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tipologia: Analitici; Id: 1472312


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo (Comunismo e occidente, 3°) Benno Sarel, Proletariato e ordine democratico popolare nella Germania Orientale
Responsabilità
Sarel, Benno+++
  autore+++    
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Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
PROLETARIATO E ORDINE DEMOCRATICO POPOLARE NELLA GERMANIA ORIENTALE (3°)
Terza tappa della lotta operaia nella Germania Orientale (1949 - 1951 - 1953)
La società industriale moderna soffre di una contraddizione: essa separa l'operaio dal prodotto del suo lavoro, rifiuta alla classe operaia il diritto alla gestione delle fabbriche nel momento stesso in cui la tecnica rende possibile e necessaria tale gestione. La lotta che la classe operaia é indotta ad ingaggiare, per la sua stessa situazione, non tende ad altro che a riunire il lavoratore al prodotto del suo lavoro.
Sotto il capitalismo l'operaio è forza di lavoro, ed il suo prodotto é merce soggetta alla legge del mercato che gli sfugge non appena uscita dalle sue mani. La separazione fra l'operaio ed il prodotto del suo lavoro é chiara, decisa, codificata nelle leggi. Nella società democratico- popolare esiste una separazione analoga. Il prodotto del lavoro é qui uno degli elementi del piano, legge fondamentale del paese formulata con riguardo alle necessità che si impongono al Governo e sulla quale gli operai non hanno influenza. La lotta operaia continua dunque, ma ad ogni tappa della sua storia, la sua forma e i modi con cui si esprime sono determinati dalla situazione generale della società. Ora, il dilemma del nuovo regime consiste nel fatto che esso non può né distaccarsi dalla classe operaia, né affidarsi ad essa; non pue, tende gli operai completamente in disparte dalle decisioni economiche, né consentire loro di assumere influenza sulla Commissione del piano. Questo dilemma é il quadro entro il quale si svolge la vita della fabbrica. Il piano non può funzionare bene senza una partecipazione operaia ai suoi organismi di base; d'altro canto, l'equilibrio dell'impresa si basa sull'idea della proprietà del popolo. Il piano, nella fabbrica, é formulato da organizzazioni comprendenti tanto i dirigenti quanto gli operai: sindacato e partito. Queste organizzazioni, tenuto conto dei nuovi rapporti di lavoro che dovrebbero regnare entro l'impresa, sono poste da-
Continuazione dai n. 6 e 7.
164 COMUNISMO E OCCIDENTE
vanti al compito di far proporre dalla loro base operaia un piano conforme alla politica governativa. Ma, come abbiamo visto, classe operaia e governo sono presi entro ingranaggi contrastanti.
La lotta operaia si svolgerà dunque in seno alle organizzazioni ufficiali, prendendone spesso in prestito il linguaggio e le formule ideologiche. La separazione sociale corrispondente alla separazione fra il lavoratore ed il prodotto del lavoro, passerà conseguentemente attraverso al sindacato ed allo stesso partito. Per forza di cose questa separazione sarà fluida, imprecisa, e lo sarà altrettanto nei vertici della fabbrica quanto negli operai. Infatti, se da un lato si vuol attrarre gli operai nelle Commissioni che stabiliscono il piano, dall'altro lato gli operai approfittano della situazione per esercitare una influenza effettiva nell'organizzazione del lavoro, nella pianificazione dei salari e, indirettamente, nella produzione della fabbrica.
Grazie al sistema dei cottimi, delle gare di emulazione, degli stacanovisti, che abbiamo analizzato (1), il regime democratico-popolare logora l'antica solidarietà operaia, ma le fornisce d'altro canto l'occasione di avvicinarsi più che mai al suo scopo: la gestione delle fabbriche.
Nel suo sforzo di superare le proprie divisioni e di avanzare, la classe operaia si muove entro una contraddizione dialettica, che vuole che essa agisca e si organizzi e che, allo stesso tempo, elabori la propria ideologia. La classe operaia può riuscirvi più o meno bene. Come abbiamo visto, la situazione obbiettiva le é sfavorevole nella Germania Orientale del 1949. Tuttavia essa ha un punto di vantaggio al proprio attivo, il fatto di annoverare nelle proprie file ancora molti uomini espe-rimentati e colti. Giacché ad ogni nuova tappa la classe operaia mette in discussione non soltanto la propria condizione attuale, ma tutto il proprio passato. Gli operai della Germania Orientale assimileranno più lentamente di una classe operaia nuova la situazione nella quale li ha posti la democrazia popolare, ma il processo sarà senza dubbio più profondo e, di conseguenza, più completa e più ricca la sintesi.
Nelle pagine che seguono studieremo le tappe della lotta operaia nella Germania Orientale dopo il suo risveglio del 1949. Non potremo, in questo quadro, attardarci sulle prime tappe del 1949 e del 1951. Quanto alle lotte operaie del giugno 1953, le analizzeremo dedicando una speciale atteniione al settore dal quale hanno preso le mosse, l'industria edilizia.
(1) Vedi Nuovi Argomenti, marzo-aprile 1954.
BENNO SAREL - PROLETARIATO E ORDINE DEMOCRATICO POPOLARE 165
La tappa del 1949
Abbiamo rilevato il cambiamento che si verifica nel 1949 nella Germania Orientale: la ripresa economica consente il ridestarsi delle lotte operaie nel momento stesso in cui l'apparizione degli stacanovisti e dei cronometristi nelle fabbriche addita agli operai un avversario immediato.
L'iniziativa della lotta viene quasi sempre presa dagli operai di eta matura, spesso dai quadri di base del sindacato e del partito (2). Si tratta di prepararsi o di accordarsi per attaccare in sede di assemblea sindacale un certo provvedimento o un certo metodo di lavoro del cronometrista? La grande esperienza organizzativa degli operai tedeschi riprende tutto il suo vigore e serve allo scopo.
Come sempre, la lotta di massa mette in evidenza, accanto ai vecchi, dei nuovi quadri: la fusione necessaria si compie in seno alle stesse assemblee ufficiali, all'uscita delle riunioni, negli stessi laboratori fra gruppi affini che si formano e fra i quali si discute liberamente.
Con questa lotta economica spontanea e con questi inizi di organizzazione operaia autonoma, la vita ideologica torna nelle imprese. Le vecchie nozioni della vita di fabbrica, legate alla lotta di classe, ven- gono applicate alla nuova situazione. Il salario a cottimo viene sempre chiamato Akkord e non Leistungslohn (lavoro a rendimento) come viene chiamato ufficialmente; il cronometrista viene assimilato al Refa-Mann di un tempo (3) e lo stacanovista col ben noto Lohndrücker (guastasalari). L'antica esperienza sindacale rivive sotto forma della vecchia parola d'ordine: « Akkord ist Mord » (il cottimo é la morte) o di insegnamenti del passato tornati ad essere utili : « ...anche il capitalismo ci dava la possibilita di aumentare la produttivita del lavoro, ma poi ci fregava elevando le norme » (4).
(2) «Nella industria meccanica vi è ancora una grande resistenza contro il lavoro a cottimo... (soprattutto) da parte di alcuni responsabili del nostro sindacato... Altri responsabili sindacali... si oppongono alla elevazione delle norme troppo basse. Non si preoccupano che di spillare come salario tuttociò che è possibile spillare » (Neues Deutschland 29.5.49). A Riesa, la più grande acciaieria del paese: « Questi (vecchi) compagni sono inclini a lasciarsi influenzare da elementi ritardatari e scontenti. Essi rappresentano le rivendicazioni « giustificate » degli operai in vista di impossibili aumenti dei salari » (Neues Deutschland 2.10.49).
(3) Refa: sistema di razionalizzazione simile al taylorismo.
(4) Dichiarazione di un responsabile sindacale riportate dalla Tägliche Rundschau del 3.6.49.
M
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Tuttavia, le condizioni del regime sono diverse da quelle del capitalismo classico, ed è dentro un quadro nuovo che si svolge la lotta di questa vecchia classe operaia. Tutto é diritto politico in un paese staliniano; non occorre soltanto innalzare le norme, ma occorre anche accettare l'idea che questo innalzamento serve alla società poiché, scomparso il capitalismo, le fabbriche sono del popolo. Per forza di cose, la discussione sulle norme si amplia : la fabbrica é veramente del popolo ? Che cosa é il regime? E l'Unione Sovietica? Che cosa è la «intelligen-tzia »? (5). Non vi é dubbio che queste domande non ricevono una precisa risposta, ma la cosa importante é l'atmosfera nella quale esse sorgono e la situazione di fatto che le ha fatte sorgere.
Con il sorgere di queste discussioni ideologiche, tutte le vecchie correnti politiche della vecchia classe operaia tedesca rivivono fra gli operai. Non é un caso se alla conferenza del SED del 1949 Fred Oelssner, il migliore teorico del partito, attacca per la prima volta il luxemburgismo (6). È caratteristico che nel 1948 il partito denunciava soprattutto il « nazionalismo schumacheriano »; nel 1949 il « sindacalismo puro » da un lato, ed il « radicalismo di sinistra » dall'altro (7).
