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tipologia: Analitici; Id: 1472858


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Tipologia da controllare
Titolo Paolo Ricci, Una mostra di pittura napoletana
Riferimento diretto ad opera
Paolo Ricci {Ricci, Paolo}+++   [considerazioni su]+++   Mostra sulla pittura napoletana dell'800 [Scuola di Posillipo, Gaetano Gigante, etc.]+++  
Rubrica od altra struttura ricorsiva
Cronache di vita artistica [Rinascita - mensile]+++  
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
Cronache di vita artistica
Una mostra di pittura napoletana
Una mostra della pittura dell' 800 napoletana, ordinata recentemente nelle sale di una galleria di Napoli, ci fornisce un materiale abbastanza vario per consentirci un esame della pittura del secolo scorso e del significato che questa arte riveste nei confronti della cultura europea.
Sulla pittura dell' 800 italiano esiste un giudizio critico che ne isola certi aspetti particolari e ne impedisce una valutazione complessiva, ignorando le influenze che la realtà sociale, politica. economica esercita sugli artisti.
Un critico francese, A. Lhote, dice c si può perfino stabilire che un certo rosso ed un certo azzurro che erano necessari alla pittura del XIX secolo non sarebbero potuti nascere, nella c Barricata » di Delacroix, senza l' avvenimenro sensazionale che aveva ispirato questo quadro ». Lo stupore che invade l'artista, infatti, al cospetto della natura, varia nella storia con il variare dei rapporti sociali ed è l'in dice della stessa necessità storica dell' arte.
Napoli, dopo 'i turbinosi anni della rivoluzione e delle guerre napoleoniche, con la restaurazione, riprese l' aspetto e le abitudini di capitale pacifica di un regno lontano dal centro della vita politica európea : ritornò di moda il gusto dei viaggi e tornarono ad affluire a Napoli gli innamorati ricercatori di un paesaggio che ricordasse la Grecia e gli splendori di quella civiltà. Questi viaggiatori erano gli ultimi ambasciatori dell' illuminismo e i rappresentanti culturali della borghesia vittoriosa. La c Scuola di Posillipo s nacque dalla necessità di fornire ad essi un materiale iconográfico che materializzasse la visione di un paesaggio visto attraverso quella speciale cultura e quella speciale c morale,.
Così, prima che sui pittori di questa scuola esercitassero la loro influenza Pitloo, Duclere e Gigante ; le c vedute ) di Vianelli, di Fergola, di R. Ca-relli e degli altri c vedutisti , rimangono nella orbita dell' obiettività documentaria, in una aria rarefatta, visiva, che esclude quasi ogni interesse lirico. Per merito di Gigante questi pittori superarono gli schemi di un limitato vedutismo turistico e ritrovarono le fonti di una ispirazione che si riallacciava inconsapevolmente alla pittura c compendia-ria , pompeiana, cioè alla grande pittura.
Il contatto che si venne stabilendo tra gli artisti napoletani e la cultura europea determinò questa arte che, pur essendo legata ad una tipicità etnica precisa, risente degli influssi e delle curiosità di tutta l' arte europea. La c scuola di Posillipo ,, infatti, nei suoi rappresentanti più sensibili, ricorda la scuola parigina del '30.
Gigante espresse l' orientamento culturale della borghesia progressista italiana e napoletana: in questo modo la sua pittura supera i limiti di. una produzione provinciale per essere espressione stessa di tutta la cultura europea.
Dopo l' unità italiana ed il sopraggiungere dei primi sintomi della rottura dell' equilibrio borghese-capitalistico, la pittura napoletana riprese la funzione di sublimare i sentimenti e le aspirazioni della
piccola borghesia chiusa in sé; reazionaria, provinciale. Gli artisti perdettero lo slancio derivato da contatti intellettuali larghi e vivacchiarono in una modesta realtà, lontana dai richiami rivoluzionari che si manifestavano dappertutto nel mondo. La stessa unità italiana, prevalentemente sentita dalla nuova borghesia industriale e dal proletariato che intorno ad essa si sviluppava nel Nord dell' Italia, non riuscì nei pittori napoletani a determinare un nuovo linguaggio espressivo. Domenico Morelli, formatosi in questo periodo, è il tipico esponente di talé in-differentismo pur se ammantato di retorica mistica, di vaghe idee umanitaristiche d' ispirazione biblica. La sua pittura superficiale, letteraria, è in realtà estranea ad ogni necessità umana e storica.
