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Il segmento testuale Mon è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 54Analitici , di cui in selezione 2 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Massimo Mila, Guillaume Dufay, musicista franco-borgognone in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]eccezioni (come la messa Se la face ay pale, pubblicata in edizione moderna nel 1900 e, limitatamente al Kyrie, fin dal 1834 nella Storia della musica del Kiesewetter, e come la strofa della canzone petrarchesca Vergine bella, pubblicata in facsimile dal Lisio nel 1893, e l'anno dopo in notazione moderna da Franz Xavier Haberl), si può affermare senza troppa esagerazione che per quasi cinque secoli mai una nota di Duf ay ebbe piú a risuonare nel mondo. Gli studi di cui fu oggetto e la bibliografia che gli si era formata intorno, competente ma scarsa, sono frutto della lettura astratta e della difficile decifrazione in archivio di codici conservati specialmente a Trento, a Bologna, a Oxford, a Vienna, a Modena, a Parigi, a Roma, Edimburgo e Bruxelles.
Pur facendo il piú largo credito alla capacità di lettura di studiosi come il Van den Borren, lo Stainer, lo Haberl, pionieri della bibliografia su Dufay, e all'intuizione critica di uno storico come l'Ambros, nessuno praticamente aveva mai udito il suono d'una musica di questo compositore.[...]

[...] ] domini e non piú semplice cappellano.
Rientrato nella cappella pontificia (1435), la lasciò definitivamente nel 1437 e il 12 dicembre ottenne un vantaggioso canonicato nella cattedrale di Cambrai, su proposta di Nicolas Grenon. Ma non vi prese residenza stabile che a partire dal 1450; prima si ha notizia di soggiorni temporanei nel 1440, 1445 (l'anno prima, a Cambrai, gli era morta la madre) e nel 1446. Nel marzo 1449 risulta a Bruxelles e a Mons, dove aveva ottenuto un altro canonicato e dove il 3 marzo s'incontrò con l'antico condiscepolo Gilles Binchois, ora musicista nella cappella della corte borgognona di Filippo il Buono.
L'assorbimento di Duf ay nell'area francoborgognona, definitivo dopo il 1450, non troncò gli amichevoli rapporti con la corte dei Savoia, presso i quali Dufay afferma nel proprio testamento d'avere trascorso sette anni, forse tra il 1443 e il 1449. Gli ultimi contatti documentati sono del 1438 a Pinerolo, per tutto l'inverno a servizio di Ludovico di Savoia e Anna di Cipro, e nel 1450 a Torino, dal 26 maggio[...]

[...]menti eroici o dalla retorica della grandiosità, ci si presenta come un Mozart del Quattrocento.
Si potrebbe accostare la sua arte al compromesso stilistico di certa pittura quattrocentesca, che pur possedendo già la scienza della prospettiva e la capacità di rendere masse e volumi, d'altra parte ancora soggiace alla lusinga decorativa del fondo d'oro. L'eleganza lineare che accomuna l'espressione sacra e quella profana nelle Madonne di Lorenzo Monaco e di Gentile da Fabriano e nelle flessuose figure araldiche di cavalieri, di dame, di destrieri e levrieri delle scene « cortesi » d'un Pisanello. La mistica innocenza del Beato Angelico, e chete, silenziose armonie di borghesi interni fiamminghi: Van Eyck, Memling che dipinse il ritratto di Carlo il Temerario, ultimo duca di Borgogna dopo il lungo governo di Filippo il Buono. Al giovane principe, allora conte di Charolais, Dufay legò nel suo testamento « six livres de diverses chanteries », riservandosene però l'uso vita natural durante. Era buon musicista, il futuro duca: il cronista Olivier de la Marche ci informa che « il apprit l'art de musique si perfectement, qu'il mectait sus chansons et motets, et avait l'art perfectement en soi ». Ma, giovane e impetuoso com'era, simpatizzava coi moderni: Ant[...]

[...]con un balzo di cinque secoli, alla straordinaria lucidità esplicata da Arnold Schönberg nelle combinazioni seriali delle Variazioni per orchestra op. 31.
Ma già l'adozione del fauxbourdon nella seconda messa di Duf ay manifestava il desiderio di uscire dalla scarna struttura arsnovistica di un larvato contrappunto a 3 voci, di cui una, il Superius, predomina nettamente e le altre due si combinano, e spesso si incrociano, nella funzione di « HarmonieTräger », portatrici d'armonia, ossia con mero compito di sostegno. E questo lo stile acerbo di quelle che gli studiosi tedeschi definiscono « KantilenenMessen », e che vale anche per tutta la produzione profana di Duf ay
e dei suoi contemporanei.
Il fauxbourdon — la famosa « contenance angloise », come viene chiamato nel Champion des dames (146162) di Martin le Franc — era una tecnica di scrittura per voci parallele, portata sul continente dagli inglesi, principalmente attraverso l'esempio di Dunstable (ca. 13801453). Ebbe il merito di accreditare nella composizione polifonica gli intervalli di terza
e sesta, fino al[...]

