→ modalità contenuto
modalità contesto
Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO
ANTEPRIMA MULTIMEDIALI
ALBERO INVENTARIALE

INVENTARICATALOGHIMULTIMEDIALIANALITICITHESAURIMULTI
guida generale
CERCA

Il segmento testuale Gramsci è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 981Analitici , di cui in selezione 65 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] S. Cambareri, Il concetto di egemonia nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: Serafino Cambareri
IL CONCETTO DI EGEMONIA
NEL PENSIERO DI A. GRAMSCI
Un ripensamento critico delle opere di A. Gramsci, a venti anni dalla sua morte e a dodici dalla apparizione in Italia del suo primo volume Lettere dal carcere che ha aperto la serie delle successive pubblicazioni, si presenta, nella attuale congiuntura storica, particolarmente efficace, sempre che i giudizi o le risoluzioni che necessariamente emergeranno da un tale ripensamento siano giudizi o risoluzioni operative e non già meramente contemplative, volte cioè a porre fine, almeno in Italia, alle deformazioni inaudite del marxismo, legittimate da una falsa interpretazione dei problemi che il XX Congresso del PCUS ha posto di fronte alla cl[...]

[...]ismo, legittimate da una falsa interpretazione dei problemi che il XX Congresso del PCUS ha posto di fronte alla classe lavoratrice ed alla sua politica.
Quanto piú gravi e critiche si presentano le contingenze storiche tanto piú necessaria si presenta l'esigenza di un libero ricorso alle opere di quei pensatori che in modo autonomo e originale hanno saputo approfondire le diverse questioni del movimento proletario. E nessuno può negare che con Gramsci ci troviamo di fronte ad un pensiero di rara, originale potenza; pensiero dinamico, pensiero senza retorica, pensiero distruttivo e costruttivo, pensiero reale, profondamente radicato nella concreta situazione storica italiana. Per la formulazione delle sue tesi egli, infatti, parte sempre da necessità nazionali, cioè dai problemi della società italiana nella sua finita situazione storica; il suo « dato » è l'istanza presente o storicomateriale, in funzione di questa egli analizza i diversi problemi sino a pervenire ad una ipotesi risolutiva che non rimane astrazione concettuale, ma si invera[...]

[...]e storica; il suo « dato » è l'istanza presente o storicomateriale, in funzione di questa egli analizza i diversi problemi sino a pervenire ad una ipotesi risolutiva che non rimane astrazione concettuale, ma si invera nel « fatto » come prova
7.
88 I documenti del convegno
sperimentale, salto qualitativo, rispetto agli elementi analizzati. Questa impostazione metodologica riflette una forte esigenza di storicità reale e colloca il pensiero di Gramsci nell'ambito della corrente marxistaleninista, mentre dimostra, nel contempo, come il marxismo, da concezione universale del mondo, abbia in sé la capacità di articolarsi, particolarizzarsi per divenire espressione conseguente di nuclei nazionali storicamente e diversamente configurati pur rimanendo identico a se stesso. E questa la novità, la originalità del pensiero di Gramsci ed è questo quanto, a nostro avviso, in questi ultimi dodici anni di battaglie culturali, non è stato posto sufficientemente in risalto talché si è discusso con passione,. si è confutato seriamente il problema, per es., del dogmatismo, dell'ortodossismo nella concezione marxiana, laddove si trattava di pure celie, di « trastulli piccoloborghesi ». Che il marxismo rettamente inteso possegga una interna difesa contro l'astratto dogmatismo, in quanto non può significare nulla come teoria, né può in alcun modo funzionare come metodo, se non nella piú stretta aderenza alla storia dalla quale nasce[...]

[...]rghesi ». Che il marxismo rettamente inteso possegga una interna difesa contro l'astratto dogmatismo, in quanto non può significare nulla come teoria, né può in alcun modo funzionare come metodo, se non nella piú stretta aderenza alla storia dalla quale nasce ed alla quale deve in ogni momenta ripetere la validità di una verifica scientifica, in funzione della trasformazione della società e della azione rivoluzionaria, ecco quanto il pensiero di Gramsci mirabilmente conferma ed ecco quanta non han saputo intendere coloro che si son lasciati avviluppare, di fronte allo incalzare degli avvenimenti, quanto meno da remore psicologiche e da pentimenti morali, ponendosi su posizioni « revisionistiche » e di « superamento » e cosí svuotando del suo contenuto piú genuino ed autentico la teoria rivoluzionaria del proletariato.
Se teniamo presente quale importanza abbia assunto nel pensierodi Lenin il concetto di « egemonia », ci rendiamo conto, rileggendo le opere di Gramsci, quanto profonda sia stata l'influenza esercitata da Lenin su Gramsci, ma l[...]

[...]ro che si son lasciati avviluppare, di fronte allo incalzare degli avvenimenti, quanto meno da remore psicologiche e da pentimenti morali, ponendosi su posizioni « revisionistiche » e di « superamento » e cosí svuotando del suo contenuto piú genuino ed autentico la teoria rivoluzionaria del proletariato.
Se teniamo presente quale importanza abbia assunto nel pensierodi Lenin il concetto di « egemonia », ci rendiamo conto, rileggendo le opere di Gramsci, quanto profonda sia stata l'influenza esercitata da Lenin su Gramsci, ma lo sforzo problematico di questi di « tradurre »
1 La questione della « traduzione », nel contesto della filosofia della prassi, del pensiero speculativo di B. Croce, ha condotto N. MArrEucci (cfr. A. Gramsci e la filosofia della prassi, Milano, Giuffrè, 1951) ad una originale tesi, quella secondo cui la forte esigenza della ricerca di una «via italiana » al socialismo ante litteram avrebbe portato Gramsci a sostituire alle tre fonti classiche del marxismo B. Croce e N. Machiavelli; l'uno considerato come l'espressione « italiana » della filosofia classica tedesca, l'altro come momento simbolico del politicismo francese, onde pervenire ad « una nuova sintesi organica i cui elementi anche se universali siano profondamente nazionali... tale sintesi era necessaria per un superiore sviluppo della filosofia della prassi, in quanto rendeva possibile,
Serafino Cambareri 89
nella filosofia della prassi quanto di piú progredito ed avanzato era stato raggiunto dal pensiero europeo, ed in particolar mod[...]

[...]ra necessaria per un superiore sviluppo della filosofia della prassi, in quanto rendeva possibile,
Serafino Cambareri 89
nella filosofia della prassi quanto di piú progredito ed avanzato era stato raggiunto dal pensiero europeo, ed in particolar modo dal pensiero italiano, rende nel Nostro il medesimo concetto assai piú ricco e complesso rispetto al concetto leninista ed è questo, a nostro avviso, uno degli aspetti fondamentali del pensiero di Gramsci, le cui impostazioni critiche, peraltro, si presentano sempre con una personale, feconda problematica. Il problema generalissimo che Gramsci ha ereditato da Lenin è stato quello della rivalutazione costruttiva, positiva del partito politico del proletariato, in quanto espressione della classe che « rappresenta costantemente l'interesse del movimento complessivo che spinge sempre avanti la rivoluzione » 1 per modo che questa classe da una posizione subalterna possa divenire « egemone » e dalle semplici rivendicazioni economicocorporative possa affermarsi come portatrice di un proprio ordine
e di una propria civiltà avente valore universale. È il concetto di direzione culturale e politica, cioè il concetto che è entrato nel marxism[...]

[...]a assimilazione e la conquista ideologica degli intellettuali tradizionali e per la « egemonia » della loro classe, organizzando la classe stessa nella lotta politica e nella fondazione del nuovo Stato 2. Di qui si
con la eliminazione di ogni forma di materialismo volgare o di marxismo deteriore, un reale superamento delle forme piú alte della cultura italiana » (op. cit., p. 19). Tesi assai suggestiva che contesta essere stato il linguaggio di Gramsci un mero espediente per sfuggire alla censura ecc., tesi che richiede, a nostro avviso, ulteriori approfondimenti, anche se l'autore ha creduto di collocare il pensiero gramsciano nell'alveo del pensiero di B. Croce.
1 K. Mnxx e F. ENGELS, Manifesto del Partito comunista, trad. Togliatti, Roma, Ediz. Rinascita, 1947.
2 I., pp. 3, 7 passim.
90 I documenti del convegno
evince come i problemi del partito politico della classe operaia e della fondazione dello Stato socialista abbiano avuto nel pensiero di Gramsci un posto preminente; e chi ricorda la lotta intransigente combattuta da Lenin contro le concezioni che vedevano la rivoluzione socialista svolgersi in modo spontaneo, senza la necessità della guida di un partito e di un programma che desse sicuri e realistici obiettivi di lotta, non può non registrare la straordinaria analogia con la posizione assunta da Gramsci nei confronti delle ideologie soreliane « che non potevano giungere alla comprensione del partito politico in quanto fondate sull'impulso irrazionale, arbitrario, spontaneo delle masse » 1. Quel che occorre sin d'ora precisare è questo: Lenin e Gramsci partono da un comune presupposto; dal riconoscimento cioè della insufficienza del mero fattore economico e dalla rivalutazione positiva e determinante del fattore ideologico, ma mentre Lenin arriva alla valutazione del fattore intellettuale solo ed unicamente in funzione della trasformazione immediata di una realtà di fatto — ogni sistematica è rigettata da lui, com'è noto — Gramsci tratta la questione da un punto di vista teoretico criticamente consapevole 2; l'egemonia è presentata come una riforma intellettuale e morale connessa ad una trasformazione dei rapporti economici della società. È questo l'aspetto eticopolitico della politica, aspetto non sufficientemente analizzato da Lenin, ma che Gramsci colloca al centro della sua problematica, talché le sue tesi sull'egemonia rappresentano, a nostro avviso, una esperienza teorica ulteriore e quindi storicamente piú avanzata di marxismo rivoluzionario. Di Lenin cosí parla Gramsci: « piú grande teorico moderno della filosofia della prassi, nel terreno della lotta e della organizzazione politica, con terminologia politica, ha in opposizione alle diverse tendenze "economistiche ", rivalutato il fronte della lotta culturale e costruito la teoria della egemonia come complemento [cors. nostro) della teoria dello Statoforza » 3. Il problema è questo: il concetto della direzione politica del proléta
1 ,LENIN, Che fare?, in Opere scelte, 1948, Mosca, vol. I, p. 142, ed anche STALIN, Les Questions du Léninisme, Moscou, Editions en langues étrangères, 1949. Vedi A. GRAMSCI, I, [...]

[...]itica, ha in opposizione alle diverse tendenze "economistiche ", rivalutato il fronte della lotta culturale e costruito la teoria della egemonia come complemento [cors. nostro) della teoria dello Statoforza » 3. Il problema è questo: il concetto della direzione politica del proléta
1 ,LENIN, Che fare?, in Opere scelte, 1948, Mosca, vol. I, p. 142, ed anche STALIN, Les Questions du Léninisme, Moscou, Editions en langues étrangères, 1949. Vedi A. GRAMSCI, I, pp. 45.
2 D'accordo con Matteucci (op. cit., p. 76), che in Lenin il concetto di egemonia è piú una « intuizione » che una esperienza storiografica o una problematica filosofica.
3 M. S., p. 201.
Serafino Cambareri 91
riato, senza dubbio, viene sviluppato per la prima volta da Lenin; troviamo già nelle opere di Marx implicito un tale concetto 1, ma in Lenin il principio dell'egemonia assume, e non può non assumere, data la congiuntura storica nella quale operava il grande rivoluzionario, una significazione di « strategia rivoluzionaria » come sistema di « guida » degli altri raggruppa[...]

[...]« consenso » dei diretti solo quando il proletariato trionfante, dápo aver imposto la sua dittatura, crea le corrispondenti condizioni a questo scopo, giacché le masse non sono in grado di impadronirsi della cultura, esercitando la classe antagonista non soltanto la schiavitú economica, ma altresí politica ed ideologia. È chiaro che quando la classe subalterna conquista il potere la rivoluzione culturale diventa rapida e completa, ma il concetto gramsciano è che la classe operaia, prima ancora della materiale conquista del potere, debba esercitare la sua funzione dirigente attraverso l'« egemonia politicoculturale ». Essa classe dovrà essere la guida, quali che siano i raggruppamenti politici nei quali si incarnano le sue aspirazioni; essendo il marxismo l'ideologia tipica, conseguente, di questa classe, solo i partiti che si richiamano al marxismo inteso nella sua piú genuina essenza rivoluzionaria possono essere considerati gli strumenti efficaci che conducono al rovesciamento delle fondamenta classiste dello Stato borghese. È chiaro che l[...]

[...]icaci che conducono al rovesciamento delle fondamenta classiste dello Stato borghese. È chiaro che la classe esiste solo dove e quando ha la coscienza di agire come tale e questa coscienza deve e può esprimersi in un partito o in piú partiti, a seconda delle condizioni storiche oggettive e soggettive nelle quali la classe è costretta ad operare. Ma di questo, cioè del rapporto classepartitopartistiStato, tratteremo in seguito. Rileviamo ora come Gramsci, partendo dalla premessa che la classe operaia crea le condizioni per la conquista del potere, ponendosi come guida delle piú grandi masse della propria nazione, come forza sociale e politica la cui ideologia, il marxismo, riesce ad influenzare e ad attrarre la stessa intellettualità borghese, marxisticamente, vede la possibilità dello sviluppo della cultura, quindi la possibilità del supera
Soprattutto nel Manifesto, là dove il partito è presentato come « coscienza » della classe capace di intendere non solo gli interessi immediati di questa, ma anche l'avvenire del movimento.
2 Cfr. Due t[...]

[...]n essere legata ad un programma di riforma economica, anzi il programma di riforma economica è appunto il modo concreto con cui si presenta ogni riforma intellettuale e morale » 1. È qui che trova forma e consistenza la sua critica alla concezione della storia, come storia eticopolitica, di B. Croce, che pretende imporre i cosiddetti valori dello spirito a chi manca delle piú elementari condizioni del vivere civile. Tuttavia « si può dire — dice Gramsci — che non solo la filosofia della prassi non esclude la storia eticopolitica, ma che anzi, la fase piú recente di sviluppo di essa consiste appunto nella rivendicazione del momento dell'egemonia come essenziale nella sua concezione statale e nella "valorizzazione" del fatto culturale... come necessario accanto a quelli meramente economici e meramente politici... la filosofia della prassi criticherà come indebita e arbitraria la riduzione della storia a sola storia eticopolitica, ma non escluderà questa. L'opposizione tra il crocismo e la filosofia della prassi è da ricercare nel carattere spe[...]

[...] essenziale nella sua concezione statale e nella "valorizzazione" del fatto culturale... come necessario accanto a quelli meramente economici e meramente politici... la filosofia della prassi criticherà come indebita e arbitraria la riduzione della storia a sola storia eticopolitica, ma non escluderà questa. L'opposizione tra il crocismo e la filosofia della prassi è da ricercare nel carattere speculativo del crocismo » 2. Queste osservazioni di Gramsci, ed altre, si concludono nel riconoscimento del valore della storia eticopolitica, in quanta non prescinda dal concetto del « blocco storico », in cui contenuto economicosociale e forma eticopolitica si identificano concretamente. Qui non si intende seguire il Nostro attraverso le sue indagini volte a mostrare i momenti della egemonia nelle varie epoche storiche; notiamo soltanto l'impressionante ricchezza di motivi che egli ci offre sul problema della egemonia, della direzione politica e culturale legata sempre al contenuto economicosociale e alla organizzazione statale. Secondo Gramsci i mo[...]

[...]ico », in cui contenuto economicosociale e forma eticopolitica si identificano concretamente. Qui non si intende seguire il Nostro attraverso le sue indagini volte a mostrare i momenti della egemonia nelle varie epoche storiche; notiamo soltanto l'impressionante ricchezza di motivi che egli ci offre sul problema della egemonia, della direzione politica e culturale legata sempre al contenuto economicosociale e alla organizzazione statale. Secondo Gramsci i modi con i quali un gruppo sociale manifesta la sua egemonia sono due: il « dominio » e la « direzione intellettuale e morale »; dominare significa liquidate o sottomettere anche con la forza armata i gruppi avversari; « dirigere » significa porsi alla testa dei gruppi affini e alleati. Gramsci
Mach., p. 8.
2 M. S., p. 189.
Serafino Cambareri 93
insiste — ed è questo suo insistere che ci convince circa la ricchezza. l'importanza, la originalità del suo concetto di « egemonia », rispetto al concetto leninista — che un gruppo sociale può, anzi deve essere dirigente ancor prima della conquista del potere; è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere: « non appena conquista il potere diventa dominante ma deve continuare ad essere dirigente » 1. Qui è Rodi e qui salta! Il marxismoleninismo è tale che lo si supera solo se se ne assimila la sostanza profo[...]

[...]spetto al concetto leninista — che un gruppo sociale può, anzi deve essere dirigente ancor prima della conquista del potere; è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere: « non appena conquista il potere diventa dominante ma deve continuare ad essere dirigente » 1. Qui è Rodi e qui salta! Il marxismoleninismo è tale che lo si supera solo se se ne assimila la sostanza profondamente, e noi crediamo che il pensiero di Gramsci rappresenti una esperienza ulteriore, piú avanzata rispetto al marxismoleninismo. Il fatto che Gramsci abbia posto l'accento sul momento della direzione intellettuale e morale come condizione della conquista e dell'esercizio del potere, risulta piú evidente ove si pensi alla sua instancabile lotta teorica e pratica condotta per la « creazione di un nuovo ceto intellettuale educato nel mondo della produzione » Gli è che la classe borghese esita a portare avanti la sua stessa rivoluzione e quindi è incapace di democraticismo conseguente; ma per il movimento proletario porsi alla testa degli altri gruppi significa essere capace di legare a sé altre classi, con la « persuasione permanente », o tra[...]

[...]za e alla concezione umanistica e storica senza la quale si rimane " speciallista" e non si diventa "dirigente" (specialista + politico)» 2. In tal modo il proletariato ha chiara davanti a sé la funzione conservatrice e reazionaria della borghesia, isola la borghesia, l'indebolisce, pone le condizioni per la conquista del potere. È chiaro, dunque, che non basta l'avanguardia, che pure è la « coscienza » della classe, per la conquista del potere. Gramsci si è posto il problema del partito politico intellettualecollettivo in quanto matura espressione della classe, in quanto coscienza storica operante concretamente. Invero egli si trovava di fronte ad un partito socialista dilaniato da contrasti non sempre di fondo, dominato dalla socialdemocrazia, dalla cor
1 R., pp. 70, 71.
2 I., p. 7.
I documenti del convegno
ruzione, dall'opportunismo, e che certamente non poteva essere lo strumento piú adatto per una rivoluzione culturale e morale, e tanto meno per la fondazione di un nuovo tipo di Stato. Talché la classe, in quella congiuntura storic[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Sabetti, Il rapporto uomo-natura nel pensiero del Gramsci e la fondazione della scienza in Studi gramsciani

Brano: Alfredo Sabetti
IL RAPPORTO UOMONATURA NEL PENSIERO DEL GRAMSCI E LA FONDAZIONE DELLA SCIENZA
L'atteggiamento assunto dal Gramsci di fronte a questa ptoblema s'inserisce nella lotta che egli svolge nei suoi Quaderni contro la cultura e le concezioni filosofiche dominanti nell'Italia del tempo in piena coerenza con le premesse metodologiche e ideologiche del suo marxismo. Tuttavia ciò non comporta puramente e semplicemente il rifiuto del pensiero idealistico in merito al problema del valore della scienza, ma implica contemporaneamente una revisione dell'atteggiamento che alcuni esponenti del pensiero marxista avevano avuto nei confronti del problema stesso. S'intende che per il Gramsci il problema non può sussistere sott[...]

[...]le concezioni filosofiche dominanti nell'Italia del tempo in piena coerenza con le premesse metodologiche e ideologiche del suo marxismo. Tuttavia ciò non comporta puramente e semplicemente il rifiuto del pensiero idealistico in merito al problema del valore della scienza, ma implica contemporaneamente una revisione dell'atteggiamento che alcuni esponenti del pensiero marxista avevano avuto nei confronti del problema stesso. S'intende che per il Gramsci il problema non può sussistere sotto il profilo puramente teorico, ma s'inserisce nel processo di organizzazione della cultura in stretta dipendenza dalla situazione storica effettiva quale è determinata di volta in volta dai rapporti strutturali.
In primo luogo occorre tener presente il fatto che per il Gramsci, in quanto marxista, il problema di una scienza della natura si pone di necessità come problema dell'accordo tra scienza e filosofia. Nella società borghese, egli sostiene, il dissidio tra scienza e filosofia si spiega per le limitazioni stesse, che la cultura borghese subisce, in quanto espressione di una società divisa in classi; e il crocianesimo del resto rappresenta la piena conferma di tale assunto. Per un marxista invece non può esservi dissidio tra scienza e filosofia, in quanto l'una e l'altra vanno inquadrate in una visione « totale » della realtà, corrispondente ad una forma di cul[...]

[...]drate in una visione « totale » della realtà, corrispondente ad una forma di cultura non piú espressione ideologica degli interessi di una determinata classe sociale, ma dell'umanità intera. La quale ha superato il presupposto
244 I documenti del convegno
classista, proprio della società borghese, e rivolge la sua attenzione all'ambiente sociale e naturale in cui vive e in cui quell'umanità si compie appieno senza differenze e dissidi. Cosí il Gramsci ci appare particolarmente acuto nel fare l'analisi di una certa situazione, che si era venuta a determinare nella cultura italiana tra la prima e la seconda guerra mondiale e nel denunziare le tare di una particolare organizzazione della cultura, di cui ancora oggi risentiamo le conseguenze. K Le correnti filosofiche idealistiche — egli scrive — (Croce e Gentile) hanno determinato un primo processo di isolamento degli scienziati (scienze naturali o esatte) dal mondo della cultura. La filosofia e la scienza si sono staccate e gli scienziati hanno perduto molto del loro prestigio. Un altro proc[...]

[...]ngressi e le celebrazioni oratorie, ma senza efficacia pratica... Il pericolo piú grande pare essere rappresentato dal gruppo neoscolastico, che minaccia di assorbire molta attività scientifica sterilizzandola, per reazione all'idealismo gentiliano » 1.
Se non è passibile accettare la posizione assunta dall'idealismo nei confronti della scienza, il rapporto uomonatura e la conseguente fondazione della stessa scienza non possono implicare per il Gramsci il ritorno puro e semplice alle posizioni del positivismo e dello scientismo del secolo scorso, alle concezioni cioè di un materialismo acritico e dogmatico, nel quale quel rapporto non è visto in funzione dell'azione costante che l'uomo esercita sul suo ambiente naturale per modificarlo ed assoggettarlo ai suoi fini umani, ma sulla base dell'accettazione della teoria evoluzionistica intesa nel suo significato meccanico e deterministico. Anzi il Gramsci reagisce a tale tendenza che indubbiamente si delinea nelle forma
1 I., pp. 4647.
Alfredo Sabetti 245
zioni culturali marxistiche piú supe[...]

[...]il ritorno puro e semplice alle posizioni del positivismo e dello scientismo del secolo scorso, alle concezioni cioè di un materialismo acritico e dogmatico, nel quale quel rapporto non è visto in funzione dell'azione costante che l'uomo esercita sul suo ambiente naturale per modificarlo ed assoggettarlo ai suoi fini umani, ma sulla base dell'accettazione della teoria evoluzionistica intesa nel suo significato meccanico e deterministico. Anzi il Gramsci reagisce a tale tendenza che indubbiamente si delinea nelle forma
1 I., pp. 4647.
Alfredo Sabetti 245
zioni culturali marxistiche piú superficiali e meccaniche, quando denun zia la presentazione che si fa nel Manuale popolare di sociologia marxista del Bukharin della concezione oggettivistica della realtà del mondo esterno, presentazione da lui definita appunto acritica, quale quella del peggiore positivismo'. Egli reagisce contro la posizione che le scienze naturali ed esatte possono venire ad assumere « nel quadro della filosofia della prassi di un quasi feticismo, anzi della sola e vera[...]

[...] realtà del mondo esterno, presentazione da lui definita appunto acritica, quale quella del peggiore positivismo'. Egli reagisce contro la posizione che le scienze naturali ed esatte possono venire ad assumere « nel quadro della filosofia della prassi di un quasi feticismo, anzi della sola e vera filosofia o conoscenza del mondo » 2. Appellarsi al senso comune, per sostenere in nome di esso la cosí detta « realtà del mondo esterno », sostiene il Gramsci, contro il soggettivismo e l'idealismo che quella realtà tendono a negare, « ha unsignificato piuttosto " reazionario ", di ritorno implicito al sentimento. religioso » 3. « Poiché tutte le religioni hanno insegnato e insegnano che il mondo, la natura, l'universo è stato creato da Dio prima della creazione dell'uomo e quindi l'uomo ha trovato il mondo già bell'e pronto, catalogato e definito una volta per sempre, questa credenza — scrive il. Gramsci — è diventata un dato ferreo del " senso comune " e vive con. la stessa saldezza anche se il sentimento religioso è spento e sopito » 4.
Bisogna d'altra parte riconoscere che « la concezione soggettivistica è, propria della filosofia moderna nella sua forma piú compiuta e avanzata, se da essa e come superamento di essa è nato il materialismo storico, che nella teoria delle superstrutture pone in linguaggio realistico e storicistico ciò che la filosofia tradizionale esprimeva in forma speculativa.... Fa anzi maraviglia che il nesso tra l'affermazione idealistica che la realtà del mondo è una [...]

