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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 165

Brano: Attacco partigiano, L’

costituiti il Comando alleato dell’Atlantico; quello dell’Europa; quel

lo della Manica; e il gruppo strategico regionale Canada Stati Uniti. Quello dell’Europa ha le sigle S.A. C.EUR (Supreme Allied Commander in Europe) e S.H.A.P.E. (Supreme Headquarters of thè Allied Powers in Europe), e questo Quartier generale ha avuto sin dall’inizio la sua sede in Parigi. In effetti è lo S.H.A.P.E., con tutto il complesso imponente delle sue istituzioni e strutture, e con gli effettivi delle forze armate che ne dipendono, distribuite in Europa e soprattutto concentrate in territorio tedesco, che realizza praticamente il nerbo costitutivo e l’essenza stessa della N.A.T.O.,

La costruzione e l’adattamento di oltre 200 aerodrom[...]

[...]in Europe) e S.H.A.P.E. (Supreme Headquarters of thè Allied Powers in Europe), e questo Quartier generale ha avuto sin dall’inizio la sua sede in Parigi. In effetti è lo S.H.A.P.E., con tutto il complesso imponente delle sue istituzioni e strutture, e con gli effettivi delle forze armate che ne dipendono, distribuite in Europa e soprattutto concentrate in territorio tedesco, che realizza praticamente il nerbo costitutivo e l’essenza stessa della N.A.T.O.,

La costruzione e l’adattamento di oltre 200 aerodromi e la realizzazione dì un sistema di oleodotti per uno sviluppo di circa 9.000 km danno un’idea delle dimensioni che l’apparato militare generato dal Patto Atlantico rappresenta. Il finanziamento delle spese per creare, mantenere e accrescere continuamente una così importante struttura integrata di forze e di mezzi militari, è effettuato con una ripartizione del carico fra gli stati contraenti, che tiene conto principalmente del reddito nazionale di ciascuno come indice della rispettiva capacità contributiva.

Conseguenze del Patto

È da mettere in rilievo, come precisa conseguenza, il concentramento in Europa, e soprattutto in territorio tedesco, di un gran numero di armi termonucleari, sia in dotazione delle forze aeree sia come missili di diversa gittata; armi di cui le forze e i Comandi americani detengono il controllo e la facoltà di impiego. Ma quésto fatto ha creato e rende sempre più acuto il problema di una aspirazione e di una pressione della Repubblica Federale Tedesca, perché le sue forze armate siano ammesse, in Vir[...]

[...]rispettiva capacità contributiva.

Conseguenze del Patto

È da mettere in rilievo, come precisa conseguenza, il concentramento in Europa, e soprattutto in territorio tedesco, di un gran numero di armi termonucleari, sia in dotazione delle forze aeree sia come missili di diversa gittata; armi di cui le forze e i Comandi americani detengono il controllo e la facoltà di impiego. Ma quésto fatto ha creato e rende sempre più acuto il problema di una aspirazione e di una pressione della Repubblica Federale Tedesca, perché le sue forze armate siano ammesse, in Virtù dell’alleanza e per la particolare esposizione sul fronte di essa, alla disponibilità di tali armi, o quanto meno a una partecipazione diretta al loro controllo. È questa una delle più evidenti e gravi dimostrazioni del carattere minacciosamente bellicista che il patto riveste, e della completa inversione che esso ha rappresentato e determina, rispetto al significato politico e all’impulso storico secondo cui si era combattuta e conclusa la guerra antinazista. Esso ha suggellato e continua ad alimentare la ripresa del più tenace spirito antisovietico; e sospinge verso la can

cellazione e il sovvertimento dei risultati e delle basi di un nuovo assetto internazionale, come li produsse e pose la seconda guerra mondiale.

Il Patto Atlantico, per le concezioni da cui è nato, per l’organizzazione militare che ha prodotto, per la politica che necessariamente sviluppa e impone, rende insolubile, secondo forme pacifiche, il problema rappresentato dalla spartizione della realtà tedesca; anzi trasforma questo problema in una ragione di continuo accrescimento, nel proprio seno, del peso e della politica rivendicatrice della Repubblica Federale Tedesca, portando a una egemonia europea di questa, nel quadro e col sostegno della egemonia mondiale statunitense.

