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tipologia: Analitici; Id: 1543343


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Massimo Robersi, Il "buon vicinato" fra URSS e Turchia. [sopratitolo: Obiettivi della visita di Gromiko a Ankara] [sottotitolo: La presenza del ministro degli Esteri sovietico ad Ankara ha costituito una prova tanto dell'erosione del prestigio americano quanto dell'interesse che i paesi che intendono sganciarsi dalla opprimente ingerenza della NATO attribuiscono sempre più al miglioramento dei rapporti con l'URSS]
Responsabilità
Massimo Robersi+++
  • Valabrega, Guido
  autore+++    
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Politica internazionale [Rinascita] {Politica internazionale [Rinascita]}+++  
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
Obiettivi de a visita di Gromiko a Ankara
Il "buon
vicinato
fra URSS
e Turchia
La presenza del ministro degli Esteri sovietico ad Ankara ha costituito una prova tanto dell'erosione del prestigio americano quanto dell'interesse che i paesi. che intendono sganciarsi dalla opprimente ingerenza della NATO attribuiscono sempre più al miglioramento dei rapporti eon l'URSS
Gromiko a colloquio con Ii premier turco
Urguplu
La visita compiuta in Turchia dal 17 al 22 maggio dal ministro degli Esteri sovietico Gromiko si pub dire avesse due obiettivi — l'uno di minore, l'altro di maggiore portata — i quali, stando al contenuto del documento ufficiale pubblicato al termine delle conversazioni, paiono essere stati ambedue nel complesso raggiunti. Da un punto di vista generale la missione del ministro sovietico s'inquadra indubbiamente nello sforzo avviato dall'URSS per salvare la pace, messa a grave repentaglio dalle iniziative di guerra americane: cosi, mentre a Mosca, veniva solennemente accolto il primo ministro indiano Shastri che Johnson aveva rifiutato di ricevere per le critiche formulate alla politica asiatica degli Stati Uniti, e mentre non viene tralasciata alcuna misura (dalle pressioni diplomatiche all'ONU, ai precisi moniti pubblicati sulla stampa o pronunziati nei discorsi, all'aiuto concreto) per fermare la mano dell'aggressore, è proseguita, con il viaggio ad Ankara, la tipica politica della coesistenza pacifica, l'azione per consolidare il buon vicinato con uno Stato conf i-nante a regime diverso e l'opera per migliorare gradualmente la situazione nei Balcani.
Di conseguenza la presenza dí Gromiko nella repubblica turca in un momento di tensione come l'attuale, ha costituito una dimostrazione tangibile sia dell'erosione che il prestigio americano va subendo all'interno dell'alleanza atlantica, sia dell'inevitabile interesse per un miglioramento dei rapporti con l'URSS che hanno i paesi che vogliano sganciarsi in qualche modo dalle opprimenti ingerenze della NATO.
Per quanto concerne più specificatamente '.e relazioni turco-sovietiche gli incontri tra Gromiko ed i dirigenti del paese ospite erano attesi da tutti gli osservatori con grande curiosità, E' vero che dal punto di vista protocollare non si è trattato che della risposta alla visita in URSS del ministro degli Esteri turco del novembre '64; è vero che in seguito ha soggiornato in Turchia, nel gennaio di quest'anno, una delegazione molto qualificata del Soviet supremo capeggiata da Nicolai Podgorni. Ma va subito precisato che nel febbraio scorso una grossa crisi politica ha travagliato il paese, crisi che ha , portato all'allontanamento dalla carica di primo ministro Ismet Inonu, sostituito alla presidenza del Consiglio dall'indipendente Suat Hayri Urguplu, del quale il giudizio più benevolo che si potesse dare era che si ignorava in quale direzione si sarebbe mosso.
O meglio, dal momento che alla vice-presidenza -del Consiglio si insediava il capo del partito della Giustizia, Suleiman Demirel e dal momento che Inonu era stato costretto ad andarsene proprio per le accuse di eccessiva freddezza nei confronti dell'America formulate dal partito della Giustizia e da altri raggruppamenti ultra-conservatori, era logico attendersi dal nuovo ministero una netta marcia indietro ed un tentativo di ritorno all'ovile atlantico sotto il peso dei ricatti, delle pressioni e della corruzione.
In effetti dall'estate 1964 — epoca in cui particolarmente vivace fu in Turchia la polemica verso gli Stati Uniti e l'autocritica verso i cedimenti dei propri governanti — ad oggi v'è stato un continuo tentativo di smussare l'insofferenza verso la Casa Bianca diffusa un poco in tutti i ceti. E questo anche perchè il dissidio per Cipro con la Grecia è venuto a poco a poco perdendo la gravità d'un tempo ed ha permesso ai gruppi di destra il ritorno alle consuete posizioni filo-americane senza che il loro estremismo nazionalistico ne scapitasse. Tuttavia un riassorbimento completo della tendenza neutralistica non vi è stato, nè avrebbe potuto esservi senza gravi scontri tra principali movimenti politici e le maggiori correnti d'opinione che si trovano ora in una fase di fragile equilibrio in attesa delle elezioni generali del prossimo autunno.
