Brano: 1
Rigola, Rinaldo
la natia Biella, se ne staccò per aderire al Partito operaio italiano (1886), poi al gruppo comunista anarchico (188992) e infine al Partito socialista (1893). Per sfuggire a un arresto, nel 1898 espatriò e rientrò in Italia nel 1900, quando venne eletto deputato socialista di Biella.
Nei primi anni di militanza nel P.S.I. fece parte della corrente rivoluzionaria del partito. Al Congresso di Imola (settembre 1902) illustrò la mozione di questa corrente insieme a Enrico Ferri, in opposizione alla corrente riformista guidata da Filippo Turati. Più tardi Rigola si unì tuttavia ai riformisti, ai quali rimarrà legato per il resto della sua vita.
Dirigente sindacale
Nel 1906, lasciato il Parlamento, si dedicò interamente all'organizzazione sindacale, già all’epoca molto forte in Italia: le leghe si erano riunite in federazioni di mestiere e le Camere del lavoro cercavano collegamenti per rendere più incisiva l[...]
[...]gior forza. Nello stesso tempo egli si adoperò affinché il sindacato, per garantire l'unità dei lavoratori, fosse libero da legami coi partiti.
Quando, nel 1906, si costituì a Milano la Confederazione generale del lavoro (v.), con sede a Torino, Rigola ne fu eletto segretario insieme ad Angiolo Cabrini (v.). Manterrà tale incarico fino al 1918 e lo lascerà adducendo ragioni di salute, ma in realtà per dissensi sorti tra lui e la Direzione del P.S.I..
Nei primi anni del suo segretariato, di fronte al problema del rapporto fra sindacato e partiti, Rigola teorizzò in qualche scritto le diversità esistenti fra « politici » e « organizzatori » senza arrivare a posizioni di contrasto, ma auspicando una migliore integrazione.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale (1914) si schierò con i neutralisti, ma più tardi il suo atteggiamento verso l'entrata in guerra dell 'Italia divenne “possibilista”, il che gli attirò critiche dalla Direzione socialista e l’accusa di avvicinarsi alle tesi dei nazionalisti.
Ri nal do Ri gol a
Ciò avven[...]
[...]trasto, ma auspicando una migliore integrazione.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale (1914) si schierò con i neutralisti, ma più tardi il suo atteggiamento verso l'entrata in guerra dell 'Italia divenne “possibilista”, il che gli attirò critiche dalla Direzione socialista e l’accusa di avvicinarsi alle tesi dei nazionalisti.
Ri nal do Ri gol a
Ciò avvenne all'indomani della rotta di Caporetto (1917), quando emersero all’interno del P.S.I. due distinte tendenze: l'una che continuò a rimanere neutralista nonostante l’andamento della guerra; e l’altra, di cui Rigola fu appunto sostenitore, che invece auspicava: « Ad onta delle colpe del Governo, il popolo italiano deve raccogliersi in un supremo sforzo per respingere l’assalitore ». Questa posizione, espressa da Rigola sul giornale della C.G.L., venne duramente biasimata da Costantino Lazzari (v.) che allora dirigeva il P.S.I..
Il dissenso fra Rigola e la Direzione del partito si approfondì ulteriormente nel maggio 1918, quando il Gruppo parlamentare socialista decise di aderire alle commissioni governative nominate per studiare i provvedimenti da prendere per il passaggio dal regime di guerra a quello di pace. Nonostante il parere contrario espresso dalla Direzione del P.S.I., Rigola decise a nome della C.G.L. di entrare a far parte di queste commissioni e, per potersi muovere più autonomamente, il 30.9.1918 si dimise da segretario della Confederazione, dove venne sostituito da Ludovico D'Aragona (v.).
Primo dopoguerra
Nei primi anni del dopoguerra Rigola continuò a svolgere un ruolo di orientamento nell'ambito sindacale, dedicandosi in particolare allo studio dei problemi economici e sociali dei lavoratori, ma prestando nuova attenzione anche agli aspetti politici. Collaborò intensamente alla stampa socialista, stringendo però sempre più il suo legame con [...]
[...]tti politici. Collaborò intensamente alla stampa socialista, stringendo però sempre più il suo legame con l'orientamento riformista e criticando la Rivoluzione sovietica, i consigli di fabbrica, lo “sciopero delle lancette” (v.), infine l’occupazione delle fabbriche (v.) del 1920. Dal
1918 al 1921 diresse anche la rivista I Problemi del lavoro. Nell’ottobre 1922, con Turati e Claudio Treves, fu tra i fondatori del Partito socialista unitario (P.S.I/.), di impronta nettamente riformista, venendone eletto rappresentante nel Consiglio comunale di Milano. Fino al 1926 continuò a scrivere su vari organi di stampa del P.S.U., della C.G.L. e dei fuorusciti socialisti, ma dopo l’“autoscioglimento” della Confederazione (4.1.1927) e favorendo la manovra di Benito Mussolini (che voleva coinvolgere nella politica del fascismo gli ex dirigenti sindacali) chiese e ottenne di riprendere la pubblicazione della vecchia rivista Problemi del lavoro (v.) che era stata soppressa dal fascismo nel 1926. Egli stabilì quindi con il regime fascista un compromess[...]