Nel marzo 1966 la Francia ha preso e comunicato formalmente la decisione di sottrarre i propri contingenti di forze militari dalla organizzazione integrata N.A.T.O*, separandosi da questa, e conseguentemente chiedendo il trasferimento fuori dal proprio territorio di tutti gli istituti, le strutture, gli apparati della N.A.T.O. stessa che vi avevano trovato sede e sistemazione. Ciò ha fatto, dichiarando di voler tuttavia mantenere la propria adesione al patto nella sua esclusiva accezione di impegno internazionale tradizionalmente inteso, con piena autonomia e svincolo delle forze armate delBsingolo stato. Ciò comporta necessariamente un processo di revisione del patto, quale lo si intendeva concretizzato fin qui. La revisione può anche portare, sembra anzi logicamente portare ad una accentuazione delle sue caratteristiche e conseguenze rispetto al problema tedesco; ciò non potrà andare esente comunque da reazioni,

per cui la realtà del patto, con la decisione francese, è suscettibile di profonde modificazioni.

U.Ba.

Dal 27 al 30.9.1965 si è svolta a Roma la XI Assemblea generale del Patto Atlantico. Questa ha concluso i propri lavori approvando una dichiarazione la quale, al di là delle preoccupazioni espresse nella prospettiva dell’uscita della Francia dalla N.A. T.O., fascia prevedere un mutamento di fisionomia nello stesso contenuto del patto; più precisamente, verso la trasformazione della N.A.T.O. in una specie di potente superpolizia internazionale, in azionè contro una non meglio identificata « sovversione », cosa che si può dedurre da due punti del 3° paragrafo della dichiarazione stessa, qui riportati:

«5) Se sotto l'aspetto militare il pericolo è diminuito, esso si è però esteso per quanto riguarda l’azione sovversiva. Esso si è aggravato non soltanto nei paesi della N.A.T.O., ma anche nei territori dei popoli sottosviluppati.

6) E’ necessario che la N.A.T.O. risponda a questa azione sovversiva con mezzi concentrati ed efficaci. E’ del resto il metodo migliore per prevenire in numerose parti del mondo il ricorso alla violenza e per mantenere ovunque le condizioni necessarie per esercitare la libertà ».

Attacco partigiano, L’

L’attacco, cioè l’azione offensiva contro le forze o le proprietà dell’avversario, costituisce una delle manifestazioni più comuni della guerra per bande (v.), ossia di quel particolare tipo di guerra che i partigiani (con l’aiuto dei patrioti e della popolazione in genere) conducono contro le forze militari di occupazione straniere e alle spalle del nemico invasore. La Resistenza italiana, assai combattiva sul piano militare, attraverso^ innumerevoli episodi e una lunga esperienza ha

Una sessione generale della N.A.T.O. (Parigi, 17.12.1960)

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 32

Brano: Alfonsine

Il casolare, in località Carraia di Mezzo, dove avveniva lo smistamento dei partigiani della 28* Brigata Garibaldi

zione di tre ostaggi, incarcerati in seguito all’uccisione di un militare.

Il maggiore tedesco che comandava la città tenne alla folla un discorso, dicendo tra l’altro: « Che cosa dobbiamo fare in questo dannato paese? Voi ci sabotate le comunicazioni, ci distruggete autocarri, ci uccidete gli uomini e, non appena incarceriamo qualcuno, voi pretendete che lo rimettiamo in libertà ».

La zona di A. fu tra quelle in cui potè più efficientemente operare la 28a Brigata Garibaldi, anche per l’ottima organizzazione dei servizi logistici e dei collegamenti. Nelle vicende della Resistenza, le azioni partigiane si intrecciarono alla lotta generale dei lavoratori della terra contro il fascismo e per la riforma dei contratti agrari; lotta che portò, tra l’altro, all’importante documento del C.L.N. di Alfonsine (settembre 1944) sulle questioni dei braccianti e dei mezzadri. Tale documento, indicante le linee fondamentali per la trasformazione dei vecchi contratti agricoli,^ dopo la Liberazio[...]

[...]Nelle vicende della Resistenza, le azioni partigiane si intrecciarono alla lotta generale dei lavoratori della terra contro il fascismo e per la riforma dei contratti agrari; lotta che portò, tra l’altro, all’importante documento del C.L.N. di Alfonsine (settembre 1944) sulle questioni dei braccianti e dei mezzadri. Tale documento, indicante le linee fondamentali per la trasformazione dei vecchi contratti agricoli,^ dopo la Liberazione costituì una valida base di discussione con il Governo, tanto che alcuni punti di esso furono accettati dal cosiddetto « lodo De Gasperi ».

