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da (Mito e civiltà moderna) Vittorio Lanternari, Frammenti religiosi e profezie di libertà fra i popoli coloniali in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...] loro anelito di libertà, con l'ansia di salvezza terrena da cui sono animati i proseliti, la funzione profana delle religioni cosiddette « primitive » e in definitiva di ogni religione popolare: funzione volta alla risoluzione di concrete crisi esistenziali determinate dalla dinamica storica: funzione che consiste nell'instaurazione di forme adeguate di riscatto miticorituale.
56 VITTORIO LANTERNARI
Uno degli epicentri dei movimenti profetici africani é la regione compresa fra l'una e l'altra riva del Medio e Basso Congo (Congo Francese e Belga), con irradiazioni nell'Africa Equatoriale Francese e nell'intero Congo Belga.
In qual modo e con quasi specialissimi effetti ivi s'incontrino il Cristianesimo e la religione locale già s'intravvede sintomaticamente da un'antica notizia. Un Cappuccino il quale agli inizi del sec. 18° operò fra i Bakongo per riordinare le missioni del Regno indigeno del Congo, incontrò una strana profetessa, Donna Beatrice. Costei si vantava di aver ricevuto visioni e sogni vaticinatori, nonché un'esperienza di mor[...]

[...]ntese a procurarsi potenza (magica) contra ogni creatura e forza ostile. Ma qui importa sottolineare che nell'ambito dell'associazione del Serpente parlante dei Bashilele si sviluppava un mito nuovo e chiaramente antieuropeo. Dal serpente, seconda il mito, sarebbero nati alcuni profeti o messia i quali avrebbero lottato contra la nazione egemonica e scacciato i bianchi dal paese (6). Così si scorge come le varie formazioni religiose tradizionali africane, del resto già sorte con funzioni di protezione dai mali e dagli stregoni (feticismo, società di uominibestie), a seguito dell'aggravarsi dell'urto culturale tra indigeni e bianchi si trasformavano in senso nettamente xenofobo, antieuropeo. In realtà l'esperienza di urto coi bianchi si rendeva sempre piú drastica, e coinvolgeva tutte le forme religiose tradizionali: tanto più quelle volte già a un intento esplicitamente salvifico, di guarigione, di padroneggiamento delle forze maligne.
Secondo la credenza dei Bashilele diffusasi nel 1933 (il Congo
Belga era stato costituito come colonia be[...]

[...]alla prima guerra mondiale, fu in Francia ove frequentò circoli politici come l'« Union des Travallieurs Nègres », la « Ligue de la Defense de la Race Nègre », etc., e divenne ben presto un eminente condottiero politico. Fondò in Francia (1926) il movimento « Amicale Balali» comunemente detto poi «Amicalismo », nell'intento di svegliare le autorità metropolitane verso il problema negro e di promuovere la solidale resistenza antibianchi dei Negri africani. II duplice arresto (1930, 1940), la deportazione al Ciad, il lungo periodo di prigionia aggiunsero, alla sua fisionomia di « eroeguida », la corona del martirio. André Matsúa diveniva per i Congolesi il suc
(13) Andersson, 70.
(14) Andersson, 6995.
(15) Andersson, 96117.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI 63
cessore di Simon Kimbangu; né la sua morte (1942) attenuò gli entusiasmi, bensì valse a diffondere l'attesa di un suo prossimo ritorno come liberatore. Da allora egli divenne un vero messia, fu denominato GesúMatsúa (16).
Il fenomeno André Matslía é de[...]

[...]ga dagli spiriti dei morti risorgenti dalle tombe (28). Così gli elementi tradizionali s'intrecciano con i nuovi elementi cristiani in un complesso religioso che serba intero lo spirito di emancipazione antibianchi già proprio del Kimbangismo. « Il Regno verrà — annuncia una profezia kakista reinterpretando a suo modo l'idea cristiana del "Regno" — quando Matsúa e Kimbangu torneranno tra i Negri, apportatori di potenza e dominio : sarà il `regno africano' ». « Dio di Abramo, Dio di Giacobbe, Dio di Simon Kimbangu e di André Matsúa — così suona la preghiera di Mavonda Ntangu —: quando scenderà la benedizione e la libertà su di noi? Orsù tralascia di ascoltare le preghiere dei bianchi, già a lungo ascoltati da te. Basta con le benedizioni ricevute da loro! ora volgiti a noi. Amen » (29).
(26) Balandier 1955, 43135, 44763; Andersson, 13850. Si noti che sopra l'altare kekista è effigiato un gallo, simbolo di PietroPierre Mpadi, accanto alla fotografia di Matsúa (Balandier 1955. 458).
(27) Andersson, 140 sgg., 151 sgg., 16275.
(28) Andersson, [...]

[...]tenza, a causa dell'intransigente, minacciosa egemonia culturale, politica, religiosa dei bianchi.
Che la salvezza, suprema meta di ogni messianismo, potesse raggiungersi attraverso l'unica via dell'unione solidale degli indigeni d'Africa, veniva facendosi una delle idee dominanti dei vari movimenti profetici, in qualunque regione del continente sorgessero. Zaccaria Bonzo, altro profeta congolese, penetrava nell'Angola col motto « l'Africa agli Africani! ». Simon Toko nel 1949 fondava un nuovo movimento, la « Stella rossa », basato sul principio che Dio sta con i più, e perciò in Africa Egli é a fianco degli Africani. Secondo la profezia di Toko, Dio invierà un suo figliomessia incarnato in un Negro, a redenzione dei Negri (31). Così dal sincretismo negrocristiano va sviluppandosi una coscienza religiosa panafricanista — già implicita del resto nel Kimbangismo, Gunzismo e Kakismo —, fondata su una omogeneità di esperienze di fronte ai bianchi e su una crescente consapevolezza etnicoculturale determinata dallo stesso confronto con la cultura straniera egemonica.
Mentre nell'Africa equatoriale e nel Congo, fra alterne esplosioni e repressioni, in un ininterrotto processo di proliferazioni sotterranee
(3G) Andersson, 12635.
(31) Tastevin 1956.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI 69
e di efflorescenze visibili il messianesimo indigeno s'incrementava irradiandosi a regioni vi[...]

[...]gemonica.
Mentre nell'Africa equatoriale e nel Congo, fra alterne esplosioni e repressioni, in un ininterrotto processo di proliferazioni sotterranee
(3G) Andersson, 12635.
(31) Tastevin 1956.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI 69
e di efflorescenze visibili il messianesimo indigeno s'incrementava irradiandosi a regioni vicine e lontane, venivano diffondendosi a mano a mano culti profetici anche da altre regioni africane. Nel 1925 Tomo Nyirenda, nativo del Nyassa, proclamantesi «Figlio di Dio » o Muana Lesa — con il quale nome é meglio noto —, introduceva nel Katanga, zona mineraria fra le più soggette a drastico urto sociale tra indigeni
e bianchi, il movimento Kitawala o Kitower, attivo già in Rhodesia e nel Nyassa ove ispirò a varie riprese moti sedizioni violentemente repressi. Il movimento Kitawala proviene per processo separatistico indigeno dalla congregazione americana della Watch Tower (Kitawala
o Kitower é deformazione dell'originario termine inglese), o Associazione dei Testimoni di Geova, fonda[...]

[...]on. I miscredenti saranno debellati, sulla terra regnerà la giustizia. Negatori della Trinità, della divinità di Cristo, dell'immortalità dell'anima, degli eterni castighi ultraterreni; per di più antimilitaristi ed antinazionalisti ad oltranza, i Testimoni di Geova condannano sia lo Stato sia ogni forma di organizzazione ecclesiastica come emanazione di Satana. Essi dunque avevano i migliori requisiti perché la loro ideologia apparisse ai Negri africani, tra i quali arrivassero, la controparte più positiva ed entusiasticamente accettabile della cultura religiosa dei bianchi, specialmente se confrontata con il Cristianesimo dei missionari. Infatti del profetismo indigeno che i missionari cristiani avversavano, ora i nativi venivano a scoprire, nel Russellismo, un modello vivente, anzi un emulo in pieno mondo religioso cristiano (32). Il movimento Kitawala, iniziatosi in Africa fin dal principio del secolo, reinterpretava a sua volta la dottrina russellita originaria. Il suo centro di diramazione fu l'Africa del Sud e l'Africa Centrale Britan[...]

