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tipologia: Analitici; Id: 1472882


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Alessio Tolstoi, I diavoli dell'audacia
Riferimento diretto ad opera
Alessio Tolstoi, I diavoli dell'audacia+++   pubblicazione di+++   
Responsabilità
Alessio Tolstoi+++
  • Толстой, Алексей Константинович
  autore+++    
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Letteratura sovietica [Rinascita - mensile]+++  
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
LA RINASCITA 17
Letteratura sovietica
I diavoli dell'audacia
Questo accadde a nord-ovest... Eravamo sdraiati sull'erba odorosa in una fitta.macchia di nocciuoli. Il posto di segnalazione era ben occultato, il cielo celeste pallido. Faceva tanto caldo che si poteva quasi sentir crepitare le foglie. Nei pressi v' era un formicaio e il tenente Zhabin di tanto in tanto si toglieva una formica dalla guancia. Mordicchiava un filo d'erba e non mostrava alcuna fretta di iniziare il suo racconto.
- Al soldato tedesco — cominciò finalmente —è proibito di usare il suo cervello. Questa è una funzione considerata dannosa tra i fascisti. Il soldato tedesco è incapace di rendersi conto subito della realtà e quando poi si sveglia... Bene, furono per l'appunto questi attimi che ci permisero di cavarcela... Eravamo abbastanza mal combinati, non c'è dubbio. A ripensarci ora — basta il solo ricordo a mandarti un brivido lungo la schiena... I nostri uomini, naturalmente, sono uomini in gamba. Il segnalatore Petrov, per esempio, a giudicarlo dal-l' apparenza nessuno lo direbbe mai un tipo così audace. E' troppo bello per essere un uomo, con quegli occhi sognanti e quasi imbambolati; manda ogni giorno una cartolina alla ragazza... I compagni non lo lasciano in pace... c Di che sei fatto Petrov? Di carne e sangue o non sei piuttosto un pupazzo ambulante? Sei al fronte, caro, svegliati ,. E Petrov : c Smettetela, ragazzi, non ci sarà nessuno che mi coglierà a sonnecchiare in caso di bisogno...
— Ma, compagno Zhabin, come diavolo riusciste a gironzolare con venticinque uomini per tanti giorni dietro le linee fasciste e ritornarvene senza neanche un graffio ? — chiese l'uomo con un'agenda sul ginocchio.
Zhabin si volse sull'altro fianco.
— Il mio chauffeur è veramente acuto. Gli chiesi un giorno : c Ma che cosa mai ti indusse ad andartene in giro per il mondo al volante di una macchina, vecchio Shmelkov ? Tu saresti stato bene all'università, alla facoltà di fisica e matematica... ,. c Andò da sè, rispose egli, vi scivolai dentro, quasi da ragazzo... r.. Voi volete sapere come andammo a finire al di là delle linee tedesche ? Beh, mi si. era ordinato di concentrare nel villaggio di P. tutto il nostro armamento e di mantenerci in contatto col Q. G. fino all'ultimo istante. Di conseguenza mi trovai circondato. Al crepuscolo due camion pieni zeppi di fascisti se ne vennero senza sospetto a Dubki. Lasciammo passare i tedeschi assolutamente indisturbati, li crivellammo sui fianchi con le mitragliatrici e quando incominciarono a gettarsi giù dalle macchine regalammo loro anche un assaggio delle nostre baionette. Questo ai tedeschi non piace affatto. Alcuni riuscirono a scappare. L'ufficiale che li comandava si gettò tra i giunchi e chi s'è visto s'è visto. Trovammo dei documenti importantissimi nella sua borsa. Mettemmo in moto i camion tedeschi e vi saltammo dentro tutti e venticinque. In quello di testa eravamo Petrov ed io con Shmelkov al volante. Il cielo si era rannuvolato e non si vedeva nemmeno una stella. La luna non c'era ancora. Ci tenemmo oltre le linee
tedesche, parallelamente al fronte. Passò un' ora, due, non incontrammo anima viva : alla nostra destra il chiarore di un incendio, alla sinistra spari e forti esplosioni. Gli incendi, il rimbombo dei cannoni ci aiutarono ad orientarci. Davanti a noi doveva esserci un villaggio che conoscevamo. Ci fermammo .e • Petrov saltò giù dicendo : c Lasciatemi andare in ricognizione ). Ecco, pensai, il-momento in cui costui risuscita e dimentica completamente la ragazza. Va pure. Si rimpinzò le tasche di bombe a mano, e via.
