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Il segmento testuale R.A. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 35

Brano: Algeria

ritmo intenso; i rastrellamenti nelle città (gli algerini risponderanno a quello di Algeri con la celebre battaglia della Casbah, che impegne per più mesi, nel 1957, i reparti paracadutisti, e che è passata alla storia come la battaglia di Algeri) divennero abituali. Contemporaneamente furono organizzate dai francesi una serie di offensive militari e tutte le frontiere algerine furono chiuse da sbarramenti di cavi elettrici ad alta tensione (la Linea Morice), al fine di privare l’A.L.N. dei rifornimenti del Marocco e della Tunisia. Iniziarono allora ad attuarsi quelle misure il cui bilancio tragico è racchiuso nelle seguenti cifre: 800.000 algerini uccisi, 200.000 torturati o resi invalidi, un milione di internati nei campi di concentramento, 300.000 costretti a fuggire dalla loro terra.

La repressione non fermò né indebolì la lotta del F.L.N., né riuscì a indebolirla l’applicazione della legge quadro 1957 che sostituiva il vecchio Statuto del 1947 e che concesse alcuni altri diritti agli algerini, ma sempre nel quadro dell’Algeria francese. Questa duplice politica della repressione e delle concessioni parziali (che gli algerini chiamarono del bastone e della carota), ebbe solo l’effetto di alimentare lo sciovinismo dei coloni francesi e di provocare, il 13.5.1958, la fine della Quarta Repubblica e l’avvento al potere del generale De Gaulle (v.J. Paradossalmente, col colpo di stato, i francesi lanciarono la parola d'ordine della « fraternizzazione » con gli arabi, nel tentativo di disorientare la lotta degli algerini. La risposta del F.L.N. fu decisa: « La

lotta continua fino al riconoscimento dell’indipendenza ». A ribadire ogni rifiuto di compromesso, il 25.8.1958 il F.L.N. portò, attraverso la forte Federazione di Francia degli emigrati algerini, la guerra sul territorio metropolitano francese, con atti di sabotaggio e di terrorismo, attacchi alle caserme di polizia e manifestazioni di massa. Inoltre, il 19 settembre, l’esecutivo del Consiglio della rivoluzione venne trasformato in governo provvisorio della Repubblica algerina (G.P. R.A.). Presidente del consiglio fu nominato Ferhat Abbas, vicepresidente Ben Bella, detenuto in Francia con altri cinque compagni, a seguito di un brigantesco rapimento operato il 22.10.1956, mentre si recava a Tunisi. La costituzione del

G.P.R.A. conferì nuovo slancio alla guerra e consolidò il prestigio della lotta di liberazione sul piano intemazionale. Il nuovo governo aprì sue sedi nelle capitali principali; inviò suoi rappresentanti all’O.N.U.; ottenne riconoscimento dalla maggioranza dei paesi africani, arabi, dalla Cina e, più tardi, daH’Unione Sovietica. La politica di De Gaulle, benché più abile di quella dei suoi predecessori, non mutò la situazione politicomilitare. Nell’ottobre del

1958 De Gaulle propose la « pace ai valorosi », tentò di rompere l’unità nazionale algerina varando una « terza forza » politica, promise un « piano di rinnovamento economicosociale » (discorso di Costantina), ma di fatto non accettò il principio deM’indipendenza. Il G.P.R.A. lasciò cadere le proposte dei francesi. NeH'inverno 195859 ebbe inizio la più colossale azione militare di tut

ta la guerra: l’operazione Brumaire. I francesi vi impegnarono 100.000 uomini dotati di armamento pesante, carri armati e aerei, mentre altri

200.000 uomini vennero impegnati nella più massiccia azione di rastrellamento fino allora intrapresa. L’obiettivo era quello di distruggere l’A.L.N. e stroncare definitivamente la forza del F.L.N. nelle città e nei villaggi. L’offensiva tu un fallimento. A conclusione della campagna invernale, l’A.L.N. teneva intatti i suoi effettivi e riprendeva l’iniziativa, mentre nelle città si moltiplicavano gli atti di sabotaggio.

Nel frattempo il G.P.R.A. conseguì

il primo successo diplomatico alrO.N.U. dove, nel corso dell’Assemblea generale, 35 paesi si schierarono a favore della mozione che chiedeva la cessazione del fuoco in Algeria. Alla fine del 1959 la guerra giunse così a una svolta. La resistenza popolare, la pressione internazionale e l’alto costo finanziario della guerra resero difficile la posizione dei francesi. Lo stesso De Gaulle ne prese atto e il 16.9. 1959 propose l'autodeterminazione del popolo algerino. 10 giorni dopo, venne la risposta positiva del G.P. R.A., che si dichiarò pronto a intavolare trattative sulla base delle proposte di De Gaulle. Ma, ancora una volta, l’oltranzismo dei coloni prevalse e i francesi lasciarono cadere la risposta algerina. Dalla fine del

1959 al giugno del 1960 il generale Challe scatenò sette offensive militari il cui obiettivo dichiarato era sempre quello di distruggere l’A. L.N.. Alla loro conclusione, ancora una volta, l’esercito algerino era solidamente impiantato nelle zone liberate.

La nuova sconfitta militare indusse il governo francese a una presa di contatto non ufficiale con

il F.L.N., e questa ebbe luogo a Melun, dal 25 al 29 giugno del 1960.

I colloqui non sortirono alcun esito, a causa dell’intransigenza francese sulla questione decisiva dell’indipendenza. Ma ormai la situazione era profondamente mutata. La XIV Assemblea generale delle Nazioni Unite vide 63 paesi votare a favore dell’indipendenza algerina. Dal canto suo, il F.L.N. decise di passare all’azione diretta e di massa nelle città, con parole d’ordine insurrezionali.

La conquista dell’indipendenza

A partire dall’11.12.1960, Algeri, Orano, Blida e Costantina furono teatro delle prime azioni insurrezionali. Costretto a fronteggiare la lotta nelle città, l’esercito francese ce

Partigiani algerini (1958)



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 25

Brano: Albertini, Luigi

e frammenti, Bari, . 1939; Il problema morale nella filosofia di Platone, Roma, 1939.

Alberti, Berto

N. a Cesena (Forlì) il 5.7.1908; muratore. Membro dell’organizzazione comunista clandestina, per la sua attività antifascista nel 1931 fu condannato dal Tribunale speciale a 12 anni di reclusione. Uscito dal carcere in seguito ad amnistie, allo scoppio della guerra di Spagna, nel 1936, accorse volontario nelle Brigate Internazionali. Dopo T8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza, comandante deirvill Brigata d’assalto Garibaldi « Forlì », operante in Romagna.