[...]e le verità della Bibbia, ponendo ad es. la monogamia a fondamento della religione cristiana, laddove la Bibbia dava ampia
(32) Schlosser, 23539; E. BRIEM, Jehovas Vittnen, Stockholm 1944; A. STRÖM, Religion och Gemenskap, Uppsala 1946, 190203; H. H. STROUP, The Jehovah's Witnesses, New York 1945; W. Watson, 1958, 197 sgg.
70 VITTORIO LANTERNARI
testimonianza di legittimità alla poligamia, uno dei principi fondamentali della struttura sociale africana (33). Cosi gli indigeni trovavano, in un linguaggio culturale e religioso imprestato dai bianchi, un'ulteriore giustificazione al millenarismo emancipazionista fondato dai loro profeti. In realtà l'incontro fra profetismo africano e millenarismo russellita é fra i più sconcertanti fenomeni delle religioni moderne. Infatti entrambi esprimono, pur in mondi culturali diversi, una somigliante esigenza di rinnovamento religioso, entrambi denunciano una grave crisi culturale. Dal loro incontro risultano poste in netta evidenza le cocenti contraddizioni religiose in cui versano gli organismi ecclesiastici delle nazioni moderne. Il Russellismo, e con qualche analogia l'Esercito della Salvezza, nel loro incontro con le religioni africane profetiche, hanno fornito una giustificazione non più solamente « indigenista », ma conval[...]

[...]i fenomeni delle religioni moderne. Infatti entrambi esprimono, pur in mondi culturali diversi, una somigliante esigenza di rinnovamento religioso, entrambi denunciano una grave crisi culturale. Dal loro incontro risultano poste in netta evidenza le cocenti contraddizioni religiose in cui versano gli organismi ecclesiastici delle nazioni moderne. Il Russellismo, e con qualche analogia l'Esercito della Salvezza, nel loro incontro con le religioni africane profetiche, hanno fornito una giustificazione non più solamente « indigenista », ma convalidata dalla viva esperienza religiosa dei bianchi stessi, dell'autenticità e accettabilità delle posizioni religiose native.
Per tornare al movimento religioso Kitawala e al suo divulgatore Muana Lesa, testé nominato, costui ben presto ebbe ad incorrere nelle maglie della persecuzione poliziesca. Accusato dall'autorità belga di uccidere persone battezzate, fu catturato: fuggi in Rhodesia, ma venne arrestato e impiccato. Era il 1926. Il movimento Kitawala anziché sopirsi crebbe e si propagò per esteso n[...]

[...] catturato: fuggi in Rhodesia, ma venne arrestato e impiccato. Era il 1926. Il movimento Kitawala anziché sopirsi crebbe e si propagò per esteso nella colonia belga nonché nelle colonie britanniche e francesi, suscitando qua e là a più riprese moti di rivolta xenofobi. Esso preconizzava, fedele al modello americano della Watch Tower, la fine di ogni autorità religiosa e politica attualmente vigente; inoltre diffondeva un'ideologia egualitaria panafricanista, ispirata alla speranza messianica dell'avvento di un'età paradisiaca sulla terra nel nome di Gesù Cristo (34). Nell'ultimo dopoguerra uno dei suoi profeti ed agitatori del Congo Belga (Prov. Orientale), Bushiri, si proclemò « Sostituto di Gesù » (Mulurnozi usa Yesu).
Un particolare fenomeno dell'immediato dopoguerra venne a improntare il movimento Kitawala: l'attesa degli Americani come fatidici messaggeri di Dio. Facilitata dalla parentela americana dello stesso movimento, l'idea di tale attesa trovò incentivo nell'esperienza di aiuti inviati dall'America nel corso dell'ultima guerra. [...]

[...] » (Mulurnozi usa Yesu).
Un particolare fenomeno dell'immediato dopoguerra venne a improntare il movimento Kitawala: l'attesa degli Americani come fatidici messaggeri di Dio. Facilitata dalla parentela americana dello stesso movimento, l'idea di tale attesa trovò incentivo nell'esperienza di aiuti inviati dall'America nel corso dell'ultima guerra. Inoltre in quell'epoca veniva fondato, ad opera del Negro americano Marcus Garvey, un movimento panafricanista, anzi pannegro (l'Universal Negro Improvement Association), d'intonazione sociale e politica ma tuttavia non scevro di una
(33) Andersson, 249; Kenyatta, 27781.
(34) Biebuyck 1957; Paulus 1956.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTÀ FRA I POPOLI COLONIALI 71
notevole carica religiosa, volto all'unificazione spirituale dei Negri di America e d'Africa. Dalla Liberia al Nilo all'Uganda al SudAfrica, Marcus Garvey proclamava l'espulsione dei bianchi, l'instaurazione di una religione negra, con un Cristo Negro, con angeli negri. Di tali esperienze doveva risentire dunque anche il movimen[...]

[...]I tempi sono mutati: non obbediremo più alle leggi temporali, perché prestare obbedienza agli uomini significa obbedire a Satana » (37).
Annuncio di un'età che porrà fine per i Negri alle alienazioni, annuncio della fine del mondo con rovesciamento imminente dell'ordine attuale, invincibilità nella rivolta, lotta contra la stregoneria: sono questi i temi comuni non solamente alle varie organizzazioni locali dei Kitawala, ma a tutti i profetismi africani, specialmente diffusi tra genti di lingua Bantu. Così in particolare tra i profetismi del SudAfrica.
Il SudAfrica fu, ancor prima dell'Africa equatoriale, uno dei maggiori epicentri del messianesimo Negro. Nel 1892 sorse la chiesa Etiopista, il più antico modello delle chiese cosiddette «separatiste» (o « indigeniste ») — fra cui le stesse formazioni Kitawala —, fondata dal profeta Mokone. La chiesa « etiopista » (dal name « Etiopia » che secondo il linguaggio biblico (Acta Ap. 8. 27; Psalm. 68. 32) designa l'Africa) persegue un programma di reazione autonomista verso le chiese missionarie,[...]

[...]e ») — fra cui le stesse formazioni Kitawala —, fondata dal profeta Mokone. La chiesa « etiopista » (dal name « Etiopia » che secondo il linguaggio biblico (Acta Ap. 8. 27; Psalm. 68. 32) designa l'Africa) persegue un programma di reazione autonomista verso le chiese missionarie, facendo della Bibbia l'unica fonte attendibile di autorità religiosa, evitando polemicamente la terminologia « importata » dai bianchi (così « etiopista » sostituisce « africanista »). Suo dogma essenziale é « l'Africa agli Africani ». Conformemente ai particolarismi
(35) Andersson, 250 sgg.
(36) Comhaire 1955, 589.
(37) Dalandier 1955, 420.
72 VITTORIO LANTERNARI
tribali e ai personalismi dei suoi promotori si suddivide in molteplici e vari organismi locali — formanti altrettante chiese negre separatiste —, che ripetono nella loro struttura il carattere aristocratico delle società Bantu originarie sudafricane, con un capo (— re) insieme politico e religioso. Le varie chiese separatiste sono tuttavia legate da una comune ideologia irredentista e profetica, fondata sulla speranza di un rovesciamento dell'ordine e dell'espulsione dei bianchi (38): speranza resasi specialmente pressante da quando la costituzione dell'Unione del SudAfrica venne a sancire la sistematica politica di discriminazione razziale fra bianchi e negri (39).
Per vari caratteri si differenziano dalle chiese etiopiste le cosiddette chiese « sioniste » sorte accanto a quelle nel SudAfrica, e aventi in comune con esse il fondamento[...]

[...]à santa o Nuova Gerusalemme, hanno struttura per nulla aristocratica, e sono fondamentalmente legate ad aspetti essenziali della religione tradizionale, essendo i loro sacerdoti altrettanti profeti ispirati, guaritori, attivi avversari della stregoneria, e il culto « sionista » fondandosi su crisi di possessione collettiva (40).
In forme varie, attraverso le chiese etiopiste, sioniste, Kitawala, Gunzikakiste ecc. (41), l'irredentismo messianico africano — cosi come di tante altre popolazioni arretrate — è cresciuto e si è alimentato sul
(38) Schlosser 1949, 233; Leenhardt 1902, 223; Sundkler 1948.
(39) Sundkler 1948; Marquard 1952; E. P. DvoRIN, Racial separation in S. Africa, Chicago 1952; Carter 1955.
(40) Sundkler 1948; Eberhardt 1957; Tracey 1955. Quanto alle crisi di possessione collettiva, esse caratterizzano anche il Kakismo (vedi) e numerosissime altre formazioni profetiche popolari d'ogni continente.
(4I) Le chiese separatiste negre sono ampiamente diffuse nei vari territori africani (Dougall 1956; Balandier 1953, 419; Bissaint[...]

