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tipologia: Analitici; Id: 1543112


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
fica accettarle; ma significa negarle, avendole meglio comprese (applausi); significa studiare quale deve essere il punto d'insurrezione della nostra leva di resistenza, non già a ritroso, ma lungo la legge inevitabile della storia.
Orbene, o compagni, tutto quel poco che ho scritto sulla guerra l'ho raccolto fino dall'inizio in un volumetto a vostra disposizione. Ne accetto piena ed intera la responsabilità dalla prima all'ultima parola. E vi ricordo una sola cosa: che ho cominciato a scrivere sulla guerra fino dalla fine di agosto del 1914 sull'Avanti ! ed ho sempre mantenuto la stessa posizione. Io ho detto: noi socialisti dobbiamo essere sempre contro la guerra decisamente, ma non dobbiamo cadere nell'imboscata e nell'errore storico di prendere sul serio questa mostruosità non già socialista, ma borghese, della neutralità assoluta. E misi in guardia i compagni. Eravamo nell'agosto del 1914 (rumori), ed io dissi ai compagni: cc Non fidatevi della neutralità assoluta né di Giolitti, né di Sa-landra. Anche Salandra, come Giolitti, vi darà la guerra ». Ho mantenuto le mie previsioni: esse fatalmente, purtroppo, si dovevano avverare, si sono avverate.
Concludo, ricordando che per questo mio atteggiamento fermissimo sul terreno dei nostri principi, ma di previsione della storia, e per avere anche sempre sostenuto, in linea subordinata, gli interessi stessi del Partito, perché, non solo eravamo contro la guerra, ma dicevamo che il fare la guerra con quella preparazione era un errore dal punto di vista borghese, io sono stato accusato e attaccato in tutti i modi da interventisti e già che qui è presente il compagno Zambianchi, egli pub testimoniare come nel 1915 io ebbi l'onore di essere aggredito a Roma, al caffè Aragno. (Qualche applauso).
Discorso Kabaktceff
ROBERTO, presidente: Do la parola al compagno Kabaktceff, delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale. (Applausi; grida di r Viva la Terza Internazionale)». Il compagno Kabaktceff parla per delega ed incarico del Comitato della Terza Internazionale. (Applausi). Egli parla in francese. Il compagno on. Misiano, farà in seguito la traduzione.
KABAKTCEFF: Compagni: sono venuto a questo Congresso come
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rappresentante del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e prima di leggere il discorso già preparato, mi permetto di fare alcune dichiarazioni.
Saluto il vostro Congresso a nome del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e un particolare saluto vi porto a nome della Federazione dei Partiti comunisti della regione balcanica. La Bulgaria attraverso le prove della guerra e nelle condizioni del dopo guerra, ha messo in prima linea il problema della lotta di classe ed il proletariato bulgaro è tutto concorde sotto la bandiera del Partito comunista, il quale, nelle ultime elezioni, ha potuto affermarsi con una vittoria di 50 deputati e con complessivi voti 200.000.
Esamina, quindi, fuggevolmente le condizioni della Grecia, affermando che la caduta di Venizelos costituisce la bancarotta della politica nazionalista greca, e, per la coordinazione fra la politica greca e la politica internazionale, rappresenta la bancarotta della politica dell'Intesa nei paesi balcanici e nell'Oriente.
Il Partito comunista jugoslavo ha ottenuto nel Parlamento 59 seggi; ma oggi voi sapete come l'Assemblea costituente regni a Belgrado, facendo gli interessi esclusivi della borghesia, intaccando la sua dittatura. Il Governo jugoslavo ha soppresso tutte le legalità costituzionali, ha soppresso la stampa comunista, tutti gli organismi comunisti, tutte le organizzazioni politiche e professionali ed ha arrestato i delegati comunisti. Oggi, alla Costituente, i deputati della tendenza Radek, non possono intervenire e l'assemblea è di già priva dell'autorità legale. Si preannuncia una lotta sociale nazionale contro la dominazione della borghesia ed io prego il Congresso di esprimere una protesta contro la dittatura ed il terrore del Governo jugoslavo. (Applausi).
La discussione che avete oggi in Italia tra le diverse tendenze del vostro Partito, già vi fu nei paesi della Balcania ed io vi posso assicurare che il Partita comunista balcanico, unitamente alla Federazione comunista dei Balcani e del Danubio, sostiene ed approva la condotta e la mozione del Comitato esecutivo della Internazionale comunista. (Ap- plausi).
Il proletariato comunista balcanico, come quello italiano, è convinto che per la vittoria della rivoluzione sociale sia necessario creare un Partito senza riformisti, foggiato sulle linee dell'Internazionale comunista. (Applausi).
Permettete, ancora, che io approfitti della vostra pazienza e vi dia lettura di un discorso che vi parrà un po' lungo. Io, però, sono obbligato di esporre qui le vedute dell'Internazionale comunista, che, disgra-
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ziatamente, non pub essere qui rappresentata da compagni di piú grande autorità, come Zinowieff e Bukarin, e di conseguenza ad essere dettagliato.
(Kabaktcefl inizia, quindi, a leggere in francese il testo del discorso. Dopo circa una ventina di minuti di lettura, il Congresso rumoreggia, anche perché si sa che la traduzione sarà, in seguito, letta dal compagno Misiano. La presidenza prega, quindi, Kabaktcefl di rinunciare alla lettura del testo in francese e di dare, senz'altro, la parola al traduttore. Cosí viene deciso).
MISIANO legge:
« Cari compagni,
« Questa Congresso ha una grande importanza nazionale e internazionale. Nazionale, per la definitiva liberazione del Partito italiano da tutte le tendenze pacifiste e riformiste, ereditate dal periodo pacifica dello sviluppo del capitalismo, e per la costituzione in Partito rivoluzionario del proletariato. Internazionale, perché gli occhi del proletariato- del mondo intero sono oggi volti verso l'Italia. I due campi: la borghesia internazionale ed il proletariato internazionale, sanno perfettamente che la parte verso la quale andrà il Partito italiano, farà traboccare per lui la bilancia storica in questo momento. Dopo l'unione delle forze rivoluzionarie del proletariato, in quasi tutti i paesi dell'Europa continentale, in Partiti comunisti, dopo l'unione del Partito comunista con la sinistra del Partito indipendente socialista di Germania e la formazione di un nuovo, potente Partito comunista unificato, dopo la epurazione del Partito francese dai suoi socialpatrioti e la sua adesione all'Internazionale comunista, dopo la scissione della sinistra comunista dal Partita socialdemocratico di Czeco-Slovacchia, di Austria, della Svizzera; del Belgio, ecc., e la formazione in quei paesi di Partiti comunisti indipendenti, raccoglienti tutte le forze rivoluzionarie del proletariato di quei medesimi paesi, è ora la volta degli operai coscienti e rivoluzionari italiani per la liberazione dai riformisti e la unificazione delle loro forze in un grande Partito comunista, costituendo l'organismo piú potente dell'Internazionale comunista. Il Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista è sicuro che voi assolverete questo compito con dignità e con coraggio.
Compagni, il dovere del proletariato italiano e del Partito socialista italiano nel momento presente, è determinato dalla situazione interna e internazionale, creatasi in seguito alla guerra imperialista. Qua-l'è la situazione interna? Essa vi è molto nota, mi ci soffermerò brevemente. La distruzione delle forze produttive durante la guerra ha.
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creato quella profonda crisi economica che, non soltanto le è sopravvissuta, ma si è fatta via via piú profonda e piú acuta. L'Italia manca di materie prime ed essa non se ne pub procurare a cagione della loro rarefazione nell'Europa capitalista ed a cagione del deprezzamento della moneta italiana. Nello stesso tempo cresce sempre maggiormente il costo delle merci di prima necessità, dovuto al monopolio che la grande borghesia finanziaria e industriale, arricchitasi durante la guerra, è riuscita ad imporre sulle materie prime e sugli oggetti di largo consumo. La condizione della classe operaia in Italia diviene via via piú miserabile, perché il rincaro della vita è assai maggiore degli aumenti di salario, e, in effetto, porta verso una reale diminuzione dei salari. Operai, le lotte della classe operaia per gli aumenti di salari incontrano nella borghesia un'opposizione ostinata, poiché questa pretende che il rialzo dei prezzi delle materie prime non le consente di aumentare i salari; chiude, perciò, le fabbriche e proclama il lock-aut per gli operai. Per schiacciare la lotta del proletariato, la borghesia sabota la produzione. Trascinata sempre dal punto di vista del profitto capitalistico e non da quello della ricostruzione, e dello sviluppo della produzione — per il quale piange sempre lacrime ipocrite — preferisce esportare i suoi capitali, anche le macchine e le fabbriche, privare di lavoro centinaia di migliaia di operai, condannandoli alla fame, insieme con le loro famiglie. Voi sapete assai bene che la borghesia nazionalista italiana ha cominciato ad esportare la ricchezza accumulata durante la guerra con lo sfruttamento del proletariato italiano ed a cercare una seconda patria, in cui i propri profitti sarebbero stati maggiori e piú sicuri. Con questa stessa misura la borghesia italiana peggiora la crisi economica, aggiungendo al caro-viveri, la disoccupazione crescente. Secondo i dati ufficiali, il caro-viveri in Italia, dal 1914 è aumentato di piú del 500 per cento. Soltanto nello spazio di un anno, dal giugno 1919 al giugno 1920, l'aumento dei prezzi è stato del 428 per cento per i generi di prima necessità.
La crisi finanziaria in cui la guerra ha gettato l'Italia, aumenta senza tregua; gli ultimi rapporti ufficiali dimostrano che il debito pubblico in Italia raggiunge oggi la cifra di 122 miliardi e la carta moneta in circolazione ascende alla cifra di 19 miliardi. È, dunque, un aumento del debito pubblico e della emissione di carta moneta dieci volte maggiore dell'ante-guerra.
La guerra, che ha costato tante vittime al popolo italiano, ha portato alla borghesia, ai banchieri, agli speculatori ed ai patrioti, grandi
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ricchezze, ed alle masse lavoratrici la rovina economica ed una miseria incredibile.
