Brano: [...]inismo e l'economia classica inglese, il liberalismo laico e in senso lato lo storicismo, che sta alla base di tutta la concezione moderna della vita. E di tutto questo complesso movimento « la filosofia della prassi è il coronamento », quale «riforma intellettuale e morale », e anche quale dialettizzamento del « contrasto tra cultura popolare e alta cultura » : essa è « una filosofia che è anche politica, e una politica che è anche filosofia ». Però essa « attraversa ancora la sua fase popolaresca », non essendo cosa facile ï1 suscitare da essa « un gruppo d'intellettuali indipendenti »; è ancora « la concezione di un gruppo sociale subalterno senza iniziativa storica,
1 M. S., p. 98. In questo capitoletto, intitolato « Scienza morale e materialismo storico», è difficile cogliere sicuramente il senso inteso da G. nel distinguere «una gerarchia dei fini » da « una graduazione dei fini »; ma mi par verosimile che egli abbia alluso ad una successione storica dei fini individuali e sociali, ed all'azione, o «missione» storica, della classe [...]
[...]lità e di una provvidenza perché —come solitamente è accaduto — si finisce, da un lato, « nel teleologismo trascendentale, se non trascendente », e dall'altro lato — col concetto di caso — « nel materialismo metafisico, che il mondo a caso pone».
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speculativo astratto, ma « nel senso storico concreto », poiché « esiste necessità quando esiste una premessa efficiente e attiva, la cui consapevolezza negli uomini sia diventata operosa ponendo dei fini concreti alla coscienza collettiva, e costituendo un complesso di convinzioni e di credenze potentemente agente come le " credenze popolari ". Nella premessa devono essere contenute, già sviluppate o in via di sviluppo, le condizioni materiali necessarie e sufficienti per la realizzazione dell'impulso di volontà collettiva, ma è chiaro che da questa premessa " materiale ", calcolabile quantitativamente, non pub essere disgiunto un certo livello di cultura, un complesso cioè di atti intellettuali e da questi (come loro prodotto e conseguenza) un certo complesso di passioni e[...]
[...]e prima di Laplace; Oken, il primo in Germania ad accettare la teoria dell'evoluzione; Hegel: la sintesi e i1 raggruppamento razionale delle scienze naturali da lui fatti sono un'impresa molto piú grande di tutti gli assurdi materialistici messi insieme)... Gli scienziati credono di liberarsi dalla filosofia ignorandola o insultandola; ma poiché senza pensiero non vanno avanti e per pensare hanno bisogno di determinazioni di pensiero e accolgono però queste categorie, senza accorgersene, dal senso comune delle cosí dette persone colte dominato dai residui di una filosofia da gran tempo tramontata, non sono affatto meno schiavi della filosofia, ma lo sono il piú delle volte purtroppo della peggiore. Gli scienziati possono prendere l'atteggiamento che credono: essi sono sotto i1 dominio della filosofia. C'è da porre solo il problema se essi vogliono essere dominati da una cattiva filosofia corrente, o da una forma di pensiero teorico che riposa sulla conoscenza della storia del pensiero e sui suoi risultati » 1. $ vero, e non si può ometter[...]
[...]ava di fare solo i nomi di Aristotele ed Hegel), e giudicando insostenibile la rigida opposizione di premessa e conseguenza, di causa ed effetto, di identità e differenza, di realtà ed apparenza ecc., in quanto « l'un polo è già contenuto in nuce nell'altro, e ad un certo momento si muta nell'altro, e tutta la logica si sviluppa proprio dallo svolgersi di questi contrasti », tuttavia non mancò di ripetere anche in questi manoscritti inediti, che però « tutto ciò, nello stesso Hegel, è mistico, perché la categoria in Hegel appare come preesistente, e la dialettica del mondo reale appare solo come un suo riflesso »; e che quindi « in realtà la cosa va capovolta »; ed è piuttosto e solo « la dialettica del cervello... un riflesso delle forme di movimento del mondo reale, della natura cosí come della storia » 2. Ma si è trattato ancora e non di piú che di una ripetizione del famoso « capovolgimento» feuetibacchiano e piú ancora marxistico, cioè soltanto di una inversione del rapporto tra
