singoli paesi dei due blocchi mondiali di ricuperare la propria indipendenza. Ma si può sentire il dovere di affermare che questo è molto desiderabile nell'interesse della pace e della democrazia.
IGNAZIO SILONE
27 aprile 1956



da (Nove domande sullo stalinismo) Lelio Basso in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]one della genesi della dittatura non vuol essere tuttavia una difesa dello stalinismo contro la recente condanna pronunciata al XX Congresso. Riconoscere che a un determinato momento dello sviluppo storico la dittatura é stata un fenomeno necessario non esclude che essa sia successivamente divenuta un ostacolo per l'ulteriore sviluppo. Sarebbe poco marxista non riconoscere questa intima dialettica del processo storico e attribuire alla dittatura staliniana tutto il bene o tutto il male. Senza la dittatura in appoggio alla tesi staliniana della costruzione del socialismo nel solo paese sovietico, la rivoluzione sarebbe stata probabilmente travolta (l'altra soluzione — quella cioè di esportare la rivoluzione nel mondo capitalistico — era già stata condannata dalla storia);
6 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
tuttavia proprio la marcia al socialismo esigeva che, a un certo momento, fosse travolta la dittatura.
Se infatti la spiegazione che io ho dato è fondata, la concentrazione di volontà e di potenza diventava superflua, o perlomeno non doveva essere più così stretta, dal momento in cui non solo eran debellati gli avversari di cla[...]

[...]uzione e al progresso del popolo sovietico: dal momento cioè in cui ad un popolo ormai progredito e capace di governarsi con metodi piú civili e democratici pretese di continuare ad imporre delle forme di governo superate. Giocarono in suo favore anche tradizioni storiche e politiche di un popolo che non aveva mai conosciuto un reggimento democratico? Credo che sarebbe difficile negarlo.
Se mi sembra puerile e antistorico spiegare la dittatura 'staliniana (che è un portato della situazione rivoluzionaria come la dittatura di Robespierre e SaintJust durante la rivoluzione francese), come se fosse semplicemente la continuazione di precedenti forme di tirannia, credo tuttavia che essa sia stata agevolata dal fatto che al popolo russo mancava l'esperienza della rivoluzione borghese, di una rivoluzione cioè che attraverso lo sviluppo della ricchezza mobiliare, dei commerci e dei viaggi, aveva sradicato l'individuo dall'ambiente medievale, lo aveva dotato di una coscienza della personalità e lo aveva educato alla secolare battaglia del principio di [...]

[...] la dittatura, dall'altro creava precisamente le condizioni per renderla ostica alla parte più cosciente del popolo. Chi ha seguite le manifestazioni del pensiero e della letteratùra sovietica in questi ultimi anni si è reso conto che il processo di destalinizzazione non é scoppiato improvviso al XX Congresso, ma era in atto già da tempo. Esso è stato condotto avanti per tre anni in una forma piuttosto timida perché in un trentennio la dittatura staliniana aveva posto così profonde radici; non solo, come è naturale, in molti dirigenti e quadri
di partito fedeli a quel regime e ai suoi metodi, ma nella stessa mentalità popolare, che sarebbe stato difficile affrontare di colpo il cc culto della personalità ». Tuttavia, proprio perché queste radici erano profonde, diventava necessario a un certo momento strapparle per toglier di mezzo l'ostacolo che esse rappresentavano all'ulteriore marcia del popolo sovietico.
Coloro che dicono che nulla é cambiato o che parlano di mera tattica per addormentare la vigilanza degli occidentali, e coloro che spie[...]



da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]terpretazioni umanistiche del pensiero di Marx elaborate a partire dai suoi scritti giovanili, sono espressione di una medesima ideologia. Dell'« ideologia giuridica e filosofia borghese », la cui struttura è caratterizzata dall'« opposizione della Persona (Libertà = Volontà = Diritto) e della Cosa » (EA, p. 16). Il xx Congresso, in altre parole, avrebbe favorito, con le proprie « pseudospiegazioni » interamente sovrastrutturali della deviazione staliniana, la diffusione nel movimento operaio delle interpretazioni ideologiche e filosofiche umanistiche del marxismo (umanesimo marxista, filosofia marxista dell'uomo, umanesimo socialista, umanesimo reale, ecc.). « Dopo il xx Congresso, un'ondata apertamente di destra si diffuse... Si strappò nuovamente ai socialdemocratici e ai preti... lo sfruttamento delle opere giovanili di Marx, per ricavarne una ideologia dell'Uomo, della Libertà, dell'Alienazione, della Trascendenza, ecc.... L'ortodossia, come dice J. Lewis, ne fu quasi sommersa: non il `pensiero' di Stalin, che continuò, e continua da parec[...]