La politica nazionalista-imperialista della borghesia italiana ha fatto bancarotta completa. Le illusioni per la conquista delle grandi colonie e dei grandi mercati sono svanite. L'Italia, nella sua qualità di uno dei piú deboli degli alleati dell'Intesa, è uscita dalla guerra con il bottino piú scarso. La parte del leone è stata fatta dai suoi alleati, dall'Inghilterra in prima fila. La pace imperialista ha distrutto le luminose speranze, con le quali la borghesia nazionalista italiana ingannava le masse durante la guerra. La pace non apre piú alcuna prospettiva, non soltanto per la politica espansionista del capitalismo italiano, ma anche per la sua consolidazione interna: il capitalismo italiano esce dalla guerra piú debole di quando vi è entrato. La borghesia non sa proporre altra uscita a questa crisi economica e finanziaria, all'infuori della costrizione violenta degli operai a lavorare nelle fabbriche sotto regime di sfruttamento e in una miseria sempre crescente; la soluzione che la borghesia propone, costituisce la schiavitú del proletariato. al capitalismo, la sua degradazione fisica e morale progressiva.
Il proletariato italiano, per difendersi e per salvarsi, intraprende una lotta sempre piú decisa e rivoluzionaria. Ha cominciato coll'entrare in sciopero per l'aumento dei salari; e, quando la borghesia ha risposto agli operai con la serrata e il sabotaggio della produzione, allora il proletariato ha trovato rifugio nell'unico mezzo che gli rimaneva: la occupazione delle fabbriche. Questo mezzo di lotta è rivoluzionario per eccellenza: mira alla trasmissione della proprietà sui mezzi di produzione, dalle mani della borghesia a quelle del proletariato. La borghesia ha piena coscienza di ciò; ed è per questo che si prepara a schiacciare queste lotte rivoluzionarie con il sangue e col fuoco. La borghesia ha incominciato la guerra civile con la fucilazione parziale degli operai; e organizza regie guardie e fascisti per intraprendere la fucilazione in massa del proletariato italiano.
Cosí la crisi economica e finanziaria, rende piú acuta in Italia la lotta di classe e crea una situazione rivoluzionaria. E soltanto coloro che chiudono volontariamente gli occhi dinanzi ai fatti piú evidenti e piú eloquenti, possono negare l'esistenza e l'aggravarsi di questa situazione rivoluzionaria. Il proletariato italiano e il Partito socialista italiano si trovano in questa situazione. Ed è soltanto prendendo in considerazione e tenendo ben calcolo della situazione rivoluzionaria, che essi possono stabilire in modo infallibile il loro dovere. Coloro che negano una simile situazione, coloro che la trascurano, si collocano sul
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piano della borghesia, lavorano per la consolidazione delle basi del capitalismo e della dominazione borghese; lavorano per l'incatenamento del proletariato in uno sfruttamento ancora maggiore.
Qual'è oggi, la situazione internazionale, la situazione degli Stati capitalistici e del mondo capitalista, dopo la guerra imperialista? La crisi economica e finanziaria ha colpito non solamente gli Stati vinti, ma anche gli Stati vincitori. L'Italia è compresa fra gli Stati vincitori; ma, tuttavia, noi la vediamo travagliata da una crisi economica e finanziaria delle piú profonde. La produzione nel mondo capitalista intero, ma soprattutto nei paesi dell'Europa continentale, si trova nella seguente condizione: il massacro di decine di milioni di operai e contadini e la invalidità di altre decine di milioni, significa la distruzione di altrettante forze produttive viventi. Ma la guerra ha anche distrutto una grande quantità di mezzi di produzione, di materie prime e di mezzi di trasporto: conseguenza inevitabile di tutto ciò, è la diminuzione della produzione generale.
La guerra, addossando agli Stati enormi debiti, e aumentando enormemente la quantità di carta moneta, ha cagionato il deprezzamento dei valori monetari in tutti i paesi capitalisti, fatta eccezione per l'America e per una parte dell'Inghilterra. E ciò, dopo la distruzione dei mezzi di trasporto, è l'altra causa dello sfacelo del commercio internazionale odierno. Oggi, il mondo capitalista si trova in queste condizioni: mentre i depositi dei capitalisti americani sono rigurgitanti di merce, i proprietari non possono esportare queste merci stesse a cagione del deprezzamento del valore della moneta nei paesi europei. I « trusts » americani chiudono le fabbriche e gettano sul lastrico milioni di operai in preda alla disoccupazione, nel tempo stesso in cui i popoli europei cadono in una miseria piú nera a cagione della mancanza di prodotti industriali. D'altra parte, i paesi industriali, che hanno bisogno di materie prime, come, ad esempio, l'Inghilterra, per timore della rivoluzione russa, privano se stessi e l'Europa intera della sorgente piú importante di materie prime: la Russia. La produzione cessa in alcuni paesi, perché é stato molto prodotto e non si può esportare; la produzione cessa in altri paesi a cagione della mancanza di materie prime.
Durante la guerra, la borghesia ha trovato il collocamento migliore dei suoi capitali nelle grandi industrie militari e nei prestiti per l'esercito. Le ricchezze colossali, da essa accumulate durante la guerra, non sono oggi collocate nelle industrie, perché questa borghesia non vi può trovare il medesimo utile. Insieme con i capitali accumulati, la borghesia accumula anche le materie prime ed i prodotti di largo consu-
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mo, monopolizza la produzione ed il commercio di questi prodotti all'interno ed all'estero, si getta in una speculazione accanita ed aumenta, senza limite, i prezzi di tutte le merci. La guerra imperialista ha aumentato e fortificato l'accentramento del capitale. Il monopolio capitalista sui mezzi di produzione: la terra, le materie prime e i prodotti di largo consumo, ha preso proporzioni mostruose. Ed il monopolio capitalista è la causa principale della crescente miseria. Ma il caro-viveri che aumenta senza tregua, costituisce un nuovo inciampo per la. produzione, perché porta con sé anche l'aumento dei prezzi delle materie prime e diminuisce contemporaneamente la capacità consumatrice delle classi lavoratrici.
Il fatto che la borghesia si dedica non già alla produzione, ma alla speculazione, che trasforma il capitale industriale in capitale di speculazione e di reddito, è un sintomo che la borghesia ha definitivamente portato a termine il suo compito storico e che il capitalismo é entrata in una fase tale in cui lo sviluppo della produzione e delle forze produttive diviene già impossibile.
La disoccupazione, il caro=viveri e la svalutazione della carta-moneta, che imperversano in quasi tutti i paesi capitalistici del mondo, sono le conseguenze, e nello stesso tempo i sintomi della grande crisi economica che scuote le basi capitalistiche del mondo. La prova irrefutabile dell'espandersi di questa crisi è precisamente l'incessante accrescersi della disoccupazione, del caro-viveri e del deprezzamento della moneta in tutti i paesi.
La crisi finanziaria fiorisce ancora piú esuberante in tutti i paesi, ad eccezione degli Stati Uniti. Il compagno Lenin, nel discorso da lui pronunciato alla seduta del Congresso dell'Internazionale comunista, ha provato questa affermazione con le cifre seguenti:
Il debito delle grandi Potenze europee é, aumentato, dal 1914 al 1920, di sette volte. Calcolate in lire sterline (ammettendo che una lira sterlina sia pari a 10 rubli in oro) le relazioni di rapporto fra le grandi Potenze, si esprimono come segue: gli Stati Uniti posseggono un attivo di 19 miliardi e niente passivo (è l'unico Stato in queste condizioni); l'Inghilterra 17 miliardi di attivo e 8 miliardi di passivo; la Francia 3 miliardi e mezzo di attivo contro 100 miliardi e mezzo di passivo. I debiti dell'Inghilterra e della Francia oltrepassano del 50 per cento la rispettiva ricchezza nazionale. I debiti dell'Italia oltrepassavano, qualche mese fa, il 70 per cento della sua ricchezza nazionale.
La quantità di carta moneta in tutti i paesi oltrepassa parecchie decine di volte la quantità esistente prima della guerra. Non parleremo
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dei debiti e della quantità di carta moneta negli Stati nuovi — come, ad esempio: in Austria, in Polonia ed in altri — che sono in completa rovina e bancarotta. Tale è anche la situazione finanziaria dei paesi balcanici, ecc. ».
Dunque, la crisi finanziaria cresce senza tregua. Tutte le forze finanziarie dei Governi borghesi per fermarla e salvare la situazione, sono restati e restano vani. L'unica uscita, per il momenta, essi la trovano nella macchina da stampa della carta moneta. Ma é precisamente questo mezzo che aggrava maggiormente la crisi.
In conseguenza della crisi, la situazione della classe operaia nel mondo capitalista, si fa sempre maggiormente miserabile ed insopportabile. I prezzi degli oggetti di prima necessità, aumentano in una proporzione molto piú grande che i salari operai. Seconda i dati ufficiali, in Inghilterra il prezzo dei viveri é aumentato di circa il 160 % e i salari degli operai soltanto del 130 %, in Francia il rialzo dei prezzi é del 300 %, quello dei salari del 200 %, ecc. La sproporzione effettiva fra l'aumento del prezzo dei viveri ed i salari è assai rilevante.
Quando gli operai tentano di aumentare i propri salari mediante gli scioperi, la borghesia risponde con il lock-aut, alla domanda per la introduzione dei controlli sulla produzione, la borghesia risponde con la esportazione dei capitali e delle macchine. E quando gli operai, spinti dalla necessità di conservare la produzione per poter lavorare e vivere, occupano le fabbriche, la borghesia si vale di tutti i mezzi e della forza, per schiacciare questa forza rivoluzionaria degli operai. Essa organizza un esercito mercenario ed una guardia bianca, prepara ad annegare il proletariato nel sangue. La borghesia, per mantenere i suoi grandi guadagni, la sua proprietà sui mezzi di produzione, i suoi privilegi di classe, il proprio dominio, é decisa a tutto: a sabotare la produzione, a distruggere i mezzi di produzione, a spingere le masse lavoratrici in una crescente miseria, a condannarle alla degradazione ed alla morte.
