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Il segmento testuale trevigiano è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 12Entità Multimediali , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 132

Brano: [...]a libica alla guerra mondiale

Mentre questo faticoso processo di miglioramento delle condizioni di vita della classe lavoratrice andava avanti, nonostante la disoccupazione e il disagio economico presenti in città e dei quali “Il Lavoratore” si fece a varie riprese interprete, all’interno del P.S.I. maturavano situazioni nuove ed impreviste. La miccia che accese il processo fu la guerra di Libia, contro la quale il gruppo dirigente del P.S.I. trevigiano (vale a dire, oltre a Boscolo e Della Costa, Antonio Vecchia, Piero Martignon, Gaspare Carni elio, Romolo Mosconi e Luigi Piazza) si schierò compatto. Fu la guerra a provocare una nuova, decisa intransigenza, il rifiuto a ogni rapporto con le forze politiche di matrice borghese, così nel Paese come a Treviso.

Infatti, il 2.3.1912 comparve sul “Lavoratore” un articolo del giovane Plinio Turcato di Castelfranco, che, a sostegno delle tesi dell'intransigentismo rivoluzionario quali si andavano in quel momento elaborando sul piano nazionale, invitava le sezioni del Trevigiano a farle proprie e[...]

[...] Piazza) si schierò compatto. Fu la guerra a provocare una nuova, decisa intransigenza, il rifiuto a ogni rapporto con le forze politiche di matrice borghese, così nel Paese come a Treviso.

Infatti, il 2.3.1912 comparve sul “Lavoratore” un articolo del giovane Plinio Turcato di Castelfranco, che, a sostegno delle tesi dell'intransigentismo rivoluzionario quali si andavano in quel momento elaborando sul piano nazionale, invitava le sezioni del Trevigiano a farle proprie e a convocarsi in congresso straordinario secondo appunto le richieste della nuova corrente.

Su queste posizioni si spostò l’intero quadro dirigente, sia nei congressi dei circoli sia nel congresso provinciale del 18 maggio successivo, congresso che deliberò, oltre alla costituzione della Federazione provinciale del P.S.I., l’adesione, attraverso un ordine del giorno TurcatoBoscoloGaleno, alle tesi della sinistra intransigente. Poiché, nello stesso 1912, si diede vita alla Camera del Lavoro per coordinare su base territoriale l'attività delle diverse leghe di mestiere, nel [...]

[...]ircoli sia nel congresso provinciale del 18 maggio successivo, congresso che deliberò, oltre alla costituzione della Federazione provinciale del P.S.I., l’adesione, attraverso un ordine del giorno TurcatoBoscoloGaleno, alle tesi della sinistra intransigente. Poiché, nello stesso 1912, si diede vita alla Camera del Lavoro per coordinare su base territoriale l'attività delle diverse leghe di mestiere, nel breve arco di un anno il movimento operaio trevigiano compì un notevole salto di qualità, sia dal punto di vista organizzativo (centralizzando nella Federazione e nella Camera del Lavoro rispettivamente l’attività dei circoli e delle leghe) sia dal punto di vista politico, passando compattamente dal concretistico riformismo degli anni precedenti alla più rigida intransigenza rivoluzionaria. La lotta politica assunse quindi anche a Treviso un’altra cadenza e un ritmo più febbrile, anche se le tematiche antimilitaristiche e pacifistiche di cui la Federazione si fe

ce ampiamente portatrice erano frutto di una più vasta campagna nazionale, alla q[...]

[...]cana e la sinistra Piave era invece acquisita alle

posizioni socialiste. Sembrava quindi che la battaglia socialista fosse per dare buoni risultati, considerando anche l’acquisizione di un quadro sperimentato quale il Tonello che tornava dal Bolognese ricco di idee sul come condurre la lotta per il riscatto delle masse contadine. Stabilitosi a Vittorio Veneto, Ange

lo Tonello fu un punto di riferimento importante per tutti i socialisti del Trevigiano, anche se la sua consistenza ideologica, oscillante tra il verboso intransigentismo e un fondo di umanitarismo che si richiamava piuttosto alla tradizione riformista, non era certo tale da far chiarezza ai compagni sulle scelte che erano chiamati a compiere.

Va però segnalato che, nel corso del convegno provinciale socialista di Conegliano del maggio 1914, Tonello pronunciò un lucido intervento, indicando come, in una provincia agricola quale allora era Treviso, fosse impossibile parlare di socialismo se non si fosse riusciti ad attrarre ad esso le masse contadine e come ciò avrebbe potuto[...]

[...] del conflitto. In realtà, scorrendo le annate del “Lavoratore”, ci si rende conto che almeno dal 1911 la tematica antimilitarista e pacifista aveva affiancato, fino a sopravvalutarla, la precedente polemica anticlericale, sicché, quanto ai temi e all’indirizzo propagandistico, il 1914 non segnò un elemento di rottura. La rottura avvenne nel fatto che dalla propaganda astratta si dovette passare all’azione concreta.

