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tipologia: Analitici; Id: 1472884


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Titolo N. Talenskii (Maggior generale dell'esercito rosso), La battaglia di Stalingrado (parte seconda)
Riferimento diretto ad opera
N. Talenskii (Maggior generale dell'esercito rosso), La battaglia di Stalingrado+++   parte di+++   
Responsabilità
N. Talenskii+++
  • Talenskiĭ, Nikolaĭ Aleksandrovich
  autore+++    Maggior generale dell'Esercito rosso 
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
La battaglia
di Stalingrado
(Continuazione e fine v. numero precedente)
Mentre l'abile e ostinata difesa di Stalingrado esauriva il nemico, il Comando supremo dell'Esercito rosso preparava le forze per passare a un contrattacco decisivo. Il compito da risolvere era tra i più complicati: si doveva preparare un attacco mentre ancora durava una battaglia difensiva, in una Situazione operativa gravissima, e con una grande insufficienza di mezzi di trasporto, essendo nella regione di Stalingrado scarsissime le ferrovie. Notevoli erano le forze e i mezzi tecnici che occorreva concentrare, ma la loro concentrazione doveva aver luogo di nascosto, in modo che non tradisse al nemico le intenzioni del Comando sovietico e non gli permettesse, quindi, di preparare una contromanovra. Questo compito difficilissimo venne impostato e risolto in modo brillante.
Nel corso della battaglia difensiva, disegnandosi a poco a poco le grandi linee della futura manovra dell'Esercito rosso, già era apparsa l' importanza di alcune posizioni sulle riva meridionale del Don. Per questo il Comando sovietico fece di tutto allo scopo di mantenere nelle proprie mani il terreno a sud di Serafimovitc e a nord di Sirotinskaia, e una testa di ponte presso Kletskaia, e ci riuscì, grate all'eroismo delle sue truppe. rn pari tempo vennero inflitti ai tedeschi alcuni forti colpi successivi al nord di Stalingrado, tra il Volga e il Don. Essi non ebbero conseguenze territoriali, ma una grande importanza operativa, perchè non consentirono ai tedeschi di intraprendere qualsiasi manovra attiva al nord della città, mentre le loro forze decisive erano tenute incatenate dall'eroica resistenza delle 62.m• armata.
A metà novembre l'ammassamento delle truppe e la preparazione dell' offensiva erano terminate. Il piano operativo era il seguente. Il primo obiettivo era di sfondare la difesa tedesca a nord di Serafimovitc sul fianco destro, e tra Sta-lingrado e il lago di Barmansciak sul fianco sinistro, sbaragliando i due raggruppamenti di fianco del nemico. Quindi i due gruppi d'attacco sovietici, convergendo impetuosamente nella direzione generale di Kalatc, dovevano circondare le
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LA RI NASCI TA
forze tedesche e creare in questo modo la principale condizione operativa per la loro capitplazione o per il loro annientamento.
Al nord, le forze d' attacco appartenevano all' ala sinistra del fronte sud-occidentale al comando del generale Varutin,
e in parte al fronte del Don, comandato dal generale Rokos-sovskii. Esse erano composte essenzialmente da tre corpi corazzar e due corpi di cavalleria. Al sud (fianco sinistro) operava il fianco sinistro del fronte di Stalingrado al comando del generale Ieremenco, avendo a sua disposizione per l' attacco due corpi meccanizzati e un corpo di cavalleria. Le altre forze dei fronti del Don e di Stalingrado dovevano svolgere azioni sussidiarie allo scopo di incatenare le forze tedesche, impedir loro di muovere le riserve e non lasciarle sfuggire al colpo dei due gruppi d' assalto. Come si vede, il piano consisteva in una doppia manovra avvolgente a scopo di annientamento.
