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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani

Brano: Aldo Zanardo

IL « MANUALE » DI BUKHARIN VISTO DAI COMUNISTI TEDESCHI E DA GRAMSCI

Analizzare la critica di Gramsci alla Teoria del materialismo storico di Bukharin è compiere un primo passo nel tentativo di inserire l’originale interpretazione gramsciana del marxismo filosofico nel quadro complesso e contrastato delle interpretazioni che si sono avute negli anni che precedono immediatamente e che seguono la costituzione della Terza Internazionale. Le note di Gramsci su Bukharin sono del 3334, ma appartengono idealmente a quel tempo, rappresentano, come vedremo, la maturazione di motivi che fermentavano nel mondo intellettuale di allora.

La fissità, l’unità, la semplicità, che hanno caratterizzato il marxismo filosofico a partire dal 3031, la posizione periferica in cui si è venuta a trovare l’Italia rispetto alle discussioni teoriche sul marxismo, la solidità e il limite speculativo e astratto della cultura idealistica, le sorti politiche del paese, hanno impedito che per la storia delle interpretazioni del marxismo filosofico si avesse in Italia non solo una tra[...]

[...]i del marxismo filosofico, di stimolare allo studio delle esperienze intellettuali che confluirono nel marxismo. Nelle ricerche di storia del marxismo filosofico e più in generale di storia del socialismo internazionale, si muovono ora i primi passi. Siamo ben lontani dal poter arrivare a risultati sistematici, dal potere dare, per quanto ci riguarda, una colloca338

I documenti del convegno

zione storica precisa della critica di Gramsci a Bukharin e dal poter offrire un panorama completo e una valutazione esatta delle prese di posizione che si sono avute nei partiti socialisti e in seno alla Terza Internazionale intorno al Manuale popolare. Anche il materiale a cui si può accedere in Italia permette una documentazione esauriente soltanto per il socialismo e il comuniSmo tedeschi.

Tuttavia è proprio in Germania che è più viva l’attenzione per gli aspetti filosofici del marxismo, è li che sono più numerosi, più colti e attivi gli intellettuali legati al movimento operaio. In tutta la Seconda Internazionale e nella Terza fin verso il ’[...]

[...] e

comuniste italiane e francesi fra il ’20 e il ’30 mostrano il peso che

hanno avuto i quadri intellettuali del movimento operaio tedesco nella elaborazione delle questioni filosofiche e scientifiche. La ricchezza, la varietà, i legami internazionali, il prestigio della cultura socialista e

comunista tedesca di allora sono tali che i rilievi fatti su di essa

hanno una certa completezza e tipicità. Considerare la critica di Gramsci a Bukharin in questo confronto non è dunque casuale, significa collegarla ad alcuni dei termini essenziali della situazione ideologica di allora.

I

Il Manuale di Bukharin è del ’21. Le prime prese di posizione in Occidente datano però dal ’22, quando esce la traduzione tedesca1. La traduzione inglese esce a New York nel ’25 2, quella francese a Parigi nel ’273, ed è verosimile che anche intorno a queste si sia sviluppato un insieme di reazioni4.

1 Theorie des historischen Materialismus. Gemeinverstàndliches Lehrbuch der marxistischen Soziologie. Hamburg, Verlag der kommunistischen Internationale, 1922. È la traduzione di cui ci serviamo.

2 Historical Materialism. A System of Sociology. New York, International Publishers, 1925.

3 La théorie du matérial[...]

[...]iù che su altre parti più concrete della dottrina, nell’ingerenza dell’autorità politica nelle questioni di filosofia. Al marxismo europeo,, più politico, meno dottrinario, legato con fili molteplici alle posizioni ideali più moderne, il materialismo filosofico e l’« indivisibilità » di politica e filosofia appaiono grossolani, semplicistici, infondati. Sempre nel ’27, nella Die materialistiche Geschichtsauffassung, Kautsky giudica il Manuale di Bukharin una delle espressioni più grossolane di materialismo economico5, e osserva che quasi tutti i socialisti russi, sono materialisti6.

1 hehrbuch der materialistischen Geschichtsauffassung, I Band, 1930, capitoli 6, 7, 8.

2 Der Kampf, 1928, pp. 484487, Siegfried Marck, Lenin als Erkenntnistheoretiker.

3 Die Gesellschaft, 1925, I, pp. 564578.

4 Die Gesellschaft, 1927, II, MAX WERNER (A. Schifrin), Der Sowjetmar
xismus, pp. 4262. Un altro articolo dello stesso autore e in parte sullo stesso

argomento, K. Kautsky und die marxistische Soziologie, è in Die Gesellschaft,

1929, pp. 14[...]

[...]ialdemocrazia tedesca si trovava poi già. sulla via di diventare un movimento strettamente politico afilosofico..

1 VICTOR Adler, Brìefwechsel mìt August unà Karl Kautsky, Wien,. Verlag der Wiener Volksbuchhandlung, 1954, p. 289 Lettera del 3 marzo 1899342

I documenti del convegno

Perciò rimasero in ombra gli evidenti elementi teorici comuni, in genere di natura positivistica, che si incontrano per esempio in Plekhanov, in Kautsky e in Bukharin. Anzi, come si è visto, si tese più a sottolineare il « filosofismo », il « dottrinarismo » del marxismo sovietico, e non soltanto un particolare contenuto dottrinale.

Per la socialdemocrazia la frattura non significò una riorganizzazione teorica, bensì l’accelerazione del processo, già iniziato, di accantonamento delle concezioni generali. I giovani intellettuali diventavano comunisti; i vecchi quadri intellettuali, prima quelli positivistici e poi quelli neokantiani, scomparivano senza essere capaci di rinnovarsi e neppure di riprodursi; la filosofia era considerata una specie di Primtme[...]

[...]ttivismo di alcuni tedeschi. Qualcosa dell’eredità filosofica della socialdemocrazia si ritroverà certo negli intellettuali comunisti che noi consideriamo. Ma saranno solo aspetti secondari in uno sviluppo ideologico a cui la rivoluzione, la rottura con la socialdemocrazia, il legame con una nuova fase della cultura europea, imprimono un corso particolare.

Questa, sommariamente, la situazione in campo socialista, l’ambiente in cui il libro di Bukharin parve probabilmente la trascurabile espressione di un mondo del tutto diverso. Comuni in alcuni punti con quelle socialiste, ma in genere più complicate, sono le posizioni dei grandi intellettuali tedeschi verso il marxismo alla Bukharin. Per Sombart, perAldo Zanardo

343

esempio, Bukharin dà una nchtige Darstellung del marxismo 1, cioè si tende in genere a concepire il marxismo come qualcosa di compatto, qualcosa che, da Marx ai bolscevichi, è e rimane materialismo volgare, economicistico 2.

Ma, se si escludono alcuni che esagerarono questa tesi, che parlarono di BebelBolschewikiSocidismus, la distinzione fra marxismo filosofico sovietico e marxismo filosofico europeo, nel senso che si è indicato, diventa da allora un dato permanente della storiografia filosofica non comunista, o per lo meno di quella parte di essa più preparata e libera da preconcetti verso il marxismo nel[...]

[...]conomicistico 2.

Ma, se si escludono alcuni che esagerarono questa tesi, che parlarono di BebelBolschewikiSocidismus, la distinzione fra marxismo filosofico sovietico e marxismo filosofico europeo, nel senso che si è indicato, diventa da allora un dato permanente della storiografia filosofica non comunista, o per lo meno di quella parte di essa più preparata e libera da preconcetti verso il marxismo nel suo complesso.

II

Le recensioni a Bukharin di alcuni intellettuali comunisti tedeschi (o che vivevano in Germania) non bastano certo a informarci adeguatamente sul fatto se i comunisti o una parte dei comunisti accettino la distinzione fra marxismo russo e marxismo europeo, se siano consapevoli di alcuni valori autonomi propri del marxismo tedesco ed europeo, se questa consapevolezza sia organica e radicata. Sarebbe necessario non solo considerare l’insieme della produzione di pensiero di questi intellettuali, ma anche vedere la storia politica ed ideologica del partito in quegli anni : il concetto di un comuniSmo tedesco o anche occi[...]

