Brano: [...] generalizzata revisione degli organi di comando. D’altronde, la Divisione « Nannetti » fu tra le formazioni della Resistenza veneta che più rapidamente si rimisero in piedi dopo i rastrellamenti, imponendo di nuovo la propria egemonia nella zona dì competenza, in modo tale da rendere difficile ogni possibilità di concorrenza e di ulteriore discussione circa la posizione che aveva saputo guadagnarsi sul campo.
Nel novembre 1944 nacque così la Zona Piave, con competenza sull’intera provincia di Belluno e sull’alto Trevigiano, distinguendo però nettamente le zone di influenza delle diverse formazioni operanti al suo interno e facendo del corso del Piave lo spartiacque tra queste.
La Zona Piave si dette un Comando che non coincideva con il vecchio Comando provinciale di Belluno (che infatti venne sciolto) e, nel contempo, fu stabilito come zona d’influenza della « Nannetti » il territorio alla sinistra del Piave, e alla nuova Divisione « Belluno » quello alla destra del fiume. Fu quindi riconosciuto dì fatto che, nel territorio di sua competenza, la « Nannetti » esercitava un’influenza specifica che però non si sarebbe potuta estendere alla zona di competenza della « Belluno ».
Poteva sembrare una formula di compromesso, ma in realtà si dimostrò efficace, in quanto pose fine agli[...]
[...]tra del fiume. Fu quindi riconosciuto dì fatto che, nel territorio di sua competenza, la « Nannetti » esercitava un’influenza specifica che però non si sarebbe potuta estendere alla zona di competenza della « Belluno ».
Poteva sembrare una formula di compromesso, ma in realtà si dimostrò efficace, in quanto pose fine agli attriti e riconobbe a ciascuna
formazione ciò che aveva guadagnato nel corso della lotta. Saggiamente, il comando della Zona Piave venne affidato a un elemento « esterno » (cioè a Lucio Manzin (v.), che aveva fatto le proprie esperienze in Friuli, con le formazioni « Osoppo », ma che non era sgradito alle formazioni garibaldine), mentre alle funzioni di commissario politico venne chiamato Giuseppe Landi (v.). Nel contempo, al comando della « Nannetti » venne chiamato Francesco Pesce (v.) e alla « Belluno » andò Franco Dall'Armi. Si trattava di veterani della lotta partigiana, emersi a capacità di comando per le loro doti intrinseche. Dall’Armi si era fatto le ossa portando al fuoco i gruppi sorti spontaneamente nella zon[...]
[...]a lotta partigiana, emersi a capacità di comando per le loro doti intrinseche. Dall’Armi si era fatto le ossa portando al fuoco i gruppi sorti spontaneamente nella zona di Longarone fin dal
I '8.9.1943.
Naturalmente le formazioni mantenevano le loro rispettive caratteristiche politiche, ma venivano affidate al comando di uomini che non erano stati direttamente coinvolti nelle precedenti polemiche. Anche per questo le forze dipendenti dalla Zona Piave si comportarono più che onorevolmente e i reparti trovarono nella « Zona » la forma entro cui efficacemente agire al riparo da scontri e diatribe.
Rapporti tra le formazioni
La « Nannetti », che dopo il rastrellamento di settembre si era strutturata in Gruppo Brigate « Vittorio Veneto » (Brigate « Cairoli », « Cacciatori delle Alpi », « Bandiera », « Ciro Menotti »), nonché sulle Brigate « Mazzini » e « Tollot », risultò praticamente l’unica formazione esistente in zona, fatta eccezione per
Partigiani della Brigata « Tollot » a Marcon (Venezia) dopo la Liberazione. In seconda fila, c[...]