Brano: [...]ficiali e arroccati nella casa editrice Rex (per Christus Rex), fondata da monsignor Picard a Lovanio nel 1931. Questa impresa editoriale, cui facevano capo gruppi cattolici di orientamento progressista e particolarmente sensibili ai problemi sociali, rappresentò in Belgio il punto di riferimento più importante per l’ala rinnovatrice del partito cattolico e per l'Azione cattolica.
Lo stesso Leon Degrelle (v.), fondatore e leader del movimento rexista, fece le sue prime esperienze pubblicistiche e giornalistiche in questa casa editrice e qui strinse i primi legami politici, spostandosi però poi sempre più verso concezioni politiche autoritarie e di destra, fino a giungere, con il suo gruppo, alla rottura con la chiesa cattolica.
Nato intorno al 1935, in un primo tempo notevolmente influenzato dalVAction frangaise (v.) e dal suo maggiore ideologo Charles Maurras, il rexismo si accostò in un primo tempo al fascismo italiano e più tardi fu completamente influenzato dal nazismo.
Il linguaggio della propaganda rexista denuncia chiaramente[...]
[...]ci, spostandosi però poi sempre più verso concezioni politiche autoritarie e di destra, fino a giungere, con il suo gruppo, alla rottura con la chiesa cattolica.
Nato intorno al 1935, in un primo tempo notevolmente influenzato dalVAction frangaise (v.) e dal suo maggiore ideologo Charles Maurras, il rexismo si accostò in un primo tempo al fascismo italiano e più tardi fu completamente influenzato dal nazismo.
Il linguaggio della propaganda rexista denuncia chiaramente quali fossero le fonti di ispirazione, i metodi e la pratica, gli orientamenti del movimento: « Rovesciare
il regime tarato, vuoto di ideali, e [...] imporre al più presto al paese la sua (della nuova generazione, naturalmente rexista, n.d.r.) onestà e intransigenza ». « Forgiare uno Stato nuovo indispensabile alla rivoluzione delle anime ». « Assicurare la pace sociale attraverso la solidarietà di tutte le classi, la pace linguistica, attraverso lo sboccio delle sue culture (fiamminga e vallone), e la pace religiosa».
Anche gli slogans denotano chiaramente i modelli ispiratori: « Rex vaincra! » e « Rex ou Moscou! ».
La novità politica rappresentatà dal movimento, i suoi riferimenti al modello fascista vincente in Europa, l’anticomunismo viscerale e il disegno autoritario che veniva delineato come soluzione della cri[...]
[...]o del 1936: già nelle elezioni di Bruxelles, l'11.4.1937, alle quali Degrelle si presentò candidato, raccolse soltanto 70.000 voti contro i 275.000 confluiti su Paul Van Zeeland. Una sconfitta peraltro relativa, data la giovane esperienza del movimento, e principalmente dovuta al fatto che il cardinale Van Roy, primate cattolico del Belgio, aveva nel frattempo sconfessato il Degrelle.
Il 1936 fu comunque l’anno di maggior successo del partito rexista che, dopo la sconfitta del ’37, non riuscì più a influenzare nella stessa misura le masse.
Ideologia fascista
Neppure i larghi aiuti finanziari concessi da Benito Mussolini (19 milioni di franchi belgi fra il 1936 e il ’37) più l’utilizzazione di Radio Torino per la propaganda bastarono a fermare il declino rexista.
La base sociale del movimento era costituita dalle classi medie: professori, avvocati, negozianti, impiegati, piccoli imprenditori, intellettuali e un certo numero di piccoli proprietari agricoli, ma pochissimi operai. Una base quindi non dissimile da quella paradigmatica dei movimenti fascisti, senza particolari caratteristiche o tratti di originalità, nemmeno in fatto di orientamenti ideologici o di elaborazione ideale. Nazionalista, ma senza troppe accentuazioni patriottiche, dato il carattere composito della nazione belga, il rexismo non cercò neppure di avviare un discorso per supera[...]
[...]mpotente. Affermava la necessità di portare alla massima fioritura la vita dei lavoratori, ma parlava anche del loro rendimento; teorizzava la necessità di elevazione della dignità delle classi più umili, ma indicava anche come esempio e obiettivo l’imitazione delle virtù borghesi e chiedeva d’altra parte alla classe borghese di comprendere la vita rude dei lavoratori, invitandola a umanizzare « il suo cuore ».
Non mancarono, nella propaganda rexista, accenti antisemitici. Già nel 1933, del resto, Degrelle aveva scritto: « Dopo cinquantanni tutto quello che di male si è generato in politica ci è venuto dagli ebrei. La Germania, come la Polonia, è infestata da una popolazione di semiti estremamente numerosa che ebbe un'influenza preponderante nella vita intellettuale e politica. Era tempo di mettervi freno ». Ma anche nel 1936 (10 gennaio) nel giornale “Rex” si leggeva: « La razza ebrea resta nonostante tutto una razza maledetta ».
Come tutti i movimenti fascisti, Rex ebbe la propria organizzazione paramilitare, chiamata Service d’ordre[...]
[...]stono ""verbali e denunce della polizia contro appartenenti a Rex sorpresi con armi improprie e oggetti contundenti, evidentemente usati con intenti intimidatori, ma non risulta che i rexisti siano mai giunti a usare la forza come arma terroristica contro gli avversari (forse è in questo dato la più marcata differenza del movimento belga con gli altri partiti fascisti europei). L’organizzazione rigorosamente gerarchica, a piramide, del movimento rexista prefigurava d’altra parte la forma statuale che era nelle aspirazioni dittatoriali del vertice: i dirigenti a ogni livello venivano nominati dal capo, cioè da Degrelle, la cui autorità non poteva in alcun caso essere discussa. Nella rivista rexista Soirées (1935), in un articolo intitolato appunto “Il capo”, si legge: « Il capo è quello che ha la passione del comando e un insaziabile appetito di riuscita personale [...] Il capo è colui che non ammette mai che gli si dica che ha sbagliato ». Era, a livello belga, l’affermazione del Fuhrerprinzip hitleriano.
Se, per alcuni aspetti della sua storia, può sussistere qualche dubbio riguardo alla qualificazione tout court fascista del movimento, il procedere degli eventi di cui esso fu protagonista fino al dramma finale, compiuto sotto le insegne delle SS tedesche, giustifica pienamente tal[...]