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Il segmento testuale Asti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 81Analitici , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Norberto Bobbio, Umberto Calosso e Piero Gobetti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]O CALOSSO E PIERO GOBETTI
La prima raccolta di scritti gobettiani dopo la liberazione, e dopo un ostracismo durato circa vent'anni, apparve, col titolo Scritti attuali, presso l'editore Capriotti di Roma con la data 30 luglio 1945. Ne era curatore Umberto Calosso che vi premise una prefazione, importante per piú motivi. Anzitutto per
* Testo riveduto e annotato di una comunicazione presentata al Convegno dedicato a Umberto Calosso, svoltosi ad Asti il 1314 ottobre 1979.
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alcuni cenni autobiografici. Dopo essersi professato « amico di questo giovane fin da quando era ancor ragazzo », precisa: « Conobbi Gobetti subito dopo l'altra guerra, quando cercava collaboratori per una rivistina quasi infantile di cui non aveva ancor trovato il nome, e che si chiamò poi `Energie nove' ». Questo ricordo ci rinvia all'estate del 1918, quando Gobetti aveva compiuto da poco 17 anni (essendo nato il 19 giugno 1901), mentre Calosso (nato il 23 settembre 1895), ne aveva alcuni di piú. Fu durante le vacanze di quell'anno, terminato [...]

[...] mia esperienza, senza gli svolazzi letterari infantili e cianurici e senza le note "erudite" del mio saggio infantile ». Inutile precisare che l'aggettivo « cianurici » è una scherzosa allusione a Vittorio Cian, allora professore di letteratura italiana all'università di Torino.
2 Per queste ed altre informazioni M. GRANDINETTI, Umberto Calosso: giornalista nell'Ordine Nuovo, relazione al Convegno sulla figura e l'opera di Calosso, svoltosi ad Asti il 13 e 14 ottobre.
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manzoniano, apparso su « Il Baretti » nell'aprile 1927, quando Gobetti era già morto 3.
Il secondo cenno autobiografico della prefazione su ricordata riguarda l'episodio ben più noto della sua successione a Gobetti come critico teatrale di « l'Ordine Nuovo ». Sospesa improvvisamente la pubblicazione di « Energie nove » nel febbraio 1920, Gobetti aveva iniziato a collaborare a « l'Ordine Nuovo » come critico teatrale nel gennaio 1920. Avendo dovuto rallentare la propria collaborazione dopo qualche mese, in parte perché sotto le armi dal luglio 192[...]

[...]i Calosso alla commedia di Niccodemi, dianzi menzionata, e la nota che Gobetti aveva preparata per la stessa commedia e non fu pubblicata 5. Calosso si limita a descrivere vivacemente la serata, contrastata da fischi e salvata dall'abile intervento pacificatore di Niccodemi (che era oltre che l'autore il direttore della compagnia). Gobetti, cui la leggerezza, la vacuità, l'abilità puramente scenica di Niccodemi avevano sempre dato terribilmente fastidio, prende di petto lo spettacolo, e condanna la commedia come « irrimediabilmente falsa », definendola con quei tratti incisivi che gli sono abituali « una storia d'amore » che « trattata a mo' di idillio diventa goffo come un'Arcadia plebea »6.
A chi sfogli l'annata del giornale il contrasto fra l'ilare e scanzonato Calosso
3 Nel centenario dei Promessi Sposi, in « Il Baretti », iv, 1927, n. 4, p. 19.
4 Sarmati era il nome di famiglia della madre. Sapegno ricorda che Calosso lo aveva adottato anche perché la Sarmazia richiamava la Russia patria della rivoluzione.
5 Ed ora si può leggere[...]