L'esito dell'operazione fu deciso per nove decimi dalla scelta della direzione d' attacco. Il mattino del 19 novembre 1942 sulle posizioni tedesche fronteggianti lo schieramento del gruppo d'attacco di destra si abbattè l'uragano dell'artiglieria sovietica. Dopo un'ora e mezzo s'iniziò l'attacco della fanteria, appoggiata Ball' artiglieria. Rotte le difese nemiche, verso mezzogiorno si gettarono all' assalto i corpi corazzati e di cavalleria, che liquidarono gli ultimi centri di resistenza e avanzarono verso le retrovie nemiche, seguiti dalla fanteria che spazzava il terreno dei focolai difensivi e consolidava il'terreno con. quistato.
I tedeschi gettarono al contrattacco due divisioni corazzate
e della cavalleria. I combattimenti furono accaniti, ma i tank
e le fanterie sovietiche costrinsero rapidamente il nemico alla difesa e quindi lo sconfissero definitivamente.
Il 23 novembre i corpi corazzati sovietici arrivarono al Don, conquistando la città di Kalatc. La cavalleria e la fanteria si attestavano al Cir, e così garantivano il fianco e le retrovie delle unità corazzate. Un reggimento di motociclisti arrivava con un'avanzata fulminea fino all'areodromo di Oblivskaia, e distruggeva su di esso 25 areoplani. Un forte gruppo nemico, accerchiato presso Raspopinskaia, rifiutò di capitolare; ma la notte sul 23 ii arresero i comandanti della 5.1 e 6.a divisioni rumene, e quindi tutto il gruppo, al comando dei generale Stonescu. In questo settore vennero fatti 27 mile prigionieri,
e il 23 il compito fondamentale del gruppo nord (destra) era raggiunto. I tedeschi, per evitar di peggio, abbandonavano anche il settore di'Sirotinska'a, ritirandosi sulla riva orientale del Don.
Il gruppo d'attacco meridionak si mosse un giorno dopo, il 20 novembre. La preparazione d' artiglieria, ritardata di ventiquattro ore per la nebbia, si iniziò nei singoli settori, non appena la nebbia fu dileguata. Alle 14 del giorno 20 l'attacco venne iniziato in tutti i settori, e alle 17 la difesa tedesca era sfondata. I tedeschi contrattaccarono con una divisione motorizzata e una divisione di fanteria rafforzata con 70 tank, ma vennero respinti e si ritirarono in disordine su Stalingrado. Il 22 le forze meccanizzate sovietiche raggiunsero il Lume Karpovca e stabilirono il contatto coi tank del gruppo settentrionale. II 6.0 corpo rumeno, due divisioni corazzate e una divisione di fanteria tedesche furono sbaragliate.
In questo modo, nel corso di quattro-cinque giorni tl compito fondamentale dell' operazione era adempiuto. I fianchi delle forze tedesche sul fronte di Stalingrado erano disfatti,
e le forze principali del nemico sotto a Stalingrado erano completamente accerchiate. In questi pochi giorni l' Esercito rosso fece 72.400 prigionieri e catturò 134 areoplani, 1.792 tank, 2.232 cannoni, 7.306 automezzi e una enorme quantità di altri trofei. Le unità nemiche disfatte sommarono a 11 divisioni di fanteria, due di tank e una di cavalleria.
Il Comando supremo sovietico aveva tenuto conto, nel preparare l' operazione, che il nemico avrebbe cercato ad ogni costo di rompere il cerchio e venire in aiuto delle sue truppe accerchiate. Per questo aveva preso una serie di misure di caratiere'strategico, operativo e tattico. In esecuzione di queste misure, 'a metà dicembre 1942 le forze del fronte sud-occidentale e una parte di quelle del fronte di Voronesg passarono all'offensiva. L'obiettivo posto dal Comando supremo era di a spezzare il fronte della difesa tedesca nel settore Novaia Kalitva-Monastirscina, sboccare sulle retrovie delle armate tedesche schierate nella grande ansa del Don, e in questo modo•distruggere ogni possibilità di ritirata delle forze tedesche accerchiate sotto a Stalingrado, e ogni possibilità che venisse loro recato aiuto .. Questa offensive, incatenando le unità tedesche e fasciste del settore del medio Don impedì
al Comando tedesco ogni manovra con le riserve, e si sviluppò, quindi, assumendo un'importanza strategica autonoma, ma in collaborazione col fronte di Stalingrado.
