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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Altri è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 135Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Vittorio Lanternari, Religione, società, politica nell'Africa Nera avanti e dopo l'indipendenza in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]i nazionali ha avuto una propria dimensione interiore: il socialismo. L'era atomica avrà la sua dimensione interiore, probabilmente, nell'antropologia. La «riscoperta dell'uomo» cui noi oggi assistiamo ha due aspetti fondamentali. Per un verso l'uomo — quello delle società arcaiche, illetterate, preindustriali, preclassiste o scarsamente complesse — acquista coscienza sociale, politica, umana di se stesso e dei suoi valori. Per l'altro verso gli altri uomini — noi delle società avanzate, industriali, classiste, noi della civiltà con la C ritenuta finora maiuscola, noi della civiltà che si fonda .sul libro — stiamo riscoprendo, attraverso l'antropologia, orizzonti culturali inesplorati, modi d'esistere e di credere inconcepibili fin qui per noi stessi. Lo si chiama convenzionalmente il « terzo mondo », riferendosi — come a entità distinte — alla civiltà euroamericana e a quella sovietica che invece per la nostra antropologia costituiscono un unico mondo, il «moderno », contrapposto a quello afroasiatico, l'« antico ». Dunque questi due mond[...]

[...]roblemi complessi d'interpretazione sociologicostorica.
Precisiamo che per neotradizionalismo intendiamo convenzionalmente la tendenza a riprendere tratti della tradizione religiosa nativa in parte già abbandonati, indipendentemente da espliciti influssi delle grandi religioni occidentali. Il neotradizionalismo cosi inteso si distingue dal sincretismo, intendendo per sincretismo restrittivamente la tendenza a fondere con tratti religiosi nativi altri elementi religiosi di provenienza occidentale. Tali distinzioni, come tutte quelle di carattere terminologico, hanno un valore convenzionale e relativo: lato sensu non esiste alcuna religione che non sia sincretista, e cioè non possieda tratti d'origine più o meno eterogenea, cosi come per converso nessun tradizionalismo né neotradizionali
(2) TURNBULL, lOC. Cit.
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smo può escludere in maniera assoluta elementi innovatori e stranieri. Sottolineiamo che dunque sia il sincretismo sia il neotradizionalismo sono tendenze (e non formazioni rigide), tuttavia b[...]

[...]tari e perfino convergenti. Sincretismi e neotradi. zionalismi spesso rappresentano altrettante risposte di valore protestatario e anticonformista, elaborate dalle società africane sotto l'urto della civiltà occidentale e sotto l'oppressione coloniale. Pur nella loro intonazione differente — conservatrice nei neotradizionalismi, innovatrice nei sincretismi — le due tendenze hanno spesso un fondo comune di polemica autonomista antioccidentale. In altri casi e in certe fasi di sviluppo di alcune società africane, il neotradizionalismo si contrappone a un precedente sincretismo e prevale su di esso. Alcuni autori parlano, a questo proposito, di «neo paganismo », di a reflux de la Christianisation », ecc. Poiché conosciamo numerosi casi di questo genere, e specialmente presso nazioni africane di recente indipendenza, questo tipo di neotradizionalismo postcoloniale, che é il più sconcertante ed inquietante, pone seri problemi di rapporti fra politica e religione nei paesi di recente indipendenza. Il ritorno alle tradizioni si accompagna, in que[...]

[...]ligioso. Quanto ai messianismi, ne esiste un tale numero ed una varietà così grande, ché noi stessi ne abbiamo fatto, altrove (5), uno studio più preciso, e autori come Shepperson, Baeta ecc, distinguono i messianismi « personali » da quelli « impersonali » (6).
(3) BASTIDE 1959, 440.
(4) PAULME, Cah. Et. Afr. 1962, 6.
(5) LANTERNARI, McSSiariiSM.
(6) SHEPPERSON, 1962, 47.
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Piuttosto ci chiediamo: quali altri movimenti religiosi nuovi, non sincretisti e non messianici, si sono prodotti nell'Africa Nera ? In quale rapporto stanno essi con quelli sincretisti? Ne ricordiamo alcuni a mó d'esempio. Dopo 'il 1900 fra gli Ascianti del Ghana si diffuse una serie di grandi movimenti, dei quali ci documentano ampiamente il Debrunner e la Field, detti degli « antiw'itchcraftshrines ». In tre ondate (prima del 1912, nel 1924 e negli anni successivi, durante e dopo la II guerra mondiale) nacquero numerosi centri cultuali, (Aberewa, Kune Tigare, ecc.) intorno a certi santuaricapanne o luoghi sacri all'aperto, o[...]

[...]iante le ordalie» (16). Così l'esperienza dominante d'oppressione e frustrazione, proiettata nello specchio della tradizione magica, offre uno schema d'interpretazione rigido e univoco, alla mente indi
(8) FIELD, 1948, 171189; FIELD 1960, 87133.
(9) WARD 1956.
(10) MORTONWILLIAMS 1956.
(11) PAULME 1962, 180193; HOLAS 1954, 6164; HOLAS 1957, 155158.
(12) VANSINA 1959.
(13) RICHARDS 1935.
(14) MARWICK 1950.
(15) FERNANDEZ 1961, 251252. Per altri culti magici, cfr. BOUCHAUD 1956, 9399.
(16) DEBRUNNER 1961, 6667.
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gena, per spiegare qualsiasi male o incidente, pertinente o meno — al lume della logica — alla presenza dei bianchi.
Dunque sia i culti nuovi antistregonisti, sia i movimenti sincretisti e messianici, sia infine la lotta attiva antibianchi, vanno posti tutt'insieme in una situazione coloniale caratterizzata, per l'Africa nera, da uno stato di oppressione politicasociale e da uno stato di inferiorità culturale, con il senso di frustrazione che ne consegue.
Talora anche il cristianesim[...]