[...]osser 1949, 233; Leenhardt 1902, 223; Sundkler 1948.
(39) Sundkler 1948; Marquard 1952; E. P. DvoRIN, Racial separation in S. Africa, Chicago 1952; Carter 1955.
(40) Sundkler 1948; Eberhardt 1957; Tracey 1955. Quanto alle crisi di possessione collettiva, esse caratterizzano anche il Kakismo (vedi) e numerosissime altre formazioni profetiche popolari d'ogni continente.
(4I) Le chiese separatiste negre sono ampiamente diffuse nei vari territori africani (Dougall 1956; Balandier 1953, 419; Bissainthe 1957). Nel Nyassa risalgono ad oltre un cinquantennio (Shepperson 1954); nella Sierra Leone la « Chiesa del Signore » risale al 1930, e si è diffusa anche in Liberia e Costa d'Oro (Banton 1956); in Liberia e Costa d'Avorio è tuttora d'attualità il movimento del profeta Wade Harris che risale al 1910 (Schlosser 1949, 24166; Holas 1954; Balandier 1955, 418); nell'Angola il movimento Kiyoka risale al 1872 (Balandier 1955, 418). Tra i Fang del Gabon il movimento Bwiti si è sviluppato dal 1920 (Balandier 1955, 219 sgg.; Balandier 1958). Tra gli Yorub[...]

[...]minaccia l'integrità storica dei rispettivi gruppi. Dalla Bibbia i vari movimenti hanno assunto via via quel linguaggio e quei contenuti millenaristici e messianici che meglio si prestano ad avvalorare la loro ansia religiosa di libertà e di salvezza, trasfigurando il biblico spirituale Regno di Dio in un mito di concreto benessere, di sicurezza, di reintegrazione sociale, politica e culturale.
Come si é visto, la storia dei movimenti profetici africani, attraverso un laborioso e vario processo, parte dalle prime, non adeguatamente organizzate reinterpretaziorii di tratti cristiani in funzione pagana; attraversa fasi apostoliche nelle quali interi gruppi esaltati dall'ansia religiosa di rinnovamento seguono altrettanti profetiguida, qua e là mossi ad azioni concrete politicamente e militarmente impegnate; culmina infine nella fioritura di infinite chiese native cristiane, neppur esse scevre di significato sociale e politico. Queste ultime rappresentano storicamente l'estremo sviluppo di movimenti nei quali i rapporti fra cultura pagana e cr[...]

[...]della Chiesa, pur nella varietà, della sua unità nel molteplice (47). Mentre il mutamento delle posizioni ecclesiastiche ben si giustifica in base all'implicito, sempre più necessario riconoscimento di un nucleo irriducibile insito nelle formazioni religiose native, conviene uscire dalle valutazioni unilaterali e « di parte », per riportarsi ad un processo dialetticostorico vista nella sua complessa multivalenza.
In realtà le chiese indigeniste africane sono da intendersi nel loro ambivalente significato, in rapporto alla dialettica dei rapporti fra cultura indigena e bianca. Bisogna partire dall'esperienza diretta che ha posto gli indigeni di fronte alle missioni come di fronte ad altrettante manifestazioni concrete della potenza egemonica — accanto e in pari grado con l'autorità politica, amministrativa, militare — delle nazioni europee. Le chiese native rappresentano il limite estremo insito ad ogni tentativo di « conversione », da parte ecclesiastica, di popolazioni a struttura socialeeconomica arretrata, soggette all'egemonia coloniali[...]

[...]a fase di riequilibrio tra Cristianesimo e religione nativa: in cui peraltro quest'ultima reinterpreta il complesso cristiano in funzione di proprie esigenze di redenzione culturale e politica. I nuovi valori religiosi man mano portati dal Cristianesimo trovano il loro limite preciso in quella nuova, progredita consapevolezza etnicoculturale che é frutto dell'urto stesso fra le due culture, e che si concreta nella sempre più diffusa ideologia Panafricana.
La dinamica culturale e religiosa delle genti africane procede dunque da un'opposizione polemica volta contro la cultura egemonica. Da tale opposizione si creano i presupposti per una graduale trasformazione della tradizione indigena. Ma il processo di trasformazione, scelta, in
(45) Dougall 1956; Andersson 1958, 2648; Parsons 1953; Ross 1955.
(46) Cfr. il mio saggio La politica culturale della Chiesa nelle campagne: la festa di S. Giovanni, Società 1955, 1.
(47) Bissainthe 1957, 1345. Vedi anche i vari contributi in: Des Prêtres Noirs s'interrogent, Paris 1957.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTÀ FRA I POPOLI COLONIALI 75
cremento è d[...]

[...]a di S. Giovanni, Società 1955, 1.
(47) Bissainthe 1957, 1345. Vedi anche i vari contributi in: Des Prêtres Noirs s'interrogent, Paris 1957.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTÀ FRA I POPOLI COLONIALI 75
cremento è determinato dalle forze interne della tradizione, in opposizione alle varie coercizioni esterne: in risposta e a superamento della grande crisi storica determinata dall'urto.
Si è visto che le più numerose formazioni nativiste africane congiungono alla tendenza xenofoba ostile ai bianchi, la difesa dalla stregoneria o magia nera. Non si creda che le due manifestazioni siano del tutto indipendenti fra loro. L'avvento dei bianchi portava in Africa, e così anche in ogni altro territorio occupato, incremento di malattie sociali ed epidemiche, l'alcoolismo oltre a conseguenze altrettanto disastrose quali il crescente desiderio di facili guadagni, la corruzione morale con incremento dei furti e della prostituzione, la detribalizzazione, ecc.: malanni che, data la loro natura particolarmente misteriosa e incontrollabile, pressa l[...]

[...]spliciti una nuova esigenza panindianista: esigenza di solidarietà religiosa fra tutti gli Indiani contro i tentativi americani di uniformare alla propria la loro cultura mediante un processo di deculturazione e assimilazione forzata. Legato alla tradizione originaria locale, il Peiotismo reinterpreta il Cristianesimo secondo le esigenze autonomiste indigene. Il processo reinterpretativo é equivalente a quello già visto per i movimenti nativisti africani. « Gesù respinto e ucciso dai bianchi — dice Hensley — si volse a proteggere gli Indiani, vittime anch'esse dei bianchi. Perciò il Peiote é parte del corpo di Cristo (49).
Il Peiotismo, con il suo emancipazionismo pacifico, col suo sincretismo, con la sua « chiesa » e il suo Panindianismo, é la risposta culturale alla crisi generata dalla vita nelle riserve. Con esso, e con altri vari movimenti profetici collaterali, fondati sul sincretismo paganocristiano e sulla simbiosi pacifica tra Indiani e bianchi — come la Danza del Sogno dei Menomini, il Grande Messaggio del profeta Handsome Lake fr[...]

[...]America, date le condizioni di disgregazione sociale e segregazione in riserve, l'ostilità antibianchi si stempera dopo la prima fase profetica in una polemica limitata al mantenimento di un'autonomia culturalereligiosa e i culti di liberazione sboccano via via in una religione panindianista di emancipazione pacifica, i Negri d'Africa hanno serbato compattezza e unità tali da dar vita, dopo la prima fase profetica, a formazioni ecclesiastiche panafricaniste, tuttora energicamente e intensamente protese alla liberazione dai bianchi.
(51) Mooney 1896, 771 sgg., 827, 903 sgg.
78 VITTORIO LANTERNARI
Anche l'America Meridionale è stata ed è tuttora teatro di manifestazioni messianiche indigene, ripullulanti di tempo in tempo fin dal
l'età dei primi contatti coi bianchi, fra le popolazioni e le classi sociali
più misere e oppresse. Fra gli Indios del Brasile nel territorio nordoccidentale di Rio Icano sullo scorcio del sec. XIX si presentava un
messia proclamantesi « Cristo secondo ». Una grande agitazione s'impadronì delle masse che lo segu[...]