Alberti, Rafael

Poeta spagnolo. N. nel 1902 a Puerto.de Santa Maria (Cadice). Prima vocazione di R.A. fu la pittura e nel 1917 egli si trasferisce a Madrid, dove studia aH’Accademia delle Belle Arti. Nel 1922 espone per la prima volta le sue opere in una sala dell’ateneo di Madrid e, nello stesso periodo, inizia a scrivere. Nel 1924, col suo primo libro di poesie (Marinerò en ti erra) vince il Premio nazionale di letteratura; fanno parte della giuria, tra gli altri, Ramon Menendez Pidal e Antonio Machado. Diviene in quegli anni amico di Juan Ramon Jimenez (che lo definisce uno dei migliori giovani poeti di lingua spagnola), di Federico Garcia Lorca e di Jorge Guillen Salinas che, con Cernuda, Aleixanare, Diego, Damaso Alonso e altri ancora formano la cosiddetta « generazione del ’27 ». Negli anni dal

1925 al 1927 scrive Sobre los angeles che, insieme al Romancero gitano di Lorca e al Cantico di Guillen, pubblicati quasi contemporaneamente, è considerato come uno dei libri fondamentali della poesia spagnola. In questo stesso periodo pubblica Elegia civica, suo primo tentativo di poesia sociale e politica, e scrive opere di teatro. Nel 1933, di ritorno da un viaggio in Europa (nel frattempo aveva sposato la scrittrice Maria Teresa Leon) fonda, insieme alla moglie, la rivista Octubre. Nel 1935 compie un primo viaggio in America (Stati Uniti, Cuba e Messico). Da questa esperienza nasce il poema 13 bandas y 48 estrellas, spietata accusa contro l’imperialismo yankee nell’America Latina.

Allo scoppio della guerra civile spagnola R.A. si schiera decisamente a fianco della Repubblica; iscrit

to al Partito comunista, dirige con altri la rivista per le trincee El Mono Azul, scrive brevi opere teatrali per i soldati e pubblica Capital de la gloria, dedicato alla difesa di Madrid. Nel 1939, alla vittoria falangista, va in esilio, dapprima a Parigi e poi in Argentina, dove rimane per 24 anni, scrivendo nuovi libri di poesia e opere teatrali. Nef 1963, con la moglie e la figlia Aitana, si trasferisce a Roma, dove attualmente risiede. Qui pubblica X Sonetos Romanos, con sue incisioni (Primo premio d’incisione alla V Rassegna d’arte figurativa di Roma e del Lazio, nel 1965). Nel 1965 gli viene conferito il premio Lenin per la pace.

Principali traduzioni italiane delle opere di R.A.: Poesie, a cura di Vittorio Bodini, Milano, 1964: Ritratti di contemporanei e Trifoglio fiorito, a cura di Dario Puccini, Milano; Lo spauracchio, a cura di Eugenio Luraghi, in « Il Dramma >\ Torino. Poesie di R.A. si trovano anche nel Romancero della Resistenza spagnola, a cura di Dario Puccini, Milano. E ancora: Poesie d’amore, Milano 1966. Traduzione di M. Eusebi Ciceri.

Albertini, Francesco

N. il 30.12.1906 a Gravellona Toce (Novara) ; avvocato. Per la sua attività antifascista fu più volte arrestato durante il ventennio della dittatura. All’8.9.1943 è tra gii organizzatori della Resistenza nell’Ossola; catturato, è deportato a Mauthausen.

Dopo la Liberazione, viene eletto consigliere provinciale di Novara; quindi deputato, nel 1958 e nel 1963, e senatore nel 1968. Ha fatto parte, come sottosegretario al ministero del Tesoro, del 2° e 3° governo Moro.

Albertini, Giovanni

N. a La Spezia nel 1910; operaio, comunista. Attivo antifascista, nel 1932 fu condannato al confino per 5 anni. Dopo T8.9.1943 è stato organizzatore della Resistenza a La Spezia e comandante della Divisione d’assalto Garibaldi « A. Gramsci », operante in Liguria.

Albertini, Luigi

N. ad Ancona il 19.10.1871, m. a Roma il 29.12.1941; giornalista, scrittore, senatore del Regno dal 30.12.

1914. Entrato come segretario di redazione al Corriere della Sera (v.), L.A. diresse l’importante quotidiano milanese dal 19G0 al 1921 e, fino al 1925, ne diresse anche la

società editrice appartenente ai fratelli Silvio e Mario Crespi, della nota famiglia industriale lombarda. Tra i più accesi sostenitori dell’intervento italiano nella guerra nel

1915, L.A. assunse posizioni conservatrici e autoritarie che lo portarono a sostenere il movimento fascista, del quale doveva divenire in seguito fiero oppositore.

« Corriere della Sera » e fascismo

L’atteggiamento assunto dall'A. e dal * Corriere della Sera » nei confronti del fascismo è indicato in un articolo di Novello Papafava, pubblicato nel 1923 sulla rivista di Piero Gobetti Rivoluzione Liberale. « Il Corriere della Sera — vi si legge — coraggiosamente antisocialista e coerente fermissimo assertore dei principi economici liberali fu, specialmente dopo la risoluzione della questione adriatica (trattato di Rapallo), alquanto filofascista; poiché sperava di vedere nel fascismo, malgrado le intemperanze e molti errori, una giovanile corrente di restaurazione liberale. Ma volle sempre che questa restaurazione avvenisse non contro, ma neM’ambito dello stato liberale, ed appunto pur di vedere salvi I princìpi costituzionali, quando vide che il ministro Facta aveva perso ogni capacità di dignitosa fermezza, invocò la formazione di un ministero che includesse le forze fasciste ».

Lo stesso giornale di Gobetti così sintetizza la posizione di L.A.: « Approvazione di alcune idee espresse nei programmi fascisti, giustificazione e approvazione di alcuni atti del governo fascista, recisa avversione alla concezione fascista dello Stato ».

Il « Corriere della Sera ». al pari di Salandra, si era compiaciuto di vedere nei fasci « la fine dei vecchi partiti, nei loro antagonismi di angusti interessi e di programmi retorici ». Nel novembre del 1919, quando Mussolini fu arrestato con M.T. Marinetti e Ferruccio Vecchi in seguito al lancio di bombe contro un corteo socialista a Milano, L.A. ne sollecitò presso Nitti il rilascio. Un anno dopo, abbandonando ogni cautela, L.A. definì « santa » la reazione antisocialista della borghesia, fornendo un cinico giudizio sui fatti di Palazzo d’Accursio: « Nessuna dei socialisti — scrisse il ” Corriere della Sera ” — ha il diritto di lagnarsi se nella lotta scatenata non c’è soltanto un attivo di colpi dati, ma un passivo di colpi ricevuti ». Alla fine del 1922, dopo aver proposto al Senato di accettare la partecipazione di Mussolini al governo, Albertini precisò di aver operato quella scelta per salvare l’Italia dal pericolo socialista, secondo « l’aspirazione più intensa di tutti gli italiani » e in omaggio allo spirito del paese « evidentemente orientato in favore del fascismo e del suo capo ».

L.A. parve non avvedersi della sorte inevitabile delle istituzioni democratiche, sorte che egli stesso aveva contribuito a determinare. Quando, il 29.5.1923, parlò contro l’abuso dei decreti legge, le sue parole non sollevarono altro che un accresciuto fastidio del fascismo verso la libertà e verso di lui personalmente. I decreti legge divennero la regola del governo (nel 1925 si arrivò a convertirne in legge ben duemila) e uno di essi, il 15.7.1923, introdusse le

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 664

Brano: Poletaev, Fiodor Andrianovic

Il volto di Fiodor era sorridente e ancora come affannato per la corsa fatta. Solo un filo di sangue era sceso sulla neve e quasi non si distingueva dal fazzoletto rosso che portava al collo.

I compagni fecero a Fiodor un semplice funerale, portando a spalla la bara al cimitero di Rocchetta Ligure, accompagnati da tutti i contadini del villaggio.

