Brano: [...]e grazie alla maggiore forza che l’unione dei partiti antifascisti rappresentava in confronto delle iniziative separate, fu possibile svolgere, sul terreno comune della lotta per la riconquista di garanzie di vita democratica, un’azione molto più vivace, con una più attiva partecipazione di base, quale non si vedeva da molto tempo: i comitati delle opposizioni sorti in tutte le principali città, e composti dai rappresentanti non soio dei partiti aventiniani, ma anche di associazioni democratiche apartitiche, ebbero vita più o meno lunga e più o meno intensa, ma in qualche città operarono seriamente e furono un anticipo di quelli che dovevano essere, vent’anni dopo, i C.L.N.. Sorsero nuove organizzazioni antifasciste, fra cui merita di essere ricordata L’Italia libera, organizzazione di combattenti antifascisti, che fu forse l’elemento più attivistico di quel periodo; e anche i Gruppi goliardici per la libertà, che si formarono in numerosi atenei e in qualcuno dei quali, come per esempio in quello milanese,
conquistarono in libere elezioni la [...]
[...] libera, organizzazione di combattenti antifascisti, che fu forse l’elemento più attivistico di quel periodo; e anche i Gruppi goliardici per la libertà, che si formarono in numerosi atenei e in qualcuno dei quali, come per esempio in quello milanese,
conquistarono in libere elezioni la maggioranza dellorganismo universitario.
Le polemiche ai vertici
Ai vertici, invece, nelle direzioni romane, era impossibile mettere d'accordo i partili aventiniani su una azione comune e l’Aventino si riduceva ad una vuota protesta e ad una vana attesa. Alcuni dirigenti per convinzione sincera, altri forse per pavidità, preferivano pensare che un processo irreversibile di dissoluzione della maggioranza fosse in atto e che un intervento delle opposizioni avrebbe potuto rallentarlo od arrestarlo. Naturalmente, carenti di iniziative le opposizioni, le speranze erano affidate alle iniziative altrui, degli oppositori non aventiniani (cioè, praticamente, di Giolitti), dei fiancheggiatori che si staccavano o minacciavano di staccarsi (come Orlando o Salandra o[...]
[...]one comune e l’Aventino si riduceva ad una vuota protesta e ad una vana attesa. Alcuni dirigenti per convinzione sincera, altri forse per pavidità, preferivano pensare che un processo irreversibile di dissoluzione della maggioranza fosse in atto e che un intervento delle opposizioni avrebbe potuto rallentarlo od arrestarlo. Naturalmente, carenti di iniziative le opposizioni, le speranze erano affidate alle iniziative altrui, degli oppositori non aventiniani (cioè, praticamente, di Giolitti), dei fiancheggiatori che si staccavano o minacciavano di staccarsi (come Orlando o Salandra o i combattenti), degli stessi ministri di Mussolini (come Federzoni)
o dei militari, naturalmente per decisione del re.
Fu per cominciare a dare una prospettiva all'Aventino che Turati diede il 1° luglio un’intervista al Popo
lo, organo del Partito popolare, in cui riprendeva il tema di una possibile collaborazione governativa fra socialisti e popolari, intorno alla quale si era già inutilmente discusso in passato. Alla proposta fece eco favorevole De Gasperi[...]