[...]ai singoli profetifondatori nativi ha in Gesù il suo precedente più valido. Inoltre i Nativi hanno potuto rintracciare un'ulteriore convalida e autenticazione delle proprie posizioni religiose, attraverso i movimenti messianici occidentali di derivazione giudaicocristiana pervenuti fra loro, come il Russellismo.
Tale autenticità e validità, se rettamente si guarda, si regge su una notevole corrispondenza di esperienze storiche. Certo i Negri africani, gli indigeni Oceaniani e Americani oggi ripetono esperienze religiose — millenarismo, messianesimo, profetismo, attesa di liberazione e salvezza — che il Cristianesimo subì ai suoi primordi, quando i suoi martiri offrivano il sangue non solamente come passivi testimoni d'una fede individuale, bensì come componenti d'una milizia di Cristo consapevole dell'impulso rivoluzionario e combattivo emanante dal proprio martirio. Né si tratta di coincidenze puramente casuali. Alla radice del Cristianesimo e — prima ancora — del profetismo mosaico e del messianesimo biblico d'età esilica, stanno altre[...]

[...]nuova via da elaborare dal seno stesso della propria cultura.
Dobbiamo ancor precisare che nelle stesse società « primitive », accanto alle più numerose manifestazioni profetiche nate dall'urto con la cultura occidentale, non mancano crisi e conflitti di carattere interno, rifluiti in altrettante formazioni profetiche, talora determinandole. Esempi di profetismi endogeni presso società « primitive » sono le formazioni profetiche antistregoniste africane di cui s'è fatto cenno, i movimenti messianici brasiliani dei TupiGuarani precedenti o appena successivi all'occupazione portoghese del sec. XVI (64), il movimento Koreri della N. Guinea Olandese nelle fasi preeuropee (65), il culto profetico del taro degli Orokaiva nella N. Guinea Britannica (66).
Infine, anche nell'ambito delle formazioni profetiche sorte da urto interculturale di società indigene coi bianchi, spesso — come s'è vista —a una fase di azione immediata e di lotta irredentista (Ghost Dance degli Indiani delle praterie, Hauhau dei Maori) seguono fasi volte all'elaborazione di r[...]

[...]a (66).
Infine, anche nell'ambito delle formazioni profetiche sorte da urto interculturale di società indigene coi bianchi, spesso — come s'è vista —a una fase di azione immediata e di lotta irredentista (Ghost Dance degli Indiani delle praterie, Hauhau dei Maori) seguono fasi volte all'elaborazione di religioni salvifiche di tipo contemplativo (Peiotismo), ed organizzativoecclesiastico (Peiotismo stesso, chiesa Ringatu dei Maori, chiese native africane).
In conclusione non sono i fenomeni d'urto interculturale coi bian
(63) Bastide 1956.
(64) Metraux 1948, 978; Id. 1927; Pereira de Queiroz 1958, 330, 11120.
(65) Kamma, s. d.
(66) Lanternari 1956, 3342; Williams 1928, 12 sgg.; ChinneryHaddon 1917.
84 VITTORIO LANTERNARI
chi le uniche ed esclusive radici dei movimenti profetici indigeni: bensì quelli sono i fattori di gran lunga preponderanti, in rapporto con le sconcertanti conseguenze sociali, culturali, religiose che l'urto uniformemente induce nei gruppi inferiori.
Anche nelle società « primitive » avanti al contatto europeo, e n[...]

[...]ANDERssoN E., Messianic popular movements in the Lower Congo, Uppsala 1958.
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[...] Messianisme en Afrique du Sud, Archives de Sociologie des Religions,
4.1957, 3156.
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da Vittorio Lanternari, Religione, società, politica nell'Africa Nera avanti e dopo l'indipendenza in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]o afroasiatico, l'« antico ». Dunque questi due mondi, l'« antico » e il moderno », quello delle civiltà illetterate e della civiltà del libro, quello della zappa e quello dei trattori meccanici, s'incontrano sul terreno storico, si urtano, entrano in concorrenza, si sfidano, si scrutano, misurano le proprie forze e la propria debolezza l'uno di fronte all'altro. La lezione che viene per noi dall'Africa Nera specialmente oggi che molti dei paesi africani hanno raggiunto l'indipendenza, é d'incalcolabile valore. E' difficile misurare e apprezzare tutti gli aspetti possibili di questa lezione. L'Africa Nera, questo crogiuolo di stridenti contrasti fra arcaico e nuovo, questa «ambigua» terra d'incontri e di scontri
RELIGIONE, SOCIETÀ, POLITICA ECC. 143
tra forze e culture impari per sviluppo tecnicoorganizzativo (superiore nella civiltà euroamericana) ma impari anche per coerenza ideologica e sensibilità sociale (superiori nelle civiltà africane), offre, anche al visitatore fuggevole e superficiale, l'impressione sconcertante di un punto noda[...]

[...]colabile valore. E' difficile misurare e apprezzare tutti gli aspetti possibili di questa lezione. L'Africa Nera, questo crogiuolo di stridenti contrasti fra arcaico e nuovo, questa «ambigua» terra d'incontri e di scontri
RELIGIONE, SOCIETÀ, POLITICA ECC. 143
tra forze e culture impari per sviluppo tecnicoorganizzativo (superiore nella civiltà euroamericana) ma impari anche per coerenza ideologica e sensibilità sociale (superiori nelle civiltà africane), offre, anche al visitatore fuggevole e superficiale, l'impressione sconcertante di un punto nodale dal quale si stanno elaborando in larga misura destini dell'umanità, anzi dell'umanesimo di domani. Destini tuttora incerti e fumosi, che volgeranno in senso progressivo se l'Africa saprà trovare il suo difficile equilibrio fra passato e futuro, fra un mondo di religione e un mondo di tecnica, ovvero potranno precipitare verso una crescente disgregazione e verso l'involuzione socialpolitica e culturale, se il mondo africano non saprà utilizzare fecondamente il suo corredo culturale plurimille[...]

[...]concertante di un punto nodale dal quale si stanno elaborando in larga misura destini dell'umanità, anzi dell'umanesimo di domani. Destini tuttora incerti e fumosi, che volgeranno in senso progressivo se l'Africa saprà trovare il suo difficile equilibrio fra passato e futuro, fra un mondo di religione e un mondo di tecnica, ovvero potranno precipitare verso una crescente disgregazione e verso l'involuzione socialpolitica e culturale, se il mondo africano non saprà utilizzare fecondamente il suo corredo culturale plurimillenario.
Sono appena da ricordare i recenti sanguinosi conflitti etnici, degli Hutu contro i Tutsi; le lotte interne del Congo con i loro nazionalismi e i loro secessionismi rispettivamente legati all'anticolonialismo e al neocolonialismo, i recenti episodi di rivolta socialreligiosa nella Rhodesia settentrionale, oltre al tumore dell'apartheid, i tribalismi; gli enormi scompensi, anzi l'abisso sociale scavatosi fra — da una parte — un proletariato rurale « dei villaggi », che dei progressi tecnicoorganizzativi soffre (si pe[...]

[...] di travolgere l'Africa sulla scia dei dispotismi coloniali, sulla via dello strumentalismo politico di gruppi interni che noi definiamo «autocolonialisti », sulla via dell'opportunismo classista, fino all'abdicazione totale della propria civiltà e dei valori originali. « Sarebbe vera ironia
(1) TURNBULL, 1962, p. 251.
144 VI'T'TORIO L.NTERNAR[
— cosi un intelligente etnologo inglese, il Turnbull, conclude il suo stimolante libro di biografie africane —, sarebbe vera ironia se l'ultimo atto di una distruzione preparata con tanta cura sebbene inconsciamente dalle potenze coloniali, dovesse venire dagli Africani stessi, per non saper valutare essi la loro immensurabile eredità u (2).
Poiché l'Africa Nera è terreno di uno dei fenomeni più interessanti e attuali dell'antropologia sociale e religiosa — precisamente il fenomeno dei movimenti socialreligiosi —, ed essa offre ampio materiale per lo studio di alcuni problemi fra i più attuali della storia e sociologia religiosa, presentiamo per sommi capi alcuni di questi principali problemi, cioè : 1) i rapporti tra movimenti religiosi e sviluppo socioculturale; 2) il rapporto fra religioni nuove e movimenti politicosociali; 3) i rapporti fra politica e [...]