In previsione di un contrattacco tedesco al sud di Stalin-grado, il Comando sovietico aveva però anche ammassato in questo settore, — e precisamente là dove meno i tedeschi se lo aspettavano, e cioè al nord di Kotielnicovo, — forze ingenti. Una seria misura preventiva sovietica fu pure quella di far avanzare sui fianchi delle due masse di attacco dei corpi di cavalleria.
I tedeschi fecero quanto il Comando sovietico aveva preveduto. Essi organizzarono il loro contrattacco principale, in direzione di Stalingrado, partendo precisamente da Kotielni-covo, con due divisioni corazzate, quattro di fanteria e due di cavalleria, al comando del generale maresciallo di campo von Mannstein.
Il gruppo Mannstein cveva una superiorità numerica e tecnica sulle forze sovietiche, ma queste, indietreggiando lentis-simamente, ne esaurirono le forze, fino al momento in cui le riserve fresche sovietiche, da tempo preparate, entrarono in campo, ristabilirono la situazione e sbaragliarono tutto il gruppo tedesco, togliendo così alle forze accerchiate sotto a Stalingrado ogni possibilità di ricevere un aiuto dal di fuori.
L'offensiva sul fronte sud-occidentale e la disfatta di von Mannstein furono rispettivamente la seconda e la terza tappa del piano staliniano per la disfatta dei tedeschi a Stalingrado. Nel corso di queste due tappe furono disfatte 15 divisioni di fanteria, 4 divisioni corazzate, una motorizzata e 4 divisioni di cavalleria nemiche. L'Esercito rosso fece 65.250 prigionieri,
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e catturò 408 areoplani, 272 tank, 2.219 cannoni, 7.743 automezzi e una quantità colossale di altri trofei.
Esclusa così ogni possibilità di rompere il cerchio attorno alle loro truppe prese in trappola sotto a Stalingrado, i tedeschi incominciarono a rifornirle e poi a tentare di evacuarle per mezzo di areoplani, ma in questi tentativi perdettero in breve tempo pia di 600 areoplani da trasporto. La situazione delle trappe tedesche e rumene del fronte di Stalingrado, comandate dal generale maresciallo di campo von Paulus era, quindi, senza vie d'uscita. In considerazione di questo, il Comando supremo sovietico propose la capitolazione a condizioni onorevoli, che venne respinta. Si pose allora all' esercito sovietico il compito di distruggere le truppe accerchiate, compito difficile e complicato, poichè queste truppe erano assai numerose e disponevano di grandi mezzi tecnici e di ottime linee di difesa. Il compito venne adempiuto in un periodo relativamente breve, dal 10 gennaio al 2 febbraio 1943, con uua maestria pari a quella dimostrata nelle tappe precedenti.
Il 10 gennaio incominciò l'attacco dell'artiglieria, condotto da migliaia di cannoni e lanciamine, e seguito da quello dei tank e della fanteria con l' appoggio di potenti formazioni aeree da bombardamento e da assalto. Il 13 gennaio tutta la linea nemica era sfondata e superata. Alle spalle delle truppe sovietiche avanzanti restavano montagne di cadaveri nemici e di r,rumenti bellici ridotti a rottami informi. I tedeschi per-dett. ro in questa battaglia .30 mila uomini, e l'Esercito rosso catturò 500 cannoni, 1.250 mitragliatrici, 324 lanciamine, 104 tank e molti altri trofei. Nei quattro giorni successivi le unità t.ovietiche, riaggruppandosi nel corso dell' avanzata, giunsero alla linea Pestccianca-Bolsciaia Rossoska. Il territorio occupato dai tedeschi ai ridusse della metà, venendo catturati dell' Esercito rosso altri 480 cannoni, 370 mitragliatrici, 180 tank, 11 mila automezzi e 250 areoplani.
Il Comando tedesco prese misure draconiane per costringere i suoi soldati alla resistenza; gettò nelle trincee tutti gli uomini disponibili ; promise che a presto sarebbero giunti soccorsi s (ordine di von Paulus del 20 gennaio), ma invano. Il 24 gennaio l'avanzata sovietica raggiungeva la linea Gorodi-ace-Orlovka. jl nemico perdette ogni speranza di poter ancora ricevere aiuti e incominciò ad arrendersi a gruppi e unità in-tiere, con i Comandi e con gli Stati maggiori.
