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Il segmento testuale militarista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 149Entità Multimediali , di cui in selezione 21 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 722

Brano: [...] classe e le funzioni di polizia. Mancò però una saldatura tra l’antimilitarismo istintivo delle masse e le dichiarazioni di pochi dirigenti; e la battaglia condotta da\V Avanti! contro l’esercito, come quella più accesa degli anarchici (v.), non riuscì mai ad alimentare un movimento di massa cosciente e organizzato. Fu così che i sindacalisti rivoluzionari e alcuni anarchici, che all’inizio del secolo avevano scatenato una violenta campagna antimilitarista, con la Guerra mondiale si convertirono al patriottismo fascista.

Nel 1914 la crisi della Seconda Internazionale non lasciò indenne il P.S.I. che, dopo aver scisso le proprie responsabilità dalla guerra, non seppe condurre un’opposizione che fosse un punto di riferimento

per le masse; il malcontento vivissimo rimase quindi al livello di gesti individuali di insofferenza, senza che i soldati riuscissero mai a raggiungere forme di opposizione organizzata.

Il dopoguerra vide un'ondata di proteste contro l’avvenuto conflitto e contro lo sfruttamento bestiale che da esso era stato favorit[...]

[...]abilità dalla guerra, non seppe condurre un’opposizione che fosse un punto di riferimento

per le masse; il malcontento vivissimo rimase quindi al livello di gesti individuali di insofferenza, senza che i soldati riuscissero mai a raggiungere forme di opposizione organizzata.

Il dopoguerra vide un'ondata di proteste contro l’avvenuto conflitto e contro lo sfruttamento bestiale che da esso era stato favorito. Nell’estate 1919 la campagna antimilitarista dell’« Avanti! » toccò livelli di durezza e raggiunse un successo di massa senza precedenti mentre, nel paese, bandiere e divise sollevavano la collera e l’indignazione dei reduci, finalmente liberi di manifestare la loro opposizione. Dinanzi al « fronte unico » delle forze borghesi, strette nella difesa della guerra e del regime che l’aveva voluta, il movimento proletario non seppe però esprimere una linea politica chiara; del resto l’urgenza delle battaglie nelle fabbriche e nelle piazze poneva in secondo piano la rivendicazione delle sofferenze patite nel conflitto e l’attacco alle istituz[...]

[...]azione del consenso: durante venti anni esse fornirono al regime miti, modelli, garanzie di potenza e facili conquiste coloniali. La preparazione militare vera e propria (lasciata dal regime nelle mani dei capi delle forze armate) venne del tutto sacrificata alle esigenze di carriera o di prestigio e il distacco tecnologico rispetto agli altri Stati si accentuò. Malgrado il pullulare delle divise, l’Italia fascista non era precisamente un regime militarista, nel

Cartolina di propaganda antimilitarista, riproducente la prima pagina del quotidiano repubblicano L’Italia del Popolo, sequestrato perché contenente un articolo contro il militarismo (Milano, 18.11.1902)

senso che i militari non avevano un peso determinante nelle grandi scelte politiche; era tuttavia un regime gradito ai militari che ne traevano finanziamenti, importanza, attestazioni di stima, vittorie facili e medaglie, senza dover come contropartita lavorare troppo seriamente alla preparazione bellica.

La Seconda guerra mondiale vide così il completo sfacelo delle truppe italiane sui vari campi di battaglia, ma non la cris[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 180

Brano: [...]Raoul Villain.

Quell'assassinio suscitò un'immensa esecrazione fra le masse popolari. Le esequie di Jaurès furono celebrate il 4 agosto, con la partecipazione commossa di una immensa folla di parigini. La salma fu sepolta ad Albi, ma nel 1925 le spoglie di Jaurès vennero riportate a Parigi, nel Panthéon, dove tuttora giacciono.

Il processo contro l’uccisore fu celebrato nel dopoguerra (1919), in un clima dominato più che mai dalla reazione militarista uscita trionfante dal bagno di sangue dell’immane conflitto: nel 1919 l’assassino di Jaurès, reo confesso, fu ignobilmente assolto e messo in libertà (fu nuovamente arrestato e condannato, in seguito a un furto, qualche anno più tardi).

Al di là della sua azione politica, rimane oggi l’opera di Jaurès, storico intelligente e acuto: in primo luogo la sua Storia socialista della rivoluzione francese, nella quale furono per la prima volta messi in luce i fattori economicosociali che avevano dato vita a quel grande sommovimento. Questa opera influenzò largamente tutta la storiografia francese [...]

