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tipologia: Analitici; Id: 1472880


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Titolo g. c., Comunismo e libertà
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g.c.[Rinascita]+++
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Opinioni e discussioni [Rinascita - mensile]+++  
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Opinioni e discussioni
Comunismo e libertà
Dopo vena anni di schiavitù fascista, la recuperata libertà è stata per tutti noi una gioia immensa ; e nessuna preoccupazione, nessuna divergenza .di idee e di concezioni politiche deve offuscare questa gioia. Essa è il premio ,della nostra fede, la fonte prima di energie per il nostro domani. Ma ciò non ci toglie il dovere di riflettere sul periodo politico presente, che è appunto il periodo del crollo della più mostruosa e potente organizzazione liberticida che sia mai esistita.
Il fascismo non è stato un puro caso e nemmeno è stato un puro e semplice esplodere, per combustione spontanea, di quegli istinti di violenze e di sopraffazione, di cui nessun popolo è mai del tutto immune. Tale esplosione c'è stata sì, nel fascismo, ma accuratamente preparata e provocata dai gruppi capitalistici più reazionari, e le organizzazioni capitalistiche reazionarie non hanno agito così per una improvvisa pazzia dei loro dirigenti, ma per connaturali loro necessità : chè, se volevano conservare e aumentare le loro ricchezze, la loro potenza, i loro privilegi, dovevano bruscamente ricacciare il popolo italiano dalle posizioni che aveva raggiunto. Mentre in Germania il capitalismo reazionario e imperialista, dopo avere, per necessità di cose, tenuto per qualche anno alla ribalta i divi del suo affarismo internazionale, riprese ben presto. la sua vera funzione e le sua tradizione politica investendo del potere la casta militarista, corpo del suo stesso corpo, che a sua volta aveva .nei nazi i suoi spiccioli e feroci esecutori. E il nazismo, così giunto al potere, si diede a scuotere il popolo tedesco dalla mentalità democratica che incominciava ad affermarsi in Germania e a ricacciarlo, in armi, tragica orda sanguinante per le vie del mondo.
Ma sulla funzione bellicista, liberticida e antiumana del grosso capitalismo reazionario, — che è poi quello che conta nella civiltà moderna, — credo si sia tutti d'accordo.
Semmai v'è chi ancora non ha compreso che la funzione opposta, quella di difesa della libertà, non può spettare che al comunismo ; non' che ai voglia con questo negare che uomini di altri partiti non possano in certi dati momenti e contingenze esplicare opera appassionata e proficua per la difesa della libertà, ma ogni qualvolta essi abborderanno i problemi fondamentali della nostra epoca e faranno qualcosa di concreto e di dúraturo nel campo ad un 'tempo economico e morale-politico, essi agiranno comunisticamente.
Perchè solo il grosso capitale reazionario, cioè l'organizzazione monopolistica di vaste ricchezze e di vasti beni, non nell' interesse del paese, ma .di una casta privilegiata, ha interesse a conculcare la libertà : e in fondo tutte le forme liberticide, dal latifondismo del tardo mondo romano al feudalismo medioevale, alla controriforma o alla Chiesa protestante
spalleggiata dalla nobiltà governante tedesca, giù giú,sino al grande capitalismo monopolistico reazionario della nostra epo.t ca, furono sempre anzitutto organizzazioni con cui pochissimi uomini sfruttavano il lavoro di moltitudini e ne traevano i mezzi e la potenza per opprimerle e, per quanto a loro era possibili,. diseducarle, abbrutirle e avvezzarle ally schiavitù. E solo modificando profondamente queste condizioni, è possibile l'istaurazione duratura di un regime di libertà, cioè di uñ regime che tuteli e aiuti lo sviluppo delle energie-umane e le indirizzi verso la via del bene. Per cui il comunismo presuppone inevitabilmente l'idea di bene, verso il quale gli uomini marciano, lentamente e faticosamente, ma con un continuo progresso; uno Stato che dà un ordine e un'organizzazione al popolo, ed un popolo libero ed operante, che, realizzate le aspirazioni di ieri, è capace di nuovi impulsi verso altre mete e pone allo Stato nuovi problemi da risolvere.
Cosí la grande stupefacente creazione industriale russa ha avuto, sì, i suoi primi programmi dalla genialità di Lenin, è stata, si, organizzata e guidata dal genlb di Stalin, ma era già nelle aspirazioni e nelle capacità del popolo russo ; chè nel 1920, durante gli attacchi degli eserciti bianchi, in piena disorganizzazione dell'intiero paese, gli operai delle officine Putilov di Pietrogrado eran già riusciti a costruire i• primi carri armati per difendere la loro rivoluzione dagli avventti-rieri al soldo delle reazioni d'Europa.
Così lo stakhanovtsmo, autentica religione del lavoro, è stato ad un tempo impulso di popolo, che sente tutta la dignità e la bellezza del lavoro, e mezzo al governo sovietico per le sue grandi realizzazioni industriali e quindi di difesa• militare del paese.
Bellissima è la definizione della libertà quale la creatività stessa perpetua dell' uomo ; è tanto bella che se ne possono invertire i termini e dire che la creatività è la libertà stessa dell'uomo in atto. La prima definizione è del crociano Francesco Flora, la seconda (se non proprio con identiche parole, chè non ho qui i testi) è di Enrico Bergson, Ma il problema che noi dobbiamo porci è, sì, quello della libertà e della creatività dell'uomo individuale. ma unitamente al problema dell'esplicarsi di questa libertà nella consociazione politica, nella polis. Nasce quindi per noi un problema di governo e cioè il problema sociale, nel senso etimologico della parole,. di come porre il maggior numero possibile di uomini in condizione di godere della libertà, cioè di poter esplicare liberamente la loro umana creatività. È evidente, ad esempio, che precludendo le scuole o, quel che forse è peggio, togliendo sufficiente agio e respiro di studi ai non facoltosi, che costituiscono i diciannove ventesimi della popolazione, si opera contro la creatività del popolo, gli si toglie la cultura, che è mezzo indispensabile della creazione spirituale. E da'cib nasce anche quel non so che di piatto, di burocratico. di int!eniale, di scarsamente creativo, come di prodotto di cervelli e di animi fatti in serie, che presentano la culture e l'arte italiana (e non solo italiana) degli ultimi .quarant'anni, qualora si raffrontino con periodi in cui un vasto artigianato, cioè uno strato di lavoratori in possesso dei suoi piccoli mezzi di lavoro, prosperava, come nell'Italia dal tre al cinquecento, accanto alle oligarchie ed aristocrazie governanti, troppo numeroso ed attivo per subirne costrizioni spirituali :. ed anche il diffuso mecenatismo e gli istituti religiosi e conventuali permettevano a 'nuovi elementi di popolo di accedere all'esercizio delle arti e della cultura, e spesso, invece di garbati abatini di religiosi ortodossi, ne uscivano dei Rousseau, dei Rabelais, dei Lutero e dei Campanella.
Insomma, a noi non basta la libertà squisitamente individuale dell'artista creatore, che pus scrivere e stampare quel che vuole, la libertà di Fausto, sdraiato sull' erba a caátar della notte e del sole ; noi vogliamo, oltre quella, la libertà socialmente attiva, che fuga il demone della schiavitù e spezza le catene dell'oppressione sui corpi e sugli spiriti degli uomini.
g. c.
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 30892+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | mensile ('44/'62) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1944 Mese: 7
Numero 2
Titolo KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio


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