Nel 1948 il governo italiano conferì alla memoria del partigiano sovietico la medaglia d'oro al valor militare. Sulla pergamena è scritto il nome Alexander Poetan Fiedar, ripreso dal ruolino della Brigata, dove era stato riportato in modo erroneo. Nel 1962 il Presidium del Soviet supremo delI'U.R.S.S. assegnò alla memoria di Poletaev il titolo di Eroe dell'Unione Sovietica, la più alta delle decorazioni.

La città di Riazan gli ha poi eretto un monumento e il suo nome è stato dato a una petroliera della Marina sovietica.

Nel 1975 la casa editrice Novosti di Mosca ha pubblicato il libro II soldato Fiodor Poletaev, scritto da B. Barkov e A. Zdanov.

G.B. L

Poletti» Angelo

N. a Linate al Lambro (Milano) il 20.6.1912, m. a Milano il 10.8.1944; operaio meccanico.

Antifascista, nel 1934 entrò in contatto con i socialisti del Centro interno fondato da Rodolfo Morandi e organizzò un gruppo clandestino nella zona di Porta Magenta di Milano, nonché alTinterno dell 'Isotta Fraschmi, dove lavorava.

Dopo l’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, compiendo una breve esperienza nella formazione partigiana comandata dal capitano Filippo Beltrami. In seguito, ritenendo che la lotta clandestina esigesse la presenza attiva a Milano degli antifascisti più qualificati politicamente, rientrò in città. Fu così il primo comandante della 45a Brigata Matteotti, operante nella stessa zona di Porta Magenta, con sede del Comando presso la Cooperativa di Lampugnano.

Avendo mantenuti rapporti con le formazioni partigiane di montagna, Poletti provvedeva a far riparare le armi fuori uso, servendosi di una piccola officina di via Anfiteatro. Nel corso di questa attività, fu sorpreso dai fascisti, ferito a una gamba durante il tentativo di fuga e rinchiuso nel carcere di San Vittore. Dopo essere stato ferocemente torturato, il mattino del 10.

8.1944 venne incluso nel gruppo di prigionieri da fucilare a Piazzale Loreto (v.).

L. Cav.

Poletti» Antonio

N. a Ravenna il 28.1.1907; operaio meccanico.

Membro dell'organizzazione comunista clandestina romagnola, nel maggio 1931 fu condannato dal Tribunale speciale a 5 anni di reclusione.

Poletti, Livio

N. a Imola (Bologna) il 16.11.1908, m. a Purocelo di Brisighella (Ravenna) ri 1.10.1944; contadino. Membro deH’organizzazione comunista clandestina di Imola, venne arrestato con un folto gruppo di comunisti imolesi e deferito al Tribunale speciale che, il 19.5.1931, lo condannò a 3 anni di reclusione. Dopo T8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza bolognese. Combattente della T Brigata G.A.P., poi della 36a Brigata Garibaldi operante suH'Appennino Toscoromagnolo, cadde nella battaglia di Ca’ di Malanca (v.J.

Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d’argento al valor militare.

Poletti» Secondo

N. a Ferrara il 16.5.1914, ivi m. il 16. 10.1970; idraulico.

Membro dell’organizzazione comunista clandestina operante nel Ferrarese, nel 1939 fu arrestato e deferito al Tribunale Speciale che, nel marzo 1940, lo condannò a 8 anni di reclusione per « costituzione del P.C.I. e propaganda ». Scontò 4 anni a Fossano.

Dopo T8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Brigata Garibaldi « B. Rizzieri », con ruoli di comando.

Dopo la Liberazione fu dirigente comunista a Ferrara, assessore, consigliere comunale e membro del Comitato direttivo provinciale dell’A.N.P.I..

Poli, Eugenio

N. a Firenze il 20.3.1917, m. a Firenze il 28.8.1944; meccanico.

Dal l’ambiente familiare mutuò la decisa avversione al fascismo e nel 1939 si impegnò attivamente nella cospirazione antifascista.

Entrato nell'organizzazione clandestina comunista fiorentina, alla vigilia della proclamazione di guerra dell’Italia fu individuato dalTO.V. R.A., arrestato con alcuni compagni e deferito al Tribunale speciale

che, il 20.11.1940, Io condannò a 8 anni di reclusione.

Rimesso in libertà dopo la caduta di Mussolini, T8.9.1943 si impegnò nella lotta armata, facendo parte della formazione « Gino Bozzi » operante nel Pistoiese. In un secondo tempo si aggregò alla Brigata Garibaldi «Alessandro Sinigaglia », con la quale prese parte alla battaglia per la liberazione di Firenze. Cadde nel corso dei combattimenti con le retroguardie tedesche attestatesi alla periferia settentrionale della città.

Poli, Sereno

N. a Rio Saliceto (Reggio Emilia) il 12.8.1903, m. il 15.9.1975; operaio. Per la sua appartenenza all’organizzazione comunista del Reggiano, nel novembre 1927 fu arrestato e deferito al Tribunale speciale che, il 27.9.1928, lo condannò a 6 mesi di reclusione.

Dopo 1*8.9.1943 partecipò alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza reggiana. Fu ispettore di battaglione nella 77a Brigata S.A.P., operante in pianura.

Polischi, Stenio ed Ermete

N. a Suzzara (Mantova), Stenio nel

1923 ed Ermete nel 1927; caduti entrambi nel corso della Guerra di liberazione.

Stenio, manovale edile, I'8.9.1943 si trovava marinaio a La Spezia e ne fuggì per rientrare in famiglia. Successivamente si trasferì a Bologna, presso parenti, e nei primi mesi del 1944 si >unì ai partigiani della Brigata « Stella Rossa », operante tra Marzabotto e Vergato.

/

4*

Stenio Polischi



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 71

Brano: Referendum

sue corrispondenze, poi raccolte nel volume Insurgent Mexico (Messico insorto, 1914), gli procurarono una certa notorietà negli U.S.A.. Scoppiata la Prima guerra mondiale, egli raggiunse il fronte europeo, dal quale scrisse una serie di articoli che, non pubblicati dal “Metropolitan” per il loro contenuto polemico, apparvero in volume nel 1916 col titolo The War in Eastern Europe. Con la giornalista Louise Bryant, che nel frattempo aveva sposato, nel 1917 si trovava a Pietroburgo e qui ebbe modo di aderire, entusiasta, alla rivoluzione russa.

10 giorni che sconvolsero il mondo

Conquistatasi l'amicizia di Lenin, Reed ebbe l’incarico di redigere la propaganda bolscevica diretta alle linee tedesche. Nel 1918 fu nominato console russo a New York, ma

11 governo federale non gli riconobbe mai tale prerogativa e, anzi, incriminò “The Masses” a causa degli articoli scritti da Reed sulla nuova realtà sovietica.

Tornato negli Stati Uniti, Reed incorse in parecchi arresti e venne sottoposto a più di un processo per la sua attività di socialista militante. Intanto, nel 1919, uscì Ten Days that shook thè world (trad. it. : Dieci giorni che sconvolsero il mondo, Torino, 1946), libro che rappresentò la testimonianza della sua diretta partecipazione alle vicende russe. Tradotto in quasi tutte le lingue, sa ristampato postumo nel

1926 con un’introduzione di Lenin. Membro della corrente di sinistra del Partito socialista degli U.S.A., nell’agosto 1919 Reed fu espulso dalla National Socialist Convention. Quando poi i suoi compagni di corrente si divisero in due gruppi contrapposti, il Communist Party e il Communist Labor Party, egli stese il programma di quest’ultimo e ne diresse l’organo di stampa, The voice of Labor.

