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Il segmento testuale C.C.L.N. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 600

Brano: '

Comitato centrale di liberazione nazionale

naie, la insurrezione nazionale contro l’occupante ».

Il C.C.L.N. affermò nello stesso tempo la propria autonomia di fronte al governo di Brindisi e respinse perciò la nomina, fatta dal governo Badoglio, del generale Armellini a sindaco di Roma. In sostanza, fino a tutto il gennaio 1944 il C.C.L.N., anche se non potè svolgere che un’attività pratica di organizzazione molto ridotta, per le particolari condizioni in cui si trovava la città di Roma,, pressoché tagliata dal resto del territorio occupato, espresse una valida direzione politica sui problemi essenziali della lotta di liberazione (funzione del C.L.N., unità del movimento partigiano, condanna dell’attesismo, obiettivo insurrezionale, autonomia nei confronti del governo Badoglio). Ma questa linea veniva elaborata mentre era aperta la prospettiva di una pronta liberazione della città, e di una insurrezione popolare vittoriosa che [...]

[...]questa linea veniva elaborata mentre era aperta la prospettiva di una pronta liberazione della città, e di una insurrezione popolare vittoriosa che facesse trovare agli Alleati il nuovo governo già operante nella Capitale liberata per opera di popolo. Questa prospettiva parve realizzarsi nella settimana successiva allo sbarco di Anzio (v.), quando tutte le forze antifasciste furono mobilitate nella preparazione dell’insurrezione.

La crisi del C.C.L.N.

La necessità resa manifesta alla fine del gennaio 1944, per le difficoltà incontrate dall’offensiva alleata e per l’irrigidimento della difesa tedesca, di rinviare Io sciopero insurrezionale, provocò nel C.C.L.N. una grave crisi organizzativa e politica. Prendendo a pretesto un ordine del giorno socialista del 9 febbraio, che accentuava l’interpretazione delle dichiarazioni del 16 ottobre e del 16 novembre come « accantonamento della monarchia », Bonomi, che era stato impressionato dal duro discorso di Churchill del 22.2.1944 e dalladeludente conclusione del Congresso di Bari (v.), diede le dimissioni da presidente del C.C.L.N.. Si aprì una crisi politica assai grave, che minacciava di provocare la rottura dell’unità antifascista, proprio nel momento in cui il movimento partigiano a Roma, diretto operativamente dalla « Giunta militare tripartita » formata dai rappresentanti del P.C.I., P.S.I. e P.d’A., intensificava la sua azione, anche per impedire che i tedeschi potessero utilizzare liberamente la Capitale come base di operazioni per i vicini fronti di Cassino e di Anzio. L’offensiva partigiana, culminata nell’azione dei

G.A.P. a via Rasella, del 123.3.1944, determinò la feroce reazione nazista coll’eccidio del[...]

[...]ficava la sua azione, anche per impedire che i tedeschi potessero utilizzare liberamente la Capitale come base di operazioni per i vicini fronti di Cassino e di Anzio. L’offensiva partigiana, culminata nell’azione dei

G.A.P. a via Rasella, del 123.3.1944, determinò la feroce reazione nazista coll’eccidio delle Fosse Ardéatine (v.). A questo drammatico sviluppo della lotta partigiana corrispondeva invece una paralisi dell’attività politica del C.C.L.N., che non era così posto in grado di assolvere ai suoi doveri di organo dirigente e organizzatore della lotta di liberazione.

La crisi politica del C.C.L.N. fu superata soltanto dal fatto nuovo creato, dopo l’arrivo a Napoli di Paimiro Togliatti, dalla formazione a Salerno (v.) di un governo dì unità nazionale, presieduto ancora dal maresciallo Badoglio, ma con la partecipazione di tutti i partiti del C.L.N..