[...]nor). Si tratta d'una formula introduttiva, esaurita la quale la variabilità della melodia riprende i suoi diritti. Naturalmente fanno eccezione le canzoni in forma di ballata e piú ancora quelle in forma di rondeau, dove l'elaborata struttura metrica porta con sé la ripetizione strofica della melodia. Ma anche qui non è detto che la ripetizione sia proprio sempre testuale. Il genio di Dufay è quello della ripetizione variata.
4. Riflesso d'una mondana vita di corte, la vaghissima produzione profana di ballate e rondeaux resta per lo piú racchiusa entro i limiti dell'Ars nova, in un clima di gracile galanteria, pur aprendosi in qualche modo, misteriosamente, ai suggerimenti realistici del canto popolare 3. Nei momenti migliori crea gli archetipi della melodia francese destinata a rinascere un giorno dalle ceneri dell'Ottocento nell'eleganza di Fauré, Debussy e Ravel. Vostre bruit et vostre grande fame, una delle piú belle canzoni di Duf ay (piú esattamente un rondeau), è tutta ferma e compatta nel giro d'un puntiglioso contrappunto, qua[...]

[...]el. Vostre bruit et vostre grande fame, una delle piú belle canzoni di Duf ay (piú esattamente un rondeau), è tutta ferma e compatta nel giro d'un puntiglioso contrappunto, quasi una piccola invenzione a 3 voci. Franc cuer gentil, altro rondeau, ha un piglio cavalleresco, quasi che il compositore
3 La canzone La belle se siet au pied de la tour impiega il testo di una canzone popolare (si chiamava La Pernette), tuttora diffusa nelle campagne piemontesi, ed è unica, per il tono narrativo e l'andamento dialogico, nella produzione di Dufay.
GUILLAUME DUFAY, MUSICISTA FRANCOBORGOGNONE 165
avesse equivocato sul senso delle prime parole, prendendole per un elogio del coraggio francese, mentre si tratta d'una canzone amorosa. Il testo (che probabilmente non è di Dufay, se nel 1501 apparirà in una raccolta pubblicata da Antoine Vérard, Le Jardin de Plaisance et Fleur de Rhétorique) forma in acrostico (con la prima lettera d'ogni verso, escluse le ripetizioni), il nome Franchoise. (Analogo gioco si trova nella ballata Craindre vous vueil col n[...]

[...]blicata da Antoine Vérard, Le Jardin de Plaisance et Fleur de Rhétorique) forma in acrostico (con la prima lettera d'ogni verso, escluse le ripetizioni), il nome Franchoise. (Analogo gioco si trova nella ballata Craindre vous vueil col nome Catalina Dufay.) È un fatto che le canzoni profane del Dufay maturo si allontanano da quella specie di spleen quattrocentesco, tra cavalleresco e trovadorico, che le canzoni giovanili derivavano dall'eleganza mondana, e un po' esile, dell'Ars nova, sia di quella francese (Guillaume de Machault), sia di quella italiana (Landino), che Dufay doveva certamente aver conosciuto.
Pur in chiave di simbolismo galante, la divertente canzone Donnez l'assaut à la forteresse sembra anticipare il realismo descrittivo delle cinquecentesche canzoni di Jannequin: la forteresse è semplicemente il cuore d'una bella donna altera, ma la composizione raccoglie le metafore militaresche del testo con accenti di fanfara (che si riscontrano anche nella canzone Se la face ay pale, e conseguentemente nella Messa omonima che ne [...]

[...]certamente aver conosciuto.
Pur in chiave di simbolismo galante, la divertente canzone Donnez l'assaut à la forteresse sembra anticipare il realismo descrittivo delle cinquecentesche canzoni di Jannequin: la forteresse è semplicemente il cuore d'una bella donna altera, ma la composizione raccoglie le metafore militaresche del testo con accenti di fanfara (che si riscontrano anche nella canzone Se la face ay pale, e conseguentemente nella Messa omonima che ne deriva).
Quando escono dalla stereotipata galanteria cortigiana, le canzoni permettono talvolta di allungare uno sguardo nel carattere del personaggio Dufay. Lo vediamo in veste di saggio consigliere nella ballata Mon chier amy, curiosa composizione ortatoria, di tono quasi goethiano, per consolare un tale che, disperato per la perdita d'un carissimo amico, meditava il suicidio.
Negli anni in cui fece vita di mondo, Dufay dovette essere un simpatico bon vivant, gradito a principi e dame, che dilettava con la sua arte di cantore, e lieto compagno di passatempi, aperto a godere dei beni della vita. Alle belle ragazze di Firenze dedicò un mottetto, ovviamente profano: Mirandas parit haec urbs florentina puellas. La canzone Puisque vous êtes campieur si riferisce a un duello di bevitori. Adieu ces bons vins de Lannoys lascia intravvedere tutto un retroscena di lieti svaghi estivi, salutati con nostalgia. La scorrevole ed elegante leggerezza di J'atendray tant qu'il vous plaira e di Mon cuer me fait tous d[...]

