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Il segmento testuale D'Aragona è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 30Entità Multimediali , di cui in selezione 8 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 197

Brano: [...]« grande paura »

Nelle intenzioni dei dirigenti sindacali riformisti, l'obiettivo ultimo dell’occupazione restava quello di costringere il governo a intervenire per imporre gli aumenti salariali e i miglioramenti contrattuali negati dagli imprenditori. Ma con il protrarsi dell’occupazione e il suo estendersi agli stabilimenti non metallurgici, cresceva anche il rischio di incontrollati sviluppi rivoluzionari che i capi riformisti (da Lodovico D'Aragona a Gino Baldesi, da Filippo Turati a Claudio Treves e a Emanuele Modigliani) intendevano a ogni costo evitare. La Direzione socialista come tale, orientata inizialmente su posizioni di maggior impegno, finì per accettare la linea dei capi sindacali.

Nella riunione del 10.9.1920 con il Consiglio Nazionale della C.G.L., il segretario del P.S.I. Egidio Gennari aveva esplicitamente dichiarato a nome della Direzione del partito: « Noi riteniamo che, constatando questa situazione rivoluzionaria, qualunque potessero essere i nostri schemi, abbiamo l’obbligo di essere pari alla situazione. Noi rite[...]

[...] tutti gli operai delle altre industrie. Noi riteniamo che si debba chiedere il massimo obiettivo, dal quale possiamo magari spostarci continuamente durante la battaglia. Noi dobbiamo tendere a stabilire nuovi rapporti tra capitale e lavoro, fino ad arrivare alla realizzazione dell’idea comunista ». Questa combattiva posizione si era però scontrata con la decisa opposizione dei capi sindacali: « La Direzione del partito — aveva infatti replicato D'Aragona nella seduta delI’11 settembre — crede che il momento sia maturo per un atto rivoluzionario, per la conquista del potere politico, per l’instaurazione della società comunista e per la dittatura del proletariato. Noi non crediamo che il momento sia maturo [...] Voi credete che questo sia il momento per far nascere un atto rivoluzionario? Ebbene, assumetevene la responsabilità. Noi che non ci sentiamo di assumere questa responsabilità di gettare il proletariato al suicidio, vi diciamo che ci ritiriamo e diamo le nostre dimissioni ». Dinanzi a tale atteggiamento la Direzione socialista non aveva[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 40

Brano: [...]li organi governativi.

G.Cas.

Alleanza del lavoro

Coalizione di carattere intersindacale, sorta in un convegno tenutosi a Roma dal 18 al 20.2.1922 allo scopo di organizzare un fronte comune dei sindacati contro il fascismo; rappresentò il primo tentativo di creare un’ampia unità delle organizzazioni sindacali italiane. Alla A.

aderirono: la Confederazione generale del lavoro (rappresentata al convegno dal segretario generale Ludovico D'Aragona (v.) e da Azimonti)] l’Unione Sindacale Italiana, di orientamento anarchico e soreliano (Sacconi e Borghi); il Sindacato Ferrovieri Italiano [Mosca, Giusti); la Federazione Lavoratori dei Porti (Ciro Corradetti), con astensione della F.I.L.M. (Giul ietti); l’Unione Italiana del Lavoro (Teobaldo Schinetti). Non parteciparono al convegno né aderirono all’A. i sindacati bianchi e cattolici. Portarono l’adesione al convegno i rappresentanti del Partito socialista, del Partito repubblicano e dell’Unione anarchica. I comunisti aderirono all’Alleanza solo in quanto corrente della Confederazione gene[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 406

Brano: [...]rima pietra posta alla base della sede dell'I&.O. a Ginevra. Ma neppure quando la pace è stata turbata dall’ingiustizia — còm’è frequentemente accaduto in questo dopoguerra — il B.l.T. ha saputo far udire la sua voce.

Gli italiani nel B.l.T.

Prima della seconda guerra mondiale i rappresentanti dei lavoratori italiani nel B.l.T. furono sistematicamente scelti tra i riformisti: Gino Bai desi (1919 e 1921), Giuseppe Giulietti (1920), Ludovico D'Aragona (1922); poi tra i sindacalisti fascisti: Edmondo Rossoni (192328) , Luigi Razza (1928) e altri. Angiolo Cabrini, già socialista riformista espulso dal partito nel 1912 per collaborazionismo, fu per molti anni tra i rappresentanti italiani di parte .governativa, e poi titolare dell 'Ufficio di corrispondenza durante la dittatura fascista fino all’anno della sua morte (1937).

La dichiarazione di Filadelfia

La dichiarazione approvata dalla conferenza di Filadelfia nel maggio 1944 afferma: a) che il lavoro non deve essere considerato una merce; b) che le libertà di espressione e di associaz[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 26

Brano: [...]cuni tra i suoi portavoce diffondevano la notizia che il comandante intendeva riprendere un’azione di rinnovamento sociale e di pacificazione nazionale insieme, che aveva un netto carattere di concorrenza e anche di critica rispetto al fascismo. Fu allora, tra l'1 aprile e il 26.5.1922, che D'Annunzio ricevette successivamente i due più autorevoli esponenti della Cotfederazione Generale del Lavoro, i socialisti riformisti Gino Baldesi e Ludovico D'Aragona; e poi anche il ministro degli Esteri sovietico Cicerin che si trovava in Italia per la Conferenza internazionale di Genova. A quest'ultimo, D'Annunzio parlò di « spiritualità », ma anche manifestò un « sentimento molto vivo di simpatia per le lotte sociali degli oppressi » (così si sarebbe espresso

lo stesso Cicerin secondo quanto riferì il giornale II Mondo).