Si è spesso voluto equiparare il mondo lirico mo-relliano a quello di Verdi. Niente di più inesatto : infatti se in Verdi i pretesti più lontani dalle contingenze sociali e politiche subiscono, attraverso la trasfigurazione lirica, un processo di storicizzazione in virtù del quale il canto di ogni eroe verdiano esprime il dolore e le passioni degli uomini del Risorgimento, per Morelli i soggetti storici si formalizzano in schemi freddi, privi di ogni potere co-inttnicativo e d. valore assolutamente archeologico. Non è la stessa cosa la pittura di Toma, e soprattutto di Michele Cammarano sensibili, tutti e due, ed attenti alle forze vive e progressive del loro tempo. Cammarano, nei confronti della pittura napoletana, ha la stessa posizione di Courbet nella pittura f-ancese.
Altri pittori invece, vivi ed intelligenti come i fratelli Palizzi (sopratutto Giuseppe e Nicola) e De Nittis, si rifanno dire..amente al primo impressionismo affinando la loro natura napoletana all' esperienza del clima francese, all' avanguardia della vita civile europea, matrice di tutta 1' arte moderna. La pittura francese ha sempre esercitato una salutare influenza sugli artisti napoletani : Mi-gliaro ha potuto esprimere l' amore per Napoli perchè aveva liberato la sud tavolozza dal macchiet-tismo e questa libertà non sarebbe spiegabile senza Renoir. Anche Ragione, questo denso e concreto nostro artista, vive e si esprime nel clima arroventato dell' impressionismo.
La cosiddetta pittura dialettale napoletana, di cui l' espressione ultima e più evidente è Vincenzo Irolli (considerata in certi ambienti come la nostra pittura più tipica) è il frutto più palese della deformazione del gusto di una borghesia che diede all' arte i solleticamenti più facili al proprio spirito chiuso e sordo alla vita e alla bellezza. La pittura dialettale (Irolli, Volpe. Caprile, Santoro ecc.) è in realtà estranea alla ve.a tradizione napoletana, è, anzi, priva di tutti i caratteri del nostro cl..na storico. A questo clima si rifanno luminosamr.tre due grandi arti"ti : Mancini e Gemito per i quali si ripete il miracolo della poesia digiacomiann o. ves-ghiana : l' umiltà e la concretezza delta ispirazione diventa espressione universale. In Gem.ro 11 gusto dichiaratamente ellenistico non frena il realismo tutto mode-no di un uomo che hà superato i miri letterari.
Attilio Pratella è l' ultimo esponente di una pittura attenta alle forme espressive europee che tuttavia conserva il gusto napoletano.
Tra le opere raccolte nella esposizione che ci ha suggerito queste osservazioni, da notare r I1 Lago
d' Averno , di Giacinto Gigante ; un c Paesaggio di Gaetano Gigante da ritenersi opera d' artista francese della fine del Settecento ; i dipinti di Mi- gliaro ; < Mergellina ) attribuito a Pitloo ; le due opere di Ragione e ( Figure a Sorrento ) di Scop-petta. I vari Caprile, Boschetto, Casciaro, De Santis, Diodati, Irolli, Laudati, Miola, Petruolo, Postiglione, Santoro, Vetri. Volpi ecc. sono gli esponenti di un particolare gusto, volgare e convenzionale, privo di ogni potere evocativo. Il loro interesse risiede nell' essere i documentatori spietati di certe abitudini o mode assolutamente tramontate. Molto belli due disegni di Rodin. Un preteso Delacroix e un preteso Claude Lorrain sono, invece, opere indegne non solo dei due grandi pittori ai quali si son voluti attribuire ma, addirittura, di qualsiasi
mediocre artista. PAOLO Ricci
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 30832+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | mensile ('44/'62) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1944 Mese: 6
Numero 1
Titolo KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno


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