[...]compagno di passatempi, aperto a godere dei beni della vita. Alle belle ragazze di Firenze dedicò un mottetto, ovviamente profano: Mirandas parit haec urbs florentina puellas. La canzone Puisque vous êtes campieur si riferisce a un duello di bevitori. Adieu ces bons vins de Lannoys lascia intravvedere tutto un retroscena di lieti svaghi estivi, salutati con nostalgia. La scorrevole ed elegante leggerezza di J'atendray tant qu'il vous plaira e di Mon cuer me fait tous dis penser anticipa curiosamente il clima dei Liebesliederwalzer di Brahms col loro blando moto ricorrente, con l'aerea leggerezza d'un gioco di echi: c'è qualcosa di acquatico nel movimento a ruota delle quattro voci, con quel tuffarsi e riemergere d'un brandello di melodia che si fa eco di se stessa.
Tuttavia si può ammettere che nel campo profano, da lui abbandonato dopo il 1450, Dufay fu forse sopravanzato dall'eleganza squisita del suo coetaneo Binchois. Ma nella produzione sacra, sentita con un'intimità di partecipazione che esclude ogni rigidezza di parata liturgica,[...]

[...]e da occasioni celebrative e politiche, come i mottetti Apostolo glorioso (1426), Supremum est mortalibus donum (1433), Magnanimae gentis (1438 o 1443), e la ballata C'est bien raison de devoir essaucier (1433), questi ultimi tutti in lode della pace, vuoi tra il papa e l'imperatore, vuoi tra le città di Berna e di Friburgo. « Staatsmotetten » definí l'Ambros queste composizioni di contenuto politico, e questa tendenza ad inserire riferimenti al mondo esterno e ad eventi contemporanei è un tratto che ci rende Dufay singolarmente « moderno », quasi precursore dell'arte impegnata, in confronto all'anonima severità liturgica della polifonia quattrocinquecentesca.
Massima testimonianza dell'attitudine di Duf ay ad immergere la propria arte nella realtà circostante della vita pubblica e privata resta la già ricordata Lamentatio Sanctae Matris Ecclesiae Constantinopolitanae, scritta nel 1454 per il famoso « banchetto del fagiano » che si tenne a Lilla il 17 febbraio, su iniziativa del duca di Borgogna Filippo il Buono. Commosso e indignato per il crollo dell'Impero Romano d'Oriente, il buon sovrano di Dufay avrebbe voluto nientemeno che promuovere una nuova crociata. Il mottetto del nostro compositore, sopra un testo francese di lamento messo in bocca alla chiesa costant[...]

[...]lla Missa Sancti Jacobi (142728) e della Missa Sancti Antonii Viennensis, tutte a 3 voci, ma le ultime due rimpolpate dall'impiego del fauxbourdon, è con la Missa Caput, del 1440, che Dufay accoglie definitivamente lo stile a 4 voci, conseguendo una pienezza di suono, un equilibrio di parti in sé autonome (mentre nello stile a 3 voci delle KantilenenMessen il Superius prevaleva decisamente sopra le altre due voci in funzione di sostegno quali HarmonieTräger), che le pone apertamente sulla strada della grande polifonia fiamminga.
Ma la Missa Caput (cosi detta dal nome del Tenor, che Dufay assume per la prima volta a cardine d'una Messa) è legata per qualche occasione sconosciuta alle norme della liturgia inglese (per esempio tutti i pezzi sono bipartiti, e il Kyrie, che nell'uso inglese non veniva cantato polifonicamente, ma intonato all'unissono su una melodia gregoriana, Dufay lo aggiunse nel 1463, cioè nell'età della sua piena maturità, ma gli mantenne forma binaria, intonando solo Kyrie eleison e Christe eleison, senza ripresa del Ky[...]