[...]olineiamo che dunque sia il sincretismo sia il neotradizionalismo sono tendenze (e non formazioni rigide), tuttavia ben distinte sul terreno concreto dei dati. Esse possono coesistere nell'ambito d'una medesima società e simultaneamente, con significati socioculturali complementari e perfino convergenti. Sincretismi e neotradi. zionalismi spesso rappresentano altrettante risposte di valore protestatario e anticonformista, elaborate dalle società africane sotto l'urto della civiltà occidentale e sotto l'oppressione coloniale. Pur nella loro intonazione differente — conservatrice nei neotradizionalismi, innovatrice nei sincretismi — le due tendenze hanno spesso un fondo comune di polemica autonomista antioccidentale. In altri casi e in certe fasi di sviluppo di alcune società africane, il neotradizionalismo si contrappone a un precedente sincretismo e prevale su di esso. Alcuni autori parlano, a questo proposito, di «neo paganismo », di a reflux de la Christianisation », ecc. Poiché conosciamo numerosi casi di questo genere, e specialmente presso nazioni africane di recente indipendenza, questo tipo di neotradizionalismo postcoloniale, che é il più sconcertante ed inquietante, pone seri problemi di rapporti fra politica e religione nei paesi di recente indipendenza. Il ritorno alle tradizioni si accompagna, in questi casi, col rifiuto più o meno esplicito, e comunque con l'abbandono o l'offuscamento di numerosi elementi cristiani prece dentemente accettati sia in forme sincretiste sia per apparenti conversioni.
Sincretismo, messianismo, neotradizionalismo costituiscono importanti aspetti del multiforme panorama offerto dallo sviluppo delle religioni[...]

[...]a politica e religione nei paesi di recente indipendenza. Il ritorno alle tradizioni si accompagna, in questi casi, col rifiuto più o meno esplicito, e comunque con l'abbandono o l'offuscamento di numerosi elementi cristiani prece dentemente accettati sia in forme sincretiste sia per apparenti conversioni.
Sincretismo, messianismo, neotradizionalismo costituiscono importanti aspetti del multiforme panorama offerto dallo sviluppo delle religioni africane negli ultimi decenni. Un breve riesame storico e comparativo richiede che tutte queste manifestazioni vengano collocate entro il quadro più generale delle varie risposte — culturali, sociali, politiche oltreché religiose — che le società indigene hanno dato alla civiltà occidentale nella « situazione coloniale » che ha caratterizzato il corso della loro storia per lunghi decenni. Per quel che riguarda i più recenti sviluppi religiosi d'epoca postcoloniale, si richiede soprattutto un'analisi sociologica dei compor
146 VITTORIO LANTERNARI
tamenti religiosi degli abitanti dei villaggi e della[...]

[...]lle élites occidentalizzate d'ambiente urbano assume una certa consistenza. Roger Bastide, il quale già ha posto in modo acuto il problema dei rapporti fra élites dirigenti e comportamenti religiosi indigeni, ha indicato nei sincretismi una risposta autonomista delle popolazioni (rurali) al nuovo colonialismo culturale perseguito dalle élites dirigenti dei paesi indipendenti (3). Tanto piú, secondo noi, si giustificano i nuovi neotradizionalismi africani, in questa situazione di «autocolonizzazione» interna.
Sincretismi e neo,tradizionalismi d'epoca coloniale.
A proposito di sincretismo e messianismo, c'é anzitutto un problema di terminologia. Spesso questi termini sono stati usati indiscriminatamente per designare in genere i culti nuovi dell'Africa Nera e di altre popolazioni. Ma — come osserva Denise Paulme — « quale culto può non dirsi sincretista al suo inizio? D'altronde, tutto confondere sotto la designazione di messianismo sarebbe deformare i fatti: non necessariamente si trova in tutti i culti la persona del salvatore divino» (4).[...]

[...]sati indiscriminatamente per designare in genere i culti nuovi dell'Africa Nera e di altre popolazioni. Ma — come osserva Denise Paulme — « quale culto può non dirsi sincretista al suo inizio? D'altronde, tutto confondere sotto la designazione di messianismo sarebbe deformare i fatti: non necessariamente si trova in tutti i culti la persona del salvatore divino» (4).
Dunque i due termini non coprono l'intera realtà dei nuovi movimenti religiosi africani. Esistono in realtà tanti sincretismi differenti fra loro, quante sono le nuove religioni, anzi le fasi di sviluppo di ciascun movimento religioso. Quanto ai messianismi, ne esiste un tale numero ed una varietà così grande, ché noi stessi ne abbiamo fatto, altrove (5), uno studio più preciso, e autori come Shepperson, Baeta ecc, distinguono i messianismi « personali » da quelli « impersonali » (6).
(3) BASTIDE 1959, 440.
(4) PAULME, Cah. Et. Afr. 1962, 6.
(5) LANTERNARI, McSSiariiSM.
(6) SHEPPERSON, 1962, 47.
RELIGIONE, SOCIETÀ, POLITICA ECC. 147
Piuttosto ci chiediamo: quali altri mov[...]

[...]i una ripresa integrale e passiva della tradizione: questa, in virtù della selezione, é trasformata.
3) impadronirsi della «potenza» insita nella cultura cristiana a proprio vantaggio — secondo la filosofia della ((forza vitale» propria della tradizione —, per resistere all'egemonia europea, reinterpretando quei tratti esterni in senso pagano, nativista o — in altri momenti — autonomista. E' questo l'elemento rinnovatore esterno.
I sincretismi africani appaiono dunque, in origine, come altrettante manifestazioni particolari del ((nativismo », nel senso oggi comunemente ammesso, di o rivivificazione e rinnovamento polemico dei valori nativi di fronte agli Europei» (22).
Se queste sono le tendenze originarie dei sincretismi africani, i fattori storicosociali preposti alla loro genesi sono almeno tre, c'ioé:
1) un contatto non fuggevole con il cristianesimo come esponente d'una civiltà conquistatrice e deculturatrice, perciò superiore — in senso pratico — a quella nativa. I nativi non acquistano coscienza d'una superiorità spirituale del cristianesimo se non tardi, 'panda cioè società e cultura siano pervenute ad intense trasformazioni del proprio assetto, e bisogni « spirituali » di tipo cristiano possano allignare.
2) l'emergere d'una o più personalità carismatiche, come interpreti ed esponenti dell'intera cultura, s[...]

[...]tigio di guaritoretaumaturgoindovino, é in grado di « rivoluzionare» la tradizione rendendo accettabile una via religiosa non più conformista.
3) scardinamento o sconvolgimento della cultura nativa operato dalle istituzioni occidentali. Questo punto é strettamente legato al I, ma in particolare si riferisce al crollo dei valori religiosi tradizionali e al bisogno di nuove « garanzie »religiose.
Tali i fattori generali di genesi dei sincretismi africani. Ma conviene guardarli, questi sincretismi, nel loro sviluppo concreto. Solo così si pub intendere quali trasformazioni essi subiscano nel loro corso, quali fattori storicosociali presiedano a tali trasformazioni, quale differente funzione le trasformazioni abbiano rispetto alla storia culturale.
Prendiamo l'esempio del Kimbangismo congolese. Anzitutto ricordiamo le piú remote formazioni sincretiste dei Bakongo, quelle che seguirono i primi sforzi missionari dei secc. XVIXVII. Dopo due secoli di proselitismo cristiano ci si accorse, allorquando nei secc. XVIIIXIX si avviò il processo di col[...]

[...]ertà d'interpretazione. La sua liturgia ha un tono severo e solenne, affine — come anche la dottrina — a quella della chiesa Battista: insomma l'Eglise appare un'organizzazione cristiana di tipo evangelico. Eppure permangono in essa tratti tradizionali che ne fanno una diretta emanazione del Kimbangismo: cosí il battesimo per immersione usato come tecnica magicomedica di guarigione dai mali (tratto comune alla maggioranza dei movimenti nativisti africani), la genuflessione rituale dinanzi ai «principi » o « saggi » dell'organizzazione, le danze serali, il tremito dei partecipanti, e — last but not least — il riferimento esplicito fatto in essa a Simon Kimbangu profeta dei negri.
Troviamo dunque nell'Eglise kimbangista un'altra fase ancor differente di sincretismo, non certo « formale » ma neppure « eman
156 VITTORIO LANTERNARI
cipazionista ». Qui si ha un sincretismo « autonomista », o se si vuole « integrista », « d'aggiustamento», perché in essa i congolesi vogliono esprimere, senza aggressività, d'essere cristiani a proprio modo, secon[...]

