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Il segmento testuale C.U. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 722

Brano: Sudafrica

dei lavoratori dell'industria e del commercio (I.C.U.) che divenne ben presto il più grande sindacato noneuropeo in Africa, unendo portuali, operai di fabbrica, addetti al commercio, ai trasporti, dipendenti agricoli e anche minatori su una base diversa da quella del sindacalismo euroamericano. Questa base consisteva nel fatto che il solo problema comune a tutti i lavoratori noneuropei era quello della discriminazione razziale, quindi questi lavoratori non erano interessati a stringere un patto sociale con i loro datori di lavoro, cioè a contrattare le condizioni di lavoro o i salari (aspetti secondari della lotta centrale); di conseguenza non s[...]

[...] base diversa da quella del sindacalismo euroamericano. Questa base consisteva nel fatto che il solo problema comune a tutti i lavoratori noneuropei era quello della discriminazione razziale, quindi questi lavoratori non erano interessati a stringere un patto sociale con i loro datori di lavoro, cioè a contrattare le condizioni di lavoro o i salari (aspetti secondari della lotta centrale); di conseguenza non servivano, secondo i dirigenti dell’I.C.U., sindacati di categoria sul modello euroamerlcano. Questo concetto era del tutto inaccettabile per l’I.S.L. e per il C. P.S.A., data la loro formazione mentale europea, sicché, d’accordo con i liberali, nel giro di dieci anni essi fecero di tutto per distruggere l’I.C.U..

L’esperienza dell’I.C.U.

Nata tra i portuali e i lavoratori industriali dell’Excelsior Hall (Città del Capo), nel dicembre 1919 l’I. C.U. attuò il suo primo grande sciopero che fu stroncato solo dall’intervento della truppa e dei lavoratori europei. Quando poi, nel febbraio 1920, 70.000 minatori africani scioperarono in 22 miniere, di nuovo la lotta venne stroncata dalla polizia e dalla “forza motrice del movimento” bianca. Nel luglio dello stesso anno, a Bloemfontein, venne eletto presidente dell’I.C.U. Msimang, esponente dell’A.N.C.. In settembre, n.C.U. di Port Elisabeth (Capo Orientale), guidata da Massabalala, scioperò per ottenere un salario minimo di mezza sterlina al giorno. In questa occasione la polizia intervenne, uccidendo 24 lavoratori e ferendone 126. Ai funerali parteciparono in 30.000. Il dottore Abdurahman condannò l’eccidio, ma l’I.S.L. ignorò lo sciopero.

Nel maggio 1921 le unità di difesa di Smuts uccisero 163 “israeliti” e ne ferirono 129 che, armati di lance fatte in casa, si erano rifiutati di andarsene da Bulhoek, presso Queenstown (Capo). Il loro capo

E. Mgijama e altri 102 furono gettati in carcere e vi furono la[...]

[...]o 24 lavoratori e ferendone 126. Ai funerali parteciparono in 30.000. Il dottore Abdurahman condannò l’eccidio, ma l’I.S.L. ignorò lo sciopero.

Nel maggio 1921 le unità di difesa di Smuts uccisero 163 “israeliti” e ne ferirono 129 che, armati di lance fatte in casa, si erano rifiutati di andarsene da Bulhoek, presso Queenstown (Capo). Il loro capo

E. Mgijama e altri 102 furono gettati in carcere e vi furono lasciati per anni. In luglio l’I.C.U. adottò la tattica di “resistenza passiva” consigliata da Gandhi. A Port Elisabeth venne eletto segretario generale C. Kadalie e come organizzatore loca

le J. la Guma (più tardi questi sarà uno dei primi noneuropei ad aderire al C.P.S.A.).

Intanto, sull’opposto versante “europeo”, nello stesso luglio 1921 i razzisti dell’I.S.L., il Partito socialdemocratico, il Club marxista di Durban, il Partito comunista unitario di Città del Capo e la Società socialista ebrea (sionista) fondavano il Partito comunista del Sudafrica (C. P.S.A.). I sionisti erano coloni ebrei che, dopo essere fuggiti dal[...]