[...] ABA. Nella sua Messa Dufay permette ogni tanto a questo Cantus firmus di straripare fuori dal Tenor e di penetrare anche nelle altre voci (secondo una tecnica che aveva già abbozzata nella Messa Se la face ay pale, limitatamente alla fanfara di triadi maggiori spezzate che conclude quella melodia).
Di un Tenor gregoriano si serve la penultima messa di Dufay, Ecce ancilla Domini, mentre l'ultima, Ave regina coelorum, trae il cantus firmus dall'omonimo mottetto che il compositore aveva scritto per invocare la protezione della Madonna nell'ora della propria morte. Si trattava infatti di un mottetto « tropato », nel quale, cioè, alle parole dell'antifona gregoriana Ecce ancilla Domini si associavano, alternamente o parallelamente, parole d'invenzione del compositore (tra cui il rivelatore e commovente « miserere tui labentis Dufay »).
L'ultima messa è il capolavoro di Dufay. Una distanza immensa la separa dalla giovanile Missa sine nomine e dalle altre gracili composizioni dei suoi anni italiani, sanzionando la caratteristica evolutiva de[...]

[...]la caratteristica evolutiva della sua arte, in continuo progresso ed aggiornamento tecnico. In particolare quella pratica, già segnalata nella messa L'homme armé, ed eccezionalmente anche nella messa Se la face ay pale, di estendere il cantus firmus anche ad altre voci fuori del Tenor, qui si sviluppa ulteriormente. E poiché il cantus firmus Dufay lo deduce dal proprio mottetto Ave regina coelorum, si potrebbe tutto sommato additare nella messa omonima il primo esempio di missa parodia: di messa, cioè, dove non soltanto il Tenor viene desunto da una composizione già polifonica (anziché dal gregoriano o da una melodia popolare), ma tutta questa composizione viene impiegata e rimaneggiata nel corso della messa. In particolare risuona tale quale, nell'Agnus Dei, il patetico « miserere tui labentis Duf ay », in do minore. Non meno che il vivo interesse per gli avvenimenti storicopolitici del suo tempo, anche questa capacità d'inserire ele
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menti soggettivi nelle proprie composizioni è un contr[...]

[...] antenato non tarda a obliterarsi. La polifonia sempre piú consonante e soave dei Josquin des Près, dei Brumel e dei Pierre de la Rue fa sembrare quella di Dufay come rozza e imperfetta nella sua fattura primitiva, e una nube sempre piú spessa viene ad interporsi tra quest'arte nuova e l'Ars nova, ormai passata al rango di Ars antigua, con cui s'era illustrato il nostro Maestro ».
Cala cosí la notte su di lui, tanto che nel 1880 uno studioso piemontese, F. Saraceno, imbattendosi nel nome di Dufay in alcune carte dell'Archivio di Stato di Torino, lo prende per un Carneade qualunque e non s'avvede dell'importanza del ritrovamento.
Tuttavia l'eclisse della fama di Dufay dura soltanto fin verso la metà dell'Ottocento. Il romanticismo s'impadronisce del suo nome in maniera fantasiosa ed altamente improbabile con una novella La vieillesse de Guillaume du Fay, pubblicata nel 1837 in un giornale di mode parigino. Fr. X. Haberl ne dà un riassunto, non di prima mano, bensí dedotto da una recensione della « Leipziger Allgemeine Zeitung ». La spas[...]

[...]ale, e capace di condensare in una sintesi personale le diverse culture del suo tempo: quella francofiamminga o borgognona, quella inglese e quella italiana. La sua penetrazione è lenta e insinuante, ma non è destinata ad arrestarsi tanto presto, e già si va facendo strada presso certi studiosi la convinzione che in Duf ay si debba vedere uno dei piú grandi musicisti d'ogni tempo.
MASSIMO MILA
BIBLIOGRAFIA
FRANZ XAVIER HABERL, Wilhelm Du Fay. Monographische Studie über dessen Leben und Werke, in Bausteine für Musikgeschichte, Breitkopf und Härtel, Leipzig 1885; JOHN STAINER, Dufay and his contemporaries, Novello, London 1908; CHARLES VAN DEN BORREN, Guillaume Dufay. Son importance dans l'évolution de la musique au XV. siècle, Marcel Hayez, Bruxelles 1925; RUDOLF BOCKHOLDT, Die frühen Messekompositionen von Guillaume Dufay, H. Schneider, Tutzing 1960; CH. E. HAMM, A chronology of the works of Guillaume Dufay based on a study of mensural practice, Princeton University Press, 1964; AUGUST WILHELM AMBROS, Geschichte der Musik, Zweiter Ban[...]

