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tipologia: Analitici; Id: 1544109


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Ruggero Grieco, Socialisti e comunisti
Responsabilità
Ruggero Grieco+++
  • Grieco, Ruggero ; ente ; ente
  autore+++    
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - manuale o riveduta:
Noi comunisti e socialisti italiani abbiamo fatto, negli ultimi undici anni, una esperienza di azione unita che ha avuto importanti conseguenze positive per la classe operaia italiana e, quindi, per la causa della democrazia nel nostro paese.
Allorquando, nel 1934, i centri all'estero dei due partiti stipularono il primo «patto di unità d'azione», vi fu chi si oppose all'accordo, pretestando che esso avrebbe portato all'arresto nello sviluppo di uno dei due partiti. Una corrente socialista avversa all'accordo sostenne l'opinione che i due partiti operai avrebbero dovuto fondersi in un partito unico, anziché stringere una intesa per il raggiungimento di obiettivi parziali e limitati. Era chiaro che i propugnatori di, una tale tesi, dall'aspetto più avanzato, volevano puramente e semplicemente impedire ogni avvicinamento tra socialisti e comunisti, giacché era ovvio che al partito unico si sarebbe potuto giungere solo dopo una esperienza più o meno lunga condotta sul terreno dell'azione comune per degli scopi limitati.
Superati gli ostacoli, si giunge all'accordo, il quale fu successivamente e più volte modificato ed ampliato, in relazione ai cambiamenti della situazione ed alla necessità di affrontare compiti nuovi.
L'unità di azione ci ha permesso di assumere un atteggiamento identico e di prendere iniziative comuni in diversi importanti momenti e di fronte a vari problemi di carattere nazionale ed internazionale, tanto nell'emigrazione che all'interno del paese. Basti ricordare il Congresso italiano di Brusselle, nel 1935, contro la guerra del fascismo in Abissinia; la formazione della gloriosa Brigata Garibaldi, accorsa al fianco del popolo spagnuolo, per difenderne la libertà e riscattare l'onore del popolo italiano compromesso dal governo fascista; l'impegno di lottare uniti contro la guerra hitleriana e fascista e per l'abbattimento del regime di Mussolini, e poi la realizzazione dell'unità sindacale e gli accordi per marciare uniti, nel paese e nel governo, allo scopo di organizzare lo sforzo popolare per contribuire alla guerra nazionale di liberazione e per la democratizzazione della vita del paese.
Questi undici anni d'esperienza di azione unita tra socialisti e comunisti, hanno dimostrato che gli avversari dell'intesa tra i due partiti operai avevano torto, mentre avevano ed hanno avuto ragione i sostenitori della sempre più stretta alleanza fra comunisti e socialisti.
L'unità d'azione ha affrontato prove difficili, si è anche rallentata in qualche momento, ma non si è mai spezzata. Anzi, si può dire che dopo ogni sua «crisi», si è rafforzata, confermando, così, che le sue radici non traggono alimento da motivi occasionali e contingenti, ma da una esigenza più profonda e più duratura. Né si potrebbe seriamente affermare che essa abbia nuociuto allo sviluppo dell'uno ò dell'altro dei due partiti alleati : i fatti dimostrano che è stato vero il contrario, come abbiamo, del resto, sempre sostenuto nel passato.
Ora ci troviamo dinanzi a compiti nuovi e di vasta portata nazionale. Negli anni trascorsi, l'obiettivo che ci prefiggevamo, noi e i socialisti, tanto sul terreno nazionale che su quello internazionale, era di chiamare le masse lavoratrici e popolari ad opporsi alla guerra avanzante e a dare dei colpi al fascismo, al suo regime, per indebolirlo ed abbatterlo. questa opera potevamo, come infatti facemmo, marciare separati, se pure in accordo, contro gli identici obiettivi. Ora dobbiamo agire, invece, in una situazione completamente nuova e diversa, che ha già subito e subirà ancora profonde trasformazioni, sul piano interno ed internazionale. Oggi, la preoccupazione della nostra classe operaia è di raccogliere, e unire nel modo più completo, le proprie forze e quelle di tutti i lavoratori italiani perchè esse possano avere la funzione decisiva nella preparazione e nella costruzione della nuova Italia democratica. Ecco perchè la coscienza della necessità di un partito nuovo si impadronisce dei più larghi strati dei lavoratori, nel nostro paese, e questo partito nuovo deve essere anche il ricostituito partito unico della classe operaia italiana.
Le premesse per la ricostituzione della unità politica della classe operaia italiana si trovano, innanzi tutto, nel carattere dell'epoca presente e nei gravi problemi che essa impone; si trovano nella volontà della classe operaia (e questa volontà è un segno di alta comprensione politica); ma si trovano pure nella esperienza che abbiamo fatta in questi anni, ove questa esperienza la si sappia esaminare nei suoi risultati permanenti. Si vedrà, allora, che i socialisti e i comunisti italiani, nel corso dell'azione comune, hanno avvicinato i propri punti di vista su alcune importanti questioni che una volta li separavano. Questi risultati rappresentano una importante conquista per la nostra classe operaia, che noi prevedemmo e che gli antichi avversari dell'unità d'azione non volevano ammettere.
Da questa conquista bisogna fare il nuovo passo in avanti, eliminando gli ostacoli, come li eliminammo nel 1934.