[...] Partito socialdemocratico, il Club marxista di Durban, il Partito comunista unitario di Città del Capo e la Società socialista ebrea (sionista) fondavano il Partito comunista del Sudafrica (C. P.S.A.). I sionisti erano coloni ebrei che, dopo essere fuggiti dalla Russia zarista in seguito ai pogroms avvenuti nei primi anni del secolo, arrivati in Sudafrica avevano messo in atto contro i noneuropei un razzismo ancora più profondo di quel

lo da cui erano fuggiti. In seno al C.P.S.A. questi ebrei (passando dal

lo stalinismo al sionismo) svolgeranno un ruolo predominante anche dopo il 1948, al momento della fondazione dello Stato di Israele sulle terre dei palestinesi. Ma già durante gli anni Trenta, mentre si svolgevano i processi di Mosca, essi erano all’avanguardia nel collaborare con le “democrazie occidentali”, quindi con l’imperialismo inglese padrone del Sudafrica, con i liberali, con i sionisti e con i vescovi anglicani contro i noncollaboratori, nella Lega di liberazione nazionale e nel Fronte unito noneuropeo (193841).

Ch[...]

[...]ianca”, che apparve nei giornali del l’epoca, fu innalzata dai minatori “bianchi” antiafricani che scioperavano con

tro l’accesso dei minatori africani ai lavori specializzati. Gli scioperanti formarono squadre di “vigilantes”, simili a quelle del KuKluxKlan americano, che irruppero negli insediamenti africani, assassinando e terrorizzando la gente. L’A.P.O. condannò questo sciopero come uno dei peggiori crimini (Risoluzione del 25.3.1922), n.C.U. chiese che i massacratori venissero impiccati e, durante la sua III Conferenza (gennaio 1923), condannò lo sciopero come « l’assassinio cinico della nostra gente ». Ma l’“Internazionale”, organo del C.P.S.A., M 4.8.1922 e il 16.3.1923 salutò lo sciopero come « il più glorioso evento nella storia della civilizzazione bianca in Sudafrica » e, di fronte al l’Internazionale Comunista, I. Jones lo gabellò come un evento rivoluzionario. Prima di spegnersi, molti anni più tardi, in una clinica di Yalta, Jones farà in tempo, in un libro pubblicato a Londra (“50 anni di lotta”), a scusarsi per il suo [...]

[...]sinio cinico della nostra gente ». Ma l’“Internazionale”, organo del C.P.S.A., M 4.8.1922 e il 16.3.1923 salutò lo sciopero come « il più glorioso evento nella storia della civilizzazione bianca in Sudafrica » e, di fronte al l’Internazionale Comunista, I. Jones lo gabellò come un evento rivoluzionario. Prima di spegnersi, molti anni più tardi, in una clinica di Yalta, Jones farà in tempo, in un libro pubblicato a Londra (“50 anni di lotta”), a scusarsi per il suo “errore” del 1922.

Nell’aprile del 1923 la II Conferenza del C.P.S.A. decise di aderire al Partito laburista (segregazionista) che stava per coalizzarsi con il Partito nazionalista boero. Questa coalizione promosse la legge sulle aree urbane del 1923 che, estendendo l’imposizione dei permessi di circolazione e i ghetti, proibiva agli africani di possedere suolo nelle città e creava commissioni consultive come “bungas” urbani. In queste commissioni entrarono l’A.N.C. e il C.P.S.A, contribuendo a far funzionare il meccanismo razzista del dominio imperialista indiretto. La coa[...]

[...]è fino a quando la recessione economica degli anni Settanta la spazzò via) avrebbe riservato i lavori specializzati ai soli europei. Essa promosse, fra l’altro, la legge della cosiddetta “conciliazione industriale” che segregava razzialmente i sindacati e che venne fatta funzionare dal C.P.S.A. fino al 1950, quando questo partito venne messo fuori legge.

