Brano: VARIETÀ E DOCUMENTI
SEMIOTICA, NARRATOLOGIA E RETORICA
UNA RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 19751979
La vasta eco suscitata dai piú recenti sviluppi della semiotica, la sua istituzionalizzazione in associazioni nazionali ed internazionali e in congressi periodici e, in ultimo, il suo affacciarsi in alcune strutture accademiche hanno sanzionato una collocazione precisa di questa disciplina nel panorama culturale di questi anni.
È noto come il fascismo da un lato ed il crocianesimo dall'altro abbiano tenuto la cultura italiana, per circa trent'anni, lontana dalle ricerche linguistiche e letterarie di punta del nostro secolo. Solo negli anni Sessanta viene intrapresa dall'editoria italiana una sistematica opera di traduzione dei classici della linguistica [...]
[...]a alcuni pezzi classici del formalismo (e con la raccolta di Faccani e Eco, 1969, dei loro continuatori). Unica eccezione a questa ritardata apertura verso macroscopici fenomeni della cultura internazionale è la precoce traduzione, nel 1956, di Theory of Literature di Wellek e Warren (prima ed. 1949), solo di recente scoperta in Francia.
Gli anni Settanta hanno assistito ad una vera esplosione e quasi ad una inflazione di studi di linguistica e semiotica, che tuttavia trovano sensibile solo una piccola fetta del mondo accademico. Nel 1974 si tiene il primo Congresso internazionale dell'IAss (International Association for Semiotics Studies) a Milano; gli editori cominciano a trovare un mercato piú sensibile a questo tipo di ricerche, e cosí la Bompiani affida ad Eco la direzione di una collana, « Il campo semiotico », inaugurata proprio nel 1974 e nello stesso anno anche il Mulino inaugura « Studi linguistici e semiologici »; nel 1975 nasce presso FeltrinelliBocca la collana « Semiotica e pratica sociale » diretta da T. Maldonado, L. Prieto, F[...]
[...]974 si tiene il primo Congresso internazionale dell'IAss (International Association for Semiotics Studies) a Milano; gli editori cominciano a trovare un mercato piú sensibile a questo tipo di ricerche, e cosí la Bompiani affida ad Eco la direzione di una collana, « Il campo semiotico », inaugurata proprio nel 1974 e nello stesso anno anche il Mulino inaugura « Studi linguistici e semiologici »; nel 1975 nasce presso FeltrinelliBocca la collana « Semiotica e pratica sociale » diretta da T. Maldonado, L. Prieto, F. RossiLandi e A. Schaff, la cui ultima creatura è stato un volume di Sebeok (1979). In questi anni prosperano anche due grosse riviste, fondate nel decennio precedente, « Lingua e stile » e « Strumenti critici », che si impongono a livello internazionale nella pubblicazione di studi di linguistica, critica e semiotica letteraria. Nel 1970 viene fondata, affiliata all'IAs s, l'Associazione italiana di Studi semiotici (Ars s), che tiene annualmente i suoi Congressi e ne pubblica gli Atti.
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Nel 1971 a Urbino, annesso all'Università, nasce un Centro Internazionale di Linguistica e Semiotica che organizza da allora convegni annuali, in luglio, su temi prefissati. Nello stesso anno Eco fonda « VS: Quaderni di studi semiotici »: il n. 8/9 (1974) della rivista è dedicato interamente alla bibliografia semiotica italiana e straniera, cui naturalmente rinviamo chiunque voglia informarsi sui contributi scientifici fino a quell'anno.
È oltremodo difficile « fare il punto » sulla situazione attuale degli studi di semiotica e per la varietà di interessi e per le numerose aree di ricerca: per rendersene conto sarà sufficiente sapere che l'ultimo Congresso internazionale di Vienna (26 luglio 1979) si è dovuto organizzare in ben 23 gruppi di lavoro con interessi diversi. Nel compilare la presente rassegna mi sono assunto l'ingrato compito di dover trascurare, per motivi di spazio e per l'ampiezza del materiale, alcuni settori e/o alcuni lavori magari importanti. Non è perciò mia intenzione essere esauriente (esistono ottime bibliografie e riviste che annoterò in seguito); ma vorrei solo offrire una veloce panoramic[...]