[...]io definito. La completezza sistematica, la concezione del mondo, era ancora qualcosa di non raggiunto e di raggiungibile attraverso l’eliminazione delle incrostazioni socialdemocratiche della dottrina e lo studio rinnovato dei testi originali. I problemi di filosofia non erano ancora immediatamente problemi politici, non interessavano molto i politici. Non furono i politici, ma gli intellettuali a interessarsi con maggiore scrupolo del libro di Bukharin. E questi intellettuali, in generale, avevano avuto una formazione culturale degna delle migliori tradizioni universitarie tedesche, non venivano dalla socialdemocrazia, erano eterogenei, non avevano alte responsabilità politiche. La recente adesione al movimento comunista non aveva in generale determinato in loro trasformazioni culturali radicali, né aveva semplificato e uniformato gli orientamenti ideali e la sensibilità storica.

La misura dei consensi che vanno al Manuale di Bukharin è data dalla misura in cui prevale, nel giudizio, il punto di vista politico. Contava,, secondo questo p[...]

[...], avevano avuto una formazione culturale degna delle migliori tradizioni universitarie tedesche, non venivano dalla socialdemocrazia, erano eterogenei, non avevano alte responsabilità politiche. La recente adesione al movimento comunista non aveva in generale determinato in loro trasformazioni culturali radicali, né aveva semplificato e uniformato gli orientamenti ideali e la sensibilità storica.

La misura dei consensi che vanno al Manuale di Bukharin è data dalla misura in cui prevale, nel giudizio, il punto di vista politico. Contava,, secondo questo punto di vista, nel mezzo di una lotta che imponeva la mobilitazione rapida e continua di grandi masse, non tanto l’interna ricchezza e coerenza di una posizione ideale, quanto il suo essere strumento di quella mobilitazione, il suo esprimere nel modo più semplice la rottura con la Seconda Internazionale e la posizione originale, specifica, esclusiva, del proletariato nella storia. Nell’ambito della stessa impostazione si tende a concepire il proletariato come una società in nuce del tutto s[...]

[...]della stessa impostazione si tende a concepire il proletariato come una società in nuce del tutto separala e diversa dalla borghesia, con un suo esclusivo patrimonio ideologico. Si lavora con le equazioni materialismoproletariato, idealismoborghesia, oppure dialetticaproletariato, evoluzionismoborghesiasocialdemocrazia. Questi sono sostanzialmente i preAldo Zanardo 345

supposti delle recensioni di Hermann Duncker e Fritz Riickert al libro di Bukharin.

Hermann Duncker, che lo recensisce nella Internationale Presse Korre. spondenz1 e in Die Internationale2, ne indica l'aspetto positivo nel radicale antirevisionismo, nell’adesione aperta alla concezione materialistica della realtà (che è anche ricongiungimento alle posizioni genuine di Marx, Plekhanov, Mehring). Il fatto che Bukharin non discuta i problemi della conoscenza significa semplicemente che il marxismo è estraneo agli scolasticismi neokantiani. Il comuniSmo russo fornisce non solo l’esempio.di una lotta rivoluzionaria, ma anche opere teoriche magistrali. Duncker tuttavia mette in risalto alcuni punti, presenti si nel Manuale, ma non certo sviluppati: il materialismo di Marx non è meccanicistico; l’ideologia non è pura apparenza; c’è reciprocità fra base e soprastruttura; materialismo non significa fatalismo.

In parte diversa, ma solo in parte, è la recensione di Fritz Riickert nella Jugendinternationale*. Rii[...]

[...]alla polemica filosofica contro la socialdemocrazia. È la dialettica, l’ammissione che nella società e nella natura esistono salti, rivoluzioni, a distinguere il comuniSmo dalla socialdemocrazia. « Il marxismo è una dottrina della realtà, della vita vivente, dell’azione » : l’uomo non è cieco strumento della sorte, ma elemento attivo nel processo necessario di sviluppo della società. Ma questi motivi vengono sviluppati in continuità col testo di Bukharin, senza svolgerne l’implicita concezione diversa, l’implicita critica al determinismo.

Sono testi cosi esigui che è difficile ricavarne qualche cosa di veramente indicativo. Sono interessanti le riserve, soprattutto le sottolineature dell’attività umana, eco della riscoperta che il marxismo tedesco fa in questi anni della prima delle Tesi su Veuerbach. Ma in quale rapporto stanno queste riserve con Tacceitazione delle tesi di Bukharin? Come conciliano Bukharin e Lenin? Si tratta di posizioni confuse, frettolose, in cui si riflettono probabilmente le preminenti preoccupazioni politiche,

1 1922, 23 die., pp. 18291830.

2 1922, die., pp. 239354.

3 1923, febbr., pp. 1867.

,346

I documenti dei convegno

il prestigio del « più brillante » teorico russo (come allora si diceva di Bukharin)1, la scarsa informazione del marxismo, l’opportunità di non mettere in mostra in certe sedi gli eventuali contrasti del fronte ideologico.

Non a caso, a fronteggiare apertamente Bukharin, sono due intellettuali di mestiere, Fogarasi e Lukàcs. Fogarasi aveva collaborato, come Lukàcs, nel ’20’21, al Kommunismus di Vienna, la rivista che fu per un certo tempo « rivista deirinternazionale comunista per i paesi dell’Europa sudorientale ». Nel ’24, nella polemica su Geschichte und Klassenbewusstsein, sarà attaccato da Deborin e Thalheimer2 quale discepolo di Lukàcs. Lukàcs, Korsch e in secondo piano Fogarasi, Revay e alcuni altri furono allora il gruppo che pensò, filosoficamente, con maggiore originalità (abbiano valore transitorio o permanente le loro conclusioni) il marxismo, l’[...]

[...]tale ». Nel ’24, nella polemica su Geschichte und Klassenbewusstsein, sarà attaccato da Deborin e Thalheimer2 quale discepolo di Lukàcs. Lukàcs, Korsch e in secondo piano Fogarasi, Revay e alcuni altri furono allora il gruppo che pensò, filosoficamente, con maggiore originalità (abbiano valore transitorio o permanente le loro conclusioni) il marxismo, l’esperienza sovietica, le esperienze comuniste europee.

Fogarasi ammette3 che il Manuale di Bukharin ha colmato una lacuna della letteratura marxista. I lavori di Plekhanov e Gorter sono invecchiati e quello recente di Cunow è riformista. La prima questione che egli pone è di natura politica: «ci si chiede se e in quale senso {il libro di Bukharin} soddisfa alle esigenze a cui deve rispondere un manuale di questo tipo per il proletariato tedesco e per quello europeo occidentale ». Purtroppo questo abbozzo di analisi politica non viene sviluppato e si passa, creando un distacco, all’esame dell’opera sotto l’aspetto scientifico. Bukharin rende troppo facile il marxismo, lo appiattisce e mantiene al tempo stesso l’illusione che non ne venga sacrificato cosi il senso profondo. Riesce a dare il contenuto più che il metodo della dottrina. Il suo punto di vista è quello del materialismo

1 Ma si legga anche ciò che scrive Lenin nel Testamento : « Dei giovani membri del comitato centrale vorrei dire alcune parole su Bukharin e Pjatakov. A mio parere questi sono le forze più capaci fra i giovani, ma non si può dimenticare riguardo a loro questo fatto : Bukharin è non solo il più valoroso e più robusto teorico del partito, ma può anche essere considerato apertamente il suo prediletto. Ciononostante le sue concezioni teoriche si possono considerare pienamente marxiste soltanto con le più grandi riserve, perché in lui fa capolino lo scolastico e non ha mai imparato la dialettica (io credo che non l’abbia mai capita) ». Il testo è stato ormai pubblicato in vari luoghi. Cito da Ruth FISCHER, Stalin und der deutsche Kommunismus, Frankfurt a. M., 1948, pp. 2945.