[...]tradizionalismi d'età coloniale in funzione della loro origine, sviluppo e destino, essi presentano chiare differenze. L'origine è diversa, perché nei primi si risente fortemente della personalità del fondatore che é stato a contatto diretto o indiretto con le missioni, ed in essi si esprime un complicato rapporto fra indigeni e cultura europea.
A queSto parallelismo delle origini si contrappone un ben differente ruolo storico degli uni e degli altri. I nuovi culti magici dei Fang hanno un effimero destino a confronto con il movimento sincretista Bwiti. Quelli non sono sopravvissuti a lungo, mentre questo é avviato a un crescente sviluppo, e si volge verso un complesso sincretismo autonomista, nucleo d'un vero rinnovamento religioso e sociale.Osservazioni analoghe sono state fatte dal Debrunner sui recenti culti magici del Ghana, anch'essi effimeri (18).
In genere i movimenti magici, neofesticisti, antistregonisti, insomma neotradizionalisti di età colonale non hanno mai preparato alcun rinnovamento effettivo della religione o della cult[...]

[...]lemento tradizionalerinnovato. In realtà non v'è alcun movimento nativista che comporti una ripresa integrale e passiva della tradizione: questa, in virtù della selezione, é trasformata.
3) impadronirsi della «potenza» insita nella cultura cristiana a proprio vantaggio — secondo la filosofia della ((forza vitale» propria della tradizione —, per resistere all'egemonia europea, reinterpretando quei tratti esterni in senso pagano, nativista o — in altri momenti — autonomista. E' questo l'elemento rinnovatore esterno.
I sincretismi africani appaiono dunque, in origine, come altrettante manifestazioni particolari del ((nativismo », nel senso oggi comunemente ammesso, di o rivivificazione e rinnovamento polemico dei valori nativi di fronte agli Europei» (22).
Se queste sono le tendenze originarie dei sincretismi africani, i fattori storicosociali preposti alla loro genesi sono almeno tre, c'ioé:
1) un contatto non fuggevole con il cristianesimo come esponente d'una civiltà conquistatrice e deculturatrice, perciò superiore — in senso pratico [...]

[...]ismatiche, come interpreti ed esponenti dell'intera cultura, sensibili, per 'la propria formazione culturale (contatto personale con missioni) ad
(22) Vedi ancho, per il nativismo, MÜHLMANN 1963, 165166.
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alcuni tratti cristiani ch'essi reinterpretano. E' vero: alcuni profeti hanno fondato culti asincretisti: ciò vuol dire che ad essi é mancata l'esperienza delle missioni, o personalmente l'hanno respinta. Altri culti asincretisti sono stati introdotti senza necessariamente l'azione di profeti. P. es. 'il culto asye dei Bete è stato acquistato per pagamento, ad opera d'un gruppo di esponenti locali, da un pruppo Baulé vicino. Si possono citare analoghi casi di culti nuovi introdotti per pagamento tra gli Ascianti e gli Akim (23). Ma i m.oviment+i sincretisti nascono sempre per l'azione individuale d'un fondatoreprofeta. Ciò comparativamente si comprende, perché solo una forte personalità carismatica, col suo prestigio di guaritoretaumaturgoindovino, é in grado di « rivoluzionare» la tradizione renden[...]

[...]plesso (24).
Proprio due secoli dopo nasce fra i Bakongo il Kimbangismo. Il sincretismo kimbangista, di tutt'altra natura, rompe la tradizione religiosa e dà avvio ad un processo di rinnovamento generale. L'antifeticismo proclamato da Kimbangu, l'uso e la conoscenza della Bibbia, la liturgia fondata su canti biblici, il battesimo, la confessione, l'idea di un unico Dio, la 'latta contro la poligamia sono tratti rivoluzionari. Ma accanto ad essi altri tratti .provengono dalla tradizione, la quale anzi é rivivificata. Casi rivive il culto dei morti, con l'attesa d'un prossimo loro ritorno come apportatori della nuova età di benessere e di libertà; rivive il culto di guarigione di cui il profeta stesso, con i suoi poteri taumaturgici, é il supremo esponente. Rivive nel Kimbangismo l'Essere supremo tradizionale, che però s'identifica con il Dio giudaicocristiano. Tornano con nuova intensità i riti di possessione con danze, canti, manifestazioni acrobatiche. Questa sintesi di tradizione e d'innovazione, il Kimbangismo, ha un tono
(24) JADIN 1[...]

[...] aiutano
a capire la storia di tali movimenti, ma confondono case ed idee. Con qual criteria si può infatti affermare, come fa il Guariglia, che i1 sincretismo in sé é «una tendenza appoggiata sul culto del passato? » (27). Ciò significa ignorare la continua dinamicità, la trasformabilità e l'ambivalenza stessa del sincretismo, situato tra passato e futuro, fra tradizione e innovazione. Il caso surriferito del Kimbangismo è un esempio fra molti altri movimenti africani. Questi nascono come nativisti ed emancipazio
(26) BALANDIER 1961, 8990.
(27) GUARIGLIA, in: «Devant les sectes nonchrétiennes », p. 20.
VITTORIO LANTERNARI
nisti nella fase di più accesa tensione fra le due culture — quella indigena e quella occidentale —, ma poi man mano che questi rapporti progrediscono verso un regime di mutua simbiosi ed integrazione, i movimenti stessi si volgono verso un autonomismo non piú accesamente polemico, ma integrista e aggiustativo. E' il caso dei movimenti del Nyassa, delle chiese nativiste sudafricane che negli ultimi anni stanno trov[...]

[...] Nyassa (36), dei gruppi messianici suldafricani. Talara si attende un'immediata salvezza ad opera del fondatoremessia: così nel movimento Lassyista (37) del territorio di Cabinda e del Congo nel 1946. Altre volte l'atteso salvatore è un condottiero politico perseguitato (Matsua) e mitizzato, o — in forma anonima e collettiva — l'insieme dei morti che verranno, apportatori di un'era di rigenerazione cosmica e umana. In quest'ultimo caso, come in altri casi, il messianismo ridà vita ad un vecchio fondo escatologico. In realtà si danno miti escatologici anche nelle tradizioni locali. Così fra i Lamba (Rhodesia settentrionale) l'EsSere supremo Lesa ÍLuchyele, già nei miti tradizionali spari dalla terra promettendo che sarebbe tornato. Presso i Babemba (Rhodesia settentrionale) i bianchi giunti nel territorio furono identificati con l'Essere supremo o eroe culturale della tradizione, Lesa Mukulu, ritornante come rinnovatore del mondo (38). Nel Nyassa il capo Kankhomba, Malawi, spari dopo essere stato sconfitto in guerra dagli Yao, ma tuttora s[...]