[...]via notevoli lacune bibliografiche per la non motivata decisione degli autori di operare un appiattimento cronologico del materiale esaminato; infine è da ricordare quello di Marchese (1978), piuttosto insoddisfacente e lacunoso in molti lemmi.
Da quando Peirce e Saussure, ciascuno per conto proprio, scoprivano il valore « segnico » degli oggetti, questa disciplina, chiamata ormai indifferentemente, dopo varie polemiche e proposte, semiologia o semiotica, si è sviluppata
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ed allargata fino al punto che gli stessi semiologi non sono concordi all'unanimità sulla sua definizione. Essa è straripata dagli originari margini strettamente filosofici
o linguistici per andare ad indagare, prima con strumenti strutturali e poi più specificamente semiotici, altri oggetti come l'antropologia (LeviStrauss), le pratiche culinarie e la moda (Barthes), l'araldica (Mounin), il fumetto (FresnaultDeruelle), la musica (Pagnini, Stefani), l'architettura (De Fusco, Scalvini), la comunicazione animale (Sebeok), il cinema (Metz, Bettetini), [...]
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o linguistici per andare ad indagare, prima con strumenti strutturali e poi più specificamente semiotici, altri oggetti come l'antropologia (LeviStrauss), le pratiche culinarie e la moda (Barthes), l'araldica (Mounin), il fumetto (FresnaultDeruelle), la musica (Pagnini, Stefani), l'architettura (De Fusco, Scalvini), la comunicazione animale (Sebeok), il cinema (Metz, Bettetini), il teatro (Ruffini), la psicanalisi (Lacan, Verdiglione) ecc.
La semiotica, come è considerata da qualche decennio, riconosce come propri ascendenti sia Peirce, che sul versante logicofilosofico scopriva, alla fine del secolo scorso, l'esistenza di « una dottrina quasi necessaria o formale dei segni », sia Saussure, che sul versante linguistico, agli inizi di questo secolo, postulava una scienza generale, comprensiva della stessa linguistica, che studiasse la « vita dei segni nel quadro della vita sociale » (p. 26). Le idee di Peirce sono state successivamente sviluppate da Morris (1939, tr. it. 1954 e 1946, tr. it. 1949); eredi della tradizione saussuriana sono il [...]
[...]ris (1939, tr. it. 1954 e 1946, tr. it. 1949); eredi della tradizione saussuriana sono il ben noto Circolo fonologico praghese, il Circolo danese (Hjelmslev), Buyssens, Prieto. In Italia, di stretta osservanza saussuriana possono considerarsi Segre, Avalle e Corti; Eco (1975) invece opera, spesso con esiti convincenti, lucidi tentativi di conciliazione e di amalgama delle due tendenze, miranti ad una dottrina unificante del segno.
Oggetto della semiotica è qualsiasi segno di qualsiasi natura che abbia funzione significativa e/o comunicativa. Questa affermazione non sembri priva di problemi poiché ad una tendenza che analizza solo i segni con valore intenzionalmente comunicativo, si oppone un'altra, di ascendenza peirciana, che esamina qualsiasi tipo di segni, indipendentemente dall'intenzionalità dell'emittente. Sono di pertinenza della semiotica, in questa accezione più lata, sia gli oggetti linguistici (letteratura, strutture narrative di qualsiasi tipo, atti linguistici ecc.) che qualsiasi altro oggetto che possa ritenersi in qualche modo significante (moda, cucina, architettura). Quest'ultima tendenza, che mira ad investigare con strumenti linguistici oggetti di altra natura, fa capo soprattutto a Barthes (1964, tr. it. 1966; 1967, tr. it. 1970) secondo il quale la semiotica deve prendere dalla linguistica i concetti generali per poter costruire se stessa invertendo in tal modo i termini della questione saussuriana: la semiotica è parte della linguistica
e non viceversa (1966, pp. 1415). Questa posizione è stata duramente attaccata da Mounin (1970, tr. it. 1972).