Nell’inverno 1944 una grande pagina di resistenza civile venne scritta dagli .alfonsinesi, allorché essi si opposero all’ordine tedesco di sfollare la zona per favorire le operazioni belliche in corso. Nonostante la distruzione del paese, la popolazione vi organizzò la propria vita con inauditi sacrifici, rendendo difficili la permanenza e l’attività dei

tedeschi, che consideravano il fiume Senio e la stessa Alfonsine punti nodali della loro linea difensiva. Nell’aprile 1945, allorché gli Alleati scatenarono l’offensiva per lo sfondamento delle linee tedesche sul Senio, la popolazione di A. collaborò con il Gruppo di combattimento « Cremona » (v.) del risorto esercito italiano. Nel quadro del piano strategico del V Corpo d’armata britannico per il forzamento del Senio, dopo un’aspra lotta, alle ore 13 del 10.4.1945 A. fu liberata dai soldati del « Cremona ». La 28a Brigata Garibaldi, costituita anche da molti alfonsinesi e dipendente dalIVIII Armata, combattè invece nella zona di Porto Garibaldi, lungo la costa adriatica. Il forzamento delle linee del Senio e del Santerno costò al « Cremona » 20 caduti e 149 feriti.

I partigiani combattenti del comune di A. sono stati 446; 33 i caduti in combattimento; uno disperso; 42 i mutilati e gli invalidi. Due patrioti, Amos Calderoni (v.) e Terzo Lori (v.), sono stati decorati di medaglia d’oro al valor militare alla memoria. 331 cittadini sono caduti sotto i bombardamenti. Il 75 % del centro urbano è stato distrutto durante la guerra. Nel 1964 il Comune è stato decorato di medaglia d’argento al valore civile.

A.Bo.

I nomi dei partigiani di Alfonsine caduti sono: Argelli Luigi, Bacchi ni Matteo, Ballotta, Alfredo, Bedeschi Mario,[...]

[...]ioti, Amos Calderoni (v.) e Terzo Lori (v.), sono stati decorati di medaglia d’oro al valor militare alla memoria. 331 cittadini sono caduti sotto i bombardamenti. Il 75 % del centro urbano è stato distrutto durante la guerra. Nel 1964 il Comune è stato decorato di medaglia d’argento al valore civile.

A.Bo.

I nomi dei partigiani di Alfonsine caduti sono: Argelli Luigi, Bacchi ni Matteo, Ballotta, Alfredo, Bedeschi Mario, Caroli Romeo, Cecconato Giuseppe, Bendazzi Cristoforo, Calderoni Amos, Centolini Aldo, Coatti Vincenzo, Fiorentini Bruno, Folicaldi Eli

gio, Galletti Armando, Ghirardelli Senio, Guerra Primo, Guerrini Claudia, Guerrini Primo, Lori Terzo, Li ver ani Pietro, Minguzzi Sergio, Medri Bruno, Mercatelli Agostino, Morelli Edoardo, Morigi Domenica, Parmeggiani Antonio, Pezzi Antonio, Ravaioli Edero, Ricci Pasquale, Servidei Ivo, Taroni Andrea, Tarroni Aurelio, Tosi Mario, Zalambani Ettore, Zoli Mario.

Algeria

Colonia francese dal 1830 al 1962 (abit. 11.870.000 nel 1967), l’Algeria ha conquistato l’indipendenza att[...]

[...] Guerra Primo, Guerrini Claudia, Guerrini Primo, Lori Terzo, Li ver ani Pietro, Minguzzi Sergio, Medri Bruno, Mercatelli Agostino, Morelli Edoardo, Morigi Domenica, Parmeggiani Antonio, Pezzi Antonio, Ravaioli Edero, Ricci Pasquale, Servidei Ivo, Taroni Andrea, Tarroni Aurelio, Tosi Mario, Zalambani Ettore, Zoli Mario.

Algeria

Colonia francese dal 1830 al 1962 (abit. 11.870.000 nel 1967), l’Algeria ha conquistato l’indipendenza attraverso una delle più lunghe, eroiche e sanguinose guerre popolari di liberazione di questi ultimi venti anni (19541962). Questa guerra ha rappresentato nella coscienza delle masse popolari e democratiche del mondo intero uno dei momenti più alti di continuità della Resistenza.