(5) Sotto questa parola gli operai riuniscono i tecnici, i dirigenti, le alte gerarchie del sindacato e del partito. Generalmente gli operai sono ostili alla intelligentzia. Si Iegge: «Esiste ancora nella grande maggioranza dei casi una diffidenza istintiva (fra operai e tecnici) una antipatia che si manifesta da un lato con atteggiamenti altezzosi, e dall'altro con la ostilità irriflessiva e con la diffamazione » (Tägliche Rundschau del 24.3.49). In seno al partito: « quante volte non ci si astiene dal parlare al gruppo di impresa di cose che vengono invece dette apertamente durante il lavoro. Ma là, vi é forse il compagno caposquadra o il compagno direttore, e allora non si può... » (Neues Deutschland del 7.10.49). Un corrispondente operaio della Acciaieria di Hennigsdorf si rivolge alle « Autorità » in generale: « Non raccogliete le vostre informazioni nelle segreterie e nelle direzioni delle imprese! Là, vi si dirà soprattutto il bene e vi si nasconderà il male. Mentre, fra di loro, i compagni non nascondono il proprio pensiero » (Neues Deutschland del 20.11.49).
(6) « ...Abbiamo il compito di debellare gli avanzi teologici di tipo semimensce-vico della sinistra tedesca, questi avanzi che riuniamo abitualmente sotto il nome di Iuxemburgismo. Non si creda che questa quistione possa essere risolta semplicemente dicendo: chi dei nostri tanti membri hanno letto Rosa, che importanza hanno ancora questi problemi? No, questo sarebbe un sottovalutare il peso della tradizione ideologica» (Protokoll der I Parteikonferenz der SED, Berlino, 1949, pag. 457).
(7) «In questo momento le centrali dello spionaggio inglese ed americano lavorano in un primo luogo per diffondere la propaganda trotskista... Allo stesso tempo continua il pericolo dell'opportunismo di destra... » (Dokument der SED, T. II, pag. 289). La situazione sembra particolarmente grave a Lipsia, vecchia città socialista, ove, secondo il rapporto del segretario del partito, si è svolta una lotta efficace contro l'ideologia schu-macheriana, ma dove si é avuta «una eccessiva tolleranza verso le argomentazioni di apparenza radicale e rivoluzionaria ». (Neues Deutschland del 7.12.49). Nel 1949 il
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Così nel corso di questa tappa, la lotta per le rivendicazioni suscita la rinascita di una vita ideologica e di un inizio di organizzazione operaia indipendenti. Essa utilizza gli elementi esistenti, e l'eredità del passato sì rivela grande. Ma le condizioni del presente sono dure ed allo stesso tempo sconcertanti: tuttavia nella lotta operaia, elementare, si sente una grande ricchezza.
La tappa del 1951
Nel 1951, quando la questione delle norme torna a riproporsi in modo acuto, la lotta operaia riprende su un altro piano e con nuovi mezzi. La cornice é, questa volta, l'accordo collettivo di impresa: la lotta si svolge sul piano della fabbrica, e non più su quello della squadra e del laboratorio. Per proteggere i cronometristi il partito aveva preso l'abitudine di « coprire » la rivelazione dei tempi con la presenza del delegato operaio e di un membro del Comitato sindacale di laboratorio, legati alla gerarchia ufficiale. Ma in certe situazioni ogni provvedimento subisce una alterazione, e di solito sono gli operai che influenzano i quadri e gli organismi sindacali di base. Al livello del laboratorio, l'organizzazione ufficiale torna ad essere fino ad un certo punto quella degli operai. Parallelamente, i piccoli gruppi che si formano dopo le riunioni, allo spaccio, nel laboratorio, nel treno, tendono a consolidarsi e prendono talora il carattere di vere e proprie organizzazioni. Gli accordi collettivi pesano, ma per la prima volta gli operai saggiano il limite delle forze del regime : spesso essi riescono a modificare gli accordi ed in molte imprese, come nella Leuna e nella Zeiss, essi li respingono per tre o quattro volte.
Così come la norma, l'accordo collettivo é allo stesso tempo una categoria economica e politica: le discussioni politiche rinascono. Certo, esse non vengono condotte fino in fondo più di quanto lo fossero nel 1949 ma, come l'azione e l'organizzazione operaia, anche la vita ideologica si innalza e si svolge in un quadro ed in una atmosfera che diventa quella dell'offensiva.
partito decide di estendere il fronte nazionale fino agli « antichi funzionari, soldati, ufficiali e generali della « Wehrmacht », cosí come agli ex nazisti. Anche a questo proposito il pericolo é additato a sinistra: « Il primo pericolo ed il maggiore é attualmente la ristrettezza settaria... che si esprime attraverso al fronte nazionale... con il rifiuto di collaborare con elementi patriottici non appartenenti al popolo lavoratore... » (Dokument der SED, T. II, Berlino 1950, pag. 344 e 354).
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La rivolta del 1953
Nel luglio 1952 il Congresso del partito adotta la politica che é conseguenza del riarmo ufficialmente annunciato: una politica dura, spartana, nella quale la produzione non produttiva verrà immensamente accresciuta, nel momento stesso in cui forze giovanili vengono distolte dalla produzione. Nel suo rapporto, di ritorno dal 19° Congresso bolscevico, Walter Ulbricht così definisce questa politica : massima economia, produttività accresciuta, revisione delle norme (Neues Deutschland 23.11.52). Da ora in poi questo tema ritorna ogni giorno: le norme in vigore non corrispondono più al livello tecnico raggiunto; esse vengono sorpassate con troppa facilità.
Il 18 gennaio 1953 il Ministro per l'industria pesante Selbmann, pubblica un importante articolo nell'organo centrale del partito. Egli vi riprende il tema delle economie e delle nuove norme. Cita come esempio gli specialisti sovietici presenti nella Germania Orientale. Preconizza con energia l'applicazione dei mezzi sovietici di lavoro consistenti soprattutto in un aumento della cadenza e della durata del lavoro (8). Per settimane e settimane il suo articolo viene discusso nella stampa e nelle assemblee sindacali.
Fino dal principio ,dell'anno hanno luogo degli aumenti delle norme, annunciati come volontari. Ma questo movimento prende vigore dopo il 1° aprile, quando il caposquadra Ehirg del gruppo di Mansfeld (miniere di rame e officine) eleva del 10% le norme della sua squadra. Uha larga pubblicità viene data al suo gesto, ed il suo esempio viene seguito. Oramai i giornali prendono l'abitudine di annunciare su intere colonne gli aumenti volontari delle norme, tosi come l'adozione dei metodi sovietici di lavoro.
Nella edilizia la situazione é allo stesso tempo migliore e più tesa che altrove. Gli operai edili sono pagati meglio della maggior parte dei loro colleghi: essi hanno una vecchia tradizione sindacale la quale ha imbevuto del proprio spirito il nuovo sindacato costituito nel 1945. Rudolf Kirchner, vicepresidente del Consiglio Confederale, in occasione del terzo Congresso sindacale nel 1950, attacca la direzione dell'edili-
(8) Così il «Movimento dei dieci minuti u consiste nel giungere sul lavoro 10 minuti prima dell'inizio, per preparare tutto. Il sistema della manutenzione delle macchine di Nina Nasarova, quale viene applicato nella Germania Orientale, consiste soprattutto nell'effettuare i lavori di manutenzione dopo finita la giornata di lavoro.
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zia. Egli cita il caso di uno dei dirigenti il quale, invece di propagan- dare l'affermazione corrente « il vero aumento dei salari sarà il risultato del sorpassamento del piano » proclama : « Noi non abbiamo più nessun diritto. Non abbiamo più accordi collettivi. Abbiamo oggi delle ordinanze come sotto il fascismo ». E Rudolf Kirchner commenta : « Quando si parla così, non si sa più dove comincia e dove finisce il sinistrismo ed il trotskismo » (9).
L'anno, seguente è Gerhard Ziller, Ministro per la costruzione delle macchine, che torna alla carica contro il sindacato dell'edilizia dichiarando davanti alla VI sessione del Comitato Centrale del partito: « Nel campo dell'edilizia la situazione é tale che il comitato federale del sindacato ha pubblicato, nel maggio 1949, un elenco di norme nelle quali si è partiti dall'idea che il rendimento deve essere abbassato rispetto all'anteguerra, il che non é minimamente giustificato... il risultato é che gli operai edili, e precisamente gli edili berlinesi, riscuotono un salario che non corrisponde affatto al lavoro prestato... » (10).
Il 1949 è un anno durante il quale le norme vengono stabilite sistematicamente: due anni più tardi esse verranno dichiarate sorpassate e verranno rivedute: l'edilizia, ed in primo luogo l'edilizia berlinese, verranno tuttavia risparmiate. La causa dì ciò é duplice: la nota corn-battivitá degli operai edili, il fatto che il 1951 é l'anno del Convegno mondiale della gioventù a Berlino. Nel momento stesso dell'innalzamento delle norme, nell'estate 1951, l'industria edilizia berlinese era in una situazione tesa. Era impossibile correre il rischio di torbidi in quel momento.
Il 1952 é l'anno della Stalinallee (11). Diecine di migliaia di operai edili vi affluiscono; si ha bisogno di loro; essi sono al centro dell'inte-
(9) Protokoll des 3 F.D.G.B. Kongresses, Berlino, F.D.G.B., 1950, pp. 297 e 300.
(10) Tägliche Rundschau del 27.6.1951.
