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Il segmento testuale Partito Popolare è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 691

Brano: [...]re qualche collegamento con gruppi laici di varia natura, specialmente con « Giustizia e Libertà »; e lo stesso Malvestiti, che gradualmente assurse a leader spirituale e portatore teorico del gruppo, giunse a caldeggiare soluzioni istituzionali nettamente repubblicane.

Date le condizioni in cui il movimento nacque e date queste predisposizioni di sentimento e di atteggiamenti, il Movimento Guelfo si differenziò, in misura notevole, tanto dal Partito Popolare come dalla assai più tarda Democrazia Cristiana (v.), per la sua implicita autonomia dalla tutela ecclesiastica e confessionale. Sembra inoltre che una delle ragioni più intimamente programmatiche della sua stessa esistenza sia da ricercare nell’impulso a svolgere una propaganda antifascista, in sostanza « metapolitica », di forte e radicata ispirazione religiosa e morale, negli ambienti cattolici della gioventù e, sia pure indirettamente, dei lavoratori.

Azione di propaganda

Caratteristica, in questo senso, l’azione di « volantinaggio » (strumento preferito e peculiare del gruppo, che [...]

[...]agio e la protesta dei settori più impegnati del giovane laicato cattolico di estrazione piccolo e medio borghese della Lombardia e del Veneto. Malvestiti aveva collaborato infatti, all’inizio degli anni Venti, all’« Italia » di Milano; Luigi Meda, al « Domani d’Italia »; e il proprietario della tipografia di cui si servivano i « guelfi », Oliviero Ortodossi di Brescia (più anziano degli altri), era stato candidato alle elezioni politiche per il Partito Popolare.

Gli arresti

Una volta chiuso con un nuovo compromesso il « conflitto dopo la Conciliazione », verso la fine del 1932 i « guelfi » tentarono di ravvivare la loro attività di propaganda, ma nel marzo del 1933, essendo caduti nell’ingenuità di radunarsi presso il Circolo di Studi sociali di Rinaldo Ri gol a (v. Associazione nazionale studio), frequentato da provocatori e spie del regime, il gruppo più attivo fu tratto in arresto, dopo un’ultima riunione clandestina tenuta il 18 marzo in casa dell’avvocato Gioacchino Malavasi.

I fermati furono un centinaio. Il nucleo più attivo di Milan[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 710

Brano: [...]i prosindaco per evitare contestazioni da un ambiente ecclesiastico dominato dalla polemica antimodernista) fino al 1920 e proprio in quegli anni si vennero delineando in lui le caratteristiche del futuro impegno diretto dei cattolici in politica.

A questo riguardo, un posto importante ebbe il famoso discorso da lui tenuto a Caltagirone il 29.12.1905 e considerato, dalla maggior parte degli storici, il primo seppur remoto programma del futuro Partito Popolare (v.).

« [I cattolici] si mettano al paro degli altri partiti nella vita nazionale, non come gli unici depositari della religione o come armata permanente delle autorità religiose che scendono in guerra guerreggiata, ma come rappresentanti di una tendenza popolare nazionale nello sviluppo del vivere civile ».

E ancora: « La vitalità nazionale [...] e lo spirito della vita pubblica, basato sulla laicizzazione delle forme esterne per arrivare a scristianizzare le interne, non può assumere la guisa di una lotta religiosa, di una

contesa per la fede, di una guerra di religione: essa è e r[...]

[...]ene lo storico Gabriele De Rosa) rappresentò una drastica cesura anche all'interno del movimento cattolico rispetto all’epoca precedente: « distrusse ogni possibilità di ritorni al temporalismo, liberò definitivamente la questione romana (v.) dal peso dei condizionamenti legittimistici, aprì un varco alla distinzione dei compiti del cittadino e del militante di Azione Cattolica » (G. De Rosa, Storia del movimento cattolico in Italia, voi. Il, Il Partito popolare italiano, Bari 1966, p. 18). In una parola, si può aggiungere, la guerra fece maturare la possibilità di costituire un vero partito di ispirazione cattolica.

“A tutti gli uomini liberi e forti"

Il 18.1.1919, nell’albergo di S. Chiara in Roma, don Sturzo insieme ad altri esponenti cattolici diffondeva al paese il famoso appello, la “magna charta” del nuovo partito:

« A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere dì

cooperare ai fini supremi della Patria, senza giudizi né preconcetti facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro inte[...]

[...]e giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei princìpi che varranno ad allontanare ogni pericolo dì nuove guerre, a dare assetto stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali del lavoro, a sviluppare le energie spiritua

li e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della “Società delle Nazioni” ». (G. De Rossi, li Partito popolare italiano dalle origini al congresso di Napoli, Napoli 1969, p. 54 ss.).

