Brano: [...] « Padova »
43 Divisione « Nino Nannetti »
44 Divisione « Belluno »
45 Gruppo Brigate « Rovigo »
46 Gruppo Brigate « Verona »
47 Divisione « Sabatucci »
48 Divisione « Sergio e Battisti »
49 Divisione « Mario Modotti »
50 Divisione « CarniaNassivera »
51 Divisiohe « Fratelli Roiatti »
52 Divisióne « Mario Foschiani »
53 Divisione « Guido PiceiIi »
54 Divisione « Osoppo »
55 Divisione « Friuli »
56 Gruppo Brigate G.A.P. e S.A.P.
57 Brigata « Pasubio »
EMILIANORD
58 Divisione Alpina « Val d’ArdaBersani »
59 Divisione Alpina « Val Nure »
60 Divisione Alpina « Val Ceno »
61 Divisione Alpina « Val Taro »
62 Divisione Alpina « Ottavio Ricci »
63 I Divisione Reggiana
64 II Divisione Reggiana
EMILIASUD, ROMAGNA
65 Divisione Alpina « Mainerà
66 Divisione Alpina « ModenaArmando »
67 Divisione « ModenaPianura *
68 Divisione Alpina « Lupo »
69 Divisione « MarioPianura »
70 XXVIII Brigata « Mario Gordini »
71 Brigate Romagnole
72 G.A.P. Emiliani: 7° « Gianni » ([...]
[...]ra); 29° (Forlì); Battaglioni « Corbari » (Ravenna)
TOSCANA
73 Divisione « Potente » (già « Arno »)
74 Divisione « Spartaco Layagnini »
75 Brigate toscane non indivisionate
MARCHE
76 Divisione
Marche >
UMBRIA
77 Brigate: « Gramsci », « Colfiorito »
LAZIO
78 Bande garibaldine e G.A.P.
ABRUZZO
79 Bande garibaldine (« Ammazzalorso », « Rodomonte », « Brigata del Popolo »)
Elenco ricavato dall’archivio delle Brigate Garibaldi (Istituto Gramsci,Roma) e da « Un popolo alla macchia » di Luigi Longo (Milano, 1947)
che le nostre sono veramente unità d’assalto, formazioni modello ».
Le « Garibaldi » s'imposero come modello a tutte le altre formazioni che, informandosi al loro esempio, ne adottarono la struttura, i criteri operativi e persino la terminologia, Tutto il movimento partigiano si organizzò in distaccamenti, briga te, divisioni, gruppi di divisioni passando poi ai Comandi piazza di zona e di regione. Lo stesso Comando generale del C.V.L. (del quale d'altronde Luigi Longo era, con Ferruccio Parri,[...]
[...]ione. Lo stesso Comando generale del C.V.L. (del quale d'altronde Luigi Longo era, con Ferruccio Parri, il vicecomandante) adottò e generalizzò per tutte le formazioni le norme e la struttura delle « Garibaldi »; le funzioni dei comandanti e dei commissari delle formazioni unificate del C.V.L. furono indicate praticamente sulla falsariga delle norme
impartite alle proprie unità dal Comando generale delle « Garibaldi » fin dal 15.5.1944.
Le Brigate Garibaldi ebbero un loro periodico: Il Combattente (v.), diretto da Giancarlo Pajetta, il cui primo numero uscì nell’ottobre del 1943.
Uniformi e simboli
Il Comando generale delle « Garibaldi » non si preoccupò mai eccessivamente di bandiere e di uniformi, tanto più che i partigiani vestivano come potevano e generalmente le formazioni, andando in battaglia, certo non sfoggiavano divise o sventolavano vessilli: basata essenzialmente sull'imboscata e sugli attacchi di sorpresa, latattica partFgiana esige, per la sua stessa natura, che i combattenti passino il più inosservati possibile,
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[...]« zone libere ») e da circostanze locali, poterono disporle del tessuto occorrente per dare a tutti i partigiani una sòrta di uniforme (per esempio nel Biellese, in Valsesia, nelle Langhe, in Carnia; in certe zone della Liguria, delTEmilia e della Toscana). Alla vigilia dell'insurrezione nazionale, la maggioranza dei combattenti partigiani vestiva perciò un’uniforme, che però variava da zona a zona. Neppure le mostrine erano sempre le stesse: le brigate garibaldine della Valsesia, ad esempio, portavano la stella alpina; altre formazioni, una stella a cinque punte. Per lo più i garibaldini portavano al collo un
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