(11) La Stalinallee, il viale Stalin, l'antica Frankfurterallee, era prima della guerra una opulenta arteria commerciale: nel 1945 era completamente distrutta. Nel 1949 ne viene iniziata la ricostruzione. Ma la vera Stalinallee nasce all'inizio del 1952: i cantieri sono l'uno accanto all'altro per una lunghezza di 4 Km.; in tutte le strade adiacenti, squadre di operai di fabbriche, in via di principio volontari, sgomberano le rovine, durante l'inverno vi si lavora alla luce delle lampade elettriche. La Stalinallee é l'organo del regime; se ne é fatta il centro della vita di Berlino-Est e, in un certo senso, di tutto il paese: stampa e radio, scrittori e compositori l'hanno adottata come il loro tema preferito. Squadre di agitatori del partito vi si recano, ed intorno a loro si formano dei gruppi di discussione, con i passanti, con gli operai dei cantieri, con quelli che sgomberano le rovine.
resse. Tuttavia l'industria edilizia lavora in perdita, e l'amministrazione ripropone il problema delle norme. Come sempre in questi casi, l'iniziativa viene presa dagli attivisti (stakanovisti) e dai capisquadra, per principio fedelissimi al regime. All'isolato n. 16, dal quale il movimento ha inizio, sono i capisquadra Semm e Faust. La Neues Deutschland del 26.1.52 descrive così l'atmosfera del loro cantiere: (i capisquadra) «...furono insultati dai loro colleghi: guastasalari! gli gridano gli operai. minacciandoli, vedrete se vi faremo passare queste ubbie ». In occasione di una festa del cantiere si venne alle mani. « Qualche operaio rimasto a concezioni arretrate » riferisce la Neues Deutschland, molestò i capisquadra.
Durante tutto il 1952, nell'edilizia, viene condotta una piccola guerra per l'aumento delle norme. « Proprio nell'edilizia — scrive la Neues Deutschland del 10.2.52 — esiste tutta una serie di operai che non considera ancora l'impresa come proprietà del popolo, come impresa loro propria, e nuocciono al loro stesso interesse tentando... con ogni sorta di inganni, di ricavare il più possibile... ». Il giornale del partito dello stesso giorno spiega questo atteggiamento così: « ...la vecchia concezione nata nelle condizioni della lotta di classe degli operai edili contro gli imprenditori capitalisti, concezione adesso sorpassata e ritardataria ». Allo stesso tempo il partito mette in evidenza i casi di cantieri edili che corrispondono salari molto elevati, li presenta come elementi nocivi all'interesse generale, e tenta di infondere loro una cattiva coscienza e di isolarli dalla massa operaia. Così : « ...la squadra dei carpentieri della Weberwiese (piazza della Stalinallee) si é arrangiata per riscuotere dei salari che essa non é in grado di giustificare né di fronte a se stessa, né di fronte all'impresa, né di fronte agli operai berlinesi ».
Una espressione spesso ripetuta, tanto nelle discussioni in cantiere quanto nella stampa (per es. Neues Deutschland del 23 febbraio, 18 marzo, 23 marzo 1952 ecc.) é quella di « Normenschaukelei », qualcosa come ciurlare nel manico per ciò che concerne le norme, e « mercanteggiare le norme » allo stesso tempo. L'operaio si accorda col delegato sindacale, col rappresentante del Comitato sindacale di cantiere, talora con i sorveglianti, per fare pressione sul cronometrista e per « stordirlo » con ogni genere di argomenti: come nell'impresa capitalistica, la norma è piú il risultato di un rapporto di forza, che non di un tempo rilevato dal cronometrista.
La « Normenschaukelei » é tanto più facile quanto più « la vecchia
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concezione nata nelle condizioni della lotta di classe » risuona dall'alto in basso nell'organizzazione sindacale: « i responsabili della Federazione sindacale dell'edilizia hanno adempiuto molto male al lavoro di fissazione delle norme. Essi hanno indietreggiato ed hanno capitolato davanti alle concezioni arretrate di alcuni colleghi » (12). E: « l'organizzazione di base (dei sindacati e del partito) della Weberwiese... ha indietreggiato nella lotta ideologica quotidiana contro le concezioni arretrate » (13). E un fatto caratteristico che il segretario sindacale del cantiere di Semm e di Faust non abbia appoggiato la loro iniziativa e che, nell'assemblea sindacale da lui diretta egli abbia taciuto e li abbia lasciati attaccare da tutti i partecipanti (14).
Poco alla volta gli operai riescono ad imporre a parecchi capisquadra e perfino a parecchi attivisti il loro stato d'animo « ereditato dal tempo della lotta di classe ». Il brigadiere è nominato dalla direzione, ma é praticamente impossibile insediarlo contro la decisa volontà degli operai: non potrebbe lavorare. Giacché è un fatto che l'antica rigorosa disciplina di fabbrica o di cantiere é stata spazzata via dal « vento del 1945 » e niente altro l'ha ancora sostituita. Il caposquadra riceve una percentuale progressiva sui salari della squadra, in caso di sorpassa-mento del piano. Egli ha dunque l'interesse a spingere la produzione. Allo stesso tempo per? egli é costretto a convincere gli operai che essi devono produrre, giacché adesso il regime é loro: il partito non può accettare di essere isolato nell'impresa. Ogni settimana, e talora più spesso, la squadra tiene un consiglio di produzione, e il caposquadra deve collegare i problemi del lavoro con la vita politica. Gli operai però, pur essendo attaccati a questa forma embrionale di democrazia industriale, trasformano il Consiglio di produzione in un'assemblea di critiche e di rivendicazioni: « le corde sono di cattiva qualità, i progetti di costruzione non arrivano a tempo; non abbiamo buone calzature; il vitto è caro; ecc. ecc. ». Allo stesso modo come i quadri sindacali anche il caposquadra « indietreggia » e trasmette ai propri superiori lo stato d'animo dei suoi compagni. Spesso gli operai riescono a fare nominare a capo della loro squadra uno dei loro compagni di fiducia: l'atmosfera diviene fraterna, ed il brigadiere in segreto — perché é proibito — spartisce con i compagni i propri supplementi.
(12) Neues Deutschland del 9.6.51.
(13) Neues Deutschland del 10.2.52.
(14) Neues Deutschland 26.1.1952.
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Lo stesso avviene con gli attivisti. Il sindacato, d'accordo col partito e la direzione, fa delle proposte; secondo lo spirito del regime, tende a farle approvare dagli operai : questi riescono spesso a far nominare coloro che vogliono. In tal modo la volontà del regime di essere legato agli operai, che sarebbe una forza se il legame fosse reale e libero, diventa una debolezza poiché lo spirito degli operai penetra nella sfera dirigente e provoca i deviazionismi, cancro del regime.
Anche un altro tentativo del regime si infrange, il più delle volte, di fronte alla rinascente solidarietà operaia. Nell'edilizia, era tradizionale il lavoro a cottimo di squadra : si tenta di sostituirlo col « contratto di squadra » (15) il quale tende a ricompensare quanto più possibile il rendimento singolo di ciascun membro della brigata facendo leva cosí sull'individualismo dell'operaio.
Il 1953, che si preannuncia molto duro, si inizia su queste premesse. Nel 1952 l'edilizia ha incontrato una perdita di 33 milioni di marchi, invece del previsto utile di 40 milioni (16). Durante i primi due mesi del 1953, la perdita é di 3,8 milioni (17). In maggio, Heinrich Rau, presidente della Commissione di pianificazione; getta l'allarme : durante il primo trimestre dell'anno l'edilizia ha realizzato soltanto il 77% del piano, ma durante lo stesso periodo i salari sono cresciuti del 23% (18): é ben difficile chiudere dentro un piano la vita di un Paese che conosce le contraddizioni sociali.
Nel quadro della politica dura del momento, viene convocata per il 22 febbraio una conferenza dell'edilizia (amministrazione, sindacati, attivisti) che delibera di applicare una politica di durissime economie : sui salari, sui materiali, sulle attrezzature. Come nelle altre industrie, si prevede una campagna generale di aumento delle norme. Per 1'8 aprile viene convocata la conferenza dei responsabili del S.E.D., della Stalinallee, in vista dell'applicazione delle decisioni della conferenza di febbraio. Il 6 giugno infine, viene organizzata a Lipsia una nuova conferenza dell'edilizia avente lo scopo di « ...discutere il modo di condurre la campagna di dure economie nell'industria edilizia » (19). A quanto sembra, dopo il febbraio non si erano realizzati grandi progressi...
(15) Neues Deutschland 4 apr. 1952.
(16) Neues Deutschland 6.6.53.
(17) Neues Deutschland 10.4.53.
(18) Tägliche Rundschau 16.5.1953.
(19) Neues Deutschland 7.6.1953.
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Intanto, a seguito della campagna iniziata dal brigadiere Ehrig, l'aumento delle norme ha inizio alla Stalinallee: a metà aprile, 70 squadre lo hanno realizzato; 106 squadre al momento della conferenza del 6 giugno; il 60% degli operai della Stalinallee, prima del 18 maggio. Nessuna delle fonti di informazione (20) precisa d'altronde in quale modo preciso si sia effettuato l'aumento delle norme, come gli operai abbiano aderito ad un provvedimento che ribassa i loro salari o fa aumentare il loro sforzo.
Questo aumento delle norme si colloca in una situazione che rappresenta una smentita alla parola d'ordine del partito: « Una vita migliore, grazie ad una accresciuta produttività ». In realtà il livello di vita sta calando dall'autunno 1952 (perfino nel momento del suo livello più alto, esso era stato più basso di quello della Germania Occidentale). La crisi é in pieno sviluppo. I prodotti industriali sono scarsi e di cattiva qualità. La Neues Deutschland dell' 11.1.53 ammette che (anche nel 1952) la produzione dell'industria leggera é stata scarsa. E vero d'altronde che l'approvvigionamento degli spacci delle grandi aziende é migliorato dopo il mese di aprile, ma la vita delle famiglie resta dura.