[...] opera evidentemente l'idea di un primato della pratica sulla teoria, si spiega con due elementi, uno politico ed uno teorico. Quello politico, su cui non ci soffermeremo, riguarda il tipo di critica che Althusser compie dello stalinismo: perché se per un verso egli non esita a denunciare l'« ammorbante e implacabile sistema di governo e di pensiero » di Stalin, per l'altro non intende ridurre né Stalin né la III Internazionale alla « deviazione staliniana », ed ammette l'esistenza di « meriti » storici di Stalin. Una posizione, in altre parole, che non intende fare, come invece fanno certi umanisti marxisti, tabula rasa di una complessa esperienza del movimento operaio, e che per molti versi si può ricondurre a certe posizioni del Pcc. Quello teorico è rappresentato dalla tesi dell'« antiumanesimo teorico di Marx », del rifiuto, cioè, di Marx della « pretesa teorica » della concezione umanistica (radicata nella tradizione della « grande filosofia classica ») di spiegare la storia e la politica a partire da un'« Essenza dell'Uomo ». Marx non pa[...]

[...]u cui dovremo ritornare, approdano a due ordini di risultati specifici, di carattere storiografico e teorico, di grande importanza: 1) la periodizzazione dell'evoluzione del giovane Marx e la spiegazione del significato teorico della fondamentale tappa di questa evoluzione rappresentata dagli scritti del 1845 (Tesi su Feuerbach e Ideologia tedesca) mediante la categoria filosofica di « rottura epistemologica »; 2) la definizione della deviazione staliniana come « recrudescenza » e « vendetta postuma » della tendenza fondamentale della ii Internazionale, l'economicismo, affermatasi nuovamente nel movimento operaio a partire dagli anni Trenta sotto la « copertura obbligata » dell'umanesimo. Lo stalinismo cioè come espressione nel movimento operaio della « coppia economicismo/umanesimo » che caratterizza nella sua intima essenza l'ideologia borghese dominante.
A questo punto si possono fare due osservazioni. La prima per sottolineare che nella interpretazione del giovane Marx compiuta da Althusser si riflettono la svolta della congiuntura politic[...]

[...]due interpretazioni della storia di Marx e della « rottura epistemologica », le quali contribuiscono, a loro volta ed in modo profondo, a caratterizzare i due periodi principali in cui è divisa dall'« autocritica » la ricerca althusseriana: all'inizio di ognuno di questi due periodi si trovano infatti due interpretazioni diverse della storia di Marx (e di Engels). La seconda per segnalare che la definizione della
LOUIS ALTHUSSER 415
deviazione staliniana come economicismo coperto dall'umanismo è conquistata da Althusser solamente nel secondo periodo della propria ricerca, precisamente nel 1972 (Réponse à J. Lewis). Mi soffermerò soltanto sulla prima questione. Althusser mantiene ferme nei due periodi della propria ricerca, sia la periodizzazione dell'itinerario politico teorico del giovane Marx (momento liberale e razionalistico hegeliano fino al 1842; momento umanistico comunitario di stampo feuerbachiano fino al 1845; passaggio al comunismo ed al materialismo rivoluzionario a partire dal 1845). Sia il concetto di
« rottura epistemologica »[...]



