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Il segmento testuale C.I.L. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 654

Brano: Confederazione italiana dei lavoratori

Polesine, nel Ferrarese), sotto la spinta delle masse e degli elementi di sinistra del Partito popolare, il movimento sindacale cattolico assunse un carattere apertamente classista, perfino in polemica con la riformistica C.G.L..

Nel 1920 la C.I.L. sabotò il movimento dei Consigli di fabbrica, al pari della C.G.L., proponendo alla Presidenza del Consiglio dei ministri un progetto di legge tendente a stroncare l’occupazione delle fabbriche (v.) e, facendo appello ai motivi riformistici dell’azionariato popolare, diede di. quel grandioso movimento politico un’interpretazione economica delle più limitate. Nel 1922 si mantenne estranea all’Alleanza del lavoro (v.) e solo quando il fascismo accomunò nella sua opera di repressione tutte le organizzazioni sindacali, di fronte all’impressionante calo nel numero dei propri iscritti (1922: 1.250.[...]

[...]l Ferrarese, dove don Giovanni Minzoni (v.) era stato assassinato dai fascisti. Quando il 9.12.1922, all’indomani della marcia su Roma, si riunì a Milano un Comitato per la « Costituente sindacale italiana » (tra gli altri, vi parteciparono Rinaldo Rigola, Alceste De Ambris, A.O. Olivetti, alcuni sindacalisti della U.I.L.ie dannunziani), come estremo tentativo di realizzare un’unità antifascista su basi sindacali, il 5° Consiglio nazionale della C.I.L. (Torino, 2223. 12.1922) ammise come possibile una « eventuale dignitosa trattativa » con le altre maggiori organizzazioni confederali. In effetti, contro le sopraffazioni fasciste, le violenze a danno dei lavoratori cattolici e la distruzione delle loro or ganizzazioni la C.I.L. fece ben poco, a parte l’invio di un memoriale di protesta, il 12.1.1923, a! presidente del Consiglio Benito Mussolini. Nel giugno 1924, all’epoca dell’assassinio Matteotti, non appoggiò nessuna proposta di sciopero generale antifascista.

L’atteggiamento della C.I.L., del resto, non faceva altro che rispecchiare la politica dell’ala destra del Partito popolare, al quale l’organizzazione sindacale era legata da un patto firmato nel 1921 (il medesimo patto vincolava al P.P. la Confederazione cooperativa italiana, di ispirazione cattolica). Allorché, nel

1922, Io stesso segretario della C.I.L. Giovanni Gronchi (v.) succeduto a G.B. Vaiente, abbandonò la carica sindacale per entrare nel ministero fascista, venne sostituito da Achille Grandi. Questi, insieme a Valente, cercò di difendere l’autonomia dell’organizzazione sottraendosi all’influenza della destra filofascista del Partito popolare, ma intanto l’Azione cattolica (v.) grà cominciava a favorire quell’opera di totale liquidazione dei sindacati che l’avrebbe indotta, dopo il patto di Palazzo Vidoni (v.) e poco prima della legge 3.4.1926 che aboliva il libero sindacalismo, a dichiararsi pronta a un « leale esperimento del nuovo [...]

[...]) grà cominciava a favorire quell’opera di totale liquidazione dei sindacati che l’avrebbe indotta, dopo il patto di Palazzo Vidoni (v.) e poco prima della legge 3.4.1926 che aboliva il libero sindacalismo, a dichiararsi pronta a un « leale esperimento del nuovo corporativismo legalmente riconosciuto, avviando ad esso le forze operaie cattoliche ».

Al convegno di Milano (12.2.1926), presenti per l'Azione cattolica Colombo e Balduzzi, e per la C.I.L. Grandi e G. Noseda, i sindacalisti si batterono inutilmente per tenere in piedi la confederazione e contra, stare ogni illusione dei dirigenti di Azione cattolica riguardo all’apoliticità dei sindacati fascisti. Il successivo Consiglio nazionale della C.I.L., molti funzionari della quale erano ormai già passati ai sindacati fascisti e alle sezioni professionali dell'Azione cattolica, ne deliberò la fine. Un « triumvirato » bianco antifascista, formato da Grandi, Gronchi e G. Rapelli cercò di resistere, riuscendo a sopravvivere ancora per qualche tempo.