[...]uovo" » (ibidem). Inedita e isolata. Lo stesso Calosso non la riprese nella prefazione del 1945, dove si limitò a dire che « Rivoluzione liberale » fu « il foglio
lo Gramsci e l'« Ordine Nuovo » in « Quaderni di Giustizia e Libertà », n. 8, agosto 1933, pp. 7079, firmato « Fabrizio ». Nel numero successivo Calosso protesterà col proto che gli ha mutato lo pseudonimo « Fabrizi » in « Fabrizio ». Mentre Fabrizio è un nome romano che ricorda l'onomastica fascista, Fabrizi rievoca il personaggio mazziniano Nicola Fabrizi « vissuto a lungo in quest'angolo perduto [Malta] dove l'esilio mi ha proiettato » (Rettifica, in « Quaderni di Giustizia e Libertà », n. 9, novembre 1933, pp. 9495, firmato « ExFabrizi »).
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piú vivo d'Italia ». (Nell'articolo del 1933 aveva detto de « l'Ordine Nuovo » che era stato « uno dei fogli piú originali che l'Italia abbia avuto », ibidem.)
Tralascio riferimenti minori 11. L'ultimo articolo di Calosso dedicato a Gobetti apparve su « Il Mondo » nel n. del 14 maggio 1949, intitolato Gobetti tr[...]

[...]ti liberali, Gioberti come Mazzini, Marx come Torquemada 13 Un giudizio ingiusto, e bisogna pur dirlo, anche senza mordente (non ostante l'intenzione di mordere). Un caso in cui palesemente Calosso è stato tradito dal gusto della boutade. Tanto piú ingiusto in quanto l'Alfieri di Gobetti non è un liberale ma un libertario, molto piú vicino all'anarchico che lui stesso, Calosso, ha tratteggiato che non al liberale classico come Locke o Constant. Basti questa frase: « L'Alfieri nega la tirannide perché piú forte dell'esigenza sociale freme in lui il represso ardore di una attività individuale, piú forti di tutti i motivi democratici lo animano gli impulsi anarchici e aristocratici della sua esuberanza
e della sua concreta coscienza creativa. La sua critica è superiore all'enciclopedismo e al liberalismo sensistico »14. Si capisce, c'è modo e modo d'intendere l'anarchia, o il libertarismo. C'è una concezione etica e una concezione che si potrebbe dire edonistica o utilitaristica o meramente estetica dell'anarchismo. Quella di Gobetti è riso[...]

[...]interpretazione di Gentile che esamina l'Alfieri « solo in relazione alle sue conseguenze patriottiche » (ivi, p. 91). Il proposito di Gobetti è di fare dell'Alfieri il capostipite di una storia « filosofica » del Risorgimento in Piemonte, dove l'accento deve cadere su quel « filosofico », giusto o sbagliato che sia. Una storia certo tutta inventata ma che coi suoi Ornato, i suoi Gioberti, i suoi Bertini, non ha nulla in comune con la storia scolastica dei precursori del Risorgimento. Anche la contrapposizione fra l'interpretazione politica di Gobetti e quella non politica di Calosso, è fuorviante. La politica di Alfieri secondo Gobetti è la religione della libertà che non è politica nel senso abituale del termine essendo invece un atteggiamento etico, che come tale dovrebbe ispirare ogni politica ma non è di per se stesso immediatamente politico. Oserei dire che nell'espressione del titolo « filosofia politica », è piú importante il sostantivo che l'aggettivo.
Resta il problema di capire le ragioni dell'alfierismo di questi due personag[...]



da Giuseppe Bevilacqua, Varietà e documenti. Dalla valle di Giosafat: Elias Canetti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]O CALOSSO E PIERO GOBETTI
La prima raccolta di scritti gobettiani dopo la liberazione, e dopo un ostracismo durato circa vent'anni, apparve, col titolo Scritti attuali, presso l'editore Capriotti di Roma con la data 30 luglio 1945. Ne era curatore Umberto Calosso che vi premise una prefazione, importante per piú motivi. Anzitutto per
* Testo riveduto e annotato di una comunicazione presentata al Convegno dedicato a Umberto Calosso, svoltosi ad Asti il 1314 ottobre 1979.