Un nugolo di sottoscrizioni e di ore straordinarie « volontarie» si abbatte sulle imprese. Anzitutto le sottoscrizioni permanenti, per la Corea e per il fondo mondiale della pace. Ma le occasioni non mancano: il novembre è il mese dell'amicizia germano-sovietica; il dicembre é il mese dell'anniversario di Stalin; il gennaio é il mese dell'anniversario di Wilhelm Pieck; a cominciare dal gennaio vengono fatti fimare agli operai dei « contratti di risparmio », una specie di prestito forzoso per la ricostruzione. Il 16 maggio ha luogo il Congresso dell'associazione per l'amicizia germano-sovietica; migliaia di impegni di sottoscrizione vengono, fatti firmare nelle aziende: lo scopo é di innalzare un monumento a Stalin. Infine alla conferenza dell'edilizia di Lipsia ïl segretario del sindacato federale domanda di fare del mese di giugno « il mese della maggior realizzazione del piano, in onore al sessantesimo compleanno di Walter Ulbricht ».
Un altro fatto ancora sembra fatto apposta per esasperare operai e tecnici: si pretende di fare loro riconoscere la superiorità dei metodi di lavoro russi e polacchi sui metodi tedeschi. Già nel 1951 il Consiglio
(20) Neues Deutschland 14.6.1953. Vorwärts 8.6.1953, Neues Deutschland 5.6.1953.
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Confederale aveva dichiarato: «gli attivisti polacchi additano ai loro colleghi tedeschi tutta una serie di deficienze... E accaduto che gli operai edili della Repubblica Democratica Tedesca non hanno subito afferrato le lezioni degli operai edili polacchi. Così pure si rivelano segni di suscettibilità nazionale... » (21). Walter Ulbricht invia alla conferenza dell'edilizia dei 6 giugno un telegramma nel quale dichiara: «Non viene prestata sufficiente attenzione allo studio dei metodi di costruzione sovietici... Dovete riuscire a migliorare la vostra esperienza di produttori attraverso ad un serio studio della letteratura sovietica nel campo dell'edilizia » (22). Contemporaneamente il Consiglio Confederale condanna la rivista dell'edilizia di Berlino-Est Costruzione e Pianificazione, la quale pubblica « su intere colonne » resoconti della letteratura specializzata della Germania Occidentale.
Durante il maggio la situazione si fa piú tesa. Nelle campagne si hanno degli scontri con i contadini. Dal Magdeburgo, da Chemnitz, giungono notizie di scioperi provocati dalla introduzione delle nuove norme. I1 14 maggio il Comitato centrale allunga l'ombra della ghigliottina sui « Trotskisti, sionisti, massoni, elementi corrotti ecc. », ed allo stesso tempo propone un aumento generale delle norme del 10%. Il 28 maggio il Consiglio dei Ministri fa sua la proposta del Comitato Centrale, e fissa il 5 giugno come la data di inizio delle nuove norme. Questa data sopraggiunge, é un venerdì, giorno di paga, e gli operai ricevono la loro settimana in base alla nuova tariffa : le diminuzioni di paga giungono fino al 30 e al 40%. Scoppia il bluff degli aumenti volontari. Alla Stalinallee gli operai esprimono ad alta voce la loro scontentezza. Intanto la stampa continua ad annunciare la solidarietà degli operai con le misure prese dal regime. Lunedì 8 alcuni operai della Stalinallee indirizzano una petizione al Presidente del Consiglio chiedendo di revocare l'aumento delle norme. Attendono invano una risposta. II 9 giugno viene presa una decisione di distensione: essa riguarda i piccoli capitalisti, i commercianti, i contadini: ma il comunicato dell'ufficio politico non dice parole sulle norme.
I circoli dirigenti sono divisi: in maggio hanno luogo alcuni arresti di « morbidi ». Dopo il 9 giugno si epurano gli epuratoti; segretari del partito e dei gruppi giovanili, alti funzionari « duri » vengono trasferiti o allontanati.
(21) Handbuch des Gewerkschafts Funktionärs, Berlin, F.O.G.B., 1952, pag. 106.
(22) Neuau f.eutswhland T giugno 1953.
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Non vi è dubbio che anche nelle redazioni dei giornali si hanno degli urti. È evidente che la Tribune, organo centrale dei sindacati, é per la politica « dura ». Il 16 giugno essa scrive: « In relazione al comunicato del Consiglio dei Ministri del 28 maggio, in certi casi viene chiesto in quale misura le deliberazioni sull'aumento delle norme siano ancora giuste... non vi è dubbio che le decisioni sulle norme sono giuste in ogni caso. Tutto infatti dipende.. da un continuo aumento della produzione, di pari passo con delle strette economie ». Quello stesso giorno il governo revoca la propria decisione di aumento delle norme.
All'indomani, 17 giugno, la Tribune fa un'altra gaffe e dà un'altra prova della cecità di alcuni circoli dirigenti: « in applicazione della deliberazione del Comitato Centrale del S.E.D., gli operai di Hennigsdorf hanno come proprio obiettivo principale la utilizzazione di tutte le risorse della impresa e l'aumento sensibile della produzione, senza bisogno di maggiori investimenti ». Il giorno stesso, gli operai di Hennigsdorf si riuniscono nella fabbrica alle 5 del mattino per raggiungere i loro compagni della Stalinallee e fare una manifestazione contro il regime... La Neues Deutschland sembra più chiaroveggente, oppure i partigiani della distensione hanno avuto il sopravvento. Come che sia, il 14 giugno il giornale pubblica un articolo dal titolo « È tempo di rinunciare alla sferza » che rivela i retroscena dell'aumento delle norme alla Stalinallee: il 28 maggio, quando, secondo le notizie ufficiali, il 60% degli operai avevano aumentato le norme, aveva luogo una riunione di capisquadra e di attivisti della Stalinallee. Proprio questa riunione di uomini che il regime considera come il suo migliore appoggio, respinge a maggioranza quell'aumento delle norme che il Governo aveva allora deciso. Il Segretario del partito della Stalinallee, Müller, si era dichiarato contrario alla riunione, e questa aveva avuto luogo per iniziativa del caposquadra Rocke. Sembra che il caposquadra Rocke avesse organizzato la riunione di propria iniziativa, senza l'appoggio di un qualsiasi apparato. Egli ha delle buone ragioni di irritazione contro il partito e contro la direzione della impresa. Al principio di maggio la sua squadra aveva iniziato un lavoro su un nuovo cantiere, ed egli racconta : « Vi ero appena giunto, quando tre incaricati della Direzione centrale, fra i quali il cronometrista, si presentano per discutere l'aumento delle norme... chiedo di aspettare che io abbia riunito tutta la mia squadra, la metà della quale lavora tuttora in un'altra strada... ma il cronometrista risponde che i miei compagni hanno già
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aderito all'aumento delle norme, e che la direzione del cantiere ha già le loro firme. Replico che è una bugia, ed avevo ragione. Vedendo fallita la sua manovra, il cronometrista mi dice che ad ogni modo egli non lascia lavorare sui grandi cantieri se non le squadre che hanno aumentato le norme. Ed allora anche noi abbiamo aumentato la nostra norma del 6,5%. Il caposquadra Rocke narra l'esperienza da lui fatta davanti alla assemblea del 28 maggio. Le lingue si sciolgono, e si viene a sapere che « alcune squadre di carpentieri » dell'isolato G. Nord ed « alcune squadre » della Strausberger Platz in conflitto con il dipartimento delle norme della impresa « avevano sospeso il lavoro » (l'articolo non fa la parola « sciopero »). Si viene anche a sapere che il segretario berlinese del partita, Bruno Baum, il 27 maggio a proposito degli avvenimenti dell'isolato G. Nord, aveva dichiarato che « sarebbe bene dare una buona volta un esempio : licenziare immediatamente una delle squadre che hanno turbato la disciplina del lavoro in cantiere ».
L'articolo ci dà anche delle informazioni sulla squadra Vorwerk dell'isolato G. Nord. Questa squadra aveva chiesto al cronometrista di constatare che il suo lavoro era difficile e che essa aveva diritto ad un supplemento di salario. Il cronometrista fa uno studio sul lavoro della squadra, ma i risultati si fanno attendere per 3 settimane. La squadra scende in sciopero : subito il cronometrista concede un aumento del 17%. Tornato negli uffici della direzione ritrova tutta la sua combattività, e per telefono comunica alla squadra Vorwerk di aver agito sotto coazione e di non poter mantenere quanto aveva deciso.
Ecco ora la squadra Zock della Strausberger Platz, centro delle manifestazioni della Stalinallee. Il venerdì gli operai avevano ricevuto la paga in base ad una tariffa più bassa della normale. Reclamano ma non ricevono risposta. Oramai però lo sciopero sembra essere diventato il sistema normale di reazione alla Stalinallee; la squadra si mette in sciopero, e la direzione si affretta a pagargli il dovuto. Un caso analogo si verifica con la squadra dei carpentieri Bornemann.
Occorre notare la posizione del dipartimento delle norme o del cronometrista, nella maggior parte dei casi menzionati dalla Neues Deutschland del 14 giugno. L'autore dell'articolo vi si riferisce frequentemente: « I cronometristi... hanno perso ogni contatto con ' i loro colleghi del cantiere. Si comportano con arroganza... I cronometristi pensano di mettersi in buona vista agli occhi delle direzioni, con stratta-
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gemmi, ma si ingannano perché l'impresa non potrà mai funzionare senza gli operai... I cronometristi non devono pensare di poter continuare ad agire contro gli interessi degli operai... devono sforzarsi di eliminare la tensione attuale che essi stessi hanno provocato... ». Si direbbe che, alla vigilia della sommossa del 16 giugno, si sia stabilito alla Stalinallee una specie di fronte popolare che va dagli operai agli attivisti ed ai quadri medi del partito e del sindacato.