2 Arbeiterliteratur, 1924.

3 Die rote Falone, 1922, 19 nov.Aldo Zanardo

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delle [...]

[...]o credo che non l’abbia mai capita) ». Il testo è stato ormai pubblicato in vari luoghi. Cito da Ruth FISCHER, Stalin und der deutsche Kommunismus, Frankfurt a. M., 1948, pp. 2945.

2 Arbeiterliteratur, 1924.

3 Die rote Falone, 1922, 19 nov.Aldo Zanardo

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delle scienze della natura, cioè un punto di vista invecchiato rispetto alla moderna conoscenza della filosofia e della natura. Il primato della materia sullo spirito affermato da Bukharin è un semplice rovesciamento della metafisica spiritualistica ed è già stato criticato da Marx nelle Tesi su Veuerbach. Merito di Marx è non di avere fissato il primato metafisico di qualche cosa, bensì di avere relativizzato le cose in sé, creato quel « relativismo metodico » che è il corrispondente della moderna teoria della relatività. Oggetto unico della scienza sociale sono i rapporti sociali, le funzioni, le relazioni, non le cose in sé. È poi positivo che Bukharin prenda in considerazione i risultati della odierna scienza borghese, gli studi di Max e Adolph Weber, di Simmel. « Buon marx[...]

[...]vesciamento della metafisica spiritualistica ed è già stato criticato da Marx nelle Tesi su Veuerbach. Merito di Marx è non di avere fissato il primato metafisico di qualche cosa, bensì di avere relativizzato le cose in sé, creato quel « relativismo metodico » che è il corrispondente della moderna teoria della relatività. Oggetto unico della scienza sociale sono i rapporti sociali, le funzioni, le relazioni, non le cose in sé. È poi positivo che Bukharin prenda in considerazione i risultati della odierna scienza borghese, gli studi di Max e Adolph Weber, di Simmel. « Buon marxista è colui che non ignora e non respinge acriticamente i risultati utili della scienza borghese, ma li inserisce nell’edificio della dottrina marxista ».

Ancora più complessa, anche se forse ancora più limitata agli aspetti scientifici, è la posizione di Lukàcs. Nella recensione che fa a Bukharin nel Grunbergs Arcbiv 1 sottolinea fortemente che si tratta di un manuale, di un tentativo di popolarizzazione e di sistemazione e, dentro questi limiti, fa alcune considerazioni positive. Ma il resto è prevalentemente critico. Anche proprio in quanto popolarizzazione il Manuale rompe la tradizione di Plekhanov e Mehring che avevano mostrato come si può unire popolarizzazione e scientificità. La posizione filosofica di Bukharin è il materialismo volgare, intuitivo. Questo materialismo è una comprensibile reazione all’idealismo dei socialdemocratici da Bernstein a Cunow, ma viene ad escludere dal metodo marxista tutti gli elementi che provengono dalla filosofia classica tedesca e in particolare quella dialettica che sola rende intelligibile il processo storico. Bukharin trasforma la dialettica, un metodo, in una Science oggettivistica, positivistica; ammette una cosalità irrisolta, una oggettività a sé, feticistica. Essenziale al marxismo è invece « ricondurre tutti i fenomeni dell’economia e della sociologia a rapporti sociali degli uomini fra loro ». Tipico deH’impostazione oggettivistica, materialisticovolgare, è il fatto che Bukharin affermi la tecnica come determinante dei rapporti di lavoro. È invece l’economia,

1 Archiv f. Geschkhte des Sozialismus u. der Arbeiterbewegung, XI, 1923, pp. 216224.348

I documenti del convegno

la struttura economica della società, cioè i rapporti sociali degli uomini fra loro nel processo produttivo, l’elemento ultimo e decisivo delle trasformazioni tecniche, e solo secondariamente queste influiscono sulla struttura. L’argomentazione si vale del noto capitolo sul feticismo della merce, un testo essenziale allora per Lukàcs (e non solo per lui), e che egli interpreta come negazione[...]

[...]ia del materialismo filosofico. Altro motivo centrale della posizione di Lukàcs (come di quella di Gramsci) è la critica della dottrina della previsione. Afferma, fondandosi su alcuni testi di Lenin, che esiste una impossibilità metodologica di prevedere un fatto con assoluta certezza: la struttura della realtà non è l’esattezza, la matematica, ma la tendenza, la possibilità, il movimento. Le leggi del marxismo sono tendenziali, non statiche.

Bukharin si è posto fuori della grande tradizione del marxismo (Marx, Engels, Mehring, Plekhanov, la Luxemburg): invece di criticare le scienze della natura col metodo del materialismo dialettico, applica il metodo di quelle scienze, il materialismo volgare, allo studio della società.

Alcuni concetti di queste due recensioni hanno un risalto immediato : il proletariato tedesco ed europeo come qualcosa di specifico, l’esclusione di Bukharin dalla tradizione maestra del marxismo, la sottolineatura sociologica, materialisticostorica, non gnoseologica e non economicistica che ha il marxismo (insistenza sul relativismo, sulla correlazione dei fenomeni, sulla « totalità », non sul condizionamento dell’economia), il legame con la grande cultura. Ma ci sono anche altri punti importanti: la struttura di possibilità della realtà e tutto ciò che essa comporta, la dialettica, l’attività umana, la posizione verso le scienze della natura, l’accento umanistico.

Questi motivi teorici e quei rilievi critici verso Bukharin, in Lukàcs, si inqu[...]

[...]micistica che ha il marxismo (insistenza sul relativismo, sulla correlazione dei fenomeni, sulla « totalità », non sul condizionamento dell’economia), il legame con la grande cultura. Ma ci sono anche altri punti importanti: la struttura di possibilità della realtà e tutto ciò che essa comporta, la dialettica, l’attività umana, la posizione verso le scienze della natura, l’accento umanistico.

Questi motivi teorici e quei rilievi critici verso Bukharin, in Lukàcs, si inquadrano ormai in una elaborazione sistematica, in una ideologia articolata. Anche di Korsch si può forse dire che motivi analoghi mettano capo a un organismo intellettuale analogo. Non si tratta insomma di qualcosa di fuso in un’atmosfera, ma di processi culturali che hanno una direzione determinata e dimensioni notevoli.

È da dire però che nel farsi complesse, nel maturare di queste unità ideologiche, è mancato un serio, violento, determinante contatto con la realtà politica. Non che non ci si riferisca a certi testi di Lenin eAldo Zancvrdo

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della .Luxemburg, m[...]

[...]l’apr. 1920.

2 Ancora in Geschichte und Klassenbewusstsein.

3 Lenin, Studie ùber den Zusammenhang seiner Gedanken, Wien, 1924.Aldo Zanardo

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di Stalin del ’31 alla Rivoluzione proletaria). I filosofi ne trassero le conclusioni e nelle nuove esposizioni sistematiche, anche in Germania, si riservò un capitolo alla critica del materialismo meccanicistico di Mehring e della Luxemburg1. È pur vero che questo marxismo si era liberato di Bukharin, è vero che combatteva contro il materialismo volgare2, che sottolineava ancora gli aspetti dialettici. Ma tutto questo non impedì l’involuzione dogmatica, non sviluppò dei quadri filosofici di alto livello, non significò l’assimilazione, la traduzione, per il proletariato, dei risultati più avanzati della cultura filosofica europea. Quello che era stato, da un certo punto di vista, l’inizio ancora manchevole e incerto di un tentativo in questo senso, parve essenzialmente una deviazione di sinistra a cui l’idealismo aveva fornito gli strumenti ideologici.

Ili

La critica di Gramsci a Buk[...]

[...]ogmatica, non sviluppò dei quadri filosofici di alto livello, non significò l’assimilazione, la traduzione, per il proletariato, dei risultati più avanzati della cultura filosofica europea. Quello che era stato, da un certo punto di vista, l’inizio ancora manchevole e incerto di un tentativo in questo senso, parve essenzialmente una deviazione di sinistra a cui l’idealismo aveva fornito gli strumenti ideologici.