Nuovamente indiziato e ricercato per “cospirazione”, Reed fuggì dagli U.S.A. con un passaporto falso. Arrestato in Finlandia, dovette scontare alcuni mesi in un carcere, ma alla fine venne consegnato ai russi, liberato grazie a uno scambio di prigionieri.

Trascorse a Mosca i suoi ultimi mesi, prima che il tifo lo conducesse alla morte a soli 33 anni. Fu sepolto al Cremlino, con funerali di Stato. Ancor oggi, in molte città americane, esistono i John Reed Clubs, affiliati al Partito comunista.

Bibliografia: M. Eastman, John Reed, in “The

liberator”, dicembre 1920; G. Hicks, John Reed: thè making of a Revolutionary, 1936; R.A. Rosenstone, John Reed, rivoluzionario romantico, Roma 1976.

Sulla sua vita sono stati realizzati nel 1982 due film di successo, uno negli Stati Uniti e l’altro diretto da un regista sovietico.

C.Po.

Referendum

Nei paesi fondati su istituzioni democratiche, il referendum è un'espressione di democrazia diretta e di volontà popolare che si manifesta attraverso il voto [sì o no) su una determinata questione di interesse collettivo che viene così sottoposta al giudizio diretto degli elettori anziché alla decisione del Parlamento. In Italia, il referendum è stato adottato per la prima volta il 2.6.1946, quando gli italiani furono chiamati a scegliere fra monarchia e repubblica (v.).

li referendum è un istituto diverso dal plebiscito, in quanto quest’ultimo riguarda per

lo più questioni di carattere più generale e può avere applicazioni di diritto internazionale.

Nel secolo scorso i governi della monarchia sabauda ricorsero a plebisciti per sancire

I incorporazione della Lombardia nello Stato italiano (8.6.1848); nonché quella delle province di Padova, Vicenza, Treviso e Rovigo (1112.3.1860); del Regno di Napoli e della Sicilia (21.10.1860); delle Marche e dell’Umbria (45.11.1860J; delle province di Venezia e Mantova (2122.10.1866); e dello Stato della Chiesa, con Roma (2.10.1870).

Questi plebisciti sono passati alla storia come vere e proprie finzioni, specialmente quelli svoltisi nel Mezzogiorno e in Sicilia. All’epoca, le fonti ufficiali dichiararono per l’insieme dei territori elencati un totale di 4.240.097 voti favorevoli e 33.319 voti con[...]

[...]48); nonché quella delle province di Padova, Vicenza, Treviso e Rovigo (1112.3.1860); del Regno di Napoli e della Sicilia (21.10.1860); delle Marche e dell’Umbria (45.11.1860J; delle province di Venezia e Mantova (2122.10.1866); e dello Stato della Chiesa, con Roma (2.10.1870).

Questi plebisciti sono passati alla storia come vere e proprie finzioni, specialmente quelli svoltisi nel Mezzogiorno e in Sicilia. All’epoca, le fonti ufficiali dichiararono per l’insieme dei territori elencati un totale di 4.240.097 voti favorevoli e 33.319 voti contrari, ma in realtà non si è mai saputo con certezza quanti fossero gli elettori e con quali criteri fossero stati scelti, quanti si recarono effettivamente a votare e quante schede furono falsamente votate o annullate dagli agenti del governo sabaudo.

Non meno mistificatori furono il Plebiscito fascista (v.) del 1929 e poi quello del 1934 (v. Fascismo).

La Costituzione italiana, promulgata il 22.12.1947 ed entrata in vigore I'1.1.1948, ha introdotto l’istituto del referendum fissandone i principi fondamentali nell'art. 75 e richiamandolo, in alcuni casi particolari, negli articoli 87, 123, 132 e 138. Tale istituto di democrazia diretta è tuttavia diventato praticabile soltanto con la legge 25.5.1970 n. 352 (cioè con 23 anni di ritardo) e precisamente quando la destra clericale pensò di poterlo usare a proprio vantaggio. Infatti il primo referendum venne promosso, sujspirazione del democristiano Amintore

Fanfani, dopo la promulgazione della legge sul divorzio, per ottenerne l’abrogazione (12.5.1974), ma il responso delle urne diede torto alla Democrazia cristiana.

I referendum previsti dalla legge italiana possono riguardare:

1. Revisioni della Costituzione e leggi costituzionali, quando queste ultime vengano approvate con una maggioranza semplice anziché con quella dei due terzi dei componenti i due rami del Parlamento. Questo tipo di referendum può essere promosso in seguito alla richiesta di un quinto dei membri di una delle due Camere o di 500.000 elettori o di cinque Consigli regionali. (Art. 138 della Costituzione).

2. L'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedano 500.000 elettori o 5 Consigli regionali. (Art. 75 della Costituzione). Fu questo il caso del già citato referendum del 1974 e dei due dell’11.6.1978, concernenti l'ordine pubblico (legge Reale) e il finanziamento pubblico dei partiti.

3. Le modifiche territorial[...]

[...]75 della Costituzione). Fu questo il caso del già citato referendum del 1974 e dei due dell’11.6.1978, concernenti l'ordine pubblico (legge Reale) e il finanziamento pubblico dei partiti.

3. Le modifiche territoriali delle Regioni. (Art. 132 della Costituzione).

4. Le iniziative del popolo nella formazione delle leggi. (Art. 71 della Costituzione). A tale scopo, con

50.000 firme di elettori si possono presentare progetti di legge che dovranno poi compiere l’intero iter parlamentare al pari dei disegni di legge di iniziativa governativa o di iniziativa parlamentare.

II referendum è uno strumento aggiuntivo del sistema democratico, ma non sostitutivo degli altri istituti costituzionali, in primo luogo del Parlamento, al quale spetta di legiferare in senso positivo.

Limiti del referendum

L’istituto del referendum è una conquista democratica, ma non in senso assoluto: in certi casi essa può trasformarsi nel contrario della democrazia. Per esempio la Svizzera, patria del referendum, è stata uno degli ultimi paesi occidentali a introdurre il suffragio femminile perché i maschi (i soli aventi diritto al voto) avevano “democraticamente” negato in ripetuti referendum questo stesso diritto alle donne.

Il grado di democraticità dell’istituto dipende quindi dal contenuto specifico di ogni referendum, dalle sue finalità, dalle forze che lo promuovono. Una legge sul divorzio può sempre essere migliorata e perfezionata, ma indire un referendum per chiederne l’abrogazione rimane un atto reazionario anche se ri

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 235

Brano: Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

ai sovietici il porto di Petsamo con il distretto circostante.