da Franco Fortini, Cronache della vita breve in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]tico. Per alcuni la progressività e la partiticità della scienza é intesa in senso del tutto deteriore, cioè nel senso che è progressiva e quindi da lodare e seguire qualunque attività, anche solo apparentemente scientifica, pur che parta formalmente da presupposti teoretici definibili progressivi in sede ideologica e politica ». Ma guarda. Così è accaduto, prosegue l'Aloisi, che si siano applaudite le pseudo scoperte del microbiologo sovietico Bastian : « cos?, per quanto riguarda la questione della genetica e degli esperimenti di Lysenko e della Lepescinskaja, coloro che accettano in modo puerile e dete riore il concetto di partiticità della scienza... hanno subito dichiarato la loro persuasione senza soffermarsi né sull'esame teorico della questione, né sulla natura e qualità degli esperimenti relativi, laddove è necessario discutere tutte queste cose con cognizioni di fatti e teorie, cos? come appunto avviene in Unione Sovietica. (È da notare a questo proposito che la nostra stampa ha inconsciamente favorito questo disguido poiché, af[...]

[...]zionale, e per i quali Gramsci è stato un libro decisivo? Risposta: si, ma nella misura in cui gli intellettuali del Partito Comunista aprono la conversazione con loro. E qual è la condizione perché si abbia una conversazione reale fra i comunisti e quei giovani, il cui numero va crescendo ogni giorno (e che non sono più identificabili con la massa di coloro che gli anni '47'52 respinsero fuori della presenza politica e che, a lungo, abbiamo fantasticato di « recuperare »)? La condizione è la conversazione fra i comunisti stessi; oppure uno sforzo eroico, una disciplina estrema, la rinuncia alle ambizioni accademiche, una autorganizzazione di feuo. Controprova? Le più riuscite imitazioni di quei gruppi si hanno in posizioni apertamente noncomuniste, sulle quali si trovano denari, tempo (ed equivoci) a josa. Concludendo: la trasformazione dell'intellettuale tracizionale in intellettuale moderno avviene sotto i nostri occhi, ma anche a nostre spese, e a ciascuno per conto proprio. Spersi nelle città, nelle nostalgie, nelle ambizioni sbaglia[...]

[...] annesso un convento. M tompo dei francesi, i frati furono espulsi, il convento divenne caserma. In anni più vicini ai nostri, abitazione di povera gente. Quasi tutto distrutto dalla guerra, il chiostro é rimasto abbandonato per vari anni, regno di gatti randagi. Ora è restaurato ed ospita una scuola, diretta da monache e frati.
La ricostruzione del chiostro é durata assai a lungo, con interruzioni e riprese. Nel cortile calce e mattoni sono rimasti abbandonati per lunghi inverni. Tale lentezza é la ragione della storia dei gatti. Questi felini hanno creduto che avrebbero potuto continuare a vivere indefinitamente fra le ortiche e le pietre sconnesse. Non erano molti: cinque o sei, gatti bastardi, così timorosi dell'uomo che un gesto bastava a farli fuggire; ma anche insolenti per la fame, miagolando ad occhi fissi, ostinati.
I muratori avanzavano ed essi si ritiravano. Sparivano anche; per intere stagioni. I muratori non erano cattivi con loro. Gettavano qualche pezzetto di pane o la coda della salacca, mentre mangiavano appoggiati al [...]