Innegabili e notevoli sono i contributi della grammatica trasformazionale (Chomsky), della « Textlinguistik » (Dressler, Petöfi ecc.), della teoria degli atti linguistici (Austin, Searle), della logica (Quine, Linsky) alla semiotica, ma basti qui solo una menzione.
Linguista di ascendenza saussuriana è Prieto, il cui ultimo volume apparso in Italia è Pertinenza e pratica (1975, tr. it. 1976). La semiologia di Prieto può essere considerata uno sviluppo ed estensione della scuola fonologica di Praga e, in particolare di Trubeckoj. Prieto, in dura polemica con il neopositivismo e con ogni concezione che ammetta l'esistenza di una lingua naturale, oggettiva
e che goda di vita autonoma, sostiene che la lingua, avendo come fine principale,
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secondo l'insegnamento di Saussure, la comunicazione, è un p[...]
[...] tal modo tutto lo spazio del biologico, del sociale e del culturale dell'artista. Quello della Kristeva si può perciò considerare come un tentativo di sintesi di linguistica, marxismo e psicanalisi: sintesi che arriva a volte a risultati apprezzabili, anche se non priva di contraddizioni e di qualche superficialità, che si aggiungono al difetto di un'esposizione spesso oscura.
Il discorso sulla Kristeva ci conduce cosí in un altro ambito della semiotica che si occupa della letterarietà e dei testi poetici. Uno dei punti di riferimento piú costanti è stato il concetto di « funzione poetica » di Jakobson (1963, tr. it. 1966, cap. 11), che costituirebbe la « messa a punto rispetto al messaggio in quanto tale, cioè l'accento posto sul messaggio stesso » (p. 191). Il linguaggio letterario sarebbe quindi il linguaggio in cui la funzione poetica è predominante sulle altre funzioni, ma su questo argomento si rimanda al volume di Di Girolamo (1978). Questo settore di interessi è giustificato dal motivo che compito della semiotica, come abbiamo già de[...]
[...]« funzione poetica » di Jakobson (1963, tr. it. 1966, cap. 11), che costituirebbe la « messa a punto rispetto al messaggio in quanto tale, cioè l'accento posto sul messaggio stesso » (p. 191). Il linguaggio letterario sarebbe quindi il linguaggio in cui la funzione poetica è predominante sulle altre funzioni, ma su questo argomento si rimanda al volume di Di Girolamo (1978). Questo settore di interessi è giustificato dal motivo che compito della semiotica, come abbiamo già detto, è anche lo studio della significazione, del linguaggio come capacità espressiva e, quindi, del codice, dei modelli culturali e sociali che lo determinano. Numerosi sono i lavori teorici ed applicativi in questo ambito di studi: basterà sfogliare qualche numero di « Strumenti critici » per rendersene conto.
Lo studio del testo letterario come oggetto semiotico, ossia come sistema di segni polivalenti, è stato il tema dell'ultimo volume miscellaneo di Segre (1979) che prende a prestito, elaborandoli, alcuni concetti di linguistica testuale, i « modelli culturali second[...]
[...]i polivalenti, è stato il tema dell'ultimo volume miscellaneo di Segre (1979) che prende a prestito, elaborandoli, alcuni concetti di linguistica testuale, i « modelli culturali secondari » della scuola di Tartu (uxss), sistematizzandoli nel discorso filologico che è l'unico punto di ancoraggio per qualsiasi analisi testuale: « la filologia aiuta a superare il soggettivismo e il solipsismo di certe posizioni moderne della critica e, ahimé, della semiotica » (p. 20). La partita quindi si gioca sul testo, il solo punto di incontro e terreno valido per verificare qualsiasi modello teorico. Nella tesi proposta da Segre il formalismo si innesta
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su una base storica piú robusta, per la quale i modelli semiologici, che sono anche storici e culturali, subiscono una verifica rigorosa su un supporto piú concreto: il testo filologicamente corretto. La presenza di tali modelli non deve spingere il semiologo a prestare fede cieca alla loro validità assoluta ed oggettiva nonostante la loro articolazione e complessità perché « occorr[...]
