Brano: Olivetti, Adriano
trovando finalmente uno spazio sconfinato alla sua personalità esuberante.
« Mai ci sentimmo così liberi — scrisse — come quando ritrovammo nel fondo della nostra coscienza la capacità di ribellarci ». E ritornò subito all’azione perché — aggiungeva — « non ci sono liberatori, ma solo uomini che si liberano ».
Pochi hanno fatto quanto lui in così breve tempo. Catturato dai tedeschi a Vipiteno il 9.9.1943, nella notte dal 20 al 21 ottobre fuggì dal lager di Markt Pongau e raggiunse Brescia (v.), dove collaborò alla costituzione delle « Fiamme Verdi » (v.), di impronta cattolica. Il C.L.N. lombardo Io incaricò dei collegamenti tra il Comando generale delle « Fiamme Verdi » e le formazioni dipendenti nel Bresciano e nel Cremonese, con contatti anche a Pavia, Bergamo, Lecco (v. Brigate Cattoliche). Nel febbraio 1944 fondò il giornale II Ribelle (v.). Arrestato a Milano il 27.4.1944, fu tradotto a San Vittore, dove ebbe per lui inizio il lungo calvario delle torture, poi nel campo di Fossoli (v.), di dove tentò di evadere l’11 luglio, riuscendo soltanto a tenersi nascosto fino al 5 agosto. Poi fu trasferito nel campo di Gries (Bolzano) : portava sul vestito, oltre al triangolo rosso dei « politici », un disco rosso cerchiato di bianco contrassegnante coloro i quali, avendo tentato la fuga, dovevano essere additati alla sorveglianza come pericolosi.«A settembre fu mandato nel lager di Flossenburg, in Baviera, a ottobre a Hersbruck.
Si era offerto come interprete « onde evitare che altri approfittassero, come era solito, di tale posizione per ingraziarsi i vari capiblocco ecc. ed ottenere i loro favori ad esclusivo vantaggio personale » (Enrico Magenes).
La sua opera assunse un valore inestimabile per i compagni. Morì in seguito alle percosse ricevute da un guardiano polacco.
Una serie di testimonianze dicono che la sua religiosità non si affievolì mai e che da Fossoli a Hersbruck esercitò fino all'eroismo le tre virt.ù della carità (dando ogni giorno agli altri parte del pochissimo che a lui toccava, nonché aiuti rischiosi spesso pagati a caro prezzo), del l'apostolato (organizzando appena possibile incontri per la preghiera, per la meditazione e
— se c’era un sacerdote — per la messa), del perdono: l’impresa più difficile, più « disumana » questa, di portare i compagni di sventura aM’ormai inevitabile passo estremo conservando — in quell'inferno di crudeltà senza limiti — il cuore sgombro da sentimenti di odio.
L'antifascismo di Olivelli
Il pensiero antifascista di Olivelli è nel ricordo dei compagni di lotta, e nelle non molte cose che l’intensa attività gli permise di scrivere. Compose una Preghiera del Ribelle che costituisce il documento relig[...]
[...]resa più difficile, più « disumana » questa, di portare i compagni di sventura aM’ormai inevitabile passo estremo conservando — in quell'inferno di crudeltà senza limiti — il cuore sgombro da sentimenti di odio.
L'antifascismo di Olivelli
Il pensiero antifascista di Olivelli è nel ricordo dei compagni di lotta, e nelle non molte cose che l’intensa attività gli permise di scrivere. Compose una Preghiera del Ribelle che costituisce il documento religioso liricamente più elevato che la Resistenza italiana abbia prodotto e che ebbe larga diffusione anche nelle formazioni non cattoliche. Con una forte carica di revisione critica delle posizioni stesse dei cattolici di fronte alla società, delineò il « dopo » in alcuni « schemi di discussione » che anticipano, e talora vanno oltre, le linee della nostra Costituzione. La premessa dello « schema » elaborato col compagno di lotta Carlo Bianchi dice: « Il mondo è in crisi: qualcosa delle convulsioni del nostro tempo muore: qualcosa, con dolore e con sforzo, cerca di venire alla luce. Muore l’epoca economica, l’epoca del capitalismo che generò infinite ricchezze e infinite miserie. Un’organizzazione senza anima permise l’indigenza più vasta, l’anarchia della produzione, lo sfruttamento dell'uomo sull’uomo: sfociò nel culto della violenza, del dispotismo statale, e si consuma nella guerra. Sorge la società dei lavoratori, più libera, più giusta, più solidale, più cristiana ».
