Brano: [...]odena e membro del Comitato centrale del P.C.L.
Corbari, Silvio
Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. N. a Faenza (Ravenna) nel 1923, ucciso dai fascisti a Forlì il 18.8.1944; operaio meccanico. Noto nell'ambiente sportivo come giocatore di calcio, venne chiamato alle armi nel 1942 e destinato al
I Reggimento pontieri. L’8.9.1943, trovandosi a casa in licenza di convalescenza, prese subito parte alla Guerra di liberazione.
Accusato deH’uccisione di un milite fascista, si rifugiò in montagna
e, con altri giovani di diverse correnti politiche, costituì una formazione partigiana che divenne nota con il suo nome. Alla testa dei suoi uomini condusse una lotta senza tregua contro l’invasore colpendo, come dice la motivazione della sua m.d’o., « con attacchi improvvisi e di estrema audacia i presidi nazifascisti della Romagna, creando attorno a sè fama di leggendario eroe, inesorabile contro ogni prepotenza ed oppressione. Decine di colonne nemiche, furono da lui sbaragliate, caserme e reparti nazisti furono da lui disa[...]
[...]a dei suoi uomini condusse una lotta senza tregua contro l’invasore colpendo, come dice la motivazione della sua m.d’o., « con attacchi improvvisi e di estrema audacia i presidi nazifascisti della Romagna, creando attorno a sè fama di leggendario eroe, inesorabile contro ogni prepotenza ed oppressione. Decine di colonne nemiche, furono da lui sbaragliate, caserme e reparti nazisti furono da lui disarmati e costretti alla resa, villaggi e paesi occupati e liberati ».
Combattente leggendario
Per trarre in inganno il nemico, Corbari si travestiva da contadino, da mendicante, da ufficiale della milizia, da prete, ricorreva agli stratagemmi più impensati e beffardi. Ma .parlando degli uomini che _aveva_ucciso^ racconta il dottor Morri, ufficiale del C.U. M.E.R., un giorno disse: « Non mi compiaccio di contarli, anzi, cerco di dimenticarli. Per me non è un piacere uccidere, ma una necessità ».
Sentiva la sua responsabilità di comandante eppure sovente arrischiò la vita per beffare il nemico. Fece sapere al Comando della milizia di Tredozio (Forlì) che si sarebbe fatto vivo in paese e precisò perfino quale sarebbe stato il giorno della sua visita. Le forze fasciste locali naturalmente si mobilitarono per l’occasione: rigorosissima fu la vigilanza, ma durante l’intera giornata non comparve anima viva; soltanto verso sera arrivò in paese un po[...]
[...]verso sera arrivò in paese un pover'uomo che trascinava al guinzaglio un maialetto riottoso. Entrò nello spaccio e chiese ai militi che sostavano sulla porta se gli facevano il favore di badare per qualche istante alla bestia, appena il tempo di entrare e bere qualcosa. Poi uscì, riprese il maialino, ringraziò tutti e se ne andò.
« Corbari non si è fatto vivo », commentavano i militi;'ma il loro comandante non tardò a ricevere un biglietto in cui Corbari
lo ringraziava per la guardia che i suoi uomini avevano fatto al maiale.
Un’altra volta alcuni militi fascisti, dopo uno scontro, si misero a diffondere la voce d’aver ucciso Corbari. Egli volle dare una immediata e clamorosa smentita: travestito da milite entrò nel principale caffè di Faenza e, sotto lo sguardo allarmato di alcuni che l’avevano subito riconosciuto, sorseggiò tranquillamente un caffè. Poi alzò gli occhi su due quadri contenenti le fotografie di Mussolini e dell’ex segretario nazionale fascista Ettore Muti, li staccò dal muro e li infranse a terra, facendo rimanere allibiti tutti gli astanti. Approfittando della sorpresa generale, Corbari uscì indisturbato. Un attimo dopo venne rincorso da alcuni militi, ma lui li tenne facilmente à~ bada con il suo mitra mentre saliva su una macchina che, col motore acceso, Io attendeva nei pressi. E si dileguò.
Le sue azioni non si limitavano naturalmente a queste ardite beffe: Corbari attaccava posti di blocco, caserme, liberava villaggi, conquistava depositi di armi. Nell'aprile del 1944, all’epoca dei bandi fascisti, il console della milizia di Forlì, Gustavo Marabini,
diede l’ordine di fucilare alcuni giovani renitenti alla leva e Corbari decise di sopprimerlo. Per adescare l’avversario, finse di mostrarsi pentito della vita condotta sin[...]
[...]ti, ma lui li tenne facilmente à~ bada con il suo mitra mentre saliva su una macchina che, col motore acceso, Io attendeva nei pressi. E si dileguò.