Il nazionalismo algerino ha origini lontane e profonde, ma solo con la seconda guerra mondiale esso si configura come una forza organizzata che lotta per la totale indipendenza del suo paese. Il primo movimento nazionalista, nato nel 1921 su ispirazione dell’emiro Khaled nipote di Abd el Kader, il capo arabo che nel secolo scorso aveva guidato la Resistenza contro gli invasori francesi, lasciò scarse tracce nella lotta per l’indipendenza, sia per la genericità delle sue rivendicazioni che per lo scarso collegamento con le masse algerine. Diverso rilievo ebbe invece l’Etoile Nord Africaine (E.N.A. = Stella NordAfricana), un movimento che nacque nel 1926 e che si sviluppò essenzialmente negli ambienti del proletariato algerino di Parigi. L’È; N.A., diretta da Messali Hadj, un leader nazionalista che dominerà la scena politica algerina fino al 1953 per poi divenire un collaborazionista dei francesi, ebbe il pregio di avere una chiara piattaforma di lotta anticolonialista e di distinguersi così dalle altre forze algerine, che accettavano l'integrazione con la Francia pur rivendicando una certa autonomia. La forza del^E.N.A. divenne ne! giro di pochi anni così rilevante, e la sua propaganda così popolare tra le masse algerine, che il governo francese la pose fuori legge nel 1929. Messali Hadj venne arrestato e condannato. Liberato dal governo di Fronte Popolare nel 1935, Hadj ridiede vita all’E.N.A. e questa riebbe un periodo di fioritura; ma nel 1937, dichiarata nuovamente illegale dal governo Blum (v.), essa fu sciolta e scomparve definitivamente dal panorama delle forze nazionaliste algerine.

Sempre nel 1937 Messali Hadj fon

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 75

Brano: [...]el marzo

1944.

Dopo la Liberazione è stato segretario della Federazione comunista di Perugia, presidente di quella Amministrazione provinciale, deputato al Parlamento per la 1a, 2a e 3a Legislatura, e presidente dell’A.N.P.I. di Perugia.

Anghiari, Campo di

Comune di 7.000 abitanti in provincia di Arezzo, a 42,5 km dal capoluogo, sulla ferrovia ArezzoSansepolcro, durante la seconda guerra mondiale Anghiari fu sede di un campo per internati civili. Dopo il

25.7.1943, quando l’isola di Ventotene (v.) venne Sgomberata dai confinati politici, in gran parte liberati, quelli jugoslavi e di altre nazionalità, insieme ad altri (per lo più anarchici) che il governo Badoglio non aveva ritenuto fosse il caso di liberare, furono trasferiti nel campo di Anghiari. Dopo T8.9.1943 tutti gli internati del campo fuggirono; molti di essi si unirono ai partigiani della zona e combatterono fino alla Liberazione.

Angoia

Colonia portoghese nell’Africa sudoccidentale, su una superficie di 1.246.700 kmq; secondo un censimento del 1960 la popolazione sarebbe di 4.840.000 abitanti, dei quali circa 200.000 i coloni bianchi, quasi tutti portoghesi. Di economia prevalentemente agricola, ha ricche risorse minerarie e una considerevole produzione di diamanti. L'AngoIa è uno dei pochi territori africani che non abbiano ancora acceduto all’indipendenza. Vi è in corso una durissima guerra di liberazione nazionale, che ha la caratteristica di essere col legata al Fronte Popolare di Liberazione Nazionale (F.P.L.N.) portoghese, in lotta contro la dittatura fascista.

La penetrazione portoghese in A. risale ài XV secolo; ma solo nel secolo scorso, a ridosso della spartizione imperialista dell’Africa, si è arrivati alla sua trasformazione in colonia. L'invasione portoghese non fu pacifica, e dovette passare attraverso ad una quindicina di campagne militari prima di assoggettare interamente il territorio, riuscendovi solo nel 1918. Il colonialismo portoghese è tuttora uno dei più brutali che siano apparsi in Africa. In A. è In vigore la segregazione razziale e la politica di assimilazione

(gli assimilés sono una élite privilegiata di indigeni, i cui diritti sono però inferiori a quelli dei coloni bianchi); vi si praticano ancora il lavoro forzato e la vendita degli schiavi, attraverso la legalizzazione del reclutamento di mano d’opera per le miniere della Rhodesia e del Sudafrica.

