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tipologia: Analitici; Id: 1543339


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Massimo Robersi, Dal Cairo ad Ankara: bastone e carota. [sottotitolo: Ha detto Nasser: «Avevamo una sola alternativa, essere dominati o accettare la sfida»]
Responsabilità
Massimo Robersi+++
  • Valabrega, Guido
  autore+++    
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Politica internazionale [Rinascita] {Politica internazionale [Rinascita]}+++  
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
Da! Cairo ad Ankara:
bástone e carota
Ha detto Nasser: « Avevamo una sola alternativa, essere dominati o accettare la sfida »'
Proprio al termine del 1964 un
anno, per vero dire, di relativa tran.-qualità — un improvviso sussulto ha confermato l'instabilità di fondo della vita politica del Medio Oriente gettando, alto stesso tempo, un'ombra d'in- certezza sul futuro. Agli inizi del mese infatti, un'aspra polemica s'è sviluppata tra Stati Uniti e Repubblica Ara-
Unita: ad una richiesta egiziana di aumentare le forniture di aiuti alimentari, Washington ha risposto negativamente dichiarando, senza ambiguità, di essere decisa a tale passo a causa della politica estera egiziana giudicata in modo negativo; a tale offesa il presidente Nasser ha reagito con un aspro discorso a Porto Said nel corso del quale ha ribadito con energia il pieno diritto del suo paese ad operare in pieno libertà nell'arena internazionale senza sottostare ad odiosi ricatti.
Per cominciare a spiegarci che cosa c'è sotto l'incidente, è opportuno leggere un commento molto preciso a tutta la vicenda che è apparso sul quo-tiadiano del Cairo AI-Akhbar: «L'America pratica nei nostri confronti la politica del bastone e della carota. Essa minaccia di tagliarci i viveri se ci rifiutiamo di abbandonare it Congo al suo destino, di lasciare solo il Sudan, di lavarci le mani della Yemen e di mantenerci lontani dai movimenti di liberazione nazionale. Ma la lotta per la libertà è indivisibile. Nello Yemen, nel Congo e nel Sudan v'è la medesima battaglia per la quale noi dobbiamo versare il nostro sangue e sacrificare una parte della nostra prosperità s. Senza timore di essere accusati di semplicismo, pensiamo che non vi sua nulla da aggiungere o da togliere alla netta definizione dei fatti formulata dal giornale egiziano. In realtà, confermando puntualmente le previsioni dei più seri commentatori politici, la tragedia congolese causata dall'intervento dei belgi e degli americani, comincia a dare i suoi frutti avvelenati e minaccia conseguenze a catena in località assai lontane da Stanleyville: il sostegno morale e concreto della RAU ai partigiani congolesi, i viaggi di Gaston Soumialot al Cairo e ad Algeri, la creazione di basi di appoggio per gli oppositori di Ciombe nel Sudan meridionale sono tutti episodi insopportabili per fautori della politica colonialista dell'intervento diretto e ne deriva, in prospettiva, se gli Stati Uniti non avvertiranno gli enormi rischi insiti nell'operazione, una internazionalizzazione su scala africana e ormai a breve scadenza del problema del Congo.
Ma il malumore tra RAU e Stati Uniti, come sottolineava l'AI-Akhbar ha pure altre cause. E non si tratta solo della questione dello Yemen tutt'ora minacciato dai ribelli monarchici so- stenuti dall'Arabia Saudita e ben visti dagli americani, o della situazione sudanese, uscita da un immobilismo con- servatore e orientata verso un neutralismo assai più marcatamente anti-coloniale che in passato; in verità un complesso di fenomeni; parecchi dei quali connessi con la politica estera della RAU o con la sua condizione interna, va assumendo sempre .maggiore importanza e destando, in Occidente, sempre più cupi malumori.
In primo luogo c'è da sottolineare il lento, ma graduale- progredire della RAU e dell'Irak verso la costituzione di un'unica entità statale: la probabilità, dunque, d'un rafforzamento del-', le tendenze socialistiche nella 'Repubblica irakena e di deliberazioni per il passaggio sotto contralto statale delle sue risorse petrolifere sono ' notevolmente aumentate. Il desiderio di mettere bastoni tra le ruote e gli sforzi per tramare complotti, specie contro Aref si stanno dunque moltiplicando negli uffici delle- grandi -Compagnie petrolifere e nei ministeri degli Esteri degli Stati ove esse hanno la loro sede centrale.
