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Il segmento testuale nazionalsocialismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 165Entità Multimediali , di cui in selezione 42 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 712

Brano: [...]criminale di un uomo, e di un uomo so

lo, fosse Adolf Hitler o Heinrich Himmler, come spesso si è voluto far credere e come si continua a ripetere in una parte almeno della pubblicistica tedesco occidentale. Né, infine, i crimini nazisti possono in alcun modo essere considerati come frutto tragico di uno stato di necessità derivante dalle esigenze belliche e dalla condotta della guerra. Ben diversamente, i crimini dei quali si è macchiato il nazionalsocialismo in Germania e nel resto d’Europa vanno visti anzitutto nella loro logica e organica connessione con il regime politico instaurato dal nazismo al potere. Il genocidio consumato dal nazionalsocialismo contro gli avversari politici e razziali è cioè indissociabile così dall/intima natura della Weltanschauung nazionalsocialista come dal suo sistema di governo, donde la necessità di considerarne le caratteristiche, le motivazioni e le conseguenze non soltanto dal punto di vista criminologicò, ma principalmente e precipuamente sotto il profilo sto

ricopolitico, in quanto appunto prodotto e risultato di un determinato regime politico e di un preciso sistema sociale. È necessario sottolineare inoltre che i crimini, che di fatto vennero sistematizzati e generalizzati in una seconda fase della [...]

[...]icolare dopo l’inizio della seconda guerra mondiale), trovavano già le loro premesse e giustificazioni nei principi stessi che costituivano i fondamenti dell’ideologia nazionalsocialista.

Fondamenti ideologici del nazismo

Primo e fondamentale principio della Weltanschauung nazionalista, presente già nel programma del Partito nazionalsocialista del 1920 e poi precisato e divulgato da Hitler (nel Mein Kampf, 192527) e dagli altri teorici del nazionalsocialismo (in particolare Rosenberg e Darré), è il principio razzista. Questo si sostanzia nell’affermazione, priva di qualsiasi fondamento storico e scientifico, della superiorità razziale del popolo tedesco, dalla quale discenderebbe l’esistenza di un suo diritto a far valere questa superiorità, eliminando dal corpo della nazione tedesca gli elementi razzialmente estranei e appartenenti a razze inferiori, a cominciare dagli ebrei, considerati i parassiti del popolo tedesco.

Ma il razzismo nazista non si esaurisce neH’antisemitismo: esso postula in generale la superiorità del popolo tedesco come He[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 124

Brano: [...] spunti dell’opera di Spengler). Tuttavia soltanto nel periodo del nazismo è stata compiuta, grazie anche all’opera della sorella Elisabeth e al tentativo assecondato da Hitler di trasformare il centro di studi nietzschiani di Weimar in sacrario nazionale, al pari dei luoghi celebrativi del rituale wagneriano, l’assimilazione del pensiero di Nietzsche alla tradizione pangermanista (v. Pangermanesimo) e la sua funzionalizzazione alle esigenze de! nazionalsocialismo (v.). Che aspetti dell’opera di Nietzsche si prestassero a questa manipolazione è evidente; da questo punto di vista, pur avendo in casa una versione provinciale del nietzschianesimo nella persona di Gabriele D’Annunzio, Benito Mussolini fiutò forse prima e meglio di Hitler la nobilitazione culturale che poteva derivare al fascismo dal fatto di annettersi il pensiero di Nietzsche. Ma l’operazione non poteva essere né indolore né rettilinea.

Friedrich Nietzsche

Lo stesso Lukàcs, che è forse il più intransigente e implacabile critico di « Nietzsche come fondatore deH’irrazionalismo del pe[...]

[...]implacabile critico di « Nietzsche come fondatore deH’irrazionalismo del periodo dell’imperialismo », ha dovuto riconoscere quale tipo di deformazione sia stata operata dai nazisti, ad esempio nel caso della critica di Nietzsche a Bismarck (una critica, sottolinea Lukàcs, «da destra»), nel tentativo di legittimare con il richiamo al binomio NietzscheBismarck, finalmente riunificati nella suprema sintesi del Terzo Reich, la filosofia politica del nazionalsocialismo. E in direzione anche più oltranzista si mosse Alfred Baeumler, l’ideologo nazista che effettuò il tentativo più compiuto di integrare il pensiero di Nietzsche tra i principi fondamentali politici del Reich nazista.