[...]IDGMAN, in La Musica, vol. II, ad vocem, Ed. Utet, Torino 1966; M. MILA, Guillaume Dufay. I. Canzoni e Mottetti. II. Messe e altre composizioni liturgiche, Corsi universitari G. Giappichelli, Torino 1972 e 1973.
DISCOGRAFIA
GUILLAUME DUFAY, Missa sine nomine, Capella Cordina, Alejandro Planchart director, Lyrichord stereo, LLST 7234 (contiene anche la Missa Fuit homo missus, di Anonimo).
ID., Missa sine nomine, Clemencic Consort, Ars Nova (Harmonia Mundi) VST 6035 stereo (contiene anche: Danze medioevali, tra cui il rondeau Franc cuer gentil di Dufay, e il Libro di danze di Margherita d'Austria).
ID., Missa Caput, Clemencic Consort, Ars Nova (Harmonia Mundi) vsT 6072.
ID., Missa Caput. Isorhythmic Motets. Capella Cordina, Alejandro Planchart director, Lyrichord stereo, LLST 7190 (contiene i mottetti: Apostolo glorioso, Nuper rosarum gores, Fulgens iubar ecclesiae dei).
ID., Missa « Se la face ay pale », Vienna Chamber Choir « Musica antigua of Vienna », Dir. Hans Gillesberger, Vanguard, The Bach Guild DG653 (contiene anche la Missa « Sub tuum praesidium » di Obrecht).
ID., Missa « L'homme armé », The Berkeley Chamber Singers, Alden Gilchrist director, Lyrichord High Fidelity LL 150.
ID., Missa « Ave regina coelorum », Missa « Ecce an[...]

[...]Missa « Ecce ancilla Domini », Prague Madrigal Singers, dir. Miroslav Venhoda. Supraphon stereo 1 12 0618G.
ID., Missa Ave« regina coelorum », Motets, Chansons, Capella Cordina, Alejan
dro Planchart director, Lyrichord stereo LLST 7233 (contiene il mottetto Lamentatio Sanctae Matris Ecclesiae Constantinopolitanae e le canzoni: Puisque vous êtes campieur e Se la face ay pale).
ID., Missa « Ave regina coelorum », Clemencic Consort, Ars Nova (Harmonia Mundi) vsT 6054 stereo.
ID., Messensätze, Motetten and Hymnen, Capella Antiqua, München, Leitung: Konrad Ruhland; Telefunken, Das alte Werk, sAWT 9439B (contiene: Kyrie paschale « Lux et origo », Gloria ad modum tubae, Sanctus papale, Audi benigne, Salve regina, Kyrie, Ave maris stella, Magnificat VI toni, Ave regina coelorum).
Voices of the Middle Ages. Music from the Gothic Cathedral, Capella Antiqua, München, Konrad Ruhland conductor, Nonesuch stereo, H71171 (contiene, di Dufay: Alleluja, veni, Sancte Spiritus, Conditor alme siderum, Alma Redemptoris mater, Magnificat octavi toni, Veni[...]

[...]os forum e l'antifona Alma Redemptoris mater; inoltre 8 Madrigali e Cacce dell'Ars nova italiana).
Guillaume Dufay und seine Zeit, Syntagma Musicum, dir. Kees Otten, Telefunken, Das alte Werk, 6.35257 ER, 2 longplayings (contengono, di Duf ay: Ave virgo, Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Ecclesiae militantis, Moribus et genere, Lamentatio Sanctae Matris Ecclesiae Constantinopolitanae, Qui latuit, Bon jour bon mois, Je vous prie, C'est bien raison, Mon chier amy, Bien veignez vous, Hélas mon deuil, J'ay mis mon cuer et ma pensée, La dolce vista, Dona i ardenti rai, L'alta bellezza tua, inoltre: FRANCESCUS ANDRIEU, Armes, Amours; GILLES BINCHOIS, Dueil angoisseus, Gloria, laus et honor; JOHANNES BRAS SART, O flos fragrans; JOHANNES CESARIS, Bonté blauté; JOHN DUNSTABLE, Beata Mater; NICOLAUS GRENON, La plus jolie et la plus belle; JOHANNES SIMON HASPROIS, Puisque je suis fumeux; ARNOLDUS DE LANTINS, Puisque je voys; HUGO DE LANTINS, Gloria; RICHARD DE LOQUEVILLE, Sanctus; ROBERT MORTON, La perontina; SOLAGE, Fumeux fume; ANONYMOUS, Musicorum decus et species, Kere dame).
Festmusik der Renaissance, Capella antigua, München, Leitung Konrad Ruhland, Telefunken, Das alte Werk, SAWT 9524B (contiene, di Dufay: Supremum est mortalibus donum, Nuper rosarum flores, inoltre: JOHANNES CICONIA, Venetia mundi splendor e O Padua sidus praeclarum; BELTRAME FERAGUT, Excelsa civitas Vincentia; Advenit nobis desiderabilis, dal codice di Trento 87; JU[...]