[...]che la filosofia tradizionale esprimeva in forma speculativa.... Fa anzi maraviglia che il nesso tra l'affermazione idealistica che la realtà del mondo è una creazione dello spirito umano e l'affermazione della storicità e caducità di tutte le ideologie da parte della filosofia della. prassi, perché le ideologie sono espressioni della struttura e si modificano. col modificarsi di essa, non sia stato mai affermato e svolto convenientemente» 5. Il Gramsci rivendica in tal modo l'origine del materialismo storico, il suo carattere storicistico ed umanistico in contrasto con ogni forma di materialismo meccanicistico negatore implicitamente dell'effet
1 M. S., p. 118 sgg.
2 M. S., p. 139.
3 M. S., p. 138.
4 M. S., p. 138.
5 M. S., p. 139.
246 1 documenti del convegno
tivo valore dell'uomo e ancora legato ad una concezione metafisicoteologica della realtà; egli pone in rilievo l'intimo nesso esistente tra le filosofie a carattere idealistico, che hanno avuto il merito di affermare la centralità dell'uomo di fronte alla realtà della natura, a[...]

[...]re idealistico, che hanno avuto il merito di affermare la centralità dell'uomo di fronte alla realtà della natura, anche se quella centralità hanno concepito in senso puramente speculativo, e il pensiero marxistico, che ha saputo sviluppare quella problematica fino alle estreme conseguenze e superare lo storicismo ancora astratto dell'idealismo per fondare il suo concreto umanesimo.
Ma la valutazione positiva del pensiero idealistico, che fa il Gramsci, non implica l'accettazione di una concezione a carattere « soggettivistico », come egli stesso si esprime, in opposizione al feticismo scientifico e al materialismo deterministico, e quindi l'adesione al punto di vista dell'idealismo per quel che riguarda il rapporto uomonatura; anzi « occorre dimostrare — egli scrive — che la concezione " soggettivistica ", dopo aver servito a criticare la filosofia della trascendenza da una parte e la metafisica ingenua del senso comune e del materialismo filosofico, può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storlcistica solo nella concezione[...]

[...]ua forma speculativa non è altro che un mero romanzo filosofico » 1. Allo storicismo mistificato dell'idealismo sottentra l'autentico storicismo, quello marxista, per il quale la scienza della natura acquista il suo vero valore legata com'è al processo stesso della storia, ideologia essa stessa, che si svolge in funzione del rapporto effettivo che l'uomo concreto pone con il suo ambiente naturale e sociale.
Il rapporto uomonatura non può per il Gramsci essere spiegato dal punto di vista dell'idealismo, che quel rapporto considera in funzione si della centralità dell'uomo rispetto alla realtà oggettiva, ma dell'uomo inteso come spirito astratto, in modo da determinare per conseguenza quella scissione tra filosofia e scienza, che riduce i concetti scientifici a pseudoconcetti ed esclude la storia della scienza dal processo stesso della storia in quanto sviluppo dello spirito. Questa posizione corrisponde sul pi no ideologico ad una determinata fase storica, esprime sul piano concettuale le esigenze di una società divisa in classi, in cui gli [...]

[...] materialismo deterministico e professano una sorta di feticismo scientifico hanno escluso la scienza dalla storia, nel senso che non hanno saputo concepire la scienza stessa come mezzo per dare all'uomo l'effettivo dominio sulla natura, per attuare quell'integrazione dell'uomo stesso nel suo ambiente naturale, che è indispensabile per la realizzazione di una migliore forma di società e per liberare l'umanità da ogni forma di soggezione.
Per il Gramsci, la scienza è, marxisticamente, un processo storico di cui tutte le fasi e posizioni vanno comprese e valutate realisticamente, cioè storicamente. Non si tratta di trovare ciò che è eternamente vero e discriminarlo da ciò che è eternamente falso, ma si tratta di impadronirsi della dialettica del reale, cosí come storicamente è dato a noi di perfezionarla dal punto di vista conoscitivo e introdurvisi dentro per trasformare questa realtà, saldando il distacco tra teor_a e pratica. Non c'è niente di assolutamente ed inequivocabilmente vero; c'è solo una storia della conoscenza scientifica che fa[...]

[...]rassi abbia bisogno di sostegni filosofici all'infuori di se stessa. Ma in realtà anche la scienza è una superstruttura, un'ideologia » 1.
Una volta concepita la scienza come ideologia, legata nel suo processo alle trasformazioni strutturali della società, l'accettazione da parte del pensiero di ispirazione marxista in un determinato momento del processo storico della concezione meccanicistica e positivistica della scienza, si giustifica per il Gramsci quando si pensi che quell'accettazione coincide con un periodo della lotta sociale, in cui il proletariato non aveva ancora assunto una funzione egemonica nella società dell'epoca, e l'ideologia marxista ritrovava pertanto nel determinismo scientifico il mezzo per giustificare la sua fede nell'ineluttabilità del progresso, che avrebbe dovuto determinare naturalmente un mutamento dei rapporti sociali. « Si può osservare — scrive il Gramsci come l'elemento deterministico, fata
1 M. S., p. 56.
17.
248 I documenti del convegno
listico, meccanicistico sia stato un " aroma " ideologico immediato della filosofia della prassi, una forma di religione e di eccitante (ma al modo degli stupefacenti), resa necessaria e giustificata storicamente dal carattere " subalterno " di determinati strati sociali. Quando non si ha l'iniziativa nella lotta e la lotta stessa finisce quindi con l'identificarsi con una serie di sconfitte, il determinismo meccanico diventa una forza formidabile di resistenza morale, di coesione, di perseveranza pazie[...]

[...]onfronti del proletariato.
Ma proprio per questo, proprio perché il proletariato ha assunto, malgrado le dittature fasciste, in questo secolo XX, una funzione rivoluzionaria di gran lunga piú importante e decisiva per il corso della storia di quella, da esso avuta nel secolo procedente, il marxismo deve ripudiare il meccanicismo scientifico. « Quando il " subalterno " diventa dirigente e responsabile dell'attività economica di massa — scrive i1 Gramsci —il
meccanicismo appare a un certo punto un pericolo imminente, avviene una revisione di tutto ii modo di pensare perché è avvenuto un mutamento nel modo sociale di essere. I limiti e il dominio della " forza delle cose" vengono ristretti: perché? Perché, in fondo, se il subalterno era ieri una cosa, oggi non è piú una cosa ma una persona storica, un protagonista, se ieri era irresponsabile perché " resistente " a una volontà estranea, oggi sente di essere responsabile perché non piú resistente ma agente e necessariamente attivo e intraprendente » 1. Cosí la scienza viene ricondotta alla vit[...]

[...], senza cioè considerare l'interazione uomomondo dal punto di vista attivo e concreto.
Oggetto della scienza d'altra parte non è il cosmo in sé metafisicamente inteso, ma il rapporto tra l'uomo e la realtà. « Se le verità scientifiche non sono neanche esse definitive e perentorie, anche la scienza è una categoria storica, è un movimento in continuo sviluppo. Solo che la scienza non pone nessuna forma di " ,inconoscibile " metafisico — scrive il Gramsci —, ma riduce ciò che l'uomo non conosce a una empirica " non conoscenza " che non esclude la conoscibilità, ma la condiziona allo sviluppo degli strumenti fisici e allo sviluppo dell'intelligenza storica dei singoli scienziati. Se è cosí, ciò che interessa la scienza non è tanto dunque l'oggettività del reale, ma l'uomo che elabora i suoi metodi di ricerca, che rettifica continuamente i suoi strumenti materiali che rafforzano gli organi sensori e gli strumenti logici (incluse le matematiche) di
1 M. S., p. 14.
250 I documenti del convegno
discriminazione e di accertamento, cioè la cultura,[...]

[...]ser disgiunto dal pensare, l'uomo dalla natura, l'attività dalla materia, il soggetto dall'oggetto; se si fa questo distacco si cade in una delle tante forme di religione o nell'astrazione senza senso » 1.
Ci pare che questo passo, malgrado la perplessità che può ingenerare la affermazione che l'oggettività senza l'attività dell'uomo sarebbe il caos o il nulla, sia abbastanza chiaro ed esplicito al fine di porre a fuoco la posizione assunta dal Gramsci in merito al valore della scienza e al problema del rapporto uomonatura. Quell'oggettività riportata al pensiero e all'azione dell'uomo non ha nulla a che vedere con l'oggettività della natura risolta idealisticamente nell'attività dello spirito, ma vuole indicate il fatto incontestabile che non può esistere scienza là dove l'uomo non abbia sviluppato i mezzi idonei ad attuare il suo dominio sulla realtà naturale, in cui vive e di cui è parte, e rivendicare alla scienza stessa il suo carattere tecnicopratico senza per questo ridurla ad una mera giustapposizione e somma di nozioni o fatti empi[...]

[...]ttere tecnicopratico senza per questo ridurla ad una mera giustapposizione e somma di nozioni o fatti empirici. u La formulazione di Engels che " l'unità del mondo consiste nella sua materialità dimostrata... dal lungo e laborioso sviluppo della filosofia e delle scienze naturali " contiene appunto il germe della concezione giusta, perché si ricorre alla storia e all'uomo per dimostrare la realtà oggettiva. Oggettivo significa sempre — scrive il Gramsci — " umanamente oggettivo ", cid che può corrispondere esattamente a " storicamente soggettivo ", cioè oggettivo significherebbe " universale soggettivo " » 2. L'oggettività della scienza, in altri termini, è una oggettività storicamente legata alla presenza dell'uamo e alla sua attività gnoseologicoproduttiva, ed è sempre dipendente dall'at
1 M. S., p. 55 sgg. Il corsivo è nostro.
2 M. S., p. 142.
Alfredo Sabetti 251
tività teoretica che collega i fatti e le osservazioni in una visione generale del mondo la quale è appunto una visione umana, cioè storica e quin di umanamente soggettiva. «[...]

[...]lla scienza, in altri termini, è una oggettività storicamente legata alla presenza dell'uamo e alla sua attività gnoseologicoproduttiva, ed è sempre dipendente dall'at
1 M. S., p. 55 sgg. Il corsivo è nostro.
2 M. S., p. 142.
Alfredo Sabetti 251
tività teoretica che collega i fatti e le osservazioni in una visione generale del mondo la quale è appunto una visione umana, cioè storica e quin di umanamente soggettiva. « E indubbio — aggiunge il Gramsci — che l'affermarsi del metodo sperimentale separa due mondi della storia, due epoche e inizia il processo di 'dissoluzione della teologia e della metafisica,
e di sviluppo del pensiero moderno, il cui coronamento è nella filosofia della prassi. L'esperienza scientifica è la prima cellula del nuovo metodo di produzione, della nuova forma di unione attiva tra l'uomo e la natura. Lo scienziatosperimentatore è anche un operaio, non un puro pensatore e il suo pensare è continuamente controllato dalla pratica e viceversa, finché si forma l'unità perfetta di teoria e pratica » 1.
Se non si può amm[...]

[...]metodo di produzione, della nuova forma di unione attiva tra l'uomo e la natura. Lo scienziatosperimentatore è anche un operaio, non un puro pensatore e il suo pensare è continuamente controllato dalla pratica e viceversa, finché si forma l'unità perfetta di teoria e pratica » 1.
Se non si può ammettere l'obiettività assoluta delle leggi scientifiche, perché questo finirebbe col negare alla scienza stessa il valore storico e quindi umano che il Gramsci le dà, ciò non implica affatto che esse abbiano valore puramente prammatico, e, se la polemica del Gramsci si volge essenzialmente verso le concezioni materialiste del Bukharin ed egli tende a distinguere nettamente l'atteggiamento del pensiero marxista di fronte al problema indicato da quello assunto dal positivismo e dal materialismo meccanicistico, ciò non implica l'adesione all'idealismo,
e ci pare di aver messo sufficientemente in luce l'essenziale differenza tra le concezioni dell'idealismo e quelle del materialismo storico, cosí come appare chiaro dall'attenta lettura degli scritti del Gramsci. Ma a conferma di questa tesi, sarà utile ricordare un passo, in cui egli, in polemica con il Luk[...]

[...]materialiste del Bukharin ed egli tende a distinguere nettamente l'atteggiamento del pensiero marxista di fronte al problema indicato da quello assunto dal positivismo e dal materialismo meccanicistico, ciò non implica l'adesione all'idealismo,
e ci pare di aver messo sufficientemente in luce l'essenziale differenza tra le concezioni dell'idealismo e quelle del materialismo storico, cosí come appare chiaro dall'attenta lettura degli scritti del Gramsci. Ma a conferma di questa tesi, sarà utile ricordare un passo, in cui egli, in polemica con il Lukàcs, riconferma la sua posizione coerentemente marxista in merito al problema dei rapporto uomonatura: « È da studiare — egli scrive — la posizione del prof. Lukàcs verso la filosofia della prassi. Pare che il Lukàcs affermi che si può parlare di dialettica solo per la storia degli uomini e non per la natura. Può aver torto e può aver ragione. Se la sua affermazione presuppone un dualismo tra la natura e l'uomo egli ha torto perché cade in una concezione della natura propria della religione
e del[...]

[...]dmente non riesce a unificare e mettere in rapporto l'uomo e la natura altro che verbalmente. Ma se la storia umana deve concepirsi anche come storia della natura (anche attraverso la storia della scienza) come la dialettica può essere staccata dalla natura? Forse il Lukàcs, per reazione alle
1 M. S., p. 143
1
252 1 documenti del convegno
teorie barocche del Saggio popolare, è caduto nell'errore opposto, in una forma di idealismo » 1. Per il Gramsci, cosí come per Marx, l'uomo e la natura non sono infatti congiunti soltanto verbalmente, come per gli idealisti (si pensi alla natura concepita come estraniazione dell'autocoscienza o come prodotto dell'idea), ma l'uomo stesso è natura. Si ricordi quanto Marx scriveva a tal proposito nei suoi Manoscritti economicofilosofici del 1844, allorché affermava: « La natura è il corpo inorganico dell'uomo. Che l'uomo vive nella natura vuol dire che la natura è il suo corpo, con cui deve stare insieme in costante progresso per non morire. Che la vita fisica e spirituale dell'uomo sia congiunta con la n[...]

[...]l proposito nei suoi Manoscritti economicofilosofici del 1844, allorché affermava: « La natura è il corpo inorganico dell'uomo. Che l'uomo vive nella natura vuol dire che la natura è il suo corpo, con cui deve stare insieme in costante progresso per non morire. Che la vita fisica e spirituale dell'uomo sia congiunta con la natura non significa altro che la natura è congiunta con se stessa, perché l'uomo è una parte della natura » 2.
Cosí per il Gramsci il problema del rapporto uomonatura è risolto in base alle premesse storicistiche ed umanistiche di un marxismo ripensato alla luce delle sue esperienze di uomo di cultura e di lotta, e la scienza è vista da lui nella sua autentica funzione di riscatto dell'uomo dalla soggezione ad un mondo, che gli sarà tanto piú ostile e nemico, quanto piú gli sarà ignoto, ma di cui egli non potrà trionfare se non quando avrà realizzato una conoscenza reale di quel mondo stesso « in un sistema culturale unitario ». « Ma questo processo di unificazione storica — aggiunge il Gramsci — avviene con la sparizion[...]

[...]ensato alla luce delle sue esperienze di uomo di cultura e di lotta, e la scienza è vista da lui nella sua autentica funzione di riscatto dell'uomo dalla soggezione ad un mondo, che gli sarà tanto piú ostile e nemico, quanto piú gli sarà ignoto, ma di cui egli non potrà trionfare se non quando avrà realizzato una conoscenza reale di quel mondo stesso « in un sistema culturale unitario ». « Ma questo processo di unificazione storica — aggiunge il Gramsci — avviene con la sparizione delle contraddizioni interne che dilaniano la società umana, contraddizioni che sono la condizione della formazione dei gruppi e della nascita delle ideologie non universali concrete ma rese caduche immediatamente dall'origine pratica della loro sostanza » 3; e il processo stesso della scienza appare perciò legato alle trasformazioni strutturali, cosí come il trionfo dell'uomo sulla natura, il suo effettivo dominio sull'ambiente naturale si ,potrà realizzare in stretta connessione con l'attuazione di una società nuova, che attui la liberazione dell'uomo da ogni for[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Papi, LA concezione della storicità nel pensiero di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: Fulvio Papi
LA CONCEZIONE DELLA STORICITÀ
NEL PENSIERO DI GRAMSCI
1. Quando si deve indicare la dimensione propriamente filosofica dell'opera di Antonio Gramsci è necessario tenere presenti due direzioni egualmente importanti e tra loro naturalmente connesse: per un verso,. come è detto nel riassunto della relazione di Luporini, il <divello in cui le diverse questioni s'incontrano e tendono ad articolarsi », per altro verso, la ripresa radicale del tema dell'autonomia filosofica deL marxismo come generale concezione del mondo, la quale, nell'opera gramsciana, si ritrova sia nella vigorosa messa a fuoco della trama teoretica che sorregge e giustifica questa affermazione, sia nella valorizzazione concreta dell'universalità critica che il marxismo cosí concepito garantisce nei confronti dei problemi della storia e della cultura. Lo studio del primo punto riconduce a quell'importante dialogo che Gramsci stabili con la cultura italiana da un punto di vista originale nei confronti delle correnti e delle idee che s'intrecciavano nel panorama intellettuale italiano, punto di vista che, negli anni del dopoguerra, costituí una delle piattaforme critiche piú importanti che servirono alla nostra cultura (intendo dire nella maggioranza dei suoi orientamenti e come fenomeno di ordine complessivo) da riferimento per maturare una positiva obiettivazione della propria tradizione e dell'ambito storicosociale che ne aveva garantito lo sviluppo e la continuità. L'analisi del secondo punto comporta invece la[...]

[...]poguerra, costituí una delle piattaforme critiche piú importanti che servirono alla nostra cultura (intendo dire nella maggioranza dei suoi orientamenti e come fenomeno di ordine complessivo) da riferimento per maturare una positiva obiettivazione della propria tradizione e dell'ambito storicosociale che ne aveva garantito lo sviluppo e la continuità. L'analisi del secondo punto comporta invece la responsabilità di enucleare dall'opera stessa di Gramsci quello che egli sottolineò come il carattere fondamentale ed ineliminabile in una concezione marxista, il criterio la cui ammissione non può che essere totale, e cioè con tutte le implicazioni che ne devono
214 1 documenti del convegno
derivare, e senza il quale, necessariamente, si approda a qualche, piú o meno evidente, deformazione dogmatica. Secondo il mio giudizio tale criterio fondamentale è quello della storicità, e credo che non sarà difficile convenire qui in maniera pregiudiziale che esso svolge continuamente in tutta l'opera gramsciana la sua funzione critica e costruttiva nei co[...]

[...]arxista, il criterio la cui ammissione non può che essere totale, e cioè con tutte le implicazioni che ne devono
214 1 documenti del convegno
derivare, e senza il quale, necessariamente, si approda a qualche, piú o meno evidente, deformazione dogmatica. Secondo il mio giudizio tale criterio fondamentale è quello della storicità, e credo che non sarà difficile convenire qui in maniera pregiudiziale che esso svolge continuamente in tutta l'opera gramsciana la sua funzione critica e costruttiva nei confronti di qualsiasi ordine di problemi, da quelli economicopolitici a quelli della linguistica e delle scienze naturali.
Mio compito vuole essere quello di seguire all'interno dell'opera gramsciana quale significato la concezione della storicità assume, attraverso quali concetti o schemi categoriali si articola e a quali conseguenze ciò conduce, in quali limiti si trova ad essere conchiusa, e a quali feconde aperture teoretiche rimanda se venga interpretata nella direzione stessa del pensiero di Gramsci, sostituendo tuttavia ad alcuni dei piú incerti strumenti filosofici, di cui egli obiettivamente disponeva, i risultati speculativamente piú sottili e piú penetranti che la filosofia contemporanea ci offre dal suo repertorio. Il che, a mio parere, non significa, come potrebbe sembrare, un travisamento del pensiero gramsciano, o una sua assunzione di tipo pretestuale, ma se mai la ferma convinzione che non è legittimo bloccare in una fossilizzazione statica quello che era un pensiero in movimento operoso e pieno di mordente nei confronti delle esperienze fiolosofiche con cui riuscí a pervenire in contatto. In questo senso dialettico e rigorosamente storicistico ha un suo significato particolare l'affermare che il pensiero di Gramsci rappresenta ancora oggi un punto di vista valido per partecipare con criterio critico al grande dibattito ideale che dà il senso spirituale del nostro tempo. E questo significato è dato dalla convinzione che l'affermazione gramsciana intorno alla piena ed autonoma validità filosofica del marxismo vuol dire una cosa piú difficile di quello che si può a prima vista ritenere, e cioè che il marxismo con la sua concezione radicale della storicità, con le categorie in cui essa si articola, tessuto razionale in cui l'esperienza storica si riconosce e tende a una sua universalità organica, può rappresentare il centro metodico capace di comprendere le varie direzioni della cultura, i problemi interni che ciascuna di esse ritrova, le tecniche specifiche che le caratterizzano, di risolvere in una connessione dialettica le « chius[...]

[...]ofico, non per un'astratta idea eclettica, ma per affondare radicalmente la propria capacità criticosistematica nella storicità vivente del tempo e per it licarne le linee di connessione e di sviluppo secondo una sempre piú aperta e più sottile ricerca della realtà.
Un discorso di questo tipo meriterebbe da solo un'analisi estremamente approfondita. A noi ora basterà dire che il concetto della storicità, cosí come viene maturato nel pensiero di Gramsci, rappresenta di per sé la piattaforma teorica che autorizza il discorso stesso.
2. L'uomo, afferma Gramsci 1, è da intendere come un problema in costante divenire, la cui essenza non può essere determinata né secondo un senso spirituale, né in senso biologico. Ogni tentativo che riproduca al proprio interno questa interpretazione, o un'interpretazione che comunque si riporti a quello schema, non fa che compiere un astratto processo di astrazione e di generalizzazione. L'uomo indagato dal punto di vista della domanda «che cosa è l'uomo » appare come un polo unificante una complessa gamma di rapporti sociali. Se si cerca di analizzare la struttura stessa di questi rapporti, come ad indicarne le matr[...]

[...]può essere indicato sotto il concetto estremamente vasto e dilatato di lavoro.
b) Uomouomini: in cui si mette l'accento sulla costituzione di una dimensione umana relativamente autonoma in cui trovano posto i rapporti di produzione, i rapporti tra le classi e la struttura obiettiva della società civile che ne deriva.
c) Piano genericamente indicabile come « della soprastruttura ». E qui è estremamente importante stare attenti cosa s'intende in Gramsci
1 M. S., p. 28.
15.
216 L documenti del convegno
con questa espressione. Non credo sia il caso di stare a ripetere per l'ennesima volta che non si tratta affatto di un concetto meccanico, e che le soprastrutrure fanno parte attivamente della concreta storicità di un'epoca. Se mai si tratterà di precisare meglio che cosa si intende affermare con questa proposizione. Analizzando con attenzione il concetto gramsciano di soprastruttura io credo che possiamo indicarne soprattutto due aspetti come fondamentali:
1) piano delle ideologie religiose, politiche, morali secondo differenti ordini di socialità e di interna tecnicità;
2) piano della scienza, e non solo per la ideologicità che da determinate concezioni scientifiche può derivare o per i riflessi che un orizzonte genericamente ideologico può comportare sul piano scientifico, ma proprio per il carattere stesso del metodo della scienza e degli ordini di oggettività che essa investe. La scienza appare come soprastruttura in quanto è costruzione degli [...]

[...]scientifico, ma proprio per il carattere stesso del metodo della scienza e degli ordini di oggettività che essa investe. La scienza appare come soprastruttura in quanto è costruzione degli uomini genericamente razionaleoperativa che, seconda le differenti e precise tecniche dei campi di ricerca, struttura il piano dialettico del conoscere e dell'agire tecnicoscientifico, secondo una generale connessione con la complessiva storicità di un'epoca.
Gramsci scrive: « ... Fa anzi maraviglia che il nesso tra l'affermazione idealistica che la realtà del mondo è una creazione dello spirito umano e l'affermazione della storicità e caducità di tutte le ideologie da parte della filosofia della prassi, perché le ideologie sono espressioni della struttura e si modificano col modificarsi di essa, non sia stato mai affermato e svolto convenientemente. La quistione è strettamente connessa, e si capisce, alla quistione del valore delle scienze cosí dette esatte o fisiche e alla posizione che esse sono venute assumendo nel quadro della filosofia della prassi [...]

[...]ol modificarsi di essa, non sia stato mai affermato e svolto convenientemente. La quistione è strettamente connessa, e si capisce, alla quistione del valore delle scienze cosí dette esatte o fisiche e alla posizione che esse sono venute assumendo nel quadro della filosofia della prassi di un quasi feticismo, anzi della sola e vera filosofia o conoscenza del mondo » '. Da queste affermazioni mi pare si possa ricavare questo quadro: il pensiero di Gramsci si trova a muoversi fra tre posizioni: quella idealistica, quella scientistamaterialista, e quella formulazione del marxismo come storicismo assoluto che abbiamo lumeggiato. La domanda che ci poniamo ora è la seguente: come opera il pensiero gramsciano muovendosi all'interno di queste tre posizioni e fruendo dei soli strumenti filosofici che derivano strettamente da queste « forme » filosofiche?
1 M. S., p. 139.
Fulvio Papi 217
A me pare che Gramsci adoperi il concetto di soprastruttura estendendolo anche alla problematica scientifica ricuperando cosí, su una base differente, l'istanza positiva (quella che gli pareva positiva) dell'idealismo, la quale, dopo questa traslazione, serve per sottolineare il riconoscimento delle verità scientifiche come verità dell'uomo (a cui l'uomo ha lavorato) intesa sia nella sua accezione piú direttamente storicistica che nelle implicazioni tecniche che ne derivano. Da questa concezione si possono mettere in risalto queste conseguenze: 1) la rottura definitiva dell'ideale obiettivorealistico in ordine all[...]