[...]to Wright e come un gruppo di architetti abbia fatto capire che sarebbe stato opportuno affidare il progetto dell'edificio in questione ad un italiano...
Ed è solo la terza pagina. Sfogliando le altre: « L'arma scelta era una rivoltella silenziosa al cianuro, camuffata da portasigarette » « Lo scandalo dei miliardi: inutili sforzi dei giudici per scoprire i finanziatori »; « Le donne russe sono di 15 anni in ritardo sulla moda »; « Le notti orgiastiche di una coppia di nobili »; « Un operaio si avvelena nella sala di aspetto di Asti »; « Il cadavere di Wilma Montesi non fu trascinato dalle correnti »; «Assedio della polizia intorno a Orgosolo »; «Mosca può mobilitare 900 divisioni in un mese »; « Da 150 giorni nel fango di Dien Ben Phu ».
L'accostamento di titoli di giornali è un espediente letterario che risale, credo, a Doeblin e a Dos Passos e che il cinema ha ripreso, abusandone. Quello che bisogna mettere in evidenza è la totale disperazione di un qualsiasi quotidiano dei nostri giorni. Questa disperazione è molto più evidente in un giornale ben fatto e con uno sfondo « equilibrato » e « umanistica che non in un co[...]

[...]ualcuno ha notato, nell'Ingannata di Mann, la filigrana della storia di Enea e Didone. La figlia si chiama Anna, come Anna soror; la scena della confessione, dopo la festa, e grazie all'insonnia, non è senza rapporti con la scena notturna d'ell'Eneide; l'eroe viene dal mare; l'angolo del castello presso Düsseldorf corrisponde alla gratta virgiliana... Forse mi sbaglio, mia l'allusione non sarebbe estranea al modo di coatporre di Mann. Si può fantasticare the l'Annibale di quella Didone, l'ultor della ingannata, sia Hider.
* * *
Incontri L. S. in libreria. L'hai visto un anno fa, l'ultima volta. Sai che ti ritiene un fanatico o uno stravagante. E tu lo stimi un brav'uomo, ma chiuso in un formulario critico che non sai apprezzare. Park; è cordiale, aperto, esprime opinioni ragionevolissífine, degne. Pensi al thno perentorio che hai impiegato, nell'artirnilo che proprio oggi hai rivisto in bozze, discorrendovi del suo ultimo lavoro. Se tu avessi parlato con lui, forse, avresti capito meglio, avresti evitato di dargli un dolore. Ti persuadi[...]

[...]montant la tisi ammazza a migliaia gli algerini emigrati. Ricardo quoi collaborazionista siriano, nel 191'l, anche lui « discendente di emiri », inebetito dietro un'astuta ragazza di Losanna; era dottore in Sorbona, i partigiani del Plateau de Langres gli avevano strappato le unghie dei piedi, diceva; e, di notte, delirava. Ma i più giovani non si suicidano più; o rischiano la vita acanto ai residenti, ai colonnelli, ai nuovi collabos, o sono rimasti, tornati da Parigi, con i loro compagni. Non so se gli studenti vietnamiti dalla faccia color di malaria che incontri per rue Soufflot hanno bisogno di andare al Museo Carnavalet dove pendono, dietro i vetri, gli stendardi ricamati con l'antico grido.
* * *
Les communistes et la paix. Son due o tre anni che Sartre lavora a questo libro. La terza puntata é una storia del movimento operaio francese dal '70 a oggi. Non ha finito di sorprenderci. Corretto o scorretto che sia il suo disegno, impossibile non riconoscergli una forza eccezionale, una coerenza, una intensa capacità di persuasione. I[...]



da Giuseppe di Vittorio, Premesse della unità del movimento sindacale in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: [...]oncordare un vero e proprio contratto collettivo di lavoro (una « tariffa »), che risulta essere il primo contratto del genere stipulato in Italia.
Ben presto altre Società consimili sorsero nello Stato ligurepiemontese nel quale, — data la funzione storica che il Piemonte si era assunta, — le condizioni oggettive erano più favorevoli al sorgere di organizzazioni popolari ed operaie. In effetto, al I Congresso Operaio Italiano, ch'ebbe luogo ad Asti nel 1853, parteciparono ben 30 Società Operaie del Piemonte e della Liguria. In seguito, specialmente dopo la guerra del 1859, nella misura stessa in cui si sviluppava il processo di unificazione nazionale e si realizzavano, quindi, condizioni di maggiore libertà, sorgevano e si moltiplicavano le Società Operaie, di categoria e generali, anche in altre regioni d'Italia. Tanto che, nel 1867, si contavano già 537 Società Operaie ed il loro numero salì ad oltre 900 nel 1870.
In origine, queste Società non avevano quasi nulla del Sindacato. Erano delle Società Operaie e patriottiche di mutuo soc[...]

