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Il segmento testuale Classe è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 27Analitici , di cui in selezione 2 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Giancarlo Bergami, Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: PARTITO E PROSPETTIVA
DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA
1. Partito e classe nella battaglia di Bordiga per l'unità del proletariato. — La concezione bordighiana del partito politico della classe operaia ha la sua origine teoricopratica nell'impegno del fondatore del circolo rivoluzionario intitolato a Carlo Marx di ricostituire, negli anni che precedono la prima guerra mondiale, una corrente di sinistra capace di applicare il programma classista al di fuori dei particolarismi municipalistici, e contro il duplice revisionismo riformista e sindacalista. La lotta pressoché esclusiva alla tattica bloccarda e alle « morbose degenerazioni » del socialismo napoletano, che si era lasciato attrarre nello schieramento variopinto delle consorterie laiche, massoniche e democrateggianti, indica n[...]

[...]imeno il titolo di merito e, insieme, il punto debole del marxismo di Bordiga e dei suoi giovani compagni meridionali. Essi non pongono infatti la funzione e la natura del partito in termini tatticostrategici adeguati alla maturità raggiunta dalla maggioranza del proletariato, o alla crisi storica delle forze capitalistiche nazionali e mondiali.
La stessa opposizione bordighiana alla guerra si intona, nella forma di un deciso antimilitarismo di classe, all'agitazione antibellicistica del massimalismo di sinistra, piuttosto che identificarsi con la linea leniniana, emersa negli incontri di Zimmerwald e di Kienthal, mirante a trasformare la guerra imperialistica in guerra civile, cioè nella lotta di classe generalizzata: la sola guerra della classe operaia. Si deve convenire che l'elaborazione di Bordiga, anche quando il dirigente socialista napoletano accentua la propria fedeltà all'internazionalismo proletario e prende le distanze dall'inconcludenza di certo massimalismo rumoroso, resta nel complesso « troppo inarticolata per poter essere collocata sullo stesso piano di quella di Lenin »
All'esperienza bolscevica non è invero assimilabile la visione del partito quale interprete dogmatico delle leggi di sviluppo della società capitalistica.
1 A. DE CLEMENTI, Amadeo Bordiga, Torino, Einaudi, 1971, p. 32.
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Analog[...]

[...] per territorio (circoscrizioni cittadine e provinciali) e non per unità di lavoro. Non a caso lo scontro tra il PCD'I e l'Esecutivo del Komintern cresce di intensità nel 19211923 avendo al centro la questione aggrovigliata del fronte unico (sindacale e/o politico), vale a dire il nodo dei rapporti tra il partito comunista come avanguardia del proletariato rivoluzionario e il movimento operaio nelle sue concrete ramificazioni organizzative
e di classe. Bordiga ripropone nel 19211922 le motivazioni dei dissensi sul fronte unico politico esplicitati nel « Soviet » del 4 luglio 1919, ancorché, nella preoccupazione di difendere il nuovo partito dai germi dissolvitori dell'opportunismo e del revisionismo, egli non valuti con esattezza la natura della reazione fascista e il possibile sbocco autoritario o militare di destra della crisi del dopoguerra.
Bordiga riecheggia in modo parziale e restrittivo l'insegnamento leniniano secondo cui soltanto il partito della classe operaia è in grado di raggruppare, educare, mobilitare l'avanguardia del : pr[...]

[...]ronte unico politico esplicitati nel « Soviet » del 4 luglio 1919, ancorché, nella preoccupazione di difendere il nuovo partito dai germi dissolvitori dell'opportunismo e del revisionismo, egli non valuti con esattezza la natura della reazione fascista e il possibile sbocco autoritario o militare di destra della crisi del dopoguerra.
Bordiga riecheggia in modo parziale e restrittivo l'insegnamento leniniano secondo cui soltanto il partito della classe operaia è in grado di raggruppare, educare, mobilitare l'avanguardia del : proletariato e di tutte le masse lavoratrici, consentendo di resistere alle oscillazioni piccoloborghesi
e alle tentazioni del corporativismo e dei pregiudizi professionali alle quali singole categorie di lavoratori e operai sono soggette nel regime del lavoro salariato. La rigidità della posizione bordighiana si rivela quando teorizza l'inferiorità delle organizzazioni spontanee, immediate, rispetto al partito politico, che le inquadra e disciplina allo scopo di realizzare la dittatura del proletariato. Il partito in[...]

