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tipologia: Analitici; Id: 1465152


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Titolo Luigi Rodelli, Noterelle e schermaglie. I cattolici, la politica e la morale assolutistica
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forse dirmelo San Pietro alla resa dei conti, non certo i colleghi di una scuola pubblica e laica che devono oggi pagare i costi psicologici e potrebbero anche pagare — cose di un attimo — quelli economici morali per le colpe di una gestione confessionale che, nel passato, ha saputo costruirvi sopra cinicamente rendite colossali, salvo scaricare oggi l'intero problema, senza mediazioni, senza strutture adeguate, sulle spalle di una categoria sindacalmente sprovveduta.
RENATO ROVETTA
I CATTOLICI, LA POLITICA E LA MORALE ASSOLUTISTICA
Sentiamo dire (l'ha detto recentemente Andreotti) che la presenza dei cattolici nella società italiana è legata a una capacità reale di testimonianza, non a formule giuridiche. Sta di fatto che, legati o no alle formule, i cattolici italiani contestano assai poco, seppure non accettano con convinzione, quello strumento giuridico, il Concordato, che è espressione di una formula a cui la S. Sede non rinuncia; e la formula è quella della religione cattolica come religione dello Stato italiano (non denegata dalla quarta bozza di revisione), con quel che segue e seguirà.
Ma che cos'è la capacità di testimonianza? Testimoniare la fede è l'atto che il credente compie nel sentirsi in rapporto con l'assoluto, con la verità rivelata. La « dimensione sociale della fede », di cui parlano i cattolici, non è l'effetto di molteplici, libere interpretazioni della « volontà di Dio » da parte dei singoli credenti, ma è il presupposto stesso di quella mediazione ecclesiastica tra l'uomo e Dio che fa della Chiesa cattolica una istituzione chiusa, con la pretesa dell'universalità.
Per quanti sforzi facciano i cattolici per identificare la democrazia col pluralismo, esaltando la funzione della famiglia e della parrocchia come « società intermedie » tra l'individuo e lo Stato, ciò che resta irrisolto nella loro dottrina è il problema dell'educazione all'autonomia di giudizio e alla responsabilità personale di ciascuno, che è il problema della democrazia.
L facile capire perché la morale cattolica dia un contributo cosí scarso all'instaurarsi della democrazia, cosí come scarso è quello di tutte le altre concezioni assolutistiche e totalizzanti che pongono il fondamento della morale sulla base di verità e di valori non assoggettabili alla prova del dubbio, dell'opposizione e del controllo. Da questo punto di vista, il determinismo marxista può avere effetti non diversi dal provvidenzialismo cattolico (cosí come, sul versante del terrorismo, il mito leninista si intreccia con la palingenesi cristiana).
Il vecchio conflitto tra le due verità, quella della fede e quella della scienza, è oggi venuto meno, non perché, come sostengono alcuni, la scienza sia oggi conciliabile con la fede, ma perché la scienza non è piú concepita come un metodo per scoprire la verità, ma come un vaglio per eliminare gli errori in un progresso indefinito. Dopo Einstein (ci ha spiegato Popper), un'ipotesi o una teoria può
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dirsi scientifica a condizione che formuli proposizioni che possano essere assoggettate a un controllo che dimostri che non sono sbagliate.
Favorire il formarsi di una mentalità scientifica significa favorire il formarsi di una mentalità democratica; e il problema della scuola non si risolve ma si aggrava decidendo di finanziare con denaro pubblico le scuole cattoliche, nelle quali, sull'esempio del professor Zichichi, consulente del papa, si insegna a mistificare il rapporto tra scienza e fede, tra libertà e autorità, tra democrazia e papismo.
Mentre Giovanni Paolo II perfeziona i suoi piani di cattolicizzazione degli africani, la fungibilità del papato al potere come fine reale dell'istituzione cattolica emerge nitidissima dal diario segreto di un prelato ateo. La pubblicazione postuma è avvenuta a cura di Carlo Falconi, col titolo L'uomo che non divenne papa (Mondadori 1979). Stupisce vedere fino a che punto il fascino del potere e dell'istituzione possa essere alimentato in solitudine dalla pompa del rituale e dalle macchinazioni di palazzo. Anche sul trono papale, tuttavia, il potere conosce eclissi e tramonti.