Origini della lotta di liberazione

Le prime forme di lotta contro i colonizzatori si ebbero, tra le due guerre mondiali, nelle città. Gli assimilés furono l’avanguardia che prese coscienza del valore dell’idea nazionale. Nel 1929 vennero costituite la Lega nazionale africana (L. N.A.) e la Gremio africana, che success[...]

[...]ritti sono però inferiori a quelli dei coloni bianchi); vi si praticano ancora il lavoro forzato e la vendita degli schiavi, attraverso la legalizzazione del reclutamento di mano d’opera per le miniere della Rhodesia e del Sudafrica.

Origini della lotta di liberazione

Le prime forme di lotta contro i colonizzatori si ebbero, tra le due guerre mondiali, nelle città. Gli assimilés furono l’avanguardia che prese coscienza del valore dell’idea nazionale. Nel 1929 vennero costituite la Lega nazionale africana (L. N.A.) e la Gremio africana, che successivamente prese il nome di Anagola. Fu, questo, un nazionalismo staccato dalle masse contadine protagoniste della resistenza antiportoghese del secolo precedente, e inevitabilmente moderato, ispirato da funzionari, piccoli proprietari, commercianti indigeni, che operarono soprattutto nei settori culturali e legislativi.

Il salto si ebbe, anche in A., a ridosso della seconda guerra mondiale, in relazione aU’intensificarsi in Portogallo della lotta contro la dittatura di Salazar (v.). Già nel 1940 la L.N.A. tese a divenire una orga* nizzazione di massa, aperta anche agli indigeni non assimilés. Ma il fatto nuovo fu la nascita di alcune organizzazioni di lavoratori, la più importante delle quali fu la Associazione Africana del Sud delTAngola (A.S.A.), fondata dai ferrovieri a Nova Lisboa (1940). La guerra spostò interamente l’attenzione degli ambienti nazionaiisti verso le campagne, pur dovendo essi operare nella assoluta illegalità. Nel dopoguerra venne costituito il Partito della Lotta Unita degli Africani delr Angola (P.L.U.A.): un’organizzazibne di massa che, nel 1956, fondendosi con altre organizzazioni nazionaliste diede vita al Movimento Popolare di Liberazione dell'Angola (M.P.L.A.).

Il « Manifesto » lanciato dal M.P.L.A. affermava: « Il colonialismo portoghese non cadrà senza una lotta aspra e difficile. Per cui vi è una sola via per liberare il popolo angolano: quella della lotta rivoluzionaria. Questa lotta conseguirà i suoi obiettivi attraverso un fronte unico di tutte le forze antimperialiste delTAngola, senza tenere conta delle opinioni politiche e delle fedi religiose, aprendo la strada ai più largo movimento popolare di liberazione del paese ».

Due anni prima, nel 1954, si era costituita nella regione Bakongo, al

confine col CongoLéopoldville, \'Unione delle popolazioni del NordAngola, divenuta poi Unione delle popolazioni dell’Angola (U.P.A.). Infine si costituì un terzo importante raggruppamento, la Alleanza dei dipendenti del Zombo (Alliazo), che confluì successiva[...]

[...]endo la strada ai più largo movimento popolare di liberazione del paese ».

Due anni prima, nel 1954, si era costituita nella regione Bakongo, al

confine col CongoLéopoldville, \'Unione delle popolazioni del NordAngola, divenuta poi Unione delle popolazioni dell’Angola (U.P.A.). Infine si costituì un terzo importante raggruppamento, la Alleanza dei dipendenti del Zombo (Alliazo), che confluì successivamente nell’U.P.A., dando vita al Fronte Nazionale dì Liberazione Angolana (F.L.N.A.). Vennero così configurandosi i due principali schieramenti nazionalisti, il M.P.L.A. e il F.L.N.A., che dominano ancora oggi la lotta di liberazione nazionale.

La repressione portoghese

Di fronte all’estendersi dei movimenti nazionalisti, il Portogallo cominciò a preoccuparsi e a promuovere azioni repressive. Nel 1957 entrò in funzione in Angola la polizia segreta portoghese [P.I.D.E.), che provocò una serie di arresti negli ambienti nazionalisti. La repressione toccò le sue punte più alte nel marzo e nel luglio del 1959, a Luanda; e nel 1960 con il cosiddetto « processo dei 50 », che dimostrò a sua volta l’ampiezza della ribellione angolana, estesa ormai a tutti i ceti sociali indigeni.