[...]a rottura definitiva dell'ideale obiettivorealistico in ordine alle conoscenze scientifiche; 2) viene riconosciuto il carattere umanisticocreativo (lavorativo) della scienza stessa in modo da lasciare legittimamente aperto il problema di una distinzione funzionale delle varie tecniche razionali e delle strutture razionali in cui ciascuna di esse si trova a muoversi.
E tanto ci pare giustificata l'interpretazione che abbiamo dato del pensiero di Gramsci che egli stesso scrive: « Occorre dimostrare che la concezione "soggettivistica ", dopo aver servito a criticare la filosofia della trascendenza da una parte, e la metafisica ingenua del senso comune e del materialismo filosofico può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storicistica solo nella concezione delle soprastrutture — (e abbiamo visto quale valore e quale estensione Gramsci conferisse al concetto di soprastrutture) —, mentre nella sua forma speculativa non è altro che un mero romanzo filosofico» 1. Da queste considerazioni complessive mi pare sufficientemente chiaro che per Gramsci il punto fondamentale per cui il materialismo storico costituisce una « novità » tra le opposte metafisiche dell'idealismo e del materialismo, nelle loro diverse e interne sfumature, è proprio nella radicale concezione della storicità.
Come ho già schematicamente accennato, questo orizzonte di pensiero esclude la possibilità di considerare un'obiettività scientifica in senso banalmente realistico, cioè come una descrizione passiva del mondo senza che in esso vi sia considerato l'uomo stesso. Da ciò mi pare, sempre seguendo il tessuto del pensiero di Gramsci, che derivi:
1) Una nuova concezi[...]

[...] dell'idealismo e del materialismo, nelle loro diverse e interne sfumature, è proprio nella radicale concezione della storicità.
Come ho già schematicamente accennato, questo orizzonte di pensiero esclude la possibilità di considerare un'obiettività scientifica in senso banalmente realistico, cioè come una descrizione passiva del mondo senza che in esso vi sia considerato l'uomo stesso. Da ciò mi pare, sempre seguendo il tessuto del pensiero di Gramsci, che derivi:
1) Una nuova concezione dialettica dell'oggettività. Gramsci si domanda: « Pare che possa esistere una oggettività exstrastorica ed exstraumana? Ma chi giudicherà di tale oggettività? », e afferma: «La formu
1 M. S., p. 141.
218 1 documenti del convegno
lazione di Engels che " l'unità del mondo consiste nella sua materialità dimostrata... dal lungo e laborioso sviluppo della filosofia e delle scienze naturali " contiene appunto il germe della concezione giusta, perché si ricorre alla storia e all'uomo per dimostrare la realtà oggettiva. Oggettivo significa sempre " umanamente ogge.tivo ", ciò che può corrispondere esattamente a "storicamente soggett[...]

[...] filosofia e delle scienze naturali " contiene appunto il germe della concezione giusta, perché si ricorre alla storia e all'uomo per dimostrare la realtà oggettiva. Oggettivo significa sempre " umanamente ogge.tivo ", ciò che può corrispondere esattamente a "storicamente soggettivo ", cioè oggettivo significherebbe "universale soggettivo"» 1.
2) Critica al concetto di materia come « substrato » comune a tutto il reale, concezione questa in cui Gramsci riconosce un'ampia permanenza di « pensiero religioso » in senso aristotelicotomista il quale storicamente rivive nell'obiettivismo assoluto del positivismo e nel mito scientista che vi è connesso. Mentre sviluppa questa critica Gramsci scrive: « Secondo la teoria della prassi è evidente che non la teoria atomistica spiega la storia umana, ma viceversa, che cioè la teoria atomistica come tutte le ipotesi e le opinioni scientifiche sono superstrutture » 2.
3) Quest'ultimo punto non è altro che lo svolgimento implicito negli altri due, cioè rifiuto netto e radicale a considerare in un'accezione unilaterale o « obiettivistica » le prospettive scientifiche accettando il processo per cui esse vengono tradotte su un pino metafisico.
Non credo che a questo punto possa sembrare non giustificato l'affermare quanto si accennava all'[...]

[...]uperstrutture » 2.
3) Quest'ultimo punto non è altro che lo svolgimento implicito negli altri due, cioè rifiuto netto e radicale a considerare in un'accezione unilaterale o « obiettivistica » le prospettive scientifiche accettando il processo per cui esse vengono tradotte su un pino metafisico.
Non credo che a questo punto possa sembrare non giustificato l'affermare quanto si accennava all'inizio del nostro ragionamento e cioè che nel pensiero gramsciano il criterio della storicità costituisce il centro metodico che investe ogni ordine di esperienza e ne condiziona il carattere e lo svolgimento, costituendo un permanente elemento critico capace di impedire qualsiasi possibilità di caduta metafisica. Dal canto mio ritengo che questa impostazione debba essere chiarificata ulteriormente in questi termini: ogni posizione del pensiero che esprime e dipana un ordine di esperienza storica non fa che esprimere il movimento stesso del pensiero che in nessuna sua obiettivazione stabilisce un significato assoluto poiché, come razionalità e teoreticit[...]

[...] 162.
Fulvio Papi 219
descrizione formaletrascendentale proprio perché ogni categorizzazione che venga assunta su un piano di obiett_vità corrisponde in concreto solo a determinate fasi e a determinati ordini dell'esperienza medesima: parlare quindi di una legge metodica trascendentale ritengo si possa solo. nel caso si voglia indicare la formalità del carattere ideale di ogni obiettività. di pensiero. Cosí a me pare che uno storicismo di tipo gramsciano.. abbia il suo necessario riconoscimento metodico in un razionalismo critico, e un razionalismo critico che sviluppi sino in fondo il proprio significato, sfuggendo a qualsiasi rischio di platonismo, trovi il proprio inveramento e la propria fecondità soltanto in una integrale concezione storicistica. In una prospettiva di questo genere, io penso, è possibile riportare, con assai piú facilità e sottigliezza che nei concetto troppo vasto e generico di superstruttura, il movimento metodico della scienza con i suoi problemi interni, le sue tecniche, quale Gramsci stesso aveva chiaramente indi[...]

[...]viluppi sino in fondo il proprio significato, sfuggendo a qualsiasi rischio di platonismo, trovi il proprio inveramento e la propria fecondità soltanto in una integrale concezione storicistica. In una prospettiva di questo genere, io penso, è possibile riportare, con assai piú facilità e sottigliezza che nei concetto troppo vasto e generico di superstruttura, il movimento metodico della scienza con i suoi problemi interni, le sue tecniche, quale Gramsci stesso aveva chiaramente individuato 1.
3. Ora che ho cercato di delineare la portata della concezione della storicità nel pensiero di Gramsci seguendone l'interno sviluppo, mi pare giusto tentare di precisarne ulteriormente l'individualizzazione pro cedendo a descriverne il carattere dal punto di vista « al di fuori » della stretta prospettiva gramsciana.
Sempre da Luporini viene osservato giustamente che lo storicismo di Gramsci appare improntato ad un prevalente carattere antropocentrico e che la componente naturalistica, fondamentale in una prospettiva marxista, appare in secondo piano anche se, come abbiamo veduto, non è affatto ignorata. Di questa consapevolezza se ne ha la riprova, ad esempio, quando Gramsci afferma che la scienza nasce da una struttura di bisogni obiettivi. In particolare egli scrive: «Tutta la scienza è legata ai bisogni, alla vita, all'attività dell'uomo. Senza l'attività dell'uomo, creatrice di tutti i valori, anche scientifici, cosa sarebbe 1"` oggettività" ? Un caos, cioè niente, il vuoto, se pure cosí si può dire, perché realmente, se si immagina che non esiste l'uomo, non si può immaginare Ia lingua e il pensiero. Per la filosofia della prassi l'essere non può essere disgiunto
1 ANTONIO BANFI, L'Uomo copernicano, Milano, 1949, pp. 234242 e passim.
220 I documenti del co[...]

[...] pensiero. Per la filosofia della prassi l'essere non può essere disgiunto
1 ANTONIO BANFI, L'Uomo copernicano, Milano, 1949, pp. 234242 e passim.
220 I documenti del convegno
dal pensare, l'uomo dalla natura, l'attività dalla materia, il soggetto dall'oggetto; se si fa questo distacco si cade in una delle tante forme di religione o nell'astrazione senza senso » 1. Dopo aver riassunto ancora una volta alcuni elementi fondamentali del pensiero gramsciano ci pare a maggior ragione che l'osservazione avanzata da Luporini sia giustificata. Nello storicismo gramsciano manca, a mio avviso, l'approfondimento di quelle ineliminabili strutture naturalistiche che in ogni momento della storicità si presentano come condizioni, ineliminabili e irriducibili, della storicità stessa 2. Si ha insomma l'impressione che la storicità sia rilevata con eccessiva prevalenza nella sua dimensione umanisticoideale e ciò mi pare si verifichi soprattutto per tre motivi: 1) la mancanza di un ulteriore approfondimento del concetto di struttura che viene concepito sempre nella sua accezione tradizionale come insieme dei rapporti economicosociali e quindi in una dimensione già st[...]

[...]ento del concetto di struttura che viene concepito sempre nella sua accezione tradizionale come insieme dei rapporti economicosociali e quindi in una dimensione già storicamente definita; 2) la costante preoccupazione di non cadere in una delle classiche « figure » del materialismo volgare e metafisico; 3) l'influenza sensibile dell'idealismo crociano come orizzonte filosofico che, come è noto, — almeno nelle opere di cui poteva avere conoscenza Gramsci — non sviluppava il problema dell'economicità in una direzione che accennasse ad una, anche mediata, prospettiva naturalistica.
Ora a me sembra che un'analisi piú radicale dello stesso concetto di struttura, anche se non mi nascondo che si potrebbe parlare di una sua trasformazione, avrebbe condotto a rilevare dimensioni come quelle di consumo vitale di energia, di sesso, di morte che certamente entrano come elementi fondamentali nella costituzione della stessa obiettività storica, ma ciò non pertanto appaiono irresolubili in dimensioni di tipo intellettuale. Con il che si vuol dire che è pi[...]

[...]a lo sviluppo, sottolineando il carattere drammatico della azione etica e politica che, come libertà, introduce nel mondo il regno che l'uomo liberamente si dà determinando esso stesso la propria essenza come un dato possibile e proprio per questo realizzabile.
Tenute presenti queste osservazioni, che non vogliono che essere richiami schematici di tutto un ordine di problemi estremamente complesso, io penso che partendo dalla stessa piattaforma gramsciana sia possibile, valorizzando e sviluppando quel concetto di storicità che abbiamo veduto prevalente e fondamentale, abbozzare una linea di sviluppo per alcune questioni della cultura contemporanea che all'interno di una certa interpretazione del marxismo non paiono aver trovato utilmente la loro soluzione. Dall'analisi rigorosa dello stesso concetto di sov.astruttura (e anche mettendo in evidenza alcune brevi analisi gramsciane), penso sia necessario mettere in luce il tema fondamentale del razionalismo critico e cioè la concezione dell'autonomia ideale del pensiero — intesa ovviamente come mero momento trascendentale — il quale non cadendo mai nell'assunzione realistica di se stesso come « fatto obiettivò » non solo evita qualsiasi forma di idealismo, ma diviene il criterio metodico che permette di comprendere e di valorizzare nel loro senso specifico il vario e dinamico articolarsi delle esperienze secondo sintesi pragmaticorazionali che esigono, ciascuna, il proprio patrimonio logicolinguistico e genericamente[...]

[...]ucano a nuove forme di razionalismo astratto, quanto piú la dimensione della storicità opera come continua coscienza del limite, come richiamo, anche per un'infinita serie di mediazioni, ad un compito che gli uomini svolgono nella propria vita e nella propria storia per un risultato che s'innesti nella vita stessa come arricchimento e nuova storia.
Per conchiudere: dalla concezione della storicità, cosí come viene delineata dal fecondo pensiero gramsciano, e in cui il mantismo si dispiega nel suo proprio carattere originale (una volta che si sia tenuto conto della necessità di sviluppare piú a fondo quella dimensione natu ralistica che ad una concezione della storicità si deve connettere), si ritrovano tutti gli elementi fondamentali per costituire il centro metodico d'innesto in cui le nuove esperienze filosofiche trovino il loro invera mento universale e scontino, senza residui, il rischio di nuove evasioni metafisiche. Cosí concepito il pensiero di Antonio Gramsci si presenta come un elemento che volge verso la risoluzione di quella cris[...]

[...]inale (una volta che si sia tenuto conto della necessità di sviluppare piú a fondo quella dimensione natu ralistica che ad una concezione della storicità si deve connettere), si ritrovano tutti gli elementi fondamentali per costituire il centro metodico d'innesto in cui le nuove esperienze filosofiche trovino il loro invera mento universale e scontino, senza residui, il rischio di nuove evasioni metafisiche. Cosí concepito il pensiero di Antonio Gramsci si presenta come un elemento che volge verso la risoluzione di quella crisi storica e filosofica che, al di fuori di facili ottimismi, è il carattere fondamentale del nostro tempo e del nostro pensiero, divenendo cosí la coscienza universale di una ritrovata libertà.
1 LUDOVICO GEYMONAT, Saggi di filosofia neorazioszalistica, Torino, 1953, soprattutto pp. 1526 e pp. 5566; GIULIO PRETI, Praxis ed empirismo, Torino, 1957.



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Vaccaro, La dialettica quantità-qualità in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: Nicola Vaccaro

LA DIALETTICA QUANTITÀQUALITÀ IN GRAMSCI

La « concretizzazione » della legge hegeliana della quantità che diventa qualità viene definita da Gramsci1, nel corso del suo esame critico del Saggio popolare di Bukharin, come nodo teorico; egualmente la connessione costante della quantità alla qualità è ritenuta da lui la parte più originale e feconda forse della filosofia della prassi2. Infine un’altra osservazione va tenuta presente che « nella fisica non si esca mai dalla sfera della quantità altro che per metafora » 3.

In queste tre indicazioni sono contenuti a mio parere i termini essenziali della problematica che Gramsci svolge intorno alla dialettica quantitàqualità.

Ma per potere procedere nella nostra analisi è necessario partir[...]

[...]critico del Saggio popolare di Bukharin, come nodo teorico; egualmente la connessione costante della quantità alla qualità è ritenuta da lui la parte più originale e feconda forse della filosofia della prassi2. Infine un’altra osservazione va tenuta presente che « nella fisica non si esca mai dalla sfera della quantità altro che per metafora » 3.

In queste tre indicazioni sono contenuti a mio parere i termini essenziali della problematica che Gramsci svolge intorno alla dialettica quantitàqualità.

Ma per potere procedere nella nostra analisi è necessario partire da alcune constatazioni.

Un esame delle categorie in questione, come di qualsiasi altra categoria filosofica usata dal Gramsci, può essere condotto solo tenendo presente quel che costituisce uno dei punti centrali del pensiero filosofico di Gramsci: l’identificazione piena, completa della dialettica come teoria della conoscenza, in cui « i concetti generali di storia, di politica, di economia si annodano in unità organica». Si tratta di una identificazione che poggia sulla coscienza chiara della autonomia e della324

I documenti del convegno

novità assoluta della filosofia della prassi, che nella sua dialettica realizza il superamento deiridealismo e del materialismo tradizionale, espressioni, come Gramsci stesso dice, delle vecchie società. Ci troviamo cosi di fronte ad un punto che solo può farci intendere quanto intima ed insci[...]

[...]one piena, completa della dialettica come teoria della conoscenza, in cui « i concetti generali di storia, di politica, di economia si annodano in unità organica». Si tratta di una identificazione che poggia sulla coscienza chiara della autonomia e della324

I documenti del convegno

novità assoluta della filosofia della prassi, che nella sua dialettica realizza il superamento deiridealismo e del materialismo tradizionale, espressioni, come Gramsci stesso dice, delle vecchie società. Ci troviamo cosi di fronte ad un punto che solo può farci intendere quanto intima ed inscindibile sia la connessione fra il momento della concezione ed il momento metodico, presenti in ogni categoria della dialettica. Infatti Gramsci in più luoghi si esprime in maniera esplicita e decisa contro la riduzione della dialettica a sezione della logica formale, in altri termini contro la riduzione della dialettica a logica del movimento in confronto ailla logica della stasi, rappresentata dalla logica formale. Egli avverte cioè che se la dialettica marxista deve essere concepita in tutta la sua novità, le sue categorie da un lato devono essere viste depurate da ogni contenuto speculativo (l’« autoconcetto » ) dall’altro devono essere liberate da ogni valore puramente strumentale, a cui in fondo si riducono la logica e la metodo[...]

[...]gni contenuto speculativo (l’« autoconcetto » ) dall’altro devono essere liberate da ogni valore puramente strumentale, a cui in fondo si riducono la logica e la metodologia formali. Questo non significa negare o sminuire i problemi puramente logici, significa invece collocarli nella loro giusta luce e sulla base del rapporto al contenuto, cioè del valore gnoseologico della categoria.

Per comprendere in tutto il loro valore le indicazioni che Gramsci ci dà a tale proposito richiamiamoci alle riflessioni contenute nella nota intitolata « La tecnica del pensare » \ In tali pagine la considerazione principale è l’affermazione che la dialettica « è un nuovo modo di pensare, una nuova filosofia, ma è anche perciò una nuova tecnica ».

Da questa prospettiva vanno considerati il valore metodico dell’affermazione di Engels che della vecchia filosofia rimane anche la logica formale dopo le innovazioni portate dalla filosofia marxista, ed insieme l’altro problema del rapporto fra « tecnica s> e « pensiero in atto ».

Ogni nuova concezione, prop[...]

[...]lore metodico dell’affermazione di Engels che della vecchia filosofia rimane anche la logica formale dopo le innovazioni portate dalla filosofia marxista, ed insieme l’altro problema del rapporto fra « tecnica s> e « pensiero in atto ».

Ogni nuova concezione, proprio perché tale, implica l'assimilazione di un nuovo procedere logico; cioè il fatto tecnico non può essere separato dal fatto filosofico. Ma se qui ci richiamiamo alla concezione di Gramsci del materialismo storico come filosofia di massa ed al contempo come teoria della conoscenza, due prospettive a mio parere qui si aprono, entrambe a valore storico. Infatti la tecnica che è incor
1 M. S., pp. 5961.Nicola Vaccaro

325

porata nella concezione per il fatto che va considerata come il modo concreto in cui si esprime il nuovo modo di pensare che essa presuppone, ha al contempo valore propedeutico sia come elevazione alla possibilità di innalzarsi ad una concezione razionale, non in senso psicologico, ma in senso storico come lotta contro le storture del senso comune e contro[...]

[...]a tecnica è ben lungi dall’esaurire, ha il suo valore essenzialmente come valore gnoseologico, i cui nessi interni sono condizionati dal rapporto dialettico uomo realtà, nel suo sviluppo. In altri termini decisivo per la comprensione della categoria nella sua dialettica è il contenuto che essa riflette, contenuto però che l’uomo stesso nel suo agire, con la sua prassi contribuisce a creare. E se qui ci si richiama alla interpretazione operata da Gramsci del materialismo storico come storicismo integrale, possiamo allora dire che non esiste una realtà, a sé stante, ma in rapporto con gli uomini che la modificano, per cui nella filosofia della prassi non è scindibile « il pensiero dalla realtà, l’uomo dalla natura, l’attività dalla materia, il soggetto dall’oggetto » 1 proprio in quanto il divenire storico è dato dallo sviluppo delle contraddizioni fra l’uomo e la materia (natura e forze produttive).

Essenziale diviene cosi la mediazione della prassi; d’altra parte se sede della attività umana è la coscienza, la quale è ciò che rende coeren[...]

[...]gno

aH’affermazione di Marx che « l’economia politica, in quanto è borghese, cioè in quanto concepisce l’ordinamento capitalistico, invece che come grado di svolgimento storicamente transitorio, addirittura all'inverso, come forma assoluta e definitiva della produzione sociale, può rimanere scienza soltanto finché la lotta delle classi rimane latente o si manifesta soltanto in fenomeni isolati ».

In tal senso fondamentale è il richiamo che Gramsci fa al passo della prefazione al Capitale in cui viene detto che « gli uomini diventano consapevoli (del conflitto tra le forze materiali di produzione) nel terreno ideologico » estendendo tale considerazione « ad ogni conoscenza consapevole » \ Questo viene a configurare criticamente il valore stesso gnoseologico della categoria della dialettica come momento stesso del reale, nel senso che nella teoria momento metodico e concezione s’incontrano in vista del riconoscimento delle contraddizioni reali alla cui soluzione la teoria guida la pratica. Nello stesso tempo, se ciò costituisce il valore[...]

[...] tale orizzonte critico avente a suo centro il rapporto struttura e sovrastruttura configura decisamente la dialettica quantitàqualità. Ed infatti la dialettica quantitàqualità da un lato è posta come identica al rapporto struttura e sovrastruttura, dall’altro è identificata esplicitamente alla dialettica necessitàlibertà 2.

Si tratta in sostanza di una relazione particolarmente interessante perché, in armonia con tutta la propria concezione, Gramsci cerca cosi di individuare entro il problema generale del divenire storico sulla base della struttura, quali siano le condizioni su cui applicare la volontà individuale e collettiva per promuovere l’affermarsi della libertà, il sorgere della qualità sulla base della necessità, della quantità.

1 M. S., p. 44.

2 Cfr. M. S., pp. 1291.Nicola Vaccaro

327

Non credo si possa intendere a pieno questa impostazione della dialettica quantitàqualità, se non si tengono costantemente presenti la concezione dell’unità di teoria e pratica ed insieme quella che è implicita nella definizione della [...]

[...]vati al centro della discussione che a noi particolarmente interessa, perché qui ci imbattiamo nel rifiuto di una concezione sociologica meccanicistica quale quella contenuta nel Saggio popolare, ma nello stesso tempo si tratta di « concretizzare » la dialettica quantitàqualità rispetto all’idealismo, che da questo punto di vista confina la quantità soprattutto nel campo della natura mentre essa sparisce o tende a sparire nel mondo umano. Quando Gramsci ci dice che « il programma di riforma economica è appunto il modo concreto con cui si presenta ogni riforma intellettuale e morale » 2, ci avverte che la storia della libertà passa attraverso la lotta di classe, passa cioè attraverso la modificazione reale, ad opera della volontà

1 M. S., p. 130.

2 Mach., p. 8.

22.328

1 documenti del convegno

organizzata, delle condizioni per giungere a più alti rapporti fra gli uomini, ad una migliore organizzazione della propria vita da parte dell’umanità associata. Ma tali condizioni non sono arbitrarie né operano deterministicamente. Grams[...]

[...]te che la storia della libertà passa attraverso la lotta di classe, passa cioè attraverso la modificazione reale, ad opera della volontà

1 M. S., p. 130.

2 Mach., p. 8.

22.328

1 documenti del convegno

organizzata, delle condizioni per giungere a più alti rapporti fra gli uomini, ad una migliore organizzazione della propria vita da parte dell’umanità associata. Ma tali condizioni non sono arbitrarie né operano deterministicamente. Gramsci, per stabilire cosa debba intendersi, come debbano essere viste tali condizioni, si richiama alle due note proposizioni contenute nella prefazione al Capitale: 1) L’umanità si pone sempre solo quei compiti che essa può risolvere;... il compito stesso sorge solo dove le condizioni materiali della sua risoluzione esistano già o almeno sono nel processo del loro divenire. 2) Una formazione sociale non perisce prima che non si siano sviluppate tutte le forze produttive per le quali essa è ancora sufficiente e nuovi più alti rapporti di produzione non ne abbiano preso il posto; prima che le condiz[...]

[...]orico. La struttura è quindi l’insieme dei rapporti sociali storicamente determinati, in cui gli uomini si muovono ed operano, è « un insieme di condizioni oggettive che possonoi e debbono essere studiate coi metodi della “ filologia ” e non della 44 speculazione ” » 1. Ma cosa fa della struttura un insieme di condizioni oggettive? O meglio in che senso la struttura è questo insieme? Ci troviamo qui di fronte ad un punto centrale nel pensiero di Gramsci: si tratta infatti dell*interpretazione del concetto di necessità e regolarità nello sviluppo storico, dalla cui novità dipende il legame del materialismo storico con tutto lo sviluppo del pensiero moderno, nel senso che esso permette di porre il tema del soggetto in termini non speculativi, ma storicamente concreti.

Gramsci esclude decisamente che i concetti di necessità e regolarità nel movimento storico derivino dalle scienze naturali. La loro origine invece va ricercata nella metodologia della scienza economica di Ricardo, per cui i concetti di regolarità e di automatismo perdono ogni carattere di determinismo e meccanicismo. Infatti aH’automatismo nel senso nuovo si giunge partendo dalla rivelazione scientifica dell’apparizione storica di determinate forze prodotte dall’operare umano ed aventi un carattere di permanenza.

L’automatismo viene quindi ad essere prodotto storico, risultato deH’operare umano st[...]

[...]ne di partito come educatore che viene educato, ed il concetto di egemonia esteso a tutto il campo della sovrastruttura, vengono ad essere momenti essenziali nello studio del formarsi delle sovrastrutture, nelle quali il momento quantitativo e quello qualitativo perdono ogni traccia di astrattezza speculativa nella misura in cui fissano i gradi con cui da una coscienza puramente economicocorporativa si passa ad un piano « universale », come dice Gramsci, cioè ad un piano dello « spirito », al piano in cui la classe sociale, che sempre332

1 documenti del convegno

più si pone come termine risolutivo della contraddizione, è portata ad esercitare in misura maggiore la propria egemonia, realizzando insieme all’unicità dei fini politici ed economici, un’opera d’unificazione intellettuale e morale, una nuova qualità appunto. Ecco perché ogni movimento di struttura non si traduce immediatamente in un movimento della sovrastruttura. Gramsci avverte più volte di saper distinguere nella struttura i movimenti organici da quelli di congiuntura, ne[...]