[...]suicidio era per essi un mezzo per ritornare in Africa, attraverso il ricongiungimento della propria anima col mondo dei morti, che é dall'altra parte dell'Oceano. L'attesa del «ritorno)) si proietta, in questo caso, nell'aldilà (41).
Di fronte a tanti messianismi differenti, un problema fondamentale per noi é di verificare possibilmente se questo o quel tipo di messianismo corrisponda ad un terreno storicoculturale suo proprio differente dagli altri, e quale sia questo terreno. Per esempio in altra sede mi é parso d'identificare l'origine storicoculturale di quel tema messianico che si fonda sull'attesa dei morti tornanti in massa: il terreno d'origine di tale tema pare sia da individuare in un arcaico sostrato di religiosità agraria, che pone enfasi sul ritorno collettivo, periodico dei morti nel quadro d'una grande cerimonia di rinnovamento, il Capodanno. L'esperienza nuova e sconcertante dell'arrivo dei bianchi ha però riplasmato e trasformato in funzione messianica, escatologica, questo ritorno, che ormai avverrà non più periodicamen[...]

[...]rrivo dei bianchi ha però riplasmato e trasformato in funzione messianica, escatologica, questo ritorno, che ormai avverrà non più periodicamente, ma una volta per sempre, per iniziare un'era definitiva (42).
Un altro particolare problema del messianismo africano é di determinare quali fattori ambientali e psicologicosociali avviino quel processo di mitizzazione della figura del profeta, per cui costui é trasformato in un messia che risorge. In altri termini, quando e perché un movimento sincretista diventa messianico? Infatti s'è visto che il messianismo é sempre secondario rispetto al sincretismo nativista. Al fondamento del messianismo c'é una esigenza di salvezza da realizzarsi tramite un ente ed un evento sovrannaturali: e perciò esso é carico di significato escatologico. Ora, la genesi del messianismo come fatto storicoreligioso sarà da porsi in rapporto con le esperienze esistenziali concrete e le esigenze che derivano dalla particolare situazione storica di un dato gruppo umano. Ma in particolare avranno importanza fat
(41) BASTm[...]

[...] tradizione integrale, convinti che averla parzialmente abbandonata fosse la causa dei malanni e della collera di Ata Abassi (l'Essere supremo). Le giovani generazioni all'opposto, per influenza missionaria e per reazione al fallimento del culto spiritualista, si volgevano con slancio frenetico al cristianesimo.
(53) BASTIDE 1962, 4041.
(54) Lasciamo da parte i casi rari e transitori di « rigidità culturale», come quello dei Masai, dei Pakot e altri gruppi nilotici, che sono rimasti inerti di fronte alla civiltà occidentale, ligi alle loro forme di vita tradizionali (HERsxovrrs 1962, 477).
(55) S. TouRÉ 1959.
56) MESSENGER 1959; 1960.
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Imitavano fanaticamente la cultura occidentale, considerata co. me forma unica di civiltà; denigravano la tradizione nativa. Ora, se ben si guarda alle conseguenze di questo atteggiamento, il fanatismo filooccidentale fu l'inizio di una crisi fra le piú gravi e compromettenti. Infatti da allora fra i giovani crollò la morale tradizionale, mentre nessun elemento dell[...]

[...]respinti. La corruzione dei costumi, l'incremento dello scetticismo e della delinquenza completano il quadro di questa crisi. In particolare, l'idea introdotta dai missionari di un «Dio che perdona» ha mal sostituito l'idea tradizionale di un Essere supremo castigatore dei trasgressori. Infatti, convinti di crearsi l'impunità per ogni sorta di azioni immorali e di vincere qualsiasi potenza avversa, molti individui si mettono indosso una croce ed altri pregano o sacrificano allo Spirito Santo, certi tosi di ottenere il perdono.
Come si vede, l'introduzione di un'idea o dogma sia pure elevato come quello della grazia divina, originariamente estraneo alla cultura ricevente, dà luogo a reinterpretazioni del tutto eterodosse e ingenue; inoltre essa può essere controproducente al punto da ingenerare o incrementare il collasso etico,sociale. In questo caso la società, per le condizioni generali dell'ambiente e della cultura, non è evidentemente matura a ricevere quell'idea o quel dogma senza falsarlo e senza farne perfino strumento di suicidio s[...]

[...]7).
Dunque la cieca ripulsa della cultura tradizionale e la incondizionata imitazione, puramente esteriore, di una cultura superiore, è una reazione possibile e reale delle culture negre africane al contatto europeo: ma è una reazione distruttiva ed effimera, perché in essa non v'é creazione « endogena » di nuovi valori. Oggi gli Anang aderiscono con uno spirito autonomo al cristianesimo dei missionari ed hanno le loro chiese autonomiste,
(57) Altri casi di disintegrazione socioculturale conseguente all'imitazione indiscriminata della cultura occidentale da parte di società o gruppi indigeni sono stati da me raccolti nella comunicazione presentata al VII Congresso Internazionale di Scienze antropologiche ed etnologiche, Mosca, Ago. 1964, col titolo: Crise et désintégration culturelle dans le processus d'acculturation.
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principale la Christ Army Church. Essa é fondata sul culto di guarigione dei malati, sull'antistregonismo, sull'attesa millenarista del trionfo finale di Dio su Satana (Ata Abassi degradato), con l[...]

