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Comitato centrale di liberazione nazionale
naie, la insurrezione nazionale contro l’occupante ».
Il C.C.L.N. affermò nello stesso tempo la propria autonomia di fronte al governo di Brindisi e respinse perciò la nomina, fatta dal governo Badoglio, del generale Armellini a sindaco di Roma. In sostanza, fino a tutto il gennaio 1944 il C.C.L.N., anche se non potè svolgere che un’attività pratica di organizzazione molto ridotta, per le particolari condizioni in cui si trovava la città di Roma,, pressoché tagliata dal resto del territorio occupato, espresse una valida direzione politica sui problemi essenziali della lotta di liberazione (funzione del C.L.N., unità del movimento partigiano, condanna dell’attesismo, obiettivo insurrezionale, autonomia nei confronti del governo Badoglio). Ma questa linea veniva elaborata mentre era aperta la prospettiva di una pronta liberazione della città, e di una insurrezione popolare vittoriosa che [...]
[...]questa linea veniva elaborata mentre era aperta la prospettiva di una pronta liberazione della città, e di una insurrezione popolare vittoriosa che facesse trovare agli Alleati il nuovo governo già operante nella Capitale liberata per opera di popolo. Questa prospettiva parve realizzarsi nella settimana successiva allo sbarco di Anzio (v.), quando tutte le forze antifasciste furono mobilitate nella preparazione dell’insurrezione.
La crisi del C.C.L.N.
La necessità resa manifesta alla fine del gennaio 1944, per le difficoltà incontrate dall’offensiva alleata e per l’irrigidimento della difesa tedesca, di rinviare Io sciopero insurrezionale, provocò nel C.C.L.N. una grave crisi organizzativa e politica. Prendendo a pretesto un ordine del giorno socialista del 9 febbraio, che accentuava l’interpretazione delle dichiarazioni del 16 ottobre e del 16 novembre come « accantonamento della monarchia », Bonomi, che era stato impressionato dal duro discorso di Churchill del 22.2.1944 e dalladeludente conclusione del Congresso di Bari (v.), diede le dimissioni da presidente del C.C.L.N.. Si aprì una crisi politica assai grave, che minacciava di provocare la rottura dell’unità antifascista, proprio nel momento in cui il movimento partigiano a Roma, diretto operativamente dalla « Giunta militare tripartita » formata dai rappresentanti del P.C.I., P.S.I. e P.d’A., intensificava la sua azione, anche per impedire che i tedeschi potessero utilizzare liberamente la Capitale come base di operazioni per i vicini fronti di Cassino e di Anzio. L’offensiva partigiana, culminata nell’azione dei
G.A.P. a via Rasella, del 123.3.1944, determinò la feroce reazione nazista coll’eccidio del[...]
[...]ficava la sua azione, anche per impedire che i tedeschi potessero utilizzare liberamente la Capitale come base di operazioni per i vicini fronti di Cassino e di Anzio. L’offensiva partigiana, culminata nell’azione dei
G.A.P. a via Rasella, del 123.3.1944, determinò la feroce reazione nazista coll’eccidio delle Fosse Ardéatine (v.). A questo drammatico sviluppo della lotta partigiana corrispondeva invece una paralisi dell’attività politica del C.C.L.N., che non era così posto in grado di assolvere ai suoi doveri di organo dirigente e organizzatore della lotta di liberazione.
La crisi politica del C.C.L.N. fu superata soltanto dal fatto nuovo creato, dopo l’arrivo a Napoli di Paimiro Togliatti, dalla formazione a Salerno (v.) di un governo dì unità nazionale, presieduto ancora dal maresciallo Badoglio, ma con la partecipazione di tutti i partiti del C.L.N..
Le conseguenze dei colpi subiti dal movimento partigiano nei duri mesi invernali e della crisi politica del C.C.L.N. si fecero sentire al momento della liberazione di Roma quando, anche per il rapidissimo sviluppo delle operazioni militari, e per i rapporti di forza esistenti, l'obiettivo dell’insurrezione nazionale, posto in gennaio dallo stesso C.C.L.N., non fu raggiunto. Ma il C.C.L.N. potè ancora assolvere a un suo importante compito politico. L’8.6.1944 ebbe luogo al Grand Hotel la riunione del C.C.L.N. con una delegazione del governo di Salerno. Partecipavano alla riunione i membri del governo Badoglio: Croce, Sforza, Rodino, Cerabona, Mancini, Togliatti e Alberto Cianca? segretario del Comitato di liberazione del Mezzogiorno, il C.C.L.N. era presente con il suo presidente Bonomi, con i suoi membri De Gasperi, Casati, Ruini, La Malfa, Nenni e Scoccimarro, e con il segretario Fenoaltea. Assisteva alla riunione anche Vittorio Emanuele Orlando. In questa occasione il C.C.L.N. assunse una posizione unitaria e chiese « un governo del tutto nuovo » con « tali poteri da poter condurre energicamente la guerra antitedesca e da poter preparare la libera consultazione popolare per la scelta delle forme istituzionali ». Di fronte a questa posizione sostenuta unitariamente da tutto il C.C.L.N., Badoglio fu costretto a ritirarsi, e il presidente del C.C.L.N. Bonomi venne designato come presidente del ^uovo governo, espressione del C.LÌN.. G.Am.
Bibliografia: Ivanoe Bonomi, Diario di un anno 2.6.1943 10.6.1944, Milano, 1944; il comuniSmo italiano nella seconda guerra mondiale, Roma, 1963.
Comitato di agitazione
Forma particolare di organizzazione unitaria, transitoria, creata per un motivo specifico dagli operai di una fabbrica o da braccianti, contadini o altre categorie di lavoratori; come norma si scioglie quando la lotta per la quale il comitato è sorto viene considerata conclusa e l’obiettivo raggiunto.
Nella storia del movimento[...]