[...]lo italiano deve essere « punito » per il fatto di essersi lasciato per tanto tempo governare dai fascisti, e intanto le settimane passano, gli avvenimenti militari precipitano, e la posizione dell'Italia resta quella che era. Il brutto è che nel ftattempo, ipnotizzati dal miraggio di non si sa quali miglioramenti che dovrebbero arrivare dall'America, dall'Inghilterra, o da un altro paese qualunque, dirigenti politici e uomini di governo sono rimasti più o meno paralizzati, mentre avrebbero forse potuto fare parecchie cose utili se invece di guardar tanto lontano si fossero occupati concretamente ,delle cose che stanno loro tra i piedi.
La situazione internazionale del nostro paese è quella che è. E' la situazione di un paese che dopo aver minacciato e aggredito mezzo mondo è stato sconfitto; di un paese, quindi, contro ii quale giustamente si dirige la diffidenza generale delle nazioni aggredite. Abbiamo già dimostrato parecchie volte e continueremo fino alla sazietà a ripetere che non esiste manovra sapiente o intrigo tortuoso di polit[...]

[...] alla sazietà a ripetere che non esiste manovra sapiente o intrigo tortuoso di politica in ternazionale il quale possa sanare questa situazione. 1 nostri diplomatici dilettanti, i quali sognano gli allori di Cavour dopo ,Novara e vorrebbero ricalcar quelle orme, dimenticano soltanto che il popolo italiano nel 184849 era stato battuto in una guerra giusta, che ad esso si rivolgevano le simpatie di tutti i popoli civili, e che anche la politica dinastica di Cavour non poîeva non trarre beneficio da questa circostanza. La prima cosa che si deve fare se si vuole che il nostro paese risorga, è di riconquistarsi almeno un minimo di simpatia delle libere nazioni d'Europa, il che non si ottiene nè lamentandosi nè tessendo manovre ed intrighi, ma combattendo per cacciare i tedeschi dal nostro paese, operando energicamente per distruggere ogni residuo del regime fascista e restando uniti per veder di risolvere a poco a poco, con le nostre stesse forze e con uno spirito di solidarietà nazionale, i nostri problemi più urgenti.
Né si deve dimenticare[...]



da a.n.[Anna Nozzoli], scheda sintetica di «Rivista di letterature moderne comparate» in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]orio Santoli (condirettori Ada Croce, Arturo Croma, Carlo Tagliavini). Dal 1961 in poi ha assunto il titolo di Rivista di letterature moderne e comparate ed è attualmente diretta da Carlo Pellegrini con la cooperazione di numerosi studiosi italiani e stranieri (D. Alonso, A. Croce, C. Dédéyan, J. W. Draper, A. B. Duff, A. H. Gilbert, W. Kohlschmidt, R. Lebègue, A. Nicoll, M. Praz, C. Tagliavini, G. Weise, H. de Ziegler). Stampata inizialmente ad Asti presso la casa editrice Arethusa, la rivista viene oggi edita dalla Sansoni di Firenze. Nato nell'immediato dopoguerra, il periodico venne, sin dall'inizio affermando la necessità di liquidare le barriere che il provincialismo fascista aveva frapposto tra la cultura italiana e il resto del mondo, impostando una rassegna di studi letterari a carattere internazionale, con la precisa volontà di « vedere la letteratura italiana insieme con le altre sul vasto orizzonte mondiale ». Così in una programmatica apertura alle letterature moderne di tutti i paesi, senza alcun pregiudizio di natura ideolo[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Asti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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