In seguito a un’ondata di arresti avvenuta nel 1925 a De Aar, Kimberley e Bloemfontein, n.C.U., che allora aveva 30.000 iscritti ma contava su un più vasto consenso, entrò in crisi. Il fondatore Kadalie ebbe un incontro con la Camera delle miniere liberale e il sindaco di Johannesburg tentò nei suoi riguardi una politica di corruzione. Il C.P.S.A, che nel 1926 contava soltanto 200 iscritti noneuropei, nel 1927 autorizzò l’ingresso del primo noneuropeo nel suo comitato esecutivo, e per dare la scalata all’I.C.U. vi fece entrare due suoi iscritti noneuropei, J. Gomas e J. La Guma. Da parte loro, i liberali si servirono del “tribalista” zulù Champion, per contrapporlo in seno all’I.C.U. a Kadalie, il quale si

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 420

Brano: Parma

lanzano, Monchio delle Corti e la parte montana di Langhirano (v.), i cui presìdi fascisti erano stati eliminati a partire dal 17 giugno, non potè essere organizzata dai partigiani per il sopraggiungere immediato del rastrellamento. Anche qui

10 stesso rituale di terrore e di morte: 34 civili uccisi a Neviano degli Arduini, 16 a Monchio delle Corti, 6 a Corniglio, 5 a Palanzano, 3 a Langhirano.

In totale le vittime del rastrellamento di luglio in provincia di Parma ammontarono a 168 civili, più 70 partigiani caduti in combattimento

o passati per le armi.

Passata la furia devastatrice, che non poche perdite era costata anche ai nazifascisti, ebbero imme[...]

[...]giani caduti in combattimento

o passati per le armi.

Passata la furia devastatrice, che non poche perdite era costata anche ai nazifascisti, ebbero immediatamente luogo la riorganizzazione delle Brigate e il ritorno nei territori precedentemente liberati. Si giunse così, alla fine d’agosto, alla costituzione di un Comando unico operativo per coordinare l'attività delle varie formazioni partigiane della provincia.

11 Cornando unico

Il C.U. fu inizialmente composto dal comandante Pablo [Giacomo di Crollalanza), dal commissario Mauri [Primo Savani), dal capo di stato maggiore Ottavio [Fernando Cipriani). A questi, per richiesta della « Julia » e di « Giustizia e Libertà », si aggiunsero altri due commissari: Achille Pellizzari [Poe], prestigioso dirigente cattolico di origine genovese, e Afro Ambanelli [Schiavi). Dopo l’eccidio di Bosco di Corniglio

(v.), dove il 17.10.1944 vennero uccisi dai tedeschi 6 membri del Comando, compreso Pablo, il C.U. fu riorganizzato con: Giacomo Ferrari [Arta), quale comandante; Achille Pellizzar[...]

[...]alanza), dal commissario Mauri [Primo Savani), dal capo di stato maggiore Ottavio [Fernando Cipriani). A questi, per richiesta della « Julia » e di « Giustizia e Libertà », si aggiunsero altri due commissari: Achille Pellizzari [Poe], prestigioso dirigente cattolico di origine genovese, e Afro Ambanelli [Schiavi). Dopo l’eccidio di Bosco di Corniglio

(v.), dove il 17.10.1944 vennero uccisi dai tedeschi 6 membri del Comando, compreso Pablo, il C.U. fu riorganizzato con: Giacomo Ferrari [Arta), quale comandante; Achille Pellizzari, commissario; Leonardo Tarantini [Nardo) capo di stato maggiore, poi sostituito da Ottavio. Verso la metà di novembre venne designata per il settore Est Cisa una delegazione del C.U. che, dall’1.4.1945, diventò Comando unico per l'Est Cisa. Questo risultò composto da Paolo Ceschi [Gloria) quale comandante, Mauri commissario, Nardo capo di stato maggiore.

La nascita del Comando unico costituì un fatto estremamente importante per il coordinamento delle azioni partigiane e un elemento di ricomposizione degli attriti tra Brigate di diversa ispirazione, soprattutto fra quelle dirette dalle due maggiori forze politiche presenti militarmente: il P.C.I. e la Democrazia cristiana. Questa accusava di settarismo i comunisti che, a loro volta, accusavano di attesismo la D.C., dete[...]

[...]esto risultò composto da Paolo Ceschi [Gloria) quale comandante, Mauri commissario, Nardo capo di stato maggiore.

La nascita del Comando unico costituì un fatto estremamente importante per il coordinamento delle azioni partigiane e un elemento di ricomposizione degli attriti tra Brigate di diversa ispirazione, soprattutto fra quelle dirette dalle due maggiori forze politiche presenti militarmente: il P.C.I. e la Democrazia cristiana. Questa accusava di settarismo i comunisti che, a loro volta, accusavano di attesismo la D.C., determinando rapporti non facili tra i due partiti. Si trattava, del resto, di un elemento comune a gran parte del movimento di liberazione, sia su scala regionale che nazionale. Fu evidentemente dovuto a tali rapporti, oltre che a considerazioni sulla particolare situazione economica e sociale della regione, se il 3.8.