Non c’è dubbio che molti motivi della critica alla civiltà occidentale, implicitamente o esplicitamente compresi nell’opera di Nietzsche al pari degli spunti irrazionalistici, si prestarono sin dall'inizio del secolo a essere recepiti nel bagaglio delle correnti pangermaniste, che adattarono intuizioni, allusioni, aforismi di Nietzsche a situazioni politiche e a posizioni conti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 274

Brano: [...]e distinzioni e senza intelligenza storica e politica,, il fascismo con il capitalismo.

A partire dal 19291930, in coincidenza con la crisi economica (v.) mondiale cheMnvestì anche il tessuto della società italiana, banche, industrie e agricoltura nonostante le difese già parzialmente approntate, e mentre in Europa si delineavano una espansione e una differenziazione del fenomeno e del movimento fascista (culminanti con l'ascesa al potere del nazionalsocialismo hitleriano, nel 1933) , in Italia si registrò un processo di cristallizzazione ideologica e di consolidamento relativo al regime. Nel momento in cui le opposizioni continuavano a operare nella clandestinità o nell’emigrazione, poggiando sui partiti di sinistra tuttora divisi e su una resistenza intellettuale ancora politicamente disorganizzata, il fascismo compì il massimo

sforzo di autoindividuazione sul piano teorico: Mussolini e Giovanni Gentile (v.) elaborarono allora la « dottrina » del fascismo, mentre Gioacchino Volpe scriveva la storia del movimento (Enciclopedia italiana, 1932).
[...]

[...]ione. In questo senso il sindacalismo e il nazionalismo avevano ugualmente operato su di esso; la esperienza italiana veniva prospettata come un dato originale, una sorta di modello per risolvere la crisi politica e spirituale dell’Europa e per superare la frattura fra Occidente capitalistico e Russia socialista.

Al di là di questi veli ideologici, che del resto non resistettero a lungo al confronto internazionale che si avvicinava, anche col nazionalsocialismo tedesco, il fascismo si reggeva sul rinnovamento del sistema repressivo del vecchio Stato e soprattutto su una complessa articolazione dell’intera vita economica, sociale e civile del paese. In questo sistema, già anticipato in parte alla fine degli anni Venti [legge sindacale del 1926 e Carta del lavoro (v.) del 1927], ebbero un posto notevole le organizzazioni della gioventù, col legate strettamente alla struttura di massa del partito, come le organizzazioni sindacali, inquadrate grado a grado nell’ordinamento corporativo (v. Corporativismo fascista) lentamente e laboriosamente costruito pr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 110

Brano: Neumann, Franz

versò nel suo libro Behemoth, apparso nel 1942 e subito valutato come una delle più impegnative opere sul nazionalsocialismo, fondata come era su un impianto storico, economico, giuridico e sociologico.

Lontana da una analisi unilateralmente politica o ideologica, l'opera di Neumann era altrettanto refrattaria nell'accettazione semplicistica del rapporto meccanico tra nazismo e grande capitale. Particolarmente attento alla dialettica del rapporto tra regime politico e regime economico, che già aveva ispirato la sua critica alla democrazia weimariana, Neumann trasferì questo interesse nello studio del regime nazista, centrandone le caratteristiche soprattutto nel cambiamento del rapporto Statosocietà, richiamando[...]

[...]sti teorici del suo lavoro, che dall’iniziale propensione verso una forma di democrazia socialista, quale quella che aveva caldeggiato negli anni di Weimar, tendeva a volgersi verso l'ideale di una democrazia liberale resa consapevole dagli scacchi dell’esperienza storica.

Bibliografia: F. Neumann, Lo stato democratico e lo stato autoritario, Intr. di N. Matteucci, Bologna, 1973 (ed. or. 1957); F.

Neumann, Behemoth. Struttura e pratica del nazionalsocialismo, Intr. di E. Collotti, Milano, 1977, ed. or. 1942).

E. Co.

Neurath, Konstantin von

N. a Klein Glattbach (Wùrttemberg) il 2.2.1873, m. a Finzweilingen il 14.8.1956; diplomatico tedesco.

Di nobile famiglia di proprietari terrieri, nel 1908 entrò nel corpo diplomatico dell'impero germanico (v. Germania). Sotto la repubblica di Weimar ricoprì funzioni di capomissione presso Stati esteri, in particolare come ambasciatore in Gran Bretagna (193032). Fu per l’appunto da Londra che il 2.6.1932 fu richiamato in patria per far parte del cosiddetto « gabinetto dei baroni », costituito da von [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 425

Brano: [...]871 del primo Reichstag della Germania unita), in cui Hitler volle celebrare il suo riconoscimento dei valori prussianicònservatori tradizionali.