[...]luce i fattori economicosociali che avevano dato vita a quel grande sommovimento. Questa opera influenzò largamente tutta la storiografia francese successiva e soprattutto la scuola che faceva capo a Albert Mathiez. Sempre a Jaurès si devono la Storia socialista della Francia, il Pensiero socialista e il già citato « Armée nouvelle », dove progettava la trasformazione dell’esercito francese in una armata popolare che doveva liquidarne lo spirito militarista e imperialista.

Alla sua vita dedicarono scritti e saggi biografici: Léon Blum, Jouhaux, LévyBruhl, Vincent Auriol, Auclair e numerosi altri. Una traduzione della sua « Storia socialista della rivoluzione francese » è apparsa in lingua italiana a cura di Gastone Manacorda (Milano, 1954).

R.Bo.

Jemolo, Arturo Carlo

N. a Roma il 17.1.1891; giurista e storico.

A 9 anni restò orfano di padre e si trasferì con la madre Adele Sacerdoti a Torino, dove frequentò poi l’università, allora in un periodo di splendore. Ebbe come maestro prediletto Francesco Ruffini (ma seguendo anche Luigi [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 523

Brano: Germania

Mezzi corazzati delle truppe controrivoluzionarie di Nóske (Berlino, 11.1.1919)

furono rilasciati grazie all'ordine di un ministro socialdemocratico. Visto che era difficile contare sull’esercito per reprimere il movimento rivoluzionario, la destra conservatrice e militarista si diede a organizzare formazioni terroristiche volontarie, finanziate dagli junker e dette corpi franchi (Freikorps) che cominciarono ad attuare, col beneplacito delle autorità, eccidi di operai e di soldati rivoluzionari. Nasceva lo squadrismo, ma in forme particolarmente sanguinarie e con l'aperta partecipazione dei circoli militari, la cui forza in Germania era stata appena scalfita dalla sconfitta subita in guerra.

li governo socialista

L’impeto rivoluzionario portò alla ribalta un nuovo potere, obiettivamente contrapposto al governo legale. Il 10 novembre i delegati dei Consigli o[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 614

Brano: [...]ternazionale (v.), Gramsci scrisse: « Dietro ordine della Sezione socialista che concentrava nelle sue mani tutto il meccanismo del movimento di massa, i Consigli di fabbrica mobilitarono senza alcuna preparazione, nel corso di un’ora, centoventimila operai, inquadrati secondo le aziende. Un’ora dopo si precipitò Tarmata proletaria come una valanga fino al centro della città e spazzò dalle strade e dalle piazze tutto il canagliume nazionalista e militarista ».

Il 26.7.1919, su l’« Ordine Nuovo», apparve il programma della frazione comunista del P.S.I.. Sempre più evidente si dimostrava l'insufficienza del Partito socialista rispetto al movimento: lo sciopero generale dell’aprile 1920, diretto dai consigli di fabbrica, per il mancato appoggio della direzione socialista e della Confederazione generale del lavoro (v.) rimase isolato a Torino e in alcune fabbriche del Piemonte, finendo con la sconfitta dei lavoratori. Gramsci la giudicò tuttavia una sconfitta momentanea che non pregiudicava l’esito dello scontro generale di classe in atto.

L’8[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 16

Brano: [...]il D.A.P. in N.S.D.A.P. (Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori) nell’estate 1920, dall’agosto 1921 Hitler cominciò a organizzare gruppi di ex combattenti che più tardi chiamò Sturm Abteilungen o S.A., reparti d'assalto destinati a seminare il terrore tra gli avversari politici. Ramificatosi con il concorso di altri esponenti (Anton Rosenberg, Hans Frank, Gregor Strasser, Rudolf Hess, Hermann Gòring) e di nomi prestigiosi della destra militarista (come il generale Erich Ludendorff) anche in altre città della



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 179

Brano: [...]e operaia e la taccia di « antipatriottico » dai gruppi nazionalisti borghesi e militari.

Contro la guerra

Nell’imminenza della prima guerra mondiale, pur partendo da premesse ideologiche di pacifismo piccoloborghese e non da un'analisi marxista, Jaurès prese subito aperta posizione contro il conflitto denunciando di giorno in giorno dalle colonne dell’« Humanité » gli elementi guerrafondai della alta borghesia francese. Contro la Germania militarista e assolutista egli propugnò tuttavia una Francia in armi che praticasse « una politica di difesa nazionale tesa ad assicurare la pace ». Jaurès sviluppò queste sue idee nel libro L’armée nouvelle..

Il 28.7.1914, poco prima dello scoppio del conflitto, insieme con altri leader si recò a Bruxelles, per parlare a nome del Partito socialista francese con i rappresentanti del movimento internazionale dei lavoratori e metterli in guardia contro il pericolo di una guerra che, a suo avviso, poteva ancora essere evitata.