Dopo la riunione di capisquadra e di attivisti del 28 maggio, gli ambienti dirigenti tentano di reagire. Per il 30 maggio viene convocata un'altra riunione di capisquadra e di attivisti. E indicativo il fatto che non siano stati né il partito né il sindacato ad organizzarla — i loro quadri non sono sicuri — ma la redazione della Neues Deutschland, che sembra avere dei buoni informatori nei cantieri della Stalinallee. Si hanno pochi dettagli su questa riunione. Vi viene costituito un « Aktiv » (gruppo di elementi sicuri collegati fra loro) « col compito di deliberare sulle difficoltà di ogni genere e di controllare i provvedimenti presi per eliminarle » (23). Dalle poche notizie che si hanno sulla discussione, emerge che anche in quella occasione venne ventilata l'idea che sarebbe stato meglio incominciare col migliorare i sistemi di lavoro ed in un secondo tempo aumentare le norme, in modo da non diminuire le paghe operaie. Sembra in ogni modo che l'« Aktiv» del 30 maggio non abbia avuto nessuna influenza sugli avvenimenti successivi.
La direzione ed il comitato del partito si sono trovati isolati il 16 maggio alla Stalinallee? No: vi sono anche degli attivisti che si oppongono ai manifestanti, e soprattutto dei gruppi di giovani comunisti. E fuori dubbio che una gran parte della gioventù é favorevole al regime. Esiste almeno un cantiere della Stalinallee nel quale le norme sono state aumentate volontariamente: quello organizzato dai giovani comunisti ». Sarebbe necessario a questa punto tracciare tutta la politica della gioventù del regime, ma avremo occasione di tornare su questo argomento. Notiamo qui che i giovani della Stalinallee hanno veramente la possibilità di perfezionarsi, di imparare, di frequentare la Facoltà Operaia e Contadina: tuttoció dipende soltanto dalle loro capacità e, naturalmente, delle loro attitudini politiche. Ma nonostante
(23) Neues Deutschland del 5 giugno 1953.
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tutto è impossibile separare veramente la gioventù dal contesto sociale al quale appartiene. Il 16 ed il 17 giugno, vi sono migliaia di giovani operai che partecipano alle manifestazioni a fianco degli anziani. Già al principio di maggio si poteva leggere nel giornale della gioventù comunista, una nota assai nuova : « Gli esempi che dimostrano che la gioventù è `'in testa alla produzione nei settori essenziali, non valgono per tutti i casi... la causa va ricercata nella debolezza della educazione patriottica impartita dalla Gioventù Libera Tedesca » (24).
Nonostante la divisione in due settori, Berlino resta una città unitaria, nel senso che esiste uno comunità berlinese quasi quanto una comunità parigina o londinese. Fino al 17 giugno si circolava liberamente fra l'Est e l'Ovest. La popolazione di un settore della città segue con attenzione ciò che accade nell'altro settore. Ora, nella Berlino-Ovest come in tutta la Germania Occidentale, le rivendicazioni operaie prendono sempre più vigore, e, soprattutto dall'ultima primavera, iI settore Ovest della città è testimone di un movimento degli operai edili. Nel mese di aprile, 37.000 operai edili si preparano allo sciopero ed eleggono comitati di sciopero di impresa e di quartiere. Chiedono un aumento di 15 pfennig all'ora. Il sindacato è però conciliante, e lo sciopero viene evitato. Ma a metà maggio una parte degli operai edili di Berlino-Ovest entra in sciopero, chiedendo un nuovo accordo collettivo. La stampa di Berlino-Est mette in gran rilievo questo sciopero, e non vi é dubbio che gli operai edili della Stalinallee lo seguono attentamente. Il 10 aprile la Neues Deutschland pubblica un servizio sull'industria edile di Berlino-Ovest. Descrive lo stato d'animo combattivo degli operai, la preparazione dei picchetti di sciopero, e, molto malaccortamente, elenca numerosi casi di crumiri e di Lohndrücker (guastasalari) protetti dalla direzione che vengono scacciati o attaccati dagli operai. Il 12 giugno la Neues Deutschland torna alla carica : « Da quattro settimane dura lo sciopero... gli operai continuano valorosamente la grande tradizione dell'edilizia berlinese nella lotta contro l'arbitrio degli imprenditori e contro la reazione ». Ed il giornale cita le lotte degli edili berlinesi del periodo guglielmino. Il 14 giugno, nella stessa pagina nella quale la Neues Deutschland descrive gli arbitri della direzione dei cantieri della Stalinallee, si può leggere
(24) Junge Welt del 6 maggio 1953, giornale dell'organizzazione ufficiale della gioventù.
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la notizia che gli operai di Berlino-Ovest hanno vinto, che essi hanno imposto alle imprese l'accettazione di 22 dei 28 punti richiesti, che riuniti in assemblea generale hanno deliberato a maggioranza la cessazione dello sciopero, così come ne avevano votato la proclamazione. E che fra i punti sui quali hanno ottenuto soddisfazione é compreso l'impegno a non applicare sanzioni per lo sciopero.
Il 15 giugno scoppia uno sciopero in un cantiere periferico del settore orientale. La polizia interviene ed arresta gli « agitatori ». Gli operai mandano una delegazione ai cantieri della Stalinallee. La mattina del 16, si formano capannelli di operai che discutono. Nei cantieri piccoli e in quelli privati la forza del regime è minore e le norme non sono state aumentate. Vero é che, fino ad allora, vi si guadagnava meno che nei grandi cantieri e lo spaccio era più scadente : ma adesso le due situazioni si equivalgono. Qualche squadra decide di cercare lavoro altrove: l'operaio è per sua natura nomade. Lungo la Stalinallee, nella marcia verso il centro della città, altre squadre si aggiungono alle prime. Ben presto il corteo ascende ad un migliaio di operai. Allora il carattere della manifestazione cambia: non si pue) più andare a cercare lavoro in tal numero: il corteo si indirizza verso la sede del governo per domandare risposta alla petizione dell'8 giugno. Strada facendo, operai di altri rami e passanti ingrossano il corteo : alla Leip-zigerstrasse il corteo é composto di migliaia di operai. Ed ecco che il carattere del corteo, rimasto fino ad allora calmo, cambia ancora una volta : le rivendicazioni economiche si sono trasformate in rivendicazioni politiche. Davanti alla sede del Ministero, davanti al Ministro Selbmann che tenta di parlar loro, questi operai non organizzati danno prova di una grande maturità, quella maturità, quell'impeto fiducioso nella propria forza, che le giornate rivoluzionarie danno agli operai. « Sono un operaio comunista », dice il Ministro. « Te ne sei dimenticato — gli gridano — i veri comunisti siamo noi, non tu ». E presentano le loro rivendicazioni.
Lo svolgimento dei fatti di Berlino del 17 giugno é noto : nuove manifestazioni degli operai edili; sciopero nelle principali aziende; intervento di gruppi semifascisti dalla Berlino-Ovest (soprattutto l'Unio- ne della gioventù tedesca); entrata in scena dei carri armati sovietici venuti in soccorso della polizia popolare.
180 COMUNISMO E OCCIDENTE
È bene sottolineare il diverso carattere della giornata del 17 giugno, a seconda che ci si trovi entro una fascia di 500 metri all'incirca
dalla linea di demarcazione del settore occidentale, o più addentro nel
settore sovietico. Solamente nel primo caso si verificano saccheggi ed incendi, che sono evidentemente l'opera di qualche centinaio di spo-
stati venuti dall'Ovest con l'intendo di far deviare la manifestazione.
Sorta a Berlino il 16 giugno, la rivolta si estende rapidamente a tutta la regione circostante. II 17 giugno tutti i centri industriali del paese sono in sciopero: gli operai hanno avuto notizia dei fatti di Berlino attraverso la radio del settore occidentale. È soprattutto nelle . vecchie zone industriali di Halle, di Bitterfeld, di Magdeburgo, che la rivolta acquista un'ampiezza eccezionale, e che essa lascia scorgere che cosa sarebbe divenuta se avesse durato più a lungo.
Sembra che la prima reazione degli operai sia stata quella di creare dei comitati di sciopero. Questi organizzano il movimento, ed allo stesso tempo assumono la gestione delle imprese : hanno cura di assicurare i lavori di manutenzione, di organizzare la, vigilanza contro gli eventuali sabotaggi; e quando si tratta di imprese di interesse pubblico urgente, di assicurarne il funzionamento. Ad Halle, a Bitterfeld, a Magdeburgo, a Iena, gli scioperanti, riuniti in piazza, eleggono un co- mitato centrale di sciopero. Questo, quando ne ha il tempo, si insedia nella casa comunale, si occupa degli approvvigionamenti della città, della produzione del gas e dell'elettricità, ordina ai pompieri di rimanere in servizio, ecc. ecc. In altre città ci si limita ad eleggere dei co- mitati operai di fabbrica. Si esce in strada, si balla, si occupano le sedi del partito, si disarmano i poliziotti, si liberano i prigionieri politici, ecc. ecc.
I comitati di sciopero adottano in generale atteggiamenti differenti, a seconda che abbiano a che fare con le autorità tedesche o sovietiche. Le prime vengono ignorate, con le seconde si offre di trattare. Ecco il telegramma che il comitato centrale di sciopero di Bitterfeld invia al comandante sovietico in Berlino :
« Sig. Alto Commissario, noi lavoratori del circondario di Bitterfeld vi preghiamo di togliere senza indugio lo stato di assedio da Berlino, tosi come ogni altra misura diretta contra gli operai, di guisa che sia possibile a noi tedeschi continuare a credere che voi siete veramente il rappresentante di un governo di lavoratori ».
Ed ecco il telegramma che lo stesso comitato indirizza al governo di Berlino-Est:
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«Noi lavoratori del circondario di Bitterfeld esigiamo: dimissioni del sedicente governo democratico tedesco... costituzione di un governo provvisorio composto di lavoratori progressisti... » (25).
