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tipologia: Analitici; Id: 1472875


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Vincenzo La Rocca, Il marxismo e la nostra lotta per la democrazia
Responsabilità
Vincenzo La Rocca+++
  • La Rocca, Vincenzo
  autore+++    
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
LA RINASCITA 7
II marxismo e la nostra lotto
per la democrazia
Nell'ora attuale, cioè nella presente fase della vita politica italiana, uno dei cardini della nostra politica è la conquista della democrazia, intimamente legata alla guerra liberatrice contro l'invasore hitleriano e alla liquidazione delle sopravviveoze del fascismo.
Per intensificare lo sforzo bellico contro Hitler
e la sua banda, per distruggere i residui del fascismo e creare un' Italia democratica e progressiva, i comunisti partecipano ad un governo, poggiante su basi popolari, che deve appunto realizzare questo programma : che deve raggiungere, sul terreno militare e politico, l'indipendenza e l'unità nazionale, che deve essere l'organo di lotta contro ogni tentativo reazionario e lo strumento della convocazione di una Assemblea Costituente, che deve difendere gli interessi delle classi lavoratrici e migliorarne le condizioni di vita.
Il fascismo, nel suo contenuto sociale e politico, è stato l'organizzazione di combattimento dei gruppi più reazionari della grande borghe:,ia italiana per schiacciare il proletariato e il popolo ; è stato la dittatura terroristica del capitale finanziario reazionario che, per mantenere il proprio dominio e avere mano libera in una politica estera di brigantaggio
e di rapina, ha dovuto liberarsi della pressione che veniva dal basso, ha dovuto garantirsi 1T. spalle all'interno e rafforzare le retrovie dei pretesi campi di battaglia e, rinunziando ai metodi delle lusinghe, delle piccole concessioni, delle promesse, ai metodi del cosiddetto liberalismo, è passato apertamente
e brutalmente al metodo della violenza. Il fascismo, che ha avuto il compito di frazionare
e disperdere la classe operaia, di ridurla a uno stato amorfo e impedirne la cristalizzazione indipendente,
e di escludere le grandi masse popolari dall' esercizio del potere, ha consolidato il suo potere sulle ossa del proletariato e di tutto il popolo e sui rottami degli istituti della democrazia..
Si tratta di riconquistare i diritti di cui siamo stati spogliati in venti anni di oppressione ; si tratta di stabilire un regime democratico, che non consenta mai più alle forze della reazione di risollevare, in un qualunque modo e sotto una qualsiasi forma, la loro testa criminale.
In proposito, le direttive del marxismo sono nettissime. La lotta per la libertà, per la democrazia, cioè per la sovranit4 del popolo, è compito fondamentale del proletariato nella sua marcia progressiva verso una nuova organizzazione della società, verso l'emancipazione del lavoro da ogni giogo e da ogni sfruttamento. Il marxismo, che è una guida per l'azione ; che dà per arma al proletariato la conoscenza delle leggi dello sviluppo sociale, la conoscenza delle forze motrici delle trasformazioni sociali e .gli permette di orientarsi in una data situazione, di comprendere l'intimo legame degli avvenimenti e prevederne la marcia futura ; il marxismo insegna al proletariato la partecipazione più energica ad ogni movimento borghese progressivo, insegna la lotta più risoluta, per una democrazia conseguente, la quale ha, per il proletariato e per il popolo, i più grandi vantaggi.
Questo concetto attraversa come un filo rosso tutte le opere di Marx, di Engels, di Lenin.
Era consuetudine affermare, tra gli scrittori socialisti d'un tempo, che il suffragio universale non è,
e non può essere, in regime borghese, che il barometro della maturità politica e della coscienza di classe dei lavoratori. Ma già il Manifesto proclama la conquista del suffragio universale, della democrazia, come la prima tappa del proletariato militante.
La democrazia è una forma, un aspetto dello Stato; essa vuol dire, talvolta, dittatura della borghesia, talvolta riformismo della piccola borghesia, subordinata a questa dittatura. Ma il proletariato, anche prima che si scatenasse la offensiva fascista per la distruzione di tutti gli istituti democratici, si giovava della democrazia e l'utilizzava ai suoi scopi, per i suoi bisogni immediati, per la preparazione
e l'organizzazione della sua lotta.
La democrazia, che significa un grande progresso storico di fronte al Medio Evo, anche quando, chiusa nel quadro del regime capitalistico, è ancora la democrazia di una minoranza, ha, non ostante la sua angustia, una enorme importanza nella lotta della classe operaia; è il terreno più favorevole a un'azione aperta ed efficace delle masse per le loro rivendicazioni e per le loro aspirazioni. Per questo Lenin ha ripetuto continuamente che il cammino della classe operaia passa per la democrazia, per la libertà politica.