Ili

La critica di Gramsci a Bukharin si muove in ultima analisi nello stesso solco delle critiche di questi comunisti tedeschi. Certo le pagine su «La rivoluzione contro il Capitale» del 1918 hanno, con le posizioni di un Lukàcs, aspetti di affinità molto più appariscenti che non le pagine sul Manuale. Anche queste però restano nella stessa direzione di movimento intesa con molto ampiezza e in una fase molto avanzata, ma nella, stessa: la sintesi di due componenti, la cultura storicistica e umanistica europea e il* movimento operaio. Ma in Gramsci, contrariamente a quanto è avvenuto nei tedeschi, il processo di confluenza fra l’[...]

[...], 1932. Sembra essere la rappresentazione migliore, ancora densa di problemi, della fase iniziale di questo processo di cristallizzazione.

2 Vedi per la Germania ancora Kurt SAUERLAND, Ueber den Kampf an der theoretischen Front, in Die Internationale, febbr. 1931, pp. 7579, marzo, pp. 128133. Vedi in particolare p. 77: «Il materialismo meccanicistico è quanto mai diffuso ed è particolarmente alimentato dalla Teoria del materialismo storico di Bukharin, un libro che è una perfetta contraddizione e caricatura del materialismo dialettico, ma che nello stesso tempo è uno dei libri più diffusi e dei più studiati nei circoli del partito e dei simpatizzanti ed ha causato ormai grande confusione (piattaforma teorica di deviazioni di destra e di tendenze conciliatoristiche) ».352

I documenti del convegno

zioni eccezionali, si è potuto compiere. E si è potuto compiere in modo che nel punto di arrivo si ritrova trasfusa tutta la ricchezza dei due termini del processo, in modo che nessuna campagna contro il materialismo metafisico e contro l’id[...]

[...]alla conseguente scarsa — mi sembra — elaborazione dei temi internazionali della politica del proletariato, dall’accento posato forse unilateralmente sui momenti umanistici della cultura. Ma fu anche un isolamento in cui poterono essere sviluppate, nel modo logico, radicale e imperturbato con cui avviene in un laboratorio, le esperienze accumulate in un momento incomparabile, e perciò denso di cose, della storia di questo secolo.

Le pagine su Bukharin, scritte in questa fase di raggiunta maturità, non solo, nel loro contenuto filosofico, rappresentano una posizione più complessa rispetto a quelle dei tedeschi, ma ci dànno finalmente una analisi politica del Manuale, cioè l’esplicazione consapevole dei problemi politici di propaganda, di educazione ideologica, di condizioni per lo sviluppo di una concezione del mondo, che sono impliciti in qualunque tentativo di popolarizzazione di una dottrina. Nostro proposito è illustrare brevemente la critica politica e la critica filosofica al Manuale e cercare di tirare alcune conclusioni.

Comincia[...]

[...]lo sviluppo di una concezione del mondo, che sono impliciti in qualunque tentativo di popolarizzazione di una dottrina. Nostro proposito è illustrare brevemente la critica politica e la critica filosofica al Manuale e cercare di tirare alcune conclusioni.

Cominciamo dalla critica politica. È dalla discussione sul senso comune che emerge netta la contrapposizione di due modi diversi di concepire il marxismo, il proletariato, il socialismo. Per Bukharin il marxismo si sviluppa in continuità con il senso comune, con gli elementi materialistici, realistici, acritici del senso comune; viene a essere una forma di sistemazione del senso comune. Ciò che a lui sembra importare è ridurre lo scarto fra il senso comune e il marxismo: dei due termini che ispirano la parte migliore dell’azione politica della Terza Internazionale — le masse e il livello intellettuale a cui vanno innalzateAldo Zanardo

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(cioè la nozione di cosa è civiltà, cultura) — Bukharin sembra tener conto solo del primo. Queste masse, spontaneamente, nelle loro concezioni di[...]

[...]comune, con gli elementi materialistici, realistici, acritici del senso comune; viene a essere una forma di sistemazione del senso comune. Ciò che a lui sembra importare è ridurre lo scarto fra il senso comune e il marxismo: dei due termini che ispirano la parte migliore dell’azione politica della Terza Internazionale — le masse e il livello intellettuale a cui vanno innalzateAldo Zanardo

353

(cioè la nozione di cosa è civiltà, cultura) — Bukharin sembra tener conto solo del primo. Queste masse, spontaneamente, nelle loro concezioni disgregate, sono giudicate vicine al marxismo. È chiaro che non va dimenticata la situazione particolare e generale del paese in cui Bukharin scrive. L’osservazione che egli fa nella prefazione — essere « il bisogno di una rappresentazione sistematica della teoria del materialismo storico» a cui* il suo Manuale viene a soddisfare rispondente alla fase presente della rivoluzione e non ai « momenti acuti » 1 — non significa che le necessità pratiche fossero meno acute. Importava avere, nella teoria, un insieme di idee, di formule, relativamente ordinato, facile, adatto alla diffusione, uno strumento semplificato, capace di penetrare rapidamente in larghe masse, mobilitarle, illuminarle, farne scaturire fuori dei quadri2. In una simil[...]

[...] per l’altro verso, le masse popolari organizzate in partiti hanno il compito di costruire una nuova società, di produrre una trasformazione materiale e intellettuale paragonabile ai grandi movimenti con cui le altre classi hanno conquistato l’egemonia.

Sempre nel quadro di questa concezione dell’azione politica e del marxismo, si ha, per Gramsci, tutta una serie di problemi, di nessi, di mediazioni là dove per l’impostazione semplicistica di Bukharin si ha una filosofia tutta esplicita e di valore assoluto. Il punto più notevole sembra essere la distinzione netta, consapevole, fra processo didascalico e processo di elaborazione, di creazione. Anche Lenin, nel frammento « A proposito della dialettica », distingue fra formulazione scientifica e formulazione per la popolarizzazione, e, più in generale, la distinzione non è estranea alla storia successiva del marxismo. Spunti della coscienza di questa distinzione si trovano anche nel Manuale di Bukharin. Di fatto però una vera articolazione fra i due termini non sembra si sia avuta. In Gramsc[...]

[...]soluto. Il punto più notevole sembra essere la distinzione netta, consapevole, fra processo didascalico e processo di elaborazione, di creazione. Anche Lenin, nel frammento « A proposito della dialettica », distingue fra formulazione scientifica e formulazione per la popolarizzazione, e, più in generale, la distinzione non è estranea alla storia successiva del marxismo. Spunti della coscienza di questa distinzione si trovano anche nel Manuale di Bukharin. Di fatto però una vera articolazione fra i due termini non sembra si sia avuta. In Gramsci poi la distinzione fra pedagogia e creazione intellettuale si allarga in quella fra gruppi intellettuali e masse2, e ancora nelle altre fra politica e cultura, fra politica e filosofia. È noto che la ragione politica ebbe il sopravvento, che la creazione intellettuale si concepì in genere come illustrazione dei principi; che fra politica e filosofia si fissò un rapporto di indivisibilità : gli errori politici della socialdemocrazia vengono riportati a difetti di impostazione filosofica; fra le due sfer[...]

[...]nze1, Gramsci scrive: «Pare necessario che il lavorio di ricerca di nuove verità e di migliori, più coerenti e chiare formulazioni delle verità stesse sia lasciato aH’iniziativa libera dei singoli scienziati, anche se essi continuamente ripongono in questione gli stessi principi che paiono i più essenziali» 2. Istituti e accademie debbono mediare il rapporto fra questi intellettuali liberi e le masse. Alle identificazioni sommarie e immediate di Bukharin si trovano sostituite e articolate dialetticamente le distinzioni presenti in una società civile politicamente e intellettualmente complessa.

Altri punti si potrebbero indicare sempre concernenti le condizioni di sviluppo e di diffusione del marxismo, ma forse sono elaborati con minore chiarezza3. In queste posizioni — il partito che innalza intellettualmente le masse e la relativa autonomia della cultura — è facile individuare la presenza della componente culturale umanistica che si è detta, la complessa nozione di civiltà implicita in questa cultura. È poi rilevabile l'assimilazione, in [...]