Vi sono stati casi in cui alcuni comandanti sovietici locali, prima di aver ricevuto l'ordine di repressione, hanno riconosciuto i comitati di sciopero ed hanno trattato con essi. Questo fatto si é verificato specialmente nelle imprese aventi lo statuto di società anonime sovietiche.
Indubbiamente la rivolta non è stata esclusivamente proletaria. Scesi in strada, gli operai si sono visti unire a loro tutti gli strati della popolazione. Accanto al « Brüder zur Sonne zur Freiheit » socialista, ha echeggiato il .« Deutschland über alles » nazionalista, e forse talvolta anche il « Horst Wessel Lied » nazista. Ma tuttociò conta poco. L'essenziale, in questi paesi di fabbriche nei quali la rivolta é scoppiata, é appunto che le fabbriche erano in mano agli operai.
La storia esatta della rivolta del 17 giugno é certamente ancora da scrivere. Si può però affermare fin da ora che essa rappresenta lo sbocco delle lotte che la classe operaia ha condotto dal 1949 in poi. Quella giornata di rivolta sintetizza, e perciò risolve, i problemi organizzativi ed ideologici che gli operai avevano posto a se stessi da anni. E ciò — questo é uno dei rari privilegi delle giornate rivoluzionarie — in una sola formula di azione: le fabbriche ai comitati operai!
La giornata del. 17 giugno ha però anche un significato più vasto. Quella classe operaia che si é formata durante un secolo di lotta contro il capitalismo, che impadronendosi delle fabbriche ha posto una barriera di sangue fra se stessa ed il regime staliniano, ha testimoniato davanti al mondo che una terza via, quella del socialismo libero, esiste.
Dopo la rivolta
La fase immediatamente successiva alla rivolta é aperta dalla sessione del Comitato Centrale del partito, il 21 giugno. Il comunicato uscito da questa riunione é caratterizzato da un lato da una serie di miglioramenti economici accordati agli operai, dall'altro da una affermazione che, quattro settimane dopo, non sarà più di attualità: «quando le masse operaie non comprendono il partito, la colpa é di quest'ultimo e non degli operai! ». Questa prima fase vede prevalere l'ala
(25) Citato da Der Monat, ottobre 1953.
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del Comitato Centrale favorevole alla distensione: Herrnstadt, Zaiser, Fechner, appoggiate indubbiamente, anche se prudentemente, da Grotewohl. Migliaia di operai arrestati durante la rivolta vengono liberati. Fechner, ministro dell'industria, in una intervista che gli costerà la libertà, dichiara che il diritto di sciopero é garantito dalla costituzione. Un operaio della fabbrica dello stabilimento Plania, può dichiarare: « Sono orgoglioso del 17 giugno; la classe operaia ha dimostrato di essere una volontà, di essere una forza »; ed Herrnstadt, redattore capo dell'organo centrale del partito, pubblica questa dichiarazione.
Herrnstadt, uno degli uomini più capaci del Comitato Centrale, sarebbe favorevole a lasciare che una opposizione, rispettosa dei punti essenziali del regime, possa svilupparsi, reclamare riforme, svolgere una critica libera : vorrebbe mettere all'attivo del regime quella ricchezza che soltanto la libertà crea. Questa fase liberale rappresenta senza dubbio una esperienza unica, per la sua audacia, dentro il mondo staliniano. Si può pensare che in altre condizioni essa avrebbe potuto riuscire, ma durante l'ultima estate, nella Germania Orientale, essa era votata al fallimento.
Finito lo sciopero, i comitati che gli operai hanno creato, continuano a sopravvivere in forma clandestina. Le rivendicazioni operaie colpiscono, a quell'epoca, per il loro carattere unitario ed esteso: si reclama una seconda revisione delle norme, un aumento dei salari più bassi, un ribasso del 40% nei prezzi dei magazzini liberi, e spesso la punizione di Ulbricht, capo della tendenza « dura ». Contemporaneamente vengono formulate le rivendicazioni particolari di ciascuna impresa. Il tono degli operai é coraggioso, audace: « Se ho un regime operaio », dichiara un muratore berlinese (26), « voglio avere i miei diritti come operaio »; e gli operai di Bitterfeld commentano ad alta voce: « Il 17 giugno era dunque per ottenere tutto ciò che oggi si vede era possibile ottenere » (27). Questi non sono discorsi da sconfitti!
Allo stesso tempo, le organizzazioni del partito subiscono unkscos-sa. Migliaia di membri presentano le loro dimissioni, i quadri direttivi delle fabbriche si trovano nella impossibilità di riconoscere la propria colpa come vorrebbero le direttive ufficiali, e di controllare allo stesso tempo gli operai i quali gridano loro: « Allora andatevene! ».
(26) Neues Deutschland 28.6.53.
(27) Freiheit di Halle 1.7.53.
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La prima fase si chiude il 15 luglio, quando il Comitato centrale decide l'arresto di Fechner e la sua sostituzione con Hilde Benjamin, l'implacabile presidente del Tribunale Supremo, al Ministero della Giustizia. Si apre con ciò un periodo di repressioni. Contemporaneamente, con politica tipica di un regime che si fonda sulla minoranza, il comitato centrale dà soddisfazione ad una delle rivendicazioni operaie più contrarie alla politica seguita fino allora: l'aumento delle categorie di salario più basse, e cioè la inversione della tendenza all'apertura del ventaglio dei salari.
Qualche giorno dopo il Comitato centrale espelle dal proprio seno Herrnstadt, e contemporaneamente Zeiser dichiara che il partito ha avuto ragione nelle cose essenziali e che i suoi errori sono stati di natura secondaria. Si tratta ora di ristabilirne l'autorità, ma i primi passi in questa direzione sono destinati ad aumentare ancor più il disorientamento tra i militanti: quella che fino allora era una verità, il riconoscimento degli errori, diviene adesso una nuova deviazione, la « Busstimmung n (lo spirito di penitenza).
L'atmosfera cambia rapidamente nelle fabbriche: secondo la versione precedente, gli elementi provocatori avevano contribuito soltanto a scatenare ed a canalizzare la rivolta; adesso invece viene proclamato che questa è interamente opera loro, e gli oppositori al regime ed i capi che la rivolta si era data vengono tutti messi in un fascio con i provocatori.
Durante l'agosto ed il settembre le fabbriche sono piene di discussioni appassionate. Gli operai difendono l'onore della loro rivolta, rifiutando di lasciarsi mettere in un mucchio con i saccheggiatori e con gli elementi provocatori che si erano infiltrati. Allo stesso tempo, quegli stessi operai in quelle stesse riunioni, continuano a presentare con audacia le loro rivendicazioni, dimostrando anche con questo il carattere unitario della loro lotta economica e politica. Ma adesso anche le loro rivendicazioni vengono dichiarate opera di provocatori: « Una delle manovre preferite dal nemico della classe operaia consiste nel far sorgere ogni genere di liste di rivendicazioni, piene di richieste provocatorie... n (28).
Le riunioni di fabbrica di quel periodo prendono un'aria sinistra. L'ufficio di presidenza delle riunioni viene rinforzato con un membro
(28) Tribune, organo dei sindacati, del 28.8.53.
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del Comitato centrale o regionale. Spesso le riunioni si aprono con una minaccia. Agli stabilimenti ferroviari di Halle, un certo Mattern, inviato del Comitato centrale, dice: «Vi è qualcuno fra di voi che si immagina che noi abbiamo i ginocchi tremanti per la paura ». A costoro, come a tutti i sabotatori, egli promette «...dei colpi tali sulla testa da far perdere loro la parola ed il senno » (29). La porta della sala di riunione è sorvegliata da elementi della polizia di fabbrica. I resoconti delle assemblee si chiudono quasi sempre con queste parole: «I provocatori (seguono i nomi) sono stati consegnati alle autorità ». In mold casi gli operai non si lasciano intimidire e riescono ad impedire gli arresti; le riunioni vengono allora rinviate. Durante il mese di ottobre le riunioni cambiano carattere: si fanno deserte, ed i rapporti sono seguiti dal silenzio.
Di pari passo con la repressione, il Governo continua ad adottare misure destinate a migliorare il livello di vita dei lavoratori: ribassi sensibili dei prezzi nei magazzini liberi; ribasso delle imposte sui salari; aumento del numero dei giorni di ferie; miglioramento della qualità delle merci ecc. ecc. Questi provvedimenti vengono accompagnati da una propaganda di tono paternalistico che può riassumersi cosí: « Il regime vi dà questi vantaggi; é il vostro regime; quanto più lo sosterrete tanto più rapidamente la vostra situazione migliorerà ».
Il 10 ,dicembre il governo pubblica un'ordinanza che porta altri notevoli miglioramenti agli operai: il miglioramento della sicurezza del lavoro e delle cure mediche in fabbrica, la limitazione del numero delle ore straordinarie, il miglioramento dei trasporti per gli operai, l'aumento delle paghe, i crediti per la costruzione di alloggi. Bisogna tuttavia tener conto che si trattta di miglioramenti che partono da un livello molto basso: che, per esempio, per mancanza di autocarri, molti operai debbono fare ogni giorno ore di bicicletta per recarsi al lavoro, e che un miglioramento del genere di questo che adesso diremo era stato oggetto di numerose decisioni mai rispettate durante i passati inverni: le sale d'aspetto per gli autocarri saranno riscaldate.