Tre giorni dopo, in quello che sarebbe stato il suo ultimo articolo, scrive[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 193

Brano: [...] un’opposizione attiva. Si succedettero vari governi di destra finché, per consolidare la propria posizione, i circoli dirigenti reazionari fondarono l’Unione radicale contadina jugoslava, partito che, al di sopra delle nazionalità, univa in un solo blocco gli ex radicali serbi, i grandi proprietari fondiari croati e delle altre regioni, i capitalisti e gli aristocratici austriaci rimasti nel paese. L’opposizione a questo blocco monarchicoagrariomilitarista abbracciava, oltre agli operai e ai contadini, una parte considerevole del ceto medio e della borghesia patriottica non serba.

I partiti si ricostituirono malgrado i divieti. Nel 1933 sorse anche un nuovo partito fascista, L’Adunata, capeggiato dal ministro Ljotic. Agenti tedeschi, italiani e ungheresi operavano nel paese, cercando di volgere a vantaggio dei rispettivi paesi l’antagonismo fra serbi e croati.

Sul piano internazionale, nel 1934 la Jugoslavia, che già dal 192021 faceva parte con la Romania e la Cecoslovacchia della cosiddetta Piccola Intesa, neH’ambito dell’influenza imper[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 235

Brano: [...]strato che i lavoratori venivano sottoposti alle più crudeli punizioni ».

Secondo dopoguerra

Dopo la sconfitta del Terzo Reich e l’occupazione quadripartita della Germania, nell’estate del 1945 Gustav Krupp fu in un primo tempo associato al processo della Corte internazionale di Norimberga contro i principali criminali nazisti e istruito dalle potenze alleate che, nel nome di Krupp, intendevano colpire il simbolo dell’alleanza capitalisticomilitarista portata alle ultime conseguenze dal nazismo: Gustav Krupp fu quindi imputato di avere appoggiato l’avvento nazista, di aver partecipato alla congiura contro la pace e alla preparazione della guerra di aggressione, di aver compiuto crimini di guerra e delitti contro l’umanità, specialmente sotto il profilo dello sfruttamento di manodopera forzata.

Ma il processo a carico del vecchio industriale, gravemente infermo, fu poco dopo stralciato dal procedimento in corso presso la Corte internazionale. Al posto di Gustav, fu chiamato a rispondere delle responsabilità del complesso suo figlio Alfri[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 268

Brano: [...]armi straniere nel paese.

Su tale base si ricostituì un governo di unità nazionale che però fu messo immediatamente nell’impossibilità di agire: vari organismi, già presenti da anni nel paese sotto forma di organizzazioni culturali e assistenziali, ma in realtà vere e proprie centrali spionistiche al servizio del governo statunitense, cominciarono un intenso lavoro di smantellamento di quegli accordi, appoggiando con tutti i mezzi la frazione militarista di destra e scatenando una vera e propria campagna di terrore che, nell'aprile 1963, culminò nell’assassinio del leader neutralista Quinim Pholsena. A quel delitto seguì l’uccisione, per mano di sicari, di decine di dirigenti politici e sindacali della sinistra.

Di fatto, il Neo Lao Haksat fu costretto ad abbandonare Vientiane e a ritornare nella provincia di Xieng Kuang, da dove riprese la lotta armata contro gli americani. Immediatamente questi ultimi lanciarono contro il Pathet Lao una serie di campagne militari (note come le « Tre frecce », la « Freccia vittoriosa », ecc.) che non otte[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 428

Brano: [...]po essere stato assolto nel processo seguito a quest'ultimo colpo di mano, nel clima della Baviera reazionaria riprese la sua attività in favore dell’agitazione nazionalistica e del movimento nazionalsocialista. Dal 1924 al 1928 fu deputato al Reichstag per conto del Partito nazista e nelle elezioni presidenziali del 1925 fu anche candidato alla presidenza della repubbli

ca quale esponente ormai riconosciuto dell’estrema destra nazionalista e militarista.

Accanto alla generica propaganda nazionalista e indipendentemente dal fiancheggiamento del nazionalsocialismo (con i cui capi ebbe anche dissapori per ragioni di carattere personale), sotto l’influenza della sua seconda moglie Mathilde il Ludendorff condusse una fanatica campagna antisemita fondando, nel 1926, una « comunità religiosa germanotedesca » ispirata a una sorta di misticismo razzisticopagano. Il suo estremismo antireligioso spiacque persino ai capi nazisti che non vollero dargli l’avallo ufficiale del regime neppure dopo il 1933.

Nel trionfo del nazismo Ludendorff vide sopra[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine militarista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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