Le conseguenze dei colpi subiti dal movimento partigiano nei duri mesi invernali e della crisi politica del C.C.L.N. si fecero sentire al momento della liberazione di Roma quando, anche per il rapidissimo sviluppo delle operazioni militari, e per i rapporti di forza esistenti, l'obiettivo dell’insurrezione nazionale, posto in gennaio dallo stesso C.C.L.N., non fu raggiunto. Ma il C.C.L.N. potè ancora assolvere a un suo importante compito politico. L’8.6.1944 ebbe luogo al Grand Hotel la riunione del C.C.L.N. con una delegazione del governo di Salerno. Partecipavano alla riunione i membri del governo Badoglio: Croce, Sforza, Rodino, Cerabona, Mancini, Togliatti e Alberto Cianca? segretario del Comitato di liberazione del Mezzogiorno, il C.C.L.N. era presente con il suo presidente Bonomi, con i suoi membri De Gasperi, Casati, Ruini, La Malfa, Nenni e Scoccimarro, e con il segretario Fenoaltea. Assisteva alla riunione anche Vittorio Emanuele Orlando. In questa occasione il C.C.L.N. assunse una posizione unitaria e chiese « un governo del tutto nuovo » con « tali poteri da poter condurre energicamente la guerra antitedesca e da poter preparare la libera consultazione popolare per la scelta delle forme istituzionali ». Di fronte a questa posizione sostenuta unitariamente da tutto il C.C.L.N., Badoglio fu costretto a ritirarsi, e il presidente del C.C.L.N. Bonomi venne designato come presidente del ^uovo governo, espressione del C.LÌN.. G.Am.

Bibliografia: Ivanoe Bonomi, Diario di un anno 2.6.1943 10.6.1944, Milano, 1944; il comuniSmo italiano nella seconda guerra mondiale, Roma, 1963.

Comitato di agitazione

Forma particolare di organizzazione unitaria, transitoria, creata per un motivo specifico dagli operai di una fabbrica o da braccianti, contadini o altre categorie di lavoratori; come norma si scioglie quando la lotta per la quale il comitato è sorto viene considerata conclusa e l’obiettivo raggiunto.

Nella storia del movimento[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 599

Brano: [...]v.), la rivista francese patrocinante uno statuto giuridico degli emigrati, si riunì a Lione un grande congresso unitario che prese il nome simbolico e significativo di « Congresso degli italiani ». Tale assise, presieduta da Giuseppe Di Vittorio e da Pietro Nenni, vide la partecipazione di tutto l’antifascismo italiano e fu una specie di Costituente dell’antifascismo in terra di Francia.

G.Ce.

Comitato centrale di liberazione nazionale

C.C.L.N.. Costituito a Roma il 9 settembre 1943 dai rappresentanti dei partiti antifascisti, che, dopo le riunioni preparatorie tenute a Milano il 24 giugno e il 4 luglio, avevano formato il 26 luglio il Comitato delle opposizioni antifasciste. Sotto la presidenza di Ivanoe Bonomi si riunirono la mattina del 9 settembre in via Adda, in un appartamento messo a disposizione dalla casa editrice Einaudi, i rappresentanti della Democrazia cristiana [Alcide De Gasperi), del Partito liberale [Alessandro Casati), del Partito d’Azione [Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea), del Partito socialista [Pietro Nenni e Gi[...]

[...]ne politica alla resistenza che si andava organizzando contro l’invasore tedesco e i suoi servi fascisti. Il Comitato di liberazione, che raccoglieva a Roma le rappresentanze ufficiali delle direzioni dei partiti e che traeva particolare autorità dalle personalità che ne facevano parte, fu chiamato « centrale » per la funzione che gli veniva riconosciuta di massimo organo politico dirigente del movimento di liberazione.

La funzione svolta dal C.C.L.N.

Il Comitato centrale di liberazone nazionale definì i suoi compiti politici con le dichiarazioni del 16 ottobre e del 16.11.1943. Abbandonato rapidamente il tentativo di costituire, di fronte alla fuga da Roma del re e del governo Badoglio (v.), un « governo provvisorio », si pose il compito di organizzare e dirigere, in tutto il territorio occupato, il movimento di liberazione. Pur attraverso le inevitabili formule di compromesso, che si prestavano a varie interpretazioni, il C.C.L.N. assun

se una posizione basata sui punti seguenti: 1) il C.L.N. dichiara di essere l’espressione genuin[...]

[...]ne nazionale definì i suoi compiti politici con le dichiarazioni del 16 ottobre e del 16.11.1943. Abbandonato rapidamente il tentativo di costituire, di fronte alla fuga da Roma del re e del governo Badoglio (v.), un « governo provvisorio », si pose il compito di organizzare e dirigere, in tutto il territorio occupato, il movimento di liberazione. Pur attraverso le inevitabili formule di compromesso, che si prestavano a varie interpretazioni, il C.C.L.N. assun

se una posizione basata sui punti seguenti: 1) il C.L.N. dichiara di essere l’espressione genuina della volontà italiana; 2) il popolo dovrà decidere attraverso la Costituente, alla fine della guerra, della forma istituzionale dello Stato; 3) per condurre la guerra di liberazione e realizzare la necessaria azione in tutto il paese, deve* essere formato un « governo straordinario », espressione di quelle forze politiche le quali hanno costantemente lottato contro la dittatura fascista; 4) questo governo dovrà assumere tutti i poteri costituzionali dello Stato, evitando ogni atteggiame[...]