Pensando al tempo in cui queste pagine sono state scritte, lo storico Roberto Battaglia commenta: « È raro trovare un documento di parte cattolica in cui siano accettati tanti elementi essenziali dell’interpretazione marxista della storia contemporanea. »
E però si colgono chiare influenze di un tomismo filtrato attraverso l’« umanesimo integrale » di Maritain. Uno di questi documenti porta il titolo: « Schema di impostazione di una propaganda rivolta a difendere la civiltà cristiana e a propugnare la realizzazione della vita sociale ». Olivelli capiva che dopo la guerra la Chiesa sarebbe stata processata per la sua connivenza col fascismo e si preparava a difenderla. Da chi? Dall’altra religione, il comuniSmo, onde impedire il processo di scristianizzazione delle masse: lo aveva colpito il fatto che il popolo russo, così religioso nel passato, fosse stato rapidamente indottrinato da un’ideologia materialistica.
Va infine rilevato come Olivelli sia stato subito « partigiano », con una visione precisa per un verso della natura del nazifascismo, per l’altro degli obiettivi della lotta. Parecchi furono « sbandati » prima che partigiani: intellettualmente Olivelli non fu « sbandato » nemmeno per un attimo. E il suo antifascismo non fu una badogliesca cancellazione dei vecchi simboli grattati via lasciando inalterata la sostanza, ma fu un rovesciamento totale. In lui la Resistenza si ricollegava al Risorgimento. Nel « manifesto » per « Il Ribelle » scrisse: « Da quando Cristo levò la sua parola redentrice mai si vide più organizzata barbarie. È la tratta dei bianchi, la cattività babilonica in più scientifica schiavitù. E, degenerazione e degradazione suprema, i nostri giovani ridotti a domestici iloti dei signori della guerra. L’uomo è fatto belva e vittima: fino alla persecuzione spietata della Gestapo e delle Ovra, fino alle percosse, ai tormenti, alla soppressione di singoli e di popoli interi. Ma chi non rispetta in sé e negli altri l’[...]
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ha animo di schiavo ». Aggiungeva: « La nostra rivolta non va contro questo o quell’uomo, non mira a questo o quest’altro punto del programma; è rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione del mondo ». Una rifondazlone ab imis et ab intus.
U.A.G.
Bibliografia: la biografia fondamentale è di Alberto Caracciolo, 7.0., ed. La Scuola, Brescia, I ed. 1947, Il 1975. Inoltre: Luigi Dughera, T.O., Ediz. Paoline, Milano 1950; Andrea Baratti, T.O., un eroe del nostro tempo, Tipografia Artigianelli, Pavia, 1963; Mario Apollonio, T.O., ed. Cinque Lune, Roma, 1966; Innocente Bonfanti, Testimonianza su T.O., in « La Resistenza bresciana », n. 5, Brescia 1974: Ugoberto Alfassio Grimaldi, T.O. in « Il coraggio del no », ed«z. Amministrazione Provinciale, Pavia 1976. Negli « annuari » e in altre pubblicazioni curate dall'Associazione Alunni del Collegio Ghislieri si trovano contributi di Ugoberto Alfassio Grimaldi, Aurelio Bernardi, Gherardo Bozzetti, Romeo Crippa, Enrico Magenes, Carlo Manziana.
Olivero, Giorgio
N. a Genova il 9.4.1920; laureato in Legge.
Sottotenente di complemento di artiglieria, dopo I*8.9.1943 si diede alla macchia per sfuggire alla cattura. Rifugiatosi nell’alta vai Tanaro, entrò a far parte di una formazione partigiana imperiese, dove venne designato[...]