Ma la borghesia, quanto piú distrugge la vita economica inaridendo cosí le sorgenti dei suoi propri guadagni e del suo prodotto nel vecchio mondo capitalista, tanto piú si getta con maggiore avidità sui popoli delle colonie e dei paesi arretrati. Essa sostituisce i metodi di produzione, con i metodi della spogliazione e del brigantaggio dei popoli soggetti.
Ecco l'uscita che la borghesia trova alla crisi economica, finanziaria e politica. Essa vuole salvarsi mediante questa uscita se il proleta-
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riato internazionale ed i popoli oppressi si lasciano ricacciar indietro,. nella barbarie della borghesia imperialista dominante.
Ma la crisi economica e finanziaria, creata dalla guerra imperialista, ha aperto una nuova epoca rivoluzionaria nella storia. Il proletariato cerca e trova la sua salvezza da questa crisi, fuori della borghesia. Al grido generale di questa per il ristabilimento della produzione, il proletariato risponde con la rivendicazione di rialzare prima di tutto le proprie forze produttive: la forza produttiva degli operai. Al lock-aut e al sabotaggio della produzione mediante i quali la borghesia vuole schiacciare la latta degli operai per l'aumento dei salari, il proletariato risponde rivendicando l'introduzione del controllo sulla produzione ed anche l'occupazione delle fabbriche. All'aumento delle imposte indirette, per il pagamento del debito pubblico, il proletariato risponde rivendicando l'annullamento di tutti i debiti pubblici. In una parola, la crisi economica e finanziaria, spinge ineluttabilmente il proletariato internazionale sulla via delle lotte rivoluzionarie decisive.
La rivoluzione russa è una conseguenza della guerra imperialista: essa non è soltanto di importanza locale; ha invece importanza e carattere internazionale. È l'inizio della rivoluzione comunista universale; ha aperto la nuova epoca rivoluzionaria nella storia.
La prova piú eloquente del carattere internazionale della rivoluzione russa, è il fatto che essa ha diviso il mondo capitalista in due fronti: uno è il fronte dell'imperialismo e della controrivoluzione, sul quale lottano la borghesia ed i Governi capitalisti; l'altro é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia, per conservare il suo dominio mediante la dittatura ed il terrore con eserciti mercenari e guardie bianche, scatena la guerra civile nel mondo capitalista.
Qual'è il dovere dei Partiti comunisti e dell'Internazionale comunista nella presente epoca rivoluzionaria? Il loro compito è di unificare la lotta rivoluzionaria del proletariato internazionale e dirigerla verso lo scopo supremo: la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. I Partiti comunisti e la Internazionale comunista, traggono profitto dalle esperienze colossali e preziose della rivoluzione russa. La Russia è il primo, e contemporaneamente è il piú grande paese capitalista nel quale il proletariato si è impadronito del potere statale ed ha stabilito la propria dittatura di classe. In realtà il proletariato russo applica, per la prima volta nella storia, i metodi rivolu-
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zionari per la demolizione dello Stato capitalista e per il consolidamento di un nuovo Stato proletario socialista; organizza in pratica la dittatura del proletariato ed ha già incominciata l'organizzazione della costruzione della società comunista. Il proletariato internazionale, non soltanto non pub trascurare l'esperienza della rivoluzione russa, ma trae da essa le piú grandi lezioni. Oltre a ciò il proletariato internazionale viene sempre maggiormente acquistando coscienza di questo: che lo schiacciamento della rivoluzione russa sarebbe equivalso al proprio schiacciamento e che, quando esso sostiene la rivoluzione russa, assicura la vittoria della rivoluzione proletaria internazionale. E dunque perfettamente comprensibile e naturale che oggi, alla testa del movimento proletario internazionale, cammini il proletariato russo e che l'Internazionale comunista tragga profitto nella misura maggiore dei principi, della tattica, dei metodi d'organizzazione e di lotta del proletariato rivoluzionario russo; principi, metodi ed organizzazione che sono stati temprati nel fuoco e nel sangue della piú grande rivoluzione proletaria del mondo.
Ma, proprio in questo momento, il compagno Serrati si avanza e dichiara che non esistono né in Italia né nel mondo capitalista le condizioni per la rivoluzione. Egli nega la situazione rivoluzionaria e l'epoca rivoluzionaria. Nella sua risposta, del 16 dicembre, al compagno Lenin, Serrati dichiara precisamente che: «egli non è d'accordo con Lenin ed i comunisti italiani sull'apprezzamento del momento storico attraversato dall'Italia». Piú avanti, egli dichiara che: « in Italia, a parte l'episodio di Ancona, non c'è stata una vera insurrezione, e che la occupazione delle fabbriche non fu un movimento rivoluzionario, ma un movimento sindacale largo e profondo, completamente pacifico ». Egli dichiara infine che l'agitazione dei contadini per l'occupazione della terra... « ha anche avuto carattere pacifico e che anche in questo caso, non si tratta di insurrezione vera e propria », ed aggiunge: « Si ebbero soltanto, e dolorosamente, delle fucilazioni ». Nella stessa risposta a Lenin, Serrati dichiara: « E poi, io penso, sono ben rari coloro che si trovano d'accordo con voi a proposito dell'aiuto che potrà venire alla rivoluzione italiana, non soltanto dall'Europa centrale, ma anche dall'Inghilterra, dalla Francia e dagli Stati Uniti nei quali paesi la rivoluzione, sotto vostro ordine, dovrebbe essere affrettata ».
Come vedete, il compagno Serrati si burla di coloro che ammettono che noi ci troviamo dunque in un periodo rivoluzionario e che le condizioni della rivoluzione proletaria in Italia ed in Europa sono già
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mature. A priori, egli nega il carattere rivoluzionario delle lotte condotte dopo la guerra dal proletariato e dai contadini d'Italia.
Se voi fate un parallelo fra la dichiarazione di Serrati e la risoluzione dei riformisti votata a Reggio Emilia, vedrete chiaramente che il compagno Serrati si è definitivamente collocato sul terreno dei riformisti. (Interruzioni e rumori vivaci in tutta la sala. Violenti battibecchi fra secessionisti e unitari che obbligano l'oratore ad interrompere la lettura).
ROBERTO, presidente: Adesso che vi siete calmati, per non rendere impossibile il funzionamento dell'ufficio di presidenza, vi prego di rimanere tranquilli. Si tratta di ragionare e non di fare del chiasso. Capisco l'esplosione del sentimento, e siamo tutti disposti a riconoscerla giusta, ma è anche necessario che si continuino i nostri lavori poiché altrimenti qui si compirebbe un sabotaggio e non piú una discussione. (Applausi). Prego quindi, in nome di quei principi reciproci di sopportazione, di far continuare in calma la lettura, alla quale sarà possibile ad ogni frazione rispondere esaurientemente. (Approvazioni).
MISIANO (continuando la lettura): Poiché, quale è oggi la differenza fra gli opportunisti ed i comunisti? E precisamente questa: che i primi non riconoscono la situazione rivoluzionaria, non ammettono che le condizioni per una rivoluzione proletaria siano mature, giustificando con questo la loro collaborazione con la borghesia per il ristabilimento ed il consolidamento del regime capitalista scosso, il loro passaggio alla contro-rivoluzione. Il compagno Serrati, e quanti lo sorreggono, accettando le basi teoriche dell'opportunismo e del riformismo, sono naturalmente costretti ad accettare anche la loro concezione sulle questioni attuali della lotta del proletariato, ad approvare ed accettare la loro tattica. Noi ringraziamo il compagno Serrati della sua franchezza in questa occasione. Oggi Serrati riconosce francamente la concentrazione socialista. Ciò serve a gettare una gran luce sulla situazione.
Il compagno Serrati non riconosce che l'occupazione delle fabbriche da parte degli operai è un fatto di carattere rivoluzionario; si tratta, invece, di un atto rivoluzionario per eccellenza ! Poiché gli operai sono spinti a questa azione dal lock-aut e dal sabotaggio della borghesia, poiché con l'occupazione delle fabbriche, essi vogliono strappare la produzione dalle mani della borghesia e trasformare le relazioni della proprietà: abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione e trasformarla in proprietà collettiva della società. Un'altra questione è questa: sapere fino a qual punto il Partito socialista italiano e la Confederazione Generale del Lavoro hanno approfittato dell'azione rivolu-
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zionaria delle masse operaie per migliorare la loro coscienza e creare la loro organizzazione, per unificare questa lotta con la lotta generale del proletariato e dirigerla verso lo scopo principale: la conquista del potere politico. La C.G.d.L. e il P.S.I. non hanno compiuto il proprio dovere. La C.G.d.L. ha rifiutato di cedere la direzione della lotta al Partito... (Nuove e vivaci interruzioni. Il tumulto nella sala raggiunge in breve una forma quasi violenta. Le invettive fra l'una e l'altra frazione si incrociano. Tra i palchi e la platea è un continuo gridare e la Presidenza é veramente impotente a dominare il tumulto. Dopo qualche decina di minuti la calma ritorna).
KABAKTCEFF: Prego il Congresso di ascoltare fino alla fine, con pazienza, la parola del Comitato esecutivo della Terza Internazionale.
SERRATI, (applausi e rumori): Compagni ! Pregato dalla Presidenza e dal compagno Kabaktceff aggiungo la mia raccomandazione affinché questa discussione si svolga nel modo piú tranquillo e pacifico che sia possibile. Io mi spiego perfettamente l'irritazione dell'animo vostro. C'é in noi un sentimento ed una passione vivissima. Non è possibile che noi italiani stiamo qui dentro come in una chiesa: siamo congressisti pieni di passione, di sentimento, di volontà di dire tutte quante le cose nostre, ma appunto per questo, perché si tratta di un argomento della massima importanza, poiché non si tratta dell'avvenire del Partito — che non è niente o che almeno è poco — ma del proletariato e della rivoluzione italiana, appunto per questo io penso che noi dovremmo essere piú tranquilli, piú sereni nell'esplicazione del mandato che le nostre Sezioni ci hanno affidato.