[...]centia; Advenit nobis desiderabilis, dal codice di Trento 87; JUAN DEL ENCINA, Triste España; HEINRICH ISAAC, Quis dabit capiti meo aquam e Imperii proceres; JEAN MOUTON, Non nobis domine).
Music from the Court of Burgundy, Musica reservata, Conducted by John Beckett, Musical director: Michael Morrow. Philips 6500 085 (contiene, di Dufay: Vergene bella, La belle se siet au pied de la tour, Se la face ay pale per voce, per organo, per strumenti, Mon cuer me fait tous dis penser, Resveilliés vous, Par droit je puis bien complaindre et gémir, Pour l'amour de ma doulce amye, Bon jour bon mois, Adieu ces bons vins de Lannoys, inoltre: danze di Anonimi e Le souvenir de vous di ROBERT MORTON).
Music from the Court of Burgundy, Vocal and instrumental ensemble under the direction of Roger Blanchard, Nonesuch Records, stereo H71058 (contiene, di Duf ay: Vergine bella, Lamentatio Sanctae matris Ecclesiae Constantinopolitanae, inoltre: canzoni e mottetti di Nicolas Grenon, Pierre Fontaine, Gilles Binchois, Antoine Busnois, Gilles Mureau, Robert Mo[...]

[...]ater, di ERMANNO IL CONTRATTO. Di ANONIMI: carola Sing we to this merry company; canzone Filles à marier; carola Deo gratias Anglia (« The Azincourt carol »); bassa danza La Spagna e offertorio Reges Tharsis).
Musique française des XV et XVI siècles, Ensemble polyphonique de l'O.R.T.F., Direction Charles Ravier, inédits O.R.T.F., distribution Barclay, 995001 (contiene, di Dufay: Lamentation de Constantinople; J'attendray tant qu'il vous plaira; Mon coeur me fait tout dit penser; inoltre canzoni di ATTAINGNANT, SERMISY, PIERRE FONTAINE, JOSQUIN, LEGRANT, ROBERT MORTON, HANCOUR).
Quattro secoli d'oro di musica vocale e strumentale, 11001400, Esecuzioni del Piccolo Complesso di Milano per iniziativa della Finmeccanica, elaborazioni di Angelo Paccagnini (Fuori commercio), Disco N. 3, facciata B: rondeaux di Guillaume Dufay. Canzoni Le jour s'endort e La belle se siet. Ballades ,Mon chier amy e Je languis en piteux martyre. Rondeaux Resvellons nous, Vostre bruit, Pour l'amour de ma doulce amye, Je donne à tous les amoureux (strumentale).
GUILLAUME DUFAY, Adieu m'amour. Chansons und Motetten, Studio der frühen Musik, Serie Reflexe, EMI Electrola 1 C 06330 124 G (contiene: Bon jour, bon mois; Hélas, mon deuil; Pour l'amour de ma doulce amye; Ce mois de may; Se la face ay pale; J'atendray; Craindre vous vueil; Ce jour de l'an; Adieu m'amour; Vergene bella; Quel fronte signorile in paradiso; Mirandas parfit haec urbs fiorentina puellas; Magnanimae gentis; O gemma, lux et speculum; Christe, redemptor omnium).
In a medieval garden. Instrumental and vocal music of the Middle Ages and Renaissance, Stanley Buetens Lute Ensemble, Nonesuch H71120 (contiene, di Duf ay: Pour l'amour de ma doulce amye e Adieu m'amour, adieu ma joye. Inoltre la canzone (strumentale) le draghe de mutse clutse di OBRECHT;[...]

[...] Nonesuch H71120 (contiene, di Duf ay: Pour l'amour de ma doulce amye e Adieu m'amour, adieu ma joye. Inoltre la canzone (strumentale) le draghe de mutse clutse di OBRECHT; la melodia popolare La Spagna nella versione per liuto di VINCENZO CAPIROLA; la basse danse « Tous mes amys » di ATTAINGNANT, per liuto, e numerose canzoni e danze di ANONIMI).
Masterpieces of the early French and Italian Renaissance, S.i. di esecutori, Nonesuch (Le chant du monde) H1010 (mono) (contiene, di Dufay: Les douleurs dont me sens e Donnez l'assaut à la forteresse, strumentale; inoltre: le canzoni Triste plaisir et douloureuse joie e Deul angoisseux, rage desmesurée di GILLES BINCHOIS; Mort, j'appelle de ta rigueur, musica di DELAHAYE su un rondeau di François Villon; Pucelotte, strumentale, di BusNOIs; Ne doibt on prendre, bergerette di LOYSET COMPÈRE; la canzone O rosa bella di JOHN DUNSTABLE; le frottole Voi che passate di F. VAROTER, Non peccando altri che 'l core e Ostinato vo' seguire di BARTOLOMEO TROMBONCINO, Che fa la Ramacina di LOYSET COMPÈRE, La Alfonsina, st[...]