[...]adaptive structureS », ed hanno valore positivo perché esprimono una presa di coscienza religiosa e culturale di gruppi vissuti per l'innanzi nella condizione di « paria ».
Quanto ai fattori determinanti che sono alla base dei movimenti profetici, alcuni autori come Baeta (59) hanno sottolineato il carattere perenne del profetismo africano (estensibile, secondo noi, a tutti i popoli arretrati), e le origini soggettive nella vocazione profetica. Altri come la Mead hanno sottolineato la perenne capacità delle folle, o di una porzione di qualsiasi società, di farsi convertire e convincere da un leader religioso dalla forte personalità (60). In questo concetto però non si considera sufficientemente l'influenza della società sulla formazione e Sull'efficacia del leader, e si rischia di riavvicinarsi ad un determinismo psicologico generico. Tutto ciò non esclude che praticamente i movimenti profetici africani ed extraafricani che noi conosciamo sono in relazione con fasi di malessere particolare, di mutamenti profondi della cultura. Del resto l[...]

[...]selezione ed una reinterpretazione secondo una tendenza « giudaizzante»: il popolo negro s'identifica col popolo ebraico, sulla base d'una comune origine mitizzata e di analoghe persecuzioni subite. Ecco perché numerosi sono i movimenti « sionisti», «israeliti » presso le società dell'Africa nera (62).
Ora, se si guardano nel loro insieme le risposte dei negri africani ai richiami cristiani trasmessi dall'occidente, si deve tener conto anche di altri fatti: in particolare dell'entusiastica adesione di gruppi di negri a certi movimenti religiosi e parareligiosi per così dire eterodossi o nonconformisti, venuti tra loro dall'occidente, come i Testimoni di Geova (Watch Tower, Kitawala, Russellismo) (63), e l'Esercito della Salvezza (64). Si tratta di movimenti che predicano il ritorno alla morale cristiana fuori dalle sovrastrutture ecclesiastiche o (Russel'lismo) contro le chiese stesse e lo stato, intesi come istituzioni « sataniche». Nel medesimo quadro delle. risposte indigene ai richiami cristiani rientrano i movimenti nativisti, sincre[...]

[...]sercito della Salvezza (64). Si tratta di movimenti che predicano il ritorno alla morale cristiana fuori dalle sovrastrutture ecclesiastiche o (Russel'lismo) contro le chiese stesse e lo stato, intesi come istituzioni « sataniche». Nel medesimo quadro delle. risposte indigene ai richiami cristiani rientrano i movimenti nativisti, sincretisti, autonomisti di cui s'è parlato. All'infuori delle conversioni di élites inurbate e occidentalizzate e di altri casi individuali, il quadro dei comportamenti dei negri, e specialmente delle masse rurali di fronte al cristianesimo, deve completarsi considerando il ruolo dell'islamismo come religione autonomista e antioccidentale. Si pile. citare, al riguardo, il caso sconcertante e signi ficativo riferito da Père Gravrand, missionario cattolico al Senegal.
(62) SUNDKLER 1961, 323330, 350353; HUNTER 1961, 56365; LANTERNART, op. cit., 3748.
(63) DAUEECFUES 1961; TAYLORLEHMANN 1961, 227247; KAUFMANN 1964, 69101.
(64) LANTERNARI, Op. Lit., 2728.
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Il padre Gravrand c[...]

[...]ndo l'interpretazione immanentista e materialista del «millennio» annunciato dall'Apocalisse„ cfr. KAUFMANN 1964, 1213.
(72) DESROCHE 1960, 31321.
(73) SHEPPERSON 1958, 134135.
(74) L'identificazione e la confusione del ruolo delle missioni con quello delle amministrazioni coloniali proviene dai negri stessi, a causa della natura solidale e organica delle esperienze storiche, da loro subite, dell'u uomo bianco ». Ciò non esclude che per molti altri rispetti i missionari assunsero la protezione dei negri contro il colonialismo, e i negri mostrarono più volte di riconoscere nelle missioni un ruolo distinto da quello degli amministratori coloniali. Per il problema della politica missionaria e delle sue trasformazioni, cfr. LANTERNARI, 4 Ulisse r 1962.
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ferenze. Soprattutto, all'origine dei profetismi indigeni si trova una tensione culturale d'origine esterna; al contrario all'origine degli altri profetismi si ha una tensione d'origine interna fra società e istituzioni oppressive. A queste differenze d'origine corri[...]

[...]assunsero la protezione dei negri contro il colonialismo, e i negri mostrarono più volte di riconoscere nelle missioni un ruolo distinto da quello degli amministratori coloniali. Per il problema della politica missionaria e delle sue trasformazioni, cfr. LANTERNARI, 4 Ulisse r 1962.
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ferenze. Soprattutto, all'origine dei profetismi indigeni si trova una tensione culturale d'origine esterna; al contrario all'origine degli altri profetismi si ha una tensione d'origine interna fra società e istituzioni oppressive. A queste differenze d'origine corrisponde una grande differenza di tendenze. I profetismi indigeni hanno tendenza tribale, nazionale, mentre al contrario le sette e i movimenti moderni occidentali — come le grandi religioni — hanno tutti un contenuto universale e sovrannazionale: un contenuto che deriva dal cristianesimo, il quale lo ereditava a sua volta dal mondo grecoromano e dal giudaismo postesilico, già largamente ellenizzato.
La situazione postcoloniale.
I sincretismi, profetismi, messianismi rappre[...]

[...]to.
La situazione postcoloniale.
I sincretismi, profetismi, messianismi rappresentano, a uno sguardo d'assieme, una importante risposta delle culture africane all'introduzione della civiltà occidentale nel periodo estremo e più acuto del colonialismo europeo. La raggiunta indipendenza risolve certo alcune delle urgenti istanze che si espressero nei movimenti religiosi preparatori del processo d'emancipazione. Tuttavia altre pressanti esigenze, altri fattori di crisi socioculturale gravano sulle società indipendenti. Numerosi sono i riflessi religiosi di una situazione sociale e culturale tutt'altro che equilibrata.
I sincretismi nati in periodo coloniale continuano e si sviluppano, senza rinunziare agli aspetti religiosi tradizionali più radicati. Anche i profetismi talora continuano ad avere vigore, e mutano indirizzo: da innovatori e progressisti, quali erano nelle fasi iniziali e rivoluzionarie, diventano conservatori e misoneisti. Il dualismo religioso, nelle combinazioni più varie, sussiste e si sviluppa (75): gli individui e i gru[...]

