Brano: Piva, Igino
rato a Verona, ma rilasciato nel dicembre 1943 per mancanza di prove a suo carico.
Rientrò a Schio e qui, per il resto della guerra, curò i collegamenti fra formazioni partigiane e Resistenza cittadina.
E.Si.
Piva, Giuseppe
N, a Verucchio (Forlì) il 17.5.1904; stuccatore.
Trasferitosi a Roma per lavoro, nei giorni successivi al fallito attentato di Gino Lucetti contro Benito Mussolini (11.9.1926) fu sorpreso a proferire a un suo compagno di lavoro, il manovale Cataldo D'Oria di Corato (Bari), parole offensive nei confronti del duce:
« Li mortacci sui, 'sto puzzolente', ancora non l’ha ammazzato nessuno! ».
Arrestati per « apologia di attentato e offese a Mussolini », Piva[...]
[...]li, partecipando alla battaglia di Guadalajara e alla difesa di Madrid, unitamente al fratello Eugenio (v.).
Capo di una sezione di mitraglieri, venne ferito e, con il ritiro delle Brigate Internazionali, dovette passare in Francia, dove fu internato nei campi di ArgelésurMer e di GGrs, infine consegnato alla polizia italiana.
Il 13.9.1940 fu assegnato a 5 anni di confino e inviato a Ventotene.
Nella Resistenza
Liberato il 21.8.1943, rientrò a Schio e subito dopo I’8.9.1493 costituì sulle montagne sopra Schio una piccola formazione partigiana (Gruppo del Festaro) che però venne ben presto dispersa da un rastrellamento.
Nel prosieguo della Guerra di liberazione, fu tra i primi e più tenaci organizzatori della lotta nel Vicentino, dando un importante contributo alla costituzione delle Divisioni Garibaldi « Garemi ». Per qualche tempo fu capo di stato maggiore della Brigata « Garemi » e comandante del Battaglione « Apolloni » in vai Leogra. Quale rappresentante della Brigata Unica « Garemi », il 14.6.1944 partecipò a
Igino Piva, commi[...]
[...]lla II Divisione Garibaldi « Redi ». Sfuggito al rastrellamento del 31.1.1945, riparò ad Arola, dove il comando della Divisione Garibaldi « Redi » lo affiancò a Dino Vicario [Barbis) e all’aiutante maggiore Cafiero Bianchi [Fiero) quale commissario politico della ricostituita 119a Brigata « Castaldi ». Catturato il 2521945 a Cesara dai nazifascisti, fu carcerato a Baveno.
Nelle « democrazie popolari »
Riacquistata la libertà col 25 aprile, rientrò a Schio dove nel luglio 1945 fu incolpato dell’azione partigiana contro i detenuti fascisti chiusi nel carcere locale (v. Schio, Eccidio di). Fu quindi costretto a trovare rifugio a Trieste e poi in Jugoslavia.
A Capodistria gli furono affidati importanti incarichi politici e militari. Quando, nel 1948, si ruppero i rapporti jugoslavosovietici, Piva dovette riparare in Ungheria.
L’8.11.1948 Vittorio Vidali, nella sua veste di segretario generale del Partito Comunista del Territorio Libero di Trieste, rilasciava a Igino Piva, nuovamente fuggiasco, la seguente dichiarazione ufficiale:
« Dichia[...]