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E.P., Gli apostati [=De lapsis] / trattato di San Cipriano (vescovo di Cartagine, martirizzato nel 258), scritto nella primavera del 251, è diretta contro la personalizzazione dei capi delle lotte contro la persecuzione di Decio, e dunque nella pratica del rilascio di attestati di perdono ed indulgenza verso coloro che volevano essere riammessi alla comunità dopo aver rinnegato il cristianesimo, affermando che la riconciliazione spettasse a Dio e dunque alla Chiesa e non a qualche membro della comunità. Rispetto alle "Lettere", negli "Apostati" Cipriano riduce la sua intransigenza iniziale dalla quale appariva il martirio come la sola via di redenzione. Le sue decisioni furono approvate nel concilio tenuto nella primavera del 251 a Cartagine e nel concilio romano dell'ottobre del 251. Il metodo e la dottrina di Cipriano risentono molto dell'influenza di Tertuliano, i quali costituiscono, assieme ad Agostino, importante nucleo dei Padri della Chiesa africana. L'opera di Cipriano è molto diffusa nella Chiesa occidentale, letta da tutti gli scrittori cristiani, anche nel Medioevo. L'opera di Cipriano ha influenzato anche l'Oriente, dove talvolta si confonde e si fonde con quella del mago Cipriano d'Antiochia