[...]ettura è esente dall'intervento dei codici, linguistici e culturali, del lettore » (p. 37). Coerente al principio della verifica sul testo delle posizioni teoriche, Segre inserisce in tutti i suoi volumi, da I segni e la critica (1969) a Le strutture e il tempo (1974), una elaborazione teorica ed una parte applicativa. Sulla stessa linea di fusione dei modelli culturali con l'opera letteraria, ma a carattere esclusivamente teorico, si pone anche Semiotica, storia e cultura (1977)
Altri lavori di applicazione alla letteratura dei metodi semiologici sono quelli di Avalle datati fin dagli anni Sessanta: critico acuto, Avalle applica con rigore sistematico le tecniche semiotiche soprattutto a testi medievali (1975 e 1977); mentre la Corti nei Principi della comunicazione letteraria (1976) presenta un accurato discorso di sintesi sul fenomeno del funzionamento del linguaggio letterario inserito nel sistema socioculturale ed ideologico della società in cui vive l'autore (si vedano soprattutto i capitoli riguardanti i generi letterari). L'autrice, a[...]
[...]a anche il buon manualetto di Coletti (1978); a parte si colloca Di Girolamo (1978), che nel criticare il punto di vista formalistico e neoformalistico del letterario, arriva a un allargamento teorico del concetto di letterarietà e a una ridefinizione del fatto letterario, in termini marxisti, come divisione del lavoro linguistico e delega da parte dei destinatari dell'uso estetico del linguaggio.
Un tentativo di fondazione epistemologica della semiotica di ascendenza neokantiana, ma con riferimenti anche a Hjelmslev, Peirce e Chomsky, è costituito dai due ultimi volumi di Garroni (1972 e 1977). In Ricognizione della semiotica. Tre lezioni (1977), l'autore, continuando le ricerche iniziate in Progetto di semiotica (1972), sostiene che la semantica non sarebbe una parte della semiotica, come vuole la classica ripartizione di Morris (semantica, sintassi e pragmatica), ma « è ben piú che una parte della semiotica, essa ne costituisce piuttosto la fondazione teorica » (p. 19): ed è sul problema del significato che Garroni sviluppa il suo discorso fino a postulare una semantica trascendentale che dia conto di tutte le possibili forme di significazione.
Un altro grosso filone della semiotica fa capo al formalismo russo degli anni Venti e si è sviluppato per conto proprio. Il discorso sulla tradizione sovietica, scoperta in Italia solo negli anni Sessanta, si fa piú complesso, poiché queste
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ricerche abbracciano ambiti e settori di indagine tra i piú disparati, come la filosofia del linguaggio, la tipologia della cultura, la metrica, la narratologia, l'analisi letteraria, il folklore ecc. Si possono, in ogni caso, distinguere almeno due fasi: il formalismo degli anni 19151930, in cui studiosi di diversa estrazione, ma con prevalenti interessi letterari, si[...]
[...]i occupa principalmente dell'elaborazione di modelli culturali. Per una informazione completa, si rinvia all'ottimo lavoro della FerrariBravo (1978) che informa il lettore su tutto ciò che è stato tradotto in Italia, dagli anni Sessanta, dei lavori dei formalisti russi e degli strutturalisti e semiotici sovietici del dopoguerra. Aggiungerò solo due volumi apparsi recentemente: Prevignano (a cura di) (1979) e Bachtin (1979).
La riflessione della semiotica letteraria sul testo comporta anche la considerazione di un tipo particolare di testo, che è il racconto. Per l'analisi del racconto,
o narratologia, bisogna risalire alle « lezioni » dei formalisti russi (contributi vengono dagli americani Forster, 1927, tr. it. 1963, Frye, 1957, tr. it. 1969): Veselovskij (1977), Propp (1928, tr. it. 1966), Sklovskij (1925, tr. it. 1966 e 1976; 1959, tr. it. 1969), Tomasevskij (1928, tr. it. 1978) e Todorov (1965, tr. it. 1968) e alle piú recenti ricerche francesi: il n. 8 di « Communications » tradotto in volume (AA.VV., L'analisi del racconto, 1969), Bar[...]