Il Comitato della Terza Internazionale, alla quale noi siamo aderenti, ha perfettamente il diritto di dire tutta la sua opinione, e se questa opinione può essere offensiva per qualcuno di noi, noi dobbiamo accettare anche l'offesa: ce ne difenderemo dopo. (Applausi). Non abbiate timore, o compagni, non crediate che coloro che voi sentite in certo qual modo diminuiti da apprezzamenti che ritenete errati, non abbiano la capacità e la possibilità di esporre tutta ed intera la loro difesa, anzi, io vi faccio osservare che questa vostra irritazione, queste vostre interruzioni, questo vostro — quasi, almeno in apparenza — tentativo di sabotaggio (e tale potrebbe parere a chi non conosce le nostre discussioni, a chi non sa come noi poco rispettiamo tutte le autorità, come siamo per eccellenza individualisti ed anarchici di temperamento), queste interruzioni potrebbero far credere che noi non abbiamo argomenti da opporre agli argomenti che questa relazione porta. Tali argomenti sono svolti in una forma alla quale non siamo abitua-
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ti, ma dobbiamo abituarci un poco alla forma internazionalistica, dobbiamo abituarci a sentire i compagni nostri degli altri paesi. Siamo abituati ad una forma piú cortese, piú molle, piú aleatoria. D'altra parte invece, altri è abituato ad una forma rude. Accettiamo anche la forma rude: risponderemo con la nostra forma e dimostreremo di avere ragione.
Per queste ragioni, mi unisco completamente alla raccomandazione fatta dal compagno Kabaktceff ed a quella fatta dalla Presidenza del Congresso, acciocché questa nostra adunanza continui ad essere serena, pacifica, tranquilla, ed in essa tutti quanti possano esprimere largamente, con la massima libertà, le proprie idee. (Applausi).
MISIANO (riprende la lettura): ...il Partito, da parte sua, inceppato dai riformisti e dai comunisti unitari, dai centristi, non era in condizioni di prendere nelle sue mani la direzione di questa lotta rivoluzionaria, malgrado la maggioranza del C.C. si fosse espressa in tale senso. Il compagno Serrati nega anche il carattere rivoluzionario della occupazione delle terre di proprietà dei grandi proprietari terrieri, da parte degli operai agricoli, dei semi-proprietari e dei piccoli contadini. Ma anche questa è un'azione rivoluzionaria per eccellenza, poiché è la presa violenta di possesso delle terre dalle mani di una classe (quella dei grandi proprietari terrieri), e la sua trasmissione nelle mani di un'altra classe: quella dei proletari e dei semi-proletari. Se questo movimento, che è, per sua essenza, un movimento rivoluzionario delle masse contadine sfruttate ed oppresse, è sfruttato dai grandi Partiti borghesi; se questa lotta non si inserisce in quella del proletariato delle città in una lotta comune, unificata, cosciente e organizzata per la conquista del potere politico e per l'espropriazione della borghesia e dei grandi proprietari terrieri, la responsabilità ricade sul P.S.I. la cui lotta e la cui azione rivoluzionaria è ostacolata dai riformisti e dai centristi.
È appunto su questa questione, la piú importante, quella della lotta del proletariato e delle masse lavoratrici contadine in Italia, che il compagno Serrati si trova in pieno accordo con i riformisti, ma egli è d'accordo con essi anche sul giudizio dell'azione generale dell'Italia e dell'intero mondo capitalista, quando nega che le condizioni per la rivoluzione proletaria sono mature. È forse strano, dopo ciò, che il compagno Serrati si dichiara contro l'espulsione dei riformisti e per conseguenza, si pronunci contro una di quelle piú importanti decisioni del Congresso dell'Internazionale comunista? È vero che il compagno Serrati, dopo avere fatta l'apologia dei riformisti e della loro tattica, si dichiarò, all'inizio della discussione, anche disposto a fare una conces-
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sione all'Internazionale comunista, ed escludere dal Partito qualche riformista, ma egli è disposto a sacrificare qualche riformista, come persona, per salvaguardare e salvare il riformismo nel Partito, come tendenza.
Ma il compagno Serrati, non soltanto si dichiara contro questa decisione del Secondo Congresso dell'Internazionale comunista: egli si dichiara anche contrario a quasi tutte le risoluzioni del Congresso di Mosca: contro le tesi della questione agraria, della questione nazionale e coloniale, della questione sindacale, ecc. Qual'è lo spirito delle tesi dell'Internazionale comunista sulla questione agraria? L'Internazionale comunista dichiara che il proletariato rivoluzionario, per vincere il suo principale nemico, la classe capitalistica, deve conquistarsi l'appoggio non soltanto del proletariato agricolo, ma anche l'appoggio dei semi-proletari e dei piccoli proprietari contadini, neutralizzare i contadini medi e schiacciare con la forza i grandi proprietari terrieri. Questa tattica rivoluzionaria si impone al proletariato in seguito all'esperienza della rivoluzione russa e la situazione dei contadini nei paesi capitalisti. Per la riuscita di questa tattica, l'Internazionale comunista dichiara che il proletariato vincitore deve cedere ai semi-proprietari contadini un po' di terra per conservare la terra ai proprietari contadini fino al momento in cui, collo sviluppo delle comunità agricole e delle grandi proprietà collettive agricole, e il consolidamento dell'industria nazionalizzata, ecc., maturino le condizioni per la socializzazione completa della terra. Questa tattica, è forse in contraddizione con i principi del socialismo rivoluzionario? Niente affatto. Anche i fondatori del socialismo scientifico, Marx ed Engels, dimostravano che la piccola proprietà agricola ed i piccoli contadini, continueranno ad esistere per molto tempo, parallelamente alla proprietà collettiva dell'industria; e non è che gradualmente, poco a poco, non già con la violenza, ma con la educazione generale ed agricola, con l'introduzione progressiva delle macchine nell'agricoltura, con la esperienza della produzione collettiva agricola, che si giungerà al possesso completo ed al lavoro in comune della terra.
E l'Internazionale comunista non propone una soluzione schematica della questione agraria per tutti i paesi; al contrario, il Partito comunista, nei paesi e nelle provincie in cui la grande agricoltura capitalista è sviluppata ed in cui il proletariato agricolo è numeroso, rivendica l'espropriazione dei grandi proprietari terrieri e la trasmissione della loro terra in possesso collettivo degli operai agricoli. Con questo, il Partito comunista non si trova in contraddizione con le tesi dell'Internazionale comunista. In generale, il proletariato rivoluzionario risolverà la questione agraria, secondo le condizioni particolari di ogni paese, re-
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stando però sempre fedele alla tattica rivoluzionaria — sanzionata dall'Internazionale comunista — di conquistare la grande massa lavoratrice contadina (e questa massa si compone di semi-proletari e di piccoli proprietari contadini) per la rivoluzione proletaria.
Non l'Internazionale comunista, ma il compagno Serrati si trova in contraddizione con i principi del socialismo rivoluzionario scientifico. Ma perché il compagno Serrati è contrario alla occupazione delle grandi proprietà fondiarie da parte dei semi-proprietari contadini? Perché egli non crede e non vuole la prossima rivoluzione, perché egli nega che noi ci troviamo in una situazione ed in un'epoca rivoluzionaria. Il compagno Serrati è contro l'azione rivoluzionaria dei contadini, come è contro l'azione rivoluzionaria degli operai, perché egli è, in generale, contro la rivoluzione.
Il compagno Serrati espone le tesi dell'Internazionale comunista sulla questione nazionale e coloniale, in una maniera tale come se queste medesime tesi imponessero al P.S.I. di cessare la sua latta contro la borghesia nazionalista e di solidarizzare con la politica nazionalista della sua borghesia. Ma questa è una interpretazione arbitraria delle tesi. Noi, comunisti dei Balcani, abbiamo anche noi condotto una latta lunga ed accanita contro la nostra borghesia che, con la sua politica nazionalista di conquista, ha spinto i popoli balcanici nelle guerre balcaniche, e, piú tardi, nella grande guerra imperialista. Noi continuiamo ancora oggi, con crescente energia, la nostra lotta contro la nostra borghesia nazionalista e, malgrado ciò, noi accettiamo completamente le tesi della Internazionale comunista sulle questioni nazionali e coloniali, perché con queste tesi, l'Internazionale comunista non preconizza la unione con la borghesia nazionalista, ma, al contrario, obbliga tutti i Partiti comunisti a lottare contro la politica di conquista della borghesia nazionalista, e a sostenere i popoli soggetti delle colonie nella loro lotta contro i Governi imperialisti. L'unione del proletariato, non già con la borghesia nazionalista, ma con i popoli soggetti e sfruttati: ecco la tattica dell'I.C. sanzionata dalle tesi sulla questione nazionale e coloniale.
Noi comunisti dei Balcani, alla politica nazionalista della borghesia che dissimula i suoi scopi aggressivi sotto la bandiera dell'ideale nazionale, per la liberazione e la unione del popolo, abbiamo posto già dieci anni fa il programma della Repubblica federativa dei Balcani. Dopo la rivoluzione russa, noi abbiamo dichiarato che i popoli balcanici non possono liberarsi che con una rivoluzione vittoriosa degli operai e dei contadini e con la instaurazione di una Repubblica socialista
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federativa sovietica dei Balcani. La politica nazionalista della borghesia balcanica e la politica imperialista dei Governi europei, hanno rovinato e devastato i paesi balcanici e danubiani, e hanno posto i loro popoli in condizioni di schiavitú coloniale sotto il giogo dell'imperialismo dell'Intesa; la nostra borghesia è un istrumento docile tra le mani della borghesia imperialista europea, quanto lo sono le classi dominanti di tutti i popoli coloniali ed arretrati. I popoli balcanici non possono conquistare la loro indipendenza nazionale dal giogo dell'imperialismo europeo, se non spezzano le catene del giogo capitalista della loro propria borghesia, e nello stesso tempo non acquistano la libertà e l'emancipazione sociale. Per questo grande fine della emancipazione e della libertà sociale e nazionale dei popoli balcanici e danubiani, i Partiti comunisti di quei paesi, unificati in una fede ed in una Federazione comunista generale, conducono la lotta, in pieno accordo coll'Internazionale comunista.