Tra il 24 e il 26 gennaio gli attaccanti raggiunsero i sobborghi di Stalingrado, si congiunsero con le forze dell'eroica 62.uas Armata e divisero i tedeschi in due gruppi, uno meridionale, uno settentrionale. La lotta continuò accanita per le vie della città per alcuni giorni. Infine, il 1.° febbraio il gruppo meridionale, con a capo von Paulus, si arrese. Il giorno dopo si arrese anche il gruppo settentrionale. La VI Armata tedesca aveva cessato di esistere. Erano stati completamente distrutti o in parte presi prigionieri 6 Corpi d'armata e 2 Corpi corazzati, cioè 22 divisioni, con un effettivo totale di 330 mila
uomini (di cui 91 mila fatti prigionieri, 24 generali e un maresciallo).
In questo modo si chiudeva con un trionfo per l' Esercito rosso la più grande battaglia che mai sia stata nella storia, e l'Esercito rosiso vinceva la seconda campagna della guerra iniziatasi il 21 giugno 1941.'
La disfatta dei tedeschi sotto a Stalingrado segna l' inizio dell'offensiva invernale sovietica, che si sviluppò da Rsgev al mar d'Azov per 4 mesi e 20 giorni, durante i quali l'iniziativa rimase nelle mani dell'Esercito rosso, che avanzò, in alcuni_ punti, da 600 a 700 chilometri, e liberò 480 mila chilometri quadrati 'di territorio, uccidendo 850 mila soldati e ufficiali tedeschi, e facendone prigionieri 343.525.
Questa grandiosa serie di vittorie segnò la svolta decisiva nel corso di tutta la guerra mondiale. L'Esercito rosso dette ancora una volta la prova della deficienza della strategia tedesca e della superiorità della strategia staliniana. L' operazione di Stalingrado dell' Esercito rosso superb, per la sua ampiezza, per il suo piano geniale e pet la realizzazione di esso, le più grandiose e famose operazioni militari della storia. Essa è un esempio classico di operazione moderns, fondata sulle `manovra e .con lo scopo dells distruzione del nemico. Un'operazione simile fu quells dei tedes.hi a Sedan .nel settembre 1870; ma ivi furono accerchiati solo 120 mils uomini, che capitolarono dopó breve resistenza, Nel corso di questa guerra, i tedeschi tentarono, s Dunkerque, l' accerchiamento e la distruzione di 300 mila anglo-francesi, ma non riuscirono a raggiungere il loro obiettivo. Allo stesso modo falli il piano di accerchiare e distruggere le forze del fronte occidentale sovietico sotto a Mosca nell' autunno del 1941. L'operazione di Stalingradu non ha quindi precedenti nella storia. I tre suoi momenti: lo sfondamento della difesa e l'accerchiamento del principale gruppo nemico, la liquidazione dei tentativi di rompere il cerchio dall'esterno e la distruzione delle forze accerchiate, vennero pianificati ed eseguiti alla perfezione.
L'operazione di Stalingrado dimostrò lo sviluppo dell'Esercito rosso, la maturità dei suoi quadri, la disciplina, la resistenza, la capacità combattiva dei suoi uomini, la maestria dei suoi generali.
Primo al mondo, vincendo due campagne successive non ostante l'assenza del secondo fronte in Europa, l'Esercito rosso inflisse disfatte gravissime a un nemico che non aveva ancora incontrato una resistenza seria. In questo modo esso facilitò agli alleati lo sviluppo delle loro operazioni offensive nell'Africa settentrionale e preparò le condizioni della disfatta definitiva della Germania hitleriana e dei suoi vassalli.
N. TALE.NSktt
Maggior generale dell'Esercito rosso
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 30892+++
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Testata/Serie/Edizione Rinascita | mensile ('44/'62) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1944 Mese: 7
Numero 2
Titolo KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio


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