Bibliografia: G.D. Rossi, Il primo anno di vita del P.P.I., Roma, 1920; E. Rossi, Il Manganello e l'aspersorio, Milano, 1958.

Confederazione generale dell’industria italiana

Confindustria. Organizzazione sindacale dei datori di lavoro del settore industriale. La C. fu fondata a Milano il 7[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 677

Brano: [...]ione per attività antifascista, che trascorse nel carcere di Perugia.

Dopo I'8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza, collegatrice delle brigate partigiane nel Biellese.

Corpo italiano di liberazione

C./.L. Denominazione assunta da alcuni reparti dell'esercito italiano che presero parte alla Guerra di liberazione in territorio nazionale, a fianco degli Alleati, dal 18 aprile al 31 agosto del 1944. Il C.I.L. ereditò e continuò, in forma più vasta e impegnativa, compiti che erano stati precedentemente assolti dal I Raggruppamento motorizzato italiano (v.)f embrione originario del nuovo esercito regolare costituito nel « regno del Sud » dopo l’8.9.1943.

Posto agli ordini del generale Umberto Utili (v.), il C.I.L. fu costituito dalla Divisione « Nembo » e da reparti non indivisionati. Non poche polemiche ne accompagnarono la formazione, avendo il Comando alleato stabilito che la forza in linea dei reparti italiani non doveva superare il numero complessivo di 14.100 uomini. Poiché l’impiego della « Nembo », appena giunta dalla Sardegna, avrebbe portato a 24.000 il numero degli uomini in linea, sorse tra il Comando italiano e gli Alleati una\controversia che potè essere risolta soltanto il 24.5.1944, dopodiché la « Nembo » potè finalmente*entrare a far parte del C.I.L.. L'intero contingente fu messo alle[...]

[...]no la formazione, avendo il Comando alleato stabilito che la forza in linea dei reparti italiani non doveva superare il numero complessivo di 14.100 uomini. Poiché l’impiego della « Nembo », appena giunta dalla Sardegna, avrebbe portato a 24.000 il numero degli uomini in linea, sorse tra il Comando italiano e gli Alleati una\controversia che potè essere risolta soltanto il 24.5.1944, dopodiché la « Nembo » potè finalmente*entrare a far parte del C.I.L.. L'intero contingente fu messo alle dipendenze del X Corpo britannico e schierato nell’Alto Molise, lungo

la catena delle Mainarde (di fronte alla 5a Divisione « Alpenjaeger » tedesca, rafforzata da unità minori), lunoo la linea detta Bernard. In questa formazione, il C.I.L. prese parte attiva alle operazioni di fine maggio, nell'aspro settore montagnoso che delimita e racchiude il Parco nazionale d'Abruzzo.

Ai primi di giugno i reparti del C.I.L. furono trasferiti a scaglioni nel settore adriatico, nel territorio di Lanciano, alle dipendenze del V Corpo d'armata britannico. Qui vennero subito impiegati nelle contrastate operazioni del giugno che, attraverso una serie di combattimenti, portarono alla liberazione di Orsogna (8.6), Chieti (9.6), L’Aquila (13.6), Teramo (15.6), Ascoli Piceno (18.6). In seguito, passata alle dipendenze del II Corpo polacco, il 30 giugno l’unità italiana condusse a termine la liberazione di Macerata, con l'appoggio di unità partigiane della zona; l'1 luglio liberò Tolentino e il 19 Filottrano, subendo dure [...]

[...] II Corpo polacco, il 30 giugno l’unità italiana condusse a termine la liberazione di Macerata, con l'appoggio di unità partigiane della zona; l'1 luglio liberò Tolentino e il 19 Filottrano, subendo dure perdite nel corso di queste ultime fasi operative. Il 13 luglio cadde Cingoli e il 20 Jesi mentre, nello stesso tempo, Ancona veniva liberata dal Corpo polacco.