[...]re la storia di tali movimenti, ma confondono case ed idee. Con qual criteria si può infatti affermare, come fa il Guariglia, che i1 sincretismo in sé é «una tendenza appoggiata sul culto del passato? » (27). Ciò significa ignorare la continua dinamicità, la trasformabilità e l'ambivalenza stessa del sincretismo, situato tra passato e futuro, fra tradizione e innovazione. Il caso surriferito del Kimbangismo è un esempio fra molti altri movimenti africani. Questi nascono come nativisti ed emancipazio
(26) BALANDIER 1961, 8990.
(27) GUARIGLIA, in: «Devant les sectes nonchrétiennes », p. 20.
VITTORIO LANTERNARI
nisti nella fase di più accesa tensione fra le due culture — quella indigena e quella occidentale —, ma poi man mano che questi rapporti progrediscono verso un regime di mutua simbiosi ed integrazione, i movimenti stessi si volgono verso un autonomismo non piú accesamente polemico, ma integrista e aggiustativo. E' il caso dei movimenti del Nyassa, delle chiese nativiste sudafricane che negli ultimi anni stanno trovando la strada di [...]

[...]A, in: «Devant les sectes nonchrétiennes », p. 20.
VITTORIO LANTERNARI
nisti nella fase di più accesa tensione fra le due culture — quella indigena e quella occidentale —, ma poi man mano che questi rapporti progrediscono verso un regime di mutua simbiosi ed integrazione, i movimenti stessi si volgono verso un autonomismo non piú accesamente polemico, ma integrista e aggiustativo. E' il caso dei movimenti del Nyassa, delle chiese nativiste sudafricane che negli ultimi anni stanno trovando la strada di un'autonomia e d'una integrazione via via più moderna (28); in parte delle chiese dell'Africa occidentale. Lo sviluppo e l'intensificazione dei rapporti fra i due tipi di civiltà contrapposti creano il terreno per una progressiva integrazione anche nel campo religioso.
Sincretismo formale, nativista, autonomista: sono le fasi dei movimenti religiosi più durevoli e di cui conosciamo intera la storia. Ma conosciamo molti movimenti di breve durata, talvolta coevi e territorialmente vicini, altre volte successivi, indipendenti e fondati da pers[...]

[...]nativisti fra le popolazioni in cui si ha ristagno della situazione economicopoliticosociale (p. esempio Melanesia, America meridionale). Al contrario dove é in atto un rinnovamento economicosocialepoliticoculturale, specie in ambiente urbano, (Africa meridionale e occidentale, Congo exbelga, Kenya, Uganda ecc.) aumentano di vigore le chiese separatiste e autonomiste, con un indirizzo sempre più integrista.
Messianismi.
Fin qui del sincretismo africano. Anche per il messianismo si dovrebbe ripetere un discorso parallelo, che accenno solo di
(34) SUNDILER 1961, 302.
(35) SUND%LER 1961, 307310.
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scorcio. Esistono, come visto, nuovi movimenti religiosi «amessianici ». Fra quelli messianici poi si danno le forme di messianismo più varie. In quelle «classiche» (del filone cristianoislamico) si attende il ritorno del fondatore con ruolo di salvatore divino. E' il caso del Kimbangismo, della chiesa Nazarita di Isaiah Shembe, del movimento di J. Chilembwe nel Nyassa (36), dei gruppi messianici suldafricani. Talara si att[...]

[...]D%LER 1961, 307310.
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scorcio. Esistono, come visto, nuovi movimenti religiosi «amessianici ». Fra quelli messianici poi si danno le forme di messianismo più varie. In quelle «classiche» (del filone cristianoislamico) si attende il ritorno del fondatore con ruolo di salvatore divino. E' il caso del Kimbangismo, della chiesa Nazarita di Isaiah Shembe, del movimento di J. Chilembwe nel Nyassa (36), dei gruppi messianici suldafricani. Talara si attende un'immediata salvezza ad opera del fondatoremessia: così nel movimento Lassyista (37) del territorio di Cabinda e del Congo nel 1946. Altre volte l'atteso salvatore è un condottiero politico perseguitato (Matsua) e mitizzato, o — in forma anonima e collettiva — l'insieme dei morti che verranno, apportatori di un'era di rigenerazione cosmica e umana. In quest'ultimo caso, come in altri casi, il messianismo ridà vita ad un vecchio fondo escatologico. In realtà si danno miti escatologici anche nelle tradizioni locali. Così fra i Lamba (Rhodesia settentrionale) l'EsSere suprem[...]

[...]rato di religiosità agraria, che pone enfasi sul ritorno collettivo, periodico dei morti nel quadro d'una grande cerimonia di rinnovamento, il Capodanno. L'esperienza nuova e sconcertante dell'arrivo dei bianchi ha però riplasmato e trasformato in funzione messianica, escatologica, questo ritorno, che ormai avverrà non più periodicamente, ma una volta per sempre, per iniziare un'era definitiva (42).
Un altro particolare problema del messianismo africano é di determinare quali fattori ambientali e psicologicosociali avviino quel processo di mitizzazione della figura del profeta, per cui costui é trasformato in un messia che risorge. In altri termini, quando e perché un movimento sincretista diventa messianico? Infatti s'è visto che il messianismo é sempre secondario rispetto al sincretismo nativista. Al fondamento del messianismo c'é una esigenza di salvezza da realizzarsi tramite un ente ed un evento sovrannaturali: e perciò esso é carico di significato escatologico. Ora, la genesi del messianismo come fatto storicoreligioso sarà da porsi i[...]

[...]nella mitologia tradizionale, per comprendere come essi si siano rinnovati ed abbiano assunto una nuova funzione. Infine é da valutare l'influenza del messianismo cristiano o islamico (mahdismo).
Questi vari elementi culturali, parte tradizionali, parte nuovi ed esterni (cristianoislamici), oltre ai vari fattori personali (la personalità, il martirio del profeta) nell'insieme potranno spiegare sul terreno della storia il nascere del messianismo africano, sul ceppo di movimenti profetici nuovi (43). L'esperienza fondamentale che comunque si esprime nel messianismo é quella d'un vibrante bisogno di rigenerazione, di fuga dal presente, d'attesa di salvezza attraverso il ritorno ad una condizione primordiale, mitica, o mitizzata. Anche quando il messianismo indigeno é influenzato dal messianismo biblicocristiano, quest'ultimo agisce come elemento catalizzatore di un fermento messianico del tutto originale e spontaneo. Anche nei messianismi come nei sincretismi, «il senso della tradizione e dell'autonomia culturale agisce sull'uomo africano — co[...]

[...]bisogno di rigenerazione, di fuga dal presente, d'attesa di salvezza attraverso il ritorno ad una condizione primordiale, mitica, o mitizzata. Anche quando il messianismo indigeno é influenzato dal messianismo biblicocristiano, quest'ultimo agisce come elemento catalizzatore di un fermento messianico del tutto originale e spontaneo. Anche nei messianismi come nei sincretismi, «il senso della tradizione e dell'autonomia culturale agisce sull'uomo africano — come dice Fernandez — reinterpretando, sincretizzando, creando: anche quando egli sembra piú acquiescente ai valori apportatigli dalla cultura europea» (44).
(43) COHN 1962, 4043.
(44) FERNANDEZ 1961, 244254.
RELIGIONE, SOCIETÀ, POLITICA ECC. 165
r11111.111.1..."''Le risposte dei negri coll'occidente.
Ho finora accennato ad alcuni problemi che si pongono allo storico di fronte ai sincretismi e messianismi africani. Ma i movimenti sincretisti e messianici rappresentano soltanto un tipo di risposta, benché importante, data dalle culture indigene all'urto coi bianchi, ed un altro tipo di risposta già esaminato è dato dai movimenti asincretisti.
C'é da considerare, a questo punto, un terzo tipo di risposta, l'azione politica insurrezionale. Certo, l'azione politica irredentista e insurrezionale s'intreccia intimamente con i movimenti religiosi, e si presenta spesso come un aspetto particolare d'un unico fenomeno storico, ad un tempo politicosocialereligioso, anche se la forma e la dinamica dei rapporti t[...]

[...]e, a questo punto, un terzo tipo di risposta, l'azione politica insurrezionale. Certo, l'azione politica irredentista e insurrezionale s'intreccia intimamente con i movimenti religiosi, e si presenta spesso come un aspetto particolare d'un unico fenomeno storico, ad un tempo politicosocialereligioso, anche se la forma e la dinamica dei rapporti tra l'aspetto religioso e politico sono varie caso per caso. E' da notare in proposito che la risposta africana agli sforzi missionari non poteva essere una risposta puramente religiosa, poiché la stessa azione missionaria si caricava di complessi significati e aspetti di natura politica (45). E' acquisito, specialmente dopo i lavori del Balandier (46), che la resistenza religiosa, e specialmente quella del nativismo nelle prime fasi, é un surrogato della protesta politica quando questa si dimostra impossibile. Tuttavia, se si considerano i movimenti religiosi nel loro sviluppo, i rapporti fra religione e protesta politica appaiono assai sfumati. V'é sovente, fra i due, integrazione piú che reciproca [...]