L'ordinanza del 10 dicembre vede ricomparire la vecchia politica della differenziazione operaia: questa volta gli aumenti vanno a favore delle categorie superiori « tenuto conto che gli aumenti apportati nel corso dell'anno... hanno livellato i giusti rapporti... ». Anche gli stanziamenti per i premi agli operai vengono destinati a coloro che oltre-
(29) Neues Deutschland 2.10.53.
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passano le norme. Si adotta infine una innovazione, che sembra volersi riallacciare ad un certo paternalismo di vecchio stile: nei «fondi della direzione » di ogni fabbrica, si introduce un capitale per i regali, «per casi di matrimonio, nascite, giubilei di lavoro ».
Anche una importante evoluzione in un altro settore rafforza questa impressione di paternalismo implicito nell'ultima politica operaia del governo : un paragrafo dell'ordinanza parla di « estensione dei diritti sindacali ». Si tratta in realtà semplicemente del diritto sindacale di controllo all'applicazione dei provvedimenti governativi relativi alla situazione operaia. In nessun testo, nell'ordinanza o altrove, si fa più cenno al diritto degli operai alla congestione delle fabbriche, diritto che la legge delega ai sindacati ed ai quali si é sempre fatto richiamo dopo il 1945. Nella dottrina del regime questo diritto é infatti la testimonianza irrecusabile del carattere popolare delle imprese. L'omissione é evidentemente da mettere in rapporto con i fatti del 17 giugno, durante i quali i comitati di sciopero avevano preso sul serio l'idea della gestione.
A cavallo tra il 1953 ed il 1954 la calma domina nelle fabbriche della Germania Orientale: non vi è azione di rivendicazione, non vi é notevole azione governativa : soltanto qualche scaramuccia a proposito di gratifiche natalizie. La fase che si é aperta dopo i fatti di giugno é al suo termine. Le liste delle rivendicazioni, dalle quali si sono cancellate le esigenze esplosive, verranno incluse nell'accordo collettivo aziendale in corso di preparazione. Gli operai, che avevano lavorato fiaccamente durante i mesi successivi alla rivolta di giugno, hanno ripreso il ritmo normale del lavoro. Questo fatto ha una spiegazione: la maggior parte degli operai lavorano a cottimo, e la loro paga è legata al rendimento. Anche uno sciopero degli iscritti ai sindacati che si era protratto fino all'autunno, é cessato: gli iscritti, si é dichiarato ufficialmente, avranno diritto a supplementi di assistenza per malattie, per quiescenza, a maggiori ferie pagate, nonché ad una riduzione del 30% per due viaggi in ferrovia. Allontanatisi i giorni della rivolta, la tendenza alla concorrenza fra gli operai riprende il suo posto accanto alla tendenza alla solidarietà.
Il IV Congresso del partito
I congressi del partito scandiscono la vita dei paesi di democrazia popolare. I loro periodi preparatori fanno le veci, in un certo senso,
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delle campagne elettorali. Tenuto conto del linguaggio e delle regole del regime, esiste nel paese, in quei periodi, una vita politica reale, e le riunioni che si succedono su tutta la scala dallo stabilimento fino alla organizzazione regionale del partito rappresentano il luogo di incontri, e spesso il luogo di scontri, delle opinioni della base, dei quadri medi e dei vertici del partito. Ora, non vi è praticamente una vera differenza fra il modo di pensare del militante operaio e quello del suo compagno di lavoro senza partito. Questo che potrebbe essere un vantaggio, é invece un motivo di debolezza nella situazione della Germania Orientale. Il partito conta all'incirca un milione e mezzo di membri, sparsi in tutti i rami dell'attività : attraverso a mille canali, le preoccupazioni e le rivendicazioni delle masse tendono ad imporsi ai dirigenti del paese.
Durante il mese di gennaio la vita politica delle fabbriche si anima. Si stanno facendo i primi preparativi per il IV Congresso del partito. Si tengono assemblee nelle fabbriche per le elezioni dei delegati ai congressi locali; contemporaneamente si rinnovano i comitati di fabbrica e di impresa del partito. Ora, si dà il fatto che il proletariato della Germania Orientale, apparentemente lo stesso di prima del 17 giugno, é in realtà cambiato. La critica operaia é sempre stata vivace nella Germania Orientale, e non si limitava alle quisquilie della vita di fabbrica. Osservazioni come t< I poliziotti hanno buone calzature, ma per noi non ce ne sono n oppure « I nuovi dirigenti non sono meglio dei capitalisti », erano moneta corrente, anche in seno al partito. Generalmente nulla di male capitava a chi faceva discorsi di questo genere, se essi erano spontanei e se era evidente che essi non nascevano da tutto un sistema di idee. Dopo il 17 giugno, quei medesimi discorsi assumono però un altro valore. Tanto per l'operaio che ha partecipato alla rivolta, quanto per l'uomo ligio al potere che l'ha repressa, osservazioni di quel genere pronunciate nelle riunioni, allo spaccio, nei treni, evocano adesso qualche cosa di ben preciso e si riferiscono ad un retroscena; dall'una parte e dall'altra si sa che quei discorsi possono non restare vane parole.
È per questo che il partito trasforma la campagna di rinnovamento dei comitati di base in una_ vasta opera di epurazione. Le candidature ai comitati vengono poste liberamente, ed il voto é segreto, ma intorno ad ogni candidatura si apre la discussione. Il candidato é tenuto a rispondere alle domande che gli vengono poste, ed é raro che non si giunga alla domanda chiave: «Che cosa pensate del 17 giugno? quale é stato allora il vostro atteggiamento? ». Se la risposta non é soddisfa-
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cente la candidatura viene scartata, o con la votazione pubblica o con l'opposizione dei partigiani del regime che sono presenti. In tal modo il partito riesce ad epurare dai comitati di base gli elementi simpatizzanti col 17 giugno; ma, nello stesso tempo, si verifica un fatto che getta l'allarme fra i dirigenti: la percentuale degli operai nel partito diminuisce, ed ancora più essa diminuisce nei comitati. La Volkstimme, giornale locale di Magdeburgo, annuncia che nei comitati di nuova elezione vi é il 35,5% di operai ed il 41,4% di impiegati. Né é escluso che, fra gli operai, ve ne siano di anziani, diventati burocrati.
Nel solco delle discussioni che sempre si rinnovano sui fatti del 17 giugno, ogni sorta di altri problemi politici viene posta: «Perché la nostra stampa non pubblica per esteso le dichiarazioni di Molotov? » (30), viene domandato audacemente ad una riunione. Ad una riunione circoscrizionale, un antico militante socialista rimpiange l'avvenuta unificazione socialista comunista, visti i suoi risultati: ció non toglie che la conferenza lo presenti come candidato alla direzione. In un'altra riunione, un delegato chiede che vengano tolti i permanenti del partito nelle fabbriche, esprimendo con ciò il voto di numerosi militanti di base. La violenza con la quale gli viene risposto sta a testimoniare che egli ha toccato un punto sensibile della nuova classe dirigente: « Questo punto di vista favorisce... le manovre imperialistiche contro il nostro partito; esso é un aspetto di lotta ipocrita dei trotski-sti » (31).
Non é un caso che Fred Oelssner scelga questo momento per tornare a sottolineare, come nel 1949, la necessità di « ...vincere, nei ranghi del partito, i residui delle false concezioni di Rosa Luxembourg ». La grande teorica dell'estrema sinistra del Socialismo, le cui polemiche con Lenin sulle questioni del partito eran state celebri, era stata assassinata, ricordiamolo, da 35 anni.
Anche i lavori del congresso, durato 8 giorni, fra la fine di marzo ed il principio di aprile, meriterebbero di essere studiati analiticamente. Il Congresso si é infatti sforzato di definire una nuova tappa nella vita del paese; tappa di statu-quo sociale, una specie di via di mezzo fra la politica « dura » del 1952 e quella distensiva dei primi di giugno del 1953.
Questo orientamento si spiega se si tiene conto da un lato che la
(30) Neues Deutschland 5.2.1954.
(31) Neues Deutschland 20.2.54.
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politica «dura» e quella distensiva hanno sempre corrisposto rispettivamente alla politica di integrazione nel mondo sovietico o a quella di unità con la repubblica borghese di Bonn; e se si tien conto d'altro canto della linea di condotta che é sorta, per il blocco orientale, dalla conferenza internazionale di Berlino del gennaio 1954.
Le discussioni del Congresso si sono svolte nel quadro tracciato dal rapporto di 6 ore letto da Walter Ulbricht, tornato ad essere la figura centrale del partito dopo l'eclissi dell'ultima estate. Analizziamo la posizione del segretario generale.
Osservando la situazione delle campagne della Germania Orientale, Walter Ulbricht lascia intendere che vi sono due centri di attrazione economica che se ne distaccano: il gruppo dei contadini ricchi, che non manca di nulla, ed il gruppo formato dalle cooperative, le proprietà del popolo e le stazioni di macchine e trattori. Prima del giugno 1953 la politica consisteva nel premere sulla massa dei piccoli e medi contadini individuali per indurli ad aderire alle cooperative. Dopo il giugno, e per qualche settimana, si consente ai cooperatori di tornare all'economia individuale; la politica che attualmente Ulbricht definisce adotta una direttiva mediana : le cooperative verranno mantenute e verranno favorite nella consegna dei prodotti industriali; in cambio nessun contadino sarà costretto a farne parte. « Gli operai », dichiara Ulbricht, « si appoggeranno tanto sui contadini lavoratori individuali quanto sui coo-perativisti ». Si tratta adesso per il partito di isolare i contadini ricchi senza tuttavia minacciarli di espropriazione. Walter Ulbricht invita a venire nella Repubblica Democratica tedesca delle delegazioni di contadini della Germania Occidentale.