1944 si giunse all’autonomia delle tre province emiliane occidentali (tra cui Parma) dal C.U.M.E.R. (v.) e alla costituzione della Delegazione NordEmilia. Questa fu voluta soprattutto dal P.d’A. e dalla D.C.,

alla ricerca di proprie zone di influenza.

Questi contrasti, del resto sempre superati dal prevalere dello spirito unitario che informava la lotta partigiana, non influirono sull'attività delle formazioni che, anzi, divenne sempre più intensa via via che aumentavano gli effettivi. Ormai non passava giorno che non venissero effettuati attacchi lungo le tre più importanti vie di comunicazione della provincia, nonostante che il nemico tentasse di frenare l’azione dei partigian[...]

[...]sero ancor più duro, contro la zona Ovest. Questi attacchi in forze ottennero tuttavia il solo risultato di far diminuire temporaneamente le azioni partigiane e non di farle cessare. A partire dal febbraio 1945 queste infatti ripresero e vennero ampliate con intensità crescente; non furono fermate neppure dalle fucilazioni di partigiani prigionieri, effettuate per rappresaglia in varie località lungo la Via Emilia.

In questo stesso periodo il C.U. provvide a una più organica ristrutturazione dei reparti dipendenti. Le Brigate furono via via riunite in Divisioni che, al momento delle operazioni finali, erano le seguenti: nella Zona Ovest: la Divisione « Val Ceno », comandante Ettore Cosenza [Trasibuio), commissario Luigi Leris [Gracco); la Divisione « Val Taro », comandante Federico Salvestri [Richetto), commissario Severino Moli nari (Severino); la Divisione « Cisa », comandante Guglielmo Cacchioli (Beretta), commissario don Mario Casale;

nella Zona Est: la Divisione « Ricci », comandante Leonardo Tarantini [Nardo), commissario Luig[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 672

Brano: [...]odena e membro del Comitato centrale del P.C.L.

Corbari, Silvio

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. N. a Faenza (Ravenna) nel 1923, ucciso dai fascisti a Forlì il 18.8.1944; operaio meccanico. Noto nell'ambiente sportivo come giocatore di calcio, venne chiamato alle armi nel 1942 e destinato al

I Reggimento pontieri. L’8.9.1943, trovandosi a casa in licenza di convalescenza, prese subito parte alla Guerra di liberazione.

Accusato deH’uccisione di un milite fascista, si rifugiò in montagna

e, con altri giovani di diverse correnti politiche, costituì una formazione partigiana che divenne nota con il suo nome. Alla testa dei suoi uomini condusse una lotta senza tregua contro l’invasore colpendo, come dice la motivazione della sua m.d’o., « con attacchi improvvisi e di estrema audacia i presidi nazifascisti della Romagna, creando attorno a sè fama di leggendario eroe, inesorabile contro ogni prepotenza ed oppressione. Decine di colonne nemiche, furono da lui sbaragliate, caserme e reparti nazisti furono da lui disa[...]

[...]a dei suoi uomini condusse una lotta senza tregua contro l’invasore colpendo, come dice la motivazione della sua m.d’o., « con attacchi improvvisi e di estrema audacia i presidi nazifascisti della Romagna, creando attorno a sè fama di leggendario eroe, inesorabile contro ogni prepotenza ed oppressione. Decine di colonne nemiche, furono da lui sbaragliate, caserme e reparti nazisti furono da lui disarmati e costretti alla resa, villaggi e paesi occupati e liberati ».

Combattente leggendario

Per trarre in inganno il nemico, Corbari si travestiva da contadino, da mendicante, da ufficiale della milizia, da prete, ricorreva agli stratagemmi più impensati e beffardi. Ma .parlando degli uomini che _aveva_ucciso^ racconta il dottor Morri, ufficiale del C.U. M.E.R., un giorno disse: « Non mi compiaccio di contarli, anzi, cerco di dimenticarli. Per me non è un piacere uccidere, ma una necessità ».