[...]» e allude alla cristiana « Regina Celeste»; Mulenga designa
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tro la discriminazione razziale e ricca di elementi di rinnovamento (antifeticismo, antistregonismo) improntati a chiaro millenarismo. I proseliti di Alice, con il u battesimo» e la confessione, si salveranno da ogni male e disgrazia. Essi attendono imminente il giorno del giudizio. Notevole il fatto che — diversamente da molte religioni nuove di altri ambienti africani — la profetessa non pretende guarire i malati mediante riti magici. Alla sua presenza i fedeli attuano e preparano per sé la stessa (( rigenerazione » che la profetessa ha sperimentato su di sé all'origine (79).
I cruenti episodi del luglioagosto di quest'anno, con l'uccisione da parte dei Lumpisti di numerosi bianchi, rappresentanti dell'autorità locale, e di negri, fino all'arresto della profetessa per opera della polizia (80), possono far pensare che il programma millenarista e di salvezza promosso dalla fondatrice come risposta alla situazione coloniale di allora, sia s[...]

[...]; CHÉRY 1959; ROTBERG 1961; OGER 1962; TAYLORLEHMANN 1961, 24868.
(80) Il Resto del Carlino, 4 Ago. 1964; II Messaggero, 13 Ago. 1964; s Le Missioni Cattoliche » 89 1964, 35455.
(81) La Rhodesia sett. sancirà la sua indipendenza nell'ottobre 1964.
(82) S. TouEt 1961, 117119. Si noti che la chiesa Lumpa é riconosciuta dal governo (OGEE 1962, 131).
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trasformare le sue strutture. Ma lo spirito conservatore di questo e di altri movimenti del genere trova un terreno favorevole nella situazione di «vuoto» sociale e culturale creatosi fra la massa rurale dei villaggi — rimasta praticamente fuori del processo di ammodernamento e insieme avviata, dal contatto occidentale, a uscire dalla tradizione — e l'élite dirigente del paese: un vuoto che significa distanza e tensione di classi. Contra l'élite dirigente «colonizzata » e « colonizzatrice » la massa rurale esprime il suo insoddisfacimento nei modi conformi alla tradizione, attraverso una polemica che si attua sul piano sociale e insieme religioso: a tal punto l'interpe[...]

[...]esso di «ruralizzazione» (cioè d'integrazione su un piano puramente mitologico e religioso) della civiltà urbana con i suoi esponenti più lontani e « distaccati ». D'altra parte, molti personaggi e gruppi politici dirigenti tendono a operare lo sfruttamento politico della religiosità della ` brousse » a sostegno del roprio potere. Nascono in tal modo delle vere «religioni di stato », formate da elementi delle religioni tradizionali mescolate con altri delle religioni superiori, intorno a figure individuali (presidente della repubblica, capipartito), oligarchie o partiti che hanno interesse a mobilitare le masse rurali e urbane valendosi anche di motivi religiosi (84). Giova ricordare che Patrice Lumumba nel 1959 lamentava di non avere un movimento messianico sul quale appoggiare la sua azione politica (85). Ma recentemente il Lumumbismo, aggregatosi alla setta religiosa Kitawala già diffusa dall'epoca coloniale, è diventato una religione messianica e antioccidentale. Il fondatore di questo movimento neonativista e violentemente xenofobo è [...]

[...]priva, nella speranza dei giovani, la possibilità di nuovi sbocchi e impieghi in città. L'incremento della cristianizzazione é rapido e giunge, subito dopo la II Guerra Mondiale, al culmine massimo: il 95% della popolazione risulta ufficialmente cattolica, circa 900.000 individui. Il Camerun raggiunge il primato delle conversioni ri
(85) HABARI 1963.
(86) Ne fa cenno BANTON 1963, 5254.
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spetto a tutti gli altri paesi africani. A questo punto inizia la crisi. I progressi economicosociali del paese sono scarsi, gli individui che cercavano nella (( conversione» una fonte di prestigio personale restano frustrati.
«La massa convertita prende coscienza — dice R. Bureau d'un vuoto culturale. La «potenza» che si aspettava venisse dalla religione dei bianchi non è venuta; d'altronde i mezzi tradizionali per acquistare «potenza» sono dimenticati; la società é stata espropriata di quanto valeva ad assicurare il buon funzionamento degli antichi sistemi sociali e culturali, mentre... non s'é affatto scoperto i[...]

[...]munità dei villaggi — già integrate nel loro sistema socioculturale e religioso — e una classe dirigente europeizzata, da poco formata, e disintegrata nel dominio sociale oltreché culturale dalla società da cui originariamente proviene.
Altre società africane contemporanee riaffermano un ritorno alla tradizione e rifiutano il cristianesimo precedentemente accettato. Nel 193637 il Ruanda ebbe un movimento di conversioni così esteso come in pochi altri casi si ritrova nella storia delle missioni. Ma oggi i missionari stessi ammettono che erano conversioni fittizie, dettate da fini interessati. Sia i Tutsi che gli Hutu del Ruanda s'aspettavano dall'adesione al cristianesimo un incremento di prestigio, di potenza e di sicurezza personale nel campo sociale. Oggi il cristianesimo é in piena crisi a causa del processo di secolarizzazione, specie negli ambienti intellettuali e inurbati, a causa delle lotte fra gruppi, a causa del ritorno alle feste e ai riti tradizionali, mentre si estromettono le influenze occidentali (88).
Vi sono parecchi cas[...]



da Alberto L'Abate, Tre storie di emigrati in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]spetto è pallido e stanco: il volto di chi si trova in un paese di cui non comprende la lingua, solo, avendo spesso lasciato a casa i suoi cari, costretto a questo dalle necessità di una condizione di miseria e di disoccupazione. In quasi tutti i paesi europei i lavori peggiori, i meno pagad e i più pericolosi sono generalmente svolti da italiani.
La situazione di Ginevra, dove ho raccolto le seguenti biografie, non è motto diversa do quella di altri posti. Più di 20.000 italiani, molti dei quali abitanti in baracche o alloggi a ben diritto definibili come `tuguri': nessun assistente sociale che, al consolato, si preoccupi della loro salute materiale e morale e che li aiuti nei momenti difficili. Nessuno che dia loro una mano, quando sono trattati male dai padroni; purtroppo succede talvolta anche in Svizzera, a far cambiare a questi modo di agire o a trovare loro un padrone migliore. Nessuno che li aiuti, quando senza buone ragioni e all'improvviso vengano licenziati, a trovare un'altra occupazione.
Per comprendere meglio i loro problem[...]