Il nuovo partito, che era la concretizzazione del pensiero politico di Sturzo, fece da catalizzatore delle forze del variegato mondo cattolico, suscitando subito contrastanti sentimenti nella Chiesa e nel mondo politico; alla prima sua battaglia elettorale però si impose in modo netto, conquistando il secondo posto per numero di deputati nell’assise parlamentare del Regno.

Si trattava in effetti di un partito moderno, ben diverso dai comitati elettorali ai quali i cattolici avevano dato vita in attuazione del Patto [...]

[...]ilità di governo, anche se furono in quella occasione formulate nove condizioni irrinunciabili, che i popolari avrebbero preteso fossero inserite nel programma. Nella mente di Sturzo il partito dei cattolici si presentava come Tunica via per dare giusta voce al “paese reale” per tanto tempo escluso dalle scelte politiche:

« Ebbene — così si esprimeva dalla tribuna del congresso di Napoli — non è presunzione né spavalderia se si afferma che il Partito Popolare Italiano ha il compito e quindi il dovere di valorizzare tutte le sue forze, perché alla foga distruttiva e alla visione apocalittica del massimalismo socialista e al quasi nichilismo liberale, opponga la realtà delle trasformazioni nel campo economico e politico e la forza educativa delle sue idee, che anche attraverso i cataclismi sociali restano saldo e fecondo fermento di

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 492

Brano: Sesto San Giovanni

oltre un migliaio di aderenti. Nel

1919 nacque il settimanale socialista Il Domani e venne ufficialmente fondata la Camera del lavoro di Sesto. Nel 1920 si costituirono le sezioni locali del Partito popolare e del Partito liberale.

L’occupazione delle fabbriche (v.), a Sesto preceduta (nell’estate del 1919) da una lunga e vittoriosa occupazione delle Trafilerie Spadaccini, ebbe qui poca storia, ma mise in luce nuovi attivisti e dirigenti. Nelle elezioni amministrative del 1920 i socialisti conquistarono il Comune, con 2.226 voti contro gli 873 andati al Partito Popolare. Nel 1921 aderirono al Partito comunista poco più di 100 militanti, fra i quali Mario Todeschi, Guido Ceretti, Giuseppe Lieo, Virgilio Seveso, Carlo Benaglia e Giulio Casiraghi. Todeschi e Ceretti avevano anche partecipato, come osservatori, al Congresso di fondazione del nuovo partito a Lh vorno.

Negli ultimi mesi del 1920 si era intanto costituito, per iniziativa di un gruppo di piccoli industriali e commercianti, il locale Fascio di combattimento, con una trentina di iscritti. Era diretto dal giovane operaio Asvero Gravelli, poi noto gerarca e futuro sottosegretario alla Cultura popolar[...]

[...] per mano fascista, moriva il dirigente socialista Battista Montana

ri, segretario della Camera del lavoro.

Lotta clandestina

Dopo l’introduzione delle leggi eccezionali fasciste del novembre 1926 i due partiti socialisti (P.S.I. e P.S. U.) si sciolsero e solo un consistente gruppo di militanti delle correnti massimalista e terzinternazionalista del P.S.I. cercò di conservare a Sesto un certo collegamento clandestino. Scomparso anche il Partito Popolare, i cattolici sestesi, dopo un’aggressione fascista subita dal loro circolo nel 1929, in contrapposizione alle organizzazioni del regime decisero a lor volta di sciogliersi « nel corpo mistico della Chiesa ». La coordinazione della lotta contro il fascismo rimase quindi affidata, per quasi tutta la durata della dittatura, al solo Partito comunista. Da tempo costretti alla semiclandestinità, già negli anni precedenti i comunisti erano riusciti a costituire, accanto alle organizzazioni parapolitiche ancora permesse dal regime, cellule clandestine di partito. Le direttive di “bolscevizzazione” em[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 493

Brano: [...]contadina si era manifestata nel 1920 con gli assalti ai municipi di Circello, Campolattaro e San Marco dei Cavoti. Erano sorte nelle campagne le prime leghe bianche per iniziativa del popolare Teofilo Petriella (socialista fino allo scoppio della guerra) ed erano stati occupati terreni demaniali; a Fragneto Monforte i contadini si battevano per la colonia perpetua.