Sentiva la sua responsabilità di comandante eppure sovente arrischiò la vita per beffare il nemico. Fece sapere al Comando della milizia di Tredozio (Forlì) che si sarebbe fatto vivo in paese e precisò perfino quale sarebbe stato il giorno della sua visita. Le forze fasciste locali naturalmente si mobilitarono per l’occasione: rigorosissima fu la vigilanza, ma durante l’intera giornata non comparve anima viva; soltanto verso sera arrivò in paese un po[...]

[...]verso sera arrivò in paese un pover'uomo che trascinava al guinzaglio un maialetto riottoso. Entrò nello spaccio e chiese ai militi che sostavano sulla porta se gli facevano il favore di badare per qualche istante alla bestia, appena il tempo di entrare e bere qualcosa. Poi uscì, riprese il maialino, ringraziò tutti e se ne andò.

« Corbari non si è fatto vivo », commentavano i militi;'ma il loro comandante non tardò a ricevere un biglietto in cui Corbari

lo ringraziava per la guardia che i suoi uomini avevano fatto al maiale.

Un’altra volta alcuni militi fascisti, dopo uno scontro, si misero a diffondere la voce d’aver ucciso Corbari. Egli volle dare una immediata e clamorosa smentita: travestito da milite entrò nel principale caffè di Faenza e, sotto lo sguardo allarmato di alcuni che l’avevano subito riconosciuto, sorseggiò tranquillamente un caffè. Poi alzò gli occhi su due quadri contenenti le fotografie di Mussolini e dell’ex segretario nazionale fascista Ettore Muti, li staccò dal muro e li infranse a terra, facendo rimanere allibiti tutti gli astanti. Approfittando della sorpresa generale, Corbari uscì indisturbato. Un attimo dopo venne rincorso da alcuni militi, ma lui li tenne facilmente à~ bada con il suo mitra mentre saliva su una macchina che, col motore acceso, Io attendeva nei pressi. E si dileguò.

Le sue azioni non si limitavano naturalmente a queste ardite beffe: Corbari attaccava posti di blocco, caserme, liberava villaggi, conquistava depositi di armi. Nell'aprile del 1944, all’epoca dei bandi fascisti, il console della milizia di Forlì, Gustavo Marabini,

diede l’ordine di fucilare alcuni giovani renitenti alla leva e Corbari decise di sopprimerlo. Per adescare l’avversario, finse di mostrarsi pentito della vita condotta sin[...]

[...]ti, ma lui li tenne facilmente à~ bada con il suo mitra mentre saliva su una macchina che, col motore acceso, Io attendeva nei pressi. E si dileguò.

Le sue azioni non si limitavano naturalmente a queste ardite beffe: Corbari attaccava posti di blocco, caserme, liberava villaggi, conquistava depositi di armi. Nell'aprile del 1944, all’epoca dei bandi fascisti, il console della milizia di Forlì, Gustavo Marabini,

diede l’ordine di fucilare alcuni giovani renitenti alla leva e Corbari decise di sopprimerlo. Per adescare l’avversario, finse di mostrarsi pentito della vita condotta sino allora e, tramite persona fidata, gli fece chiedere un appuntamento. Il giorno convenuto giunsero entrambi sul luogo dell’incontro, una località lungo la strada PredappioRocca San Casciano: il console della milizia (che, secondo i patti, avrebbe dovuto presentarsi solo e disarmato) si era fatto accompagnare da due mediatori e da un nipote di Mussolini. Fra il Marabini e Corbari ebbe inizio una schermaglia, con la quale ciascuno cercava di scoprire le ve[...]

[...]lla vita condotta sino allora e, tramite persona fidata, gli fece chiedere un appuntamento. Il giorno convenuto giunsero entrambi sul luogo dell’incontro, una località lungo la strada PredappioRocca San Casciano: il console della milizia (che, secondo i patti, avrebbe dovuto presentarsi solo e disarmato) si era fatto accompagnare da due mediatori e da un nipote di Mussolini. Fra il Marabini e Corbari ebbe inizio una schermaglia, con la quale ciascuno cercava di scoprire le vere intenzioni dell’avversario: il console promise al capo partigiano il comando di una legione della milizia e a Ines Versari (una coraggiosa partigiana che da alcuni mesi era la compagna di Corbari) un posto nella Croce Rossa. A tali proposte, accompagnate dalla descrizione dei rastrellamenti in grande stile che sarebbero fatalmente seguiti nel caso di un mancato accordo, Corbari aderì con aria talmente convinta che il Marabini abboccò. Partirono insieme sull’automobile.del console, che sfrecciò davanti a aue camion di tedeschi e militi appostati nei pressi, e si diressero a Forlì dove, a detta del Marabini, un generale tedesco attendeva il Corbari. Nel passare davanti ai camion, il console fissò Corbari negli occhi e, non leggendovi altro che un sorris[...]