[...] compromettere la concordia della nazione e pregiudicare la futura decisione popolare.

Molto si discusse in seno al comitato sull’interpretazione che occorreva dare alla formula del « governo straordinario » e a quella di « tutti i poteri costituzionali dello Stato », cioè al rapporto politico che doveva stabilirsi tra il C.L.N. e il governo formato a Brindisi e diretto da Badoglio. Ma queste discussioni, spesso accademiche, non impedirono al C.C.L.N. di assolvere, in un primo periodo, ad una funzione importante di orientamento e di organizzazione del movimento di liberazione. Furono poste, allora, le basi politiche del movimento di liberazione, e fissati i termini del patto unitario concluso tra i diversi partiti antifascisti. Furono costituiti un comitato di organizzazione ed una giunta militare centrale che, in una riunione del 9.1.1944, decisero l’unificazione del movimento partigiano nel Corpo dei Volontari della Libertà, ed affermarono la necessità della cooperazione delle formazioni partigiane dirette dai C.L.N. con « quadri e nucle[...]

[...]ei dell’esercito nazionale, che in territorio di occupazione si sono sottratti aH'asservimento tedesco ». Questa direttiva trovò scarsa applicazione a Roma, ma essa indicava la linea sulla quale doveva procedere, con maggiori forze e fortuna, il movimento partigiano che si andava sviluppando nel Nord, e che trovava il suo centro organizzativo nel C.L.N.A.I. (v.). AI fine di aiutare il C.L.N.A.I. ad affermare la propria funzione, il 31 gennaio il C.C.L.N. decise d’investire il C.L. N.A.I., che aveva sede a Milano, dei poteri di rappresentante del governo democratico che doveva essere costituito dopo la liberazione di Roma, come « centro dirigente e organizzativo di tutto il movimento nazionale » nel Nord, allo scopo di portare la lotta al suo « sbocco fi

599



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 237

Brano: Roma

rappresentatività alle forze badogliane in seno al C.C.L.N.. Il 15.1. 1944, dopo un colloquio con Montezemolo e Quirino Armellini (v.), che già il 25 luglio era stato nominato da Badoglio comandante della Piazza di Roma, Bonomi propose al C.C.L.N. che questi venisse sostituito nel comando dal generale Roberto Bencivenga (v.), ma ciò avverrà soltanto nel marzo.

Lotta dura

Nella terza decade di gennaio, l’accresciuta mobilitazione dei militari badogliani in occasione dello sbarco degli Alleati ad Anzio fece scoprire il fronte clandestino romano: il 23 gennaio furono arrestati Frignarli, il maggiore dei carabinieri Ugo De Carolis (v.) e il capitano Aversa. Il 25, fu la volta di Montezemolo.

Lo sbarco di Anzio aveva creato grandi illusioni e aspettative nella Capitale, dove a taluni era parso giunto il momento di passare a una fas[...]

[...]ive nella Capitale, dove a taluni era parso giunto il momento di passare a una fase insurrezionale: le sinistre, con il P.S.I. in testa e il P.d.A. deciso a chiedere la deposizione della monarchia, reclamarono pieni poteri. Si accentuarono le divisioni (evidenziate anche nella stampa clandestina) con il P.C.I. in posizione mediatrice e il resto della sinistra arroccato su posizioni antimonarchiche. Il programma inizialmente concordato in seno al C.C.L.N. venne rivisto dal P.S.I., dal P.C.I. e dal P. d’A. in senso antimonarchico e il presidente Bonomi si dimise, creando nel Comitato una crisi politica profonda, una vera e propria paralisi. Soltanto fattori esterni, ossia l’appoggio esplicitamente dato da Churchill alla monarchia il 22 febbraio alla Camera dei comuni e, il

14 marzo, la ripresa dei rapporti diplomatici fra Unione Sovietica e Italia, premessa della svolta di Salerno (v.), riporteranno all'equilibrio la situazione politica romana. Il 12 aprile Vittorio Emanuele III abdicherà a favore del figlio e, successivamente, socialisti e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 17

Brano: [...]e Partigiane deiritalia Centrale, costituito a Roma al servizio della monarchia e del governo Badoglio (da qui il nome di “badogliani”).