da Antologia di critici. Marcel Proust (dalla prefazione al libro di J.-E- Blanche 'De David à Degas', Paris, 1919) [e una nota di r.l.] in KBD-Periodici: Paragone. Arte 1950 - 1 - 1 - numero 1

Brano: M arcel roust P (dalla prefazione al libro di J.E. Bianche ‘De David à Degas’, Paris, 1919). ‘Le dimanche, Jacques Bianche se reposait, recevait des amis et « causait » quelquesunes des pages qui, écrites plus tard, sont réunies dans le volume pour lequel il m’a fait le grand honneur de me demander cette préface. Ces anciennes « causeries du dimanche », j’ai souvent dit à des amis quand ils les eurent lues dans des revues, qu’à mon avis elles étaient vraiment les « Causeries du Lundi » de la peinture. EtANTOLOGIA DI CRITICI

5i

.e sais bien tout ce qu’une telle appellation renferme d’éloge. 7e crois pourtant que je faisais un peu tort à Jacques Bianche. Le défaut de Jacques Bianche critique, comme de SainteBeuve, c’est de refaire l’inverse du trajet qu’accomplit Partiste pour se réaliser, c’est d’expliquer le Fantin ou le Manet véritables, celui que Fon ne trouve que dans leur oeuvre, à l’aide de Fhomme périssable, pareil à ses contemporains, pétri de défauts, auquel une àme originale était enchainée, et contre le[...]

[...] c’est de refaire l’inverse du trajet qu’accomplit Partiste pour se réaliser, c’est d’expliquer le Fantin ou le Manet véritables, celui que Fon ne trouve que dans leur oeuvre, à l’aide de Fhomme périssable, pareil à ses contemporains, pétri de défauts, auquel une àme originale était enchainée, et contre lequel elle protestait, dont elle essayait de se séparer, de se délivrer par le travail. C’est notre stupéfaction quand nous rencontrons dans le monde un grand homme que nous ne connaissons que par ses oeuvres, d’avoir à superposer, à faire coincider ceci et cela, à faire entrer l’oeuvre immense (pour laquelle au besoin, quand nous pensions à son auteur, nous avions construit un corps imaginaire et approprié) dans la donnée irréductible d’un corps vivant tout différent. Inserire les polygones les plus compliqués dans un cercle ou trouver un mot en losange est un exercice d’une facilité enfantine auprès de celui qui consiste à réaliser, comme diraient les Anglais, que le monsieur à coté de qui on déjeune est Fauteur de Mon frère Yves ou de[...]

[...]er, à faire coincider ceci et cela, à faire entrer l’oeuvre immense (pour laquelle au besoin, quand nous pensions à son auteur, nous avions construit un corps imaginaire et approprié) dans la donnée irréductible d’un corps vivant tout différent. Inserire les polygones les plus compliqués dans un cercle ou trouver un mot en losange est un exercice d’une facilité enfantine auprès de celui qui consiste à réaliser, comme diraient les Anglais, que le monsieur à coté de qui on déjeune est Fauteur de Mon frère Yves ou de la Vie des Abeilles. Or, c’est cet hommelà, celui qui n’est que le compagnon de chaìnes de Partiste, que cherche (du moins en partie) à nous montrer Jacques Bianche. Ainsi faisait SainteBeuve, et le résultat, c’est que quelqu’un qui, ignorant de la littérature du xixe siècle, essayerait de l’étudier dans les Causeries du Lundiy apprendrait qu’il y eut alors en France des écrivains bien remarquables, tels que M. RoyerCollard, M. le comte Molé, M. de Tocqueville, Mme Sand, Béranger, Mérimée, d’autres . encore; qu’à la vérité SainteBeuve a [personellement connu certains hommes d’esprit qui eurent leur agrément, leur utilité passagère, mais qu’il est fou de vouloir transformer aujourd’hui en grands écrivains. Par exemple Beyle, qui avait [...]

[...]exemple Beyle, qui avait pris, on ne sait trop pourquoi, le pseudonyme de Stendhal, lan^ait des paradoxes piquants et où il y avait bien souvent de la justesse. Mais nous faire croire que c’est un romancier! Passe pour ses nouvelles ! Mais le Rouge et le JVoir et autres cuvrages pénibles à lire sont d’un homme peu doué. Vous eussiez étonné Beyle luimème en parlant sérieusement de cela comme de chefsd’oeuvre. Encore plus eussiezvous surpris Jacquemont, Mérimée, le comte Daru, tous ces hommes d’un jugement si sùr chez qui SainteBeuve rencontrait l’aimable Beyle et de Popinion desquels, protestant contre l’absurde idolatrie du jour, il peut se porter garant. Sainte
Proust52

ANTOLOGIA DI CRITICI

Proust Beuve nous dit: la Chartreuse de Parme n’est pas l’oeuvre d’un romancier. Vous pouvez l’en croire, il a un avantage sur nous, il dìnait avec l’auteur, lequel d’ailleurs, homme de bonne compagnie s’il en fut, eùt été le premier à vous rire au nez si vous Paviez traité de grand romancier. Encore un gentil gargon, Baudelaire, ayant de bea[...]