[...]ti del problema che ci
(48) BASTIDE 1961, 12.
(49) SEGUY 1962; DESROCHE 1961; BASTIDE 1961.
RELIGIONE, SOCIETA, POLITICA ECC. 167
preoccupa: infatti l'indipendenza è diretta, come la colonizzazione, da un'élite minoritaria del tutto occidentalizzata, e il cui ideale di sviluppo economico e sociale non è se non l'interiorizzazione dei valori europei... Costoro (dell'élite) sono acculturati, e non pensano più la loro tradizione con mentalità d'africani, ma con mentalità occidentale» (50). Resta dunque, per dopo l'indipendenza, il problema di scegliere la giusta via dell'integrazione culturale. Lo sviluppo attuale delle numerose chiese indipendenti e sette sincretiste nei paesi di recente indipendenza (Ghana, Nigeria, Costa d'Avorio, Congo, ecc.) indica che notevoli problemi religiosi accompagnano l'esistenza delle popolazioni africane e — come diremo — gravi problemi sociali trovano nuovamente un'espressione religiosa, anche dopo risolto il problema politico. Tali chiese e sette indicano, ancora una volta, qual'è la via scelta — almeno nel campo religioso — per l'integrazione: la via è quella di altrettante creazioni spontanee e autonome, di altrettante sintesi nuove fondate sulla tradizione e sul rinnovamento. In tal senso le nuove religioni indicano una scelta che vale sul piano dell'intera cultura. Tradizione e rinnovamento sono i poli su cui si reggerà ogni cultura africana: poiché tradizione è storia nel suo senso re[...]

[...]o risolto il problema politico. Tali chiese e sette indicano, ancora una volta, qual'è la via scelta — almeno nel campo religioso — per l'integrazione: la via è quella di altrettante creazioni spontanee e autonome, di altrettante sintesi nuove fondate sulla tradizione e sul rinnovamento. In tal senso le nuove religioni indicano una scelta che vale sul piano dell'intera cultura. Tradizione e rinnovamento sono i poli su cui si reggerà ogni cultura africana: poiché tradizione è storia nel suo senso retrospettivo, rinnovamento é storia nel suo senso prospettico: e la storia passata non può essere rinnegata neppure nei momenti di massimo impegno rinnovatore (51).
Quanto alle nuove religioni in rapporto all'indipendenza politica, giova in conclusione ripetere — per ben porre il problema su cui torneremo — quel che osserva il BaStide, cioè che «le nuove éliteS non fanno altro che sostituire un colonialismo a un altro, il colonialismo culturale — quello delle idee occidentali — al colonialismo amministrativo... La vera funzione delle religioni sinc[...]

[...]are o incrementare il collasso etico,sociale. In questo caso la società, per le condizioni generali dell'ambiente e della cultura, non è evidentemente matura a ricevere quell'idea o quel dogma senza falsarlo e senza farne perfino strumento di suicidio sociale (57).
Dunque la cieca ripulsa della cultura tradizionale e la incondizionata imitazione, puramente esteriore, di una cultura superiore, è una reazione possibile e reale delle culture negre africane al contatto europeo: ma è una reazione distruttiva ed effimera, perché in essa non v'é creazione « endogena » di nuovi valori. Oggi gli Anang aderiscono con uno spirito autonomo al cristianesimo dei missionari ed hanno le loro chiese autonomiste,
(57) Altri casi di disintegrazione socioculturale conseguente all'imitazione indiscriminata della cultura occidentale da parte di società o gruppi indigeni sono stati da me raccolti nella comunicazione presentata al VII Congresso Internazionale di Scienze antropologiche ed etnologiche, Mosca, Ago. 1964, col titolo: Crise et désintégration culturell[...]

[...]aspetti insurrezionali.
I sincretismi insomma sono, nel senso adottato da Talcott Parsons e Sundkler (58), delle «adaptive structureS », ed hanno valore positivo perché esprimono una presa di coscienza religiosa e culturale di gruppi vissuti per l'innanzi nella condizione di « paria ».
Quanto ai fattori determinanti che sono alla base dei movimenti profetici, alcuni autori come Baeta (59) hanno sottolineato il carattere perenne del profetismo africano (estensibile, secondo noi, a tutti i popoli arretrati), e le origini soggettive nella vocazione profetica. Altri come la Mead hanno sottolineato la perenne capacità delle folle, o di una porzione di qualsiasi società, di farsi convertire e convincere da un leader religioso dalla forte personalità (60). In questo concetto però non si considera sufficientemente l'influenza della società sulla formazione e Sull'efficacia del leader, e si rischia di riavvicinarsi ad un determinismo psicologico generico. Tutto ciò non esclude che praticamente i movimenti profetici africani ed extraafricani che no[...]

[...]e la Mead hanno sottolineato la perenne capacità delle folle, o di una porzione di qualsiasi società, di farsi convertire e convincere da un leader religioso dalla forte personalità (60). In questo concetto però non si considera sufficientemente l'influenza della società sulla formazione e Sull'efficacia del leader, e si rischia di riavvicinarsi ad un determinismo psicologico generico. Tutto ciò non esclude che praticamente i movimenti profetici africani ed extraafricani che noi conosciamo sono in relazione con fasi di malessere particolare, di mutamenti profondi della cultura. Del resto la natura fortemente emotiva delle loro manifestazioni, con franse,
(58) SUNDKLBR 1961, 302.
(59) BABTA 1961, 4, 67.
(60) MBAs 1959, 326327.
RELIGIONE, SOCIETA, POLITICA ECC. 171
convulsioni, profezie, visioni, riti di possessione, glossolalia, é l'indice di un violento conflitto fra bisogni e realtà. Non si reclama salvezza se uno non si sente perduto. D'altra parte non si può pensare che delle crisi collettive di natura puramente « spirituale » nel senso modernocristi[...]

[...]do luogo, un complesso antistregonista e antifeticista che da un lato rompe la precedente tradizione, d'altro lato é legato ai culti neotradizionali paralleli o antecedenti, col medesimo scopo d'assicurare la salvezza dei proseliti contra ogni solta di mali e calamità. In terzo luogo, una tendenza autonomista che s'esprime, secondo i casi e le differenti fasi, in modo polemico e violento, o pacificamente, fino alla nascita d'un vero movimento panafricano che urta tutta
(61) LANTERNARI, Movimenti religiosi, ecc., 6166.
172 VITTORIO LANTERNARI
via contro delle opposte tendenze nazionali o tribali. In quarto luogo, v'è la tendenza a formare delle organizzazioni ecclesiastiche, come reazione alla segregazione subita, in sostituzione degli antichi aggruppamenti sociali sradicati, e come prodotto dell'autonomismo e insieme dell'istituzionalizzazione dei movimenti. Infine c'è i1 complesso giudaicacristiano, che viene ogni volta selezionato e reinterpretato in modo nativista o auto nomista. Fra le stesse componenti del cristianesimo missionario v[...]

[...]uto nomista. Fra le stesse componenti del cristianesimo missionario viene operata una selezione ed una reinterpretazione secondo una tendenza « giudaizzante»: il popolo negro s'identifica col popolo ebraico, sulla base d'una comune origine mitizzata e di analoghe persecuzioni subite. Ecco perché numerosi sono i movimenti « sionisti», «israeliti » presso le società dell'Africa nera (62).
Ora, se si guardano nel loro insieme le risposte dei negri africani ai richiami cristiani trasmessi dall'occidente, si deve tener conto anche di altri fatti: in particolare dell'entusiastica adesione di gruppi di negri a certi movimenti religiosi e parareligiosi per così dire eterodossi o nonconformisti, venuti tra loro dall'occidente, come i Testimoni di Geova (Watch Tower, Kitawala, Russellismo) (63), e l'Esercito della Salvezza (64). Si tratta di movimenti che predicano il ritorno alla morale cristiana fuori dalle sovrastrutture ecclesiastiche o (Russel'lismo) contro le chiese stesse e lo stato, intesi come istituzioni « sataniche». Nel medesimo quadro de[...]