Immutabile, invece, è lo spirito dell'istituzione ecclesiastica, alla cui base c'è il convincimento di Sant'Agostino che la « libertà dell'errore » sia male peggiore della « morte dell'anima ». Al fine di tutelare quel bene che è la « salvezza » dell'anima di ciascuno, l'Inquisizione ha avuto dai papi, per secoli, il compito di sospettare e punire: chi ci assicura che l'« eretica pravità » non si sia insinuata nell'anima nostra, o in quella del nostro migliore amico, padre, fratello? Ciò che conta è che il sospetto dell'autorità sia stato formulato: come nel caso di Galileo. Non è importante ciò che il soggetto fa, ma ciò che ne pensa l'autorità. Da noi, ancora oggi, il diritto processuale penale è quello inquisitorio, ideato dalla Chiesa. I veri continuatori della tradizione romanistica, in questo campo, non siamo noi, ma gli inglesi col processo accusatorio anglosassone. Lo dimostra, senza troppi tecnicismi, il libro di un giurista, scritto per coloro che hanno a cuore le libere istituzioni: Italo Mereu, Storia dell'intolleranza in Europa (Mon-dadori 1979).
Sul piano politico, del resto, l'ideologia medievalizzante della superiorità della Chiesa sul potere politico è meno remota di quanto ci possa esser sembrato in questi ultimi anni, sotto l'abbaglio del Concilio Vaticano ri. L'ultimo tentativo di imporre la cosiddetta « pax christiana » con una campagna di persuasione di massa risale a meno di trent'anni fa e ha avuto per fulcro l'idea di Roma. L'« operazione Sturzo » per la conquista del comune di Roma fu organizzata da Pio xrr nel 1952, in concomitanza con la crociata « per un mondo migliore », guidata dal recentemente scomparso « microfono di Dio », il gesuita Riccardo Lombardi [1].
Il misticismo di papa Pacelli si coniugava con la politica e aveva in serbo la « rigenerazione cattolica della società », che il papa voleva realizzare senza
[1] A sentire questo nome, la redazione di « Belfagor » non può non ricordare ai lettori piú recenti una noterella di venti anni Ia, autore MASSIMO MILA, Il ruzzolone di padre Lombardi, « Belfagor » 4 (1949), pp. 91-93, raccolta poi nella nostra strenna divorzista L'Italia clericale del 1974.
i
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indugi, col diretto intervento nel sociale, in termini di riconquista ecclesiastica, al punto da sentirsi limitato nella sua attività restauratrice dalla presenza stessa del partito della democrazia cristiana. Se è vero che « nell'economia del suo pensiero » vi fu, come scrive oggi uno storico cattolico, « una deconsiderazione della mediazione politica », non si può non sorridere osservando che a farsi interprete presso De Gasperi delle impazienze papali era nel 1946 quello stesso Guido Go-nella che ha guidato la delegazione governativa italiana per la revisione del Concordato con la S. Sede, dal 1976 al 1980. .
Ricostruendo dall'interno della vita della chiesa romana le vicende che vanno dalla Conciliazione all'« operazione Sturzo », lo storico cattolico di cui parliamo prende le distanze da quella visione del mondo in cui la fede esige un immediato riscontro sociale; ma le cose non vanno molto diversamente con l'odierna ideologia del pluralismo, cosí com'è intesa dai cattolici, soprattutto in relazione all'assistenza pubblica, alla scuola e alla collettività civile nel suo complesso. Né è ancora chiaro quale sia l'effettivo contributo delle cosiddette comunità ecclesiali del dissenso cattolico alla formazione di un'etica civile. Nel titolo del suo libro, Andrea Riccardi mette le virgolette e un punto interrogativo: Roma « città sacra »? (Vita e pensiero, 1979). Quel che è certo è che la città lasciata all'Italia dalle amministrazioni capitoline democristiane è una città in decomposizione.
Il papa polacco lancia intanto i suoi ponti alla « negritudine cattolica »; e Arturo Carlo .Jemolo sogna Chiese cristiane « autonome », di là e di qua dal Mediterraneo (con o senza la poligamia, che gli africani non sono disposti ad abbandonare), nella speranza di una « riunione » futura sotto l'egemonia del Vaticano (« La Stampa », 13 maggio 1980). In nome di che cosa? In nome della morale cattolica: « quell'altissima dottrina morale », quell'insegnamento del Vangelo che avrebbe « toccato l'apice » della morale. Una morale assolutistica, che favorisce l'ipocrisia. Una morale che non conosce al suo interno la prova del dubbio, dell'opposizione e del controllo. Una morale che noie è vita morale.
LUIGI RODELLI
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 31352+++
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Testata/Serie/Edizione Belfagor | Serie unica | Edizione unica
Riferimento ISBD Belfagor : rassegna di varia umanità [rivista, 1946-2012]+++
Data pubblicazione Anno: 1980 Mese: 7 Giorno: 31
Numero 4
Titolo KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4


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