[...]al piano in cui la classe sociale, che sempre332

1 documenti del convegno

più si pone come termine risolutivo della contraddizione, è portata ad esercitare in misura maggiore la propria egemonia, realizzando insieme all’unicità dei fini politici ed economici, un’opera d’unificazione intellettuale e morale, una nuova qualità appunto. Ecco perché ogni movimento di struttura non si traduce immediatamente in un movimento della sovrastruttura. Gramsci avverte più volte di saper distinguere nella struttura i movimenti organici da quelli di congiuntura, nella cui valutazione non può però mai essere ignorata la presenza deHoperare umano, cioè i concreti rapporti sociali di forza e partendo da questi gli specifici rapporti politici in senso ampio, a quelli corrispondenti, per cui la presenza della qualità è decisiva. Ma se raccertamento, la misurazione quantitativa non può mai prescindere dall’operare umano, qual è il riflesso filosofico di ciò? A ciò si aggiunga che quantità e qualità nella loro dialettica riflettono, come ogni altra categori[...]

[...] prescindere dall’operare umano, qual è il riflesso filosofico di ciò? A ciò si aggiunga che quantità e qualità nella loro dialettica riflettono, come ogni altra categoria del materialismo storico, sempre un rapporto uomomateria, (ed è proprio su questo terreno che la filosofia della prassi si stacca decisamente dairidealismo che vede il movimento della categoria come movimento di un puro spirito) e lo sviluppo delle loro contraddizioni, per cui Gramsci afferma che il misurabile si misura appunto con metodi « di accertamento universalmente soggettivi, cioè appunto oggettivi » 1.

Ci troviamo di fronte ad un problema che non può essere certo esaurito in questa sede, tanta è la ricchezza della sua problematica, ma di cui non possiamo non fare cenno qui, proprio per chiarire il tema stesso preso in esame, la dialettica quantitàqualità. Teniamo presente innanzi tutto che il superamento del determinismo è una necessità imposta dalla fase superiore che attraversa il movimento operaio colle sue lotte; e ciò, dal punto di vista deH’indicazione teo[...]

[...]zione reale che viene operata.

Ma proprio per far ciò la teoria è lotta ideologica e quindi modificazione delle coscienze. In tal senso l’oggettività ècategoria storica, che passa anche essa per il rapporto struttura e sovrastruttura, proprio in quanto è, come dicevamo, lotta per l'unificazione morale ed intellettuale, mentre solo al limite, cioè nella prospettiva del regno della libertà, noi abbiamo l’attualità dello « spirito », definito da Gramsci in polemica antiidealistiea, punto di arrivo e non di partenza.

Gramsci cosi si colloca su una posizione che esclude sia un’adaequatio che la creazione assoluta deiridealismo; non solo, ma la consapevolezza che si raggiunge delle leggi dell’agire umano non è scoperta individuale, ma consapevolezza critica di classe, in quanto essa è la presa di coscienza deiromogeneità di azione raggiunta sulla base dell’organizzazione della volontà in vista di fini comuni e in rapporto a condizioni determinate, per cui la razionalità della teoria è la rispondenza non meccanica, ma potenziatrice della volontà individuale.

In tal senso il rapporto fra necessità e libertà non pa[...]

[...]ne statistica di semplice descrizione delle relazioni fra una presunta legge e la volontà individualisticamente considerata, ma rimanda all’unificazione cosciente, per cui la legge stessa alla fine sparisce perché ne sono state modificate le condizioni. In sostanza il rapporto soggettooggetto è un rapporto attivo, storico, per cui anche la cosiddetta oggettività del mondo esterno viene a collocarsi in una nuova luce. Se teniamo presente quel che Gramsci dice1, vediamo che non solo è qui fuori discussione ogni posizione idealistica, in quanto riducibile sempre aH’assurdo solipsistico, ma che egli del pari respinge l’affermazione del senso comune avente carattere di materialismo metafisico, benché esso concluda « materialmente nello stesso modo » della filosofia della prassi. Qui ovviamente c’imbattiamo nella questione delle scienze naturali e quindi nella grossa questione della dialettica della natura che qui solo sfioreremo. Ricordiamoci che nei limiti della presente ricerca questo problema a noi interessa principalmente per poter

1 Af. S[...]

[...]o, benché esso concluda « materialmente nello stesso modo » della filosofia della prassi. Qui ovviamente c’imbattiamo nella questione delle scienze naturali e quindi nella grossa questione della dialettica della natura che qui solo sfioreremo. Ricordiamoci che nei limiti della presente ricerca questo problema a noi interessa principalmente per poter

1 Af. S., pp. 5455.334

1 documenti del convegno

spiegarci il perché deH’affermazione di Gramsci che in fisica dalla quantità non si esce se non per metafora. Ora, se la scienza è vista principalmente come un « rapporto fra uomo e realtà con la mediazione della tecnologia » (come tecnologia va considerato non solo lo strumento materiale, ma anche lo strumento mentale), questo comporta un unica dialettica, la dialettica fra uomo e natura, la dialettica fra i processi naturali e l’attività dell uomo che indaga la natura stessa. Ma questa indicazione generale è ancora insufficiente, se non teniamo conto del perché l’oggettivo va storicamente considerato anche nel campo delle scienze. Il pun[...]

[...]nologia » (come tecnologia va considerato non solo lo strumento materiale, ma anche lo strumento mentale), questo comporta un unica dialettica, la dialettica fra uomo e natura, la dialettica fra i processi naturali e l’attività dell uomo che indaga la natura stessa. Ma questa indicazione generale è ancora insufficiente, se non teniamo conto del perché l’oggettivo va storicamente considerato anche nel campo delle scienze. Il punto di vista da cui Gramsci si colloca è quello umano, nel senso che per l’uomo non esiste altro punto di vista che quello delluomo. In tal senso due sono gli aspetti su cui va richiamata l'attenzione : da un lato che ciò che non entra nella storia è un nulla storico, ma non nulla, dall’altro che la conoscenza scientifica ha il proprio centro, la propria essenzialità nel metodo sperimentale come unità sempre più perfetta di teoria e pratica, per cui la scienza stessa è una categoria storica, che cosi non ha mai il carattere di definitività. Come allora avviene la conoscenza scientifica? Il problema è questo: che se è ve[...]

[...]uomo natura, lungi dal pretendere di fissare uno schema logico entro cui racchiudere i processi naturali, non può prescindere dalla prassi umana associata, cioè dal legame che vi è fra il processo naturale e il suo posto rispetto l’insieme della società, cioè la sua utilizzazione come momento delle forze materiali di produzione.Nicola Vac caro 335

Il rapporto struttura sovrastruttura non può cosi non influenzare la stessa scienza. Ed infatti Gramsci esplicitamente dice che « il passaggio dalla necessità alla libertà avviene per la società degli uomini e non per la natura ( sebbene potrà avere conseguenze sulla intuizione della natura, sulle opinioni scientifiche ecc.) » \

Per quanto siamo venuti dicendo, allora la dialettica quantitàqualità non è processo che riguardi mai la natura in sé presa e quindi la fisica come tale, e specialmente una particolare concezione della fisica, ma riguarda lo sviluppo del rapporto uomo e natura, cioè il momento in cui nel nostro operare sulla natura instauriamo un rapporto di conoscenza e quindi di do[...]



da [Gli interventi] G. D. Obickin in Studi gramsciani

Brano: G. D. Obkkm

Nel mìo brevissimo intervento a questo Convegno dedicato alio studio della azione e del pensiero di Gramsci vorrei innanzi tutto sottolineare quanto nella Unione Sovietica questo grande figlio del popolo italiano sia profondamente apprezzato quale acuto pensatore, strenuo combattente ed eminente teorico del marxismoleninismo.

I sovietici tutti amano la figura di Gramsci che considerano il primo leninista che l’Italia abbia avuto ed il primo che in questo paese abbia saputo cogliere la importanza storica della Rivoluzione socialista d’ottobre. I sovietici riconoscono in Gramsci l'eminente rappresentante del marxismoleninismo, l’uomo che ha avuto la capacità di sviluppare questa nuova dottrina in relazione ai compiti che si ponevamo alla classe operaia e al popolo italiano nel quadro di una nuova epoca storica.

Nel modo stesso in cui Gramsci affrontava la sostanza del marxismoleninismo e lo studio dei problemi fondamentali ad esso connessi si rivela il suo vivo pensiero creatore, la sua mente acuta volta alla ricerca di vie e metodi nuovi idonei a 'risolvere i problemi che venivano maturando.

Avendo assimilato l’essenziale della dottrina marxistaleninista, Gramsci si impegnò a fondo contro ogni deformazione della sostanza rivoluzionaria di essa, contro il revisionismo cosi come contro il dogmatismo e il tentativo di trasformare il marxismo in un insieme di formule cristallizzate e avulse dalla realtà.

II legame indissolubile della teoria e della pratica, la ricerca della verità compiuta atraverso uno studio concreto e profondo della realtà nel suo sviluppo, alla luce del marxismoleninismo, la inflessibilità rivo550

Gli interventi

iuzionaria cotituiscono il tratto caratteristico che contraddistingue la ricerca teorica e l'attività pratica di G[...]

[...]ivo di trasformare il marxismo in un insieme di formule cristallizzate e avulse dalla realtà.

II legame indissolubile della teoria e della pratica, la ricerca della verità compiuta atraverso uno studio concreto e profondo della realtà nel suo sviluppo, alla luce del marxismoleninismo, la inflessibilità rivo550

Gli interventi

iuzionaria cotituiscono il tratto caratteristico che contraddistingue la ricerca teorica e l'attività pratica di Gramsci e che fa di lui il vero leninista come è stato messo chiaramente in luce dalla pregevole relazione dell’on. Togliatti.

Permettete che io mi (soffermi brievemente sul giudizio che Gramsci forni intorno alla Rivoluzione d’ottobre. In Italia questo problema ha già appassionato molto nei suoi vari aspetti numerosi studiosi; credo tuttavia che spetti anche agli storici sovietici il compito di approfondire questa ricerca e di lavorare in questa direzione.

Si tratta in realtà di un duplice problema, il primo investe direttamente la valutazione che Gramsci ha fornito della Rivoluzione d’ottobre; i1 secondo l’influenza che quell’avvenimento ha esercitato sullo sviluppo generale delle concezione gramsciane.

Mi limiterò al primo di questi problemi. È da rilevare innanzi tutto che Gramsci ha individuato con estrema acutezza e profondità l’essenza della Rivoluzione d’ottobre; egli ha compreso la portata storica universale di una rivoluzione che ha aperto una nuova epoca nella storia dell'umanità; egli ha saputo esprimere il più elevato giudizio sulla lotta eroica del proletariato russo, sui grandi sacrifici che esso ha saputo affrontare dando, secondo l’espressione di Gramsci, « un grande contributo alla storia».

Gramsci ha valutato giustamente sotto ogni aspetto la funzione svolta dal partito bolscevico nel fare con la sua opera, sotto la guida di Lenin, « dello Stato dei soviet lo Stato di tutto il popolo russo ».

Proprio perché intuiva l'importanza per il proletariato di tutto il mondo della lotta che gli operai russi conducevano in difesa della loro rivoluzione, del giovane Stato dei soviet, contro l'intervento straniero e il movimento contrarivoluzionario interno, Gramsci seppe lanciare con tutta la sua passione l'appello ai lavoratori italiani perché non risparmiassero il l'oro fraterno aiuto ai popo[...]

[...]o giustamente sotto ogni aspetto la funzione svolta dal partito bolscevico nel fare con la sua opera, sotto la guida di Lenin, « dello Stato dei soviet lo Stato di tutto il popolo russo ».

Proprio perché intuiva l'importanza per il proletariato di tutto il mondo della lotta che gli operai russi conducevano in difesa della loro rivoluzione, del giovane Stato dei soviet, contro l'intervento straniero e il movimento contrarivoluzionario interno, Gramsci seppe lanciare con tutta la sua passione l'appello ai lavoratori italiani perché non risparmiassero il l'oro fraterno aiuto ai popoli della Russia. Questo aiuto fu dato e il popolo sovietico non lo dimenticherà mai.

Gramsci concludeva benissimo che la vittoria della controrivoluzione e deirintervento straniero in Russia avrebbe significato sciagure incalcolabili non solo per il popolo russo ma per tutti i popoli d'Europa. Inquadrando ia lotta del popolo russo in difesa della sua rivoluzione in un generale movimento mondiale di liberazione egli poteva affermare che « impedire la vittoria della reazione in Russia significa salvare lesiG. D. Obickin

551

stenza della civiltà europea, significa salvare la vita degli uomini di Europa ».

Se Gramsci intuiva chiaramente quale fosse il valore permanente della Ri[...]

[...]raniero in Russia avrebbe significato sciagure incalcolabili non solo per il popolo russo ma per tutti i popoli d'Europa. Inquadrando ia lotta del popolo russo in difesa della sua rivoluzione in un generale movimento mondiale di liberazione egli poteva affermare che « impedire la vittoria della reazione in Russia significa salvare lesiG. D. Obickin

551

stenza della civiltà europea, significa salvare la vita degli uomini di Europa ».

Se Gramsci intuiva chiaramente quale fosse il valore permanente della Rivoluzione d’ottobre per tutti i paesi, seppe altresi discernere le particolarità specifiche della rivoluzione come si veniva attuando in Russia. Proprio per questo egli piote va sostenere la necessità di una assimilazione creativa della esperienza dei popoli della Russia, esperienza da non proporsi semplicemente come un modello al quale adeguarsi con una operazione meccanica.

L’atteggiamento di Gramsci nei confronti della Rivoluzione d’ottobre esprime chiaramente i principi dell’internazionalismo proletario, elemento essenziale d[...]

[...]ramente quale fosse il valore permanente della Rivoluzione d’ottobre per tutti i paesi, seppe altresi discernere le particolarità specifiche della rivoluzione come si veniva attuando in Russia. Proprio per questo egli piote va sostenere la necessità di una assimilazione creativa della esperienza dei popoli della Russia, esperienza da non proporsi semplicemente come un modello al quale adeguarsi con una operazione meccanica.

L’atteggiamento di Gramsci nei confronti della Rivoluzione d’ottobre esprime chiaramente i principi dell’internazionalismo proletario, elemento essenziale del leninismo, che sostanzia profondamente tutto il pensiero di Gramsci.

Ma la sua comprensione del significato storico della Rivoluzione d’ottobre va ben oltre i limiti della politica se a questo termine attribuiamo il significato più ristretto: Gramsci ha compreso tra i primi la portata generale, umana, vorrei dire filosofica ohe la Rivoluzione d’ottobre ha avuto ed ha come primo atto di quella rivoluzione sociale, culturale, morale che può e deve unificare l’umanità in una società senza classi, nella società comunista.

Ricca è nell'Unione Sovietica la produzione di studio sullazione e sul pensiero di Gramsci. Agli studi originali si è accompagnata la traduzione di scritti italiani e prima di tutti quelli di Togliatti. Viene attenta mente seguito quanto si viene scrivendo in Italia su Gramsci e questi contributi sono da noi tradotti. È di questi giorni la traduzione di uno scritto di Mario Alleata. È in corso ora nell’Unione Sovietica la pubblicazione di tre volumi delle opere scelte di Gramsci accompagnate da una prefazione deU’on. Togliatti ha espressamente redatto per l’edizione russa. Il primo volume raccoglie gli scritti di Gramsci pubblicati sull'Ordine Nuovo e sulla edizione piemontese delXAvanti! negli anni 191920 e reca in appendice lo studio del ’27 su Alcuni aspetti della quistione meridioniale. Il secondo volume presenta le lettere scritte dal carcere ai parenti e agli amici. Il terzo volume comprende una scelta dai Quaderni del carcere. Il lavoro di questo terzo volume non è ancora compiuto perché la scelta presenta per noi particolari difficoltà. Esso sarà diviso in quattro sezioni dedicate agli scritti dei problemi del materialismo storico, ai problemi della rivoluzione, ai problemi di storia e po552

Gli i[...]

[...]non è ancora compiuto perché la scelta presenta per noi particolari difficoltà. Esso sarà diviso in quattro sezioni dedicate agli scritti dei problemi del materialismo storico, ai problemi della rivoluzione, ai problemi di storia e po552

Gli interventi

litica, e ai problemi culturali. Questa edizione l'a cui tiratura sarà notevdlmente alta permetterà al popolo sovietico di apprezzane come merita la vita, il pensiero' e l’azione di Antonio Gramsci.

Questo convegno, che si è rivelato cosi proficuo, costituisce indubbiamente un grande avvenimento nella vita ideologica del movimento operaio internazionale, un grande contributo allo sviluppo del pensiero d’avanguardia sui problemi della cultura, della storia, della filosofia. Per gli uomini di cultura sovietica esso costituirà un nuovo stimolo a studiare la grande eredità di Gramsci.

Tanto più sentito e sincero è il mio cordiale ringraziamento agli organizzatori del Convegno per avermi dato la possibilità di partecipare ai suoi lavori.



da [Gli interventi] Jean Desanti in Studi gramsciani

Brano: [...]lèmes réels que les hommes se posent, mais dune manière parallèle au monde.554

Gli interventi

Les deux iign.es, ceille que les hommes suivent dans leur vie quocidiemme, et celle que le phiiosophe suit dans son cheminement spéculatif, ne se rencontrent pas; toujours parallèles, elles ne se rencontrent mème pas à l’infini. Le phiiosophe va <sa vie, le monde va sa vie; et aitisi la philosophie se détache absolument du monde.

Or, à travers Gramsci on voit apparatore une autre philosophie, une autre figure de phiiosophe. On peut dire de Gramsci que lui aussi est un phiiosophe universel, et de lui aussi je dirais, à juste titre, quii a été le fonotionnaire de l’humanité, mais dune autre manière, dune manière révolutionnaire, par rapport aux desseins du phiiosophe de tyipe traditioninel.

En effet, voyons d’aibord ce quii en est de ioette fameuse naiveté dont le phiiosophe de tyipe husserlien prétend se séparer, dont il prétend faire la critique radicale, oecte naiveté du « vulgaire ». Comme fa montré Luporini, Gramsci ne méprise pas la naiveté. Au contraire; et dans ce sauri qu’il a de la 'naiveté il <n’y a pas seulement la volonté[...]

[...]sophe universel, et de lui aussi je dirais, à juste titre, quii a été le fonotionnaire de l’humanité, mais dune autre manière, dune manière révolutionnaire, par rapport aux desseins du phiiosophe de tyipe traditioninel.

En effet, voyons d’aibord ce quii en est de ioette fameuse naiveté dont le phiiosophe de tyipe husserlien prétend se séparer, dont il prétend faire la critique radicale, oecte naiveté du « vulgaire ». Comme fa montré Luporini, Gramsci ne méprise pas la naiveté. Au contraire; et dans ce sauri qu’il a de la 'naiveté il <n’y a pas seulement la volonté d’affirmer son lien organique aux masses populaires, pas seulement la volonté d’affirmer son lien avec le peuple qui souffre et dont « le sens commun » contient déjà, en première approximation, un élément de connaisìsance.

'Il y a aussi, il ime semble, que'lque chose de plus profond: te sauci réfléchi et dólibéré de ramener les idées à leur origine, de ies comprendre en fonction de leur racine dans la pratique.

Saisir la naiveté populaiire, saisir la première expression qu[...]

[...]oilà me semblentil un souci en lui mème déjà philasophique.

Ce souci me semble toutàrfait fondé et de nature à éviter au phiiosophe de profession quelques mécomptes. On sait, en effet, qu’un problème tourmente le phiiosophe; celui du commencement de la philosophie, de 'la déterminati'On de la philosophie comme prò jet de vérité pur de tout préjugé: le problème d’une philosophie sans présuppositions, comme disait Husserll.

Cette prétention, Gramsci mentre comment elle s’effondre. Il n’y a pas de commencement absolu de la philosophie, mais il y a toujours,Jean De santi

555

déjà élaborée, une certaine philosophie, un oertain degré de philosophie, une « philosophie commune ». Chacun y a accès du fait mème qu’il partecipe d’un mouvement de culture en voie de conisititution, et du fiait que ce mouvement cherche son chemin vers la .claire conscience et la forme d’expression universelle que peut lui donner la pensée par concepts.

Une formule revient à plusieurs raprises sous la piume de Gramsci : « c’est — ecritil, — l’homme qui phil[...]

[...]jours,Jean De santi

555

déjà élaborée, une certaine philosophie, un oertain degré de philosophie, une « philosophie commune ». Chacun y a accès du fait mème qu’il partecipe d’un mouvement de culture en voie de conisititution, et du fiait que ce mouvement cherche son chemin vers la .claire conscience et la forme d’expression universelle que peut lui donner la pensée par concepts.

Une formule revient à plusieurs raprises sous la piume de Gramsci : « c’est — ecritil, — l’homme qui philosophe ».

C’est une idee profonde, si nous réfléchissons au contenu que présente dans la pensée de Gramsci la notion d’homme. L’homme, pour lui, est rhomme historique, l’homme social, qui se développe lui mème, qui fait rapprentissage de lui mème et de ses moyiens de connaissance dans les actes par lesquels il afEronte le monde et l!es problèmes que k société lui pose. Dire que « c’est l’homme qui philosophe », c’est donc comprendre la philosophie cornine phénomène de culture, camme élémente en développement au sein de la conscience sociale, élément capable de se refléchir soimème en réfléchissant ce développement.

Si nous creusons un peu cette idee, nous allons voir alors apparaìtre une sèrie [...]

[...]sons un peu cette idee, nous allons voir alors apparaìtre une sèrie de oonséquences fondamentales.

Et en premier lieu celieci. Si ce qui vient d’ètre dit est vrai, alors il existe un sens fort du mot philo'sophie. La philoisophie ne peut plus ètre seulement l’oeuvre d’un penseur solitaire qui repenserak le monde pour soi et dans la paix id’un mouvement de réflexion qu’aucun souci du monde ne viendrait jamais troubler.

> La philosophie pour Gramsci est un mouvement réel, socialement constitué, au cours duquel s’affrontent et deviennent conscients les confiits qui opposent les claisses sociales dans une formation économique et sociale donnée prise à un stode donné de son développement.

Gramsci a insistè particulièrement sur cette idée, que la période historique au couds de laquelle une classe sociale se constitué cornine « classe pour soi » et cherche le chemin de l’hégémonie, développe devant soi, pour ainsi dire, un domaine d’idées eneore en devienir, enoore nébuleux, un ensemble d’exigences qui prennent racine dans l’activité pratique des classes en présence et se nourrissent de cette activité.

Ce complexe, que nous pouvons lappeler « idéopradque », constitue la terrain où peuvent prendre naissance les concep'tions élaiborées du monde, dans lesiquelles se tissie, au moyen de [...]

[...]ler « idéopradque », constitue la terrain où peuvent prendre naissance les concep'tions élaiborées du monde, dans lesiquelles se tissie, au moyen de l’usage de la pensée.556

Gli interventi

par ooncepts, un lion organique etntre les instruments objectifs dont ia société dispose, et les projets politiques ©t idéologiques que les classes en lutee proposent pour résoudre ou pour se représenter les contradictions résultant de leur pratique.

Gramsci lindique qute cette élaboration peut ètre l’oeuvre d’un grand penseur individuel. Mais elle ne peut se produire que sur le fond de ce qui a été déjà élaboiré par le développement de la pratique sociale.

On voit que dans cette conoeptioin de la philosophie le moment subjectif, le moment individuel n’est nullement aboli. Il est simple ment pensé dans son contenu, situé comme moment spécifìque dans l’ensemble de l’activité complexe par. laquelle une philosophie est produite en tant quélément aictif, organisateur, d’une culture en devenir.

De là dérive une deuxième idée. S’il est vrai que l[...]

[...]prentissage philoisophiique que ll’humanté ,a déja accompli.

Mais d’autre part, le philosophe doit ètre lié aux luttes concrètes et il doit en traduire le sens, et le mouvement; ou du moins il doit se situer au point où les divers éléments oontradictoires qui constituent la vie et le mouvement de la pratique, se nouent les uns aux autres et s’éclairent en se dévelbppant par leur conflit mème.

Il me semble que c’est lune des originalités de Gramsci d’avoir pensé ces dieux aspects de la philosophie dans leur unité organique.

En analysant la notion d’aotivité et de création philosophique il a montré que l’expression conceptuelle propre au philosophe de profession n’est jamais que méditation vers la réalké concrète. Elle est un moyen en vue de l’élaborer. Mais elle est une médiiation nécessaire, parce que sans elle, cette réalité et la pratique mème quelle engendre resteraient tributaires des représentations immédiates, confuses, fluides et aisément mythiques propres aux formes spontanées de la conscience sociale.Jean Desanti

557
[...]

[...]que l’expression conceptuelle propre au philosophe de profession n’est jamais que méditation vers la réalké concrète. Elle est un moyen en vue de l’élaborer. Mais elle est une médiiation nécessaire, parce que sans elle, cette réalité et la pratique mème quelle engendre resteraient tributaires des représentations immédiates, confuses, fluides et aisément mythiques propres aux formes spontanées de la conscience sociale.Jean Desanti

557

Mais Gramsci me se borne pas à affirmer l’exigence dune telle unité. Son souci a été de montrer comment cette unité sopóre dune manière diffèrendée à chaque moment de l’histoire, comment en elle se constiate l’unké de la théoriie et de la pratique, et comment elle exprime par là le mouvement de rhistoire.

Or, si l’on se place, camme Gramsci, au point de vue du développement 'social, il est clair qu’une telle unité ne sapere pas de la mème manière ni au mème niveau dans toutes les formations sooiales, ni dans une «formation sociale donnée, à tous les moments de son devenir.