Scomparve svelto e leggiero. Dopo una quarantina di minuti un fruscio nei cespugli e rieccolo accanto alla cabina dello chauffeur. c Vi è un'autocolonna di fascisti nel villaggio r.. Beh, pensai, questo è un bel guaio... Ma era l'unica strada che potessimo prendere poichè a dritta e a manca vi erano le paludi e sarebbe stato sciocco tornare indietro. Shmelkov disse rassicurante : c Su, ragazzi, ce la caveremo lo stesso ). I nostri elmetti d'acciaio potevano passare al buio per elmetti tedeschi e non era possibile riconoscere le divise. Soltanto le baionette, tipicamente russe, potevano tradirci. Ordinai agli uomini di tenere i fucili pronti. Dopo un po' in testa ad un convoglio motorizzato vedemmo i tre lumi blu, simbolo di arresto per i tedeschi. Shmelkov abbassò i fari: riuscivamo a vedere i camion da sette tonnellate carichi di casse, con dipinta sui radiatori una svastica nera su un disco bianco. Da un lato della strada erano tre ufficiali che scrutavano verso di noi al lume delle torce elettriche. Shmelkov riaccese i fari illuminandoli in pieno : gli ufficiali torsero il naso e si ripararono gli occhi con la mano mentre noi con tutta calma passammo oltre volgendo la testa perchè non si scorgessero le stelle rosse sugli elmetti. Accelerammo, passando attraverso un minuscolo villaggio grazioso e riparato le cui capanne silenziose si nascondevano tra meli e ciliegi in fiore, un luogo meraviglioso da viverci. Era vuoto, gli abitanti erano fuggiti. In una -macchina aperta, presso una minuscola chiesa di legno, sedeva un ufficiale tedesco dal viso rinsecchito e dal collo floscio che studiava una carta geografica al lume di una lampada tascabile. Feci appena in tempo ad afferrare il braccio di Petrov che, sporgendosi dalla cabina, stava per lanciare una delle sue bombe a mano. Parve che l'ufficiale sospettasse qualcosa. Avevamo oltrepassato il villaggio quando una motocicletta di 20 HP con un mitragliatore nella carrozzetta ci raggiunse. Questa volta Petrov adoperò le sue bombe a mano: e tanto bene-che il mitragliere fu sbalzato in direzione nostra per circa un paio di metri, come se volesse sbrigarsi a dirci qualche cpsa: il conducente e la motocicletta andarono a sfracellarsi a capofitto nel fossato.
c Continuammo ad andare a lumi spenti. I bagliori di un grande incendio all'orizzonte gettavano un'orrida luce sull'oscura brughiera innanzi a noi... Ecco un fiumicello con un ponte di legno... Rallentammo. Sentimmo un ordine brusco in tedesco: Sedevamo silenziosi, i fucili e le bombe a mano pronte. Avanzavano verso di noi nella luce incerta due sen-_ tinelle. Una di esse si fermò, l' altra se ne venne direttamente alla cabina di guida e vi guardò dentro col naso schiacciato contro il finestrino. Scambiammo un'occhiata... improvvisamente mi ammiccò e mi susurrò in un russo incerto : c Sono russo... non andate al ponte li i fascisti spareranno ). Per
18 LA RINASCITA
circa cinque chilometri.attraversammo i campi lungo le sponde del fiume ascoltando il gracidare delle rane. Raggiungemmo una strada e di nuovo vedemmo le luci blu. Sentimmo lo stridere e il cigolare di ferraglia : carri armati in marcia e quello di testa a meno di una trentina di metri da noi. Giù, dissi agli uomini, e per amor del cielo tenetevi ben nascosti... Ci tenemmo sull'orlo della strada avanzando a media velocità e dando rispettosamente la destra ai pesanti e bruni carri armati con la svastica nera dipinta sul disco bianco simile in tutto ad un occhio. I fascisti presumono che quel teschio e quelle ossa incrociate che hanno sui loro cinturoni, che i carri armati e le bombe urlanti siano sufficienti a•susci-tare un timor panico nel nemico... Può darsi... Lo sanno loro. Alcuni selvaggi si, mettono una maschera con corna e zanne e pensano anch' essi di incutere terrore ai loro nemici... Dopo i carri armati, ecco venire cannoni antiaerei, autobotti di carburante e camion. Era ben chiaro che se non fossimo stati attenti vesta volta eravamo fritti davvero. Dovevamo cambiar strada, ma come? Appena a provarlo, avremmo immediatamente risvegliato i sospetti. Scorgemmo a destra un viale di betulle. Shmelkov afferrò la situazione a volo e