da Bruno Bongiovanni, Ritratti critici contemporanei. Maximilien Rubel in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...] ovunque presente, ma esprime semplicemente la tendenza storica delle società capitalistiche. 3) Per Marx la concezione materialistica della storia non era né una filosofia né una scienza, ma solo un modo di affrontare lo studio della società.
All'inizio degli anni Cinquanta, Rubel, sempre sulla « Revue Socialiste », ma anche su « Preuves », dedica alcuni saggi polemici alle modalità di pubblicazione delle opere di Marx e di Engels nella Russia staliniana: in particolare modo si occupa della censura cui vengono sottoposte, dallo sciovinismo staliniano, le Rivelazioni sulla storia diplomatica segreta del XVIII secolo di Marx e la Politica estera degli zar di Engels 24. Si apre cosí un nuovo capitolo nella biografia intellettuale di Rubel, un capitolo che concerne il repertorio e la storia delle edizioni marxiane.
3. La bibliografia tra utopia e scienza. — Non è cosa nuova definire il clima ideologicoculturale degli anni Cinquanta come scisso tra isteria maccartista e cupa oppressione staliniana. Non sono molti i documenti a nostra disposizione[...]

[...]aliniano, le Rivelazioni sulla storia diplomatica segreta del XVIII secolo di Marx e la Politica estera degli zar di Engels 24. Si apre cosí un nuovo capitolo nella biografia intellettuale di Rubel, un capitolo che concerne il repertorio e la storia delle edizioni marxiane.
3. La bibliografia tra utopia e scienza. — Non è cosa nuova definire il clima ideologicoculturale degli anni Cinquanta come scisso tra isteria maccartista e cupa oppressione staliniana. Non sono molti i documenti a nostra disposizione che possono testimoniare un'indipendenza reale rispetto ad un clima siffatto, soprattutto per quel che riguarda gli studi marxologici e la ricerca teorica socialista. Ricordiamo l'uscita, in Germania, nel 1954, del primo volume dei Marxismusstudien, in Francia la rivista « Socialisme ou barbarie » (19491965), animata da Castoriadis e da Lefort, e la rivista « Arguments » (19561962), cui collaborò anche Maximilien Rubel 25. I
23 Cfr. Socialisme et marxisme (Brève réponse à Robert Mossé), in « Revue Socialiste », n. 50, 1951.
24 Fr. Engels et [...]

[...] di molti esponenti della SPD, in anni in cui i rapporti tra quest'ultimo partito (unificatosi con una parte dell'usPD, in seguito al Congresso di Halle) e il P.C. (b) sovietico non erano dei migliori, se vogliamo usare un eufemismo. L'Istituto di Mosca e la Gesellscha f t für Sozial f orschung tedesca fondarono addirittura due case editrici in Germania, a Berlino ed a Francoforte, ma, con il 1930, anno in cui giungeva al suo culmine la campagna staliniana contro i « socialfascisti », questa collaborazione, già logora, non poté che essere troncata 29. L'anno successivo Rjazanov, accusato di collusione con la socialdemocrazia e con il menscevismo 30, venne allontanato dal suo incarico di direttore dell'Istituto, espulso dal partito e fatto sparire. Nel frattempo, però, Rjazanov aveva dato inizio alla grandiosa impresa nota come MEGA (MarxEngels Gesamtausgabe), prevista in 40 volumi, divisi in tre sezioni: 1) le opere filosofiche, economiche, storiche e politiche, ad esclusione de
28 Il BernsteinDebatte, vale a dire la polemica tra ortodossi e r[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Carlo Cassola in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]llarme. La corda troppo tesa si spezzava. L'alleato di ieri minacciava di diventare il nemico irriducibile di domani. Krusciov e i compagni hanno valutato il pericolo in tutta la sua gravità: e si sono decisi con coraggio e prontezza a liquidare il sistema dello Statoguida e del Partitoguida, cioè a liquidare l'aspetto più caratteristico dello stalinismo nel campo dei rapporti tra l'Urss e i paesi e i partiti comunisti.
Anche la politica estera staliniana nei confronti dei paesi capitalistici, pur essendo improntata a un sincero desiderio di pace, si era dimostrata troppo rigida. Atti come il blocco di Berlino o come le rappresaglie economiche contro la Jugoslavia non potevano non contribuire all'aggravamento della tensione internazionale. Anche qui, si rendeva necessario un buon colpo di timone. Anche qui, bisognava farla finita con lo stalinismo.
Risposta alla Seconda e all'Ottava domanda — Lego insieme le risposte alla Seconda e all'Ottava domanda, anzi comincerò proprio a rispondere a quest'ultima. Non vi è dubbio che la condanna e la liq[...]