Su queste organizzazioni, oltre che sul sostegno della chiesa, si sviluppò il Partito Popolare diretto dal già ricordato Giovan Battista Bosco Lucarelli. Il suo passato impegno politico (era stato nel 1911 sindaco di Benevento) e le strutture mutualistiche da lui create (La Banca cattolica del Sannio e la Federazione delle Casse Rurali) gli consentirono di essere eletto deputato nel 1919 e vicepresidente del Gruppo parlamentare. Nel 1921, oltre a Bosco Lucarelli, fu eletto alla Camera il popolare Petriella.

Nello stesso tempo si sviluppava il movimento degli ex combattenti che faceva capo all’avvocato liberale Raffaele De Caro (v.), anche lui eletto deputato per la prima volta nel 1[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 301

Brano: [...]

La conflittualità tra cattolici e sindacalismo socialista fu immediata e molto vivace sul piano ideologico, ma non mancarono significativi momenti di incontro nel corso delle più concrete iniziative di lotta: a Luino, Ufficio del lavoro e Camera del lavoro si trovarono sulla stessa barricata a sostenere lo sciopero dei tessili per le 10 ore e l’aumento del cottimo.

L’impegno nel sociale costituì il terreno di coltura su cui sarebbe nato il Partito Popolare varesino. Un contributo notevole venne peraltro dal settimanale Luce, fondato nel 1914, che avvertì ben presto l’insufficienza per i cattolici di un riferimento di tipo elettorale verso i partiti non programmaticamente antireligiosi. All’individuazione di un più preciso volto politico contribuì il notista politico don Luigi Tognola che può definirsi il portavoce ufficiale del Partito popolare a Varese.

Agli inizi del 1919 la notizia della fondazione di questo partito incontrò a Varese entusiasti sostenitori e il “Luce” ne fu attivo propagandista. In città il P.P.I. nacque l’1.3. 1919, su spinta dell’Unione Cattolica e deU’Ufficio del lavoro, con il sostegno di tutti i circoli del circondario. Il gruppo dirigente era composto da Ambrogio Reggiori, Giuseppe Agazzi, Carlo Bocca, Gerolamo Pozzi, Attilio Campiotti, Car

lo Pasquale Monti, Camillo lanini e

un non meglio specificato cavalier Bianchi.

Assai aspri furono subito i rapporti con i socialisti. Ai contraddittori pubb[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 191

Brano: [...]zione friulana che aveva interamente appoggiato la mozione di minoranza, cioè quella riformista di Costantino Lazzari. Un impulso determinante ad accelerare il già rapido evolversi della situazione politica venne dato dalle elezioni per il Parlamento del novembre dello stesso anno, quando, sorprendendo un po’ tutti, il Partito socialista risultò essere nel Friuli il partito di maggioranza relativa, con il 32% dei suffragi, superando di misura il Partito Popolare, ma ampiamente battendo le liste del Fascio di Difesa Nazionale, dei Combattenti e dei Ministeriali. Vennero così eletti al Parlamento 5 deputati friulani, fra cui Cosattini e Piemonte per Udine.

Intanto la situazione sociale diventava sempre più esplosiva: la necessità di risarcimenti urgentissimi per i danni di guerra, il problema della ricostruzione e quello della disoccupazione, i conflitti fra agrari e mezzadri per il regolamento delle annate agrarie 1917, 1918 e 1919 erano tutti problemi gravemente aperti che esigevano soluzioni imme^ diate. Su questi temi si sviluppò il dibattito fr[...]

[...]a terra era allora diretta nel Friuli ex austriaco da Giovanni Minut e nel Friuli italiano da Alighieri Costantini, che seppero guidarla alle affermazioni del 1920, concretizzatesi con l’ottenimento del primo patto colonico dei contadini friulani e con la soluzione positiva della controversia per i fitti degli anni bellici.

Nell’autunno del 1920 si ebbero le elezioni amministrative che segnarono un grande successo del Partito socialista e del Partito popolare. Quest’ultimo si era costituito anche a Udine circa un anno prima, per iniziativa degli avvocati Mario Pettoello, Luigi Fantoni e Agostino Candolini, nonché del ragioniere Arturo Miani, avendo come proprio organo di informazione il quotidiano Il Friuli. La base dei consensi dei popolari era nelle campagne, dove l’Unione Cattolica del Lavoro, per opera di Tiziano Tessitori che allora la dirigeva, seppe esplicare un'intensa attività fra I coltivatori diretti, i coloni e i mezzadri organizzati nelle leghe bianche.

AH’interno del Partito socialista il dibattito fra diversi orientamenti politic[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 11

Brano: Tambussi, Luigi

civili a cominciare dai banchi del liceo per il fortunato incontro con qualche eccezionale maestro. Poco più che diciottenne, nel 1919 si iscrisse al Partito Popolare e contemporaneamente, come studente di Giurisprudenza presso l'ateneo maceratese, militava nella Federazione degli universitari cattolici (F.U.