A queste considerazioni teoriche di ordine generale bisogna poi aggiungerne altre, legate al carattere del periodo storico che noi attraversiamo, e che determinano immediatamente i nostri compiti presenti. La principale di esse, — che fu messa in evidenza dal movimento operaio particolarmente nell'ultimo decennio, — è che le istituzioni democratiche e la libertà politica assumono una importanza e un valorenuovo, per la classe operaia stessa, dal momento che i gruppi più reazionari delle classi dirigenti scatenano una lotta aperta per la distruzione dei regimi di democrazia e di libertà. Se questa verità fosse stata da tutti ben compresa, nel nostro paese, vent'anni or sono, forse avremmo po- tuto evitare la presente catastrofe. La. necessità della distruzione del fascismo ha come conseguenza necessaria per tutti gli strati popolari la difesa e la valorizzazione degli istituti democratici, come di tutte le conquiste contro cui l'offensiva fascista si dirige.
Inoltre, l'origine stessa del fascismo e il suo sviluppo spingono a considerare più attentamente la tesi schiettamente marxista che c'è democrazia e democrazia, allo stesso modo che c'è rivoluzione borghese e rivoluzione borghese, come hanno mostrato Marx ed Engels, paragonando la rivoluzione francese del 1789, condotta sino in fondo, alla rivoluzione tedesca del 1848, rimasta incompiuta. Dal seno di una democrazia reazionaria è sorto in Fr ; n-cia due volte, il bonapartismo. Nelle viscere di un falso regime democratico si è formato in Italia, e anche in Germania, il fascismo.
L' importante oggi è non soltanto difendere dalla brutale offensiva fascista gli istituti democratici, di restaurarli là dove essi sono stati distrutti, ma di impedire ad ogni costo il rinnovarsi delle condizioni che permisero, ieri, la marcia su Roma,
e che potrebbero consentire, domani, un nuovo assalto della reazione, che non è morta e non disarma, e che, perciò, è necessario spazzare presto, in-
Mal

LA RINASCITA
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tegralmente e per sempre, dalla vita del paese. Le analogie storiche non sono che analogie, e perciò convenzionali.
Ma il pensiero di Lenin per la determinazione della tattica nella rivoluzione del 1905, è di una portata immensa per tutti i marxisti, e specie per noi italiani, nella crisi che attraversiamo.
Lenin si rendeva chiaramente conto del carattere non socialista e non proletario del rivolgimento che era allora all'ordine del giorno nella Russia zarista, tuttavia affermava la necessità per il proletariato d'intervenire in questo rivolgimento democratico come capo e guida di tutto il popolo, di iniziarne esso stesso con audacia l' applicazione, di essere in una parola l'avanguardia, il distaccamento, avanzato nella lotta per la libertà.
La borghesia, egli diceva, si volge verso il passato, temendo il progresso democratico. Essa tende ad appoggiarsi contro gli operai e i contadini su certi vecchi strumenti di oppressione ; e non vuole che la rivoluzione borghese estirpi compiutamente tutte le radici del passato : in altri termini, non vuole che la rivoluzione democratica sia conseguente e intiera, risoluta e implacabile. Avendo paura di una libertà piena e di una democrazia integrale, essa è sempre disposta a un accomodamento con la reazione.
Il proletariato, invece, non ha nulla da perdere se non le sue catene ; ed ha un mondo da guadagnare con la democrazia, che è un primo passo verso il grande scopo socialista. Il proletariato, quindi, doveva spingere la rivoluzione democratica fino in fondo, senza lasciarsi c legare ) da quegli elementi che volevano mantenere in vita una parte delle vecchie istituzioni reazionarie.
Naturalmente, non tutto lo schema strategico e tattico leninista del 1905 è applicabile alla odierna situazione nostra. Nelle condizioni odierne dell'Italia, dopo venti anni di tirannide fascista e quando i residui del fascismo sono diventati gli strumenti della occupazione del paese da parte dei banditi tedeschi, il fronte della lotta antifascista, cioè democratica, necessariamente è un fronte molto più largo, il quale non segue più esattamente i confini rigidi delle differenziazioni di classe. La lotta per la distruzione del fascismo è oggi in Italia una lotta di contenuto e carattere nazionale, alla quale
sono tratti a partecipare elementi di tutte le classi, con esclusione soltanto di quei gruppi di privilegiati che. per la difesa delle loro posizioni econo-
miche e sociali hanno dato . vita al fascismo, che
sono disposti a farlo rinascere, e che a questo scopo non esitano a mettersi al servizio dello straniero. Ma è di estremo interesse per noi ricordare come Lenin, in una situazione in cui il fronte della lotta
democratica era più ristretto, ponesse e risolvesse la questione della partecipazione al governo del partito della classe operaia.