Altrettanto chiara, giusta e rivoluzionaria è la posizione dell'I.C. nei riguardi della lotta che conducono i popoli coloniali in Asia ed in Africa. In questi paesi la situazione è caratterizzata dal fatto che il capitalismo non è ancora abbastanza sviluppato e che la lotta di classe non si verifica perché i popoli si trovano ancora sotto un regime feudale, dei grandi proprietari feudali. Ma questi paesi, benché ancora all'inizio del capitalismo, si sviluppano già per l'influenza delle leggi economiche del capitalismo: essi si sono trasformati in colonie degli Stati imperialisti. La lotta contro il dominio imperialista straniero è di una immensa importanza per la lotta per la liberazione del proletariato internazionale. Lo sfruttamento dei popoli coloniali è l'ultima sorgente alla quale il capitalismo attinge forza, e con la quale la borghesia sostiene ancora il suo dominio. La liberazione delle colonie significherebbe il crack del piú potente capitalismo, del capitalismo inglese. Il proletariato internazionale che lotta per la sua emancipazione, commetterebbe un delitto verso la propria classe e verso i popoli oppressi che lottano per l'emancipazione nazionale, se non tendesse a questi popoli la sua mano fraterna. L'unione fra il proletariato rivoluzionario ed i popoli oppressi che insorgono e fanno la rivoluzione e la guerra contro l'imperialismo, è una necessità per la vittoria della rivoluzione comunista universale. I Governi imperialisti attaccati dal proletariato nell'interno dei loro paesi e dai popoli oppressi all'esterno, saranno finalmente spazzati via.
Ecco il profondo senso rivoluzionario delle tesi sulla questione nazionale e coloniale accettate dalla I.C. Ma il compagno Serrati non pub
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o non vuole comprendere questo significato, ed accusa l'Internazionale comunista di aver preparato l'unione con le classi dominanti dei paesi coloniali, e perciò di aver tradito le tradizioni rivoluzionarie del socialismo. Ancora una volta il compagno Serrati cade in un profondo errore. Proprio Marx ed Engels furono quelli che con la piú grande energia lottarono per la liberazione dei popoli irlandesi e polacchi. L'I.C. continua questa gloriosa tradizione rivoluzionaria dei fondatori del comunismo. Le accuse del compagno Serrati sono dimostrate false dai seguenti brani delle tesi accettate dal primo Congresso dei popoli orientali a Baku:
« La rivoluzione delle masse lavoratrici nei paesi orientali non sarà condotta a termine che con la soppressione del dominio degli imperialisti stranieri... I contadini dei paesi orientali, come cosí i contadini russi, continueranno la loro rivoluzione, fino ad una immensa rivoluzione agraria dei contadini che avrà come risultato il trasferimento del possesso della terra nelle mani delle masse lavoratrici contadine e la soppressione di ogni sfruttamento. Cosí, come i contadini russi hanno compiuto la loro rivoluzione agraria con l'appoggio degli operai dell'industria e sotto la direzione del Partito comunista e, unificati nei So-viety dei contadini, essi difendono la terra e il potere che hanno strappato ai grandi proprietari terrieri ed agli sfruttatori, i contadini oppressi dell'Oriente, nella loro lotta rivoluzionaria, fanno assegnamento sull'appoggio dell'I.C. e degli Stati sovietisti esistenti e futuri ».
Altra risoluzione: « Per conquistare la emancipazione completa e definitiva dei contadini in Oriente da ogni dominazione, da ogni schia-vitú e da ogni sfruttamento, i popoli soggetti debbono anche sopprimere il potere delle loro proprie grandi proprietà fondiarie e della loro propria borghesia, ed instaurare, nei paesi orientali, il potere dei Consigli degli operai e dei contadini ».
Ma il compagno Serrati, per provare che l'I.C. aveva raccomandato la unione con la borghesia nazionalista, ripete ancora una volta la favola che aveva già fatto il giro del mondo nella stampa borghese. Si tratta della partecipazione di Enver Pascià al Congresso di Baku. È vero che Enver Pascià assisteva al Congresso di Baku, ma vi assisteva, non come delegato, ma come semplice ospite. La verità è che Enver Pascià non ha avuto la parola al Congresso; ma il Presidente del Congresso ha letto una sua dichiarazione, e sotto proposta del Presidente del Congresso, a proposito di questa dichiarazione medesima, il Congresso ha votato una risoluzione in cui è detto:
« 2.° — Il Congresso constata che il movimento nazionale rivolu-
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zionario in Turchia è diretto esclusivamente contro gli oppressori stranieri e che una riuscita di questo movimento non significherebbe affatto l'emancipazione degli operai contadini turchi da ogni oppressione e da ogni sfruttamento. La riuscita di questo movimento non avrebbe risolto le questioni piú importanti per le classi lavoratrici turche: la questione agraria e la questione delle imposte, e non avrebbe per nulla scartati gli antagonismi nazionali, che sono l'ostacolo principale dell'emancipazione dell'Oriente.
« Il Congresso domanda particolarmente la precauzione verso i capi che hanno nel passato trascinato i contadini e gli operai turchi al macello per gli interessi di un gruppo imperialista... Il Congresso esige da questi capi di provare con i fatti che essi sono ora pronti a riparare i loro errori e combattere per gli interessi delle masse lavoratrici. Il Congresso, invitando le masse lavoratrici turche e di tutto l'Oriente a sostenere il movimento generale, nazionale e rivoluzionario, chiama i contadini e gli operai della Turchia ad unirsi in organizzazioni indipendenti ed essere pronti a continuare la lotta fino all'emancipazione definitiva ».
Come vedete, la I.C., non soltanto ha respinto ogni legame con i capi nazionalisti turchi e del Partito giovane turco, coinvolti nella guerra imperialistica, ma ha condannato i suoi capi ed ha insegnato alle masse lavoratrici turche di essere caute verso la politica nazionalista delle classi dominanti.
No, compagno Serrati, la I.C. non vi chiede di cessare la lotta contro la borghesia nazionalista ed ancor meno di concludere l'unione con essa. Al contrario vi chiede di lottare con un'energia maggiore, con intransigenza e con coraggio contro la politica nazionalista ed imperialista della borghesia italiana; vi chiede di opporvi con tutte le forze alla politica di confisca dell'Italia nei Balcani, in Asia Minore ed in Africa e di tendere la mano fraterna ai popoli soggetti che si ribellano e lottano per distruggere il dominio coloniale, per emanciparsi dal giogo economico e nazionale dell'imperialismo italiano. È questo che vi chiede l'I.C., ma voi, anche su di questa questione, passate nel campo degli opportunisti e dei riformisti, sostenitori della « pace civile » con la borghesia, sia in tema di politica interna, che in tema di politica estera, e che rifiutano di dare il loro appoggio ai popoli coloniali insorti per emanciparsi dalla dominazione borghese e imperialista. Noi calpestiamo energicamente questo tradimento e dichiariamo che gli interessi del proletariato internazionale e dei popoli oppressi dell'impe-
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rialismo esigono che essi si uniscano formando un fronte unico contro i Governi imperialisti.
Il compagno Serrati ed i comunisti unitari si sono trovati sullo stesso terreno dei riformisti anche sulla questione sindacale. I dirigenti della C.G.d.L. dilazionano la convocazione del Congresso sindacale da sette anni, perché sanno bene che le masse operaie sono contro di essi. Oggi questi dirigenti sono d'accordo con l'Internazionale sindacale gialla di Amsterdam (interruzioni, rumori), e il compagno Serrati, non soltanto non si sente indignato e non protesta contra questo fatto, ma egli trova un'intesa cordiale con D'Aragona e compagni. Vedete, compagni, in quale situazione é posto oggi il proletariato italiano in conseguenza di questa politica dei riformisti e dei semi riformisti. Il proletariato italiano è il fautore piú risoluto e caloroso della rivoluzione russa, ed ha fatto del programma di questa rivoluzione, la sua bandiera. Il Partita socialista italiano, appartiene alla Internazionale comunista rossa di Mosca, ma contemporaneamente il proletariato italiano, a cagione della C.G.d.L. appartiene alla Internazionale sindacale gialla di Amsterdam. E impossibile continuare a sopportare ancora una situazione simile nel Partito italiano. L'Internazionale di Amsterdam oggi, dopo il fallimento completo e la decomposizione della 2a Internazionale, viene ad essere uno dei sostegni piú importanti della borghesia internazionale. Sostenere l'Internazionale di Amsterdam, significa sostenere la controrivoluzione internazionale. E impossibile che il Partito italiano permetta d'ora innanzi ai suoi capi di difendere e sostenere la Internazionale di Amsterdam. Il Partito italiano, se sarà un Partito comunista, e se farà parte della Internazionale comunista, sarà obbligato a lottare apertamente e decisamente contro l'Internazionale di Amsterdam; mediante i gruppi comunisti nei Sindacati, dovrà lavorare per la scissione della C.G.d.L. dall'Internazionale di Amsterdam e per la sua adesione alla Internazionale sindacale rossa di Mosca.
Nei paesi balcanici — Bulgaria, Jugoslavia, Grecia e Rumania — le Unioni sindacali si sono affiliate alla Internazionale sindacale di Mosca, durante la conferenza interbalcanica tenuta il 3 ed il 4 di novembre 1920. Davanti al Partito italiano, si aprono due vie: l'una per Amsterdam, l'altra per Mosca. Quale di queste due vie sceglierete?
Voci da vari punti della sala: Mosca ! Mosca !
MisIANO: I riformisti ed i semi riformisti vi indicano la via di Amsterdam; l'Internazionale comunista vi chiama a prendere ed a camminare coraggiosamente sulla via di Mosca. E il C.E. dell'I.C. è pro-
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fondamente convinto che voi sceglierete e camminerete sulla via di Mosca.
È dunque perfettamente chiaro che i riformisti dichiarati, con Turati alla testa, come pure i semi riformisti chiamati « comunisti unitari » che vanno con Serrati, sono in contraddizione ed in opposizione di principi con l'I.C.; sono contro il suo programma e la sua tattica.