Le sue azioni non si limitavano naturalmente a queste ardite beffe: Corbari attaccava posti di blocco, caserme, liberava villaggi, conquistava depositi di armi. Nell'aprile del 1944, all’epoca dei bandi fascisti, il console della milizia di Forlì, Gustavo Marabini,
diede l’ordine di fucilare alcuni giovani renitenti alla leva e Corbari decise di sopprimerlo. Per adescare l’avversario, finse di mostrarsi pentito della vita condotta sino allora e, tramite persona fidata, gli fece chiedere un appuntamento. Il giorno convenuto giunsero entrambi sul luogo dell’incontro, una località lungo la strada PredappioRocca San Casciano: il console della milizia (che, secondo i patti, avrebbe dovuto presentarsi solo e disarmato) si era fatto accompagnare da due mediatori e da un nipote di Mussolini. Fra il Marabini e Corbari ebbe inizio una schermaglia, con la quale ciascuno cercava di scoprire le ve[...]
[...]lla vita condotta sino allora e, tramite persona fidata, gli fece chiedere un appuntamento. Il giorno convenuto giunsero entrambi sul luogo dell’incontro, una località lungo la strada PredappioRocca San Casciano: il console della milizia (che, secondo i patti, avrebbe dovuto presentarsi solo e disarmato) si era fatto accompagnare da due mediatori e da un nipote di Mussolini. Fra il Marabini e Corbari ebbe inizio una schermaglia, con la quale ciascuno cercava di scoprire le vere intenzioni dell’avversario: il console promise al capo partigiano il comando di una legione della milizia e a Ines Versari (una coraggiosa partigiana che da alcuni mesi era la compagna di Corbari) un posto nella Croce Rossa. A tali proposte, accompagnate dalla descrizione dei rastrellamenti in grande stile che sarebbero fatalmente seguiti nel caso di un mancato accordo, Corbari aderì con aria talmente convinta che il Marabini abboccò. Partirono insieme sull’automobile.del console, che sfrecciò davanti a aue camion di tedeschi e militi appostati nei pressi, e si diressero a Forlì dove, a detta del Marabini, un generale tedesco attendeva il Corbari. Nel passare davanti ai camion, il console fissò Corbari negli occhi e, non leggendovi altro che un sorris[...]
[...]del Marabini, un generale tedesco attendeva il Corbari. Nel passare davanti ai camion, il console fissò Corbari negli occhi e, non leggendovi altro che un sorriso beato e pieno di riconoscenza, si convinse del tutto. Premendo sull’acceleratore per giungere più rapidamente a Forlì, il console si allontanò pericolosamente dai suoi uomini; Corbari gli sparò proprio mentre fermava la macchina per attendere la scorta. Il duello era terminato: sotto i cuscini dell’automobile furono trovate le armi del Marabini, prova che la partita era stata giocata da entrambe le parti senza riguardo ai patti stabiliti.
Le azioni si susseguirono ininterrottamente, la banda « Corbari » si rafforzò e, a fine luglio, si spostò sul Monte Levane, dove gli Alleati si erano impegnati di effettuare un aviolancio. Un gruppo di partigiani faentini che avrebbe dovuto appoggiare il trasferimento di Corbari e dei suoi, fu sorpreso dal nemico e annientato. Corbari si portò egualmente sul monte, divenuto ormai insidioso. Nella notte del 15 agosto giunse il lancio: muniz[...]
[...]i quintali di esplosivo. Tutto il materiale fu nascosto in una capanna. All’indomani le vedette segnalarono una pattuglia tedesca. Adriano Casadei (v.), l’aiutante in prima di Corbari, l’attaccò. La pattuglia era soltanto l’avanguardia delle forze nemiche, ammontanti a centinaia di uomini tra tedeschi e fascisti. I partigiani decisero ugualmenté di resistere, avvalendosi delle favorevoli condizioni del terreno. L’impari duello si protrasse per alcune ore, ma alla fine non restava che la ritirata. Prima di andarsene, Casadei volle tentare il ricupero delle armi e delle munizioni nascoste nella capanna. I partigiani vi giunsero con i tedeschi alle spalle. Allora Casadei decise di far saltare tutto in aria. Preparò una miccia a tempo e quando i tedeschi furono intorno alla capanna, una enorme esplosione li fece saltare in aria, insieme a ogni altra cosa in un largo raggio. Corbari cadde vittima di un tradimento. Il 17.8.1944 certo Franco Rossi, che aveva fatto parte della banda, incontrò il suo ex comandante a Cornia di San Valentino; lo complimentò e gli offrì un portasigarette,