Il peut amver que cette unité se brise ou qu’elle ne puisse pas se oonstituer. Dans ce cas l'a philosophie se déploie coimme activité abstraite, aliónée, ignorante dellemème, de son mode dapprentissage, de son mode de développement; elle se déploie comme pure spéculation. Mème alors elle continue d’exprimer le mouvement de la pratique; mais le contenu coner[...]

[...]. Alors, mème si elle a trouvé son expression réfléchie sous la forme la plus abstraite, mème si, dans cette expression, des aspects entiers du réel ont été trahis ou mutilés, la philosophie peut devenir l’affaire de tous, par ce coté pratique qu’elle développe.558

Gli interventi

Cette capacité die s’investir dans l’histoire, d’y revenir dune manière cydiq.ue aprés en avoir exprimé des exigences, est le oaractère qui distingue aux yeux de Gramsci, une grande philosophie.

De ce point de vaie, n est pas nécessairement un grand philosophe celui qui a exprimé les idées les plus rares, mais celui qui a ouvert à à son temps et aux générations suivantes des peinspectives capables de bouleverser leur oonseience, de transformer leur mode d’accès à la culture, de changer leur rapport universel et historique iau monde.

Il est possibile qu’un tei philosophe ait parie le langage techniquement élaboré par les philosophes du passé. Ainsi fit Descartes, ainsi fit Hegel. Mais il est possible aussi qu’il ait parie le langage de tous, quii ait été[...]

[...] leur rapport universel et historique iau monde.

Il est possibile qu’un tei philosophe ait parie le langage techniquement élaboré par les philosophes du passé. Ainsi fit Descartes, ainsi fit Hegel. Mais il est possible aussi qu’il ait parie le langage de tous, quii ait été, pour ainsi dire, un philosophe public, et looncrètement universel. Ainsi furent par exemple les encyclopédistes frangais, et particulièrement Diderot.

Il me semblte que Gramsci a été un penseur de cette espèce, un philosophe universel, mais dun type nouveau. 11 a porté le langage de tous au degré d elaboration sufìisant pour qu en étant repensé, repris, retenu, il puisse tranformer la consicience des hommes et orienter la pratique.

Et cette remarque me conduit à la troisiéme et derniére idée.

Gramsci viviait, et nous vivons aussi après lui, dans un temps où cette unité qu’il cherchait entre la pure universalité du concept et sa racine pratique passe nécessairement par la mèdiation des luttes du prolétariat révolutionnaire. C’est là une donnée objective du développement historique.

Dès ce moment la figure du philosophe qui se veut pratique, change de nature, par rapport à celle qui était donnée dans le passé.

II n’est plus question seulement de porter au grand jour les idées qui eheminent dans les masses.

III n’est plus question seulement d elaboirer une doctrine qui servirà de mo[...]

[...]ne donnée objective du développement historique.

Dès ce moment la figure du philosophe qui se veut pratique, change de nature, par rapport à celle qui était donnée dans le passé.

II n’est plus question seulement de porter au grand jour les idées qui eheminent dans les masses.

III n’est plus question seulement d elaboirer une doctrine qui servirà de modèle de pensée, et à laquelle les générations futures devront accommoder leur conduite. Gramsci, au contraire, a reconnu et exprimé avec force que le penseur qui se veut universel doit devenir luimème un moment dans l’organisation et le développement de ce mouvement d’éducation interne et réciproque par lequel la classe révolutionnaire se donne les moyens de conquérir et d’affermir son hégémonie.

Ce qui veut dire que, selon Gramsci, le penseur est universel en tant qu’il devient penseur révolutionnaire, et qu’il est philosophe pratiqueJean Desunti

559

en tant quii devient homme de parti, organiquement lié à l’avant garde de la classe ouvriére.

Gette integration de l’activité proprement philosophique au mouvement réel des classes, n’obscurcit nullement la pureté spécifique de Ila pensée par concepts.

Bien au contraire, lexemple de Gramsci montre avec évidence quelle riguer est alors exigée du philosophe, que'l soin minutiieiux il doit prendre pour dissiper les confusions, suivre les concepts dans leur genèse et leurs connexions, éviter à chaque pas la solidification, la fétichisation toujonrs rienaissante, serrer de près le mouvement des choses mèmes dans leurs complications et leurs ehangements.

Cestàdire que dans ce travail) jamais achevé le moment réflexif où le philosophe prend possiession de ses moyiens de connaissance, où il se rend maitre de sa méthode, doit étire déployé par lui dune manière explicite, ouverte, comb[...]

[...]ite, ouverte, combattive.

Le philosopibe priatique ne sacriifìe rien de ce qui fiait le prix de la pensée théorique. Il nest pas un avare de la pensée, il neconomise rien, aucune démarehe si difficile ou si inhabituelle soitelle, pourvu que sa mise en oeuvre permette de voir mieux la nature des choses et de mieux dominer le devenir social.

Il me semble que c’est là, entre autres choses, le sens des « le^ons de philosophiie » que nous donne Gramsci. Et à propos de Gramsci je reprendrai volontier l’expression du viel idéaliste Husserl.

Le phiilosophe « fonctionnaire de Fhiumanité » ? Soiit. Cest une fière formule.

Mais de Husserl ou de Gramsci qui a été le fonctionnaire de Thumanité? Célui, me sembletil, qui, enfermé dains sa pirison, a pensé cependant dune manière universelle avec son peuple et pour lui. Ce fut Gramsci, et non Husserl.

Telles sont, chers amis, les quelques idées que j’ai voulu vous présenter. Je vous demande de mexcuser de l’avoir fait en frangais. Et je vous remercie de m’avoir donné loccasiion de relire ces textes de Gramsci et de nous avoir procuré, à nous Frangais qui sommes venus à ce Colloque, le plaisir d’apprendre de vous à mieux les connaitre.



da [Gli interventi] Paolo Spriano in Studi gramsciani

Brano: Paolo Spriano

È mia intenzione richiamarmi a quel ipasso degli « Appunti » per la relazione delloin. Togliatti sul 'tema Gramsci e il leninismo nel quale è detto : « ... un grande interesse nei dibattiti di oggi sembra avere il puntò circa la funzione che alla classe operaia era attribuita dal movimento torinese dei consigli di fabbrica». E non per risollevare alcune questioni che, è vero, il movimento operaio italiano, in particolare il movimento comunista ha chiarito, ma piuttosto per cercare di individuare, attraverso il conforto di una indagine concreta, la concezione gramsciana della pdlitica. Essa è appunto, come già ha ricordato il prof. Garin, una continua lezione realistica, un aderire di ogni affermazione gen[...]

[...]e il leninismo nel quale è detto : « ... un grande interesse nei dibattiti di oggi sembra avere il puntò circa la funzione che alla classe operaia era attribuita dal movimento torinese dei consigli di fabbrica». E non per risollevare alcune questioni che, è vero, il movimento operaio italiano, in particolare il movimento comunista ha chiarito, ma piuttosto per cercare di individuare, attraverso il conforto di una indagine concreta, la concezione gramsciana della pdlitica. Essa è appunto, come già ha ricordato il prof. Garin, una continua lezione realistica, un aderire di ogni affermazione generale a momenti e movimenti reali delazione. Credo che, applicando tale metodo a questo problema particolare, noi riusciamo a (liberarlo da ogni astrattezza ed a ricondurlo in quei termini essenzialmente politici in cui Gramsci e il gruppo deW Ordine Nuovo lo intesero.

Potremo cosi evitare quellopera di sollecitazione arbitraria dei testi che proprio Gramsci ripudiava e che si tende, da qualche parte, a fare a sue spese su alcune proposizioni assunte come espressione di affermazioni generali di dottrina, valide universalmente.

Brevemente intendo ricordare che ce un angolo visuale illuminante sulla questione : quello della esperienza stessa della alasse operaia torinese nel primo ventennio del nostro secolo, soprattutto nel decennio giolittiano e .prima della guerra mondiale. Varrà 'la pena di ricordare, infatti, che gli articoli gramsciani dell’Ordine Nuovo, stesi nel fuoco della lotta, in una situazione quale quella del ’19’20, che non ho qui[...]

[...]che parte, a fare a sue spese su alcune proposizioni assunte come espressione di affermazioni generali di dottrina, valide universalmente.

Brevemente intendo ricordare che ce un angolo visuale illuminante sulla questione : quello della esperienza stessa della alasse operaia torinese nel primo ventennio del nostro secolo, soprattutto nel decennio giolittiano e .prima della guerra mondiale. Varrà 'la pena di ricordare, infatti, che gli articoli gramsciani dell’Ordine Nuovo, stesi nel fuoco della lotta, in una situazione quale quella del ’19’20, che non ho qui bisogno di richiamare (anche dopo quanto è stato detto da alcuni relatori e da alcuni intervenuti nella discussione), erano rivolti precisamente a quegli operai538

Gli interventi

torinesi, « in carne ed ossa », per usare una famosa espressione gramsciana, scritti per loro, sulla base della loro esperienza vissuta.

Uno studio sul periodo in cui un proletariato moderino si forma a Torino ed assume via via, con esemplare linearità, i suoi caratteri tipici di proletariato particolarmente omogeneo, concentrato, raccolto prevalentemente attorno alla produzione della grande industria meccanica, rivela alcuni elementi sintomatici. Fra tutti — a parer mio — forse il più significativo è quello di un mancato incontro profondo, rivoluzionario, tra le idee socialiste (e l'organizzazione del Partito) da un lato, ed il moto spontaneo che nasce spesso [...]

[...] in un ambiente socialmente molto più avanzato e complesso di quello del Mezzogiorno.Paolo Spriano

539

Lo stesso sindacalismo rivoluzionario rivelerà, allia prova dei fatti, un distacco non minore di queHo dei riformisti dalla vita di fabbrica, dalla spinta autonoma della classe operaia, rivelerà sostanziallmente il suo carattere piccoloborghese ed intellettualistico.

È ,a questa stregua che acquistano una luce particolare gli scritti gramsciani del 1919, in cui costante è la duplice polemica contro il riformismo e contro iil sindacalismo. Tale polemica, mentre è resa indilazionabile par la situazione estremamente delicata ed urgente, per la chiarificazione che deve sollevare in mezzo .alile masse, si mostra capace di mordere niella reale esperienza, nella psicologia stessa delle masse operaie torinesi. Non è casuale — in proposito — che contro il sindacalismo si muova la più veemente polemica di Gramsci, in questo periodo1 dell’Ordine Nuovo. Si guardi infatti quanta acutezza di giudizio, quanto equilibrio storico, pur nel fuoco d[...]

[...]in cui costante è la duplice polemica contro il riformismo e contro iil sindacalismo. Tale polemica, mentre è resa indilazionabile par la situazione estremamente delicata ed urgente, per la chiarificazione che deve sollevare in mezzo .alile masse, si mostra capace di mordere niella reale esperienza, nella psicologia stessa delle masse operaie torinesi. Non è casuale — in proposito — che contro il sindacalismo si muova la più veemente polemica di Gramsci, in questo periodo1 dell’Ordine Nuovo. Si guardi infatti quanta acutezza di giudizio, quanto equilibrio storico, pur nel fuoco di una polemica politica, contenga una affermazione gramsciana sull’Ordine Nuovo del 1919, mossa dalla preoccupazione, del presente, di indicare proprio nei sindacalisti il maggiore grado di errore, tendente a mettere in guardia la classe operaia torinese dal ripetere esperienze negative di questo tipo. Dice Gramsci appunto nel 1919: «Negare e combattere lo Stato è fatto politico tanto quanto inserirsi nell’attività generale storica che si unifica nel Parlamento e nei Comuni, istituzioni popolari dello Stato... I sindacalisti lavoravano fuori dalla realtà e quindi la loro politica era fondamentalmente errata; i socialisti parlamentaristi lavoravano nell'intimo delle cose, potevano sbagliare, commisero anzi molti e pesanti sbagli, ma non errarono nel senso della loro azione e perciò itrionfarono niella concorrenza».

Questo giudizio storico mi pare di particolare interesse. Ma, per tornare ai problemi d[...]

[...]acalisti, allo stesso modo che, durante la guerra, furono ridotte ad organi di collaborazione di classe dai riformisti.

Si potrebbe ritrovare questo punto di partenza nello stesso modo come si sviluppò la discussione in seno al gruppo dell’Ordine Nuovo, volta a cercare in (Italia il germe che corrispondesse al Soviet russo. Ma, pur540

Gli interventi

restando nell’angolo visuale che ho scelto per questo breve intervento, la predicazione gramsciana si rivela subito con una preoccupazione essenziale, che giustamente ci ricordava l’on. Togliatti : educare il moto spontaneo che sorgeva da questi istituti, creati davvero dalla storia del movimento operaio, « indirizzarlo, purificarlo » — sono parole del Gramsci dei Quaderni —, dargli quell’elemento di direzione che era prima mancato e che aveva segnato una vicenda di insuccessi ricorrenti; purificarlo alimentandolo, per farne una scuola di educazione politica.

Di qui la impostazione di Gramsci, democratica, sul Consiglio, contro la impostazione, burocratica, dei sindacati; di qui quella natura, che Gramsci, ad un certo punto, definiva addirittura di parlamento operaio, riservata alila fabbrica, espressa da questo Consiglio.

In tale quadro, assai più rilevante di una sistematizzazione teorica dei Consigli come organo fondamentale, statuale del nuovo ordine proletario, appare questa azione volta a rendere cosciente la massa di quelli che Gramsci chiamava « i valori teoretici nuovi ». Con tale strumento si voleva concretamente superare il movimento corporativo operaio1, farlo divenire classe dirigente.

È tipico, ad esempio, e sintomatico, l’atteggiamento nei confronti dei tecnici. Gramsci si interessa dell’influenza politica che su di essi può esercitare ‘l’operaio organizzato, tutta La massa operaia, quasi anticipando cosi quei temi sul rapporto tra operai ed intellettuali organici e tradizionali, che svilupperà in seguito, prima indite tesi sulla questione meridionale e poi nei Quaderni.

L’educazione teorica: essa, secondo me, viene anche ad assumere un valore molto importante da un altro punto di vista. La concezione che era apparsa tipica del riformismo nel periodo giolittiano, e anche del sindacalismo, al suo punto di approdo, era stata una concezione che intendeva il [...]

[...]dualista dell’inserimento del movimento operaio nello sviluppo della società borghese; gli altri — i sindacalisti — la concepivano come elemento preparatore, nell’attesa messianica di una soluzione catastrofica. Al fondo, cera un punto comune tra le due concezioni, un corollario pratico: l’inutilità, o peggio, il danno per il movimento operaio di inserirsi in quel processo prima che esso giungesse al suo naturale termine. Era in fondo quella che Gramsci stesso definì come unaPaolo Spriano

541

posizione liberale, la posizione di un liberalismo operaio che aveva dei caratteri idealistici, che aveva dei caratteri profondamente antileninisti.

10 credo che l’azione di educazione, svolta da Gramsci verso gli operai dei Consigli, aveva anche quest’aspetto essenziale, badava a fornire questa lezione: non attendere una conclusione catastrofica, non attendere la fine automatica, spontanea, dello sviluppo del capitalismo, ma inserirsi in un certo processo storico, convincersi che si possono cambiare le cose, che si può direttamente influenzare, accelerare, orientare uno sviluppo risolutivo.

11 Consiglio operaio, dunque, come scuola di preparazione politica, come espressione di coscienza dirigente, in un momento in cui — ed accenno di sfuggita a questo fatto che, però, è dominante — bisogn[...]

[...]are le cose, che si può direttamente influenzare, accelerare, orientare uno sviluppo risolutivo.

11 Consiglio operaio, dunque, come scuola di preparazione politica, come espressione di coscienza dirigente, in un momento in cui — ed accenno di sfuggita a questo fatto che, però, è dominante — bisognava fare presto, in un momento in cui il potere era il problema decisivo.

Penso che, se una grande, permanente, lezione da tale esperienza ricavò Gramsci, essa andò ben all di là delle contingenze di un momento irripetibile, di forme particolari di organizzazione, — momento che, del resto, culminò nellla constatata necessità del partito nuovo, come organo supremo dirigente. Se una grande permanente lezione noi possiamo ricavare dal movimento idei Consigli — e Gramsci prima di tutti ha ricavato — fu di concepire come indispensabile, pur nelle forme via via richieste dalla realtà in movimento, una dialettica continua tra direzione consapevole e spontaneità, una dialettica indispensabile per la presa del potere e soprattutto per iìl suo consolidamento.

Tale la lezione ricavata dal momento felice in cui questa dialettica si è espressa vivissima e fertilissima nella Torino dell’aprile e del settembre 1920, tale anche la lezione tratta dalla sconfitta storica della classe operaia nel 1921.

A questa conquista mi pare legata la elaborazione successiva che G[...]

[...]ua tra direzione consapevole e spontaneità, una dialettica indispensabile per la presa del potere e soprattutto per iìl suo consolidamento.

Tale la lezione ricavata dal momento felice in cui questa dialettica si è espressa vivissima e fertilissima nella Torino dell’aprile e del settembre 1920, tale anche la lezione tratta dalla sconfitta storica della classe operaia nel 1921.

A questa conquista mi pare legata la elaborazione successiva che Gramsci fa del concetto di « egemonia », che è sempre concetto eticopolitico, e mai 'economico, e presuppone proprio la capacità del « nuovo Principe» di farsi dirigente della società civile.

Un ultimo punto mi pare necessario toccare. La esperienza dei Consigli nasce e diventa reale perché traduce, altresì, in una grande leva politicomorale, in azione, un desiderio profondo degli operai che si era già manifestato nel 1917, quel desiderio di fare come in Russia.542'

Gli interventi

Seguire l’esempio sovietico, cercare a Torino i germi del « soviet » e farli sviluppare portava nelle cose la p[...]

[...]nde leva politicomorale, in azione, un desiderio profondo degli operai che si era già manifestato nel 1917, quel desiderio di fare come in Russia.542'

Gli interventi

Seguire l’esempio sovietico, cercare a Torino i germi del « soviet » e farli sviluppare portava nelle cose la polemica contro i riformisti che accusavano i bolscevichi di' essere degli utopisti.

Di qui, le osservazioni che ha fatto l’on. Togliatti, quando ha ricordato come Gramsci avesse compreso essere l’azione di Lenin ad assumere un valore universale. Togliatti ha contrapposto questa giusta valutazione a quella distinzione erronea fatta da Gobetti secondo cui era Trotzki, e non Lenin, il vero europeo della Rivoluzione. Io direi — se mi si permette questa piccola parentesi — che l’osservazione di Togliatti, pur valida, può essere integrata da un’altra che ci fa capire un carattere peculiare dell’opera di Gramsci. Ed è questa: che anche Gobetti, pur apponendo, pur sottoponendo ad un suo paradigma ideaile di rivoluzione liberale la rivoluzione sovietica, comprese — tra i pochi intellettuali borghesi, e non solo borghesi — il carattere profondamente liberatore della rivoluzione d’Ottobre. E 'già nel novembre del 1919, nell suo Energie Nuove, un giornaletto di studenti, ammoniva i nostri nazionaliliberali a inon voler racchiudere negli scherni del passato la Rivoluzione russa, a non nutrire illusioni, a non evocare fantasmi, poiché « ...si tratta — egli iscriveva — di una nuova realtà estremamente costru[...]

[...]ghesi — il carattere profondamente liberatore della rivoluzione d’Ottobre. E 'già nel novembre del 1919, nell suo Energie Nuove, un giornaletto di studenti, ammoniva i nostri nazionaliliberali a inon voler racchiudere negli scherni del passato la Rivoluzione russa, a non nutrire illusioni, a non evocare fantasmi, poiché « ...si tratta — egli iscriveva — di una nuova realtà estremamente costruttiva ».

È lo stesso atteggiamento metodologico del Gramsci di due anni prima, del 1917, sul Grido del popolo. E una ricerca filologica può agevolmente provare quanto il Gobetti del 1919 e del ’20 debba al gruppo del'YOrdine Nuovo, a Gramsci in particolare, per la comprensione della Rivoluzione sovietica, per la correzione dei suoi stessi primi giudizi, quanti caratteri comuni abbia la loro interpretazione pur restando una differenziazione di fondo tra di marxista, da un lato, ed ili giovane liberale crociano, dall’altro.

La parentesi, ora chiusa, può essere stata utile per ritornare, e concludere, al concetto informatore di un Gramsci che svolge già in questi anni un’opera suscitatrice di un nuovo impegno rivoluzionario in Italia. Per ricordare, infine, come i Consigli di fabbrica si situano lungo questa linea storica. Ad essi converrà applicare quella avvertenza che Eugenio Garin proponeva di fronte a tutta l’opera di Gramsci : cogliere, più di una formulazione singola, il ritmo di sviluppo del pensiero, il ritmo di sviluppo deH’azione.



da Norberto Bobbio, Umberto Calosso e Piero Gobetti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]. Studente brillante e studioso precoce, aveva già pubblicato nel 1915 un saggio dantesco, Guido Cavalcanti nel X Canto dell'« Inferno », pubblicato nientemeno ne « Il giornale dantesco ». Ne ho trovato una copia nel suo archivio, con una nota di suo pugno, di qualche anno piú tardi, che comincia cosí: « Saggio di una matricola che aveva per professore il balilla Cian; ma dentro c'è forse un'idea nuova, nata da discussioni col compagno di scuola Gramsci, e di cui sto facendo un libro dal titolo: Il dramma dell'amicizia in Inferno, che dedicherò a Gramsci »'.
Il ricordo continua con questo vivace ritratto fisico: « Con quella sua figura magra e sottile, quel ciuffo di capelli biondicci e gli occhi chiari, mobili e quieti, egli si presentava come un tipo curioso, difficile da definire ». Passando al ritratto intellettuale e morale, gli attribuisce « idee confuse e contraddittorie »; e « un'indigestione di letture tutte all'ultima ora ». Quindi lo paragona, per « l'accento pratico », a Prezzolini (paragone che allora non gli sarebbe dispiaciuto), per la capacità di raccogliere attorno a sé piccoli gruppi di giovani appassionati e dediti alla ca[...]

[...]è che Calosso non collaborò a « Energie nove », come del resto neppure alla seconda rivista gobettiana « La rivoluzione liberale », e si avvicinò sin dai primi mesi della fondazione a « l'Ordine Nuovo » con una lettera aperta al giornale pubblicata il 9 agosto 1919, e ne diventerà assiduo collaboratore quando il settimanale si trasformerà in quotidiano 2. L'unico contributo di Calosso alle riviste gobettiane è un articolo
1 Questo riferimento a Gramsci trova un riscontro nella nota del carcere che Gramsci dedicò allo stesso argomento, a proposito del libretto di V. MORELLO, Dante, Farinata, Cavalcante, Milano, Mondadori, 1927, ora in Quaderni del carcere, Torino, Einaudi, 1975, pp. 522526. La nota manoscritta di Calosso continua cosí: « È il canto dell'"amicizia stellare" dt cui parla Nietzsche a proposito della sua rottura con l'amico Wagner. È il canto di una lontananza da un caro amico da cui la sorte ci ha fatto divergere irrimediabilmente. Dante, che aveva disponibile un altro mondo, ha detto questo in un modo incomparabile. Io devo spiegar tutto questo attraverso la mia esperienza, senza[...]

[...]vimento operaio avrebbe trasformato il dottrinario astratto in un combattente per la buona causa è un tema costante della polemica comunistica nei riguardi dell'attivismo ideologico gobettiano, ed è ormai diventato un luogo comune che la maturazione politica dell'adolescente fondatore di « Energie nove » sia avvenuta attraverso la collaborazione al giornale comunista. Del resto egli stesso riconobbe lealmente quanto dovesse alla sua amicizia con Gramsci e alla conoscenza diretta delle lotte operaie torinesi. A distanza di piú di vent'anni lo stesso Calosso riprende il tema nella prefazione del 1945, anzi ne fa il nucleo centrale della sua rievocazione. Prima del contatto con la classe operaia la cultura di Gobetti era prezzoliniana, gentiliana, missiroliana (« Prezzolini, Gentile, Missiroli: tre uomini senza carattere, interpretati da un giovane di carattere »). Croce venne piú tardi, ma c'erano poi anche Salvemini, Einaudi, Mosca, e i libri del giorno. Se non ci fosse stato l'incontro con « l'Ordine Nuovo » e la classe operaia torinese, tut[...]

[...]di ascendenza cattaneana con un di piú di giovanile ribollimento che gli veniva dalla consuetudine con Alfieri. Occorre dire che sui rapporti fra Gobetti e « l'Ordine Nuovo » Calosso era già intervenuto una volta e piú a lungo, prima
9 'Piú tardi lo stesso Calosso si definirà « cristiano mazziniano » (dalla relazione di Mariangiola Reineri al convegno su menzionato).
VARIETÀ E DOCUMENTI 335
della prefazione del 1945, in un articolo di ricordi gramsciani pubblicato sui
« Quaderni di Giustizia e Libertà » nel 1933 lo. Lontani ormai i tempi della sua collaborazione al giornale dei comunisti torinesi, giudica quella esperienza con simpatia ma anche con un certo distacco e muove a quel foglio lo stesso rimprovero di « dottrinarismo » che da ordinovista aveva mosso a Gobetti. Giunge addirittura ad attribuire a questo dottrinarismo la scissione del 1921: « una colpa, comune a tutte le frazioni, di cui l'Ordine nuovo ha la sua parte » (ivi, p. 77). Termina con una pagina sui rapporti fra il giornale e Gobetti. Ricorda l'ostilità con cui la prima[...]