[...]oro padrone non è d'accordo. Mancanza completa di una assicurazione contro la disoccupazione. Mancanza degli assegni familiari. Mancanza di una assicurazione estesa alla famiglia (questo anche per gli svizzeri). Inesistenza di qualsiasi assicurazione per lo stagionale al suo rientro in Italia.
assimilazione: pochissima. Forte tendenza degli italiani a stare insie
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me, a trovarsi tra di loro, ad uscire in compagnia di altri italiani. Ma poca solidarietà generale. Notevole tendenza a creare gruppi, circoli, piccole gang, con stretti legami di ogni italiano del gruppo con l'altro del medesimo, ma pochi contatti dei gruppi tra di loro.
situazione legale: molti si lamentano che degli italiani, dopo aver abitato e mangiato sul posto, se ne vadano senza pagare. Altri riportano casi di italiani cui era stata affidata un posizione di responsabilità (capocuoco, ufficio informazione per lavoratori, ecc.) che se la sono svignata con dei denari. Nel primo caso può talvolta dipendere da effettivo. bisogno e potrebbe essere superato con un servizio sociale ben organizzato — con aiuto per trovare lavoro ed eventuali prestiti in situazioni di emergenza. Altre azioni delittuose (assalti a persone per derubarle e simili) sono possibili non come comportamento normale ma probabilmente sotto spinta della fame e delle difficoltà, in certi periodi, di trovare lavoro e di [...]

[...] cavallo, di tutti i suoi beni non restava più niente.
Io ero andato a scuola fino alla seconda; appena mio padre vide che sapevo scrivere i nomi e contare mi fece smettere perché disse che aveva bisogno di me per i boschi. Dovevo marcare le giornate di lavoro ad una ventina di operai, stavo sempre nei boschi e non ho potuto studiare più.
Ho lavorato sempre duro, in vita mia. Ho fatto tutti i mestieri: contadino, operaio, boscaiolo, manovale e altri. Ma, in Abruzzo, c'è poco lavoro, si lavora uno, due, tre mesi, poi si resta senza. Quanti buongiorni ho dovuto dire! E quante mance al collocatore! Chi non porta regali non lavora, solo chi può portare qualcosa riesce a trovare lavoro.
Quando mi sposai lavoravo come segnalatore, dipingevo segnali stradali. Era un buon lavoro e mi piaceva. Chiesi otto giorni di vacanza; non potevo mica tornare al lavoro il giorno dopo il matrimonio!; e me li dettero. Ma quando tornai a lavorare trovai il mio posto occupato: c'era un tizio che se la passava bene e che, per andare al mio posto, aveva pagato a [...]

[...]erenza ad un reduce di guerra e che io potevo andare a combattere. Così non mi restò altro da fare che partire come « volontario ». Altro che idea! Quasi tutti eravamo li per i soldi. Io ero giovane e, la prima notte, mentre mi riparavo, dietro un albero, dalle schegge e dalle pallottole che passavano tutto intorno, mi venne da piangere a pensare cosa mi toccava fare per mantenere la mia famiglia. Mi venne in mente che stavamo combattendo contro altri operai, come me. Alcuni volontari disertarono ed andarono dall'altra parte. Io continuai perché volevo mettere da parte
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un po' di soldi; la paga era discreta; ma cosa non dovevamo fare per guadagnarla: due anni di combattimenti ed ogni giorno col rischio della morte!
Al mio ritorno avevo messo da parte 15.000 lire. Allora era una ricchezza. Ma dopo un poco scoppiò l'altra guerra e fui richiamato. Invece di comprare del terreno, ne avrei potuto prendere un bel pezzetto!, li misi in banca. Quando li ho ripresi non ci ho potuto comprare nemmeno un agnello! La guerra[...]

[...]vano con l'acqua finché la legna non era carbonizzata. Si lavorava il giorno e la notte, senza quasi interruzione. Anche mia moglie veniva ogni giorno lassù (era molto alto e c'era freddo e neve) per portarmi l'acqua per spengere il fuoco. Doveva lasciare soli a casa i due bambini e un giorno per poco non bruciarono vivi: avevano messo una sedia vicino al fuoco e questa si incendiò; il bimbo era piccolissimo, la bimba aveva sei anni. Avevo anche altri uomini che lavoravano per me, alcuni tagliavano la legna, altri la trasportavano, ma il grosso del lavoro toccava farlo a me. Lavorai tanto che una notte mi prese una febbre fortissima, avevo i dolori reumatici e non potetti alzarmi per spengere il fuoco. Ci dovette andare mio fratello.
Quell'anno guadagnai molto, ma mi ero rovinato la salute. Dovetti stare due mesi, senza far niente, coperto dalla sabbia del fiume ed al sole, perché i dolori cominciassero a passare. Ma ne ho sentito anche dopo le conseguenze.
L'inverno seguente si presentò una occasione simile. Mio fratello voleva fare come l'anno precedente: prendere due cottimi uno accanto all'altro.[...]

[...]a strada e nessuno la ruba. Da noi, invece, appena si pianta qualche cavolo e qualche altra cosa qualcuno viene di notte e se li porta via. Noi, per esempio, coi soldi guadagnati con il carbone, ci facemmo un bel fienile, non una cosa di lusso, lo facemmo noi stessi, ma finalmente avevamo qualcosa di nostro. Ci portavamo le bestie durante il giorno. Mia moglie aveva una mucca e qualche agnello, dormivano con noi, in paese, nella stanza di sotto, altrimenti le avrebbero rubate. Scassinarono due volte il lucchetto del fienile e presero tutto quello che c'era dentro. E sono sicuro che non è stato qualcuno che moriva di fame, probabilmente aveva più mucche di me.
Dopo un poco che trovai lavoro feci venire mia moglie ed i miei figli ed andammo ad abitare in uno chalet vicino Ginevra. Il padrone era un italiano che vive qui da circa 30 anni e che ha un'impresa edile. C'erano tre stanze più cucina, ma senza acqua né gabinetto. Ci faceva 'Pagare 200 franchi al mese compresa la luce ed il carbone. Ma tutte le volte che lo incontravo mi faceva capi[...]