[...]sovietici confermino in modo luminoso che la democrazia é legata alla pluralità delle formazioni politiche e alla pluralità delle liste elettorali. In teoria si potrà anche sostenere che la democrazia possa esprimersi in forme diverse; ma queste forme nuove per il momento non sono state trovate.
Risposta alla Settima domanda — Distinguo tra intellettuali comunisti e base operaia.
Gl'intellettuali comunisti hanno creduto alla versione ufficiale staliniana sui processi e le cospirazioni a causa della loro forma mentis storicistica, cioè totalitaria (quanto meno è totalitario lo storicismo assoluto). La condanna dello stalinismo ha avuto anche questo ineguagliabile merito, di mettere in crisi lo storicismo assoluto. Si é toccato con mano, finalmente, che razza di balordaggine fosse quella di considerare un processo storico tutto inevitabile e necessario, e quindi di giustificarlo da cima a fondo, e di imporne l'accettazione o il rifiuto in blocco. Grazie a Dib, é ora dimostrato che la storia si fa coi « se »; cioè si ricomincia a esercitare lo s[...]

[...]na ragione d'ordine essenzialmente psicologico. La psicologia
14 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
operaia (che naturalmente è il frutto dell'esperienza storica del proletariato) è difatti diffidente nei confronti dei capi, che possono essere comprati dal nemico di classe e passare dall'altra parte (la storia del movimento operaio italiano, per fare un solo esempio, è piena di tradimenti: il caso di Mussolini è soltanto il più clamoroso). La versione staliniana sui processi e le cospirazioni ha trovato quindi facilmente credito tra gli operai, perché veniva a confermare quella che era una loro convinzione psicologica, nata da una precisa esperienza storica. Se Mussolini e Bombacci, Bonomi e Saragat hanno tradito, perché non dovrebbero aver tradito anche i Trotskij e i Kamenev, i Tito e i Rajk ?
Ciò che gli operai non hanno invece digerito sono state le versioni ufficiali sulle riabilitazioni; mentre gl'intellettuali hanno bevuto anche quelle.
Risposta alla Nona domanda. — Ho già risposto implicitamente a questa domanda. La liquidazione dello Stato[...]



da Georg Lukacs, Problemi della coesistenza culturale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...] con tale analisi della situazione ideologica del capitalismo e del socialismo Si venga a sottrarre alla coesistenza culturale ogni terreno intellettuale. In realtà, avviene esattamente il contrario: soltanto attraverso questo bilancio critico del presente è possibile spianare la via del futuro, la via verso la coesistenza culturale, che si avrà inevitabilmente. A tal fine, la premessa evidente é la resa dei conti con l'eredità
10 GEORG LUKACS
staliniana quanto alla concezione socialista del mondo. Ciò, naturalmente, vale soltanto per coloro che sono in grado di comprendere il carattere di concezione generale del mondo proprio del marxismo. Da Max Weber a Wrigth Mills, non sono pochi coloro che — in misura maggiore o minore — l'hanno compreso. E' difficile, invece, stabilire un dialogo su questo argomento con coloro che, come Madariaga, ritengono che la concezione del mondo di Lenin fosse: «O mi dài ragione o ti sparo». Per questo, Madariaga é rimasto sorpresa e urtato perché in un mio precedente l'ho nominato insieme a Enver Hodsha; per ques[...]

[...] concezione del mondo può anche venire dal lato ontologico; in tali casi, si tratta sempre dell'incontro tra trasformazioni sociali e scoperte teoriche, come, ad esempio, nel caso di Galilei.
Così la lotta di classe è anche sempre una lotta tra diverse concezioni del mondo. Ma sarebbe una volgarizzazione troppo semplicistica ritenere che esse rivestano qui il ruolo di un epifenomeno. In pratica, non lo crede nessuno. Appunto per questo, l'epoca staliniana mirò a mantenere tutta la sua inteilighenzia — intesa nel senso più ampio — lontana dalla conoscenza di altre concezioni del mondo. Formalmente, un atteggiamento simile é estraneo alla cultura occidentale, tuttavia non si dimentichi che proprio su
PROBLEMI DELLA COESISTENZA CULTURALE 15
questo terreno é possibile una manipolazione quanto mai raffinata, che spesso è più efficace di una manipolazione brutale. Infatti, mentre nel mondo socialista, dopo la crisi della teoria staliniana, concezioni del mondo fino allora tenute lontane stanno vivendo un periodo di prestigio acritico, la raffinata[...]

