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tipologia: Analitici; Id: 1472871


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Ercoli [Palmiro Togliatti], Il 25 luglio
Responsabilità
Ercoli+++
  • Togliatti, Palmiro ; Correnti, Mario ; ente ; ente
  autore+++    
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
LA RINASCITA 3
II 25 luglio
È certo che un giudizio storico completo su quello che fu il 25 luglio non si è ancora in grado, oggi, di darlo. Mancano i documenti : mancano le testimonianze autentiche dei protagonisti ; sono persino ancora incerte e incomplete quelle degli spettatori. Ciò che si conosce, però, è ampiamente sufficiente per la espressione di un giudizio politico generale. Il punto di partenza del 25 luglio non fu altro, -in sostanza, che il riconoscimento, da parte delle caste dirigenti reazionarie e imperialiste che nell'ultimo mezzo secolo con vari travestimenti hanno governato l'Italia, del .fallimento completo di tutta la loro direzione politica. Potrà sembrare, a prima vista, che l'indicazione sia troppo vasta ; ma è certo che se Mussolini fosse un giorno sottoposto a giudizio e gli fosse concessa facoltà di chiamare i correi, è ben difficile dire dove potrebbero leggittimamente arrestarsi le sue chiamate.
Ora si sta prendendo l' abitudine, per diminuire l'importanza della cosa, di concentrare le responsabilità per il punto a cui è stato condotto il nostro paese sopra un uomo solo o sopra un piccolissimo gruppo di suoi complici, e già incominciano a essere messi in circolazione, persino da parte dei complici più diretti e indispensabili, i memoriali, i diari e altri documenti, da cui dovrebbe risultare che tutti sono innocenti, perchè tutti avevano previsto tutto a tempo e tutti agirono contro la loro volontà e convinzione, sopraffatti dalla prepotenza, o pazzia, o incapacità di uno solo. Curiosissima logica e vana fatica ! Come se l'aver posto un maniaco o un imbecille alla testa di un paese di 45 milioni di uomini, come se l'aver collaborato con lui, l'avergli attribuito e mantenuto per più di venti anni poteri assoluti, l'essere stati in qualsiasi modo suo strumento, sia un'attenuante, e non un'aggravante ! Ma qui c'entrano per piccolissima misura tanto l'imbecillità quanto la pazzia ! Se Mussolini diventò il capo del governo italiano è perchè egli aveva fatto e promesso di fare ciò che corrispondeva all'interesse e al programma delle caste reazionarie che ancora oggi credono sia loro retaggio assoluto il governo del nostro paese. Se Mussolini rimase al potere per tanto tempo è perchè la sua azione di governo continuò a corrispondere, nell'essenziale, a questo interesse e a questo programma. Se egli fu, diciamo così, tollerato, anche da molte bravissime persone che ora non possono parlare di lui senza manifestare un fremito di sdegno, è per-chè anche queste bravissime persone, poste davanti all'alternativa di lasciare libera la strada al trionfo di un vero regime democratico oppure mantenere con qualsiasi mezzo la dittatura della tradizionale reazione nostrana, non esitavano un istante a dichiararsi per quest'ultima soluzione.