[...]vegno

d’approdo del movimento spontaneo delle masse. Si tratta — come è naturale che sia dopo L’imperialismo fase suprema del capitalismo — di una civiltà intellettuale, creata essenzialmente dalla potenza rivoluzionaria, del partito, dell’azione politica; si tratta della capacità di creare una nuova società in tutti i suoi livelli. Questa pare essere la via, che è anche la via di Lenin, del superamento mediatore della Seconda Internazionale. Bukharin, se per certi aspetti è fuori della socialdemocrazia, finisce con il rimanervi dentro per la sua concezione positivistica e in sostanza subalterna del marxismo. Lukàcs, come si è visto, finiva, in. quegli anni, col rimanervi fuori astrattamente.

Il grosso della critica filosofica di Gramsci si intreccia intorno ai problemi della sociologia e del materialismo filosofico con tutte le loro implicazioni (previsione, regolarità degli accadimenti, determinismo, scienze naturali...) e intorno al problema della collocazione storica del materialismo di Bukharin.

Il Manuale parte dalla distinzion[...]

[...]ione positivistica e in sostanza subalterna del marxismo. Lukàcs, come si è visto, finiva, in. quegli anni, col rimanervi fuori astrattamente.

Il grosso della critica filosofica di Gramsci si intreccia intorno ai problemi della sociologia e del materialismo filosofico con tutte le loro implicazioni (previsione, regolarità degli accadimenti, determinismo, scienze naturali...) e intorno al problema della collocazione storica del materialismo di Bukharin.

Il Manuale parte dalla distinzione rigida fra generale e particolare, fra teoria e storiografia, e vuol essere un’indagine di ciò che è generale prima nella realtà naturale e umana, poi nella vita della società e in particolare della società moderna. Prima vengono trattati i principi universali, i concetti metodologici della sociologia: regolarità, causa, libertà, necessità, caso, trasformazione; poi viene costruita la sociologia vera e propria: la società, gli stati di equilibrio, squilibrio e riequilibrio fra: la società e la natura, fra i vari elementi della società. La sociologia è pe[...]

[...]im zwanzigsten Jahrhundert » di P. SOROKIN in Jahrbuch fùr Soziologie, 1926, p. 462 sgg. Racconta fra l’altro: « Fino al 1909 nelle Università e nei colleges russi la sociologia non era ancora insegnata come una disciplina358

I documenti del convegno

trovano gli stessi motivi antiscientistici e umanistici di Gramsci, ma lo svolgimento sembra diverso. Si pensi al percorso intellettuale della maturità di Lukàcs: ha respinto la sociologia di Bukharin e di Kautsky ed ha assimilato quella di Lenin. Lukàcs lavora sulle generalizzazioni delle esperienze di Lenin. Non è passato, come è passato Gramsci, attraverso la percezione diretta della vita delle masse, della vita della realtà; la sua strada è stata più facile, ma accanto al vantaggio di essere rimasto a contatto col filone centrale, classico, della teoria del movimento operaio, va indicato lo svantaggio che spesso le categorie con cui lavora hanno il sapore dell’applicazione rigida, dell’estrinseco. In Gramsci il contatto col filone classico del marxismo teorico, forse anche col leninism[...]

[...]so mutamento nella politica seguita in questo settore e già nel 1922 fu proibito di fare corsi di sociologia nelle Università e nei colleges. Erano permessi solo il “ marxismo ”, la “ teoria del comuniSmo ” e la ” concezione materialistica della storia ”, materie che potevano essere insegnate esclusivamente da professori comunisti ». Sono notizie da controllare e integrare. Sorokin venne esiliato nel ’22. Ha fatto un’ampia analisi del Manuale di Bukharin in L’economista russo, 1922, che non ho potuto vedere.Aldo Zanardo 359

tazione il nucleo teorico che regge quella « sociologia », queir insieme di schemi che è il patrimonio di esperienze del movimento operaio. Non solo « non vuol dire... che la ricerca delle leggi di uniformità non sia cosa utile e interessante e che un trattato di osservazioni immediate di arte politica non abbia la sua ragion d’essere »x, ma anche i concetti di regolarità, di premessa e di conseguenza hanno un loro valore 2. Lo stesso si dica dei concetti di analogia, di ipotesi, di correlazione3. Inoltre il fatto che [...]

[...] sottolineare che la natura, cosi come, è in rapporto con l’uomo, fa parte della medesima realtà, ne è modificata. È da aggiungere infine che questa impostazione umanistica non sembra determinare conseguenze rilevabili nelle concezioni politiche di Gramsci. Posizioni sindacalistiche, soggettivistiche, se ci sono, non sembra che possano collegarsi con queste concezioni generali.

In direzione non meno polemica contro la continuità, affermata da Bukharin, fra le scienze della natura e le scienze dell’uomo, contro la mutuabilità, se non l’identità, dei due metodi, è orientata anche la concezione gramsciana della scienza della natura. Anche se non mancano spunti di interpretazioni diverse, questa viene in genere considerata una tecnica di conoscenza particolare, cioè il metodo compilatorio, empirico; viene come bloccata nell’identificazione con questo metodo, resa incapace di trascendere se stessa e diventare vera conoscenza2. Non sembra di poter trovare, in Gramsci, tracce del motivo secondo cui « nelle scienze naturali, per il loro proprio sv[...]

[...] essenziale, per Gramsci, di questa deviazione è la « quistione del valore delle scienze cosi dette esatte o fisiche » e la « posizione che esse sono venute assumendo nel quadro della filosofia della prassi di un quasi feticismo, anzi della sola e vera filosofia o conoscenza del mondo » 2. Questa deviazione non è altro che la forma positivistica, scientistica, materialistica in senso tradizionale, del marxismo. Da questo angolo visuale Kautsky e Bukharin sembrano trovarsi sullo stesso terreno, rappresentare lo stesso momento dello sviluppo teorico. Gramsci in sostanza dice degli ortodossi ciò che dice di Bukharin 3.

Particolari ragioni « didattiche » hanno obbligato il marxismo a combinarsi con queste forme di cultura ancora arretrate e tuttavia superiori aH’ideologia media delle masse popolari 4. La forma positivistica del marxismo non è altro che la sua fase economicocorporativa 5, è « una deviazione infantile » 6, « significa che si attraversa una fase storica relativamente primitiva » 7. Essa è stata « 1’44 aroma ” ideologico immediato della filosofia della prassi, una forma di religione e di eccitante... resa necessaria e giustificata storicamente dal carattere subalterno di determinati strati[...]

[...]agli studiosi che fanno capo ai Marxismusstudien di Tubinga) a cercare elementi di continuità fra Kautsky e più in generale il kautskysmo e la dogmatica dell’ultimo periodo della Terza Internazionale. Durante la Terza Internazionale però la polemica con Kautsky teorico fu fino a un certo tempo abbastanza viva e si alimentò della tesi che il materialismo storico non ha nulla a vedere con la trasposizione nella storia delle leggi biologiche (anche Bukharin accenna a questo motivo : « le leggi di Darvin non si possono applicare alla società», op. cit., p. 61). Questo motivo e anche l’altro della conciliabilità per Kautsky del marxismo con varie filosofie, sembrano essere i due punti di partenza per l’analisi della questione.

4 M. S., p. 84.

5 M. S., p. 93.

6 M. S., p. 156.

7 M. S., p. 12.

8 M. S., p. 13.Aldo Zanardo 365

e reale » 1; la sua funzione è paragonabile a « quella della teoria della grazia e della predestinazione per gli inizi del mondo moderno » 2.

Gramsci guarda con grandissima attenzione alla lotta contro il me[...]

[...]tsky del marxismo con varie filosofie, sembrano essere i due punti di partenza per l’analisi della questione.

4 M. S., p. 84.

5 M. S., p. 93.

6 M. S., p. 156.

7 M. S., p. 12.

8 M. S., p. 13.Aldo Zanardo 365

e reale » 1; la sua funzione è paragonabile a « quella della teoria della grazia e della predestinazione per gli inizi del mondo moderno » 2.