[...]ativismo e dei pregiudizi professionali alle quali singole categorie di lavoratori e operai sono soggette nel regime del lavoro salariato. La rigidità della posizione bordighiana si rivela quando teorizza l'inferiorità delle organizzazioni spontanee, immediate, rispetto al partito politico, che le inquadra e disciplina allo scopo di realizzare la dittatura del proletariato. Il partito in quanto organo e non parte, e prima organo che parte, della classe operaia, si definisce in ragione di princìpi meccanici; il partito, anzi, preesiste alla classe, della quale si reputa l'avanguardia precorritrice. A rigore, per Bordiga, « non si potrebbe nemmeno parlare di classe quando non esista una minoranza di questa classe, tendente ad organizzarsi in partito politico » 2.
Al minoritarismo congenito del PCD'I inteso quale frazione di classe, cui sono ammessi solo i comunisti pronti ad accettare la disciplina accentratrice
e settaria sintetizzata nel principio del centralismo organico (e non democratico), si opponeva la visione terzinternazionalistica dell'organizzazione che privilegiava i problemi della tattica efficace per giungere all'unità di azione
e alla coesione delle forze proletarie. Bordiga rettifica la nota formula del centralismo democratico, poiché la democrazia « non può essere per noi un principio; il centralismo lo è indubbiamente, poiché i caratteri essenziali del
2 A. BORDIGA, Partito e classe, « Rassegna Com[...]

[...]entralismo organico (e non democratico), si opponeva la visione terzinternazionalistica dell'organizzazione che privilegiava i problemi della tattica efficace per giungere all'unità di azione
e alla coesione delle forze proletarie. Bordiga rettifica la nota formula del centralismo democratico, poiché la democrazia « non può essere per noi un principio; il centralismo lo è indubbiamente, poiché i caratteri essenziali del
2 A. BORDIGA, Partito e classe, « Rassegna Comunista », Milano, I, n. 2, 15 aprile 1921, p. 63; dr. anche A. BoRDIGA, Il Partito Comunista, « l'Ordine Nuovo », Torino, I, n. 120, 1° maggio 1921, p. 1.
PARTITO E PROSPETTIVA DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA 265
l'organizzazione del partito devono essere l'unità di struttura e di movimento »3. Il rilievo, coerente con un approccio subordinante la tattica a un corpus di verità allergiche alla verifica dei fatti, è la spia di un dissenso di fondo tra la direzione del PCD'I e il Komintern, dissenso che si manifesta a proposito del modo di intendere e applicare la serie d[...]

[...]ariato si riflette l'orientamento di rendere assai stretto il collegamento del partito con il movimento di massa nella sua storicità, di cui il partito è la risultante piú avanzata, capace di far camminare la dottrina marxista nella realtà e piegarla alle esigenze della lotta, Bordiga dal canto suo esalta, e per molti versi esaspera, « l'indipendenza del partito da tale movimento generale, di cui il partito stesso era organo e sintesi, poiché la classe operaia era da intendere già tutta espressa dalla teoria immutabile del marxismo rivoluzionario su cui esso si basava »4.
Nel momento in cui Bordiga fa dell'isolamento del PCD'I un valore da perseguire a ogni costo, riemerge l'incompatibilità con l'analisi leniniana e bolscevica delle funzioni del partito (i principi, il programma, la tattica), e delle questioni teoriche e metodologiche legate all'applicazione della dottrina marxista. E il PCD'I delimita la portata dell'appello del Komintern per il fronte unico operaio nell'ambito del fronte unico sindacale (e non politico).
Ciò non impedis[...]

[...]e le potenzialità dell'organismo cosí artificiosamente composto, e paralizza l'opera di inquadramento e di radicalizzazione delle masse che in maggioranza seguono i socialdemocratici. La lotta per l'unità proletaria va condotta con la medesima energia con cui si affronta la politica dei riformisti, scontato che per la borghesia il metodo socialdemocratico valga quanto quello fascista. Anzi, l'acutizzarsi della pressione rivoluzionaria indurrà la classe borghese a dispiegare al massimo i due dispositivi ai quali essa si affida per la propria salvezza: « Essa ostenterà la piú audace politica democratica e socialdemocratica mentre sguinzaglierà le squadre della organizzazione militare bianca per seminare il terrore nelle file del proletariato » (A. Bordiga, Il fascismo, « l'Ordine Nuovo », Torino, I, n. 320, 17 novembre 1921, p. 2).
2. L'analisi del fascismo nel primo tempo del PCD'I. All'interno di questo discorso si qualifica la ricognizione bordighiana della natura del fascismo, identificato con un espediente di reazione borghese, con un'[...]