[...]rieur à Feydeau.

Ce point de vue est celui auquel Jacques Bianche se place souvent (pas toujours) dans ce volume. Qjuelle stupéfaction pour les admirateurs de Manet d’apprendre que ce révolutionnaire était « ambitieux de décorations et de medailles », voulait prouver à ma grande amie Mme Madeleine Lemaire qu’il pouvait faire concurrence à Chaplin, ne travaillait que pour les « Salons » et regardait plus souvent du coté de Roll que de celui de Monet, Renoir et Degas. Or toutes proportions gardées, (puisque malgré tout le jugement d’un peintre sur un peintre est un jugement infiniment intéressant), ce point de vuelà c’est tout de mème celui de la dame qui dirait: « Mais je peux très bien vous parler de Jacques Bianche; il dìnait tous les mardis chez moi. Je vous assure que personne ne songeait à le prendre au sérieux comme peintre; et luimème, sa seule ambition, c’était d’ètre un homme du monde très recherché ».

D’un certain Jacques Bianche peutètre, mais pas du vrai. Ainsi le point de vue auquel se placent trop souvent SainteBeuve e[...]

[...]et, Renoir et Degas. Or toutes proportions gardées, (puisque malgré tout le jugement d’un peintre sur un peintre est un jugement infiniment intéressant), ce point de vuelà c’est tout de mème celui de la dame qui dirait: « Mais je peux très bien vous parler de Jacques Bianche; il dìnait tous les mardis chez moi. Je vous assure que personne ne songeait à le prendre au sérieux comme peintre; et luimème, sa seule ambition, c’était d’ètre un homme du monde très recherché ».

D’un certain Jacques Bianche peutètre, mais pas du vrai. Ainsi le point de vue auquel se placent trop souvent SainteBeuve et quelquefois Jacques Bianche n’est pas le véritable point de vue de l’Art. Mais c’est celui de l’Histoire. Et là est son grand intérèt. Seulement tandis que ce point de vuelà SainteBeuve s’y tient pour tout de bon, ce qui fait qu’il classe souvent les écrivains de son époque à peu près dans l’ordre où aurait pu le faire Mme de Boigne ou la Duchesse de Broglie, Jacques Bianche ne l’adopte qu’un instant, en se jouant, pour multiplier les contrastes, [...]

[...]ur en peinture ». Q^’on se rappelle que dans les Maitres d’autrefois écrits pourtant plusieurs siècles après la mort de ces peintres hollandais, le plus grand d’entre eux, Ver Meer de Delft, rìest mème pas nommé. Certainement, comme Jean Cocteau, Jacques Bianche rendrait justice au grand, à l’admirable Picasso, lequel a précisément concentré tous les traits de Cocteau en une image d’une rigidité si noble qu5à coté d’elle se dégradent un peu dans mon souvenir les plus charmants Carpaccio de Venise.

Sur la manière dont Whistler, Ricard, Fantin, Manet préparaient leur palette, que de révélations, que peutètre lui seul pouvait faire! D’autre part, Bianche fait retourner un instant à leur existence périssable, tels qu’il les a connus,

]a table où s’asseyèrent les amoureux chez le pére Lathuile,

« le miroir à pied de Nana », « le mème meuble de chène où tant de fleurs et de fruits peints par Fantin, achevèrent leur brève destinée », « le rideau de velours noir tendu, devant quoi le modèle de Whistler posait ». Et ainsi, comme si nous [...]

[...]zioni degli , scritti minori ed è comunemente ignorata. Chi infatti si è mai servito di questa intelligente riduzione di Fromentin che va così singolar­ , mente d'accordo con il saggio di un nostro collaboratore in questo stesso numero? E chi sapeva che Proust avesse avuto tempo e voglia di citare persino ‘ le grand l'admirable Picasso'? Sebbene soggiungo , , , possa spiacere che in un accesso di mondanità up to date di fronte , c 5, al ritratto di Cocteau fatto dal malagueno Proust abbia preteso smor­ , zare nel proprio ricordo quegli affascinanti esempi di Carpaccio ai quali l'aveva giustamente avviato la prosa poetica di John Ruskin , suo antico e nobile precedente in critica d'arte. ir. I )


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Mon, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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