Va detto che il socialismo trevigiano seguì compatto le decisioni della Direzione nazionale del P.S.I. e si attestò unito su posizioni neutralistiche, anche se è difficile stabilire quale incidenza ciò ebbe verso l’esterno.

Una relazione del Prefetto del l'apri le 1915 segnalò come, pur senza particolari entusiasmi, « queste popolazioni [...] sono favorevoli ad una guerra contro l'Austria, come conseguenza necessaria della presente conflagrazione europea e nella fiducia che l’attuale situazione internazionale possa offrire all'Italia l'occasione propizia per compiere le sue naturali rivendicazioni ».

Al di 'là della maggior[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 134

Brano: [...]vore di un reale radicamento del movimento operaio nel tessuto della città e della provincia, sì da spiegare come, nello stesso torno di tempo, si avessero il buon successo dei socialisti nelle elezioni amministrative e l’assenza di Treviso dal fenomeno dell’occupazione delle fabbriche. In altre parole, l’incidenza elettorale non era supportata da una reale presenza nelle lotte di massa e ciò rende ragione della precarietà propria del socialismo trevigiano anche nei momenti apparentemente di maggior vigore. Fu quindi agevole all’offensiva fascista travolgere un movimento operaio per larga parte sostenuto da un inerme e indifferenziato consenso elet

torale, non supportato da un forte inserimento nei sociale dove più penetrata era semmai la presenza cattolica. Né portò qualche miglioramento la nascita, nel febbraio

1921, della Federazione del Partito comunista che si formò intorno a Nicola Paoli e Serafino Riva, ai fratelli Dozzo, a Pietro Dal Pozzo (v.), ad Antonio Colles e a Mario Moret.

Il fronte proletario anzi si sfrangiava ulterior[...]

[...]

torale, non supportato da un forte inserimento nei sociale dove più penetrata era semmai la presenza cattolica. Né portò qualche miglioramento la nascita, nel febbraio

1921, della Federazione del Partito comunista che si formò intorno a Nicola Paoli e Serafino Riva, ai fratelli Dozzo, a Pietro Dal Pozzo (v.), ad Antonio Colles e a Mario Moret.

Il fronte proletario anzi si sfrangiava ulteriormente, quantunque nello stesso mese il P.S.I. trevigiano, riunito a congresso, ribadisse: « Contro il fascio della guerra civile, si erge poderoso, compatto, invincibile il fascio della produzione. Le congiure e le bande armate del capitalismo non passeranno », dimostrando velleitaria impotenza.

Nello stesso congresso, infatti, la maggioranza massimalista, che pur rimaneva saldamente in sella, mostrava i primi segni di logoramento, stretta com'era tra la sinistra “terzina” di Vittorio Ghidetti (destinata più avanti a confluire nel P.C.I.) e la destra riformista che avrebbe rotto con il partito l’anno successivo. Sul piano numerico, comunque, il [...]

[...]segni di logoramento, stretta com'era tra la sinistra “terzina” di Vittorio Ghidetti (destinata più avanti a confluire nel P.C.I.) e la destra riformista che avrebbe rotto con il partito l’anno successivo. Sul piano numerico, comunque, il P.S.I. continuò ad essere largamente maggioritario, salva la prevalenza comunista a Vittorio Veneto.

L’attacco fascista

In tali condizioni non meraviglia che l’offensiva fascista prendesse piede anche nel Trevigiano e desse luogo ad alcune clamorose imprese che ebbero il loro culmine nell'occupazione della città. Preceduta infatti

— il 1° maggio 1921 — dall’invasione del Municipio di Vittorio Veneto, quasi simbolo della distruzione della presenza rossa nella provincia, il 1314 luglio una robusta schiera di fascisti provenienti da Udine, Venezia e Padova si impadronì di Treviso, assalendo e devastando le sedi delle organizzazioni repubblicane e delle organizzazioni popolari, nell’intento di mettere definitivamente a tacere le voci di due forze che, nella provincia, rappresentavano corpose e scomode rea[...]

[...]venivano da quei paesi della Sinistra Piave nei quali in particolare egli esercitava

ii suo apostolato laico. Fu significativo che a Vittorio Veneto dove i consiglieri comunali e la Sezione del P.S.I. erano largamente passati ai comunisti, gli elettori continuassero a votare per Tonello, ma ciò non bastava a far blocco contro la nuova realtà dello squadrismo.