[...] l'impotenza del partito socialista ad organizzarsi per spingere a fondo l'azione per la conquista del potere e anda
rono ad ingrossare la massa di manovra e di rincalzo di una borghesia in apparenza disorientata e cedevole. Osserva Bordiga nel suo rapporto:
È il momento in cui ha inizio e si scatena l'offensiva capitalistica e borghese. Questa offensiva in buona parte scaturisce e trae alimento dallo sfruttamento dello stato d'animo in cui la classe media era venuta a trovarsi. Grazie alla sua composizione estremamente eterogenea, il fascismo rappresentava la soluzione del problema di mobilitare le classi medie ai fini dell'offensiva capitalistica e borghese.
L'esempio italiano è un esempio classico di offensiva del capitale. Questa offensiva costituisce, come ha detto ieri da questa tribuna il compagno Radek, un fenomeno complesso che non bisogna solo valutare dal punto di vista della riduzione dei salari o dell'allungamento dell'orario di lavoro, ma anche sul terreno generale dell'azione politica e militare della borghesia contro la c[...]

[...] le classi medie ai fini dell'offensiva capitalistica e borghese.
L'esempio italiano è un esempio classico di offensiva del capitale. Questa offensiva costituisce, come ha detto ieri da questa tribuna il compagno Radek, un fenomeno complesso che non bisogna solo valutare dal punto di vista della riduzione dei salari o dell'allungamento dell'orario di lavoro, ma anche sul terreno generale dell'azione politica e militare della borghesia contro la classe operaia 6.
Sono denunciate le responsabilità e gli errori dei socialisti italiani, che
avevano intessuto specie nella Valle padana una vasta rete di interessi sindacali amministrativi e corporativi, sacrificando non solo gli interessi della
piccola e media borghesia legata alla proprietà della terra, ma anche la tendenza dei piccoli affittuari ad acquistare, dopo la guerra, terreno per
divenire possidenti e coltivatori diretti. Le organizzazioni riformiste costrinsero però i piccoli affittuari a restare caudatari del movimento dei salariati
agricoli: in tali circostanze, il movimento fas[...]

[...] e media borghesia legata alla proprietà della terra, ma anche la tendenza dei piccoli affittuari ad acquistare, dopo la guerra, terreno per
divenire possidenti e coltivatori diretti. Le organizzazioni riformiste costrinsero però i piccoli affittuari a restare caudatari del movimento dei salariati
agricoli: in tali circostanze, il movimento fascista ha potuto trovare un notevole appoggio. Il leader comunista è attento a cogliere i caratteri di classe
del fascismo, tutt'altro che fenomeno di semplice aggregazione degli strati politicamente ed economicamente arretrati del paese, poiché esso sorge e si
6 Rapport de Bordiga sur le fascisme. Débats sur l'offensive du capital [compterendu sténographique du Ive Congrès mondial de l'I.c. (1922), douzième séance (Moscou, 16 novembre)], « La Correspondance Internationale », Berlin, 2e a., n. 36, 22 décembre 1922, p. 1 [supplement documentaire].
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sviluppa sul terreno delle contraddizioni e della capacità offensiva del sistema capitalistico nazionale nel suo complesso. Il fas[...]

[...]to di tutti ha benissimo servito alla amministrazione degli interessi dei pochi, cosí vi servirà un partito di massa. E per trarre questo partito dagli effettivi tentennamenti di tutti i vecchi partiti o semipartiti borghesi, i metodi della violenza reazionaria sono senza contrasto combinati alla demagogia democratica. La confluenza col riformismo è chiara. I comunisti respingono il riformismo come un agente della causa borghese nelle file della classe proletaria. Il fascismo pretende di respingerlo come un agente della causa rivoluzionaria nelle istituzioni borghesi (A. Bordiga, Mosca e Roma, « Il Lavoratore », Trieste, 17 gennaio 1923, p. 1).
Per questo insieme di considerazioni il fascismo non è un movimento egemonizzato dagli agrari, né esso sembra riducibile al ruolo di esponente organico dell'ala retrograda e puramente parassitaria della borghesia. È chiaro, per converso, che non si può definire il fascismo come il movimento indipendente d'una parte sola della borghesia, come l'organizzazione degli interessi agrari in quanto siano co[...]