[...] punto di partenza per chi voglia interessarsi a questa problematica.
Il contributo italiano in questa area di ricerca e nel periodo qui esaminato, e quantitativamente molto scarso: ai due volumi di Ruffinatto sul Lazzarillo de Tormes (1975 e 1977) si aggiunga il volume di Avalle (1977a) che analizza il tema della « fanciulla perseguitata » attraverso la vita di Santa Uliva, la novella n, 7 del Decameron fino alla Justine di Sade. Nel 1975 esce Semiotica, storia e cultura di Segre che mette a punto delle intuizioni già accennate nel 1974. Segre propone di ridurre le complesse analisi dei formalisti russi e della scuola francese e suggerisce una lettura del testo almeno secondo quattro tagli descrittivi: il discorso, l'intrigo, la fabula, il modello narrativo cui corrispondono rispettiva
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mente: la lingua (retorica, metrica ecc.), tecniche dell'esposizione, materiali antropologici, concettichiave e logica dell'azione.
Per Segre questi tagli « hanno un grado di mobilità e di complessità decrescenti. Uno stesso sistema,[...]
[...]ormai è sviluppata in Francia, si può leggere in un recentissimo lavoro di Finzi (1979). Una raccolta di saggi di diversa provenienza metodologica, sempre su problemi di narrativa, è apparsa nell'ultimo Quaderno della rivista « Lingua e Stile » redatto a cura di E. Raimondi & B. Basile: Dal « Novellino » a Moravia (1979).
La riflessione sul linguaggio e sui meccanismi che lo regolano hanno risvegliato un interesse per la retorica da parte della semiotica che ha tentato un recupero straordinario di questa antica scienza. Già il Florescu (1960, tr. it. 1971) notava che il recupero del « retorico », nella storia della cultura, si verifica ogni volta che si medita sugli oggetti linguistici o letterari. Spesso essa è stata confusa con la poetica o è stata ritenuta « ancilla » della poetica. Di fatto si è verificato che durante i secoli da Quintiliano (Inst. orat. ni, 34) in poi, fino a Ramus, Du Marsais, Fontanier, Kant, Hegel e Croce è stata progressivamente sfrondata delle 5 parti in cui si costituiva (inventio, dispositio, elocutio, memoria e a[...]
[...]AA.VV. 1966: Analyse du récit, «Communications» 8 (1966). Tr. it. AA.VV. L'analisi del discorso, Milano, Bompiani, 1969; AA.vv. 1975: Intorno al «Codice ». Atti del III Convegno dell'Associazione Italiana di Studi Semiotici, Pavia, 1975. Firenze, La Nuova Italia, 1976; AA.VV. 1976: Aspetti dell'iconismo. Atti del iv Convegno dell'Associazione Italiana di Studi Semiotici. Pavia, Litografato, 1977; AA.VV. 1978: Il modello della cultura e i codici. Semiotica e scuola. Atti del VI Congresso di Studi Semiotici. Firenze, 1978; AA.VV. 1973: Attualità della retorica. Atti del I Convegno italotedesco, Bressanone, 1973. Padova, Liviana, 1975; AA.VV. 1974: Retorica e politica. Atti del II Convegno italotedesco, Bressanone, 1974. Padova, Liviana, 1977; AA.VV. 1975: Retorica e poetica. Atti del in Convegno italotedesco, Bressanone, 1975. Padova, Liviana, 1979; AA.VV. 1976: Retorica e scienze del linguaggio. Atti del x Congresso internazionale della Società Linguistica Italiana, Pisa, 1976. Roma, Bulzoni, 1979; AVALLE, d'Arco Silvio 1975: Modelli semiologic[...]
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