Certo, alcuni ufficiali (e non solo i meno giovani) disapprovavano i modi brutali e volgari e i toni ideolo

Manifesto elettorale nazista impostato sull'alleanza HitlerHindenburg: Il Maresciallo e il Caporale/ Lottate con noi per la pace e l’uguaglianza dei diritti (1933)

gici troppo accesi del nazionalsocialismo, fra cui in primo luogo l’antisemitismo e l’ostilità verso le chiese cristiane. Ma essi ritenevano generalmente che si trattasse di fenomeni trascurabili e superficiali, controllabili a tempo debito. Assai più preoccupanti erano invece agli occhi dei militari le ambizioni di chi, aH’interno del movimento nazionalsocialista, propugnava una « seconda ondata rivoluzionaria » che spazzasse via i resti della vecchia società guglielmina (la casta ufficializia in testa), sostituendo all’esercito una milizia popolare armata, ideologicamente fedele a Hitler.

Affinché il sostanziale accordo fra Hitl[...]

[...]posizioni limitative del riarmo tedesco e dava il via alla creazione di un esercito fondato su 36 Divisioni, destinate a moltiplicarsi rapidamente. Con il giuramento personale nei confronti del Fuhrer (sancito per legge nell’agosto 1934) era stato completato l’intreccio di dare e avere tra i due partner, accomunati dalla volontà di riarmarsi.

Ben presto, l’accordo fondato sulla teoria delle “due colonne” iniziò a modificarsi drasticamente: il nazionalsocialismo era un fenomeno del tutto nuovo e atipico rispetto alla mentalità tetragona e conservatrice dell’élite militare tedesca, la quale non ne colse la profonda diversità. Così, l’allargamento massiccio dell’esercito e del corpo ufficiali (questi erano poco più di 4.000 nel 1933 e divennero oltre 25.000 fino allo scoppio della guerra, data alla quale l’esercito era formato da ben 52 Divisioni di linea), l’avvio del riarmo forzato voluto anche da potenti interessi economici, la pressione capillare della propaganda ideologica e non da ultima la figura carismatica di Hitler fecero rapidamente pendere [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 212

Brano: [...]a gli aspetti crociani del problema fondamentale della libertà.

Fino al 1938 non trovò nulla nel regime littorio che lo portasse a pensare a un contrasto di fondo con la sua posizione di cattolico, ritenendo anzi che fosse possibile conferire allo Stato l’etica del Vangelo, « cristianizzare » il fascismo in concorrenza con l’idealismo di Giovanni Gentile. Era per un fascismo aperto e non si nascondeva il rischio di un fascismo « cattivo »: il nazionalsocialismo era lì ad ammonirci. Ma, d’altro canto, dove erano le alternative? Il mondo liberaldemocratico francese gli appariva marcio, il « socialismo » russo era staliniano e ateo: gli anni universitari di Olivelli erano quelli delle grandi purghe moscovite. Fu un «fascista della fronda », come tanti universitari di quella generazione di cui Ruggero Zangrandi ha descritto il « lungo viaggio ».

Così lo troviamo favorevole alla guerra d’Africa per il posto al sole; e ancor di più alla « crociata » di Spagna, dove avrebbe voluto andare volontario e fu trattenuto a stento dall’autorità dello zio. C’era[...]

[...]l'inquinamento coloniale (specie il madamismo, il meticciato); comunque non portò mai l'antisemitismo cattolico ad avallare un qualsiasi sistema di discriminazione. Suoi compagni di studi lo ricordano difendere in collegio, con dura determinazione, la matricola Jona da certi scherzi pesanti che

lo ferivano proprio come israelita. Olivelli vedeva il rischio che col razzismo il fascismo, anziché « cristianizzarsi », si assimilasse sempre più al nazionalsocialismo, a danno infine degli stessi connotati concordatari, e — nel suo limitato campo d'azione giovanile — volle giocare grosso.

A Trieste, nel 1939, partecipò ai Littoriali (v. Antifascismo giovanile organizzato) sul tema « Romanità e razza » e li vinse.

Per l'impostazione che diede allo svolgimento del tema può bastare la citazione di un teste che non è dubbio perché è tutt'ora di parte nostalgica: « Olivelli lo [il tema razziale] sostenne meglio degli altri, non negando l'importanza del sangue, ma accentuando quella primaria della libertà e dello spirito e differenziando nettamente i carat[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 96

Brano: [...]ma, al licenziamento e al!'internamento del personale nazista, al controllo ovvero alla requisizione di proprietà e fondi nazisti, alla repressione dell’ideologia e delle teorie naziste ».

Queste deliberazioni sono state adottate daM'art. 139 del Codice Costituzionale della R.F.T. e sono tutt’ora in vigore come norme giuridiche.