Rivolgendosi agli imprenditori privati delle città Walter Ulbricht constata che i piccoli imprenditori e gli artigiani rappresentano all'incirca il 20% della produzione industriale del paese. Il loro peso sociale
pera sproporzionato a questa cifra : il solo artigianato impiega 700.000 uomini. Anche per costoro, così come per i contadini privati, Ulbricht non fa piú questioni di espropriazione, e neanche di vantaggi particolari, come era il caso nel giugno 1953. Ulbricht promette agli imprenditori privati una certa libertà di iniziativa e degli sbocchi sicuri per la loro produzione, dichiarando allo stesso tempo che « il potere statale della repubblica democratica tedesca si appoggia sul blocco dei partiti democratici antifascisti », ossia il S.E.D. ed i partiti borghesi liberal-democratici e cristiano-democratici. Il discorso è indubbiamente rivolto
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alla piccola borghesia della Germania Occidentale, alla quale pure Ulbricht rivolge l'invito di recarsi a visitare la Repubblica Democratica tedesca.
Ulbricht propone insomma agli imprenditori privati una specie di mercato che potrebbe tosi definirsi: « Voi non sarete molestati nella vostra attività, ma non tentate di riprendere la vostre antiche posizioni; lavorate e quando è il caso siate testimoni della pace che regna nel paese ». Rivolgendosi poi agli operai, Walter Ulbricht cambia tono e tiene un linguaggio diverso. I cinque o sei quarti d'ora del suo discorso dedicati agli operai possono così riassumersi: « Lavorate con accanimento, il paese vi appartiene, tutte le strade vi sono aperte. Entrate nell'apparato dello Stato, nelle commissioni economiche, salite nella scala sociale: 10 ministri su 20- sono degli ex operai, così come lo sono 2.300 consiglieri generali, circa i due terzi del totale... ». Con questo Ulbricht intende risolvere il dilemma più grave del regime, che consiste nel non poter distaccarsi dagli operai né fidarsi di loro. Ecco l'eufemismo che Ulbricht adotta per citare la dura lotta svoltasi durante la scorsa estate intorno all'aumento delle norme: « E noto che lo scorso anno si è discusso su questioni attinenti alle norme di lavoro ». Questa di Ulbricht non é affatto la politica dello struzzo, ma un atteggiamento coerente davanti al mondo delle fabbriche che potrebbe così riassumersi: invitare i più dotati fra gli operai a salire nella scala sociale ed a integrarsi nell'apparato statale; appoggiarsi su questo apparato di origine operaia per dimostrare a tutti i lavoratori che lo stato é loro e per isolare gli oppositori del regime.
Il problema della produzione agricola ha avuto un posto di rilievo nel rapporto di Ulbricht. Il segretario generale ha fatto suo con questo le preoccupazioni del comitato centrale dell' URSS, seguendo gli esempi dei congressi dei partiti degli altri paesi di democrazia popolare tenutisi negli ultimi mesi. Vi é tuttavia una differenza importante fra la Germania Orientale e, per esempio, la Bulgaria o l'Ungheria. In questi paesi agricoli, a scarsa densità di popolazione, un aumento della produttività nelle campagne é sufficiente per elevare il livello di vita della popolazione. Ma il livello di vita degli abitanti della repubblica democratica tedesca dipende soprattutto dalla possibilità di esportare con profitto : macchine, apparecchi ottici ed elettrici, prodotti chimici. Ora, per poter esportare, la Germania Orientale ha bisogno anzitutto di importare le materie prime. Nello scorso giugno Grotewohl, che era
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allora il personaggio di primo piano del regime, annunciava la sospensione dei lavori del Kombinat dell'Oder, e sottolineava che ciò rendeva disponibili dei crediti da assegnare alle industrie leggere. Ulbricht invece annunciava ai congressisti la messa in marcia del quinto altoforno di quella fondamentale industria siderurgica. Era questa una vittoria della tendenza c< dura» sulla tendenza della distensione? Non vi é dubbio. Ma questa stessa vittoria corrisponde ad un retroscena economico: il nuovo corso, quale era stato formulato nello scorso giugno, non era attuabile se non in una prospettiva di distensione internazionale, o quanto meno di ripresa degli scambi economici, ripresa che non si era verificata. Ora, la democrazia popolare tedesca di oggi non corrisponde che alla Germania centrale di ieri: zona di industrie manifatturiere altamente qualificate, chiusa fra due zone di industria pesante: la. Ruhr e la Slesia. Tagliata fuori la Ruhr, perduta ed integrata nell'economia polacca la Slesia, nella impossibilità di importare acciaio e materiale semilavorato dai paesi dell'Est, i quali ne scarseggiano, la Germania Orientale tende all'autarchia, e con immensi sacrifici si procura una industria pesante. Ulbricht é semplicemente il rappresentante di questa necessità, la stessa necessità che si era imposta all' URSS e della quale Stalin aveva fatto una virtù. Perciò Ulbricht annuncia come una vittoria al Congresso che il numero degli altiforni del Kombinat di Calbe é di 10 e sarà portato a 20. È da notare che questi altiforni sono i soli in tutto il mondo che funzionano a lignite (la Germania Orientale non produce antracite) il che rappresenta un successo tecnico. Ma,. fatto tipico in una economia ripiegata su se stessa, il reddito di questa impresa non sembra essere preso in considerazione. Cosi Ulbricht poteva annunziare al Congresso che l'insieme della produzione industriale ha raggiunto nel 1953 il 176% del livello del 1936. Che la metallurgia pesante e la produzione di energia ha raggiunto il 200%, mentre la costruzione delle macchine è al 215%, senza che con ciò il livello di vita della popolazione sia aumentato di altrettanto. Significa ciò che il nuovo corso é definitivamente condannato ? No. Ulbricht annuncia che nel 1954 verrà stanziato un miliardo di marchi di crediti fuori piano per l'agricoltura e per l'industria leggera. L'economia della Germania Orientale sembra disporre di un certo margine, costituito dall'annullamento delle riparazioni dovute all' URSS e forse anche dal rallentamento degli investimenti nell'industria pesante annunciati, senza che ne vengono forniti dettagli, dallo stesso Ulbricht.
La soluzione dei problemi della Germania Orientale risiederebbe
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nella ripresa degli scambi internazionali. Da notare a questo proposito che una esposizione dei prodotti industriali della R.D.A. si é aperta in marzo al Cairo. Vi sono però due elementi che si oppongono alla larga ripresa degli scambi commerciali del paese : anzitutto la situazione internazionale; in secondo luogo la qualità tuttora incerta dei suoi prodotti industriali (Ulbricht stesso lo metteva in evidenza) conseguenza a sua volta di una ricostruzione effettuata troppo rapidamente ed in cattive condizioni. Nel migliore dei casi, occorrerà ancora qualche anno perché la situazione del paese si normalizzi. Tracciando le grandi linee del secondo piano quinquennale, destinato a svolgersi fino al 1960, Ulbricht rinviava al compimento di esso quel superfluo e quel lusso che era stato promesso per il 1955.
Ulbricht ha raccolto grandi applausi quando ha menzionato la concessione dei diritti di sovranità accordati al paese dell' URSS. È forse questa la ragione principale del tono di sicurezza e di ottimismo del suo discorso? No, nonostante che la dichiarazione sovietica rappresenti, a parte i motivi di politica internazionale, una specie di riconoscimento di maturità rivolto ai dirigenti della Germania Orientale. Non vi é dubbio che l'ottimismo di Ulbricht era in buona parte un ripiego politico, e tendeva a nascondere l'ostilità della classe operaia e, come riflesso di questa, i profondi dissensi sorti fra i capi stessi. Ma il tono di Ulbricht corrisponde anche ad un incontestabile dinamismo di quella giovane classe dirigente che ancora si stupisce di vedere come il sistema da essa incarnato fuziona; come nonostante le proprie contraddizioni, essa « fa camminare » il paese.
La società della Germania Orientale sta cristallizzandosi intorno a questi due poli: gli operai e la classe dirigente. Al punto in cui siamo, iI movimento degli operai ha da risolvere tre generi di problemi, che d'altronde si condizionano a vicenda : trovare una formula organizza- tiva adatta alla situazione; darsi un programma, una ideologia che contenga una definizione della nuova classe dirigente; uscire dall'isolamento, allearsi con i contadini e con gli intellettuali, prendere contatto con i movimenti operai di oltre frontiera, ed allo stesso tempo impostare, a modo proprio, il problema dell'unità tedesca. Il suo avvenire dipenderà dalla sua capacità di risolvere tali problemi.
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ERRATA-CORRIGE. Nel numero precedente, nell'articolo di G. della Volpe, si
corregga come segue: a p. 139, riga 17 dall'alto, invece di « compresa u leggasi « compressa II.
 
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Testata/Serie/Edizione Nuovi Argomenti | Prima serie diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci | Edizione unica
Riferimento ISBD Nuovi argomenti : Rivista bimestrale. - N.1 (1953)-. - Roma [distribuzione Torino] : [s.n., distribuzione Einaudi], 1953-. - v. ; 23 cm (( La periodicità è variata più volte: la prima serie esce con periodicità irregolare, dal 1976 trimestrale. La prima serie si conclude con il n.69/71 (Luglio-Dicembre 1964 ma pubblicato nel marzo 1965), nel 1966 inizia la nuova serie che termina con il n.67 68 (1980), nel 1982 la terza serie che termina con il n.50 (apr. giu. 1994) ed inizia la quarta serie con il n.1 ... {Nuovi argomenti [rivista, 1953-]}+++
Data pubblicazione Anno: 1954 Mese: 5 Giorno: 1
Numero 8
Titolo KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8


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