[...]icato quindi il piano strategico su cui si collocano le forze dirigenti borghesi in quanto espressione unitaria del capitalismo italiano, il cui obiettivo determinante è non solo l'impedire a qualunque costo la rivoluzione proletaria, ma altresì « lo schiacciare l'organizzazione operaia divenuta incompatibile colla sopravvivenza del capitalismo alla sua crisi attuale » 9, senza che questo escluda la ripresa di una controffensiva del movimento di classe. Nell'analisi dei margini di manovra concessi al sistema produttivo della borghesia il massimo dirigente del PCD'I si richiama a parametri luxemburghiani, come risulta dall'annotazione per cui i « mercati vergini si restringono sempre piú e d'altra parte le popolazioni coloniali non si mostrano piú disposte a restare passive sotto le ventose dello sfruttamento imperiale » 10. Tale approccio, che trovava conferme nel crack della Banca di sconto oltre che nel ricorso — cui il regime liberale monarchico era sollecitato in modo sistematico — alla violenza e all'aperta illegalità contro il proleta[...]

[...] mamertiniche all'assalto della macchina statale, si fonda e risolve nella deficienza di una salda analisi socioeconomica, carenza comunque ascrivi bile al bilancio passivo della elaborazione bordighiana.
3. Bordiga e la tradizione bolscevicointernazionalistica. — Alla luce del contrasto, che via via si acutizza con il Komintern, sulla questione del fronte unico si comprende meglio la funzione assegnata da Bordiga alla dialettica del partito di classe con le masse operaie, dialettica che si porrà in termini di divergenza rispetto al centrismo gramsciano. Il diverso modo, da parte di Bordiga e di Gramsci, di impostare e risolvere il problema dell'eredità ideale e storica del socialismo italiano si riflette sul tipo di collocazione internazionalistica che i due dirigenti comunisti attribuiscono al PCD'I, mentre essi approdavano a scelte tattiche irriducibili. Il proposito gramsciano di un rinnovamento dal basso del movimento operaio mediante la partecipazione delle masse lavoratrici alla direzione degli organi politici e sindacali del social[...]

[...]del socialismo italiano si riflette sul tipo di collocazione internazionalistica che i due dirigenti comunisti attribuiscono al PCD'I, mentre essi approdavano a scelte tattiche irriducibili. Il proposito gramsciano di un rinnovamento dal basso del movimento operaio mediante la partecipazione delle masse lavoratrici alla direzione degli organi politici e sindacali del socialismo — proposito che non tagliava fuori il recupero ad una alternativa di classe di consistenti settori di militanti e quadri organizzativi massimalisti — e l'intransigenza bordighiana, che non crede all'opportunità di un tale recupero e forse non lo ritiene possibile, si ripresentano nella loro inconciliabilità nel momento in cui Gramsci e Bordiga si interrogano sulla linea da seguire per restituire capacità di azione autonoma alle forze proletarie.
Si riproduce la divaricazione di Gramsci da Bordiga davanti al problema della prospettiva storica della classe operaia in Italia, e alla condanna della « famigliola » socialista italiana, ovvero del blocco delle tendenze soc[...]

[...]itanti e quadri organizzativi massimalisti — e l'intransigenza bordighiana, che non crede all'opportunità di un tale recupero e forse non lo ritiene possibile, si ripresentano nella loro inconciliabilità nel momento in cui Gramsci e Bordiga si interrogano sulla linea da seguire per restituire capacità di azione autonoma alle forze proletarie.
Si riproduce la divaricazione di Gramsci da Bordiga davanti al problema della prospettiva storica della classe operaia in Italia, e alla condanna della « famigliola » socialista italiana, ovvero del blocco delle tendenze socialdemocratiche, riformistiche, sindacalistiche, e pseudorivoluzionarie, apparse in Italia e fuori nel primo ventennio del Novecento. Da posizioni culturali antitetiche a quelle gramsciane Bordiga chiedeva, come ha scritto Giuseppe Berti,
la restaurazione totale dell'ortodossia marxista, considerava la degenerazione
« socialpatriottica » della it Internazionale come il punto culminante di un lungo processo degenerativo, collegava il revisionismo alla penetrazione, in varie forme,[...]