Sempre nel 1960, intanto, l’agitazione nazionalista prese corpo anche nelle altre colonie portoghesi (v. le voci Guinea e Mozambico) e fu costituito il Fronte Rivoluzionario Africano per l’indipendenza delle Colonie portoghesi (F.R.A.I.M.). Le condizioni per la lotta armata erano ormai mature. Il 4.2.1961, un insieme di attacchi simultanei toccò le principali guarnigioni portoghesi del paese. Contenuti dalle* preponderanti forze portoghesi, gli attacchi continuarono per più giorni. 1110 marzo

ii Consiglio di sicurezza dell’O.N.U. discusse la questione angolana e l’ondata di feroci repressioni scatenata dal Portogallo. La mozione di censura al Portogallo venne respinta. Il 15 marzo, mentre i portoghesi annunciavano al mondo che la rivolta era domata, i contadini insorsero, dando vita a un’insurrezione nazionale. Tutto il Nord deJl’Angola venne liberato. L’amministrazione portoghese fu costretta a stabilire rapidamente un ponte aereo per evacuare i coloni bianchi, mentre i principali centri dell'intèrno venivano accerchiati e conquistati dalle truppe nazionaliste.

L’1 aprile il governo portoghese, superato il primo momento di smarrimento, passò al contrattacco instaurando ii terrore. A Luanda e nelle principali città del sud, ogni angolano che avesse un minimo di istruzione fu arrestato e fucilato, se



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 164

Brano: Atlantico, Patto

Estensione della N.A.T.O. su scala mondiale (1968)

terminate strutture economicosociali, secondo l’ordine liberalcapitalistico degli stati contraenti.

Significato politico e contenuto

AI P.A. risale la responsabilità di avere irrigidito e reso permanente, come un dato necessario, una divisione del móndo in blocchi contrapposti. Ed è evidente, nei passi che condussero ad esso, dal grande schieramento mondiale della guerra antinazista, un processo di rottura e di inversione delle alleanze, nel senso di bloccare e annullare i logici sviluppi della solidarietà anglorussoamericana, secondo una decisa spinta controrivoluzionaria di cui gli Stati Uniti assumono il comando. Il patto era stato preceduto e preparato dagli appelli e dalle esortazioni particolarmente di Churchill, del canadese SaintLaurent, del laburista Bevin è dalla decisa azione dei massimi responsabili americani, dal presidente Truman al segretario di Stato Marshall, ai senatori Vandenberg e Connally, i quali tutti avevano mobilitato l’opinione pubblica e insieme sviluppato le operazioni politiche e diplomatiche perché gli stati si legassero nell’impegno formale con tutte le conseguenze.

Il patto si caratterizza essenzialmentè, quanto alla sua stesura, per questi contenuti: a) impegno alla composizione pacifica e all’astensione dell’uso della forza nelle eventuali controversie tra i contraen

ti, e al rafforzamento delle « loro libere istituzioni » mediante uno sviluppo di « condizioni atte a garantire la stabilità e il benessere », particolarmente attraverso la « collaborazione e[...]

[...]li controversie tra i contraen

ti, e al rafforzamento delle « loro libere istituzioni » mediante uno sviluppo di « condizioni atte a garantire la stabilità e il benessere », particolarmente attraverso la « collaborazione economica reciproca » (art. 1 e 2); b) l’impegno militare comune, nel senso che gli stati contraenti « manterranno ed aumenteranno la loro capacità individuale e collettiva di resistenza ad un attacco armato », e perché ciascuna delle parti intervenga in caso di « attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America del Nord », « intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza della zona dell'Atlantico del Nord » (art. 3 e 5) ; c) istituzione dr un Consiglio, con rappresentanza di tutti i firmatari, e delega a questo di costituire e sviluppare l’organizzazione richiesta per la concretizzazione del patto e delle fsue finalità (art. 9); d) facoltà prevista di aggregare al patto « qualsiasi altro Stato europeo » che ne accetti e contribuisca a realizzarne il contenuto (art. 10); e) facoltà di recedere dal patto dopo 20 anni dalla sua entrata in vigore, per ciascun Stato che intenda farne denuncia (art. 13).