Gramsci guarda con grandissima attenzione alla lotta contro il meccanicismo di Bukharin che aveva luogo nell'Unione Sovietica e che era venuto indirettamente a conoscere3. Il deperimento del fatalismo e del meccanicismo gli sembra l’indice di una grande svolta storica, appunto del passaggio dalla fase economicocorporativa a quella della lotta per l’egemonia.

Lontano dall’avere trovato completamento nelle integrazioni positivistiche, il marxismo è « una dottrina che è ancora allo stadio della discussione, della polemica, dell’elaborazione » 4. Si hanno le idee chiare su singoli gruppi di questioni filosofiche, si è al livello della scienza, non ancora a quello del sistema.

[...]

[...]urali » 7.

1 Ai. Sp. 14.

2 Ai. S., p. 19.

3 Ai. S., pp. 13, 20. Purtroppo non ho potuto vdere l’articolo di Mirsky da

cui Gramsci dice di avere avuto queste notizie.

4 Ai. S., p. 131.

5 Ai. S., p. 79.

6 Al. S.f p. 157.

7 M. S., p. 128.366

I documenti del convegno

Questo sviluppo non può avvenire fuori della storia della cultura e della filosofia. Sono da respingere le sommarie e presuntuose valutazioni negative che Bukharin fa delle altre filosofie. Un pensiero che vuol diventare « l’esponente egemonico dell’alta cultura » 1 non può porsi che in una posizione di critica inveratrice, soprattutto verso ciò che di più importante e riassuntivo c’è nella storia della filosofia. Non si tratta tuttavia di rivivere meccanicamente la situazione in cui nacque e si formò il pensiero di Marx. « È da porre [la ricerca] riguardante l’atteggiamento della filosofia della prassi verso l’attuale continuazione della filosofia classica tedesca rappresentata dalla moderna filosofia idealistica italiana di Croce e Gentile. Come occor[...]

[...]e sviluppo della filosofia della prassi » 2.

È incontestabile, in questa traccia di sviluppo del marxismo filosofico, la presenza della cultura storica e umanistica europea, della contrapposizione fra dialettica, storicità, criticismo da una parte e metafisica, materialismo, positivismo, realismo ingenuo, dall’altra. Estranea all’impostazione di Gramsci è la distinzione di origine gnoseologica, fra idealismo soggettivo e oggettivo, ripresa da Bukharin3; estranee sono le conseguenze che essa ha comportato per il marxismo nella periodizzazione della storia della filosofia. Manca il periodo moderno, di lotta contro l’idealismo soggettivo, elaborato in connessione con lo sviluppo delle scienze fisiche, che ha trovato la sua definizione classica in Materialismo ed empiriocriticismo. Lenin scrive che Marx ed Engels, che si erano formati alla scuola di Feuerbach, « rivolsero naturalmente la maggiore atten
1 M. S., p. 139.

2 M. S., p. 91.

3 Op. cit., p. 54.Aldo Zanardo

367

zione al completamento della filosofia del materialismo in al[...]

[...]lla parte più progressiva della cultura mondiale. Si pensi a ciò che è accaduto al marxismo della Terza Internazionale. La critica a Feuerbach, il ritorno a Hegel, la dialettica, che avevano caratterizzato il suo slancio iniziale, persero terreno davanti alla necessità di criticare l’espandentesi neohegelismo e le sue complicità politiche. L’argomentazione filosofica della lotta su due fronti, i due episodi filosofici che si indicano coi nomi di Bukharin e Deborin e la loro fine, sembrano poi essere stati i motivi di ordine intellettuale che introdussero l’idea della raggiunta perfezione, della classicità del marxismo. In una elaborazione sistematica in cui erano rappresentati gli elementi intellettuali più diversi, si pensò di avere qualcosa che. fosse l’eredità, l’assorbimento adeguato di tutto il pensiero umano.

In Gramsci i concetti di eredità, di sviluppo del marxismo, di epoca culturale, sono concepiti in modo più profondo, più ampio, più realistico. Ma oltre a questi aspetti generali c’è in lui la comprensione di alcune delle esigen[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Bobbio, Nota sulla dialettica in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] la dialettica è un nuovo modo di pensare, anzi una nuova filosofia. In questo senso egli si riallaccia alla nota tesi marxiana ed engelsiana, secondo cui il metodo dialettico era stato il lato rivoluzionario di Hegel, e aveva segnato una svolta nella storia della filosofia. Il legame tra dialettica e rivoluzione filosofica compiuta dal marxismo, è ribadito ancor piú esplicitamente in un passo, anch'esso di origine engelsiana, nella polemica con Bukharin: « La funzione e il significato della dialettica possono essere concepiti in tutta la loro f ondamentalitd, solo se la filosofia della prassi è concepita come una filosofia integrale e originale che inizia una nuova fase nella storia e nello sviluppo mondiale del pensiero in quanto supera (e superando ne include in sé gli elementi vitali) sia l'idealismo che il materialismo tradizionali, espressioni delle vecchie società » 2. Questa « fondamentalità » della funzione e del significato della dialettica diventa uno degli argomenti principali, come vedremo meglio in seguito, contro Bukharin, il q[...]

[...]prassi è concepita come una filosofia integrale e originale che inizia una nuova fase nella storia e nello sviluppo mondiale del pensiero in quanto supera (e superando ne include in sé gli elementi vitali) sia l'idealismo che il materialismo tradizionali, espressioni delle vecchie società » 2. Questa « fondamentalità » della funzione e del significato della dialettica diventa uno degli argomenti principali, come vedremo meglio in seguito, contro Bukharin, il quale, nella sua presentazione del
1 M. S., p. 61. Il corsivo è mio.
2 M. S., p. 132. Il corsivo è mio.
Norberto Bobbio 75
materialismo storico, distinguendo la filosofia, come scienza della dialettica, dalla dottrina della storia e della politica, avrebbe, secondo Gramsci, sottovalutato l'importanza della dialettica, facendone una sottospecie della logica formale, mentre essa è una nuova logica, anzi una nuova teoria della conoscenza: « Posta cosí la quistione [come la pone Bukharin), non si capisce piú l'importanza e il significato della dialettica che, da dottrina della conoscenza [...]

[...]
1 M. S., p. 61. Il corsivo è mio.
2 M. S., p. 132. Il corsivo è mio.
Norberto Bobbio 75
materialismo storico, distinguendo la filosofia, come scienza della dialettica, dalla dottrina della storia e della politica, avrebbe, secondo Gramsci, sottovalutato l'importanza della dialettica, facendone una sottospecie della logica formale, mentre essa è una nuova logica, anzi una nuova teoria della conoscenza: « Posta cosí la quistione [come la pone Bukharin), non si capisce piú l'importanza e il significato della dialettica che, da dottrina della conoscenza e sostanza midollare della storiografia e della scienza della politica, viene degradata a una sottospecie di logica formale, a una scolastica elementare » 1. 'Il concetto di Gramsci mi par questo: che la separazione del capitolo sulla dialettica dalla trattazione dei problemi storici ed economici impedisce al metodo dialettico di mostrare tutta la sua potenza inventiva e costruttiva. Altrove, infatti, precisa che nella scienza della dialettica o gnoseologia, come lui la intende, « i concetti [...]

[...]cui lo stesso filosofo, inteso individualmente
o inteso come intiero gruppo sociale, non solo comprende le contraddizioni ma pone se stesso come elemento della contraddizione, eleva questo elemento a principio di conoscenze e quindi di azione » 1.
Non manca, infine, in Gramsci il riferimento del termine « dialettica » al principio o legge del passaggio dalla quantità alla qualità. Ne parla ripetutamente nella critica al materialismo volgare di Bukharin. In un passo, lamenta che il Saggio popolare non sciolga uno dei nodi teorici del marxismo, vale a dire, appunto « come la filosofia della prassi abbia " concretato " la legge hegeliana della quantità che diventa qualità » 2. Altrove si vale del principio in funzione polemica contro l'evoluzionismo volgare « che non può conoscere il principio dialettico col passaggio della quantità alla qualità » 3; altrove, ancora, contro la teoria della previsione nella storia, che parte dal presupposto che le forze contrastanti siano riducibili a quantità fisse, mentre cid non accade perché « la quantità d[...]