[...], rendendo vana l'inevitabile resistenza degli ambienti piccoloborghesi, storicamente ostili a una radicale trasformazione della realtà sociale da cui essi traggono giustificazione morale
e pratica. La difesa intransigente dei principi comunisti rivoluzionari si rivela però astratta e inconcludente, se disgiunta da un adeguato interesse per le istituzioni statali e organizzative attraverso cui la borghesia esercita
e perpetua il suo dominio di classe sull'intera società, fino a corrompere e assoggettare a sé larghi settori del movimento operaio.
Ne consegue l'obiezione leniniana a Bordiga e ai compagni della sinistra italiana di non sapere essi risolvere « il difficile problema della lotta contro le influenze democratiche borghesi in seno al movimento operaio, mentre in realtà si fugge soltanto la propria ombra, si chiudono soltanto gli occhi davanti alle difficoltà e si cerca soltanto di disfarsene con le parole ». Obiezione che, tradotta in termini generali, permette di scorgere il ritardo nell'educazione marxista di chi, appagato dall[...]

[...]g giore.
Ai rilievi leniniani, che centrano il cuore del dissidio con Bordiga, si deve aggiungere la critica del Presidium dell'Internazionale alle tesi sulla tattica redatte da Bordiga e Terracini per il ii Congresso del PCD'I. Lungi dal determinare gli obiettivi transitori in vista dei quali i comunisti conducono
« fin d'ora le masse alla lotta: ora che non si tratta, purtroppo, d'impadronirsi del potere ma di conquistare una minoranza della classe operaia », le tesi di Roma
diminuiscono, banalizzano la necessità della lotta per la conquista della maggioranza della classe operaia, cioè relegano in secondo piano il compito piú impor'
II V. I. LENIN, Opere complete, vol. xxxi, Roma, Editori Riuniti, 1967, pp. 1045.
PARTITO E PROSPETTIVA DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA 273
tante che incombe ad un partito giovane come il Pcd'I. Invece di dire al partito: lotta per ogni singolo operaio, tentativo di conquistarlo, tentativo di conquistare la maggioranza della classe operaia, le tesi forniscono pretesti dottrinali intesi a provare che il problema non è cosí urgente. Vi è in questo un grave pericolo, di cui l'Esecutivo, senza indietreggiare davanti ad alcun mezzo, avvertirà il partito 12.
La natura della divergenza dall'indirizzo dell'Internazionale non potrebbe essere espressa piú nettamente, anche se i ragionamenti sopra riferiti rendono solo in parte l'originalità della posizione bordighiana davanti al bolscevismo. Un episodio rivelatore, per fare il punto sul rapporto con l'opera di Lenin e con il leninismo, è costituito dalla conferenza Lenin nel cam[...]

[...]ghese dei socialdemocratici e all'economismo, che distoglie il proletariato dai compiti di organizzazione della propria forza per confinarne l'iniziativa nell'ambito del rivendicazionismo settoriale e frammentario, lasciando alla borghesia l'egemonia del movimento che abbatterà l'autocrazia zarista e instaurerà, con le libertà politiche, le condizioni di un democratico scontro fra i partiti. Lenin incarna la negazione di tutto questo: « non è la classe operaia — osserva Bordiga — che servirà per la rivoluzione dei borghesi: ma è la rivoluzione che sarà fatta in Russia dalla classe operaia, e per se stessa »14. In tale prospettiva la guida dell'Ottobre « non rimane il simbolo della accidentalità pratica dell'opportu
12 Cfr. il Contributo del Presidium del Komintern al progetto di programma del PCD'I (marzo 1922), in A. AGOSTI, La Terza Internazionale. Storia documentaria, prefazione di E. Ragionieri, vol. I. 19191923, 2, Roma, Editori Riuniti, 1974, pp. 5601.
13 Cfr. « La Lutte de Classe », Paris, n. 4, 1928, pp. 98107; e n. 5, pp. 131139.
14 A. BORDIGA, Lenin nel cammino della rivoluzione, Napoli, Edizioni Prometeo, 1924; ora col titolo: Lenin, presentazione di Alfonso Leonetti, Roma, Partisan, 1970, p. 28 (in appendice l'art. di A. GRAMSCI, « Capo »).
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nismo, ma quello della ferrea unità della forza e della storia della rivoluzione ».
Pur apprezzando il valore della lotta teoretica che verso il 1900 si accende nel Partito operaio socialdemocratico russo — nel corso della quale si riflette il contenuto della campagna contro il revisionismo bernsteini[...]