[...]. Ma tutte le volte che lo incontravo mi faceva capire che mi faceva un grande favore: « Vede, diceva, ci sono tre stanze: potrei metterci due stagionali italiani per stanza, a 50 franchi al posto, ed avrei 300 franchi al mese. Con lei ci rimetto ». Finché un giorno mi disse di andarmene via, su due piedi. Aveva chiesto un aumento ed io non ce lo avevo voluto dare, così mi mise sulla strada, con moglie, figli e bagagli. Disse che aveva già degli altri inquilini e che, se non volevo pagare di piú, dovevo andarmene subito. Non mi dette nemmeno il tempo di portare via i bagagli. Li preparai e li misi da un lato. Dopo qualche giorno presi un taxi ed andai per prenderli, ma come avevo ormai restituito la chiave dovetti scavalcare la cancellata. Quando il padrone lo seppe mi telefonò furente: « Lo sa che io la posso denunziare, mi fece, io la denunzio » e così via. Ma io avevo la coscienza a posto, gli dissi di telefonare pure alla polizia, se voleva, che io non avevo toccato uno spillo della sua roba. Ma non ne fece di nulla. Però, per l'affitt[...]

[...]
Tempo fa sono stato ad una riunione del sindacato (F.O.B.B.) (1). C'erano un sacco di italiani, tutti stagionali. Parlò un avvocato in italiano. Ci disse che, se siamo qui, la colpa è del nostro governo che non fa niente per dare lavoro a tutti, in Italia. « Anche se facesse qualcosa, ha detto lui, ci vorrebbero più di 10 anni per eliminare tutta la disoccupazione, ma in realtà non fa niente. Invece qui c'è lavoro anche per tutti voi per almeno altri 10 anni. E se lavorate qui per 10 anni avete diritto, come gli svizzeri, alla pensione di vecchiaia. Per?) abbiamo ottenuto che, se anche tornate in Italia prima, il lavoro vi venga contato ugualmente, per avere il diritto di averla là. E stiamo vedendo di farvi ottenere pure le allocazioni familiari ».
Io ho intenzione di restare qui fino a quando c'è lavoro e finché i miei figli non si siano fatti la loro strada. Se torno al mio paese, 2500 abitanti, nelle montagne degli Abruzzi, come faccio a fare studiare mio figlio? Invece qui le possibilità ci sono. Ed anche se il lavoro è duro, specie[...]

[...]i informazioni su qualcosa di secondario, ma non ha mai avuto un valore effettivo. In quel tempo, però, i padroni avevano ancora bisogno degli operai e si dimostravano gentili con loro. Ci dicevano « Noi non siamo nemici, dobbiamo collaborare insieme per ricostruire la fabbrica, abbiamo bisogno l'uno dell'altro » e così via. Ma a poco a poco che la fabbrica era rimessa su hanno incominciato ad essere sempre più duri ed a dire: « Se vi va è così, altrimenti fuori! ». Così si arrivò ai licenziamenti. Noi l'avevamo saputo e, per impedirli, occupammo la fabbrica. Stavamo nei refettori, volevamo impedire che i nostri compagni fossero licenziati. Dopo tre giorni arrivò la polizia; erano le sei del mattino, noi sfollammo ed i licenziamenti furono fatti ugualmente.
Io non fui mandato via, ma dopo un po' me ne venni via da solo perché non mi ci trovavo più bene. Avevo lavorato dodici anni in quella fabbrica. Avevamo lottato e sperato di dar vita ad un mondo migliore. Avevamo fatto gli scioperi del '44 per difendere dei compagni di lavoro che i ted[...]

[...]cordo bene i comizi con le promesse e le minacce che ci tennero i repubblichini; ma si tenne duro, ed i compagni non andarono in Germania. Nel '55 invece non fummo capaci di difendere le nostre libertà ed il lavoro dei licenziati; avevamo dichiarato sciopero a tempo indeterminato ma è durato pochissimo, ci siamo arresi quasi subito. Avevo perduto così la fiducia nei miei compagni di lavoro e non potevo più restare, vedevo in molti la paura ed in altri un conformismo ed un quieto vivere che toglieva loro, agli occhi miei, ogni dignità. Inoltre la sorveglianza .cui eravamo sottoposti era diventata sempre peggiore. Ci controllavano dappertutto. E tutte le volte che si usciva si doveva passare la visita. C'era un vero esercito, per spiarci. E se si doveva andare da un reparto all'altro, anche per lavoro, si doveva essere accompagnati o avere il permesso del caposquadra. Ci sono delle guardie con tanto di berretto. Il loro comandante, un exmaresciallo dei carabinieri, era un tizio che si vantava, almeno così mi hanno detto, di avere trattato du[...]

[...] aveva diritto ugualmente a buona parte della paga. Ma c'era l'entusiasmo e tutti lavoravamo alla ricostruzione. Lo stesso è successo nelle altre fabbriche Breda ».
« Anche alle Reggiane, dove lavoravo io — aggiunge un altro italiano presente all'intervista — è successa esattamente la stessa cosa, siamo noi che le abbiamo rimesse su ».
« C'era un consiglio di gestione centrale — riprende il primo operaio — ed a questo erano collegati tutti gli altri delle diverse fabbriche della stessa ditta. C'era un poco di caos, ma in complesso abbiamo fatto delle buone cose. Abbiamo potuto mantenere il lavoro a tutti gli operai, la produzione è andata avanti e la conversione in prodotti di pace, prima la Breda faceva soltanto materiale bellico, è avvenuta. C'erano delle riunioni periodiche per discutere sull'andamento della produzione e sul bilancio; in queste si decidevano tutte le questioni della fabbrica. Ed ogni anno c'erano le elezioni per rinnovare il consiglio. Io, nei tre anni che ha funzionato, sono sempre stato rieletto. Nell'idea di Gramsc[...]