E' in questa atmosfera incerta, nella quale chiaramente si avvertono il lavorio per ristabilire la sottomissione cieca a Washington da una parte e la volontà, da un'altra, di elaborare invece un orientamento meno squilibrato ad opera di numerosi esponenti militari e civili più sensibili agli interessi nazionali, e infine una energica pressione pacifista e progressista di larghi strati di studenti e lavoratori, che Gromiko s'è a lungo intrattenuto con il ministro degli Esteri turco Isik (già ambasciatore a Mosca), con Urguplu e con il Presidente della repubblica Gursel. Primo sintomo del buon esito di questi contatti è stata l'accettazione di Urguplu dell'invito a recarsi a Mosca; una ampia convergenza tra le due parti è stata poi riscontrata sui problema della coesistenza pacifica e sull'esigenza di un accordo internazionale di disarmo graduale e controllato. Per quanto riguarda poi la questione cipriota, Gromiko ha ribadito la tesi sovietica favorevole all'indipendenza dell'isola, chiarendo inoltre in modo inequivocabile, nel corso d'una intervista, come l'Unione Sovietica mai abbia fornito missili terra-aria all'isola mediterranea. In concreto il dialogo tra Ankara e Mosca è proseguito e anche se il mutamento di governo e la scadenza elettorale del 10 ottobre hanno riacceso gli animi di chi paventa ogni spinta verso il neutralismo come una minaccia alle proprie posizioni di potere, appare sinora abbastanza probabile — a breve o a lunga scadenza — precisamente una ripresa dell'orientamento anti-americano, piuttosto che un rilancio dell'anticomunismo cieco che ha contraddistinto prima del 1960 gli indirizzi dei dirigenti dello Stato.
Se infatti si guarda agli editoriali dei principali organi di stampa ed al tipo di discussione politica in corso tra partiti è dato immediatamente notare quali siano gli umori prevalenti. Si va dalla soddisfazione per gli acquisti di armi tedesco-occidentali del quotidiano Cumhuriyet, soddisfazione certo ingenua e superficiale, ma pure che scaturisce dalla sensazione di non dipendere più esclusivamente dagli americani per le forniture belliche, all'aspro, anche se intriso di nazionalismo, anti-americanismo dell'Akbaba: u Abbiamo messo sotto i piedi dei soldati della NATO 35 milioni di metri quadrati di territorio perché vi installino le loro basi! s, questo è un genere molto corrente di lamentele.
Occorre però precisare che attualmente è sui problemi economici interni che va concentrandosi l'attenzione: ad esempio contemporaneamente all'entrata in funzione dell'acciaieria di Eregli sul mar Nero che ha un capitale per il 48 per cento appartenente allo Stato e per il rimanente posseduto in maggioranza dalla società American blew know, coppers and international Westinghouse electric corp (suddivisione che aveva destato vivissime polemiche), accanite discussioni avvengono intorno alla necessità urgente d'emendare la legge petrolifera che riconosce alle compagnie straniere diritti eccessivi.
Per tali ragioni i lavoratori della raffineria Atas s'accingono ad entrare in sciopero in appoggio alla richiesta della loro federazione sindacale di giungere alla nazionalizzazione di questa industria. Al riguardo il giornale Milliyet si chiede: e E° logico che lo Stato abbia il diritto di estrarre il carbone, il cromo o il sale, ma non il petrolio? » e più puntualmente il Cumhu-riyet incalza, in polemica con il vice-presidente Demirel che vorrebbe rinviare tutto a dopo le elezioni, in questi termini: K Ov viamente bisogna rispettare i diritti concessi in conseguenza delle leggi in vigore. Ma ciò che si chiede, in verità, è di correggere per mezzo di un'altra legge le clausole erronee derivanti da un'applicazione di dieci anni fa e di mettere fine ad una sitnazione contraria agli interessi del popolo. E' stato dimostrato ultimamente al Senato che le compagnie straniere hanno un evidente interesse a non estrarre petrolio nel nostro paese ».
Da questi rapidi accenni risulta palese l'ampiezza della posta in gioco con le vicine elezioni, la responsabilità gravissima che s'è accollato a suo tempo Inonu quando ha preferito cedere. il potere piuttosto che appoggiarsi a sinistra, la radicali7zazione che va sempre più apertamente manifestandosi nella lotta politica. I giornali più influenti della Turchia dichiarano: il risultato delle prossime votazioni sancirà o la possibilità di discutere liberamente la nostra realtà nazionale o il ritorno d'una brutale repressione di stile fascista. E precisano: per il partito della Giustizia ed i suoi alleati tutti coloro che domandano una nazionalizzazione sono comunisti, chi critica l'America è comunista, chi vuole aumentare gli scambi con l'URSS è comunista; si tratta invece d'avere ben chiaro che la democrazia esiste o non esiste.
Ci paiono, questi, discorsi coraggiosi, che indicano un maturare delle coscienze, un prendere consapevolezza dei problemi di fondo del paese, ed è fin troppo facile, a questo punto, rammentare la delicatezza d'una situazione che sempre più si tingerà dei colori assunti o dalla vicenda dell'Iran nel 1953 o da quella egiziana del 1956. La Turchia si muove, dunque; anche per questo il buon vicinato con l'URSS costituisce e costituirà un fattore positivo per il suo futuro.
Massimo Robersi
Libri di testo
Si dice, ad esempio, che " Hitler era il capo della Germania e il solo che si era mostrato amico dell'Italia" e che " il fascismo era una dittatura, ma ha compiuto bonifiche, ha conquistato t'impero e l'Abissinia e ha fatto la Conciliazione" (dal Giorno).
 
Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente 


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32531+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1965 Mese: 6 Giorno: 5
Numero 23
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 6 - 5 - numero 23


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