[...]cui la prima rivista gobettiana fu accolta da Togliatti. Quindi rievoca l'episodio della conferenza con la quale Gobetti aveva presentato la nuova rivista,
e aggiunge che questa volta toccò a un altro redattore (che, come si è visto, era lui stesso) a fare alcune riserve amichevoli ma fondamentali. L'aver capito che
« in quel ragazzo sorridente c'era un attivismo ascetico e un puritanismo pratico che portava un accento originale » fu merito di Gramsci.
A questo punto Calosso introduce nel quadro di maniera un tratto nuovo. Osserva che, se è vero che Gobetti accettò il nocciolo del programma di Gramsci, è altrettanto vero che Gramsci trovò nel liberalismo di Gobetti un alleato indipendente e un respiro culturale piú largo. Non piú dunque un Gobetti influenzato da Gramsci ma un Gramsci e un Gobetti che si influenzano a vicenda. « La formula liberale di Gobetti, che in astratto si prestava [...] a giustificare indifferentemente ogni programma, trovò nel quadrato e martellato pensiero di Gramsci un'esperienza vissuta e un punto fermo che furono decisivi per la sua chiarificazione e orientazione definitiva » (ivi, p. 79). Non è il caso di discutere questa interpretazione che ubbidisce a un'esigenza politica e non a un criterio di analisi storica. Da discutere, se mai, e da rifiutare, una delle ragioni per cui Gramsci e Gobetti avrebbero finito di convergere: la comune matrice gentiliana. « Il liberalismo di Gobetti partiva da premesse filosofiche analoghe a quelle di Gramsci: l'hegelismo di Gentile; e queste premesse essendo in entrambi di terza mano permettevano tanto piú comodamente al loro pensiero di giungere a risultati politici originali, che s'incontravano nell'esigenza dell'autonomia » (ivi, p. 78). Il problema dell'egemonia gentiliana non è un problema che si possa sbrigare in due battute. In quegli anni quasi tutti i giovani pensanti e militanti (non importa se a destra o a sinistra) ne furono segnati. Ma per molti si trattò di una infatuazione giovanile che non lasciò tracce durature negli anni della raggiunta maturità. Il che avvenne certamente nel ca[...]

[...]litici originali, che s'incontravano nell'esigenza dell'autonomia » (ivi, p. 78). Il problema dell'egemonia gentiliana non è un problema che si possa sbrigare in due battute. In quegli anni quasi tutti i giovani pensanti e militanti (non importa se a destra o a sinistra) ne furono segnati. Ma per molti si trattò di una infatuazione giovanile che non lasciò tracce durature negli anni della raggiunta maturità. Il che avvenne certamente nel caso di Gramsci e di Gobetti. A ogni modo questo avvicinamento tra Gobetti e Gramsci induce Calosso a una conclusione inedita,
e cioè che « in un certo senso, "Rivoluzione liberale" fu l'erede de "l'Ordine Nuovo" » (ibidem). Inedita e isolata. Lo stesso Calosso non la riprese nella prefazione del 1945, dove si limitò a dire che « Rivoluzione liberale » fu « il foglio
lo Gramsci e l'« Ordine Nuovo » in « Quaderni di Giustizia e Libertà », n. 8, agosto 1933, pp. 7079, firmato « Fabrizio ». Nel numero successivo Calosso protesterà col proto che gli ha mutato lo pseudonimo « Fabrizi » in « Fabrizio ». Mentre Fabrizio è un nome romano che ricorda l'onomastica fascista, Fabrizi rievoca il personaggio mazziniano Nicola Fabrizi « vissuto a lungo in quest'angolo perduto [Malta] dove l'esilio mi ha proiettato » (Rettifica, in « Quaderni di Giustizia e Libertà », n. 9, novembre 1933, pp. 9495, firmato « ExFabrizi »).
336 VARIETÀ E DOCUMENTI
piú vivo d'Italia ». (Nell'articol[...]

[...] (Rettifica, in « Quaderni di Giustizia e Libertà », n. 9, novembre 1933, pp. 9495, firmato « ExFabrizi »).
336 VARIETÀ E DOCUMENTI
piú vivo d'Italia ». (Nell'articolo del 1933 aveva detto de « l'Ordine Nuovo » che era stato « uno dei fogli piú originali che l'Italia abbia avuto », ibidem.)
Tralascio riferimenti minori 11. L'ultimo articolo di Calosso dedicato a Gobetti apparve su « Il Mondo » nel n. del 14 maggio 1949, intitolato Gobetti tra Gramsci e Einaudi. Non sarebbe da ricordare perché in gran parte ripete cose dette nella prefazione del 1945, se non fosse per il riconoscimento dell'importanza che ebbe Einaudi nella formazione del giovane idealista, ideatore di una rivoluzione liberale in un'età in cui era avvenuta la prima rivoluzione socialista della storia. Un riconoscimento tardivo? A dire il vero, Calosso aveva pubblicato in appendice alla raccolta degli scritti gobettiani del 1945 le pagine che Einaudi aveva scritte in memoria di Piero, pubblicate su « Il Baretti » un mese dopo la morte (nel n. del 16 marzo 1926), segno che l[...]

[...]residente col malizioso titolo Sullo scrivere per il pubblico del presidente della Repubblica (Torino, Einaudi, 1956, pp. 511). Nella lettera Calosso ricorda di essere stato allievo di Einaudi insieme con Gobetti « mio condiscepolo » (ivi, p. 6), dove « condiscepolo » deve essere inteso in senso molto generale perché l'uno era studente di lettere, l'altro di giurisprudenza. Il significato dell'articolo del « Mondo » è già nel titolo: Gobetti fra Gramsci ed Einaudi, ed è reso esplicito nella frase seguente: « Se Gramsci e la classe operaia torinese rappresentano il punto duro di Gobetti, Einaudi ne rappresenta il punto chiaro, di cui egli aveva bisogno ». Il punto duro e il punto chiaro, il pensiero rivoluzionario e il pensiero liberale, la cui sintesi sarebbe stata la rivoluzione liberale. Ma Calosso non trae una conclusione. Dopo aver detto che la discussione tra Einaudi e Gobetti « ci lascia tutti pensosi » conclude non con una risposta ma con una domanda. Chi dei due avrà ragione?
11 Dei quali ho avuto notizia attraverso le schede della bibliografia gobettiana, apprestata con grande diligenza da Bergami[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Seroni, La distinzione fra «critica d'arte» (estetica) e «critica politica» in Gramsci, il concetto di «lotta culturale» e le indicazioni metodiche per un nuovo storicismo critico in Studi gramsciani

Brano: Adriano Seroni
LA DISTINZIONE FRA « CRITICA D'ARTE » (ESTETICA) E « CRITICA POLITICA » IN GRAMSCI. IL CONCETTO DI « LOTTA CULTURALE» E LE INDICAZIONI METODICHE PER UN NUOVO STORICISMO CRITICO
Nei limiti di una « comunicazione » sarò necessariamente breve: procederò per indicazioni, non pretendendo offrire soluzioni organiche con la conseguente ampiezza dimostrativa. Le citazioni saranno ridotte all'essenziale.
Gli elementi fondamentali del problema che ci interessa sono:
a) « critica e storia dell'arte » 1, oppure « fatti di carattere estetico, o di arte pura » 2;
b) « critica politica » o « critica del costume » 3 oppure « fatti di " politica culturale " (cioè di politica senz'altro)[...]

[...]tica del costume » 3 oppure « fatti di " politica culturale " (cioè di politica senz'altro) » 4;
c) la necessaria « fusione » , e lo studio dei modi in cui essa può avvenire perché si abbia il « tipo di critica letteraria propria della filosofia della prassi » 5.
Per discorrere attorno a questi tre elementi e alla loro relazione, dobbiamo, in limine, precisare che la interdipendenza dialettica fra i due « distinti » è immediatamente fissata da Gramsci in un passo dal
1 L. V. N., p. 6.
2 L. V. N., p. 12.
3 L. V. N., p. 6.
4 L. V. N., p. 12.
5 L. V. N., pp. 7, 1921.
260 1 documenti del convegno
quale abbiamo tolto la prima citazione, nel passaggio da una posizione negativa ad una impostazione positiva:
« Il rapporto artistico mostra, specialmente nella filosofia della prassi, la fatua ingenuità dei pappagalli che credono di possedere, in poche formulette stereotipate, la chiave per aprire tutte le porte (queste chiavi si chiamano propriamente " grimaldelli "). Due scrittori possono rappresentare (esprimere) lo stesso momento storicos[...]

[...]olitica, della critica del costume, nella lotta per distruggere e superare certe correnti di sentimenti e credenze, certi atteggiamenti verso la vita e il mondo; non è critica e storia dell'arte, e non può essere presentato come tale, pena il confusionismo e l'arretramento o la stagnazione dei concetti scientifici, cioè appunto il non conseguimento dei fini inerenti alla lotta culturale » 1.
Proviamoci a rifare il ragionamento, nel citato passo gramsciano evidentemente polemico nei confronti del positivismo, mettendo in rilievo il passaggio conclusivo. Accortamente, a nostro parere, Gramsci pone in primo piano il concetto di lotta culturale e dei fini ad essa conseguenti; e in ciò fare distingue nettamente la critica politica e la critica del costume dalla lotta culturale: cioè la critica politica e la critica del costume non sono che aspetti parziali della lotta culturale, i cui fini pertinenti consistono nella vivificazione e precisazione dei concetti scientifici (nel nostro caso dei principi del giudizio estetico). Ora, che Gramsci ponga l'accento sulla lotta culturale è fatto naturale, logico diremmo, in un marxista, dal momento che la lotta per il rinnovamento della società non può non condurre il soggetto attivo della lotta a dover scontrarsi con la cultura della vecchia società e con lo spirito e il « mondo » espresso dalle stesse opere d'arte nate in quella vecchia cultura. Di fronte a tale lotta, necessità di carattere propagandistico immediato possono condurre i1 politico a considerare la produzione
1 L. V. N., p. 6. Il corsivo, qui e avanti, .è nostro.
Adriano Seroni 261.
artistica solo dal punto di vista dei[...]

[...]vo della lotta a dover scontrarsi con la cultura della vecchia società e con lo spirito e il « mondo » espresso dalle stesse opere d'arte nate in quella vecchia cultura. Di fronte a tale lotta, necessità di carattere propagandistico immediato possono condurre i1 politico a considerare la produzione
1 L. V. N., p. 6. Il corsivo, qui e avanti, .è nostro.
Adriano Seroni 261.
artistica solo dal punto di vista dei contenuti, « nella lotta » — dice Gramsci — « per distruggere e superare certe correnti di sentimenti e credenze, certi atteggiamenti verso la vita e il mondo »; ma è evidente che lo stesso politico, in quanto animi e diriga una lotta culturale, non può (pena la sconfitta in questa stessa lotta) limitare il proprio lavoro alla direzione suddetta. Resta, insomma, chiarito che il perdere di vista la distinzione posta da Gramsci nuoce, non come a volte par che si. creda, solo al lavoro dell'artista o del ,critico d'arte, ma nuoce ugualmente, anzi soprattutto, al lavoro di chi, conducendo una lotta politica. generale, non può contemporaneamente non condurre una lotta culturale. Ci sembra, insomma, che il rapporto fra i due elementi debba venir precisato attraverso una distinzione, nell'atteggiamento del politico verso il prodotto artistico, di due elementi: vi è una politica culturale (o politica senz'altro), che può esprimersi semplicemente come richiesta di temi e contenuti nuovi, tale da far preferire al politico l[...]

[...]smo, la notazione crociana. Ma è altrettanto evidente che la distinzione del Croce fra arte ed estraneo all'arte finiva per negare una qualsiasi relazione attiva (cioè dialettica) fra i due ordini di fatti, cristallizzandoli sia in schema di giudizio estetico (poesia e non poesia), sia in schema di metodologia storica (storia dell'arte pura, altre storie nelle quali le opere d'arte sono assunte allo stato documentario). Il rapporto introdotto da Gramsci e il suo concetto della fusione ricostituiscono l'unità fra critica estetica o puramente artistica e lotta per una nuova cultura; non solo, ma, attraverso l'elemento lotta culturale, come s'è visto, anche con la lotta politica generale. Ecco il concetto come è espresso da precise parole di Gramsci: « il tipo di critica letteraria propria della filosofia della prassi... deve fondere la latta per una nuova cultura, cioè per un nuovo umanesimo, la critica del costume, dei sentimenti e delle concezioni del mondo, con la critica estetica o puramente artistica nel fervore appassionato, sia pure nella forma del sarcasmo » 1.
La preminenza da noi concessa alla necessità della lotta culturale ci par ribadita in questa citazione; e del resto trova una piú certa conferma attraverso la lettura del paragrafo dedicato ai criteri metodici della critica letteraria 2; dove, chiaramente, al principio c[...]

[...] con coraggio e talora
1 L. V. N., p. 7.
2 L. V. N., pp. 1921.
3 L. V. N., p. 20.
Adriano Seroni 263
intelligenza; quel che non si è fatto, troppo spesso, è stata la sperimentazione del giudizio estetico, ragion per cui si è dato patenti di « opere d'arte » anche ad opere che interessavano soltanto per la loro tendenza culturale).
Gioverà ora introdurre alcune serie di esempi, positivi e negativi, per saggiare, nel corpo vivo degli scritti gramsciani, la consistenza della problematica critica che abbiamo accennato.
Esempi positivi all'interno della esperienza graniciana.
a) la notazione, estremamente importante, su Dante, « ammirazione » e « amore », e conseguentemente il consiglio di leggere i classici con distacco 1. Mi è già avvenuto, in un recente articolo pubblicato sugli Studi danteschi 2 di notare che, in una posizione del genere, Gramsci si trova d'accordo con uno studioso di ben diversa formazione e tendenza qual è lo Spitzer;
b) la profonda e fondamentale intuizione della posizione storica della poesia di Leopardi 3: il poeta non è staccato dal tempo, ma vi è riimmerso storicamente; esprime, da artista, una crisi storica;
c) le considerazioni sul folclore e sulla poesia popolare, con la negazione della « spontaneità » della poesia tradizionale.
Nei casi citati, Gramsci ha saputo impostare lo studio di importanti questioni, fornendo lo spunto per una interpretazione critica basata sulla relazione fra gli elementi di fondo del metodo critico all'inizio accennata. La giustezza di queste impostazioni gramsciane si pub chiaramente sperimentare: nel caso di Dante, ad esempio, la notazione gramsciana conforta la tesi degli studiosi moderni che, contro le argomentazioni crociane (e in parte contro la stessa distinzione desanctisiana), affermano la sostanziale unità e organicità del mondo dantesco e della poesia della Commedia. Quanto a Leopardi, basterebbe indicare tre ordini di fatti: il riacquisto alla piú alta poesia leopardiana del canto La ginestra tutt'inrero contro le distinzioni fra strofe poetiche e strofe didascaliche; l'atten
1 L. V. N., p. 125.
2 VOI. XXXIII, fasc. 2, p. 180.
3 L. C., p. 205.
18.
264 I documenti del convegno
zione della moderna critica leopardiana ad o[...]

[...] o la satira I nuovi credenti (contro dunque la concezione di un Leopardi astratto dal suo tempo); infine, la rivalutazione del pensiero leopardiano nella sua organicità (contro, anche questa volta, la svalutazione operata dal Croce).
Da queste note consegue (ed è, in un certo senso, l'elemento originale della nostra comunicazione) il fatto fondamentale della indagine critica organica sull'artista; filo questo che lega le molte sparse notazioni gramsciane dei Quaderni e delle Lettere su problemi letterari e su scrittori.
A proposito di questa nostra affermazione, giova osservare che Gramsci, indicando il « tipo » della nuova critica in De Sanctis 1, non fa mai riferimento a quella ch'è certo la parte piú debole, e ormai superata, del pensiero desanctisiano: quella distinzione fra mondo intenzionale e mondo poetico, accentuata dal Croce fino alla divisione; né mi pare molto azzardato affermare che la posizione gramsciana al proposito sia invece assai vicina alla relazione poeticapoesia, istituita dalle tendenze piú vive della moderna critica letteraria.
Della critica desanctisiana è invece, conseguentemente, accentuato l'elemento passionale, la figura della lotta culturale e del conseguente atteggiamento polemico e, a volte, sarcastico. De Sanctis (ed ecco che il quadro degli elementi di fondo si completa) come critico militante. E qui sarebbe opportuno inserire alcune serie di esempi positivi neI lavoro desanctisiano, presenti a Gramsci, nei quali la scientificità delle distinzioni accennate nella loro r[...]

[...]ituita dalle tendenze piú vive della moderna critica letteraria.
Della critica desanctisiana è invece, conseguentemente, accentuato l'elemento passionale, la figura della lotta culturale e del conseguente atteggiamento polemico e, a volte, sarcastico. De Sanctis (ed ecco che il quadro degli elementi di fondo si completa) come critico militante. E qui sarebbe opportuno inserire alcune serie di esempi positivi neI lavoro desanctisiano, presenti a Gramsci, nei quali la scientificità delle distinzioni accennate nella loro relazione è sempre presente e vigile:
a) l'uomo guicciardiniano. Gramsci, riprendendo il noto tema, insiste a mettere in guardia il lettore, che non si tratta dell'arte dello scrittore, ma di un atteggiamento morale del critico determinato dalle necessità di una lotta culturale diretta contro certi vizi tradizionali dell'intellettuale italiano 2;
b) lo Zola di De Sanctis. Non mancano ancora oggi lettori frettolosi che attribuiscono al De Sanctis della conferenza al Circolo t'ilciogico di Napoli e dei noti saggi su Zola un ripensamento circa la. portata del caso Manzoni. Ora, in questo esempio, gli elementi fonda
1 L. V. N., p. 7.
2 R., p. 140.
Adriano Seroni 2[...]

[...]itico, sul piano culturale, ad opporre ad uno scrittore fra i grandissimi qual è Manzoni uno scrittore di minor statura come Zola. Ma, leggendo senza prevenzioni culturali le pagine desanctisiane su Zola, ben ci si accorge che mai al critico si affaccia l'intenzione di diminuire la portata artistica dell'opera manzoniana. È invece in questione una critica all'atteggiamento ideologico manzoniano. Ed è qui che s'innesta la tanto discussa notazione gramsciana sull'atteggiamento morale del Manzoni verso gli umili (e si potrebbe riproporre la distinzione fra « amore » e « ammirazione » e il metodo del « distacco », oggi s'intende, proposti da Gramsci per Dante). Ma, d'altra parte, l'« appassionato fervore » polemico proprio degli scritti desanctisiani su Zola giova, ci pare, alla stessa felice determinazione e caratterizzazione della « novità » di certi personaggi dello scrittore francese. (A questo proposto, mi sia consentito di rinviare ad un mio scritto su De Sanctis, Zola e la cultura italiana moderna)1.
Esempi negativi
Il fatto che si sia accennato a serie di esempi positivi (ne abbiamo, necessariamente, elencati solo alcuni) sottintende la possibilità di esempi negativi. E qui è necessaria una premessa. Il critico militante è ad o[...]

[...]ro discorso: il « fervore », la passione lo possono a volte condurre a perder di vista, in primo luogo, la distinzione necessaria fra critica d'arte e critica politica. Ciò avvenne al De Sanctis per alcuni aspetti « minori » del Rinascimento, quando il critico e lo storico parvero confondere l'atteggiamento morale dello scrittore e la sua portata culturale in senso del « progresso » con i risultati artistici dei prodotti letterari; ciò avvenne a Gramsci nel caso della letteratura italiana del primo Novecento (da Pascoli a Ungaretti). A nostro avviso, le pagine gramsciane sui « nipotini di padre Bresciani » — pur anche illustrate e meglio chiarite dal citato paragrafo sui criteri metodici della critica
i
1 Nel volume Nuove ragioni critiche, Firenze, 1954, p. 137 sgg.
266 1 documenti del convegno
letteraria — costituiscono un esempio di prevaricazione dell'elemento della critica politica: la lotta contro l'irrazionalismo portò Gramsci ad agire
senza la necessaria distinzione non solo fra i valori artistici in giuoco nel suo discorso, ma anche senza il necessario riguardo al riflettersi nei modi tipici di quella letteratura di forti contraddizioni e contrasti agenti nel tempo. Errore di distinzione estetica che, si badi bene, fini per divenire errore di distinzione storica e perfin morale: come nell'accomunare in un unico giudizio negativo la produzione di un poeta come Ungaretti e quella di un dilettante della penna come Malaparte.
L'errore si comprende e si spiega meglio, se pensiamo a due ordini di fatti: che, intanto,[...]

[...]ersi nei modi tipici di quella letteratura di forti contraddizioni e contrasti agenti nel tempo. Errore di distinzione estetica che, si badi bene, fini per divenire errore di distinzione storica e perfin morale: come nell'accomunare in un unico giudizio negativo la produzione di un poeta come Ungaretti e quella di un dilettante della penna come Malaparte.
L'errore si comprende e si spiega meglio, se pensiamo a due ordini di fatti: che, intanto, Gramsci non poté aver visione diretta e sufficiente dei testi letterari presi in esame, e che subí inoltre l'influsso di una nota posizione crociana, quando il filosofo dei « distinti », impaurito delle conseguenze di alcuni punti della sua prima estetica, sviluppò un'azione polemica indistinta nei confronti di quella letteratura. È innegabile anche il fatto che l'apparizione dei giudizi gramsciani quando già si era giunti ad una certa precisazione dei valori di quella letteratura ha reso piú dannoso l'errore: troppo spesso giovani critici seguaci di Gramsci, trascurando le premesse di carattere generale, si sono rifatti a quest'esempio negativo, riproponendo, in guisa di schema cristallizzato, il brescianesimo e l'antibrescianesimo.
Chiusa qui l'esemplificazione, ci sia consentita un'ultima annotazione, che, riallacciandosi a quanto dicevamo all'inizio, può avviare una prima parziale conclusione sul tema che ci interessa: i modi di quella possibile fusione fra critica estetica e lotta per una nuova cultura in un nuovo umanesimo ecc.
Gramsci non tratta mai ex professo degli strumenti di indagine: ma intanto ci sembra che l'insistere che egli fa[...]

[...] generale, si sono rifatti a quest'esempio negativo, riproponendo, in guisa di schema cristallizzato, il brescianesimo e l'antibrescianesimo.
Chiusa qui l'esemplificazione, ci sia consentita un'ultima annotazione, che, riallacciandosi a quanto dicevamo all'inizio, può avviare una prima parziale conclusione sul tema che ci interessa: i modi di quella possibile fusione fra critica estetica e lotta per una nuova cultura in un nuovo umanesimo ecc.
Gramsci non tratta mai ex professo degli strumenti di indagine: ma intanto ci sembra che l'insistere che egli fa sui concetti di arte pura e di critica estetica, l'introduzione, anche per exempla, del rapporto linguistico presuppongano come punto di partenza metodico la lettura sperimentale dei testi, la conoscenza « scientifica » delle caratteristiche storicopolitiche dei periodi (soprattutto l'attenzione alle contraddizioni; quindi il rifiuto di ogni schema cristallizzato e il rifiuto di ogni possibile uniformismo di un momento storico) e il rapporto vitale fra conoscenza testuale e conoscenza stor[...]



da [Le relazioni] Apertura dei lavori (prof. Bianchi Bandinelli) in Studi gramsciani

Brano: [...]tri lavori, il prof. Hevesi della Accademia delle Scienze ungherese trattenuto dalle difficoltà finora incontrate per ottenere il visto di ingresso in Italia. E cosi pure confidiamo che possa giungere dalla Romania il prdf. Costantin Nicuta, trattenuto da impegni di lavoro.

Con la loro adesione, con la loro presenza, essi dimostrano di aver saputo intendere il significato ohe a questo Convegno ha inteso dare il Comitato direttivo deH’Istituto Gramsci.

Ventanni dopo la morte di Antonio Gramsci, morte che senza ombra di retorica potremo ben chiamare termine di un lungo martirio nelle carceri dell’Italia fascista, e dieci anni dopo l’instaurazione della Costituzione repubblicana in Italia noi ci siamo rivolti agli uomini di cui388

Apertura dei lavori

tura che già avessero avuto occasione di interessarsi della problematica gramsciana, per invitarli, non già ad una verbale celebrazione di Gramsci, non già ad una sua laica beatificazione, ma a rendere onore alla memoria di Gramsci nellunioo modo che fosse degno di lui e che anche alla sua concezione di vita, cosi profondamente e appassionatamente impegnata alla rieducazione del costume italiano, non sarebbe dispiaciuto. Con l'approfondimento, cioè, dei temi ideali che informarono la sua opera scritta e la sua azione politica; con la aperta, ma consapevole discussione intorno ad essi.

Dico consapevole perché chi si accinge a discutere e a parlare su Gramsci, deve tener conto del modo tutto particolare nel quale la sua opera è stata redatta e ci è giunta, deve aver presente con chiarezza ciò che si è svolto in Italia nei venti anni, 19371957, passati dalla morte di Gramsci.

In questo Convegno abbiamo voluto raccogliere attorno al nome di Gramsci prevalentemente uomini di studio e non uomini e istanze politiche. Tuttavia, non possiamo certo dimenticare che Antonio Gramsci è stato un grande combattente delazione politica, è stato il fondatore di un grande partito politico, il Partito comunista italiano. E se anche siamo ben lontani dal voler fissare la figura di Gramsci in lina qualsiasi oleografia eroica, non dimentichiamo che ai grandi moti storici, accanto alla conoscenza razionale occorrono anche i simboli, perché non si può essere tutto un popolo di storicisti e Antonio Gramsci non appartiene certo solo agli studiosi di problemi storici, agli intellettuali, ma a tutto il popolo italiano, del quale egli può ben costituire il simbolo per le sue sofferenze, per la sua umanità profonda, e anche per il particolare accento della sua formazione culturale.