L'art. 139 della Costituzione dice infatti: « Le direttive giuridiche emanate per liberare il popolo tedesco dal nazionalsocialismo e dal militarismo non vengono intralciate dalle disposizioni di questo Codice Costituzionale ».

Tale principio venne poi riconfermato con la sentenza del I Senato della Corte Costituzionale Federale del 27.9.1951 (BVerfGE 1,5 ff.): « Provvedimenti presi in base alle direttive emanate per liberare il popolo tedesco dal nazionalsocialismo e dal militarismo non possono essere impugnati davanti alla Corte Costituzionale », una deliberazione di carattere legislativo.

Al di là di questi, il Codice penale della R.F.T., con una ampia legiferazione, conferisce agli uffici decentrati del governo, in specie all'amministrazione giudiziaria, numerosi strumenti per poter prendere misure efficienti contro il neonazismo. Per esempio, il Codice penale prevede, al paragrafo 130, fino a 3 anni di reclusione per punire la « sobillazione del popolo ». La legge dice: « Chiunque attacca l'onore di altri in una forma atta a rompere lo stato di p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 48

Brano: [...]pur reale ma secondario motivo di divergenza. Quando l’unione dell’Austria alla Germania portò la pressione tedesca direttamente sul Brennero, Hitler volle compensare Mussolini per la sua acquiescenza all7\A7Sc/7/i/ss, rinunciando a ogni rivendicazione territoriale sull’Alto Adige.

Non per questo, però, cessarono i propositi del Reich di recuperare alla comunità germanica la popolazione dell 'Alto Adige, nel quadro della politica razziale del nazionalsocialismo. La questione si spostò così dal terreno territoriale a quello etnico, nel senso che si progettò II trasferimento del gruppo etnico sud tirolese dalla provincia di Bolzano nell’ambito del Reich. Questa nuova direttiva fu all’origine dei negoziati aperti tra Italia e Germania e sfociati nel trattato di Roma del 21. 10.1939.

In base al suddetto accordo, l’Italia acconsentiva al trasferimento nel Reich di quegli allogeni di lingua tedesca che, entro il 31.12.1939, avessero optato in favore della Germania. Il trasferimento materiale degli optanti, il cui ammontare va valutato in una cifra fra [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 107

Brano: [...]cio tra il razzismo sudafricano e il nazismo è diretto: l’ideologia razziale sudafricana è ispirata infatti da un’organizzazione segreta

Manifestazione antigovernativa nel SudAfrica. La scritta dice: « Protesta contro lavoro schiavistico / Brutalità della Polizia / Fame / Apartheid »

(il Broederbond) e da una serie di gruppi politici (YOssewaBrartwag, le Grey Shirts e il Nuwe Oord o « Nuovo ordine ») che si considerano il corrispettivo del nazionalsocialismo hitleriano. Verwoerd, primo ministro del governo sudafricano fino al 6.9.1966, giorno in cui venne ucciso, durante la seconda guerra mondiale fu un attivo propagandista del nazismo. A imitazione del nazismo, la politica razziale viene impostata nel SudAfrica da uno speciale ufficio per gli Affari razziali (S.A.B.R.A.), a carattere pseudoscientifico. Come già nella Germania nazista, la politica razziale, oltre alle sue vere ragioni economiche, ha tra le sue motivazioni la lotta contro « la dottrina del socialismo marxista insegnata da Lenin, Trotskij, dal Comintern, dal Cominform e le teorie d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 713

Brano: [...]parte scelta della milizia di partito concepita anche come élite razziale del popolo tedesco, non furono un elemento anoma

lo, atipico del regime nazista; ne furono al contrario uno dei fattori ca

ratterizzanti, la guardia armata del regime fondato sul Fuhrerprinzip, sul partito unico, sulla sua igiene razziale, sulla lotta antibolscevica, antiliberale, antireligiosa. Le S.S., cioè, come strumento di attuazione della filosofia politica del nazionalsocialismo. Appunto questo legame intrinseco delle S.S. (che furono dichiarate «organizzazione criminale» dal Tribunale internazionale di Norimberga nel 1946) con il regime nazista solleva il problema delle responsabilità per i crimini consumati, responsabilità che non investono soltanto le supreme gerarchie dell’apparato di potere e di polizia del regime (Hitler, Himmler, Heydrich, Goering), ma tutto il complesso, certamente molte migliaia di uomini, di coloro che furono direttamente o indirettamente addetti a una così estesa e capillare organizzazione repressiva: un’organizzazione che non avrebbe potu[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine nazionalsocialismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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