[...]trorivoluzionari mascherati da fautori di un ripiegamento storico della portata della rivoluzione russa. E contro il presidente del Komintern, Zinoviev — ma anche contro Gramsci, che riconosce nei contadini una delle forze motrici nell'alleanza organica che dovrà portare alla vittoria la rivoluzione italiana —, reputa che l'intuizione con cui i bolscevichi hanno tenuto testa alla pressione socialrivoluzionaria stia nell'avere essi subordinato la classe contadina a quella operaia: perché solo da quest'ultima, e non per le forze sue proprie, la prima può essere guidata alla liberazione.
Persiste la diffidenza nei confronti dell'arretratezza del contadiname, alleato spesso delle correnti e dei partiti controrivoluzionari e naturalmente assai restio ad accettare il ruolo dirigente che nella rivoluzione ha il grande proletariato urbano: preminenza sancita nella costituzione della repubblica soviettista con l'assegnare peso preponderante alla rappresentanza degli operai rispetto a quella delle masse contadine, e dal fatto che è la prima a dare a[...]

[...]pinge; cosí quando il partito gli rivolge l'invito a collaborare col Comitato centrale, egli parimenti rifiuta, dimenticando quanto aveva affermato al iv Congresso (A. Chiarini, Le « Bordiguisme », « L'Internationale Communiste », Paris, n. 2, août 1925, p. 120).
A. Leonetti dal canto suo denuncia le incongruenze teoricopratiche e i feticci dell'estrema sinistra italiana, alla quale ricorda il compito assorbente del partito rivoluzionario della classe operaia: intervenire in ogni situazione per spostare i rapporti di forza esistenti in vista del rovesciamento del potere borghese:
Ciò spiega la distinzione leninista di tattica e di strategia, distinzione che non si trova in nessun passo delle tesi della estrema sinistra e per la cui incomprensione l'estrema sinistra è condotta a muovere il rimprovero all'Internazionale di non avere una linea tattica precisa e di subire troppo le suggestioni delle situazioni (I dissensi con l'Internazionale ovvero i feticci dell'estrema sinistra italiana, « l'Unità », Milano, zr, n. 213, 13 settembre 1925, [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] S. G. Graziano, Alcune considerazioni intorno all'umanesimo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]tà della sua soluzione, nella misura in cui è concretamente affrontato da coloro che devono trasformarlo in realtà storica. Delineare una concezione, sia pure razionale e organica nella formulazione teorica, è assolutamente insufficiente se nello stesso tempo non viene posto il problema di come. possa divenire vivente realtà, di come possa realizzarsi sostituendosi ad altre concezioni. Nell'opera di Gramsci, entro il problema dell'egemonia della classe operaia, fondamen tale importanza assume la costituzione di un nuovo ordine morale e intellettuale della società in cui si realizzi una piena corrispondenza tra fatto intellettuale e norma di condotta. « Si può dire che non solo la filosofia della prassi non esclude la storia eticopolitica, ma che anzi la fase piú recente di sviluppo di essa consiste appunto nella rivendicazione del momento dell'egemonia come essenziale nella sua concezione statale e nella " valorizzazione " . del fatto culturale, dell'attività culturale, di un fronte culturale come necessario accanto a quelli meramente econo[...]