Ma se i riformisti dichiarati non dissimulano piú questa opposizione, i semi riformisti che hanno preso il nome di « comunisti unitari » dissimulano, mediante una fraseologia confusionaria, il loro arretrarsi davanti ai principi della I.C. A tale scopo questi ultimi fanno uso di una argomentazione che non è affatto originale: ripetono gli argomenti vecchi ed usati degli opportunisti e dei riformisti di tutti i paesi e di tutti i tempi.
Cosí come i comunisti unitari giustificano la loro opposizione alle tesi dell'I.C. con le « condizioni speciali e particolari dell'Italia »; e ripetono questa frase senza stanchezza, fino alla sazietà. Ma gli opportunisti e i riformisti hanno sempre giustificato e dissimulato il loro tradimento con le « condizioni speciali e particolari » del loro paese, sia quando essi votavano i bilanci del Governo borghese... (Interruzioni violente, rumori).
MAZZONI: Li hanno votati i comunisti di Francia !
MISIAN0: ...sia quando entravano in coalizione con la borghesia, sia quando diventavano ministri, sia quando sostenevano la politica coloniale dei rispettivi Governi, ecc.
Piú avanti, i comunisti unitari giustificano la loro opposizione alle tesi dell'I.C. con il « principio democratico » dell'autonomia dei Partiti appartenenti alla Internazionale. Ma non è dunque in nome di questa autonomia che gli opportunisti e i riformisti hanno sabotato per venti anni le deliberazioni dei Congressi della Seconda Internazionale, dichiarando che quelle risoluzioni non erano obbligatorie per essi e che ogni Partito socialista nazionale è autonomo e che, per conseguenza, è libero di accettare o no, di realizzare o no, le decisioni dell'Internazionale?
È precisamente questa celebre « autonomia », giustificata sempre con le « condizioni particolari » e con il « principio della libertà », quella che ha infranto i legami fra i diversi Partiti nella Seconda Internazionale e l'ha infine condotta al suo fallimento completo. La Seconda Internazionale non era un organo unificato e centralizzato del proletariato internazionale. L'Ufficio socialista internazionale, si era trasformato in una buca delle lettere, ed ogni Partito piccolo-borghese che si
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dicesse socialista e proponesse la sua adesione, era accettato nell'Internazionale poiché questa si accontentava di una dichiarazione stereotipata e schematica da parte dei Partiti che aderivano ad essa, e non si interessava piú della loro tattica e della loro azione reale.
Quando il nostro Partito — il Partito comunista bulgaro — chiamava in passato il Partita dei socialisti « stretti » a levare ancora la sua voce al Congresso di Copenaghen del 1910 contro questa politica della Seconda Internazionale e dell'Ufficio socialista internazionale, e quando ha domandato l'esclusione degli opportunisti bulgari (chiamati socialisti « larghi »), l'Internazionale è rimasta muta dinanzi a tale protesta. Ebbene: i socialisti « larghi », durante la guerra, hanno sorretto la borghesia nazionalista e dopo la guerra sono divenuti ministri, e per salvare il regime borghese-monarchico in Bulgaria, non si sono peritati di fare scorrere il sangue degli operai bulgari. Gli opportunisti nell'intero mondo hanno tradito nel 1914, nel momento decisivo. Questo tradimento della Seconda Internazionale è dovuto sovratutto a questo: che la Internazionale si componeva di Partiti autonomi, debolmente legati fra loro, senza unità nella tattica e nell'azione. E per questo che l'Internazionale non ha avuto la possibilità di salvare la solidarietà internazionale del proletariato nel 1914 ed ha lasciato che la classe operaia fosse trascinata dalla borghesia, non potendo impedire l'inutile massacro degli operai in tutti i paesi.
Ebbene: (panda i riformisti ed i semi riformisti ritornano sui loro vecchi ed usati argomenti per le « condizioni speciali » e per l' « autonomia », non fanno altro che ripetere gli errori dell'opportunismo della Seconda Internazionale; poiché sostengono precisamente ciò che fu la piú grande debolezza della Seconda Internazionale e che ha portato al suo vergognoso tradimento ed alla sua caduta. No. L'I.C. non può seguire la via della Seconda Internazionale in fallimento. Al contrario, essa è una organizzazione unificata e centralizzata del proletariato internazionale, con una disciplina ferrea ed una tattica unanime di azione. Il Secondo Congresso dell'Internazionale comunista, ha gettato le basi di questa organizzazione.
I Partiti comunisti debbono sacrificare una parte della propria autonomia; ma ciò essi debbono fare volontieri poiché dipende dai principi e dalla tattica dell'unità nella lotta e nell'azione da parte dei Partiti aderenti all'I.C. Ma i Partiti comunisti hanno diritto di prendere parte alla direzione generale dell'Internazionale. Non è che una calunnia ed una insinuazione l'affermazione che i compagni russi usino quello che si chiama il knout russo, per maltrattare i Partiti apparte-
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nenti all'Internazionale comunista. Al C.E. sono rappresentati 17 Partiti mediante uno o piú delegati: il Partito comunista russo non è rappresentato che da cinque delegati. La maggioranza appartiene dunque ai Partiti comunisti degli altri paesi. Infine, il regolamento dell'I.C. riconosce apertamente il diritto dei Partiti comunisti di decidere con piena libertà le questioni che hanno importanza locale, restando, ben inteso, sulle basi dei principi e della tattica dell'I.C.
Ma, riconoscerete tutti che la lotta contro gli opportunisti e i riformisti non è una questione prettamente interna, ma al contrario, una questione di importanza internazionale colossale. La lotta contro gli opportunisti ed i socialpatrioti, la lotta per l'epurazione del movimento internazionale operaio da questi traditori, costituisce il dovere piú importante dell'I.C. Se essa non è in grado di assolvere questi compiti, non potrà realizzare il suo grande scopo finale e storico: l'abolizione del capitalismo e la realizzazione della società comunista. L'autonomia può essere sostenuta soltanto da coloro che non vogliono romperla con gli opportunisti e che sotto la maschera della autonomia, vogliono conservarli nel Partito, per continuare insieme la triste opera. Questa è oggi la condotta dei comunisti unitari, dei centristi. Non è vero che il Congresso di Mosca e che il C.E. non conoscano le condizioni speciali dell'Italia. Dopo il Congresso i fatti hanno provato al contrario che la I.C. conosceva perfettamente queste condizioni quando prendeva le sue decisioni concernenti il Partita italiano.
È invano che il compagno Serrati ed i comunisti unitari cercano di dissimulare la loro simpatia e la loro solidarietà verso la Russia so-vietista. I riformisti ed i semi riformisti del mondo intero, manifestano la stessa solidarietà: perché l'intero proletariato internazionale è per la rivoluzione russa e la Russia sovietista.
SERRATI: L'abbiamo dimostrato quando eravamo soli !
MISIANo: Gli opportunisti sanno benissimo che se essi si dichiarano apertamente e francamente contro la Russia sovietista e la rivoluzione proletaria russa, perderebbero la loro influenza sulle masse. (Applausi, rumori). E quindi per timore di divulgare e smascherare la loro politica opportunista sono costretti a fingere una politica ipocrita verso la Russia dei Soviet. (Applausi).
Voce: Cattive informazioni !
MISIAN0: I comunisti unitari, che si dichiarano contrari alla frazione comunista ed all'I.C. pretendono in pari tempo di essere pure nemici dei riformisti. In altri termini essi formano il centro e non devano protestare quando noi li chiamiamo centristi. Ma il centro ed i
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centristi sostengono la parte piú nefasta nel movimento operaio dopo la guerra imperialistica. I riformisti ed i socialpatrioti, che durante la guerra sono stati apertamente in favore della pace civile con la borghesia, che hanno cioè sostenuto la guerra imperialistica e dopo di essa sono entrati in gran parte nei Governi capitalistici, sono passati apertamente nel campo dei controrivoluzionari ed hanno sparso il sangue di migliaia di operai per schiacciare la rivoluzione comunista (Scheidemann e Noske in Germania, Pastukoff e Sasikoff in Bulgaria), i riformisti ed i socialpatrioti si sono smascherati completamente. Le masse proletarie già li abbandonano. La prova piú eloquente di questo fatto sta nel fallimento della Seconda Internazionale, alla quale essi aderivano. Ma oggi i nemici piú pericolosi della rivoluzione proletaria sono i centristi perché essi, mentre a parole si dichiarano nemici dei riformisti, di fatto ne continuano la politica. Prendete ad esempio ció che hanno fatto i centristi in Germania dopo la rivoluzione del novembre 1918. Nel momenta piú decisivo, quando davanti al proletariato tedesco era aperta la via di una piú stretta alleanza colla rivoluzione proletaria russa, colla Russia sovietista, una alleanza che avrebbe consolidato definitivamente la rivoluzione proletaria russa, una alleanza che avrebbe risparmiato molte vittime al proletariato tedesco ed avrebbe accelerato la vittoria della rivoluzione proletaria universale, proprio in quel momento il centro ed i centristi tedeschi, guidati da Kautsky, Haase, Dittmann, Crispien, ecc., hanno respinto la mano tesa loro dal proletariato russo, I partigiani di Scheidemann e gli indipendenti del centro hanno preferito stringere un tacito patto di alleanza con l'imperialismo dell'Intesa ed in questo modo essi hanno commesso il piú grande delitto non solo contro la rivoluzione russa, ma anche contro la rivoluzione tedesca e la rivoluzione mondiale. Questo stesso centro, nei momenti piú decisivi della lotta rivoluzionaria del proletariato tedesco durante i mesi di gennaio e marzo 1919, come durante i mesi di marzo ed aprile 1920, quando le masse operaie avevano perduto la fiducia nei socialpatrioti e quando dalla loro adesione alla minoranza comunista dipendeva la vittoria della rivoluzione, in quel momento i centristi hanno paralizzato l'azione del proletariato, lo hanno condannato alla inattività e con ciò hanno preparato il suo schiacciamento. Nel movimento operaio internazionale, il centro è oggi il principale sostegno del dominio della borghesia e della controrivoluzione internazionale.