Dopo un breve periodo di riordinamento trascorso nelle retrovie, dal 20 agosto il C.I.L. fu nuovamente impiegato in prima linea e continuò a portarsi molto brillantemente liberando Pergola, Cagli e Acqualagna. Dal 25 agosto passò alle dipendenze del V Corpo britannico. Nel nuovo dispositivo prese parte alla

Zona di impiego e linee di avanzata del C.I.L. durante la Guerra di liberazione

677



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 678

Brano: Corpo italiano di liberazione

liberazione di Urbino (28.8) e di Urbania (30.8). Il 31.8.1943 fu disposto lo scioglimento del C.I.L. e il trasferimento dei suoi reparti in zona arretrata per un periodo di riposo, preludio a un nuovo riordinamento delle unità italiane.

I quattro mesi di intensa attività operativa del C.I.L. avevano definitivamente convinto gli Alleati della volontà di riscatto dei soldati italiani. Le numerose prove date avevano dimostrato che il lontano battesimo del fuoco, avuto a Montelungo (v.) nel dicembre 1943, non era stato un episodio isolato. In quattro mesi di combattimenti il C.I.L. aveva avuto 337 morti e 800 feriti. In quel logorante periodo i soldati avevano anche superato quel complesso di inferiorità di cui tutto l'esercito era rimasto vittima, moralmente e materialmente, dopo l’8 settembre.

Allo scioglimento del C.I.L. seguì la creazione dei Gruppi di combattimento (v.), che permise ai soldati e soprattutto a molti ex partigiani e patrioti delle regioni liberate di continuare a prender parte alla Guerra di liberazione fino alla sua conclusione.

A.Ba.

Corpo volontari della libertà

C.V.L.. Denominazione ufficiale dell’organizzazione militare che, a partire dal giugno 1944, comprendeva tutte le forze armate partigiane a nord della Linea gotica (v.) ; fu concordata tra il Comitato di liberazione nazionale per l’alta Italia e il Comitato militare (di cui erano principali esponenti Ferruccio Parri e Luig[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 653

Brano: [...]o generale politico di protesta, uscì dalla C.G.I.L. per dar vita (1.10.1948) a una « libera C.G.I.L. » che assunse poi il nome definitivo di Confederazione italiana sindacati liberi (C./.S.L). Circa 10 mesi più tardi uscivano dalla C.G.I.L. anche i socialdemocratici e i repubblicani che fondarono insieme la Federazione italiana del lavoro, divenuta più tardi Unione italiana del lavoro (U.I.L.). C.Gh.

Confederazione italiana dei lavoratori

C.I.L.. Organizzazione sindacale cattolica, le cui basi furono gettate nel marzo 1918 a Roma dai rappresentanti di 15 raggruppamenti (sindacato ferrovieri, lavoratori addetti ai trasporti, metallurgici, piccoli proprietari, mezzadri e piccoli affittuari, lavoratori agricoli e altri) nonché di 25 Uffici e Unioni del lavoro, con programma decisamente volto aH’interclassimo, al quale si era ispirata tutta l’attività precedente dei cattolici in campo sociale e sindacale (Opera dei Congressi, Unione cattolica delle istituzioni economiche e sociali). Anche se la realtà del capitalismo aveva largamente dim[...]

[...]ecisamente volto aH’interclassimo, al quale si era ispirata tutta l’attività precedente dei cattolici in campo sociale e sindacale (Opera dei Congressi, Unione cattolica delle istituzioni economiche e sociali). Anche se la realtà del capitalismo aveva largamente dimostrato come fosse impossibile prescindere dai termini della lotta di classe, cercando di fondere gli interessi della borghesia capitalista e dei lavoratori in una stessa politica, la C.I.L. e i sindacati cattolici (sindacati bianchi) dichiararono apertamente che il fine delle loro organizzazioni professionali rimaneva quello della « collaborazione » tra capitale e lavoro.

Al pùnto 3 del programma approvato dal Consiglio nazionale (Roma, 29.9.1918) si affermava necessaria una « progressiva attuazione del triplice principio dell'organizzazione, rappresentanza e collaborazione di classe ». I rimanenti postulati restavano nei limiti dello sfruttamento liberistico e democratico borghese del meccanismo di appropriazione del plusvalore, accuratamente celato sotto la coltre di una in[...]