Le cose peggiorarono ancora nel

1922, nel senso che l’avvento del fascismo nel Trevigiano altro non significò che il ritorno ai vecchi rapporti esistiti tra proprietari e coloni prima della guerra. Sicché il problema all’ordine del giorno in quell’anno tornò a essere, con notevole retromarcia rispetto agli avanzamenti del biennio precedente, quel

lo di evitare gli sfratti, tornati ad essere un problema centrale nella vita delle campagne trevigiane.

Tonello, che fino all’anno precedente aveva guidato i rurali alla conquista di patti colonici più avanzati, alla Camera in luglio chiedeva al ministro competente: « Ordinate, se non altro per motivi di ordine pubblico, che siano s[...]

[...] dei conti Collalto a Susegana, dove il fior fiore dello squadrismo veneto si diede convegno per riportare la proprietà al suo posto, bloccando, in parte con l’inganno e in parte con la violenza, l’aspirazione contadina all’affittanza collettiva di quella terra abbandonata a suo tempo dal proprietario, suddito austriaco, e martoriata dalle vicende belliche. Si può dire anzi che quel 31 luglio segnò la definitiva sconfitta del movimento contadino trevigiano, se non altro per il valore di simbolo che la vicenda Collalto aveva assunto.

Nello stesso senso andò anche, in settembre, l’espulsione di Tonello dalla regione a opera degli squadristi perché, in una provincia quale quella di Treviso, il crollo dei contadini equivalse in pratica al crollo di ogni possibile resistenza contro il fascismo. Infatti, l’occupazione della città in occasione della Marcia

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 131

Brano: Treviso

La scelta della coalizione coi repubblicani ci illumina sufficientemente anche sulla linea politica della Sezione socialista che, ancor prima della svolta del biennio 18981900, dovette collocarsi su posizioni riformiste, per le quali il rapporto con le altre forze della sinistra era evidentemente un elemento condizionante.

È un fatto che, nato II Lavoratore, organo del socialismo trevigiano, il 12.8.1899, nel numero del 23 settembre di quell'anno si legge addirittura un articolo tutto sommato di difesa della partecipazione del riformista Millerand al governo francese, articolo che la dice lunga sulla linea politica dei socialisti trevigiani in quel momento.

Socialisti e cattolici

Dominata dalla figura di Cleanto Boscolo, vero padre e nume tutelare del primo socialismo trevigiano, fino alla svolta rappresentata dall’impresa di Tripoli e dal congresso di Reggio Emilia, la vita della Sezione socialista, della rappresentanza consiliare e degli ancora sparsi organismi sindacali che si riconoscevano negli ideali socialisti, fu piuttosto presa dal gusto delle cose concrete, dei problemi reali, della soluzione giorno per giorno di quanto veniva proposto da una realtà locale non sempre accattivante, anziché dal dibattito ideologico e dalle contrapposizioni di corrente pur vive sul piano nazionale. Ad esempio, non si registrò in città la presenza di sindacalisti rivoluzionari,[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 274

Brano: [...]te « Mazzini », « Tollot » e Gruppo di brigate « Vittorio Veneto » gravitante, quest’ultimo, in buona parte sulla provincia di Treviso); nella «Belluno» vennero invece incorporate le formazioni della destra del Piave (brigate « Gramsci », « Calvi » e Gruppo di brigate « Pisacane »).

Nel frattempo erano sorte anche alcune formazioni minori, non garibaldine, come il « 7° Alpini » e la « Val Cordevole », di ispirazione azionista; e, sul versante trevigiano, la « Piave », diretta da elementi monarchici. Il coordinaménto fra queste diverse formazioni imponeva un comando unico e fu così istituito il Comando Zona Piave. Più tardi, per l’attività da svolgersi in Belluno città fu istituito anche un Comando Piazza. Con questo schieramento il movimento giungerà praticamente fino alla Liberazione. La « Zona Piave » aveva come comandante Lucio Manzin (Abba) e come) commissario Giuseppe Landi (De Luca). La Divisione «Nannetti » era al comando di Francesco Pesce (Milo) e aveva come commissario Musgio (Coledi). La Divisione « Belluno » era comandata da Luig[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 133

Brano: Treviso

Distribuzione gratuita di minestra agli indigenti di Valdobiaddene durante la Grande guerra (1918)

sabile che certo settarismo caratteristico del socialismo trevigiano di quel tempo facesse sì che l’opera di propaganda restasse confinata entro la cerchia degli iscritti e dei simpatizzanti, senza riuscire a penetrare in più vasti strati della popolazione.

Scoppiata la guerra, non risulta dalla documentazione nulla che possa far pensare ad una azione dei socialisti trevigiani diversa da quella che si veniva dispiegando dal partito nel resto del Paese, cioè di sostanziale moderazione, anche quando, come sappiamo da un’altra relazione del Prefetto in data 24.5.1917, la lunghezza imprevista del conflitto e i sacrifici che esso comportava avevano reso più preo[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine trevigiano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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