[...]attività collettiva. L'Umanesimo, considerato nel quadro del movimento rinnovatore sorto nell'XI sec. e in quello della funzione politicosociale degli intellettuali in Italia, è valutato come espressione di « uno strato di intellettuali che sente e rivive l'antichità e che si allontana sempre piú dalla vita popolare », astraendosi dal vivere i'l presente e con
Salvatore Giacomo Graziano 161
tribuendo cosí al progressivo decadimento della nuova classe borghese 3. I:n questo senso di « casta cosmopolita » gli umanisti, staccati dal popolonazione, non superarono le concezioni universalistiche romana e medioevale in modo particolare. « Classe intellettuale di portata europea » , non caratterizzandosi come forza nazionale, gli umanisti in Italia esercitarono una funzione cosmopolita reazionaria. La funzione progressiva fu dall'Umanesimo esercitata all'estero dove partecipò alla formazione de
Stati moderni 2. il movimento progressivo che inizia dopo il Mille — scrive Gramsci — « proprio in Italia è decaduto e proprio coll'Umanesimo e il Rinascimento che in Italia sono stati regressivi mentre nel resto d'Europa il movimento generale culminò negli Stati nazionali... » 3. E cosí in un'altra nota: « Il contenuto ideologico del Rinascim[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Classe, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Dialettica <---Filosofia <---Gramsci <---Logica <---Pratica <---Sistematica <---Storia <---gramsciano <---idealismo <---ideologia <---ideologiche <---italiana <---italiani <---italiano <---leninismo <---marxismo <---marxista <---riformisti <---Agraria <---Al II <---Alfonso Leonetti <---Allargato <---Andrea Viglongo <---Angelo Tasca <---Annali <---Appare <---Bologna <---Bordiga <---Bordiguisme <---Bukharin <---Cain Haller <---Capo <---Ciò <---Congresso del Komintern <---Congresso del Komintern Bordiga <---Congresso di Roma <---Contributo del Presidium del Komintern <---Correspondance <---Creare <---De Clementi <---Débats <---Editori Riuniti <---Edizioni Prometeo <---Ercoli <---Filologia <---Francia <---Giappone <---Giuseppe Berti <---Gnoseologia <---Ieggi <---Il Lavoratore <---Il Machiavelli <---Il Partito <---Il Partito Comunista <---Il bolscevismo <---Internazionale <---Is Cfr <---Istituto Giangiacomo Feltri <---Ive Congrès <---Karl Radek <---Kienthal <---La Rivoluzione Liberale <---La Terza <---La lotta <---Lenin <---Lo Stato <---Logica formale <---Lungi <---Lénine <---Machiavelli <---Manuale di Bukharin <---Marx <---Metafisica <---Mille <--- <---Ordine Nuovo <---P.C.I. <---Partito <---Pcd <---Pierre Naville <---Quale <---Rapport de Bordiga <---Rassegna Comunista <---Rinascimento <---Russia <---Salvatore Giacomo Graziano <---Scienza della politica <---Scienze <---Scienze naturali <---Sociologia <---Sociologia e filosofia <---Spagna <---Stalin <---Stalin-Bucharin <---Statistica <---Stato <---Stato Operaio <---Storiografia <---Tecnologia <---Teoretica <---Trotsky <---Trotzki <---Umanesimo-Riforma <---Weimar <---Zimmerwald <---Zinoviev <---abbiano <---antimarxisti <---antimilitarismo <---apriorismi <---astensionista <---astensionisti <---bergsoniane <---bernsteiniano <---bolscevismo <---bordighiana <---bordighiane <---bordighiano <---bordighismo <---burghiani <---burocratismo <---calvinismo <---capitalismo <---causalismo <---centralismo <---centrismo <---classista <---collaborazionismo <---comunismo <---comunista <---comunisti <---corporativismo <---cristianesimo <---d'Europa <---d'Italia <---d'Ottobre <---dell'America <---dell'Archivio <---dell'Esecutivo <---dell'Europa <---dell'Illuminismo <---dell'Internazionale <---dell'Ottobre <---dell'Umanesimo <---determinismo <---dogmatismo <---economismo <---estremismo <---evoluzionismo <---fascismo <---fascista <---fatalismo <---federalismo <---filologia <---frazionismo <---gnoseologia <---gnoseologico <---gramsciane <---ideologica <---ideologico <---inficiano <---internazionalismo <---italiane <---leniniana <---leniniani <---leninista <---massimalismo <---massimalisti <---materialismo <---materialista <---meccanicismo <---menscevismo <---metodologia <---metodologiche <---minacciano <---minoritarismo <---misticismo <---mitologica <---nazionalista <---nell'Internazionale <---niano <---niniana <---nismo <---nominalismo <---noskismo <---opportunismo <---opportunisti <---ottimismo <---particolarismi <---politicantismo <---pseudomarxisti <---rassomigliano <---realismo <---relativismo <---revisionismo <---riformismo <---riformista <---riformiste <---rivendicazionismo <---scetticismo <---siano <---sindacalista <---sionisti <---socialismo <---socialista <---socialisti <---sociologia <---soreliane <---soviettista <---staliniana <---stalinista <---storicismo <---sull'Umanesimo <---taristi <---tecnologia <---timismo <---tradeunionista <---umanesimo <---umanisti <---velleitarismo <---xismo <---zarista <---zinovievista



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