L’opera dello Stato Maggiore Generale dell’Esercito

All'indomani del dissolvimento dell’esercito regio alcuni ufficiali rimasti a Roma cercarono di creare un’organizzazione clandestina, in collegamento con i capi militari fuggiti nell'Italia del Sud, con i servizi segreti degli Alleati e con esponenti del C.C.L.N. (v. Comitato centrale di liberazione nazionale). Il generale Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo (v.) diede così vita a un centro chiamato Ufficio di collegamento col Comando Supremo e a un Fronte clandestino militare della Resistenza romana (v.) che cominciò subito a operare attraverso piccole bande sparse nel Lazio e negli Abruzzi. Ma nel gennaio

1944 Montezemolo venne catturato dalla polizia fascista e successivamente ucciso alle Fosse Ardeatine insieme al suo collaboratore Filippo De Grenét (v.). A entrambi sarà poi conferita la Medaglia d’oro alla memoria.

Nello stesso tempo era [...]

[...] Supremo e a un Fronte clandestino militare della Resistenza romana (v.) che cominciò subito a operare attraverso piccole bande sparse nel Lazio e negli Abruzzi. Ma nel gennaio

1944 Montezemolo venne catturato dalla polizia fascista e successivamente ucciso alle Fosse Ardeatine insieme al suo collaboratore Filippo De Grenét (v.). A entrambi sarà poi conferita la Medaglia d’oro alla memoria.

Nello stesso tempo era sorto a Roma il già citato C.C.L.N. che però, non accettando l'ipoteca monarchica, si era distanziato sempre più dal governo Badoglio, affermando la propria autonomia politica e militare. Dopo la caduta di Montezemolo e nella confusa situazione politica della Capitale, all'inizio della primavera del 1944 gli ufficiali superstiti del F.C.M.R.R. continuarono a operare del tutto staccati dal

C.C.L.N.. Nella loro azione potevano però contare sull'appoggio degli Alleati (che non avevano ancora riconosciuto l'autorità del Comitato di liberazione nazionale) e dello Stato Maggiore di Badoglio (mirante ad assicurare continuità di potere alla monarchia). Questi ufficiali, pur facendo chiaramente capo alla monarchia, si proclamavano “apolitici” e, ponendosi al di sopra

dei partiti, non riconoscevano i

C.L.N. locali, cercando di imporre nelle formazioni i loro principi, in qualche caso creando ostacoli alla lotta di liberazione (v. Attesismo; Operti, Raffaello).

Il Comando dei Raggruppame[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 235

Brano: [...] nella Capitale la situazione era complicata anche per la presenza mediatrice e tutelatrice della Santa Sede che, pur assolvendo a un'opera di provvidenza e di aiuto, agì sicuramente da potente freno a una possibile azione di lotta antitedesca, nella difesa formale del ruo

lo di Roma “città aperta”. Nondimeno, l’opposizione antifascista si affermò con forza (anche in polemica con il governo badogliano di Brindisi), negli ordini del giorno del C.C.L.N. del 16 ottobre e del 6.11.

1943, quale unica rappresentante dello Stato e organo dirigente del moto di liberazione. Emanazione dello stesso C.C.L.N. fu la Giunta militare, nel cui Comando paritetico fu rappresentata l'esarchia del Comitato, anche se talune formazioni partigiane esistevano più che altro sulla carta e quelle dei partiti di sinistra si esercitarono in modi diversi, mentre le già ricordate forze esterne (da Bandiera Rossa ai cattolici comunisti) si davano una struttura militare autonoma, intervenendo anch'esse nella lotta armata.

Su Roma gravitava del resto l’organizzazione militare dei Castelli Romani e di gran parte del Lazio, dove trovarono rifugio numerosi antifascisti della città che diedero un

235



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 238

Brano: [...]lo del tutto autonomo rispetto ai partiti; un compito peraltro di pura attesa, anche perché, immobilizzato dalla frattura di un femore, Bencivenga venne ospitato in un palazzo del Laterano che godeva di extraterritorialità. Nello stesso tempo la Santa Sede svolse un ruolo sempre più determinante per bloccare ogni ulteriore azione armata e, in definitiva, concordò il passaggio indolore della città dai tedeschi agli Alleati. La Giunta militare del C.C.L.N. e i partiti antifa

238



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 521

Brano: [...]raggio (per qualche tempo furono imprigionati con lui Mario Zagari ed Achille Corona), ma ininterrottamente egli inviava fuori dal carcere (giovandosi soprattutto del medico Alfredo Monaco, appartenente all’organizzazione clandestina del P.S.I.), messaggi di incitamento alla resistenza e alla speranza.