[...]itica edilizia, estensione del probivirato in agricoltura a tutte le categorie professionali e così pure dell’arbitrato nei conflitti del lavoro, compartecipazione agli utili, otto ore, sabato inglese, ecc.). Veniva sancita la sconfessione di ogni capacità dirigente del proletariato nella lotta per una società nuova e veniva invece affermato che «nella collaborazione di classe sta la formula e la via dell’avvenire ». ,

Nel primo dopoguerra la C.I.L. non fu da meno della C.G.L. (v. Confederazione generale italiana del lavoro) nell’opera di contenimento dell’ondata rivoluzionaria e non fornì alcun appoggio di direttive e di effettiva solidarietà alla lotta delie masse lavoratrici. Dopo aver aderito allo sciopero indetto dal Partito socialista e dalla C.G.L. per il 21.7. 1919 allo scopo di « protestare contro la falsa pace di Versailles », non vi partecipò, anche per influenza del Partito popolare (v.). Assai attive furono invece, nel periodo 191920, le leghe contadine « bianche » guidate dai cattolici Guido Miglioli (v.)f Romano Cocchi e G[...]

[...]osse » di Molinella e Cerignola. Sostenendo programmi di cogestione e di interessenza nell’azienda agricola, facendo propri i metodi della lotta di classe a oltranza esse giunsero all’occupazione delle cascine (v.) e all’istituzione di Consigli di cascina che funzionarono come vere imprese collettive, non meno dei consigli di fabbrica torinesi di quello stesso periodo.

Questa valorosa lotta delle leghe « bianche » venne però mortificata dalla C.I.L., la quale si professava contraria al processo di proletarizzazione nelle campagne, ma solo nel senso di favorirvi l’affermazione della piccola proprietà coltivatrice, delle affittanze collettive, della libera cooperazione e della compartecipazione. Da qui la mancata difesa della massa avventizia e salariata (che i socialisti mettevano in atto sostenendo l’imponibile della mano d'opera) e l’antagonismo tra « bianchi » e « rossi » nelle campagne; a volte anche la lotta fratricida (in Piemonte, in Lombardia, nel Veneto). Talvolta « bianchi » e « rossi » scioperavano invece uniti con utili risult[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 637

Brano: [...]i conti per ciascuno di loro non era ulteriormente prorogabile e, nel tentativo di salvare — se non altro — la pelle, risolsero di accordarsi per defenestrare il capo.

Il 16.7.1943, al termine di un incontro iniziatosi in piazza Colonna in assenza di Mussolini e conclusosi con lui a Palazzo Venezia, i gerarchi dissenzienti posero al duce la indilazionabile esigenza di convocare la riunione. Preso alla sprovvista e tuttavia convinto di poter facilmente controllare la sgradita e insidiosa manovra dei suoi gregari ribelli, Mussolini alla fine accondiscese, sia pure « obtorto collo ».

È rimasta famosa la frase conclusiva di quell’incontro: « Ebbene, convocherò il Gran Consiglio. Si dirà in campo nemico che si è radunato per discutere la capitolazione. Ma l’adunerò ».

L’indomani giunse a Palazzo Venezia una lettera di Giovanni Giuriati (v.) con la quale, indipendentemente dagli altri gerarchi, l’ex segretario del Partito fascista lamentava che il Gran Consiglio « non è stato convocato più da anni, mentre era nello spirito della légge[...]

[...]Como il 24.8.1883, m. a Desio (Milano) il 27.9.1946; dirigente sindacale cattolico.

Operaio tipografo, si dedicò 'ancor giovane all’attività sindacale nelle file del movimento cattolico. Diresse a Como l'Unione del lavoro e, nel 1908, fondò il sindacato italia

no dei tessili. Alla fine della prima guerra mondiale organizzò l’Unione del Lavoro di Milano (1918) e, un anno dopo, pose le basi della Confederazione Italiana dei Lavoratori (v.h o C.I.L., primo grande sindacato cattolico. In quegli anni fu anche direttore del settimanale II Cittadino. Nel 1922 assunse la segreteria generale della C.I.L..