Ma in questa azione D’Annunzio finì per rendersi strumento, forse inconsapevole, proprio di Mussolini, contro il quale in definitiva egli si stava in quel periodo adoperando. Quando, infatti, proclamato alla fine di luglio lo « s[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 583

Brano: [...]resso — « Quotidiano del Partito Socia

lista Unitario », fu designato il leader riformista Claudio Tre\res.

Da un punto di vista formale, dopo la scissione il quotidiano acquisì qualche miglioramento, arricchendosi del contributo di uomini tecnicamente preparati e organizzativamente capaci che rappresentavano il vecchio gruppo turatiano e la dirigenza riformista sindacale. Si ebbero articoli di Emanuele Modigliani, Filippo Turati, Ludovico D'Aragona, Rinaldo Rigola, Gino Baldesi, Giacomo Matteotti, Giuseppe Saragat. Nonostante il progressivo cedimento in senso fascista dei sindacalisti (primi fra tutti Baldesi ed Emilio Colombino), il giornale mantenne un tono generalmente avverso alla dittatura.

Il delitto Matteotti lo troverà per qualche settimana all’avanguardia dello schieramento antifascista, specchio della contraddizione del P.S.U. che vedeva entrare nuove forze (Gaetano Salvemini, Carlo Rosselli), mentre i vecchi pionieri del riformismo restavano arroccati nella resistenza passiva. Il 1925 fu l’ultimo anno di vita del giornale,[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 178

Brano: [...]are socialista decise di aderire alle commissioni governative nominate per studiare i provvedimenti da prendere per il passaggio dal regime di guerra a quello di pace. Nonostante il parere contrario espresso dalla Direzione del P.S.I., Rigola decise a nome della C.G.L. di entrare a far parte di queste commissioni e, per potersi muovere più autonomamente, il 30.9.1918 si dimise da segretario della Confederazione, dove venne sostituito da Ludovico D'Aragona (v.).

Primo dopoguerra

Nei primi anni del dopoguerra Rigola continuò a svolgere un ruolo di orientamento nell'ambito sindacale, dedicandosi in particolare allo studio dei problemi economici e sociali dei lavoratori, ma prestando nuova attenzione anche agli aspetti politici. Collaborò intensamente alla stampa socialista, stringendo però sempre più il suo legame con l'orientamento riformista e criticando la Rivoluzione sovietica, i consigli di fabbrica, lo “sciopero delle lancette” (v.), infine l’occupazione delle fabbriche (v.) del 1920. Dal

1918 al 1921 diresse anche la rivista I Pro[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 526

Brano: [...] lavoro come rappresentante di commercio e nel febbraio del 1929 rientrò a Reggio Emilia, dove fu soggetto a sorveglianza di polizia e guardato dai fascisti che lo sospettavano di tenere collegamenti con l'emigrazione politica operante in Francia, il che gli valse continue vessazioni, il divieto di abbandonare il paese e periodici fermi da parte della forza pubblica.

Dal 1940 al 1943, stabilitosi a Bologna, riprese cauti contatti con Ludovico D'Aragona e altri antifascisti. Dopo l’8.9.1943 entrò a far parte del C.L.N. provinciale di Reggio Emilia in rappresentanza del P.S.I.U. P., ma il partito gli revocò poco dopo l’incarico essendosi egli esplicitamente dichiarato contrario alla lotta armata.

Nondimeno nel 1945, dopo la Liberazione, fu eletto segretario della Federazione socialista di Reggio Emilia ed ebbe la direzione del settimanale “La Giustizia”. Nel 1947, all’atto della scissione socialista di Palazzo Barberini, seguì Giuseppe Saragat nella fondazione del P.S.L.I., di cui fu segretario nazionale dal gennaio 1947 al 1949. Fu consul[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 113

Brano: [...]uparsi di importanti iniziative editoriali (come la Storia di Milano in 15 volumi) e venne anche nominato (1954) presidente onorario óeWlstituto del/'Enciclopedia Italiana.

Tremelloni, Roberto

N. a Milano il 30.10.1900; professore universitario.

Militante socialista dal 1922, discepolo di Filippo Turati e Claudio Treves, nel 192223 fu capo dell’Ufficio studi della Confederazione generale del lavoro. Collaborò con Bruno Buozzi e Ludovico D'Aragona, diresse il periodico Battaglie sindacali e scrisse su vari giornali e riviste dell’epoca (192325). Nel 1926 si laureò in Scienze economiche e commerciali a Torino. Negli anni del fascismo si appartò dalla vita politica, occupandosi di argomenti economici: fu libero docente di Economia politica presso l'Università di Ginevra (1930), diresse la rivista

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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine D'Aragona, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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