Per portare la rivoluzione borghese al termine del suo sviluppo e conquistare integralmente la de-
mocrazia, Lenin, riconoscendo che il proletariato
deve sostenere nel modo più energico la borghesia progressiva nella sua lotta contro le classi e le isti-
tuzioni reazionarie, proponeva la partecipazione dei
bolscevichi a un governo provvisorio, accanto alla democrazia borghese, allo scopo di consolidare e allar-
gare la conquista della democrazia, di combattere implacabilmente tutti i tentativi controrivoluzionari e difendere gli interessi propri della classe operaia.
E la tesi di Lenin fu adottata nella risoluzione del III Congresso del Partito bolscevico. Le condizioni necessarie per la collaborazióne si riducevano a due : il partito doveva conservare inflessibilmente la sua indipendenza e la sua fisonomia politica, e doveva esercitare un controllo rigoroso sui suoi delegati.
Teoricamente, nella polemica con i portavoci dei menscevichi, Plekhanov e Martinov, che parlavano di commercio di principii e di tradimento degli in- teressi della classe operaia, Lenin, alla questione generale se l'azione rivoluzionaria era ammissibile solo dal basso e non anche dall'alto, trovava una risposta nel marxismo più ortodosso, riferendosi alla storia delle soluzioni propugnate dai creatori del socialismo scientifico.
Marx, nel celebre Indirizzo alla Lepa, ispirato all'esperienza della rivoluzione del 1848-1849, non accennò alla partecipazione del proletariato a un governo provvisorio, perchè si limitò ad esaminare una situazione ben definita, la situazione politica concreta della Germania nel 1850 ; e, dopo lo scacco-dell'insurrezione popolare di Berlino, costatando la debolezza del partito, incitò la classe lavoratrice a creare una sua organizzazione indipendente, per non essere sfruttata dalla borghesia e non trascinarsi al suo rimorchio, nella probabilità di una nuova esplosione rivoluzionaria, come nel 1848. Marx non pose la questione di una partecipazione della Lega al governo, perchè la questione, nelle circostanze di allora, non aveva alcuna importanza pratica e sarebbe stata superflua : egli non sollevò la questione ; ma non è vero che la risolse, in generale e in principio, in senso negativo.
Engels, che esprimeva sempre anche le idee del suo amico, illustrò a fondo il problema, nell'analisi della situazione spagnuola del 1873, mettendosi alla scuola dei fatti e arricchendo la teoria della lezione degli avvenimenti.
In quel tempo non si trattava, nè poteva trattarsi, in Spagna, di una emancipazione totale della classe operaia. Bisognava assolvere compiti di carattere democratico. I bakunisti, decisi a non inter., enite in un movimento che non avesse per scopo l'emancipazione. totale, immediata della classe lavoratrice, si opponevano ad ogni partecipazione a un governo democratico. Ma essi dovettero agire contrariamente ai loro stessi principii, secondo i quali ogni azione rivoluzionaria dall' alto in basso era cattiva e tutto doveva farsi dal basso in alto, e la formazione di un governo provvisorio costituiva un inganno e un tradimento della classe operaia.
Ed Engels non rimproverò ai bakunisti la partecipazione al governo, ma la loro organizzazione insufficiente, la loro mancanza di energia in questa partecipazione al potere, la loro subordinazione alle direttive dei repubblicani borghesi. Vero gia-
cobino della social-democrazia, Engels valutò giustamente l'importanza dell'azione dall'alto ; non solo
ammise la partecipazione a un governo provvisorio
con la borghesia repubblicana, ma la pretese; e pretese un'iziativa energica del potere rivoluzionario. Lenin, alla stregua della dottrina di Marx ed Engels, giungeva alle seguenti conclusioni : 1°) che li-
mitare, per principio, l'azione della classe operaia
a una pressione dal basso, scartando un ricorso alla pressione dall' alto, è dell' anarchismo : 2°) che il
principio secondo il quale• il partito della classe operaia non potrebbe partecipare in alcun caso a
un governo provvisorio, e questa partecipazione costituirebbe un tradimento verso la classe operaia, non è un principio marxista, ma del confusionismo anarchico.
Quando Millerand e Jaurès, pretendendo salvare la repubblica, si alleavano a questo scopo con i partiti borghesi imperialisti, deformavano e rinnegavano il marxismo. A quel tempo la repubblica, in Francia, era un fatto ; nessun pericolo serie, la minacciava, e il proletariato aveva la piena possibilità di sviluppare la sua organizzazione_ politica indipendente ; se mai, influenzato dagli esercizi parlamentari e dall'opportunismo dei capi,• essc. non sapeva profittare abbastanza dt questa possihilt.