I centristi italiani che si chiamano comunisti unitari adempiono lo stesso compito. (Rumori). Con la loro fraseologia confusionaria essi confondono e dissimulano le differenze tra il comunismo e l'opportu-
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nismo, essi impediscono ed ostacolano la emancipazione delle masse dalla influenza dei riformisti e dei socialpatrioti, essi impediscono lo sviluppo della coscienza rivoluzionaria e della organizzazione rivoluzionaria del proletariato italiano. Oggi giorno i centristi, non volendo rompere la loro amicizia con i riformisti, dimostrano di essere i nemici piú pericolosi della rivoluzione proletaria. Non è per nulla che i riformisti li accarezzano e li sostengono, non invano la borghesia stessa manifesta già le simpatie verso di essi. (Applausi, rumori, interruzioni).
Voce: Bagole !
MISIAN0: Essa vede molto bene che i centristi ed i riformisti si collocano sopra la stessa base e che domani, nelle lotte decisive, i centristi italiani si comporteranno allo stesso modo dei centristi tedeschi. (Rumori, interruzioni, battibecchi).
Ma forse che i centristi non hanno già sostenuto gli opportunisti i quali hanno tradito gli operai ed i contadini, durante gli ultimi movimenti rivoluzionari, condannando alla paralisi ed all'insuccesso la loro lotta per l'occupazione delle fabbriche e dei campi?
I comunisti unitari ed i centristi si sono dimostrati incapaci di comprendere l'attuale periodo rivoluzionario e di elevarsi all'altezza dei grandi doveri storici della rivoluzione proletaria mondiale. È il loro difetto, è la loro debolezza, è la disgrazia loro. Essi, al pari dei riformisti, sono rimasti prigionieri della ideologia propria di quel periodo dei movimento rivoluzionario internazionale proletario durante il quale è nato e si è sviluppato l'opportunismo. È noto che Marx ed Engels hanno posto le basi del socialismo scientifico e rivoluzionario nel periodo che corre dal 1848 al 1871, periodo di rivoluzione e di guerra. Le armi teoriche e tattiche del proletariato rivoluzionario internazionale sono state temprate nel fuoco delle lotte rivoluzionarie. Ma dopo lo schiacciamento della Comune di Parigi, è cominciato un periodo relativamente tranquillo di sviluppo del capitalismo, senza guerre e senza rivoluzioni, nella crescente prosperità dell'industria. La generazione dei militanti socialdemocratici, la quale è stata educata durante questo periodo, mentre il movimento proletario si limitava alla azione parlamentare e legale, ha aperto le porte del socialismo all'opportunismo, di cui -sono usciti dal suo seno gli apostoli. Nelle loro mani l'Internazionale ha cessato di essere l'organizzazione di lotta della classe per l'emancipazione proletaria e nel momento decisivo, nel 1914, è passata apertamente nel campo della borghesia.
L'imperialismo e la guerra imperialistica hanno aperto un'epoca nuova di battaglie e di rivoluzioni. Nonostante il tradimento della 2'
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Internazionale, una parte del proletariato, prima minoranza insignificante, ma in seguito minoranza sempre piú forte, è rimasta fedele alle tradizioni rivoluzionarie del marxismo. Sotto la bandiera del marxismo ha vinto il proletariato russo, sotto la sua bandiera oggi si radunano-nell'Internazionale comunista milioni di operai. La nuova epoca rivoluzionaria esige metodi di lotta e di organizzazione rivoluzionaria. Chi non é capace di comprendere e di adottare questi metodi sarà schiacciato e respinto dalla corrente vittoriosa della rivoluzione proletaria. Tale é, e non potrà essere altro, il destino dei centristi italiani, se essi non si correggono e non dimostrano di essere capaci di comprendere i doveri della rivoluzione. L'Internazionale comunista vi chiede di correggere i vostri errori e le vostre manchevolezze e di raccogliervi con coraggio e dignità sotto il suo stendardo rivoluzionario spiegato.
L'Italia si trova in una crisi rivoluzionaria permanente. Dopo la guerra, durante l'estate del 1919, è cominciato il movimento di masse contro il rincaro dei viveri, il quale in molte località é giunto fino alla creazione dei Consigli di operai e delle guardie rosse. Da allora gli scioperi e le insurrezioni operaie parziali sono diventate sempre piú numerose e violente. Ma questi episodi di lotta rivoluzionaria non si sono organicamente unificati in una lotta rivoluzionaria comune, coscientemente diretta verso la conquista del potere politico e verso la instaurazione della dittatura proletaria: sono rimasti sporadici e separati, privi di un piano e di una direzione comune. La borghesia ed il Governo approfittano di questa debolezza del movimento rivoluzionario per sconfiggerlo in episodi separati. Le fucilate parziali e le provocazioni organizzate dalla reazione borghese diventano sempre piú numerose-La borghesia, il cui potere dopo la guerra era scosso ad un punto tale che essa non riusciva piú a respingere gli attacchi della classe operaia, a poco a poco si è rafforzata. Essa si organizza ogni giorno di piú e diventa ogni giorno piú insolente e piú violenta nello schiacciare i tentativi di lotta degli operai. La borghesia ha organizzato un corpo speciale di mercenari ed una guardia bianca con i quali oggi essa compie gli eccidi e le provocazioni parziali per spezzare lo slancio rivoluzionario, per disorganizzare le forze proletarie, per creare tra operai e contadini in latta il terrore, lo smarrimento e l'apatia. Domani la borghesia, se il proletariato le lascia il tempo di rafforzarsi e di organizzarsi ancora di piú, passerà dalla difensiva all'offensiva (applausi), e cercherà di dare colpi mortali alla rivoluzione italiana schiacciando le forze del proletariato nei principali centri industriali.
In tutto il mondo capitalistico la borghesia internazionale, per
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schiacciare la rivoluzione proletaria in marcia, scatena con sempre maggiore intensità la guerra civile. Non v'è un solo paese europeo in cui non sia stato organizzato un corpo speciale di mercenari, in cui non sia stata organizzata una guardia bianca, in cui non si organizzino eccidi proletari. In Germania, in Ungheria, in Ceco-Slovacchia, in Ita - lia, in Irlanda, in Ispagna, nei Balcani, dappertutto la borghesia fa scorrere il sangue delle classi oppresse che lottano per la loro emancipazione. Per schiacciare l'insurrezione dei paesi coloniali, i Governi imperialisti continuano d'altra parte la guerra nell'Asia Minore ed in altre colonie.
Le potenze dell'Intesa poi, nonostante la crisi e la miseria delle masse popolari, continuano ad accrescere loro eserciti e le loro flotte. Ci troviamo in un periodo di rivalità e di armamenti inauditi degli Stati capitalisti. Gli antagonismi ed i conflitti fra gli Stati Uniti da una parte e l'Inghilterra ed il Giappone dall'altra, quelli che sussistono ancora tra l'Inghilterra e la Francia, in Europa ed in Asia, e cosí via, questi antagonismi e questi conflitti spingono inevitabilmente verso una nuova guerra imperialistica per la conquista dei paesi dell'Oceano Pacifico, dell'Asia centrale ed orientale e per il dominio del mercato internazionale. Se la rivoluzione proletaria universale non impedisce ai Governi imperialisti di realizzare i loro scopi sanguinari, i popoli saranno presto condotti ad un nuovo macella, ad una rovina, ad una catastrofe ancora piú orribile. Per soffocare il focolare della rivoluzione internazionale, la Russia sovietista, i Governi capitalistici hanno fatto tutto cid che era loro possibile. Ma non vi sono riusciti. Il popolo rivoluzionario russo ha respinto eroicamente tutti gli attacchi, ed oggi la grande Repubblica sovietista è piú forte che mai, tanto che se sarà spinto contra di essa qualcun altro degli Stati vassalli dell'Intesa, essa ha forze sufficienti non solo per respingere l'attacco, ma per passare dalla difensiva alla offensiva, per mettere fine a queste provocazioni e per garantire il suo pacifico sviluppo. Ma essa può fare ciò ad una sola condizione: che il proletariato europeo le tenda una mano fraterna e si risollevi per unire le sue forze a quelle del proletariato russo. Perciò oggi non basta piú, nei riguardi della Russia, usare la parola neutralità. Anche il proletariato europeo deve passare dalla difensiva all'offensiva e l'Internazionale comunista non fa altro che unire, organizzare e centralizzare le forze proletarie del mondo intero per questa offensiva.
In queste condizioni il Partita comunista italiano ha un dovere supremo ed urgente, quello di creare subito una organizzazione ben centralizzata e disciplinata del proletariato italiano, di unificare e coordi-
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nare gli sforzi rivoluzionari parziali in un grande e profondo movimento rivoluzionario e di dirigerlo coscientemente verso la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. In seguito, il Partita comunista italiano ha il dovere supremo ed urgente di unire le forze proletarie dell'Italia con quelle degli altri paesi dell'Europa e del mondo intero, di stringere il fronte unico nelle file dell'Internazionale comunista per assicurare ed affrettare la vittoria della rivoluzione. È ormai tempo che i proletari ed i socialisti rivoluzionari d'Italia prendano coscienza di questo dovere. Non vi è un giorno, non vi è un'ora da perdere per creare un Partito comunista solido, bene organizzato, centralizzato, disciplinato, penetrato della coscienza della necessità della prossima rivoluzione e preparato alle piú grandi lotte.
Voce: Bucco ! (Rumori violenti).
BORDIGA: Cretino ! Idiota ! Cominci male la tua carriera ! (Nuove insolenze e scambio vivace di invettive fra secessionisti e unitari).