[...]a inteilighenzia — intesa nel senso più ampio — lontana dalla conoscenza di altre concezioni del mondo. Formalmente, un atteggiamento simile é estraneo alla cultura occidentale, tuttavia non si dimentichi che proprio su
PROBLEMI DELLA COESISTENZA CULTURALE 15
questo terreno é possibile una manipolazione quanto mai raffinata, che spesso è più efficace di una manipolazione brutale. Infatti, mentre nel mondo socialista, dopo la crisi della teoria staliniana, concezioni del mondo fino allora tenute lontane stanno vivendo un periodo di prestigio acritico, la raffinata manipolazione che predomina a Occidente é ampiamente riuscita a diffondere nell'opinione pubblica la credenza che il marxismo sia una dottrina e un metodo totalmente superati, di cui non è affatto il caso di occuparsi seriamente; abbiamo già accennato, peraltro, alle eccezioni costituite dai migliori.
Io credo dunque che le due grandi trasformazioni, provocate dallo sviluppo economico, di cui abbiamo parlato sopra, porteranno a conoscere la concezione del mondo — le concezioni del m[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Valdo Magnani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]e creativo delle opinioni liberamente espresse ed insistendo sulla loro necessità in opposizione alla verità indiscussa burocraticamente discendente dall'alto, si estrinseca in una necessaria eliminazione del potere arbitrario della polizia (lotta contro Beria) e in un rifiuto del metodo della falsificazione (revisione dei processi, revisione della storia, fine del mito della pregiudiziale superiorità sovietica in ogni settore).
L'offensiva antistaliniana appare dunque ad un primo esame un movimento di fondo scaturito dalla stessa società sovietica e
VALDO MAGNANI 87
tendente a ripristinare la normale funzionalità delle istituzioni esistenti, sottraendole ad un arbitrario potere concresciuto in esse — il burocratismo staliniano — attraverso alcune scosse violente partite dall'alto e l'accoglimento delle sollecitazioni democratiche f ermentanti in basso in tutti i settori, dall'agricoltura colcosiana alla tecnica e alla scienza, dalla letteratura alla vita di partito e di fabbrica. La parola d'ordine del ritorno alla legalità e all'antidogmat[...]

[...]enerali della società sovietica. Così si spiega, in termini non fatalistici ma tali da contenere l'indicazione di una lotta positiva da condurre, il prevalere di tesi erronee in alcuni settori, ivi compresa la politica estera. (Ad esempio la tesi tipicamente cominformista, che identificava, dopo la seconda guerra mondiale, la vittoria del socialismo nel mondo con l'estensione del potere statale e militare sovietico. Come é noto questa concezione staliniana sta all'origine del conflitto con la Jugoslavia socialista). Nel passaggio dal comunismo di guerra alla NEP, alle forme di centralizzazione burocratica esasperata, alla ricerca, ora intrapresa, di forme decentrate con accentuazione delle autonomie vi è l'indicazione di una problematica nuova, la problematica di una società socialista in quelle particolari condizioni.
In secondo luogo occorre vedere le forme particolari, russe, in cui si è espresso il tentativo di conciliare i principi — tenuti costantemente fermi nell'adorazione dei testi — con la realtà con cui. si aveva a che fare. Il lavo[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Alberto Moravia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]migliano alla figura e all'opera del primo innovatore della Russia, Pietro il Grande. Diremo per questo che lo stalinismo non rappresenta alcuna novità nella storia della Russia che esso non è che il logico sviluppo di certe tradizioni storiche e politiche ? No, diremo piuttosto che le tradizioni storiche e politiche della Russia spiegano gli aspetti nazionali dello stalinismo e ne costituiscono al tempo stesso il limite insuperabile. La formula staliniana fu quella della rivoluzione socialista in un paese solo; che lo stalinismo sia stato quello che è stato, dimostra soprattutto che le tradizioni storiche e politiche della Russia non potevano fornire alla rivoluzione socialista che determinate componenti e non altre.
6. — Le misure coercitive adottate da Stalin per affermare e mantenere la sua dittatura non erano probabilmente necessarie che in piccola parte. In altri termini la dittatura poteva benissimo poggiare sul consenso popolare e su un minimo di misure di sicurezza. Nelle misure coercitive adottate da Stalin c'è un «eccesso» e un' «or[...]