[...]l materialismo filosofico, mentre l'alta cultura moderna idealistica ha cercato di incorporare ciò che della filosofia della prassi le era indispensabile per trovare qualche nuovo elisir » 2, la battaglia su due fronti continua, e spetta ad una ripresa genuina della filosofia della prassi (è il compito che Gramsci si pone) di ricostruire l'unità dialettica perduta.
Com'è noto, nei frammenti gramsciani il fronte materialistico è rappresentato da Bukharin, quello idealistico da Croce. Nei rispetti di Bukharin e di Croce, Gramsci rinnova le critiche che Marx ed Engels avevano mosso rispettivamente al materialismo meccanicistico e alla filosofia di Hegel. Quale rimprovero muove, fra gli altri, Gramsci a Bukharin? Uno dei rimproveri è proprio di aver trascurato la dialettica:
1 M. S., pp. 9394 e 87.
2 M. S., p. 87.
Norberto Bobbio 81
« Nel Saggio manca una trattazione qualsiasi della dialettica. La dialettica viene presupposta, molto superficialmente, non esposta, cosa assurda in un manuale che dovrebbe contenere gli elementi essenziali della dottrina trattata... » 1. Questa mancanza si può spiegare, secondo Gramsci, con due motivi, uno di carattere teorico, l'incomprensione da parte di Bukharin della funzione della dialettica, e l'altro di carattere psicologico, la difficoltà del pensiero dialett[...]

[...] trascurato la dialettica:
1 M. S., pp. 9394 e 87.
2 M. S., p. 87.
Norberto Bobbio 81
« Nel Saggio manca una trattazione qualsiasi della dialettica. La dialettica viene presupposta, molto superficialmente, non esposta, cosa assurda in un manuale che dovrebbe contenere gli elementi essenziali della dottrina trattata... » 1. Questa mancanza si può spiegare, secondo Gramsci, con due motivi, uno di carattere teorico, l'incomprensione da parte di Bukharin della funzione della dialettica, e l'altro di carattere psicologico, la difficoltà del pensiero dialettico che va contro il senso comune, di fronte al quale Bukharin ha capitolato. La mancanza dunque non è casuale: in realtà il vizio principale del pensiero di Bukharin ,è, per Gramsci, di non essere un pensiero dialettico, e un pensiero non dialettico è un pensiero meccanicistico e pretende di far previsioni storiche al pari di quelle che fa lo scienziato della natura, e cosí facendo ottunde il senso storico, snerva la lotta, ostacola o ritarda ogni forma di intervento attivo nella storia. Analoga critica, si osservi, è rivolta al Bernstein: « L'affermazione del Bernstein secondo cui il movimento è tutto e il fine è nulla, sotto l'apparenza di una interpretazione " ortodossa " della dialettica, nasconde una concezione meccanicistica della vita e del movimen[...]



da [Gli interventi] Gilbert Moget in Studi gramsciani

Brano: [...]’unità di essa, per comprendere il reale e esser capaci di modificarlo. Per chi vuol studiare l’importante contributo di Gramsci al concetto stesso di cultura, è necessario capire il valore gnoseologico della dialettica, la quale non può essere dialettica pura di concetti come nell’idealismo d’ispirazione hegeliana, ma non deve neppure diventare « capitolo di logica formale » aggiunto a un materialismo tradizionale. La critica fatta al Saggio di Bukharin, acuta e spietata, talvolta severa e appassionata, testimonia della necessità urgente per Gramsci che la filosofia della prassi superi il materialismo tradizionale (volgare), sia pur questo rinnovato da una dialettica formale./Cosi, la cultura non si potrà definire se non attraverso rapporti dialettici, fra i quali il rapporto fondamentale è quello496

Gli interventi

di teoriapratica, che può assumere forme diverse: filosofiapolitica, intellettualimassa, dirigentidiretti ecc...

In questa concezione della cultura inscindibile da un metodo dialettico, la cultura stessa assume una funzi[...]

[...] ». Quindi, il senso comune non è una concezione unica, una « sapienza » immobile connaturata all’uomo, identica nel tempo e nello spazio, ma è il « folklore » della filosofia. Concezione disgregata, incoerente, inconseguente, conforme alla posizione sociale e culturale delle moltitudini di cui esso, cioè il senso comune, è la filosofia. È proprio da questa base che deve partire la filosofia della prassi, e prima grave critica fatta da Gramsci a Bukharin è appunto che l’autore non abbia ritenuta necessaria tale critica all’inizio del suo Saggio popolare.

A questa critica del senso comune sono legate due necessità che a Gramsci premono e che il partito come organizzatore della cultura deve tener presenti, se vuol realizzare l’unità di una massa per portarla a nuove conquiste, se vuol sostituire alle vecchie concezioni del mondo, concezioni nuove:

1) « di non stancarsi mai dal ripetere i propri argomenti (variandone letterariamente la forma): la ripetizione è il mezzo didattico più efficace per operare sulla mentalità popolare».

2) «di[...]

[...]mano », dando aU’espressione un senso positivo; cioè laddove l’idealismo avvezzo a camminare sulla testa concepisce lo spirito umano come punto di partenza, la filosofia della prassi lo concepisce come una conquista e un punto di arrivo.

In Gramsci dunque, l’avversario non è negato, non è annientato, ma deve essere superato. Non si distruggono le filosofie del passato che costituiscono la storia del pensiero, la storia della cultura, e quando Bukharin chiama Platone « il maggiore filosofo fautore della schiavitù, reazionario ad oltranza », oppure Seneca « filosofo riccone », è come se non avesse detto nulla, anzi peggio. Non si devono negare le filosofie o i filosofi, nello stesso modo che non si possono distruggere le idee che si sono fatte senso comune, occorre superarle: Marx ha superato Hegel, il che vuol dire che Marx non è possibile se non con Hegel, cosi come Gramsci non è possibile senza Croce, il quale quasi « monopolizzava » la cultura italiana.

Comunque la lotta per l’egemonia cultura non è unilaterale, è un rapporto^ dialett[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] S. G. Graziano, Alcune considerazioni intorno all'umanesimo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ilosofia della prassi non può essere affermata se nel marxismo vengono distinte la filosofia generale dall'economia e dalla politica, considerate parti aggiunte. Né tanto meno se, con un procedimento implicitamente contraddittorio, si ricerchi una filosofia che possa essere assunta a base del marxismo: « la nuova filosofia non può coincidere con nessun sistema del passato comunque esso si chiami » 2 Nelle « Note critiche sul Saggio popolare » di Bukharin, Gramsci confuta con molta energia l'opinione del marxismo distinto in sociologia e filosofia. Da una parte, la sociologia che, in questa distinzione, viene a risolversi in una classificazione schematica di fatti storici e politici, ispirata dall'evoluzionismo, e che, svalutando il principio dialettico (passaggio dalla quantità alla qualità), non è che ïl « tentativo di ricavare sperimentalmente le leggi di evoluzione della società in modo da "prevedere" l'avvenire con la stessa certezza con cui si prevede che da una ghianda si svilupperà una quercia » 3. Dall'altra, la filosofia propriamente[...]