[...]i esprime l'autonomismo indigeno — più forte presso gli anziani, detentori della tradizione — di fronte alla chiesa occidentale. La facilità d'adesione dei negri all'islamismo risponde a tnotivi ben noti, che riguardano la natura stessa dell'islamismo (66). Ma essa può a volte avere anche il valore di protesta autonomista. Tutti conoscono, dopo i lavori di K. Schlosser e Herskovits, i numerosi movimenti profetici e separatisti islamici dei negri africani (67).
Il panorama delle reazioni religiose dei negri alle grandi religioni portate dall'occidente varia seriamente se si considerano le città o i villaggi. In realtà — come diremo — si 'delinea una tensione sociale oltre e più che religiosa, fra ambienti urbani e ambienti rurali. Nelle città il panorama comprende; una ripresa di antiche tradizioni religiose rinvigorite in senso supertribale; una spinta alle grandi religioni, cioè il giudeocristianesimo, l'islamimismo, l'induismo; la nascita di vere religioni di stato; il permanere d'una religiosità generica depauperata dei vecchi contenuti;[...]

[...]adini bianchi e i principi cristiani predicati dai missionari; il blocco della colonizzazione con l'evangelizzazione,... il fatto che l'acculturazione della chiesa tende (o tendeva) a ottundere il senso dei valori autonomi » (69).
Ora, se ben si guarda, i motivi originari a cui s'ispirano molte sette moderne auroamericane (incluse quelle dei secc. XIX e XX, fra cui la Watch Tower) sono perfettamenti paragonabili a quelli dei movimenti religiosi africani, e cioè: superare le contraddizioni fra comportamento e principi, sgomberare la religione dagli interessi istituzionali, riguadagnare il senso di religiosità autonoma dell'individuo: tutto ciò mediante un «ritorno alle origini» variamente interpretato caso per caso.
C'è dunque, nella nascita dei movimenti indigenisti e delle sette moderne occidentali, un parallelismo di condizioni storiche. Sarebbe interessante estendere l'esame di questi paralleli
(68) SEIEPPERSON 1963, 150.
(69) CTIENu 1962, 534.
1
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smi anche ai movimenti profetici del mondo antic[...]

[...]entre al contrario le sette e i movimenti moderni occidentali — come le grandi religioni — hanno tutti un contenuto universale e sovrannazionale: un contenuto che deriva dal cristianesimo, il quale lo ereditava a sua volta dal mondo grecoromano e dal giudaismo postesilico, già largamente ellenizzato.
La situazione postcoloniale.
I sincretismi, profetismi, messianismi rappresentano, a uno sguardo d'assieme, una importante risposta delle culture africane all'introduzione della civiltà occidentale nel periodo estremo e più acuto del colonialismo europeo. La raggiunta indipendenza risolve certo alcune delle urgenti istanze che si espressero nei movimenti religiosi preparatori del processo d'emancipazione. Tuttavia altre pressanti esigenze, altri fattori di crisi socioculturale gravano sulle società indipendenti. Numerosi sono i riflessi religiosi di una situazione sociale e culturale tutt'altro che equilibrata.
I sincretismi nati in periodo coloniale continuano e si sviluppano, senza rinunziare agli aspetti religiosi tradizionali più radicati[...]

[...] cristiana « Regina Celeste»; Mulenga designa
RELIGIONE, SOCIETÀ, POLITICA ECC. 179
tro la discriminazione razziale e ricca di elementi di rinnovamento (antifeticismo, antistregonismo) improntati a chiaro millenarismo. I proseliti di Alice, con il u battesimo» e la confessione, si salveranno da ogni male e disgrazia. Essi attendono imminente il giorno del giudizio. Notevole il fatto che — diversamente da molte religioni nuove di altri ambienti africani — la profetessa non pretende guarire i malati mediante riti magici. Alla sua presenza i fedeli attuano e preparano per sé la stessa (( rigenerazione » che la profetessa ha sperimentato su di sé all'origine (79).
I cruenti episodi del luglioagosto di quest'anno, con l'uccisione da parte dei Lumpisti di numerosi bianchi, rappresentanti dell'autorità locale, e di negri, fino all'arresto della profetessa per opera della polizia (80), possono far pensare che il programma millenarista e di salvezza promosso dalla fondatrice come risposta alla situazione coloniale di allora, sia stato reinterpreta[...]

[...] speranza dei giovani, la possibilità di nuovi sbocchi e impieghi in città. L'incremento della cristianizzazione é rapido e giunge, subito dopo la II Guerra Mondiale, al culmine massimo: il 95% della popolazione risulta ufficialmente cattolica, circa 900.000 individui. Il Camerun raggiunge il primato delle conversioni ri
(85) HABARI 1963.
(86) Ne fa cenno BANTON 1963, 5254.
RELIGIONE, SOCIETA, POLITICA ECC. 183
spetto a tutti gli altri paesi africani. A questo punto inizia la crisi. I progressi economicosociali del paese sono scarsi, gli individui che cercavano nella (( conversione» una fonte di prestigio personale restano frustrati.
«La massa convertita prende coscienza — dice R. Bureau d'un vuoto culturale. La «potenza» che si aspettava venisse dalla religione dei bianchi non è venuta; d'altronde i mezzi tradizionali per acquistare «potenza» sono dimenticati; la società é stata espropriata di quanto valeva ad assicurare il buon funzionamento degli antichi sistemi sociali e culturali, mentre... non s'é affatto scoperto il segreto dei [...]

[...]ferirsi
(87) BUREAU 1964, 107112; BUREAU, in: LANTERNARI 1963, 225226.
184 VITTORIO LANTERNARI
all'esperienza di vuoto creatosi nel dopoguerra e cresciuto dopo raggiunta l'indipendenza, fra le comunità dei villaggi — già integrate nel loro sistema socioculturale e religioso — e una classe dirigente europeizzata, da poco formata, e disintegrata nel dominio sociale oltreché culturale dalla società da cui originariamente proviene.
Altre società africane contemporanee riaffermano un ritorno alla tradizione e rifiutano il cristianesimo precedentemente accettato. Nel 193637 il Ruanda ebbe un movimento di conversioni così esteso come in pochi altri casi si ritrova nella storia delle missioni. Ma oggi i missionari stessi ammettono che erano conversioni fittizie, dettate da fini interessati. Sia i Tutsi che gli Hutu del Ruanda s'aspettavano dall'adesione al cristianesimo un incremento di prestigio, di potenza e di sicurezza personale nel campo sociale. Oggi il cristianesimo é in piena crisi a causa del processo di secolarizzazione, specie negli a[...]

[...]i, dal colonialismo socialpoliticoeconomico imposto dagli europei si é passati al colonialismo socioculturale imposto dalle élites dirigenti. In tale quadro sembrano spiegarsi le suaccennate manifestazioni di rivolta socialreligiosa, di tradizionalismo e neotradizionalismo, di reinterpretazione mitologica del «potere» politico. Esse direttamente o indirettamente denunciano il «vuoto » socioculturale creatosi nella maggioranza delle nuove nazioni africane fra la classe dirigente che ha fatto proprio il mondo mentale, la secolarizzazione della vita, lo spregiudicato individualismo degli occidentali, e il proletariato rurale o il sottoproletariato urbano, che da un lato sono spinti dal contatto a uscire dall'antica cultura in crisi e d'altra parte rimangono ai margini della cultura nuova, anzi spesso sono strumentalizzati in funzione di interessi particolari di gruppi e persone. C'é un «autocolonialismo» africano dunque, alleato del neocolonialismo euroamericano.
In tale quadro, i villaggi e il sottoproletariato urbano che é l'appendice dirett[...]

[...] classe dirigente che ha fatto proprio il mondo mentale, la secolarizzazione della vita, lo spregiudicato individualismo degli occidentali, e il proletariato rurale o il sottoproletariato urbano, che da un lato sono spinti dal contatto a uscire dall'antica cultura in crisi e d'altra parte rimangono ai margini della cultura nuova, anzi spesso sono strumentalizzati in funzione di interessi particolari di gruppi e persone. C'é un «autocolonialismo» africano dunque, alleato del neocolonialismo euroamericano.
In tale quadro, i villaggi e il sottoproletariato urbano che é l'appendice diretta di quelli, rappresentano « gruppi di pressione» contro la politica deculturatrice e spersonalizzatrice di certe élites dirigenti. Al di là del loro più o meno marcato conservatorismo, i movimenti religiosi poStcoloniali a tendenza " neotradizionalista hanno un significato ammonitore. Sono una risposta all'azione « spersonalizzante» di élites le quali non hanno ancora sufficientemente «decolonizzato» se stesse (91). Sono un richia
(91) Touan 1959, 114, 116. P[...]

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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine African, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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