Come gli intervenuti sanno, è parso opportuno articolare questa nostra discussione intorno a quattro relazioni, sulla situazione dell’opera di Gramsci rispetto alla 'cultura italiana, rispetto alla storia italiana, rispetto al pensiero marxista4eninista, rispetto alla metodologia filosofica; relazioni che sono state assunte rispettivamente dal prof. Eugenio Garin, dal prof. Roberto Cessi, daU’on. Paimiro Togliatti, dal prof. Cesare Luporini. Ad essi rinnovo in modo particolare il vivo ringraziamento del Comitato Direttivo deH’Istituto.

Attorno ai temi indicati ci è sembrato, e le adesioni ricevute ce ne dànno conferma ohe fosse possibile raccogliere tutti i motivi, i maggioriR. Bianchi Bandinelli

389

come i minori, della tematica [...]

[...]ni che sono state assunte rispettivamente dal prof. Eugenio Garin, dal prof. Roberto Cessi, daU’on. Paimiro Togliatti, dal prof. Cesare Luporini. Ad essi rinnovo in modo particolare il vivo ringraziamento del Comitato Direttivo deH’Istituto.

Attorno ai temi indicati ci è sembrato, e le adesioni ricevute ce ne dànno conferma ohe fosse possibile raccogliere tutti i motivi, i maggioriR. Bianchi Bandinelli

389

come i minori, della tematica gramsciana e che potesse svilupparsi equilibratamente il triplice impegno che questo Convegno veniva a porsi: una, direi quasi filologica, rilettura di Gramsci; il ripensamento della sua opera in rapporto alila situazione italiana e al quadro della vita italiana; ili ripensamento della sua opera in rapporto alla situazione attuale del pensiero marxista.

Coloro che hanno aderito alla nostra iniziativa e che sono qui convenuti, diversi per orientamento e per grado di impegno politico, mo~ strano per il solo fatto della loro adesione e della loro presenza, di sentirsi impegnati, e per ciò stesso partecipi, al rinnovamento della cultura in generale e di quella italiana in particolare e consapevoli della esigenza che tale rinnovamento non può effettua[...]

[...] solo fatto della loro adesione e della loro presenza, di sentirsi impegnati, e per ciò stesso partecipi, al rinnovamento della cultura in generale e di quella italiana in particolare e consapevoli della esigenza che tale rinnovamento non può effettuarsi senza il rinnovamento delle tradizionali strutture economiche, sociali e politiche della vita italiana e di quella internazionale; rinnovamento che è già tutto delineato idealmente ne'H’opera di Gramsci. E questo è il primo degli insegnamenti trasmessi da Gramsci alla nostra cultura: questa consapevolezza, che una cultura non esiste se non è inserita in una adeguata struttura; consapevolezza che è diffusa e approfondita in molti intellettuali italiani di oggi, proprio attraverso l’opera di Gramsci.

Egli ci appare veramente come il rinnovatore, se volete l’iniziatore di una cultura nuova, dinanzi alla quale la cultura dell era liberale appare non tanto remota quanto appartenente decisamente al passato. Eppure, dobbiamo riconoscere che questa cultura nuova non si è sviluppata quanto potevano far suppore e sperare le sue premesse. Essa è ancora impacciata, spesso stentata, quasi timida; mentre avrebbe tutto il diritto — e il dovere — di essere franca e ardita. Non sono mancate, non mancano, tra le sue file, esitazioni e agitazioni; ma per superare le incertezze vi sono due modi, che so[...]

[...]o servire a trascrivere il pensiero marxista in termini che fossero accettabili a una democrazia liberale tipica del mondo occidentale; ma che servivano in realtà alla eliminazione del pensiero marxista dal proprio e dallaltrui orizzonte.

Non siamo e non saremo certo noi ohe tendiamo a ridurre il marxismo ad un catechismo o ad un’esercitazione accademica sui testi classici; ma proprio per questo abbiamo invitato e invitiamo a una rilettura di Gramsci. Egli è infatti l’autore che meno si presta ad essere ridotto in formule; e le condizioni eccezionali nelle quali ci è pervenuta la sua opera, condizioni di frammentarietà e di provvisorietà in gran parte, obbligano ad un continuo lavoro di ripensamento e di confronto, interno ed esterno all’opera, che rende impossibile la sua cristallizzazione in formule stereotipiche.

Nell’attuale profonda esigenza di maturazione politica, imposta dalla relativa rapidità con la quale vanno definendosi i contorni di un nuovo assetto internazionale e che quasi sembra generalmente superare il ritmo con il q[...]

[...]à in gran parte, obbligano ad un continuo lavoro di ripensamento e di confronto, interno ed esterno all’opera, che rende impossibile la sua cristallizzazione in formule stereotipiche.

Nell’attuale profonda esigenza di maturazione politica, imposta dalla relativa rapidità con la quale vanno definendosi i contorni di un nuovo assetto internazionale e che quasi sembra generalmente superare il ritmo con il quale avanzano e si chiariscono le idee, Gramsci appare nettamente una guida preziosa per soddisfare quelle che sembrano essere le nostre esigenze continue.

Ed io vorrei additare come tipico della cultura italiana, e nettamente positivo, il fatto, testimoniato anche dalla presenza di insigni studiosi a questo Convegno, che il tema della lotta popolare, il tema, in sostanza, della « Rivoluzione italiana », si trovi al centro degli interessi degli studiosi professionali, da noi in Italia forse più di quello che avviene ed è avvenuto in altre culture, in alcune delle quali — come quella germanica — la superiore cultura ufficiale non seppe s[...]

[...]ema della lotta popolare, il tema, in sostanza, della « Rivoluzione italiana », si trovi al centro degli interessi degli studiosi professionali, da noi in Italia forse più di quello che avviene ed è avvenuto in altre culture, in alcune delle quali — come quella germanica — la superiore cultura ufficiale non seppe svolgere il tema della lotta popolare.R. Bianchi Bcmdinelli 391

Questo particolare carattere della nostra cultura trova in Antonio Gramsci l’ispiratore immediato, dalla cui opera non ancora tutte le conseguenze, non tutti i frutti, sono stati tratti e fatti maturare.

Io formulo l’augurio che questo nostro Convegno ci faccia fare un passo avanti in questo senso e che esso segni l’inizio di una serie di ricerche sistematiche e puntuali; e che inoltre contribuisca ad una sempre migliore conoscenza di questo nostro grande Maestro nel campo internazionale degli studi socialisti, sulla via della conquista di una cultura progressiva viva, ricca e unitaria.

26.