Già deputato del Partito Popolare nel 1919, fu rieletto nel 1921 e nel

1924. Dichiarato decaduto dalla carica — dalla Camera fascista — nel novembre 1926, per la sua coerente e ferma posizione contro la dittatura mussoliniana fu più volte aggredito ed ebbe la casa devastata dagli squadristi. Dopo le leggi eccezionali fasciste del 1926 si ritirò a vita privata. Per sopravvivere dovette adattarsi a svolgere diversi lavori (fu anche cassiere in un bar della Galleria del Duomo a Milano) finché non riuscì a occuparsi nuovamente come operaio tipografo. Dopo il 25.7.1943 fu uno dei Commissari[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 536

Brano: [...]ocristiani, da sempre titubanti di fronte alla prospettiva unitaria, un pretesto per ritirarsi dalle trattative. Comunisti e socialisti costituirono ugualmente a Bari una confederazione sindacale unitaria, mentre da parte loro, nel febbraio, gli azionisti costituirono a Salerno un contraltare. L’11.3.1944 le due organizzazioni arrivarono a un accordo, ma i democristiani proseguirono per la loro strada, ricostituendo alla fine di marzo la vecchia C.I.L..

La festa del Primo Maggio 1944, riconosciuta dal governo dell’Italia liberata come festività nazionale, venne celebrata separatamente da C.G.L. e C.I.L., ma il successivo 3 giugno, alla vigilia della liberazione di Roma, sulla spinta unitaria delle lotte che intanto si svolgevano al Nord, fu firmata nella Capitale ancora occupata dai tedeschi una « Dichiarazione sulla realizzazione dell’unità sindacale » che passerà alla storia come Patto di Roma. Questo venne sottoscritto da Giuseppe Di Vittorio, Emilio Canevari e Achille Grandi, in rappresentanza rispettivamente dei comunisti, dei socialisti e dei democristiani. Bruno Buozzi, che aveva elaborato il documento e si trovava in carcere a Roma, non fece in tempo a coglierne i frutti perché venne[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 643

Brano: [...]R. Orvieto, 1979); Sanremo: alla Resistenza (R. Orvieto, 1972); Sansepolcro: Sacrario ai Caduti jugoslavi (J. Kratohvil, 1973); Sansepolcro: ai Caduti (M. Mazzacurati, 1963);

Sansepolcro, la Spinella: alla Resistenza (C. Longo, 1985); Sant'Anna di Stazzema: Torreossario (T. Salvatori); San Severino Marche: ai Caduti della Resistenza (A. Bellabarba, 1965); Santa Lucia di Piave: agli Internati (L. Comuzzi—D. Maso, 1983); Sant'Angelo in Vado: al C.I.L. (A. Sassu, 1970); Santuario d'Enza: al Partigiano (L. Grosso, 1963); Sarsina: alla Resistenza (I. Fioravanti, 1983); Sarzana: ai Caduti della lotta partigiana (F. Piccini, 1948); Savona, Lavagnola: alla Resistenza (N. Bignone, 1979); Savona: alla Resistenza (A. Fabbri, 1974); Schilpario: ai Dodici Martiri (L. Gaimozzi, 1946); Senigallia: alla Libertà (ceramiche di E. Treccani, 1984); Serina: a Tre Partigiani sovietici (A. e E. Belotti, 1982); Sesto San Giovanni: alla Resistenza (P. Bottoni—A. Praxmayer, 1963); Serravalle Pistoiese: ai Partigiani (U. Bovi, 1979); Sestri Levante: ai Caduti dell[...]

[...] 1964); Reggio Emilia: Parco della Resistenza a Villa Sesso (L. Ferretti, 1976); Reggio Emilia: alla Resistenza (R. Brioschi, 1958); Reggiolo: ai Partigiani (E. Gii ioli,

1974); Revine Lago: alla Madre del Partigiano impiccato (G. Pezzei, 1982); Rimini: alla Resistenza (E. Mori, 1973); Rocca Santa Maria: alla battaglia di Bosco Martese (D. Di Bernardino, 1982); Rocchetta a Volturno: in ricordo di Giaime Pintor (1948); Rocchetta a Volturno: al C.I.L. in Monte Marrone (V. Piotti, 1975); Roma: Fosse Ardeatine (N. Aprile—C. Calcaprina—A. Car

delli—M. Fiorentino—Coccia—G. Perugini_

M. Basaldella, 1949); Roma: Museo in via Tasso; Roma, via Lucullo: per la Libertà (U. Attardi, 1987); Roma: ai Martiri di La

643



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 41

Brano: [...]orme della giustizia e della fraternità cristiana ». Attraverso Il coltivatore dei campi (pubblicato dal 1916 al 1920) la Federazione, di fatto diretta e presieduta da Medri che non convocò mai, nonostante le sollecitazioni e le promesse, alcun congresso né costitutivo né per l’elezione di organi dirigenti, si fece portatrice di sole istanze produttivistiche e tecniche. Il 13.5.