Struttura della N.A.T.O. L’applicazione dell’art. 9 ha portato,

con rapida successione di atti, a dar vita alla N.A.T.O., una organizzazione sempre più integrata e complessa di istituti e di strutture militari. Il Consiglio dell’Atlantico settentrionale (o, più brevemente, Consiglio Atlantico), come organo supremo delle decisioni della N.A. T.O., può essere costituito, nelle sue riunioni, sia dai capi di govèrno o da ministri degli stati membri sia da rappresentanti permanenti di essi: nella composizione ministeriale, esso si riunisce mediamente due volte all’anno; nell’altra, quella dei rappresentanti permanenti, può riunirsi anche più volte la settimana. Le sue deliberazioni debbono comunque essere adottate all’unanimità, data la sovranità e uguaglianza giuridica di ciascuno dei suoi componenti, il funzionamento si impernia sulla responsabilità e attività dirigente di un segretario generale, che ha anche funzioni di presidente effettivo. Come organo supremo militare in senso tecnico vi è il Comitato militare, composto dai capi di stato maggiore dei paesi aderenti; e, per il suo funzionamento continuo, dai loro rappresentanti permanenti, il Comitato ha come organo esecutivo un gruppo permanente, composto dai rappresentanti dei capi di stato maggiore degli Stati Uniti, dell’lnghiltérra e della Francia.

L’area totale coperta dal Patto Atlantico è divisa in quattro settori, a ciascuno dei quali presiede un particolare Comando: risultano così



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 573

Brano: Appendice

Un reparto del Battaglione « Gramsci » nel primo anniversario della sua costituzione (zona di Tirana, ottobre 1944)

militari italiani (in gran parte ex effettivi della Divisione “Firenze”), operante dall’ottobre 1943 al maggio 1945 in Albania (v.).

Costituito il 10.10.1943 nei pressi di Tirana, il Battaglione fu inizialmente comandato da Terzilio Cardinali (v.), alla cui memoria verrà conferita nel 1970 la Medaglia d’oro al valor militare. L'1 novembre, combattendo a fianco della I Brigata dell’Esercito di liberazione nazionale albanese, liberò la città di Berati e ne rimase come presidio. Allorché, quindici giorni dopo, ingenti forze nemiche (nazifascisti e collaborazionisti del Balli Kombetar) contrattaccarono per riprendersi la città, il “Gramsci” oppose una strenua difesa, nel corso della quale caddero oltre 150 dei 220 volontari che lo componevano.

I sopravvissuti continuarono la lot

ta, sostenendo numerosi combattimenti durante il 1944, affiancando la

I e (dal luglio) la II Brigata albanese. Il 19 novembre, dopo una nuova, serrata battaglia, il Battaglione entrò a Tirana, insieme ai reparti della I Divisione delI'E.L.N.A.. Prese poi parte alle operazioni per la liberazione dei territori ancora occupati dal nemico nella regione di Scutari e fino al Montenegro.

Nel febbraio 1945 il “Gramsci” fu trasferito a Miloti (Albania del nord) e,, con l’aggregazione di altri gruppi di italiani che avevano combattuto con i partigiani albanesi, venne costituita la Brigata “Gramsci” che, nel marzo 1945, sarà promossa Divisione (ordinata su 2 Brigate) e stanziata a Kruja, con una forza complessiva di circa 2.500 effettivi.

Dopo le gravissime perdite subite

nel novembre 1943 durante la battaglia di Berati, il Battaglione aveva avuto tra i suoi caduti Franco Ermi ni, Osvaldo Chiani, Aurelio Storaci, il già ricordato comandante Terzilio Cardinali, Renato Donnini, Rocco Consiglio, Giuseppe Pignataro, Alfredo Sebastiani. Il vicecomandante del Battaglione e poi comandante della Divisione Giuseppe Monti (v.), rimasto gravemente ferito in combattimento, morirà dopo la guerra a seguito delle ferite riportate.

Al momento della sua costituzione la Divisione “Gramsci” aveva uno Stato Maggiore così costituito: Giuseppe Monti (comandante) ; Battista Cavallotto (vicecomandante) ; Bruno Brunetti (commissario politico) ; Andrea Sacca (capo ufficio operativo) ; Renato D’Aronco (capo ufficio genio) ; P. Francesco Delle Sedie (dirigente servizi sanitari); Walter Pipponzi (responsabile ufficio leg[...]

[...]astiani. Il vicecomandante del Battaglione e poi comandante della Divisione Giuseppe Monti (v.), rimasto gravemente ferito in combattimento, morirà dopo la guerra a seguito delle ferite riportate.