Evidentissima appare la cosa quando si concentra l'attenzione su quello che fu il terreno preferito della tirannide fascista, la politica internazionale. Si sente ripetere ad ogni passo che è stata l'alleanza con la Germania hitleriana che ha portato l'Italia fascista alla rovina, al che si aggiunge che se Mussolini non avesse fatto lo sbaglio di firmare il c patto d'acciaio s, il suo regime non solo non sarebbe caduto, ma forse vi sarebbero ancora masse di cittadini per battergli le mani.. In realtà, non si può immaginare impostazione più sbagliata di un problema politico e storico. L' alleanza con la Germania per l'aggressione alle grandi potenze democratiche e ai popoli liberi corrispose esattamente all'impostazione data ai problemi di politica internazionale e nel precedente dopoguerra da tutti i gruppi dirigenti reazionari e imperialistici italiani. Firmando il c patto d'acciaio > il fascismo non fece dunque altro chè adempiere il mandato datogli da coloro che lo avevano messo al governo, dalle cricche dominanti della grande industria monopolistica, della grande proprietà fondiaria e della grande banca, impadronitesi in un primo tempo delle fonti della ricchezza del paese e poi del potere in modo assoluto, attraverso un'azione che si delineò già prima dell' altra guerra e culminò con la marcia su Roma e con l'organizzazione della dittatura fascista. I discorsi da squilibrato e i ragionamenti da quadrupede Mussolini non incominciò a farli nel 1943, bensì aveva incominciato. più di venti anni prima ; ma allora tutti erano d'accordo con lui, ed erano d'accordo proprio perchè pensavano concretamente alla possibilità, attraverso lo schiacciamento del movimento democratico e socialista e attraverso la demagogia nazionalista e imperialista sfrenata, di creare le condizioni di una grande impresa internazionale di brigantaggio, che fu poi, secondo lo stesso schema sociale, politico e ideologico, pensata, preparata e perpetrata da Hitler, e a cui Mussolini e l'Italia imperialista e fascista per la loro stessa natura non potevano che associarsi.
Il 25 luglio tutti furono costretti a riconoscere che l'impresa, la quale ha le sue radici, ripetiamo, in quasi cinquant'anni di politica italiana, si chiudeva con una bancarotta. Il riconoscimento fu però ottenuto a prezzo di una disfatta militare senza precedenti nella storia, e di una catastrofe paurosa, in cui è compromessa la vita stessa della nazione ; e questo sta ancora una volta a dimostrare quanto le caste dirigenti reazionarie italiane, oltre a tutto il resto, siano stupidamente ottuse. Fatto due anni prima, o anche solo un anno prima, il 25 luglio avrebbe ancora potuto essere un'operazione politica seria. Fatto nel 1943, dopo Mosca, dopo Stalingrado, dopo Tunisi, dopo la Sicilia, esso non fu più altro che la contrazione incomposta di un organismo già in decomposizione. Ai suoi organizzatori, a questi uomini che per quasi mezzo secolo avevano asfis-
4 LA RINASCITA
siato l'Italia con le presuntuosissime elucubrazioni dei loro pennivendoli, — giornalisti, accademici o filosofi che fossero, — circa le forze e i destini degli Stati e degli imperi, era mancata ogni sia pur ridottissima capacità di analisi dei fatti reali e di previsione militare e politica. Ancora una volta le caste dirigenti reazionarie del nostro paese hanno fornito la prova, che già tante volte hanno dato attraverso i secoli, non solo di non sapersi elevare alla comprensione del vero interesse della nazione, ma di essere incapaci persino di interpretare esattamente il loro interesse generale come classe do-min ante. Sanno calcolare, con l'animo dell'usuraio, il profitto immediato di un'impresa di brigantaggio interno, ai danni dei lavoratori e per la difesa dei propri privilegi, o di brigantaggio internazionale; ma di vedere al di là di questo non sono mai stati capaci e non lo saranno mai. E stiamo attenti, per-chè neanche questa volta non hanno imparato un bel niente, e se le lasciassimo fare farebbero come prima e peggio di prima.
Al 25 luglio, il popolo non poteva che applau- dire, vedendo finalmente sparire 1' incarnazione e il simbolo vivente delle sue sofferenze di due decenni e sorgere una speranza di pronto sollievo. In realtà, benchè con il grande movimento di scioperi della primavera avessero manifestato in forma imperiosa la loro volontà e dato alla tirannide fascista un colpo mortale, le masse popolari furono assenti dalla preparazione immediata del colpo di Stato e tutto conferma che per i suoi organizzatori la preoccupazione principale fu proprio quella di impedirne l' intervento. Ancora una volta l' interesse reazionario prevalse sull' interesse nazionale. L' intervento immediato ed energico di un movimento popolare saldamente organizzato e ben diretto sarebbe stato la salvezza e la fortuna d' Italia, ma non entrava nei piani della casta reazionaria, che aveva paura di esso più che di ogni altra cosa, più che dell' invasione e occupazione tedesca, più che dello sfacelo delle forze armate, più che di un nuovo anno di guerra devastatrice sul suolo nazionale.