[...]ova fase nella storia e nello sviluppo mondiale del pensiero in quanto supera (e superando ne include in sé gli elementi vitali) sia l'idealismo che il materialismo tradizionali delle vecchie società. Se la filosofia della prassi non è pensata che subordinatamente a un'altra filosofia, non si può concepire la nuova dialettica, nella quale appunto quel superamento si effettua e si esprime » 1. La radice di tutti gli errori di fondo nel Manuale di Bukharin viene indicata con grande chiarezza da Gramsci nella pretesa di distinguere il materialismo storico dalla filosofia generale e di considerarlo puramente « sociologia » .
Il reale superamento critico e concreto di tutte le filosofie precedenti, di ogni metafisica e di ogni forma di pensiero speculativo, sotto qualsiasi guisa si presentino, è rappresentato dalla filosofia della prassi che nella nuova sintesi con cui si costituisce e in cui la storia stessa converge, si pone « come espressione necessaria e inscindibile di una determinata azione storica, di una determinata prassi » 2, came consa[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Alderisio, Riflessioni di A. Gramsci sul concetto della finalità nella filosofia della prassi in Studi gramsciani

Brano: [...]la filosofia della prassi.
Ed ecco ora l'osservazione piú diretta e calzante sul concetto della finalità, lasciataci da Gramsci nei suoi « quaderni », per quanto anch'essa sia rimasta alla fase di una semplice obiezione polemica e di una vaga e generica presa di posizione teoretica. E un'annotazione avente per titolo « La teleologia » 1 e fa parte delle molteplici critiche che Gramsci scrisse contro il Manuale popolare di sociologia marxista di Bukharin. Egli fra l'altro lamentava che tale libro proprio « nella questione della teleologia » apparisse piú vistosamente difettoso, poiché a tale proposito quel saggio popolare presentava « le dottrine filosofiche passate su uno stesso piano di trivialità e banalità, cosí che al lettore pare che tutta la cultura passata sia stata una fantasmagoria di baccanti in delirio... Cosí il Saggio presenta la quistione della teleologia nelle sue manifestazioni piú infantili, mentre dimentica la soluzione data da Kant. Si potrebbe forse dimostrare che nel Saggio c'è molta teleologia inconscia, che riproduce s[...]

[...]ta teleologia inconscia, che riproduce senza saperlo il punto di vista di Kant: per esempio il capitolo sull'Equilibrio tra la natura e la società» 2. Ed a questo proposito, tanto del vieto finalismo teologico o trascendente ed intrinseco (degenerante spesso ad un livello volgare ed infantile), quanto di una teleologia razionale e scientifica (che ben poteva meritare di essere adoperata anche
M.S., pp. 1645.
2 La critica qui fatta da Gramsci a Bukharin è tanto piú seria e degna di meditazione in quanto egli vi denunziava un metodo riprovevole di esporre le dottrine storiche, poiché, a causa di esso, « un lettore serio, che estenda le sue nozioni e approfondisca i suoi studi, crede di essere stato preso in giro, ed estende il suo sospetto a tutto l'insieme del sistema. È facile parere di aver superato una posizione abbassandola, ma si tratta di una pura illusione verbale. Presentare cosí burlescamente le questioni può avere un significato in Voltaire, ma non è Voltaire chiunque voglia, cioè non è grande artista ». Ma sull'argomento della fin[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Massucco Costa, Aspetti sociologici del pensiero gramsciano in Studi gramsciani

Brano: [...]e variabili di processi storici, tali anche per le forme e .i contenuti delle scienze.
L'antinomia, ancora operante nel pensiero gramsciano, tra scienze dello spirito o della cultura, e scienze della natura, oggi, tenuto presente tale concetto causale, non ha piú ragione di sussistere; ed è forse l'oscura preveggenza di questa o altra possibile soluzione, che spiega l'interesse di Gramsci al problema sociologico, presente tanto nella critica al Bukharin e ad alcuni pensatori italiani contemporanei, quanto per contro nei rilievi
I documenti del convegno
202

positivi o nei progetti di accertamenti di situazioni effettuali di rapporti umani.
Quando Gramsci, per l'Italia, parla di un fenomeno generale di deterioramento della cultura, che ha avuto la tumefazione piú vistosa nel campo sociologico, ha in mente il Lumbroso, il Sillani, il Carli, il Belluzzo, il Lenzi, il Loria; nomi che non hanno lasciato una solida traccia nella cultura italiana, e che non facevano propriamente della scienza, ma vaghi e arbitrari studi di problemi sociali,[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Tamburrano, Gramsci e l'egemonia del proletariato in Studi gramsciani

Brano: [...]rtito. Coloro che si sono occupati del problema o hanno allineato acriticamente la concezione gramsciana alle tesi di Marx, Lenin, Stalin, Zdanov, oppure, al contrario, hanno genericamente sottolineato l'esigenza democratica del concetto di egemonia.
Il punto di partenza della concezione gramsciana è nella critica alla interpretazione meccanicistica della filosofia marxista. Dagli scritti giovanili su Il grido del popolo alle note sul saggio di Bukharin è costante in Gramsci il rifiuto del marxismo come filosofia della necessità storica. Per questo suo atteggiamento egli fu accusato dai riformisti e dai massimalisti di ispirarsi a tesi volontaristiche mentre l'attenzione di Gramsci se da una parte è rivolta contro il fatalismo materialistico dall'altra è sempre vigilante contro il pericolo del volontarismo idealistico. Dal superamento delle due opposte concezioni nasce la filosofia della prassi, filosofia non del fatto storico, ma del fatto umano nella storia, non della volontà o delle idee astratte, ma dell'azione dell'uomo e dei gruppi nel[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Vaccaro, La dialettica quantità-qualità in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: Nicola Vaccaro

LA DIALETTICA QUANTITÀQUALITÀ IN GRAMSCI

La « concretizzazione » della legge hegeliana della quantità che diventa qualità viene definita da Gramsci1, nel corso del suo esame critico del Saggio popolare di Bukharin, come nodo teorico; egualmente la connessione costante della quantità alla qualità è ritenuta da lui la parte più originale e feconda forse della filosofia della prassi2. Infine un’altra osservazione va tenuta presente che « nella fisica non si esca mai dalla sfera della quantità altro che per metafora » 3.

In queste tre indicazioni sono contenuti a mio parere i termini essenziali della problematica che Gramsci svolge intorno alla dialettica quantitàqualità.

Ma per potere procedere nella nostra analisi è necessario partire da alcune constatazioni.

Un esame delle categorie in question[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Bukharin, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Filosofia <---Gramsci <---Storia <---marxista <---materialismo <---Dialettica <---Logica <---ideologico <---Marx <---Pratica <---idealismo <---ideologia <---storicismo <---Scienze <---Sociologia <---determinismo <---gnoseologico <---ideologica <---italiana <---marxismo <---metodologia <---siano <---sociologia <---Ciò <---Ecco <---Engels <---Filologia <---Logica formale <---Metafisica <---Scienze naturali <---Storiografia <---filologia <---gramsciano <---hegeliana <---italiani <---meccanicismo <---Bernstein <---Dogmatica <---Feuerbach <---Francia <---Gnoseologia <---Hegel <---Matematica <--- <---Saggio <---Scienza politica <---Sistematica <---Statistica <---Stato <---Tecnologia <---abbiano <---d'Europa <---fatalismo <---gnoseologia <---gramsciana <---gramsciane <---hegelismo <---ideologiche <---ideologie <---italiano <---leninismo <---marxisti <---metodologici <---misticismo <---realismo <---sociologica <---tecnologia <---umanesimo <---Antonio Gramsci <---Antonio Labriola <---Diritto <---Etica <---Gedanken <---Infine <---Labriola <---Lenin <---M.S. <---Manuale di Bukharin <---Meccanica <---Plekhanov <---Quale <---Russia <---Scienza della politica <---Teoretica <---Teoria della conoscenza <---anarchismo <---calvinismo <---capitalismo <---comunista <---cristianesimo <---deiridealismo <---dilettantismo <---esperantismo <---evoluzionismo <---fanatismo <---gnoseologica <---hegeliano <---idealisti <---ideologici <---italiane <---leninista <---leniniste <---liberalismo <---metodologica <---mitologica <---monismo <---naturalismo <---nominalismo <---positivismo <---psicologico <---relativismo <---riformisti <---rispecchiano <---scetticismo <---socialismo <---socialista <---sociologico <---spiritualismo <---teleologia <---teologico <---umanisti <---zarista <---Adolph Weber <---Alexander Schifrin <---Allweisheit <---Anassagora <---Anche <---Angiola Massucco Costa <---Antropogenia <---Arbeiterbewegung <---Arbeiterliteratur <---Atlante <---Axelrod <---Baldassarre 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