Brano: [...]dalle quali in vari casi mutuarono anche il nome. Gli effettivi di queste formazioni di riserva naturalmente aumentarono di pari passo con il previsto avvicinarsi della fine della guerra, fino ad assumere dimensioni pletoriche, forse non corrispondenti a una reale combattività. Anche a ciò si dovette comunque il successo dell’insurrezione popolare del 25 aprile nei maggiori centri del Nord. L’insurrezione nelle grandi città venne compiuta dai sappisti e non dalle formazioni partigiane propriamente dette, in molti casi incaricate di controllare e tallonare le colonne tedesche lungo le vie di ritirata e, in altri, bloccate dagli Alleati che poco gradivano di farsi precedere nei grandi centri dai partigiani.
Quasi esclusivamente ai sappisti si dovette quindi il presidio armato delle fabbriche e il salvataggio degli impianti, per esempio a Sesto San Giovanni (v.) o nel caso della Fiat e della S.T.I.P.E.L. a Torino (v.); ai sappisti toccò di occupare con le armi gli edifici pubblici per potervi insediare subito i rappresentanti del C.L.N., liberare i prigionieri politici dalle carceri, neutralizzare i presìdi nemici, catturare migliaia di fascisti e tedeschi ancora in armi. A Milano (v.) i primi partigiani giunsero dall’Oltrepò Pavese alle ore 17 del 27 aprile, cioè quasi due giorni dopo che la città era stata liberata dai sappisti; analogo fu il caso di Torino, Trieste, Genova, Venezia e di numerosi altri centri (si vedano le rispettive voci di provincia).
L’insurrezione costò alle S.A.P. un alto numero di caduti, anche perché in quelle ore di convulso attivismo molti neofiti della lotta armata, privi di esperienza e sottovalutando la perfidia nemica, nel generoso slancio di liberare la città e ripristinare i servizi essenziali divennero facile bersaglio dei franchi tiratori fascisti e dei nazisti superstiti, assetati di vendetta. Mancano dati riepilogativi generali e certi sulla consistenza numerica delle S.A.P. ne[...]
[...] ore di convulso attivismo molti neofiti della lotta armata, privi di esperienza e sottovalutando la perfidia nemica, nel generoso slancio di liberare la città e ripristinare i servizi essenziali divennero facile bersaglio dei franchi tiratori fascisti e dei nazisti superstiti, assetati di vendetta. Mancano dati riepilogativi generali e certi sulla consistenza numerica delle S.A.P. nelle fasi finali della lotta e sui loro caduti, anche perché sappisti e partigiani vennero poi di fatto equiparati nella qualifica, ma è da ritenere che fra i
44.720 partigiani caduti in combattimento e ufficialmente riconosciuti come tali, una larga aliquota sia costituita appunto da sappisti (v. Caduti dell’antifascismo e della Resistenza) .
E.Ni.
Schacht, Hjalmar H, G.
N. a Tingleff (Germania) il 22.1. 1887, m. a Monaco di Baviera il 3.6. 1970; finanziere tedesco.
Funzionario della Dresdner Bank dai primi anni del secolo, fece una brillante carriera che lo portò nel dicembre 1923 alla nomina di presidente della Reichsbank, la massima istituzione finanziaria tedesca. Nel 1930 si dimise daH’incarico in segno di protesta contro i gravami economici imposti dalle potenze occidentali alla Germania e si schierò con i nazisti, facendo molto validamente da legame fra Hitler e[...]