1918 rifiutò di dare la propria adesione al sindacato cattolico (C.I.L.), anzi non ne comunicò agli iscritti neppure l’esistenza per oltre un anno, fino all’ottobre 1919. Lo scontro fra i due organismi continuò fino al congresso di Firenze della C.I.L. (marzo 1920), quando la Confederazione decise di costituire una propria Federazione nel settore agricolo con un ampio programma rivendicativo, provocando lo svuotamento dell’organizzazione “nazionale” di Faenza.

Il dopoguerra

Alle tradizionali rivalità politicoeconomiche fra socialisti e repubblicani, il primo dopoguerra aggiunse nuovi motivi per radicalizzare il confronto, in conseguenza del diverso atteggiamento che era stato assunto dai due partiti nei confronti del conflitto: neutralità e interventismo, liberazione delle “terre irredente” e guerra imperialista fornirono nuovi motivi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 200

Brano: [...]tedeschi.

Per completare il quadro della partecipazione degli udinesi alla lotta di liberazione, va ricordato il contributo di coloro che parteciparono alla Resistenza all’estero, combattendo contro i tedeschi su vari fronti dell’Europa: oltre a coloro che provenivano dalle fila dell’emigrazione antifascista in Francia e che diedero un grande contributo alla Resistenza francese (fra questi, gli udinesi Carlo Fabro, Azzo Rossi e Mario Buzzi, fucilato dai tedeschi a MontValerien; Antonio Dolfin, caduto in combattimento), vanno ricordati i militari che, dopo l’8.9.1943, opposero una tenace e coraggiosa resistenza ai tedeschi in varie zone della Jugoslavia, della Grecia, dell’Albania. Molti di essi morirono e, fra questi, anche diversi udinesi; altri vennero catturati e deportati nei campi di internamento nazisti. Parecchi però continuarono la lotta, unendosi ai partigiani che localmente combattevano contro i tedeschi.

Oltre ai friulani combattenti all’estero, vanno ricordati anche coloro che combatterono, altrettanto strenuamente e va[...]

[...]a Jugoslavia, della Grecia, dell’Albania. Molti di essi morirono e, fra questi, anche diversi udinesi; altri vennero catturati e deportati nei campi di internamento nazisti. Parecchi però continuarono la lotta, unendosi ai partigiani che localmente combattevano contro i tedeschi.

Oltre ai friulani combattenti all’estero, vanno ricordati anche coloro che combatterono, altrettanto strenuamente e valorosamente, nel Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.), risalente dal Sud della Penisola. Tra gli udinesi che fecero parte del C.I.L. erano: Mario Marchiol, caduto in combattimento a Filottrano (Macerata) e decorato di medaglia d’argento alla memoria; Giovanni De

200



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 691

Brano: [...]lla lotta di liberazione (si vedano le voci Esercito e Resistenza e Resistenza italiana all'estero). Sia il C.S., affidato al maresciallo Messe (v.) dal novembre 1943, sia gli S.M. dell’esercito (generale Berardi e poi Ronco), della marina e dell’aeronautica si riorganizzarono per partecipare, negli stretti limiti posti dagli angloamericani, alla guerra antitedesca. Lo S.M. dell’esercito formò il Raggruppamento motorizzato (v.), cui seguirono il C.I.L. (v.) e i Gruppi di combattimento (v.), nonché unità ausiliarie.

II C.S., in collaborazione con gli Alleati, predispose un certo numero di missioni presso le forze partigiane al Nord e partecipò al rifornimento delle stesse con aviolanci (v. Missioni alleate).

Quanto rimaneva dello S.M. della marina, sempre in collaborazione con gli Alleati nonché con l’embrionale organizzazione del ministero, coordinò le missioni delle unità navali richieste dagli angloamericani durante l'intero periodo di cobelligeranza e preparò alcune azioni di sabotaggio navale al Nord. Allo stesso modo, lo S.M. del[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine C.I.L., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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