1 ENGELS, op. cit., pp. 198, 2034.
2 ENGELS, op. cit.[...]
[...] fort) ciò che Hegel dice dell'istinto (o tendenza : Trieb), e conclude con questa battuta che non mi sembra un fin de non recevoir: « Nell'organismo la finalità interna si manifesta attraverso l'istinto », che mette « piú o meno in armonia il singolo vivente con la sua idea »; e « da ciò vien fuori quanto tutta la finalità interna sia pur essa un determinismo ideologico. E tuttavia Lamarck è contenuto in essa ». Un altro luogo, in cui Engels adoperò il concetto della finalità è quello (nell'Antidühring), in cui egli considera il rapporto sociale determinatosi tra Robinson e Venerdì non come un mero rapporto di forze ineguali, o di forza per la forza e per il dominio, bensí come un rapporto di utilità reciproca, e soprattutto di vita (e s'intende bene, con preminente vantaggio del signore sul servo). In tale luogo Engels osserva che « la forza è solo il mezzo, e il fine è il vantaggio economico»; e inoltre che «quanto è piú fondamentale il fine del mezzo che s'impiega per raggiungerlo, tanto è piú fondamentale nella storia il lato economi[...]
[...] la realtà — sich auf den Kopf, das ist, auf den Gedanken stellt, und die Wirklichkeit nach diesem erbaut. — Anassagora aveva per primo detto che il nous governa il mondo, ma soltanto ora l'uomo era giunto a conoscere che il pensiero debba regolare la realtà spirituale. E con ciò si ebbe una splendida levata di sole, e tutti gli uomini pensanti hanno celebrato questa epoca ».
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siffatta curiosità filologica (che non è però solo filologica), nella vasta
e ricca ricerca filologicofilosofica intrapresa dal Lukàcs in una sua pregevole opera 1, in cui con grande diligenza e discernimento ha indagato
e ripresentato le fonti del pensiero hegeliano e di quello marxistico, ed ha adoperato assai di frequente, ed a scopo critico, la frase auf den Kopf quasi come un trito ritornello o uno scongiuro.
però un fatto che il nostro A. Labriola, la cui illuminata e profonda ortodossia marxistica è fuori discussione anche rispetto alla revisione critica della filosofia della storia di Hegel, si astenne tuttavia dall'usare — a scopo di critica — quell'immagine della testa umana rovesciata, cosí com'era stata, se non foggiata, adoperata anche da Marx. Né si può supporre che il Labriola l'avesse ignorata, o non l'avesse rilevata, ma piuttosto che egli, piú avveduto e moderato critico della posizione hegeliana in materia di filosofia della storia e di etica e politica, non intendesse di spingere la sua [...]
[...]ello Hegel, il dare proprio a lui l'ultima parola. Il luogo filosoficamente piú importante e significativo in cui Hegel usò l'immagine auf dem Kop f e gehen sta nella « Prefazione » della Fenomenologia 0806), e, sebbene non potesse allora pensare di offrire egli stesso, e proprio con un suo concetto e una sua immagine assai felice ed espressiva, un argomento critico di facile uso e di grande effetto ai suoi futuri contraddittori o riformatori, è però da riflettere che l'averlo egli stesso escogitato e formulato, ed anzi indicato come un momento naturale e necessario della coscienza fenomenologica, costituisce una posizione di forza per il suo scopritore, che poté segnarne anche il limite di validità e di uso, e inoltre superarlo nel processo ulteriore della stessa coscienza fenomenologica. Ma ai suoi tardivi e frettolosi avversari o riformatori la mancata identificazione — da. parte loro — del luogo teoreticamente piú importante e di maggiore significato, in cui quell'argomento concettuale e critico era stato ad un tempo e scoperto ,nella[...]
[...]osizione, ma è come una scala che permetta di salire ad una sommità. Ed ecco il luogo di Hegel nella sua quasi letterale espressione, e con qualche lieve sfrondamento: « Il pur o conoscere sé stesso nell'assoluto essere altro, questo etere come tale, è il fondamento e il corpo della scienza, ovvero il sapere in generaie. I1 cominciamento della filosofia ha per presupposto ed esigenza che la coscienza venga a trovarsi in questo elemento, il quale però ottiene il suo compimento e la sua trasparenza [ossia l'interna conoscenza, quella data dalla Logica di Hegel) mediante il movimento del suo proprio divenire... La scienza richiede da parte sua all'autocoscienza che questa si sia elevata in questo etere affinché possa vivere con lei ed in lei, e affinché viva; e all'opposto l'individuo ha diritto di esigere che la scienza gli fornisca almeno la guida per elevarsi al detto punto di vista, e che gli mostri lo stesso in lui stesso... Mentre la posizione della coscienza vale come sapere le cose oggettive in opposizione a sé stessa e sé stessa in [...]