La spregiudicatezza con cui RAU ed Trak stanno muovendosi non può non destare inoltre profondi echi negli altri Stati della zona, alcuni dei quali appaiono interessati ad ispirarsi a tale intraprendenza, mentre altri sembrano paventarla come capace di frantumare le fragili fondamenta sulle quali si reggono. Alla prima categoria crediamo di poter ascrivere la Turchia che di giorno in giorno va accentuando i tentativi per allargare la cooperazione con i paesi arabi e socialisti (è di questi giorni la visita di Podgorni ad Ankara) per controbilanciare gli oppressivi condizionamenti che deve sostenere con l'Occidente: si è giunti al punto che una pubblicazione filo-colonialista come L'Observateur du Moyen Orient ha potuto scrivere il 18 dicembre: « L'ambasciata degli Stati Uniti ad Ankara ha sviluppato un'intensa attività in tutti gli ambienti per sottolineare gli inconvenienti che deriverebbero alla Turchia da un scivolamento verso il neutralismo »! Alla seconda categoria, tra gli Stati ancora troppo legati all'Occidente per poter avviare un'azione autonoma, v'è, di contro, l'Iran ed è per questo che nelle scorse settimane, in evidente coincidenza con le minacciose dichiarazioni della Casa Bianca, a Teheran s'è iniziata una violenta campagna contro il riavvicinamento tra egiziani ed irakeni, contro propositi per un più giusto sfruttamento delle risorse petrolifere, contro le vigorose enunciazioni anti-colonialiste del Cairo.
Comunque, tornando alla particola re condizione della RAU, va detto che íl rifiuto americano di fornire derrate `alimentari nella misura richiesta appare eccezionalmente grave a causa 'd'una sorta di crisi economica che ha colpito negli ultimi mesi l'Egitto. In effetti al termine del piano quinquen--nale 1959/'60-1964/'65 l'Egitto si ritrova con un potenziale economico grandemente trasformato rispetto a quello dell'inizio dell'era repubblicana. Ciò che spicca in maniera più evidente nel - panorama economico dell'Egitto contemporaneo è il grande sviluppo dell'industria: mentre il reddito nazionale è. giunto a superare l'incremento naturale della popolazione, di modo che, sia pure con sforzi enornii e manlenendo un regime di vita assai basso, somme sempre più alte poi' Sono essere dedicate a nuovi investimenti.
E,.però l'aumento della popolazione urbana, la „lentezza con cui i capitali -riversati nella industrializzazione có-minciano a rendere, l'alto costo de-1 sostegno militare allo Yemen ecc. hanno finito col provocare una rarefazia-ne piuttosto pericolosa dei generi di prima necessità, rarefazione che il governo si è impegnato a combattere, in questo momento di grande importanza per lo sviluppo economico nazionale, sia lottando per correggere taluni sprechi, sia con alcune misure fiscali, sia facendo ricorso all'aiuto esterno. E' in questo quadro che va posto il « no » americano, « nos che, non senza fondamento, qualcuno ha voluto paragonare al « nos di Dulles circa il prestito per la costruzione della diga di Assuan nel 1956. A rafforzare l'analogia sta pure il fatto che come allora l'URSS è intervenuta a sostegno del neutralismo egiziano: a seguito della visita al Cairo del vicepresidente del Consiglio dell'URSS A-lexandr Shelepin è stato infatti concordato un nuovo prestito sovietico di 350 milioni di rubli, che certo agevolerà il superamento da parte egiziana della congiuntura difficile.
Ci pare che la morale di tale dissenso — una morale che oltrepassa il caso contingente, una morale difficile e dura e che richiede per essere realizzata a costi non troppo alti, cautela ed abilità — l'abbia anticipata lo stesso Nasser. Il 12 novembre, rievocando di fronte all'Assemblea nazionale la storia degli ultimi anni del suo paese, egli affermava infatti: e Siamo usciti vittoriosi dal blocco economico e dall'aggressione. Vi sono stati giorni nei quali le nostre riserve di grano non potevano bastare per più di dieci giorni... Avevamo una sola alternativa: essere dominati o accettare la sfida s.
Massimo Robersi
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32512+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1965 Mese: 1 Giorno: 23
Numero 4
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 1 - 23 - numero 4


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