Il 9.8.1945 l’U.R.S.S. dichiarò guerra al Giappone. Le truppe sovietiche, comandate dal maresciallo Vasilevskij, sconfissero l’esercito giapponese del Kwantung, occuparono la Manciuria, la Corea del Nord, l'intera isola Sachalin meridionale e le isole Kurili. Con la capitolazione giapponese, segnata dal lancio delle due bombe atomiche americane su Hiroshima (v.) e Nagasaki (v.), il 2.9.1945 terminava la Seconda guerra mondiale. L’intera umanità trasse finalmente un sospiro di sollievo, anche se l’orizzonte era offuscato dalla terribile nube atomica levatasi sul cielo deH'Estremo O riente come un triste presagio per il futuro. Nel più grande conflitto avvenuto nella storia l’Unione Sovietica aveva certamente dato il contributo maggiore alla vittoria contro il fascismo, pagandone il prezzo più alto: i sovietici avevano annientato 607 divisioni nemiche sul loro fronte, mentre gli Alleati occidentali ne avevano distrutto 176; il popolo sovietico aveva pagato questa vittoria con oltre 21 milioni di morti e con distruzioni e sofferenze incommensurabili.

Bibliografia essenziale:

H. SetonWatson, Storia dell'Impero russo, Torino, Einaudi, 1971; W.H. Chamberlin, Storia della rivoluzione russa, Torino, Einaudi, 1941; E.H. Carr, Storia della Russia sovietica, Torino, Einaudi, 1964; R.A. Medvedev, Lo stalinismo, Milano, Mondadori 1966; 1.1. Mine, Istorija velikogo oktjabrja, voli. 13, Moskva, 1968; G. Boffa, Storia deìl'Unione Sovietica, voli. 12, Milano, Mondadori, 1976; J. Elleinstein, Storia dell'URSS, voli. 12, Roma, Ed. Riuniti, 1976; A.B. Ulam, Storia della politica estera sovietica, Milano, Rizzoli, 1970; A.A.VV, Istorija diplomatii (pod red. V.P. Potemkina), voli. 13, OGIZ Moskva 19411945; A.A.VV, Istorila vtoroj mirovoj vojny 19391945, Voli. 112, Moskva 19731980; I. Erikson, Storia dello Stato Maggiore sovietico, Milano, Feltrinelli, 1963; 3.

F. Cohen, Bucharin e la rivoluzione bolscevica, Milano, Feltrinelli, 1975; A.B. Ulam, Stalin, Milano, Garzanti, 1973; M. Dobb, Storia dell’economia sovietica, Roma, Ed. Riuniti, 1976; G. Procacci, Il partito dell'Unione Sovietica, Bari, Laterza, 1974; M. Geller, A. Nekric, Storia dell'URSS dal 1917 ad oggi, Milano, R[...]

[...]sovietica, Roma, Ed. Riuniti, 1976; G. Procacci, Il partito dell'Unione Sovietica, Bari, Laterza, 1974; M. Geller, A. Nekric, Storia dell'URSS dal 1917 ad oggi, Milano, Rizzoli, 1984; AA.VV., 50 let vooruzennych sii SSSR, Moskva, Voennoe Izd.stvo, 1968; M. Lewin, Economia e politica nella società sovietica, Roma, Ed. Riuniti, 1977; R. Schlesinger, Il partito comunista nell'URSS, Milano, Feltrinelli, 1962; A. Werth, L'Unione Sovietica nel dopoguerra 194548, Torino, Einaudi 1973; R. Risaliti, Problemi dei rapporti italorussi e della storiografia sovietica, Pisa, Ed. Goliardica,

1979.

R.Ri.

Secondo dopoguerra

Nel 1945 la popolazione sovietica era scesa a 170 milioni di abitanti (rispetto ai 194 del 1940) e il 13.9. 1945 la Pravda rese noto che, nel corso del conflitto, erano state distrutte, date alle fiamme e saccheggiate dal nemico 1.710 città e località, più di 70.000 borgate e villaggi, 31.850 imprese industriali,

65.000 km di ferrovie, 98.000 kolcos,

1.876 soveos, 2.890 stazioni di macchine agricole. In termini economici, le perdite complessive furono calcolate in 2.600 miliardi di rubli anteguerra (il reddito statale, nel 1940, era stato di 180 miliardi di rubli). In breve, l’economia nazionale era tornata ai livelli della prima metà degli anni Trenta.

In compenso l'Armata Rossa, avendo occupato la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria e la Germania dell’Est, assicurava all’U.R.S.S. la possibilità di trarre da questi paesi, praticamente senza controllo alcuno, tutte le risorse industriali, agricole e anche umane (tecnici ecc.) estraibili. Era ciò che sarebbe avvenuto in un primo tempo in forma diretta, attraverso un rigoroso processo di spoliazione a titolo di riparazioni di guerra, e poi in forma indiretta mediante l’instaurazione di ubbidienti regimi di “democrazia popolare” militarmente controllati con il Patto di Varsavia (v.) ed economicamente amministrati attraverso la creazione (1949) del Comecon (Consiglio di mutua assistenza economica). Solo la Jugoslavia sap opporsi a questa politica sovietica, venendo per tale motivo punita con la “scomunica” del 1948.

La smobilitazione dell’Armata Rossa iniziò nell’estate 1945 e nel 1948 erano tornati alle loro famiglie 8,5 milioni di uomini, ma il passaggio dalla economia bellica a quella di pace si rivelò quanto mai difficile. Particolare penuria si avvertiva nel campo delle costruzioni, con una produzione di cemento scesa al livello di quella del 1928, ma fortemente diminuito era anche il numero dei tecnici in tutta l’industria, con 126.000 ingegneri e specialisti in meno rispetto all'anteguerra.

Nelle città, il razionamento dei generi alimentari (per non parlare di altri prodotti di largo consumo) fu mantenuto fino al 1947, ma la crisi acuta degli alloggi sarebbe continuata per molti decenni. Essendo stato interrotto il Terzo piano auinquennale dallo scoppio del conflitto, nel marzo 1946 ne venne lanciato un

quarto, con l’obiettivo di tornare entro 5 anni al livello economico del 1940. Contemporaneamente, nella prima sessione del Soviet supremo del dopoguerra, svoltasi sotto la presidenza di Svernik (in sostituzione di Kalinin gravemente malato) fu deciso di cambiare la denominazione del Consiglio dei commissari del popolo, sostituendola con quella di Consiglio dei ministri ed eleggendo a presidente del Consiglio Stalin. Questo cambiamento non era solo una questione terminologica: in realtà esso sottolineava l’esistenza di una concezione statuale nuova per l’U.R.S.

5., caratterizzata, oltre che da una totale centralizzazione del potere, dall’esistenza di un apparato burocratico che, di fatto, da lungo tempo ormai aveva esautorato, svuotandole di poteri reali, istituzioni come i soviet e i sindacati, nate con la rivoluzione del 1917. Si instaurava uno Statopartito (o un partitoStato) che, emblematicamente fusi al vertice nella persona di Stalin, toglievano ogni possibilità di efficace intervento dialettico alle rappresentanze popolari e delle diverse forze sociali che fossero al di fuori delle organizzazioni del partito bolscevico e della burocrazia statale.

Il Quarto piano quinquennale (19461950) fu realizzato in anticipo, riportando l’economia sovietica ai livelli del 1940 e andando oltre: nel settore dell'industria atomica l’U.R.

