Brano: [...]i prosindaco per evitare contestazioni da un ambiente ecclesiastico dominato dalla polemica antimodernista) fino al 1920 e proprio in quegli anni si vennero delineando in lui le caratteristiche del futuro impegno diretto dei cattolici in politica.
A questo riguardo, un posto importante ebbe il famoso discorso da lui tenuto a Caltagirone il 29.12.1905 e considerato, dalla maggior parte degli storici, il primo seppur remoto programma del futuro Partito Popolare (v.).
« [I cattolici] si mettano al paro degli altri partiti nella vita nazionale, non come gli unici depositari della religione o come armata permanente delle autorità religiose che scendono in guerra guerreggiata, ma come rappresentanti di una tendenza popolare nazionale nello sviluppo del vivere civile ».
E ancora: « La vitalità nazionale [...] e lo spirito della vita pubblica, basato sulla laicizzazione delle forme esterne per arrivare a scristianizzare le interne, non può assumere la guisa di una lotta religiosa, di una
contesa per la fede, di una guerra di religione: essa è e r[...]
[...]ene lo storico Gabriele De Rosa) rappresentò una drastica cesura anche all'interno del movimento cattolico rispetto all’epoca precedente: « distrusse ogni possibilità di ritorni al temporalismo, liberò definitivamente la questione romana (v.) dal peso dei condizionamenti legittimistici, aprì un varco alla distinzione dei compiti del cittadino e del militante di Azione Cattolica » (G. De Rosa, Storia del movimento cattolico in Italia, voi. Il, Il Partito popolare italiano, Bari 1966, p. 18). In una parola, si può aggiungere, la guerra fece maturare la possibilità di costituire un vero partito di ispirazione cattolica.
“A tutti gli uomini liberi e forti"
Il 18.1.1919, nell’albergo di S. Chiara in Roma, don Sturzo insieme ad altri esponenti cattolici diffondeva al paese il famoso appello, la “magna charta” del nuovo partito:
« A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere dì
cooperare ai fini supremi della Patria, senza giudizi né preconcetti facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro inte[...]
[...]e giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei princìpi che varranno ad allontanare ogni pericolo dì nuove guerre, a dare assetto stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali del lavoro, a sviluppare le energie spiritua
li e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della “Società delle Nazioni” ». (G. De Rossi, li Partito popolare italiano dalle origini al congresso di Napoli, Napoli 1969, p. 54 ss.).
Il nuovo partito, che era la concretizzazione del pensiero politico di Sturzo, fece da catalizzatore delle forze del variegato mondo cattolico, suscitando subito contrastanti sentimenti nella Chiesa e nel mondo politico; alla prima sua battaglia elettorale però si impose in modo netto, conquistando il secondo posto per numero di deputati nell’assise parlamentare del Regno.
Si trattava in effetti di un partito moderno, ben diverso dai comitati elettorali ai quali i cattolici avevano dato vita in attuazione del Patto [...]
[...]ilità di governo, anche se furono in quella occasione formulate nove condizioni irrinunciabili, che i popolari avrebbero preteso fossero inserite nel programma. Nella mente di Sturzo il partito dei cattolici si presentava come Tunica via per dare giusta voce al “paese reale” per tanto tempo escluso dalle scelte politiche:
« Ebbene — così si esprimeva dalla tribuna del congresso di Napoli — non è presunzione né spavalderia se si afferma che il Partito Popolare Italiano ha il compito e quindi il dovere di valorizzare tutte le sue forze, perché alla foga distruttiva e alla visione apocalittica del massimalismo socialista e al quasi nichilismo liberale, opponga la realtà delle trasformazioni nel campo economico e politico e la forza educativa delle sue idee, che anche attraverso i cataclismi sociali restano saldo e fecondo fermento di
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