Al momento della sua costituzione la Divisione “Gramsci” aveva uno Stato Maggiore così costituito: Giuseppe Monti (comandante) ; Battista Cavallotto (vicecomandante) ; Bruno Brunetti (commissario politico) ; Andrea Sacca (capo ufficio operativo) ; Renato D’Aronco (capo ufficio genio) ; P. Francesco Delle Sedie (dirigente servizi sanitari); Walter Pipponzi (responsabile ufficio legale) ; Matteo Lauriola (ufficio stampa e spettacolo) ; Alfredo D’Angelo (servizi speciali presso l’E.L. N.A.); Ermanno Vasarri (sussistenza) ; Scipione Consaies (polizia militare); Silvio Bucciarelli (ufficiale di collegamento); Oscar Nepi (ufficiale di collegamento).

Battista Cavallotto comandava la prima Brigata con il commissario politico Domenico Bogatai e il capo operativo Renato Castello.

Mario Fantacci comandava la seconda Brigata con il commissario politico Renato Bianchi e il capo ufficio operativo Luigi Amati.

B.Br.

Grassi, Angelo

N. a Beigioioso (Pavia) il 2.2.1903; muratore.

Figlio di contadini, nel 1921 aderì al Partito comunista e fu tra gli organizzatori dell'attività sindacale a Pavia anche dopo il varo delle leggi eccezionali fasciste e l'autoscioglimento della C.G.L..

Arrestato nel maggio 1927 con numerosi altri membri dell'organizzazione sindacale, fu deferito al Tribunale speciale che, il 6.7.1928, lo condannò a 3 anni di reclusione. Uscito dal carcere, non si sottomise al fascismo e mantenne cautamente i collegamenti con i vecchi compagni. Dopo T8.9.1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza pavese e membro del C.L.N. provinciale. Arrestato dai fascisti nel dicembre

1944, riacquistò la libertà alla vigilia del 25.4.1945. Fu il primo sindaco di Pavia dopo la Liberazione, suc

Lo stato maggiore del « Gramsci ». Da sinistra: Gian Battista Cavallotto, Giuseppe Monti, Bruno Brunetti, Domenico Poletai (10.10.1944)

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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine N.A., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---C.L.N. <---Fronte Popolare <---N.A.T.O. <---T.O. <---antinazista <---comunista <---fascismo <---nazionalismo <---nazionalista <---nazionaliste <---siano <---A.N.P.I. <---A.S.A. <---Allied Powers <---Andrea Sacca <---Argelli Luigi <---Assemblea generale del Patto Atlantico <---Associazione Africana del Sud <---Caroli Romeo <---Carraia di Mezzo <---Delle Sedie <---Divisione Giuseppe Monti <---Domenico Poletai <---E.L. <---E.N.A. <---Ermanno Vasarri <---Esercito di liberazione nazionale <---F.L.N.A. <---F.P.L.N. <---F.R.A.I.M. <---Fiorentini Bruno <---Folicaldi Eli <---Fronte Popolare di Liberazione Nazionale <---Fronte Rivoluzionario Africano <---Galletti Armando <---Gian Battista Cavallotto <---L.N.A. <---La guerra <---Liberazione Nazionale <---Lo stato <---Lori Terzo <---Lotta Unita degli Africani <---Luigi Amati <---M.P.L.A. <---Matteo Lauriola <---Morelli Edoardo <---Movimento Popolare di Liberazione <---N.A.T.O <---Nord-Africana <---Nord-Angola <---O.N.U. <---Oscar Nepi <---P.A. <---P.I.D.E. <---P.L.U.A. <---Partito comunista <---Pezzi Antonio <---Porto Garibaldi <---Powers in Europe <---Ravaioli Ede <---Repubblica Federale Tedesca <---Ricci Pasquale <---S.A. <---S.H.A.P.E. <---Saint-Laurent <---Stati Uniti <---Taroni Andrea <---Terzo Lori <---U.P.A. <---abbiano <---anticolonialista <---antimperialiste <---bellicista <---collaborazionista <---collaborazionisti <---colonialismo <---dell'Angola <---dell'Atlantico <---fascista <---fasciste <---fascisti <---giani <---imperialista <---italiana <---italiani <---italiano <---laburista <---nazifascisti <---nazionaiisti <---nazionalisti <---tagoniste