5.5., che fin dal 1946 (grazie anche a tecnici tedescoorientali) aveva messo in marcia il primo reattore nucleare a Mosca, nel 1949 possedeva la bomba atomica che così cessava di essere monopolio degli U.S.A.. Nello stesso tempo i Partigiani della pace (v.) lanciavano da Stoccolma l’appello per l’abolizione delle armi atomiche, appello che sarebbe stato sottoscritto da 115 milioni di cittadini sovietici (praticamente da tutta la popolazione adulta dell’U.R.S.S.). Nell’ottobre 1952 si riunì il XIX Congresso del partito (non si riuniva dal 1939) che assunse il nome di Partito comunista deìl'Unione Sovietica (P.C.U.S.), eliminando dalla denominazione l'obsoleto aggettivo “bolscevico”. Il Congresso approvò

ii già iniziato Quinto piano quinquennale (19511955) per l’ulteriore sviluppo deH’economia, l’elevazione dei benessere materiale e l’allargamento della cultura.

Pochi mesi dopo il XIX Congresso morì Stalin (5.3.1953), i cui ultimi anni di dittatura erano stati carat

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[...]a tutta la popolazione adulta dell’U.R.S.S.). Nell’ottobre 1952 si riunì il XIX Congresso del partito (non si riuniva dal 1939) che assunse il nome di Partito comunista deìl'Unione Sovietica (P.C.U.S.), eliminando dalla denominazione l'obsoleto aggettivo “bolscevico”. Il Congresso approvò

ii già iniziato Quinto piano quinquennale (19511955) per l’ulteriore sviluppo deH’economia, l’elevazione dei benessere materiale e l’allargamento della cultura.

Pochi mesi dopo il XIX Congresso morì Stalin (5.3.1953), i cui ultimi anni di dittatura erano stati carat

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 641

Brano: Appendice

della Resistenza (F. Amodei—N. Santoro, 1968); Bosio: Sacrario a La Benedicta (con rilievi di N. Neonato, 1965); Boves: Sacrario ai Caduti (1946); Branzi: ai Caduti dei Laghi Gemelli (1950); Breno: la Valcamonica alla Resistenza (V. Piotti, 1980); Brescia: alla Resistenza (Q. Ghermandi, 1970); Brescia: agli Internati militari (M. Serra, 1970); Brescia: al Deportato (R. Bombardieri, 1982); Bressana Bottarone: alla Resistenza (G. Codebue, 1983); Brossasco: ai Caduti e alla Pace (A. Rinaudo, 1985); Busseto: alla Resistenza (V. Vernizzi, 1975); Busto Arsizio: alla Resistenza (M. Merelli, 1976); Busto Arsizio: ai Deportati (M. Merelli, 1980); Cadelbosco: alla Resistenza (M. Mazzacurati, 1965); Caienzano: alla Resistenza (B. Sodini, 1985); Camerino: alla Resistenza (V. Trubbiani, 1974); Campegine: Sepolcro memoriale dei Fratelli Cervi;

Campogaiiiano: alla Resistenza (E. De Conciliis, 1974); Candeio: ai Caduti per la Libertà (F. Nosengo—C. Meri ini, 1965); Cannobio: ai Partigiani caduti (R. Rossi, 1947); Cantaiupo Ligure: alla battaglia di Cantalupo (N. Neonato, 1978); Cantaiupo Ligure: ai Partigiani e alle Popolazioni della Valle Borbera (N. Neonato, 1966); Capistrello: Sacrario delle vittime dei nazisti (D. Montuori, 1963); Carpi: Museomonumento (Beigioioso—Peressutti—Rogers, 1973); Carpi: alla Lotta di liberazione e alla Pace (L. Ceschi, 1961); Carpi: Muro dei Deportati in Fossoli (1955); Carrara: alla Donna nella Resistenza (D. Isoppi, 1974); Casale Corte Cerro: ai Caduti per la libertà (A. Cascella, 1956); Cascina: alla Resistenza (S. Pulcinelli, 1983); Cassano Magnago: alla Resistenza (A. De Natale, 1978); Castelbolognese: nel 30° Anniversario della Liberazione (1975); Castelfranco Veneto: ai Caduti della Resistenza (S. Benetton, 1971); Castel Maggiore: alla Resistenza (N. Zamboni, 1979); Castel novo ne' Monti: alle Donne della Resistenza (G. Benevelli, 1975); Castel novo ne' Monti: ai Deportati (G. Benevelli, 1975); Castel nuovo di Sotto: alla Resistenza (M. Mazzacurati—E. De Concili is—R. Falciano, 1970); Caviola: al Partigiano (A. Murer, 1974); Ceres: al Partigiano (Giacomasso, 1947); Certaldo: Memoriale alla Resistenza (Salvadori—Scali—Simoncini—Ghetti—Perugini—Soldini, 1981); Cesena: Criptaossario ai Caduti (I. Fioravanti, 1982); Cesena: alla Resistenza (I. Fioravanti, 1974); Chiusi: alla Liberazione (V. Nasorri, 1984); Cison di Vaimarino: ai Deportati (S. Benetton, 1984); Cividale del Friuli: alla Resistenza (Ceschia—Pascolini—Botti,

1975); Civitavecchia: al Deportato (G. Massacesi, 1977); Collelungo: ai Martiri di Collelungo (U. Mastroianni, 1983); Como: alla Resistenza europea (G. Colombo, 1983); Collegllano: alla Resistenza IG. Zanon—M. Foltran, 1970); Corio: ai Martiri del Cudine (1976); Cornai ba: ai Caduti di Cornalba (1959); Costa Volpino: Monumento a otto partigiani (G. Mazzucchelli, 1976); Cremona: ai Concittadini caduti in Cefalonia (G. Guarneri, 1955); Cremona: alla Resistenza

Monumento alla Partigiana veneta in Venezia (A. Murer, 1969)

Monumento alla Resistenza in Udine (G. Valle F. Marconi G. Basaldella, 1969)

Monumenti di cui si hanno i dati, per ordine alfabetico di località (tra parentesi, gli autori e l'annc^di inaugurazione):

Acqui Terme: alla Divisione Acqui (Bergonzi, 1968); Acqui Terme: alla Resistenz[...]

[...]: ai Martiri del Cudine (1976); Cornai ba: ai Caduti di Cornalba (1959); Costa Volpino: Monumento a otto partigiani (G. Mazzucchelli, 1976); Cremona: ai Concittadini caduti in Cefalonia (G. Guarneri, 1955); Cremona: alla Resistenza

Monumento alla Partigiana veneta in Venezia (A. Murer, 1969)

Monumento alla Resistenza in Udine (G. Valle F. Marconi G. Basaldella, 1969)

Monumenti di cui si hanno i dati, per ordine alfabetico di località (tra parentesi, gli autori e l'annc^di inaugurazione):

Acqui Terme: alla Divisione Acqui (Bergonzi, 1968); Acqui Terme: alla Resistenza (S. Caldini—M. Terrari, 1975); Alfonsine: Trionfo della Resistenza (A. Biancini, 1973); Ancona: alla Resistenza (G. Orioli—P. Salmoni, G. Fiorenzi—P. Fazzini, 1965); Aosta (cimitero): ai Martiri della libertà; Aquileia: alla Resistenza (P. Missio—L. Del Lotto, 1972); Arcevia: al Partigiano (R.A. Schiavoni, 1964); Arcore: alla Resistenza (C. Bestetti, 1957); Arese: alla Resistenza (M. Robaudi, 1979); Arezzo: alla Resistenza (B. Giorgi, 1975); Arezzo: Monumento—Ossario ai 792 Caduti Partigiani e Vittime (F. Poggi,

1974); Argenta: ai Partigiani caduti (A. Biancini, 1955); Argostoli in Cefalonia: alla Divisione Acqui (1980); Arrone: alla Resistenza (A. De Felice, 1986); Ascoli Piceno: Sacrario ai Caduti della Lotta di liberazione (E. Teodori—V. Trubbiani, 1964); Atri: alla Resistenza (I. Janni, 1983); Auschwitz: sistemazione del lager (P. Cascella—G. Simoncini, 1967); Auschwitz: ai Caduti italiani (L. e A. Beigioioso—E. Peressutti—M. Samonà, 1980); Aviano: alla Resistenza (E. Filip, 1983); Baceno: ai Caduti partigiani di Goglio (A. Bersani, 1976); Badalucco: ai contadini nella Resistenza (R. Orvieto, 1972); Barbania: ai Caduti di Boschi (C. Ozella, 1960); Basovizza: alla Resistenza (D. Jagodic e S. Batic, 1973); Belluno: alla Resistenza (A. Murer, 1965); Bergamo: ai Caduti dell’internamento e della Guerra di libe[...]