Nella Russia del 1905, a. una svolta della storia, e in un periodo di ascesa del movimento operaio, i bolscevichi volevano istituire e difendere la democrazia e la repubblica, alleandosi a questo scopo con la borghesia rivoluzionaria. I)al punto di vista obiettivo, il corso degli avvenimenti poneva all'ordine del giorno l t liquidazione delle forze reazionarie e la, conquista della democrazia, che è la sicurezza della libertà politica necessaria al proletariato.
Millerand e Jaurès servivano al governo gli interessi di un'altra classe, che non erano quelli dei lavoratori.
I bolscevichi, per dare modo ai lavoratori di organizzarsi apertaniente, largamente, indipendentemente, combattevano per la repubblica democratica, che consideravano come la forma di Stato più alta nel periodo storico determinato.
A una svolta quanto mai complessa e originale della nostra storia, in un periodo di ripidi mutamenti
e di ascesa, la partecipazione dei comunisti a un governo di guerra, democratico e antifascista, r.- onde alla situazione concreta ed è conforme alle di-ettive generali del marxismo, ai principi fissati da Engels
e da Lenin.
Nell'ora attuale, uno dei compiti più importanti è quello di distruggere i resti del fascismo, di seppellire le forze della reazione, che n-on s. rassegnano a morire.
E bisogna, in primo luogo, liberare il nostro territorio da; banditi hitleriani che lo devastano e lo insozzano : bisogna assicurare l'indipendenza e l'unità delle nazione : in.teresse vitale del proletariato
e di tutto .1 popolo, che, diveisamente, sarebbero sottoposti s tìn duplice giogo.
Il. governo, ^he i comt,nisti pei primi hanno voluto, dev'essere l'organiz..az.one di una lotta vittoriosa contro l'invasore h. errano, contro le soprav-vivenze del fascismo e per ta libertà.
Alla pressione e alla sor.eglianza dal basso occorre aggiungere la pressione e il controllo dall'alto, perchè la guerra contro Hitler e la conquista della democrazia non si riducano a frasi vuote.
Per annientare i vestigi di un passato maledetto, è necessario che una Assemblea costituente abbia realmente il potere e ra potenza di stabilire un nuovo ordine di cose. La storia delle rivoluzioni conosce assemblee che ebbero il nome di "c costituenti ,, mentre la potenza effettiva e il potere restarono nelle mani della casta reazionaria. Così fu, per esempio, nel corso della rivoluzione germanica del 1848 ; e perciò l'Assemblea costituente di allora — il Parlamento di Francoforte — diventò tristemente celebre come un molino di chiacchiere e finì nella vergogna. I liberali di Francoforte pronunziarono bei
discorsi, adottarono risoluzioni democratiche, istitui-rene libertà di ogni genere; ma non passarono ad alcuna misura concreta per abbattere le vecchie issi tuzioni che annientavano la libertà. E mentte i liberali. discutevano, criticavano l'assolutismo e non' comprendevano che il tempo della latta per k democrazia è quello di.un'azione combinata dall'alto e dal basso, le cricche reazionarie guadagnavano tempo rafforzavano le loro truppe, preparavano la controrivoluzione; e, appoggiandosi a una forza reate, inflissero ai democratici, nonostante le loro ammttrabili risoluzioni, una disfatta completa.
L'esperienza della semirivoluzione bastarda -lel 1848 in Germania ci ammonisce che, pure andando a parole fino ad ammettere la convocazione di nna Costituente, le forze reazionarie possono conservare nel pugno l'essenziale e disporre di una forza sufficiente per schiacciare il movimento democratico al momento opportuno, nella battaglia decisiva.
)il Partito comunista italiano dimostra, col linguaggio dei fatti, che esso è all'altezza dei compiti dell'ora e assolve realmente il suo dovere verso la propria classe, verso le masse lavoratrici e verso tutto il popolo.
Ponendosi alla testa del movimento per la liberazione e l2 igenerazione nazionali innanzi tutto
e sopra tu- il Pa,uto comunista ottiene, con la
giustezza de , sua politica e delle sue parole d'ordine, che le Torze' de, oNamente nazionali e progressive del paese mettan., empre più nettamente il loro sigillo ugli avveramenti e diano alla riscossa e alla rinascita del paese la loro impronta creatrice.
VINCENZO l A TOCCA
 
Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente 


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 30892+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | mensile ('44/'62) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1944 Mese: 7
Numero 2
Titolo KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio


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