Sappiamo la risposta data dalla Direzione del P. S. I. a coloro i quali sostengono la formazione di un blocco politico di centro, che verrebbe, si dice, a porsi tra la destra reazionaria e i comunisti. La Direzione del P. S. I. ha affermato, e giustamente, che una simile «operazione» sarebbe tutta a vantaggio della reazione, alla quale, come l'esperienza dimostra, aprirebbe la strada, spezzando l'unità della classe operaia.
Ma i fautori di questo «blocco» hanno trovato, nel Partito Socialista, anche dei sostenitori più conseguenti. Alludiamo a quel gruppo che propugna la dissoluzione del partito in una associazione della quale farebbero parte uomini di ogni opinione politica o filosofica. Sarebbe, questo, una sorta di partito radicale del tipo francese (fino al 1940), il quale distruggerebbe il socialismo italiano nella sua essenza e nella sua tradizione, ancorché di socialista conservasse abusivamente il nome.
Non può esservi dubbio che una simile idea, la quale può sorgere solo nella mente di uomini completamente staccati dal socialismo o estranei ad esso, è respinta da ogni operaio, da ogni lavoratore socialista provvisto di una sana coscienza di classe e legato alla tradizione del movimento operaio e socialista italiano. D'altra parte, un programma come questo e come tutti quelli che gli somigliano, pur propugnando un blocco, un fronte, «un grande partito democratico», contengono la minaccia più seria contro ogni vera rinascita democratica italiana, la quale sarà possibile soltanto alla condizione che la classe operaia sia unita nel modo più completo, e sia la spina dorsale del più vasto fronte democratico.
L'esperienza di venticinque anni di vita italiana ed internazionale, e la stessa esperienza dell'unità d'azione, nel corso degli ultimi undici anni, hanno convinto socialisti e comunisti italiani che la unità della classe operaia è la garanzia più solida contro la reazione, per la difesa e lo sviluppo della democrazia, e che nessuna combinazione di tipo parlamentare potrebbe sostituire l'unità della classe operaia, cosciente della sua funzione di presidiatrice conseguente delle libertà popolari. È questo un dato acquisito dall'esperienza dei socialisti e dei comunisti, e dimenticarlo, per tornare indietro, non è possibile. Bisogna, invece, andare avanti, ancora più avanti, e dare alla unità operaia la sanzione politica ed organizzativa che si esprime nel partito unico, con una politica ed una tattica autonome.
Si obietta che vi sono varie questioni ideologiche che separano ancora socialisti e comunisti. Certo, ve ne sono. Esaminiamole, dopo avere eliminate quelle sulle quali s'è già raggiunto un punto di vista comune. Prendiamo, ad esempio, la questione della democrazia. Noi e i socialisti siamo d'accordo che uno dei principali compiti immediati e prossimi della classe operaia italiana è di prendere in pugno la causa di una democrazia nuova, che abbiamo chiamata progressiva, cioè capace di distruggere le cause, le radici della reazione, e di dare soddisfazione a tutte le aspirazioni popolari, che corrispondono alle vere e profonde necessità nazionali. Questo obiettivo corrisponde alle esigenze storiche e politiche attuali della classe operaia e del popolo italiano.
Qualche ristretto gruppo socialista, però, trova che questo obiettivo non è chiaro e soddisfacente, e sviluppa una presunta dottrina di un « socialismo liberale », che vorrebbe dare non sappiamo quale contenuto alla democrazia nuova, mentre, in realtà, genera solo confusione.
«Socialismo liberale» è — come è facile comprendere — una contraddizione in termini, ed è un mostriciattolo ideologico. Che il socialismo, in un certo senso, abbia assolto la funzione storica che il liberalismo ha abbandonato da molto tempo, lo si può anche dire, ma ciò significa precisamente che il socialismo è la negazione del liberalismo.
Il socialismo, sul terreno economico e come sociologia, esprime l'antitesi del liberalismo, ne è il superamento storico, come sanno tutti quanti non si lasciano accalappiare dalla fraseologia, ma studiano la storia nelle sue cause più profonde.
Alla democrazia progressiva, in sviluppo per l'azione delle vere forze democratiche, è possibile dare un sempre più ricco contenuto sociale (ciò dipenderà soprattutto dalla forza politica ed organizzativa della classe operaia e delle grandi masse popolari) ma ogni passo, ogni misura per accrescere questo contenuto sociale, diminuisce, elimina il liberalismo; e ciò è imposto dal corso delle cose.
Ci sembra necessario che i comunisti e i socialisti debbano trovare nella loro esperienza comune e nella esperienza del movimento operaio internazionale i punti sui quali le loro posizioni si sono avvicinate od identificate, e respingere posizioni ed atteggiamenti estranei agli interessi della classe operaia ed alla migliore tradizione del socialismo italiano.
Si va verso la ricostituzione del partito unico. La promessa che noi, socialisti e comunisti, facemmo anni fa, può e deve essere ora mantenuta. Il partito unico darà alla classe operaia italiana uno strumento potente per la creazione della nuova Italia democratica.
 


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 30833+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | mensile ('44/'62) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1945 Mese: 1
Numero 1
Titolo KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1945 - numero 1 - gennaio


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