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Novotny, Antonin
Lo stato maggiore del N.O.V.J,. Al centro: il comandante Tito
ste) e per incrementare ulteriormente l’ampliamento della forza armata, questa fu denominata « Esercito volontario e distaccamenti partigiani ». Questa denominazione fu però di breve durata perché, dopo alcuni grandi successi nella lotta (tra cui un’importante battaglia, detta della Kozara) alla fine del
1942 fu cambiata in Narodna Oslobodilacka Voiska i Partizanski Odredi Jugoslavije (N.O.V. / P.O.J.) (Esercito popolare di liberazione e distaccamenti partigiani di Jugoslavia), denominazione che rimarrà poi tale fino alla vigilia della Liberazione. A quel momento gli effettivi partigiani erano saliti a
150.000 combattenti, inquadrati in
9 divisioni, ciascuna di 2 o 3 brigate, più 10 brigate autonome, 36 distaccamenti e altre formazioni minori. Queste forze dovevano fronteggiare 7 divisioni tedesche, 19 italiane, 5 bulgare e 7 di ustascia e altri collaborazionisti, per un complesso di 800.000 uomini.
Nel 1943 si ebbero le vittoriose battaglie della Neretva (v.) e della Sut[...]
[...] truppe sovietiche (che, dopo aver liberato la Romania e la Bulgaria, inseguivano i tedeschi verso l’Ungheria). Alla liberazione della capitale jugoslava concorsero la 1a e la 3a Brigata Proletaria, nelle quali erano inquadrati anche i battaglioni di partigiani italiani « Garibaldi » e « Matteotti » (v. Belgrado). Tito, il Comando supremo e gli organi centrali del potere politico poterono così trasferirsi nella capitale.
Alla fine del 1944 il N.O.V.J. contava 16 korpus con 60 divisioni, un Corpo della Difesa popolare, 16 brigate autonome, 14 brigate di artiglieria, 2 brigate corazzate, 4 brigate del genio, 130 distaccamenti partigiani, 2 divisioni aeree e una flottiglia di naviglio leggero sulle coste dalmate, per un totale di oltre 500.000 combattenti.
L’1.1.1945, avendo ormai assunto le
caratteristiche di un esercito regolare, il N.O.V.J. si trasformò in Armata jugoslava, con il grosso delle forze schierate al centro del paese, sul cosiddetto fronte dello Srem. Fu concordato tra il suo Comando supremo e gli stati maggiori angloamericano e sovietico che l’offensiva finale sarebbe stata scatenata congiuntamente e che l’Armata jugoslava sarebbe stata un anello di congiunzione tra gli occidentali avanzanti dall’Italia e i sovietici, i quali avrebbero sfondato il fronte danubiano in Austria. Così avvenne tra il marzo e i primi di maggio del 1945: l’Armata jugoslava avanzò fino all’Isonzo, dove si incontrò con gli angloamericani, [...]
[...]eridionale, dove si congiunse con i sovietici.
Mentre nella Germania invasa i nazisti capitolavano l’8 maggio, qui invece si batterono accanitamente fino al 15 maggio, cioè fino a quando l’Armata jugoslava non riuscì ad accerchiare gran parte dei gruppi di armate tedeschi « E » ed « F » che avevano operato nei Balcani. Vennero catturati circa 300.000 prigionieri, tra cui lo stesso comandante tedesco per il Sudest, generale Loehr.
M.Pah,
Novo Mesto, Repubblica di
Città slovena di circa 15.000 abitanti, al confine con la Croazia, dall’aprile 1941 al settembre 1943 fu sede di una forte guarnigione delle truppe italiane d’occupazione.
Il 9.9.1943 Novo Mesto fu liberata dalla Brigata partigiana jugoslava « Slander », i cui combattenti raccolsero l’intero armamento ed equipaggiamento delle truppe italiane. Creata una « zona libera » vi fu costituita la cosiddetta « Repubblica di Novo Mesto » che ebbe la durata di 6 settimane. Per impadronirsi della città, i tedeschi la sottoposero a due borbardamenti aerei, il 14 settembre e il 3 ottobre. Il 21 ottobre le truppe germaniche, spezzando la resistenza partigiana, entrarono infine in Novo Mesto, che fu tuttavia mantenuta in un quasi costante accerchiamento dai reparti dell'Esercito di liberazione. La città fu liberata definitivamente il 9.5.1945.
G.Sco.
Novotny, Antonin
N. a Letnany (Cecoslovacchia) il 10.12.1904, m. a Praga il 28,1.1975;
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