Nel gennaio 1944 Pietro Nenni disse a Giuliano Vassalli (che aveva sostituito Pertini come rappresentante del P.S.I. nella Giunta militare del C.C.L.N.) e a Giuseppe Gracceva (che lo aveva sostituito a capo del Centro militare cittadino)

che la maggior prova che l’organizzazione romana avrebbe potuto dare di se stessa sarebbe stata la liberazione di Saragat e di Pertini. Il Centro militare socialista decise che avrebbero dovuto essere liberati, con loro, anche gli altri socialisti detenuti nello stesso braccio, come l’operaio Carlo Bracco (animatore dei primi mesi della Resistenza romana), Ducci, Lunadei e, anche se non appartenente al Partito socialista, il vecchio padre di Carlo Andreoni, Luigi Andreoni.

L’operazione fu portata a ter[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 239

Brano: [...]'atteggiamento dominante.

Un ultimo colpo venne inferto all’organizzazione badogliana dall'arresto di Amadasi, incaricato della stesura di un proclama militare alla popolazione. Il 25 maggio furono catturati i generali dei carabinieri Filippo Caruso (v.) e Lorenzo Caratti insieme al loro collaboratore capitano Giorgio Geniola. Caddero nella rete poliziesca anche il generale Angelo Odone e il suo aiutante colonnello Carlo Scalera.

Mentre il C.C.L.N., come pure le direzioni dei partiti, erano latitanti, il 2 giugno, in occasione del suo onomastico, parlando ai cardinali Pio XII lanciò un nuovo appello affinché la città fosse preservata dal divenire teatro di guerra. Già il 27 maggio monsignor Tardini aveva parlato con il barone Ernst von Weizsàcker, ambasciatore nazista in Vaticano, per raggiungere una sorta di accordo sulla incolumità della città, promettendo che vi sarebbero state « calma e disciplina » da parte dei fedeli. In una tacita intesa tra Alleati e tedeschi e neH’accettazione dei partiti (soltanto l’Unità clandestina diramò il[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 290

Brano: [...]na concreta azione politica, mantenne i contatti con quell'area di antifascismo democraticoliberale che comprendeva uomini come Ivanoe Bonomi e Luigi G aspa rotto, nonché settori di borghesìa meridionale vagamente ispirati a idealità laburiste. In tale cerchia Ruini ebbe modo di farsi parte attiva e di emergere fra i protagonisti dell’antifascismo al momento del crollo della dittatura.

Nella Resistenza

Dopo T8.9.1943 fu tra i promotori del C.C.L.N. (v. Comitato centrale di liberazione nazionale) accanto a Bonomi, col quale aveva intanto fondato il Partito Democratico del Lavoro (v.). Egli divenne così uno degli esponenti della Resistenza romana e contribuì a dirigere (sia pure da posizioni moderate) la lotta antifascista.

Formatosi il primo governo Bonomi (18 giugno10.12.1944), fu chiamato a farne parte come ministro senza portafoglio. Nel secondo governo Bonomi (12.12.194419.6.1945) divenne ministro dei Lavori pubblici. Poi, nel primo governo dopo la Liberazione, presieduto da Ferruccio Parri (v.), ebbe affidato il ministero della R[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 437

Brano: [...] del passato recente, per cui si reclamava una « profonda e radicale autocritica ». A Milano, dove tornò con Novella all’inizio dell’aprile 1944 per discutere la cosa, Scoccimarro trovò la solidarietà dei

compagni nel respingere la richiesta dell'autocritica globale.

Incarichi ministeriali

Al suo arrivo a Roma, Togliatti sgombrò il campo da ogni problema di autocritica per il passato e, malgrado mantenesse le proprie riserve, in seno al C.C.L.N. Scoccimarro sostenne la nuova linea, operando abilmente per evitare i contraccolpi nei rapporti con i socialisti e il Partito d'Azione.

Divenuto vicesegretario della Direzione provvisoria del partito dell'Italia liberata, dopo l'abbandono della Capitale da parte dei tedeschi nel luglio del 1944 Scoccimarro ebbe l'incarico di vicecommissario per l'epurazione (v.) negli apparati amministrativi, di cui era Alto commissario il socialista Mario Berlinguer (v.). Nel dicembre successivo assunse l'incarico di ministro per l’Italia Occupata nel secondo gabinetto Bonomi (12.12.194419.6.1945). L'8.8.[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine C.C.L.N., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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