precedenti successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Gramsci, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---marxista <---italiana <---marxismo <---italiano <---Filosofia <---Pratica <---Dialettica <---siano <---materialismo <---gramsciana <---gramsciano <---ideologico <---socialista <---italiani <---storicismo <---comunista <---idealismo <---ideologia <---socialismo <---Logica <---ideologie <---Marx <---Ciò <---Scienze <---Lenin <---leninismo <---metodologia <---gramsciane <---ideologica <---leninista <---Stato <---Storiografia <---umanesimo <---Metafisica <---Ordine Nuovo <---Meccanica <--- <---capitalismo <---crociano <---gramsciani <---hegeliana <---ideologiche <---marxisti <---socialisti <---Engels <---abbiano <---fascismo <---italiane <---realismo <---Scienze naturali <---Sociologia <---crociana <---ideologici <---positivismo <---sociologia <---Ecco <---Retorica <---Russia <---Sistematica <---comunisti <---hegelismo <---metodologica <---riformismo <---Antonio Gramsci <---Del resto <---Hegel <---fascista <---gnoseologico <---Diritto <---Dogmatica <---Feuerbach <---Labriola <---Pensiero filosofico <---Perché <---crocianesimo <---d'Italia <---idealisti <---meccanicismo <---teologico <---Antonio Labriola <---Estetica <---Risorgimento <---Scienza politica <---Togliatti <---comunismo <---cristianesimo <---determinismo <---dogmatismo <---filologico <---metodologiche <---metodologici <---metodologico <---psicologico <---Bukharin <---De Sanctis <---Filologia <---Francia <---Teoretica <---filologia <---hegeliano <---liberalismo <---mitologica <---revisionismo <---riformista <---riformisti <---Agraria <---Dinamica <---Etica <---Logica formale <---Machiavelli <---Partito <---Poetica <---Trotzki <---dell'Ordine <---economismo <---fatalismo <---filologica <---idealista <---imperialismo <---materialista <---opportunismo <---Benedetto Croce <---Dei <---Dio <---Folklore <---Gli <---Gobetti <---Matematica <---Mi pare <---Psicologia <---Quale <---Statistica <---Sulla <---Tecnologia <---Teologia <---Torino <---artigiani <---capitalista <---d'Europa <---fanatismo <---gentiliano <---giacobinismo <---gnoseologica <---marxiana <---marxiste <---naturalismo <---positivisti <---psicologia <---spiritualismo <---tecnologia <---teologia <---umanismo <---Bernstein <---Carlo Marx <---Cattaneo <---Cosa <---Editori Riuniti <---Fisica <---Già <---Gnoseologia <---Inghilterra <---Lukàcs <---Più <---Salvemini <---Stalin <---Umberto Cosmo <---anarchismo <---apriorismo <---biologica <---biologico <---classista <---crociani <---dualismo <---empirismo <---engelsiana <---esistenzialismo <---gentiliana <---gnoseologia <---illuminismo <---immanentismo <---misticismo <---moralismo <---nell'Unione <---ottimismo <---progressista <---scetticismo <---sciana <---sindacalismo <---sindacalisti <---Basta <---Bologna <---Capitale <---Cosmo <---Così <---Filosofia della storia <---Francesco De Sanctis <---Ilici <---Kienthal <---La Critica <---Linguistica <---M.S. <---Note sul Machiavelli <---Ogni <---Ottobre <---Pedagogia <---Però <---Presso <---Rinascimento <---Scienze sociali <---Statica <---Stilistica <---Weltanschauung <---Zimmerwald <---antagonista <---bolscevismo <---calvinismo <---cristiano <---crociane <---dell'Avanti <---dell'Istituto <---dell'Italia <---dell'Ottocento <---desanctisiana <---dilaniano <---dilettantismo <---dinamismo <---economista <---empiriocriticismo <---esperantismo <---feticismo <---individualismo <---internazionalismo <---leniniana <---leniniste <---leninisti <---machiavellismo <---manzoniano <---massimalisti <---mitologia <---moderatismo <---nell'Italia <---parallelismo <---positivista <---provincialismo <---psicologica <---scientismo <---sociologica <---sociologico <---soggettivismo <---storicista <---umanisti <---volontarismo <---zarista <---Appunti <---Bibliografia <---Che Gramsci <---Come <---Dico <---Discipline <---Divina Commedia <---Economia politica <---Energie Nuove <---Eugenio Garin <---Fenomenologia <---Filosofia della natura <---Husserl <---Il Capitale <---Il lavoro <---Kant <---La guerra <---Luporini <---Manzoni <---Natalino Sapegno <---Nei Quaderni <---Non voglio <---Nord e Sud <---Ordine nuovo <---Paimiro Togliatti <---Palmiro Togliatti <---Pirandello <---Plekhanov <---Principe-Discorsi <---Raccolta <---Rinascita <---Saggio <---Storia mondiale <---Teoria della conoscenza <---Viene <---accademismo <---antagonismo <---astrattismo <---astrattisti <---biologiche <---cattolicesimo <---cattolicismo <---comuniste <---conservatorismo <---cristiana <---deirimperialismo <---dell'Accademia <---dell'Internazionale <---dell'Umanesimo <---economisti <---einaudiano <---estremismo <---evoluzionismo <---federalismo <---fenomenologia <---gradualismo <---kantiano <---lasciano <---massimalismo <---monismo <---nismo <---nominalismo <---ordinovista <---parlamentarismo <---pessimismo <---pirandelliano <---razionalismo <---relativismo <---rispecchiano <---sciano <---settarismo <---siciliani <---sindacalista <---sindacaliste <---siste <---socialiste <---solidarismo <---sperimentalismo <---Accademia Pistoiese <---Agiografia <---Agli <---Antologia <---Appare <---Archivio Storico Italiano <---Arti <---Avviamento <---Barbéra <---Basterà <---Beide <---Bergson <---Berlino <---Besinnung <---Biblioteca Nazionale <---Biografia di Luigi Ciampolini <---Biografie degli Italiani <---Biologia <---Calendario del Popolo <---Capitale di Carlo Marx <---Capo <---Caratteri <---Carlo Bini <---Carlo Cattaneo <---Casa <---Cavalcante <---Cenni <---Centrale di Firenze <---Cesare Luporini <---Chiesa <---Classe <---Claudio Treves <---Convegno di Studi Gramsciani <---Cosi Gramsci <---Crispi <---Croce Gramsci <---Croce-Erasmo <---Croce-Gramsci <---D'Annunzio <---Dare <---Del Croce <---Desanti <---Diplomatica <---Economia agraria <---Emilio Cecchi <---Enrico Ferri <---Entro <---Farli <---Filosofia del diritto <---Filosofia italiana <---Filosofia tedesca <---Forli <---Forteguerriana di Pistoia <---Galvano Della Volpe <---Gedanken <---Gegenwart <---Genealogia <---Geschichte <---Girolamo Vasari <---Gramsci-Machiavelli <---Grundlagen <---Guicciardini <---Historismus <---Il Leopardi <---Il Principe <---Il Risorgimento <---Il bolscevismo <---Ilic <---Infine <---Internazionale <---Kafka <---Klassenbewusstsein <---L.V.N. <---La Rassegna Nazionale <---La Rivoluzione <---La critica critica <---La lotta <---La rivoluzione contro il Capitale <---Le Monnier <---Lehren <---Leopardi <---Limpido <---Liolà <---Ludovico Ariosto <---Ludovico Geymonat <---Luigi Ciampolini <---Machiavelli-Rousseau <---Malenkov <---Manuale di Bukharin <---Mathiez <---Methode <---Methoden <---Moget <---Momigliano <---Monumenti del Giardino Puccini <---Moreniana <---Mosca <---Moscou <---Movimento <---Nazionale Centrale <---Niccolò <---Niccolò Puccini <---Niccolò Tommaseo <---Noi <---Nord <---Nuova <---Né Gramsci <---Obickin <---Oltre <---Orsucci <---Orsucci-Dini <---P.C.I. <---PCI <---PCUS <---Partito Comunista <---Pensaci Giacomino <---Pesenti <---Piatti <---Pietro Aretino <---Pistoia <---Posta <---Problemi <---Proudhon <---Proudhon nella Miseria <---Purgatorio <---Quaderni <---Qui Gramsci <---Renato Serra <---Rivista di Firenze <---Rivista storica italiana <---Rivoluzione di Ottobre <---Roberto Cessi <---Rodolfo Mondolfo <---Romagnosi <---Romagnosi-Cattaneo <---Rousseau <---Ruggiero a Omodeo <---Savonarola-Machiavelli <---Scienza della politica <---Scienze di Berlino <---Scienze umane <---Se Gramsci <---Secondo Gramsci <---Seneca <---Sowohl <---Spagna <---Stamperia Granducale <---Sterne <---Storia del Risorgimento <---Storia moderna <---Storia sociale <---Storiografia italiana <---Studi <---Studi Gramsciani <---Tarozzi <---Timpaldo <---Treves <---Trigonometria <---Trovandosi <---URSS <---Ugo Foscolo <---Ugo Mariani <---Unione <---Vieusseux <---Vittorio Cian <---Voglio <---Weltweisheit <---Wissenschaft <---Wissenschaften <---Zamis <---Zulù <---antifascismo <---antigentiliana <---arrischiano <---artigiano <---atomismo <---attivismo <---bergsoniano <---biologia <---brescianesimo <---campeggiano <---capitalisti <---cardiana <---centralismo <---centrismo <---ciampoliniano <---cismo <---cominciano <---corporativismo <---cosmopolitismo <---criticismo <---d'Otaiti <---d'Ottobre <---dantisti <---deiridealismo <---dell'Ars <---dell'Economia <---dell'Edipo <---dell'Europa <---dell'Idea <---dell'Ottobre <---desanctisiano <---dottrinarismo <---eclettismo <---egoismo <---erasmismo <---eroismo <---fasciste <---fascisti <---filologici <---filosofismo <---finalismo <---fisiologici <---formalismo <---genealogia <---gentilianesimo <---giolittiano <---gobettiana <---hegeliani <---husserliana <---ideologismo <---illuministi <---immobilismo <---imperialista <---industrialismo <---infantilismo <---intellettualismo <---intrecciano <---irrazionalismo <---kantiana <---kantiani <---laicismo <---leniniano <---libertarismo <---lismo <---manzoniana <---marxiano <---materialisti <---mazziniano <---metodologie <---modernismo <---modernisti <---moralisti <---narcisismo <---nazionalismo <---nell'Ordine <---neohegelianesimo <---neoidealismo <---neorazionalista <---oggettivismo <---ordinovisti <---ostracismo <---paganesimo <---panlogismo <---pessimista <---populismo <---prefascista <---psicologiche <---psicologismo <---rigorismo <---ruffiani <---salveminiana <---scambiano <---schematismo <---scolasticismo <---shakespeariana <---siciliano <---sociologie <---soreliana <---soreliane <---spontaneista <---staliniana <---stalinista <---sull'Ordine <---tecnologico <---teleologia <---teologismo <---terminologica <---tiano <---toffaniniano <---trascendentalismo <---trattatista <---umanesimi <---verismo <---vitalismo <---vociano <---ACI <---Abbasso <---Abbkmo <---Accanto <---Acromicrotelodiplodiforocaloidroisomatico <---Adda <---Aderire <---Adolfo Omodeo <---Adolph Weber <---Adont <---Adriano Seroni <---Agostino Depretis <---Agricolture <---Ainsi <---Aiutate <---Al II <---Alberto Caracciolo <---Alberto Mario Cirese <---Alberto Sobrero <---Alcuni <---Alessandro D'Ancona <---Alexander Gerschenkron <---Alexander Schifrin <---Alexei Karpov <---Alfonso Leonetti <---Alfredo Oriani <---Alfredo Sabetti <---Ali Bascià <---All Bascià <---Allargato <---Allweisheit <---Alors <---Altezza Imperiale <---Althusser <---Altolaguirre <---Alò <---Ambrogio Donini <---Amerigo Patrizi <---Ammesso <---Amministrazione <---Amomme <---Anassagora <---Anche <---Ancora <---Andrea Viglongo <---André Gide <---Angelo Tasca <---Angiola Massucco Costa <---Anna Kuliscioff <---Anna Maria Mozzoni <---Annali <---Ansuini <---Ansuìnu <---Anti-Croce <---Anti-Gentile <---Antiduhring <---Antiquarj <---Antonio Canova <---Antonio La Penna <---Antropogenia <---Antropologia <---Antropologia culturale <---Apologetica <---Apologetico <---Appena <---Apuleio <---Arbeiterbewegung <---Arbeiterliteratur <---Archivio <---Aristotele nella Poetica <---Aritmetica <---Armando Sapori <---Arnobio <---Arte <---Arturo Graf <---Ascolti <---Asti <---Athanasius Kircher <---Atlante <---Atridi <---Atti del Convegno <---Attilio Momigliano <---Attraversa <---Attualità di Gramsci <---Auden <---Auferre <---August Reifferscheid <---Auto <---Avenarius <---Avendo <---Avere <---Aversa <---Axelrod <---Baccarini <---Balbo <---Balcani <---Baldassarre Labanca <---Balzac <---Banco di Napoli <---Bandinelli <---Barbi <---Baretti Giuseppe <---Barnum <---Baroncini <---Barthes <---Battendosi <---Battista Niccolini <---Baudeau <---Bauhaus <---Bebel <---Bebel-Bolschewiki-Socidismus <---Belfagor <---Belgrado <---Belles Lettres <---Bellum Catilinae di Sallu <---Belluzzo <---Benedetti <---Ber Gramsci <---Berchet <---Bernstein in Germania <---Bertacchi <---Beziehungen <---Bianchi Bcmdinelli <---Biblioteca <---Biblioteca Italiana <---Bielinskij <---Biock <---Bisogna <---Boasto <---Bogdanov <---Bollettino <---Bordiga <---Bordiguisme <---Boris Ziherl <---Borutin <---Boys-Reymond <---Braccarmi <---Bradamante <---Bretonne <---Brigata Sassari <---Bronstein <---Brumaio di Luigi Bonaparte <---Brìefwechsel <---Bulganin <---Bulletin <---Buon <---Buongoverno Segreto <---Burnham <---Burzio su Giolitti <---Butel <---Butel-Dumont <---C.L.N. <---Cagliari <---Cain Haller <---Calais <---Calcago <---Caliscopio <---Callas <---Calosso <---Camillo Prampolini <---Canello <---Canti <---Cantoni <---Capitano <---Capitolo <---Capitolo dei Capitoli <---Capoversi su Kafka <---Capriotti di Roma <---Carataco <---Carissima Tania <---Carlo Goldoni <---Carlo Pascal <---Carlo Salinaci <---Carlo Veneziani <---Carlsson <---Carmelina Naselli <---Carmi <---Casa Penale <---Castiglioni <---Caterina Sforza <---Cavacante <---Cavacchioli <---Cavour <---Cecoslovacchia <---Cena <---Cerano <---Cercherò <---Cernisveskij <---Certo Marchesi <---Certo in Lukàcs <---Cesare Spellanzon <---Cesarini <---Cette <---Chacun <---Chagall <---Charles Renòuvier <---Chers <---Chez Maxim <---Chiarella <---Chiarelli <---Chiarisce <---Chiesi <---Chimica <---Chiswick <---Ciampolini <---Cinquantanni <---Circondario di Firenze <---Cisoie <---Cito da Ruth <---Città Futura <---Classi <---Clinica <---Colloque <---Come Marx <---Come Sciascia <---Comitato Direttivo <---Commissione <---Communist Lenin <---Commémorer <---Compito <---Comunista in Italia <---Comunità <---Concetto Marchesi <---Congresso del Komintern <---Congresso del Komintern Bordiga <---Congresso del Partito <---Congresso di Bologna <---Congresso di Roma <---Congresso di Vienna <---Conobbi Gobetti <---Conselice <---Consorzio <---Contributo del Presidium del Komintern <---Contro <---Coppola <---Corpus Paravianum <---Correspondance <---Corriere della sera <---Cosl <---Costantin Nicuta <---Così Gramsci <---Creare <---Cresoini <---Cristu <---Critica marxista <---Cuciretta <---Cultura Popular <---Cunow <---Cuore <---Cvijetin Mijatovic <---Célui <---D'Alcide <---D'Amico <---D'Ancona <---D'Azeglio <---Da Adriano <---Da Gramsci <---Da Salvemini <---Dal <---Dal Pane <---Dans <---Dante Nardo <---Dante di Cosmo <---Dario Niccodemi <---Darvin <---Das Ubersetzen <---David Ricardo <---Davide Ricardo <---De Amicis <---De Clementi <---De Man <---Deborin <---Decapitaro Emmanuel Kant <---Del Boca <---Del Fibreno <---Del Lungo <---Dell'Arco <---Della Casa <---Della Magia <---Della Torre <---Demarco <---Demetrio Pasolini <---Denis Diderot <---Denkens <---Der Kampf <---Der Sowjetmar <---Der Sozialismus <---Dessirier <---Destra del Solaro <---Devant <---Dewey <---Di Cesare <---Di Gobetti <---Di Lenin <---Di Lorenzo <---Di Verga <---Di Vittorio <---Dialektik <---Dialettica dei Padri Liberatori <---Dialettica di Baldassarre Labanca <---Dichiarazione Programmatica <---Diciotto Brumaio <---Diderot <---Didimo Chierico <---Didot <---Die <---Die Gesellschaft <---Diego Rivera <---Diex <---Difficilissimi <---Difugere <---Dina Galli <---Dino Compagni <---Direttor Prefetto <---Diritto costituzionale <---Diritto pubblico <---Discipline umanistiche <---Dl SINISTRA <---Dobb <---Dogali <---Domenico Gismano <---Domenico Tiepolo <---Donna Livia <---Dousa <---Dove La Penna <---Dramma Italiano <---Due <---Dupont de Nemours <---Dynamic So <---Dès <---Débats <---Ecri <---Edda Gabler <---Editions Sociales <---Editore G <---Editore G C Sansoni <---Editore Guanda <---Edizioni Prometeo <---Edizioni Thyrus <---Edmund Husserl <---Edoardo Bernstein <---Eduard Fraenkel <---Egloge del Sannazzaro <---Ein <---Einaudi <---Einaudi di Torino <---Eine <---Eisenstein <---Elias Canetti <---Elle <---Eluard <---Elvio Cinna <---Emil Du Boys <---Emma Gramatica <---Empoli <---Engagé <---England <---Enrica Lauzi <---Ente <---Entrò <---Epicuro <---Epistemologia <---Ercole Morselli <---Ercoli <---Erganzung <---Erkenntnis <---Ermes Marana <---Ermete Zacconi <---Ernesto De Martino <---Ernesto Ragionieri <---Esenin <---Estremo <---Etats <---Etats-Unis <---Ettore Fieramosca <---Età <---Eugenio Donadoni <---Europdische Philosophie <---Ex-Fabrizi <---Expédition <---Ezio Franceschini <---FIAT <---Fabrizi <---Faffossatrice <---Farinata a Cavalcante <---Felice Alderisio <---Felice Alrlerisio <---Felice Bauer <---Feller <---Ferdinando III <---Ferdinando di Pisa <---Ferrari <---Ferrarino <---Ferrata <---Fhiumanité <---Figures di Genette <---Filippo Pananti <---Filologia classica <---Filosofia cinese <---Filosofia della pratica <---Filosofia e storia <---Filosofia politica <---Filosofia teoretica <---Fisheries <---Fisiologia <---Flannery <---Fogarasi <---Fondamentalmente <---Fondazione <---Food <---Fortini <---Fortleben di Lucano nel Medioevo <---Fra Cristoforo <---Franceschini <---Francesco Benedetti <---Francesco Contarini <---Francesco Ferrucci <---Francesco Flora <---Franco Ferri <---Franco Fortini <---Frangais <---Franz Kafka <---Freville <---Friedrich Adler <---Friedrich Leo <---Fritz Riickert <---Froissart <---Fulvio Papi <---Furli <---Gabinetto <---Gaetano Salvemini <---Gaetano Trezza <---Galli-Guasti-Bracci <---Gallinaro <---Geburtstag <---Gemeinverstàndliches Lehrbuch <---Geografia <---Germania Tacito <---Germany <---Gerosa <---Gerratana <---Gerschenkron <---Geschichtsauffassung <---Geschkhte <---Gette <---Gfr <---Gherardi <---Ghiarella <---Giacom Matteotti <---Giacomo Noventa <---Gian Domenico <---Giancarlo Bergami <---Giappone <---Ginestra <---Gioacchino Pepoli <---Gioacchino Volpe <---Giobbe di Rapisardi <---Giorgio Fanti <---Giorgio Pasquali <---Giorgio Valgimigli <---Giornale storico della letteratura italiana <---Giornalismo e realizzazione artistica nella letteratura sovietica <---Giornalisti <---Giovan Battista <---Giovanni Agnelli <---Giovanni Bertacchi <---Giovanni Gentile <---Giovanni Giolitti <---Giovanni Rosini <---Gioverà <---Giugno <---Giulio Einaudi <---Giulio Preti <---Giulio Trevisani <---Giuseppe Ajazzi <---Giuseppe Berti <---Giuseppe Cètari <---Giuseppe Ferrari <---Giuseppe Martano <---Giuseppe Mazzini <---Giuseppe Paradioso <---Giuseppe Petronio <---Giuseppe Tamburrano <---Giussani <---Giustizia <---Giustizia di Camillo Prampolini <---Glauco di Ercole Morselli <---Glosse a Feuerbach <---Gnomon <---Gobetti Alfieri <---Gobetti fra Gramsci <---Gobetti tra Gramsci <---Goethe <---Goldoni <---Goncordo <---Gosinrizdat <---Gourcy <---Graf <---Graf a Turati <---Graf-Rapisardi <---Gramsci Il <---Gramsci Invece Insegna <---Gramsci in Italia <---Gramsci nei Quaderni <---Gramsci sulla Rivoluzione <---Grazia Deledda <---Greci <---Greci Bucolici <---Grecia <---Gronovius <---Grunbergs Arcbiv <---Gruppi di Amici del Politecnico <---Gràmsci <---Guazzotti <---Guglielmo Ferrero <---Guido Cavalcanti <---Gunnar Carlsson <---Gustave Le <---Guy Besse <---Haarlem <---Haeckel <---Hagendahl <---Hamburg <---Hancock <---Hegel di Marx <---Hegel in Italia <---Hegel-Marx <---Heinze <---Helvétius <---Hemingway <---Henri Bordeaux <---Henri Le <---Herbert Spencer <---Hermann Duncker <---Herzen <---Hevesi <---Historical Materialism <---Hobsbaivm <---Hobsbawm del Birkbeck College di Londra <---Housman <---Husserll <---Ibsen <---Id Grido del Popolo <---Ideologia tedesca <---Ieggi <---Iil <---Il Baretti <---Il Beffardo di Nino Berrini <---Il III <---Il Kant <---Il LA PENNA <---Il Lavoratore <---Il Machiavelli <---Il Mondo <---Il Partito <---Il Partito Comunista <---Il Piemonte <---Il V <---Il disgelo <---Ilie <---In L <---In Marchesi <---In Oriente <---Incominciò <---Indices <---Inferno <---Infine La Penna <---Inghiterra <---International Publishers <---Internationale Literatur <---Internationale Presse <---Internazionale Comunista <---Intorno a Gramsci <---Is Cfr <---Istituto Giangiacomo Feltri <---Italo Calvino <---Italy <---Iunga <---Ivan Reggent <---Ive Congrès <---Jacovaki Rizo Nerulos <---Jahrbuch <---Jahrhundert <---John Law <---Johnston <---Journey Through <---Jouvet <---Jugendinternationale <---Jugoslavia <---Julius Fucik <---Jung-Marxisten <---Karl Kautsky <---Karl Kraus <---Karl Marx <---Karl Radek <---Karl Renner <---Katà <---Kautsky <---Kerenski <---Kien <---Kommunismus <---Kommunismus di Vienna <---Konrad Schmidt <---Korsch <---Kublai Kan <---Kulturgeschichte <---Kunstprosa <---Kurt SAUERLAND <---La Fleur <---La Francia <---La Lega degli Attori Drammatici <---La Nuova Italia <---La Penna <---La Revolution <---La Rivoluzione Liberale <---La Sacra <---La Stampa <---La Terza <---La Venere Italica <---La cultura per fl New Deal e contro il New Deal <---La sera <---Labriola II <---Labriola-Gramsei <---Lachmann <---Lamarck <---Lamberto Borghi <---Lanalisi <---Laotsè <---Laplace <---Laurence Sterne <---Le Bon <---Le Bonniec <---Le Chapelier <---Le Lettere <---Lebenschauung <---Lefèvre <---Lega <---Lega dell'Arte Drammatica <---Lehrbuch <---Lenin Gramsci <---Leo Marchesi <---Leonhardt <---Leontiev <---Leopoldo Francherai <---Leopoldo Franchetti <---Les Questions <---Lesgaft <---Lessing nel Laocoonte <---Lettera a Togliatti <---Lettere <---Lettere da Ivan Reggent <---Lettere di Gramsci <---Leur <---Liberazione <---Libreria <---Liguori <---Limentani <---Lingua <---Linguet <---Liold <---Lione <---Lira <---Literary Supplementi <---Livio Sichirollo <---Lli <---Lo Stato <---Loescher <---Loggettività <---Logo <---Lombardia <---Lombardo Radice <---Londres <---Lontani <---Lord Guilford <---Lorenzo Borsini <---Loxln <---Lu Monte <---Lucania <---Lucano nel Medioevo <---Luciano Gruppi <---Luciano Jean <---Lucio COLLETTI <---Lucrezio-Virgilio <---Lucrèce <---Ludovico Feuerbach <---Ludwig Feuerbach <---Luigi Antonelli <---Luigi Bassi <---Luigi Bonaparte <---Luigi Carini <---Luigi Casti <---Luigi Pirandello <---Lumbroso <---Lumpenproletariat <---Lungi <---Luxemburg <---Luxemburg sulla Rivoluzione <---Luzzatto <---Lxiv <--- <---Lénine <---Léninisme <---Ma Calosso <---Ma Caterina <---Ma Gramsci <---Ma in Gramsci <---Ma nella Storia <---Mac Leish <---Mac Neice <---Machiavelli-Marx <---Machiavelli-Savonarola <---Madama Susanna <---Madonna Caterina <---Maiakovski <---Mairx <---Majakovskij <---Majakowskj <---Malienkov <---Malraux <---Manara Valgimigli <---Mancò <---Mandarino <---Manelli <---Manifesto del Partito <---Marchese <---Marchese Alfonso <---Marchesi <---Marco Polo <---Margini <---Maria di Moulins <---Mario Alleata <---Mario Rapisardi <---Mario Sarmati <---Marx di Croce <---Marx di Lenin <---Marx-Lenin <---Marxismusstudien di Tubinga <---Marxist Quarterly <---Materialìsmus <---Matrice <---Max Adler <---Max Eastman <---Meccanicisticamente <---Mehring <---Mein Weg <---Merleau <---Merleau-Ponty <---Mesdames <---Messina-Firenze <---Metaphorein <---Mezzogiorno <---Michele Barbi <---Milano-Napoli <---Mille <---Minucio Felice <---Mirsky <---Missolungi <---Misticismo estetico <---Mnxx <---Moderno Principe <---Moizzi <---Moleschott <---Moneta <---Monjo <---Montale <---Monte de Pietà <---Morale <---Moriz Haupt <---Mortara <---Moskva <---Moulins <---Mounier <---Munro <---Mussolini <---Mème <---Nachlass <---Ne Gli <---Ne La Città Futura <---Nel Saggio <---Nell'Altro <---Nella R D T <---Nellambito <---Nelle Noterelle di G C Abba <---Nemours <---Nenni <---Neri Pozza <---Nerva <---New Deal <---Niccodemi <---Niccodemi Gobetti <---Nico Orengo <---Nicola Fabrizi <---Nino Berrini <---Noi in Russia <---Non tutti i cosidetti ermetici sono ermetici <---Norberto Bobbio <---Norden <---Nota <---Nouvelle Vague <---Novecento <---Nule <---Nuova Italia <---Nuova rivista storica <---Nuovi Argomenti <---Nuovo Gramsci <---Né a Gramsci <---O.N. <---Obkkm <---Odi <---Oekonomie <---Ogni Stato <---Oken <---Onofri <---Onofri sul Contemporaneo <---Opuscoli Accademici <---Origgio <---Ottica <---Otto Bauer <---P.C. <---P.D. <---P.U.F. <---PSI <---Pace di Tolstoi <---Padmiro Togliatti <---Padova <---Padre <---Paese Sera <---Paffenhoffengelter <---Pagnini <---Palagi <---Palmero Togliatti <---Panoptico <---Paolo Ernst <---Paolo Fortunati <---Paratore <---Pare <---Paride Zajotti <---Partita Comunista <---Partita Socialista <---Partito Socialista <---Parvus <---Pasciukanis <---Pascoli <---Pascoli a Ungaretti <---Pasolini <---Pasquale Salvucci <---Pasquale Villari <---Pasquali <---Pasternak <---Patin <---Pcd <---Pci <---Peiper <---Peiper-Richter <---Pelloux <---Pepoli <---Per la cultura socialista <---Petite <---Pharsalia <---Phànomenologie <---Pia Casa Cottolengo <---Pianezzola <---Piano Marshall <---Piazzale Corvetto <---Pie Fiorentine <---Piekhanov <---Piemonte <---Pier Demetrio <---Piero Gobetti <---Piero Treves <---Pierre Naville <---Pietranera <---Pietro Fer <---Pietrogrado <---Pietà <---Pietà di Amerigo Patrizi <---Pignotti <---Piisacane <---Pisacane <---Pjatakov <---Pochi <---Poichè <---Poli <---Ponente <---Pour <---Prefazione a Per <---Presa <---Presidente <---Presidente Eisenhower <---Presidente del Consiglio <---Presse Korre <---Primo Mazzolari <---Principe di Machiavelli <---Propos <---Proudhon-Croce <---Provincie Unite <---Provvisoriamente <---Précis <---Précisément <---Psicanalisi <---Psychologie <---Pure <---Qfwfq <---Quaderni ACI <---Quaderni Gramsci <---Quaderni di Giustizia <---Quesnay <---Qui Feuerbach <---Qui G <---Qui Marx <---Quinet <---Qwesto <---R.D.T. <---Ragionieri <---Raimondo Manchi <---Ranuccio Bianchi Bandinelli Presidente <---Rapisardi <---Rapport de Bordiga <---Rasputin <---Rassegna Comunista <---Rassegna Pugliese <---Rassegna storica del Risorgimento <---Rastignac <---Reale Ferdinando <---Recherches <---Reclam <---Regel <---Reineri <---Reisebilder <---Remigio Sabbadini <---Renato Cartesio <---Renzo Martinelli <---Repubblica Democratica Tedesca <---Resta in Gramsci <---Restif <---Revay <---Riccardiano <---Richard Owen <---Richter <---Riforma Gentile <---Rino Dal Sasso <---Ripoluzione <---Rivista <---Rivista Ko <---Rivista trimestrale <---Rivoluzione di Lenin <---Rivoluzione liberale <---Robespierre <---Rocco Tammone <---Rochefoucault <---Rodolfo Morandi <---Romagna <---Romagnoli <---Romagnoli-Bignone <---Romains <---Romantik <---Roncisvalle <---Rosa Luxemburg <---Rouen <---Rra <---Ruggeri <---Ruggeri Il <---Ruggero Ruggeri <---Ruth FISCHER <---Ràbata <---SIA <---Sacha Guitry <---Sacra <---Saggio di Bukharin <---Saggio popolare di sociologia <---Saint Pierre <---Sainte-Beuve <---Saisir <---Sallu <---Salvatore Giacomo Graziano <---San Secondo <---Sanctis-Croce <---Sanctis-Gramsci <---Sanctis-Marchesi <---Sandburg <---Sapienza <---Sarmazia <---Sartre <---Sarò <---Sassulic <---Savérien <---Scelba <---Scevola Mariotti <---Scienze Sociali di Praga <---Scienze sperimentali <---Sciolokhov <---Scipione Casali <---Scotellaro <---Scrive Marx nel Capitale <---Se Alfieri <---Se in Italia <---Secondo Rosario Romeo <---Secondo Togliatti <---Secondo Walter Maturi <---Sehwarz <---Sei <---Semantica <---Sentimental Journey <---Serafino Cambareri <---Serra <---Serrati <---Sestini <---Sezione Culturale <---Shakespeare <---Shaw <---Sicilia <---Sidonie Nádhermy <---Siegfried Marck <---Significherà <---Signor Gottardo <---Silas Flannery <---Silla <---Sillani <---Simmel <---Sinisgalli <---Sir Gualtero Scott <---Sitedrama <---Società <---Sociologia e filosofia <---Sociology <---Soiit <---Solners <---Solo risponde Amor <---Solo risponde amor <---Sombart <---Sorel <---Sotto <---Soziologie <---Spartaco Borra <---Spaventa <---Spender <---Spitzberg <---Spitzer <---Spp <---Sraffa del Trinity College di Cambridge <---Staito <---Stalin-Bucharin <---Stamperia <---Stara <---Stati Socialisti <---Stato Operaio <---Stato a Stato <---Stato dei Consigli <---Stato dei Soviet <---Stato di Firenze <---Stato di tutto il popolo <---Stato in Italia <---Statuto Albertino <---Stendhal <---Stirner <---Stoccarda <---Storia contemporanea <---Storia d'Italia Einaudi <---Storia di Torino <---Storia moderna e contemporanea <---Storia su Plauto <---Storiografia francese <---Struve <---Stucka <---Stupì <---Sua Altezza <---Sull'Alfieri <---Sull'Avanti <---Sulliotti <---Suor Teodora <---Suvini-Zerboni <---Suvini-Zerboni-Chiarelli-Paradossi <---Svegliò <---Syntactica <---System <---Taccei <---Tacitoz <---Tadini <---Tagesfrage <---Tagliarla <---Talché <---Tatiana Schucht <---Teleologo <---Telles <---Terapeutica <---Terni <---Terzaghi <---Tesarne <---Tesi di Benjamin <---Tesi su Feuerbach <---Tesi sul concetto di Storia <---Testimonianze <---Texier <---Thalheimer <---The <---The Journal <---Through France <---Thuma <---Tieste <---Times Literary <---Todorov <---Toesca <---Togliatti Gobetti <---Toller <---Tolstoi <---Tolstoj <---Tommaseo <---Tommaso Fiore <---Tommaso Moro <---Topici del Riposati <---Torino Ermete <---Torino-Roma <---Traiano Boccalini <---Trecento <---Trezza <---Tricarico in Lucania <---Trieb <---Tristram Shandy <---Troades <---Trotsky <---Trotzkj <---Tubinga <---Turiello <---Tuttolibri <---U.S.A. <---Umanesimo-Riforma <---Umberto Calosso <---Umberto Cerroni <---Unione Sovietica <---United Kingdom <---Università Popolari <---Urbanistica <---Urgentibus <---Vahlen <---Vard <---Veblen <---Vedi V I LENIN <---Vediamoli <---Vedilo <---Venere Italica <---Ventanni <---Venti Settembre <---Verga <---Verlaine <---Versuch <---Veuerbach <---Vhistoire <---Via Lattea <---Victor Adler <---Videa <---Vierkandt <---Vietmin <---Vincenzo Gioberti <---Vincenzo Morello <---Vincenzo Nannucci <---Virgilio nel Medio Evo del Comparetti <---Visconti Venosta <---Vita Nazionale di Gramsci <---Vita di Dante di Cosmo <---Vittarini <---Vittorini <---Vittorio Alfieri <---Vogt <---Volksbuchhandlung <---Voprosy <---Vorrede <---Vyscinski <---Wales <---Weimar <---Weisheit <---Weltanschauung di Marchesi <---Weltansehauung <---Weltgeschichte <---Wilamowitz <---Wirklichkeit <---Wroclaw <---Xavier de Maistre <---Yablonsky <---Ybomo <---Yhomo <---Ylà <---Zacconi <---Zanctrdo <---Zancvrdo <---Zangheri <---Zanordo <---Zante <---Zdanov <---Zerboni <---Zinoviev <---Zola di De Sanctis <---Zusammenhang <---accomodantismo <---affacciano <---agnosticismo <---alessandrinismo <---alfieriana <---alfieriani <---alfieriano <---alfierismo <---anarcosindacalista <---annunziano <---ansaldiana <---antagoniste <---antagonisti <---antibrescianesimo <---anticartesiana <---anticlassista <---anticrociana <---antidealista <---antifascista <---antifilosofismo <---antifoscoliane <---antihegeliano <---antimarxisti <---antimilitarismo <---antimitologica <---antiprovvidenzialismo <---antirevisionismo <---antirigorista <---antiscientismo <---antisocialista <---antisocialiste <---antistoricismo <---antiteologica <---antogoniste <---antropocentrismo <---antropologia <---antropologici <---apriorismi <---arcaismi <---arcaismo <---aristocraticismo <---arnobiani <---arnobiano <---assiologica <---assiologici <---assiologico <---assolutismo <---astensionista <---astensionisti <---atteggiano <---autobiografismo <---avviane <---bakunismo <---barettiana <---benelliana <---bergsoniana <---bergsoniane <---bergsoniani <---bernsteiniano <---biologici <---blanquismo <---blanquista <---bordighiana <---bordighiane <---bordighiano <---bordighismo <---brentaniano <---bukhariniano <---burghiani <---burocratismo <---camionisti <---carducciani <---carducciano <---carrierismo <---cartismo <---catechismo <---cattaneiana <---causalismo <---cavouriano <---cavourriani <---centriste <---centristi <---chiste <---ciampoliniana <---ciceronianismo <---cinismo <---cista <---classicista <---classiste <---clericalismo <---collaborazionismo <---colonialismo <---colonialisti <---conciliano <---conformismo <---conformisti <---confusionarismo <---confusionismo <---congetturalismo <---conquisti <---contenutismo <---convenzionalismo <---corsiste <---cracianesimo <---cristiani <---crocismo <---culturiste <---culturologia <---d'Agosto <---d'Ambra <---d'America <---d'Annunzio <---d'Augia <---d'Azeglio <---d'Holbach <---d'Imola <---d'Indipendenza <---d'Indocina <---dairidealismo <---damichiana <---dannunziano <---dantismo <---darwinismo <---deliimperialismo <---dell'Adda <---dell'Alfieri <---dell'America <---dell'Ancora <---dell'Antiduhring <---dell'Antilucrèce <---dell'Arcadia <---dell'Archivio <---dell'Arte <---dell'Atto <---dell'Avantil <---dell'Enrico <---dell'Esecutivo <---dell'Esperanto <---dell'Essere <---dell'Etica <---dell'Express <---dell'Illuminismo <---dell'Impero <---dell'Inferno <---dell'Inno <---dell'Intelligenza <---dell'Io <---dell'Occidente <---dell'Orator <---dell'Umbria <---dell'Unità <---dell'Università <---democraticismo <---democristiano <---deontologia <---desanctisiane <---desanctisiani <---desanctisismo <---dialettismo <---dispotismo <---dossismo <---durkheimiano <---ecclettismo <---echeggiano <---economicismo <---einaudiani <---elezioìnista <---enciclopedismo <---engelsiane <---engelsiani <---engelsiano <---eninista <---epicureismo <---epistemologia <---epistemologiche <---esistenzialista <---esotismo <---estetismi <---estetismo <---estremismi <---estremista <---estremisti <---falansterismo <---fatalista <---fenomenologica <---feudalismo <---feueibacchismo <---feuerbacchiano <---feuerbachiana <---feuerbachiano <---feuerbachismo <---feuetibacchiano <---filisteismo <---filologiche <---filologismo <---fisiologia <---fordismo <---formigginiani <---formismo <---forzaniane <---frazionismo <---funambolismi <---futuristi <---galleggiano <---garibaldinismo <---geliani <---genealogici <---gentiliani <---georgiani <---ghiani <---giobertiana <---giobertiano <---giolittiana <---giolittismo <---gismo <---gista <---giusnaturalismo <---gnoseologiche <---gnoseologici <---gobettiane <---gobettiani <---gobettiano <---gocthiana <---goethiana <---goethiano <---gradualista <---graniciana <---guelfismo <---guicciardiniano <---husserliano <---ibseniano <---ideologismi <---idéaliste <---illuminista <---illusionismo <---impressionismo <---individualista <---inficiano <---infischiano <---interventista <---intervenzionista <---interviste <---intravista <---intravviste <---intuizionismo <---irredentismo <---italianisti <---kantismo <---kierkegaardiano <---laplaciano <---latifondisti <---latinisti <---leniniane <---leniniani <---leopardiana <---leopardiano <---liana <---liberismo <---licismo <---linotipisti <---lista <---liticismo <---liviano <---logismo <---loriana <---loriano <---lucreziana <---lucrezianesimo <---lucreziani <---lucreziano <---lucrezismo <---lultrasoggettivismo <---lysenkiani <---machiavelliano <---machista <---malenkoviana <---malenkoviano <---maltusianesimo <---mantismo <---marchesiana <---marchesiano <---marzialiano <---massimalista <---materialiste <---mazziniana <---mazzinianesimo <---mecenatismo <---medievalismo <---medievalista <---medievalisti <---menscevismo <---minacciano <---minoritarismo <---mismo <---missiroliano <---mitologiche <---modista <---mommseniana <---monadologica <---moralista <---morfologica <---msciano <---municipalismo <---nazionalista <---neiano <---neirempiriocriticismo <---nell'Agricola <---nell'Alfieri <---nell'Antiduhring <---nell'Arnobio <---nell'Atene <---nell'Avvertenza <---nell'Epilogo <---nell'Internazionale <---nell'Occidente <---nell'Opera <---nell'Orazio <---nell'Ottobre <---nell'Ottocento <---neoclassicismo <---neoclassicista <---neoclassicisti <---neocriticiste <---neoguelfismo <---neohegeliana <---neohegeliane <---neohegeliani <---neohegelismo <---neokantiani <---neopositivismo <---nesimo <---niane <---nianismo <---niano <---nicciani <---nicciano <---nietzschiana <---nietzschiane <---nietzschiano <---niniana <---ninisti <---nologica <---nomadismo <---nomenologica <---nomismo <---noskismo <---obiettivismo <---occidentalista <---ontologica <---ontologiche <---ontologico <---opportunisti <---oraziana <---oraziane <---oraziano <---ottimismi <---padreternismi <---palchismo <---paleocristiana <---panteismo <---parlamentaristi <---particolarismi <---particolarismo <---partisti <---pasqualiano <---paternalismi <---paternalismo <---patriottismo <---personalismo <---phénoménologie <---piemontesismo <---piemontesisti <---pirandelliana <---platonismo <---pluralismo <---poggiano <---polarismo <---politicantismo <---politicismo <---pompeiane <---populista <---populisti <---potenziano <---pragmatismo <---pragmatista <---precristiano <---premarxisti <---prezzoliniana <---prezzoliniano <---problemismo <---professionisti <---profetismo <---progressisti <---prometeismo <---protezionismo <---proudhonismo <---prussiana <---prussiano <---pseudomarxisti <---psicologista <---psiconeurologico <---puritanismo <---rapisardiana <---rapisardiano <---rassomigliano <---realista <---regionalista <---renouvieriana <---revisionista <---rialismo <---riconquista <---riformiste <---ripiano <---rischiano <---ritualismo <---rivendicazionismo <---roliana <---romanisti <---roussoiane <---russoiana <---sadismo <---salottierismo <---salveminiani <---salveminiano <---sanctisiana <---sanctisiano <---scevismo <---scheleriano <---sciane <---scianesimo <---sciani <---scientista <---sciovinismo <---sciovinista <---scolasticismi <---scoppiano <---semplicismo <---senechiana <---sensismo <---sentimentalismo <---siana <---siani <---siciliana <---simbologia <---sionisti <---sista <---smiano <---socialsciovinismo <---sociologiche <---sociologici <---sociologismo <---solipsismo <---soviettista <---spaventiana <---speciallista <---spiana <---spinozismo <---spontaneisti <---staliniane <---staliniano <---staliniste <---sterniani <---storicisti <---storirismo <---strumentalismo <---strutturalismo <---studiano <---suirimperialismo <---sull'Alfieri <---sull'Avanti <---sull'Equilibrio <---sull'Umanesimo <---tacciano <---tacitiana <---taneiano <---taristi <---tecnicismo <---tecnologica <---teleologica <---teleologismo <---teologica <---teologiche <---terminologiche <---terrorismo <---timismo <---tismo <---togliattiano <---tologica <---tomismo <---tomista <---tradeunionista <---tradizionalisti <---trasformismo <---trionfalismo <---troschista <---umanista <---umaniste <---umanitarismo <---universalismo <---utopismo <---utopisti <---velleitarismo <---veneziano <---ventiseiesimo <---verista <---vichiana <---virgiliano <---vogliano <---volgarismi <---volontarista <---volontaristi <---witziano <---xismo <---xisti <---zinovievista <---zismo <---È dei Quaderni <---Éluard <---Ìntimo



Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO

visualizza mappa Entità, Analitici e Records di catalogo del corpus selezionato/autorizzato (+MAP)




Interfaccia kSQL

passa a modalità Interfaccia kSQL