[...]ella Russia, né
con la volontà di portare a termine i piani quinquennali. Esse derivano dal carattere individuale di Stalin, dalla sua personalità fortemente determinata da fattori ancestrali e locali. Tutte le dittature adottano misure coercitive; ma, tanto per non citare che gli episodi oggi deplorati dalla nuova direzione collegiale, l'affare dei medici, la confessione di Raik, la scomunica a Tito, sono affatto caratteristici della mentalità staliniana. Per questo penso che questo particolare terrore sia cessato con la morte di Stalin, pur non essendo del tutto scomparsi i mezzi di cui egli si servi per alimentarlo e mantenerlo.
7. — I comunisti di tutto il mondo hanno creduto o hanno finto di credere alle versioni staliniane dei processi e delle cospirazioni. In ambedue i casi ci troviamo di fronte alla posizione psicologica fideistica che è propria alla mentalità di massa e che é un prodotto storico dell'avvento appunto delle masse sulla scena politica del mondo, da cinquant'anni in qua. Indubbiamente la critica e l'autocritica che nelle[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine staliniana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---comunisti <---Storia <---socialista <---socialismo <---comunismo <---comunista <---siano <---Stalin <---marxista <---Dialettica <---Russia <---ideologia <---socialisti <---Ciò <---abbiano <---marxismo <---stalinismo <---Pratica <---italiana <---leninismo <---staliniano <---Così <---Diritto <---Filosofia <---Lenin <---capitalismo <---italiano <---leninista <---Del resto <---Marx <---Stato <---URSS <---ideologica <---ideologico <---stalinista <---storicismo <---Basta <---Beria <---Francia <---Logica <---PCUS <---dell'Europa <---fascismo <---materialismo <---Ecco <---Il lavoro <---Mosca <---Quale <---capitalista <---capitalisti <---ideologici <---imperialismo <---liberalismo <---marxiana <---marxiste <---marxisti <---staliniani <---Cosa <---Dogmatica <---Editori Riuniti <---Engels <---Jugoslavia <---La lotta <---Marx-Engels <---Mi pare <---NEP <---Partito <---Perché <---Principi del leninismo <---Roosevelt <---Sistematica <---Stati <---Stato guida <---USA <---Unione Sovietica 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<---Fournière <---Fragments <---France Nouvelle <---France Observateur <---Francis Jeanson <---Francisco Rebello <---François Perroux <---Freiligrath <---Friedrich Engels <---Friedrich List <---Fss <---Garnier <---Garnier-Flammarion <---Gaston Bachelard <---Gemeinwesen <---Genetica <---Georges Canguilhem <---Germania di Hitler <---Gesammelte Schriften <---Gesellscha <---Giappone <---Gide <---Gide nell'Unione Sovietica <---Giuseppe Berti <---Già Bachelard <---Già Engels <---Già Ivan <---Gliederung <---Gnedov <---Gold Coast <---Goncarova <---Gordon Childe <---Gorki <---Gorodi <---Gran Bretagna <---Grave <---Grazie a Dib <---Grillenzoni <---Grossmann <---Grundrisse <---Guizot <---HENRYK GROSSMANN <---Hachette <---Hamburg <---Hegel <---Hegel-Marx <---Helmholtz <---Hitler <---Hobson <---Iconografia <---Idéologie <---Ieremenco <---Il C <---Il Lavoratore <---Il Manifesto <---Il Mulino <---Il PCI <---Il Partito Comunista <---Impérialisme <---In ogni modo <---In È <---Indipendentemente 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