[...] la produzione, finché c'era materiale all'interno, e solo un mese dopo circa ci decidemmo allo sgombero. Era venuto un intero reparto dell'Esercito e Polizia, con carri armati, cannoni, e tutto il resto. Non potevamo resistere: o fare la guerra civile o cedere. E abbiamo ceduto v.
Da noi — riprende l'altro operaio — l'occupazione della fabbrica, per evitare i licenziamenti, è durata quasi tre mesi, ma poi anche noi abbiamo dovuto cedere ».
cc Altri licenziamenti furono fatti nel '51 — continua il primo operaio —. Ora la Breda fa solo materiale da guerra per la NATO, proiettili e simili. La ditta dove lavoro attualmente seppe dei licenziamenti e come aveva bisogno di operai venne a cercarci. Fummo in cento assunti dalla mia ditta. Ci fecero la morale, ci dissero che ci davano del lavoro ma che ci si sarebbe dovuti comportare bene, che potevamo parlare di politica a casa nostra, ma che dentro la fabbrica era proibito, e così via. E venimmo a Ginevra. Prima del nostro arrivo c'era stata una questione per il nostro contratto. L'abbiamo sapu[...]

[...]renderli in subaffitto e si paga molto più caro. Oppure si prende una camera in qualche famiglia, ma spesso non vogliono i bambini e tosi molti italiani non possono richiamare i loro familiari. Nella mia ditta si sta un poco meglio perché lo Stato ha dato dei sussidi alle fabbriche per degli appartamenti a buon mercato per operai. A noi non li danno, non ne abbiamo diritto, ma spesso gli svizzeri che ci vanno ci lasciano le loro vecchie case. Ma altri italiani vivono ancora in baracche o in condizioni orribili.
Inoltre non possiamo cambiare lavoro. Anche questo è scritto sul permesso di soggiorno. Perciò, anche se non ci si trova bene in una fabbrica, non si può andare in un'altra sotto pena di essere rispediti in Italia. In teoria, sarebbe possibile, se il padrone desse il permesso; ma in realtà non lo danno, perché hanno bisogno di noi, e se non ci fossimo noi a fare certi lavori, non troverebbero nessuno. E molte volte abbiamo insegnato a lavorare anche agli svizzeri. Qui sono meglio di noi come macchinari, hanno roba più moderna, ma c[...]

[...] italiani sono 54 su 700. Una buona parte di loro, il 3035%, ha la malattia dell'oro. Non pensano che al denaro. Non lavorano che per accumulare un po' di soldi per comprarsi la casetta in Italia e poi poter tornare li, anche se saranno pagati di meno, tanto non avranno da pagare l'affitto. Sono loro che, quando i dirigenti dicono qualcosa, sono i più servili. Non pensano che a guadagnare di più e non gliene importa niente delle condizioni degli altri operai. Gli altri no, hanno invece una dignità. Ma quasi tutti noi pensiamo di ritornare in Italia. Siamo ancora italiani e speriamo che tra qualche anno le condizioni saranno cambiate e ci sarà lavoro anche per noi. Ci prepariamo per quel momento, non può mica continuare sempre così! ».



da Giuseppe Branca, Il costo del condono in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: PRIME NARRATIVE DI POCO FA

I recenti episodi, significativi, di Treno di panna di Andrea De Carlo (1981), Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli (1981), Dicerie dell’untore di Gesualdo Bufalino (1981) e, più indietro, di Porci con le ali (1976), hanno mostrato come l’imporsi di scrittori esordienti nella narrativa dipenda da un processo la cui fenomenologia è ormai studio della sociologia della letteratura. Insieme alla provocatorietà e alla potenziale qualità, la miscela di un lancio riuscito assomma alla casualità dell’effettoeco sul pubblico una sempre meno approssimativa capacità dell’industria editoriale di guidare quelle variabili extraletterarie e extratestuali dalle quali discende per l’appu[...]

[...]i un passato che andrà perduto con l’imminente vendita della casa di famiglia nel romanzo di Aliprandi, i confini stessi dello scrivere percorsi dal pensoso obiettivo di Daniele Del Giudice (Lo stadio di Wimbledon, Einaudi).

Fra le opere sinora citate almeno tre (Lo stadio di Wimbledon, Il falco d’oro, L’angelo di Avrigue) meritano un discorso a parte e più articolato.

Il romanzo di Del Giudice ruota intorno alla figura di Bobi Bazlen e ad altri personaggi direttamente o indirettamente compromessi con la letteratura.

Il tentativo di capire perché e se « scrivere è necessario » conduce il protagonista sulle tracce di Bazlen, di chi lo conobbe, di chi convisse col mistero della sua rinuncia davanti all’emergenza dell’opera. « Quello che a me interessa è un punto in cui forse si intersecano il saper essere e il saper scrivere. Chiunque scrive se l’immagina in un certo modo. Con lui invece in quel punto c’è stata un’esclusione, una rinuncia, un silenzio. Io vorrei capire perché ». La que te esistenziale e morale si dà in forma di via[...]

[...] generoso amante, che gira armato di pistola e pubblica un romanzo dove « ogni personaggio sapeva sempre dire l’indimenticabile », o il breve ritratto de II nonno che « diceva frasi di semplice e universale bellezza: proprio di chi ha convissuto con la solitudine ed ha finito per amarla », o, ancora, la morte del Gherla: « Io non fui ammesso alla sua stanza. Quindi parlo solo per sentito dire. A momenti, sul suo volto, c’era una grande calma, in altri un terribile furore. E riprendeva a discorrere a ridere, ma tanto intensamente che pareva stesse per destarsi ». È da quel « sentito dire », dal ricordo del ricordo, che acquista veridicità narrativa non solo il mondo d’ombre e solitudini, di volti e di gesti posseduti da un’ingovernabile fatalità, ma anche quella natura indomata che, in palese debito di credibilità, la trova nella distanza della parola udita o addirittura infraudita, nel trapassato remoto di cui il narrato di Pardini sembra patire il rigurgito irresistibile.

La natura o meglio il profilo nettissimo di un paesaggio (quello[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Altri, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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