MisIANo: Ma il Partita comunista italiano non è in grado di compiere questo dovere se non si libera dai riformisti che restano nelle sue file per disorganizzarlo e per sabotare la sua lotta rivoluzionaria; che nei momenti decisivi paralizzeranno la sua azione e consegneranno la fortezza nelle mani del nemico; che preparano, insomma, lo schiacciamento della rivoluzione. Il primo dovere di ogni Partito socialista e dell'Internazionale, dovere che è stato compiuto dai Partiti comunisti in quasi tutti i paesi, è quello di liberarsi dagli opportunisti. Questo dovere deve essere compiuto anche dal Partita italiano. Come condizione preliminare per la sua origine ed il suo sviluppo, il Congresso deve accettare le decisioni del 2° Congresso dell'Internazionale comunista ed escludere i riformisti dal Partito. I comunisti unitari, cioè i centristi, hanno libertà di scegliere una di queste due vie: o accettare questa deliberazione dell'Internazionale comunista, la quale è contenuta nella mozione proposta dalla frazione comunista, o uscire dall'Internazionale comunista insieme ai riformisti. (Applausi).
Noi siamo convinti che la grande maggioranza del proletariato italiano andrà coll'Internazionale comunista e non coi riformisti. Noi vogliamo credere, altre a ciò, che parecchi di coloro che finora sono stati dubbiosi si decideranno infine a prendere una posizione netta schierandosi decisamente sotto la bandiera dell'Internazionale comunista che è pure la bandiera della rivoluzione proletaria russa. Non v'è piú tempo per le esitazioni. Ognuno deve scegliere il suo posto nella lotta: a sinistra o a destra. La rivoluzione proletaria ha diviso il mondo in due campi: non vi è posto per un centro nella rivoluzione. (Applausi).
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Il centro è condannato- a essere spazzato via dall'uragano rivoluzionario e i membri di esso saranno infine costretti a schierarsi dall'uno o dall'altro dei fronti di combattimento: se essi non vengono con noi sul fronte della rivoluzione, passeranno sul fronte dei nostri nemici, sul fronte controrivoluzionario. (Rumori violenti. Proteste degli unitari. Applausi dei secessionisti).
Io non potrei terminare meglio il mio discorso che citando alcune parole del compagno Lenin, il grande duce della rivoluzione mondiale. (Applausi vivissimi di tutto il Congresso. L'applauso dura qualche minuto).
« Oggigiorno la necessità piú assoluta, per la vittoria della rivoluzione in Italia, consiste nel fatto che il Partito diventi veramente l'avanguardia del proletariato rivoluzionario, un Partito completamente comunista, incapace di dubbi e di debolezze nel momento decisivo, un Partito che riunisca in sé il piú grande fanatismo, la piú assoluta devozione alla rivoluzione, l'energia, l'audacia, la decisione... ».
Compagni, operai italiani, non dimenticate l'insegnamento della storia di tutte le rivoluzioni: gl'insegnamenti della Russia e dell'Ungheria, negli anni 1917 e 1920. I piú grandi combattimenti attendono il proletariato italiano, le piú grandi difficoltà, i piú grandi sacrifici. Dall'esito di questi combattimenti, dall'insieme della disciplina e della devozione delle masse operaie dipende la vittoria sulla borghesia, il passaggio del potere al proletariato ed il rafforzamento della Repubblica sovietista in Italia. La borghesia d'Italia e di tutti i paesi del mondo farà tutto il possibile, commettendo ogni sorta di delitti e di ferocie, per impedire al proletariato di prendere il potere e di abbattere quello della borghesia. Le esitazioni, le tergiversazioni, i dubbi dei riformisti e di tutti coloro che hanno partecipato al Convegno di Reggio Emilia sono inevitabili perché quella gente, pur con la piú grande onestà, ha sempre fatto perdere con i suoi dubbi la causa della rivoluzione in tutti i paesi e in tutti i tempi... Le masse operaie e sfruttate dell'Italia andranno con il proletariato rivoluzionario e la vittoria finale sarà loro, perché la loro causa é quella degli operai del mondo intiero, perché non vi é altra via di uscita e di. salvezza, dalle nuove guerre già preparate dagli imperialisti, dagli orrori della schiavitú e dell'oppressione capitalistica, che la Repubblica operaia dei Soviety.
Coloro che non hanno fede nella rivoluzione insistono sul pericolo a cui essa esporrebbe il proletariato. Essi disegnano a colori neri la situazione delle masse operaie della Russia dei Soviety e dicono che la ,condizione del proletariato italiano nella rivoluzione sarebbe anche piú
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difficile perché l'Italia sarebbe subito bloccata ed attaccata dall'Inghilterra e dalla Francia. Sí, compagni, il proletariato russo ha sopportata privazioni e sofferenze terribili. Ancora oggi, quantunque la situazione sia considerevolmente migliorata, esso è esposto a privazioni ed a sofferenze. Ma io vi chiedo: forse che la condizione delle masse operaie nei paesi del mondo capitalistico, esposte al continuo aumento del prezzo della vita, all'aumento delle imposte indirette ed alla disoccupazione sempre piú crescente, è migliore? Ma io vi domando ancora: forse che il pericolo di una tirannide borghese, la quale rende inevitabile una nuova guerra imperialistica ancora piú disastrosa e che minaccia di ricacciare il proletariato in una condizione ancora piú terribile di sfruttamento e di oppressione, in una schiavitú piú dura, nella degenerazione e nella morte, forse che questi pericoli sono inferiori ai pericoli ed alle vittime che il proletariato dovrebbe affrontare nella rivoluzione? (Applausi).
Mille volte no. Le vittime che gli operai ed i contadini russi hanno dato, durante tre anni di rivoluzione e di guerra civile, sono centinaia di volte meno numerose di quelle che essi hanno dato durante tre anni di guerra imperialistica.
Se il proletariato russo con tale eroismo affronta la miseria, i dolori e le vittime che la rivoluzione impone, esso fa ciò per conquistare e garantire la sua emancipazione. L'Internazionale comunista invita il proletariato internazionale ed i popoli oppressi del mondo intero a non piú sopportare la miseria e le vittime imposte loro dalla tirannide della borghesia. Se è necessario sacrificare delle vittime, si sacrifichino, ma non per sostenere questa tirannide, bensí per spezzare le catene della schiavitú capitalistica e per emanciparsi da essa definitivamente. (Ap- plausi).
Il pericolo di un blocco economico — conclude Kabaktceff — e di una guerra controrivoluzionaria contro l'Italia, non è un pericolo immaginario, ma contro questo pericolo il proletariato italiano pub garantirsi soltanto serrando sempre piú strettamente i legami della sua unione col proletariato rivoluzionario degli altri paesi, col proletariato della Francia, della Germania, dei Balcani, dell'Austria, ecc. Tutte le garanzie che il proletariato pub avere contro gli attacchi della controrivoluzione capitalistica stanno nella sua unione sempre piú stretta con l'Internazionale comunista e nello sviluppo della rivoluzione russa, fino a diventare rivoluzione mondiale. Non con lamentele a proposito di pericoli, ma rafforzando la solidarietà internazionale ed accentuando la centralizzazione dell'azione del proletariato mondiale, soltanto in
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questo modo si può diminuire e mettere riparo a questo pericolo ». (Applausi fragorosi dei secessionisti, che intonano quindi i' «Internazionale », seguiti nel canto da tutto il Congresso. La dimostrazione dura qualche tempo).
L' adesione dei socialisti svizzeri di sinistra
ROBERTO, presidente: La compagna Bloch, a nome della parte sinistra del Partito socialista svizzero, desidera esprimere al Congresso il suo saluto.
BLOCH (Applausi): Compagni ! Sarò breve, ma vorrei portarvi qui il saluto dei compagni dell'ala sinistra del Partito socialista svizzero. Noi in Svizzera abbiamo ammirato la politica del Partito socialista italiano, e speriamo che adesso che noi entriamo col Partito comunista svizzero nella Terza Internazionale... (applausi vivissimi dai compagni comunisti, grida di « Viva la Terza Internazionale ! »), voi altri italiani rimarrete in quella Terza Internazionale e vi rimarrà pure Serrati che ha fatto tanto bel lavoro... (applausi) e speriamo che il compagno Serrati capisca bene che non può restare, come é rimasto in queste ultime settimane, esule e nascosto, come i dissidenti di Germania. Chi non vuole andare colla Terza Internazionale, i Noske di Germania, i Renan di Svizzera, andranno a fare una Internazionale per loro conto. Ma noi speriamo che voi non vorrete far questo e vorrete anzi rimanere nella Terza Internazionale. Se fra questi 21 punti ve ne è qualcuno che non si può accettare si va a Mosca, si discute... (approvazioni, applausi generali) ma per questo motivo non si divide un Partito, non si fa un sf grande torto alla rivoluzione, perché si sa che voi, proletariato italiano, dovete essere all'avanguardia in questa battaglia, come finora era il proletariato russo facendo quello che ha fatto.
Noi, compagni, in Svizzera siamo in un altro caso. Noi tendiamo alla scissione perché nel nostro Partito, quelli che hanno finora la maggioranza, non vogliono aderire alla Terza Internazionale, non vogliono andare con la Russia, con Lenin, con Trotsky, ma vogliono andare coi Dittmann: vogliono andare a Vienna: noi vogliamo, invece, essere con la Terza Internazionale e perciò ci scindiamo da loro e andiamo col proletariato internazionale.
Concludo il mio breve discorso invitandovi a gridare insieme a me: « Viva la Terza Internazionale comunista !». (Applausi).
La seduta é tolta alle ore 13.
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Livello Bibliografico Monografia+++
Tipologia testo a stampa
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Titolo della pubblicazione Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia
Titoli e responsabilità
    XVII Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano. Livorno 15-20 gennaio 1921. con l'aggiunta dei documenti sulla fondazione del Partito Comunista d'Italia     17° Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano (Livorno 15-20 gennaio 1921)+++
  • 17° Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano (Livorno 15-20 gennaio 1921)
 
        Congresso fondativo del Partito Comunista d'Italia+++
  • Congresso fondativo del Partito Comunista d'Italia ; I Congresso del Partito Comunista d'Italia (Livorno, gennaio 1921)
 
Area dell'edizione
Numero dell'edizione 2 | Prima edizione: novembre 1962, Seconda edizione: febbraio 1963
Area della pubblicazione/stampa/distribuzione
Pubblicazione Milano+++ | via Sansovino 13 | Edizioni Avanti!+++ | Anno: 1963 Mese: 1 Giorno: 1 - Anno: 1963 Mese: 12 Giorno: 31
Area delle relazioni generali
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