sterzò. Di qua e di là i tronchi degli alberi, imbiancati, balenavano alla luce dei nostri fari. Avanzammo direttamente nel cortile di un sovkhos. Shmelkov voltò la macchina ed incominciò a far marcia indietro come se intendesse rifornirsi di benzina. Parecchi soldati tedeschi vennero correndo ad aprire le porte del garage. F; proprio una bella cosa che Hitler non abbia insegnato loro a far uso dei loro cervelli con una certa prontezza... Shmelkov girò la macchina e coi fari spenti si precipitò pel viale di betulle col secondo camion alle spalle. Dietro di noi sentimmo un urlo e degli spari, ma noi eravamo ormai di nuovo nella strada dove continuava ad avanzare l'autocolonna. Continuammo a camminare come persone a cui spettasse questo diritto dopo essersi appena riforniti: superammo i carri armati e lasciammo la strada . addentrandoci in un campo dove il grano era alto' All'alba raggiungemmo un bosco dove la nostra provvista di carburante finì. Nascondemmo i camion e sedemmo a mangiare un boccone. Improvvisamente Petrov con una galletta tra i denti rizzò la testa, saltò in piedi e si slanciò nel folto del bosco dove si era sentito un grido : ed eccolo ritornare trascinandosi dietro pel braccio un ragazzetto di circa nove anni coi capelli cortissimi, il naso all'insù e gli occhi accesi. (Che fate? Ma non vedete che sono uno dei vostri? Lasciatemi — strillava il ragazzetto — vi avevo scambiati per fascisti >. c Cosa fai qui, ragazzaccio prepotente ? > c Sono un pioniere, lavoro col nonno Oksen... >. Venimmo a sapere che questo ragazzetto ed altri cinque monelli come lui erano rimasti a casa insieme all' ottantenne nonno Oksen. Gli uomini e le donne, portandosi dietro i bambini e un po' di masserizie e di cibarie se ne erano andati nella boscaglia paludosa e di 11 facevano la guerriglia.
< La casa di nonno Oksen serviva loro di quartier generale. I sei ragazzi girellavano per la contrada tutto il giorno non temendo di spingersi sin dove erano i tedeschi e lamentandosi con loro come se chiedessero un tozzo di pane : ficcavano il naso ovunque, curiosavano, e la sera ritornavano a casa del vecchio con le informazioni che erano riusciti a procurarsi. I partigiani solevano recarsi in paese a notte fatta, ed il vecchio assegnava loro i compiti : nel tal luogo, ad esempio, si era allogato il comando di una certa unità — bisognava dunque toglierlo di mezzo; in un altro luogo era stato consegnato un certo quantitativo di benzina, era giunte proprio allora un gruppo di autobotti che doveva saltare in aria...
c Il ragazzetto era veramente svelto. Prima del sorgere del sole ci aveva già condotto all'altra estremità del bosco — e come strisciava, il diavoletto — sgattaiolava come una lucertola nell'erba e a stento riuscivamo a tenergli dietro. Lì, sull'orlo del bosco, vi erano delle autocisterne di carburante
e cinque apparecchi da caccia.
Risolvemmo la faccenda in un batter d'occhio. Quando i colpi sparati dai miei rintronarono e le sentinelle tedesche che evevano fino allora passeggiato su e giù presso le trincee si gettarono a terra, balzammo fuori dei cespugli gridando urrah / Questo nostro grido ha sempre un pessimo effetto sui nervi dei tedeschi, cosa che non si può dire che facciano le loro bombe urlanti sui nervi dei nostri uomini. I fascisti si buttarono fuori dalle loro buche, alcuni di essi alzarono subito le mani, altri scapparono qua e là come se fossero impazziti, sparando coi fucili mitragliatori. Da una delle carlinghe tirammo fuori per le cinghie del paracadute un aviatore. Appiccammo il fuoco alle autocisterne ed agli apparecchi e ce ne ritornammo nel bosco. Il ragazzo ci disse : — Io scappo. Arrivederci. Rae-conterò tutto questo al nonno che aveva intenzione
di mandar qui un grosso gruppo di armati
c Rimanemmo tutto il giorno in quel posto. Sentivamo passare i carri armati. La boscaglia risuonava dei colpi delle loro mitragliatrici, ma noi eravamo tutti al riparo. Decidemmo di procedere a sera lungo la Dvina in cerca di un punto di minor resistenza. I fascisti non hanno un fronte solido -essi avanzano a capofitto in stretti cunei e — diamine — con un po' di cervello si riesce sempre a fargliela.