C.I.). Nel 1921 era vice presidente nazionale della F.U.C.I., nel 1924 vicepresidente della Gioventù Diocesana di Ancona, nel 1925 segretario provinciale del Partito popolare. All'associazionismo cattolico resterà fedele per tutto il periodo fascista ed eserciterà la professione forense con notevole prestigio non solo nella sua città natale, ma anche ad Ancona dove si trasferirà dopo il matrimonio.

Fra l'altro si ricorda di lui, in quegli anni, la coraggiosa difesa di comunisti e anarchici accusati di sovversivismo contro lo Stato nelle cosiddette “giornate rosse” anconetane del 1926. In quello stesso anno venne arrestato per antifascismo. Circa il carattere politico delle sue non frequenti prese di posizione pubbliche, si può dire che in pratica risentissero d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 589

Brano: [...]tolici sul piano amministrativo, sindacale e cooperativistico. Sulla popolazione agricola era notevole l'influenza del clero, soprattutto nell'alta valle, socialmente più stabile e con parroci di origine contadina; meno incisiva nella bassa valle, dove il clero spesso apparteneva a famiglie nobili o borghesi.

La provincia di Sondrio pagò un notevole contributo di caduti nel corso della Prima guerra mondiale e, nel dopoguerra, vide crescere il Partito Popolare che, pur costituitosi soltanto nel 1919, potè alimentarsi alle profonde radici cattoliche della popolazione e consolidarsi sostenendo la piccola proprietà contadina, caratteristica della zona. Dalle elezioni del 1919 a quelle del 1921 il Partito popolare passò dal 40,6% al 49,6% dei voti, mentre i socialisti calavano dal 31,5% al 19%, con perdita solo parzialmente compensata dal 6,5% di voti raccolti dal neocostituito Partito comunista, che ebbe come organo di stampa “L’Adda”.

I dati delle elezioni dimostrarono anche lo scarso seguito del fascismo nella provincia: nel 1921 il Blocco nazionale, pur con l’apporto dei fascisti, calò infatti dal 27,9% al 24,9% e, nel 1924, il Listone fascista ottenne in Valtellina una percentuale del 45%, contro la media nazionale del 67%. In quell’occasione, nonostante l’impegno liberalfascista d’impedirne il[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 83

Brano: [...]ine gerarchico nello Stato in armonia con le dottrine religiose e sociali affermate sempre dalla Chiesa ».

Quanto al Vaticano (v.)f esso seguiva gli avvenimenti del dopoguerra senza ostentare filofascismo, ma pur convinto che, prima o poi, la nuova ventata politica si sarebbe adeguata alla realtà istituzionale stemperando il residuo estremismo. A tenere alta la bandiera delle libertà democratiche in campo cattolico restava, solo e isolato, il Partito Popolare (v.), tanto a livello di vertice (la segreteria nazionale) quanto la base (i circoli locali), mentre a livello di Gruppo parlamentare lo stesso partito si esprimeva in termini incerti. A Torino, comunque, nella primavera

1923 il P.P.I. seppe offrire una memorabile assise, al punto di essere definita tout court il « primo congresso antifascista ».

In tale occasione, difatti, « Sturzo riuscì a disincagliare il partito dalla collaborazione al governo Mussolini, a rimettere il partito in un rapporto più diretto con la propria base e a delineare con maggiore chiarezza le ragioni della sua op[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 223

Brano: [...]a ostilità generalizzata, che al momento della costituzione degli Arditi del Popolo (v.) si trasformò ripetutamente in opposizione attiva, i fascisti risposero con la violenza più sanguinosa, e spesso cieca, ben presto estesasi anche a quei partiti e a quelle organizzazioni che, fino a quel momento, avevano esitato ad assumere un deciso atteggiamento di opposizione o avevano svolto un oggettivo fiancheggiamento del fascismo (come, ad esempio, il Partito Popolare e le associazioni del movimento cattolico). La marcia del fascismo verso il potere fu contrappuntata dalla disgregazione e scomparsa della maggior parte delle organizzazioni politiche e sindacali, mentre

i pavidi, gli opportunisti e gli spoliticizzati andavano a ingrossare le file fasciste.

Tuttavia non va dimenticato che, mentre la popolazione della provincia di Firenze al censimento del

1921 risultava costituita da 794.081 persone, gli iscritti al fascio rimasero poco più di seimila per tutto

il 1921 e divennero 20.880, cioè meno del 3% della popolazione, soltanto nella primaver[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Partito Popolare, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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