[...]1967); Auschwitz: ai Caduti italiani (L. e A. Beigioioso—E. Peressutti—M. Samonà, 1980); Aviano: alla Resistenza (E. Filip, 1983); Baceno: ai Caduti partigiani di Goglio (A. Bersani, 1976); Badalucco: ai contadini nella Resistenza (R. Orvieto, 1972); Barbania: ai Caduti di Boschi (C. Ozella, 1960); Basovizza: alla Resistenza (D. Jagodic e S. Batic, 1973); Belluno: alla Resistenza (A. Murer, 1965); Bergamo: ai Caduti dell’internamento e della Guerra di liberazione (S. Angelini, 1949); Bergamo: alla Resistenza (G. Manzù, 1977); Bibbiano: ai Caduti per la Resistenza (W. Ferretti, 1965); Bologna: Monumentoossario (P. Bottoni—S. Korczynska—G. Mucchi, 1959); Bologna: alle 128 Partigiane (L.C. Mazzucato— U. Maccaferri—G. Mazzucato, 1975); Bologna, la Montagnola: al Partigiano e alla Partigiana (L. Minguzzi, 1974); Bolzano: ai Deportati (Pel I izzari, 1965); Bolzano: ai Caduti per la libertà (C. Trevi); Borgomanero: alla Resistenza (A. Ghinzani, 1978); Borgo San Dalmazzo: Ora e sempre Resistenza (Scuola Grandis, 1975); Bossolasco: Colle

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[...]; Bibbiano: ai Caduti per la Resistenza (W. Ferretti, 1965); Bologna: Monumentoossario (P. Bottoni—S. Korczynska—G. Mucchi, 1959); Bologna: alle 128 Partigiane (L.C. Mazzucato— U. Maccaferri—G. Mazzucato, 1975); Bologna, la Montagnola: al Partigiano e alla Partigiana (L. Minguzzi, 1974); Bolzano: ai Deportati (Pel I izzari, 1965); Bolzano: ai Caduti per la libertà (C. Trevi); Borgomanero: alla Resistenza (A. Ghinzani, 1978); Borgo San Dalmazzo: Ora e sempre Resistenza (Scuola Grandis, 1975); Bossolasco: Colle

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 643

Brano: [...]a: ai partigiani caduti (A. Cascella, 1947); Rosignano Solvay: alla Libertà (M. Di Cesare, 1987); Rovegno: a Bisagno e alla “Cichero” (N. Neonato, 1968); Rovereto: ai Deportati (B. Peschedasch—L. Sossas, 1973); Rubiana: ai 2104 Partigiani del Colle del Lys (M. Rosso, 1953); Sabbiuno: ai 100 Partigiani (L.G. Mazzucato—U. Maccaferri—G. Mazzucato, 1973); Saluzzo: alla Resistenza (U. Reineri, 1980); Saluzzo: ai Martiri de “La rosa bianca” (A. Cavallera, 1972); San Donato Milanese: alla Resistenza (W. Madoj, 1975); San Donato Milanese, S.N.A.M.: La crocefissione del Partigiano (P. Fazzini, 1958); San Giorgio di Pesaro: ai Caduti (R.A. Schiavone, 1971); San Giuliano Milanese: alla Resistenza (M. Tapia, 1987); Sanremo: ai Caduti della Divisione Acqui (R. Orvieto, 1979); Sanremo: alla Resistenza (R. Orvieto, 1972); Sansepolcro: Sacrario ai Caduti jugoslavi (J. Kratohvil, 1973); Sansepolcro: ai Caduti (M. Mazzacurati, 1963);

Sansepolcro, la Spinella: alla Resistenza (C. Longo, 1985); Sant'Anna di Stazzema: Torreossario (T. Salvatori); San Severino Marche: ai Caduti della Resistenza (A. Bellabarba, 1965); Santa Lucia di Piave: agli Internati (L. Comuzzi—D. Maso, 1983); Sant'Angelo in Vado: al C.I.L. (A. Sassu, 1970); Santuario d'Enza: al Partigiano (L. Grosso, 1963); Sarsina: alla Resistenza (I. Fioravanti, 1983); Sarzana: ai Caduti della lotta partigiana (F. Piccini, 1948); Savona, Lavagnola: alla Resistenza (N. Bignone, 1979); Savona: alla Resistenza (A. Fabbri, 1974); Schilpario: ai Dodici Martiri (L. Gaimozzi, 1946); Senigallia: alla Libertà (ceramiche di E. Treccani, 1984); Serina: a Tre Partigiani sovietici (A. e E. Belotti, 1982); Sesto San Giovanni: alla Resistenza (P. Bottoni—A. Praxmayer, 1963); Serravalle Pistoiese: ai Partigiani (U. Bovi, 1979); Sestri Levante: ai Caduti della Resistenza (F. Messina, 1946); Sestri Levante: allo sciopero patriottico di Riva Trigoso (L. Grande,

1975); Sestri Levante: ai lavoratori della FIT deportati (N. Neonato, 1975); Sestri Levante, Municipio: alla Resistenza (N. Neonato, 1975); Sgonigo: ai Caduti della Resistenza (D. Jagodic, 1969); Sinio, altorilievo (U. Mastroianni, 196075); Solbiate Olona: alla Resistenza (W. Bianchi, 1986); Soliera: al 20 Novembre 1944 (T. Grassi, 1966); Soliera: “Lo specchio” (D. Scarabelli, 1970); Soncino: alla Liberazione (Scuola d’Artigianato d’arte, 1976); Sondrio: alla Resistenza in Valtellina (L. Benetti, 1968); Sorisole: ai caduti di Petosino (A. Milesi, 1949); Sovere: Rifugiomuseo della Malga Lunga (S. Ravasio, 1981); Taino: ai Partigiani (F. Buzzi Ceriani, 1955); Talla: alla Resistenza (D. Purificato, 1986); Tambre: alla Resistenza (A. Murer, 1970); Taormina: il Partigiano (G. Mazzullo, 1979); Taranta Peligna: Sacrario ai Caduti della Maiella (1976); Teramo: all’insurrezione (A. Murer, 1977); Terni: ai Caduti partigiani (A. De Felice, 1980); Toirano: alle Vittime della guerra (P. Fabbri, 1969); Torino: meridiana di strada Settimo (1985); Torino, Cimitero civico, ai Caduti per la libertà (U. Mastroianni—C. Molino, 1945); Trento: ai Caduti partigiani in Albania (S. Manfrini, 1957); Treviso: ai Ca