Ripartimmo la notte procedendo a ventaglio con le mitragliatrici ai lati. In distanza bruciava la cittadina di D. Era un ammasso di fiamme — le colonne di fuoco raggiungevano quasi le nubi. Ai fascisti piace questo genere di illuminazione, la preferiscono al cinema. Alcuni aeroplani volavano a cerchio sulla città in fiamme sparando sui disgraziati che cercavano scampo e respingevano così nelle fiamme i vecchi, le donne e i bambini.
c Ma basta di ciò Eravamo furiosi. Non vedevamo l'ora di averne qualcuno nelle mani. Fermammo una macchina che trasportava tre ufficiali
e prima di spedirli all'altro mondo li obbligammo a volgere i loro brutti musi in direzione di D. per-chè quello spettacolo apparisse loro meno divertente — questa volta — del cinematografo. Tagliammo molte linee telefoniche, attaccammo un'autocolonna di dodici autobotti distruggendo il convoglio
e appiccando il fuoco alla benzina, che scorreva a rivoli. Accidenti ! Ci pentimmo ben presto di averlo fatto, l'illuminazione era troppo forte! Ci cacciammo ora nella scia di tre carri armati che avanzavano pian pianino, e ci dispiacque davvero di non avere con noi delle bottiglie di petrolio. Tuttavia Petrov
e due lanciatori di bombe a mano, facendone una bella provvista tra i compagni, si scagliarono in avanti riparandosi ai lati della strada e ne scaglia-
rono un vero nugolo, ognuno scegliendosi un particolare bersaglio. Il carro armato di testa indie-
treggiò. Gli altri due furono danneggiati non
poterono far altro che sparare a casaccio nel buio. E così andammo tutta la natte attraversando campi e boschi finchè trovammo un caseggiato in cui i tedeschi non erano ancora giunti. Guardammo in una casa, poi in un'altra, le finestre erano aperte ma nulla dava segno di vita nei cortili...:, d' improvviso, sul tetto di paglia di una delle capanne, un gallo incominciò a cantare annunziando l'alba. Guardandoci attorno, vedemmo un vecchio calvo ed una vecchietta magra magra che stavano immobili sotto il portichetto in attesa di morire.
Babushka — essa disse — sembrano uomini nostri 7 ,
Incominciò a benedirci e a baciarci uno per uno. Ma noi, anzichè sentirci in vena di scambiar moine con la vecchia, avevamo una fame da cacciatori. Il vecchio tirò fuori una grossa pagnotta, la tagliò e ci porsè delle spesse fette di pane che la vecchia
spalmò di miele. Mangiate, figliuoli, ripeteva,
mangiate t+.
Non ci conveniva trascorrere il resto del giorno in quel luogo. Il vecchio si vestì, si mise il berretto di pelle di montone e ci condusse, a traverso ai boschi e agli acquitrini, sino ad un villaggio dove i nostri franchi tiratori avevano un ospedale. Tutto il villaggio uscì correndo a salutarci. Le donne ci invitarono nelle loro capanne. A conti fatti, non potevamo, dopo tutto, offendere quella brava gente e fummo costretti ad accontentarli: il viandante digiuno e polveroso deve essere, secondo il buon costume antico, ripulito sfamato e riscaldato. Le donne ci aiutarono a togliere i nostri indumenti, ci curarono le bolle ai piedi, le lavarono, ci dettero calze pulite e ci imbandirono quanto avevano nelle madie.
Notai che Petrov era ritornato il vecchio sentimentale, col medesimo sguardo distratto e dolce ad un tempo. I contadini cercarono di persuaderci a rimaner con loro e ad unirci alle forze dei patrioti... Vi assicuro che lo avremmo fatto volentieri!... Ma, dopo tutto, il dovere è dovere ~.
Il tenente Zhabin balzò agilmente in piedi. Aerei
nemici dette un ordine secco. Nella macchia di
nocciuoli l'alta erba si agitò per un muoversi affrettato di uomini. Si vedevano volare a grande altezza cinque bombardieri fascisti. In meno di tre minuti il posto di segnalazione aveva avvertito l'aerodromo e una formazione di caccia apparve nel cielo. Risuonavano come corde tese, minacciosi, potenti, nella loro ripida salita, incontro ai bombar-
dieri I pesanti apparecchi fascisti tentarono cli
abbassarsi e tornare indietro, ma troppo tardi II.
fioco e lontano rat-tat-tat delle mitragliatrici si sentiva attraverso il cielo blu. I caccia li incalzavano. Uno dei bombardieri si agitò, perse quota e precipitò mugolando col naso all' ingiù, lasciandosi dietro una scia di fumo...
ALESSIO 1 OLSTOI
' I nostri più vivi ringraziamenti agli undici ufficiali e soldati dell'esercito americano che hanno voluto manifestarci la loro attiva solidarietà sottoscrivendo undici abbonamenti sostenitori. Se il loro gesto sari seguito da tutti i nostri amici la vita di a Rinascita • sarà assicurata.
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 30892+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | mensile ('44/'62) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1944 Mese: 7
Numero 2
Titolo KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio


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