[...]del Marabini, un generale tedesco attendeva il Corbari. Nel passare davanti ai camion, il console fissò Corbari negli occhi e, non leggendovi altro che un sorriso beato e pieno di riconoscenza, si convinse del tutto. Premendo sull’acceleratore per giungere più rapidamente a Forlì, il console si allontanò pericolosamente dai suoi uomini; Corbari gli sparò proprio mentre fermava la macchina per attendere la scorta. Il duello era terminato: sotto i cuscini dell’automobile furono trovate le armi del Marabini, prova che la partita era stata giocata da entrambe le parti senza riguardo ai patti stabiliti.

Le azioni si susseguirono ininterrottamente, la banda « Corbari » si rafforzò e, a fine luglio, si spostò sul Monte Levane, dove gli Alleati si erano impegnati di effettuare un aviolancio. Un gruppo di partigiani faentini che avrebbe dovuto appoggiare il trasferimento di Corbari e dei suoi, fu sorpreso dal nemico e annientato. Corbari si portò egualmente sul monte, divenuto ormai insidioso. Nella notte del 15 agosto giunse il lancio: muniz[...]

[...]i quintali di esplosivo. Tutto il materiale fu nascosto in una capanna. All’indomani le vedette segnalarono una pattuglia tedesca. Adriano Casadei (v.), l’aiutante in prima di Corbari, l’attaccò. La pattuglia era soltanto l’avanguardia delle forze nemiche, ammontanti a centinaia di uomini tra tedeschi e fascisti. I partigiani decisero ugualmenté di resistere, avvalendosi delle favorevoli condizioni del terreno. L’impari duello si protrasse per alcune ore, ma alla fine non restava che la ritirata. Prima di andarsene, Casadei volle tentare il ricupero delle armi e delle munizioni nascoste nella capanna. I partigiani vi giunsero con i tedeschi alle spalle. Allora Casadei decise di far saltare tutto in aria. Preparò una miccia a tempo e quando i tedeschi furono intorno alla capanna, una enorme esplosione li fece saltare in aria, insieme a ogni altra cosa in un largo raggio. Corbari cadde vittima di un tradimento. Il 17.8.1944 certo Franco Rossi, che aveva fatto parte della banda, incontrò il suo ex comandante a Cornia di San Valentino; lo complimentò e gli offrì un portasigarette,


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine C.U., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Il C <---fascisti <---nazifascisti <---A Port Elisabeth <---A.N.C. <---A.P.O. <---Afro Ambanelli <---Bosco di Corniglio <---C.P.S.A <---C.P.S.A. <---C.U.M.E.R. <---Città del Capo <---Clinica <---Comitato centrale <---D.C. <---Est Cisa <---Ettore Cosenza <---Ettore Muti <---G.A.P <---I.C.U. <---I.S.L. <---Il C P <---Il C U <---Ku-Klux-Klan <---La lotta <---Leonardo Tarantini <---Luigi Cortese <---M.E.R. <---Mario Casale <---Monte Levane <---Neviano degli Arduini <---P.C.I. <---P.C.L. <---P.S.A. <---Paolo Ceschi <---Partito comunista <---Per me <---S.A.P. <---Stato di Israele <---Storia <---Val Ceno <---Zona Ovest <---antifascista <---attesismo <---capitalista <---comunista <---comunisti <---cristiana <---emiliane <---fascista <---fasciste <---imperialismo <---imperialista <---laburista <---marxista <---nazionalista <---nazisti <---razzismo <---razzista <---razzisti <---segregazionista <---settarismo <---sindacalismo <---sionismo <---sionista <---sionisti <---socialismo <---socialista <---stalinismo <---tigiana <---tribalista <---zarista



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