Monumento al Partigiano in Massa (P. Cascella, 1979)

Monumento alla Resistenza in Cuneo (U. Mastroianni, 1969)

Novara: Memoriale alla Resistenza in piazza dei Martiri (1974); Novi Ligure: ai Caduti della Benedicta e dei lager (N. Neonato, 1965); Occhieppo Superiore: ai Caduti della Resistenza (F. Nosengo—C. Merlini,

1979); Oderzo: ai Partigiani di Oderzo (S. Benetton—P. Dario, 1970); Oderzo: alla Resistenza (G. Bruno, 1974); Omegna: Monumento Sull’Alpe Quaggione (R. Beltrami, 1978); Orvieto: ai Granatieri internati (L.O. Valentini, 1982); Padova: alla Divisione Acqui (G. Guarneri, 1955); Padova: al Partigiano Masaccio (A. Martini, 1946); Padova: Tempio all’internato (Ceschi—Vinanter— Vucetich, 1968); Parma: al Partigiano (M. Mazzacurati—G. Lusignoli, 1956); Pavia: Mosaico alla Libertà (E. Treccani, 1975); Perloz: ai Martiri della Libertà; Pertica Alta: ai Caduti della Brigata G. Perlasca (L. Fasser, 1965); Perugia: ad Alto Capitini (R. Mancini, 1982); Pescantina: ai Deportati (M. Vucetich, 1966); Piacenza: ai Caduti partigiani (W. Xerra, 1976); Poggio Berni: ai Caduti per la Resistenza (N. Cortesi—A. Giunchi, 1983); Pontoglio: alla Resistenza (G. Ghidotti, 1985); PozzoI Groppo: Sacrario ai Martiri di Pozzol Groppo (G. Codebue, 1978); Prarostino: Torrefaro alla Resistenza (R. Gabetti—A. Isola, 1967); Quart: al Partigiano (N. Neonato—T. Geraci, 1968); Ravenna: Sacrario militare di Camerlona; Ravenna: omaggio alla Resistenza (Giò Pomodoro, 1980); Ravensbriick: Sacrario alla deportata italiana (Ravotti—Bolla—Cavallera, 1964); Reggio Emilia: Parco della Resistenza a Villa Sesso (L. Ferretti, 1976); Reggio Emilia: alla Resistenza (R. Brioschi, 1958); Reggiolo: ai Partigiani (E. Gii ioli,

1974); Revine Lago: alla Madre del Partigiano impiccato (G. Pezzei, 1982); Rimini: alla Resistenza (E. Mori, 1973); Rocca Santa Maria: alla battaglia di Bosco Martese (D. Di Bernardino, 1982); Rocchetta a Volturno: in ricordo di Giaime Pintor (1948); Rocchetta a Volturno: al C.I.L. in Monte Marrone (V. Piotti, 1975); Roma: Fosse Ardeatine (N. Aprile—C. Calcaprina—A. Car

delli—M. Fiorentino—Coccia—G. Perugini_

M. Bas[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine R.A., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---comunista <---Partito comunista <---Storia <---fascismo <---italiani <---italiano <---Bibliografia <---Brigata G <---Diritto <---Santa Maria <---antifascista <---dell'Unione <---fascista <---fascisti <---italiana <---socialista <---socialisti <---A.B. <---A.L.N. <---Alessandro Sinigaglia <---Alexander Poetan Fiedar <---Antonio Macha <---Argostoli in Cefalonia <---Borgo San Dalmazzo <---Brigata G A P <---Brigata G Perlasca <---Brigata S <---Brigata S A P <---C.I.L. <---Caduti Partigiani <---Caduti dei Laghi Gemelli <---Caduti di Boschi <---Caduti di Cornalba <---Cantico di Guillen <---Casale Corte Cerro <---Centro interno <---Cison di Vaimarino <---Cividale del Friuli <---Colle del Lys <---Communist Labor Party <---Consiglio della rivoluzione <---Cooperativa di Lampugnano <---Corea del Nord <---Corriere della Sera <---Costa Volpino <---Dieci giorni che sconvolsero il mondo <---Diritto internazionale <---Donna nella Resistenza <---E.H. <---El Mono Azul <---Eroe dell'Unione Sovietica <---Eugenio Luraghi <---F.L.N. <---FIT <---Federazione di Francia <---Federico Garcia Lorca <---Ferruccio Vecchi <---Filippo Beltrami <---Filosofia <---Fiodor Poletaev <---G.A.P. <---G.B. <---G.P. <---G.P.R.A. <---Gino Bozzi <---Gobetti Rivoluzione Liberale <---Il Corriere della Sera <---Il Dramma <---Il G <---Il G P <---Il partito comunista <---John Reed Clubs <---Jorge Guillen Salinas <---Juan Ramon Jimenez <---L.A. <---L.C. <---L.G. <---L.O. <---La XIV <---Lombardia nello Stato <---Louise Bryant <---Lucia di Piave <---M.T. <---Madre del Partigiano <---Magenta di Milano <---Malga Lunga <---Marconi G <---Marconi G Basaldella <---Maria Teresa Leon <---Martiri del Cudine <---Martiri di Collelungo <---Martiri di La <---Martiri di Pozzol Groppo <---Muro dei Deportati in Fossoli <---National Socialist Convention <---Novi Ligure <---Novosti di Mosca <---O.N.U. <---Occhieppo Superiore <---P.C.I. <---P.C.U.S. <---Partigiani di Oderzo <---Partigiano M <---Partigiano in Massa <---Patto di Varsavia <---Piazzale Loreto <---Piero Gobetti Rivoluzione <---Poggio Berni <---Purocelo di Brisighella <---Ramon Menendez Pidal <---Regno di Napoli <---Repubbliche Socialiste Sovietiche <---Resistenza IG <---Resistenza a La Spezia <---Resistenza a Villa Sesso <---Resistenza in Cuneo <---Resistenza in Udine <---Resistenza in Valtellina <---Riva Trigoso <---Rivoluzione Liberale <---Rocca Santa Maria <---Rocchetta Ligure <---Rocchetta a Volturno <---S.A.P. <---S.N.A.M. <---Sacrario a La <---San Donato Milanese <---San Giorgio <---San Giorgio di Pesaro <---San Giuliano Milanese <---San Severino Marche <---Sant'Angelo <---Sant'Angelo in Vado <---Sant'Anna <---Sant'Anna di Stazzema <---Santa Lucia <---Serravalle Pistoiese <---Sesto San Giovanni <---Stella Rossa <---Stenio Polischi <---Storiografia <---Taranta Peligna <---Ten Days <---The War in Eastern <---Tre Partigiani <---U.R. <---U.R.S. <---U.R.S.S. <---U.S.A. <---Un anno dopo <---V.P. <---Valle Borbera <---Vittorio Bodini <---Voennoe Izd <---W.H. <---X Sonetos Ro <---antagonismi <---antifascisti <---antisocialista <---comunisti <---cristiana <---d'Enza <---dell'Impero <---democristiano <---falangista <---fasciste <---filofascista <---imperialismo <---italiane <---meridiana <---nazisti <---oltranzismo <---paracadutisti <---reggiana <---sciovinismo <---stalinismo <---terminologica <---terrorismo



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