La preparazione del 25 luglio si svolse dunque, a quanto sembra dalle testimonianze raccolte sinora,
tra due gruppi sordamente rivali, i cui programmi però finivano per coincidere nella sostanza., Da un lato coloro (gerarchi del Gran Consiglio)i quali cre-
devano ancora possibile mantenere in vita il regime fascista con la sola elinazione di Mussolini. Dal-
l'altro lato coloro (alti militari monarchici e buro-
crazia) i quali pensavano a mantenere tutta la sostanza) del fascismo con un mutamento di facciata.
Ai due gruppi era comune l' idea (non fu essa, del
resto, anche dell'Aventino 1924 ?) che il colpo di Stato dovesse giocarsi esclusivamente nelle alte sfere,
intervenendo le forze armate per impedire ogni cosa che rassomigliasse a un turbamento dell'ordine pub-
Mico, cioè per impedire un vero e profondo rivolgimento democratico fondato su una spinta travol-
gente di masse popolari. Quanto alla guerra e alla
politica estera, era pure assai probabilmente comune ai due gruppi un' altra concezione che fu esiziale
al paese : quella di fare dell'eliminazione di Mussolini il principale elemento di una serie di intrighi diretti a salvare l' imperialismo italiano seminando discordia tra le grandi potenze democratiche alleate. Le future ricerche storiche ci daranno maggiori particolari a questo proposito; ma non occorrono molte ricerche per sapere quali nuove rovine materiali. politiche e morali dobbiamo a tutto questo complesso di posizioni reazionarie, alle quali era estranea ogni visione degli interessi reali d' Italia.
È vero che il piano venne per gran parte fatto fallire. È vero che 1' intervento delle masse ci fu spontaneo da prima, poi sempre più e meglio organizzato, e che ad esso si deve se i limiti fissati dai promotori vennero rapidamente infranti e oltrepassati, e la liquidazione del fascismo incominciata. E vero però, d'altra parte, che la impostazione reazionaria, burocratica, antipopolare, priva di una ampia prospettiva di sollecito e profondo rinnovamento della vita nazionale, che venne data al 25 luglio, ha avuto per il paese conseguenze esiziali, ha provocato nuove rovine immani che forse erano facilmente evitabili, ha disorientato forze nazionali importanti, ha introdotto la discordia là dove avrebbe potuto e dovuto esservi l'unità, e, soprattutto, ha aperto una delle fasi più complicate e dure della nostra esistenza, dalla quale è tutt'ora difficile prevedere come usciremo.
Internazionalmente, il 25 luglio, spezzando di fatto la resistenza dell' asse delle potenze fasciste è stato' una premessa essenziale dell' inevitabile crollo della Germania hitleriana. Nazionalmente, è stato un crollo e una liberazione ; non ancora un inizio di vera rinascita. Vi è da liquidare un passato di vergogna, altrimenti la lotta stessa per la nostra libertà viene a perdere il suo necessario rilievo ; vi sono da gettare le basi di una nuova politica italiana, veramente nazionale perché veramente popolare e democratica. Ma il passato am-
morba ancora l'aria ; il morto afferra il vivo. Si sono fatti dei passi in avanti, dal 25 luglio in poi, sotto la spinta del, popolo e della realtà ; ma il rinnovamento generale non c' è ancora, e invece è necessario che ci sia, e' molto presto, se non si vuole che il paese ancora una volta debba essere la vittima.
ERCOLI
Napoli, 25 luglio 1944
La Direzione, la Redazione e l'Amministrazione di " Rinascita „ si trasferiranno nei prossimi giorni a Roma. Nell'attesa che sia reso noto il nuovo indirizzo dei nostri uffici tutta la corrispondenza pub continuare ad essere inviata In via Medina 72, Napoli.
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 30892+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | mensile ('44/'62) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1944 Mese: 7
Numero 2
Titolo KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio


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