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tipologia: Analitici; Id: 1472305


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Luciano Bianciardi e Carlo Cassola, I minatori maremmani (con tre documenti) [documenti: Lettera del Sindacato Minatori aderente alla CGIL, al Distretto Minerario di Grosseto del 7-8-1953 in cui si prospettano i pericoli derivanti dai metodi di conduzione della miniera, e in particolare dal cosiddetto metodo dei franamenti del tetto, firmata in calce «per la segreteria» Betti Duilio; Lettera di risposta del Distretto Minerario di Grosseto del 29 Ottobre 1953 firma in calce «L'ingegnere capo» Tullio Seguiti; Lettera del 18-11-1953 in cui il Sindacato si dichiara insoddisfatto dei chiarimenti forniti e ribadisce il proprio punto di vista sullo stato di pericolo esistente nella miniera di Ribolla]
Responsabilità
Bianciardi, Luciano+++
  • ente ; ente
  autore+++    
Cassola, Carlo+++
  • ente ; ente
  autore+++    
Area della rappresentazione (voci citate di personaggi,luoghi,fonti,epoche e fatti storici,correnti di pensiero,extra)
Nome da authority file (CPF e personaggi)
Sindacato Minatori Grosseto (aderente CGIL)+++   Appendice:autore/promotore documento+++   
Betti, Duilio+++   Appendice:autore/promotore documento+++   
Distretto Minerario di Grosseto+++   Appendice:autore/promotore documento+++   
Seguiti, Tullio [ing.]+++   Appendice:autore/promotore documento+++   
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
NUOVI ARGOMENTI
N. 8 Maggio-Giugno 1954
I MINATORI MAREMMANI
I
Col nome di « Colline metallifere » il geologo pisano Paolo Savi intese indicare tutto il sistema montuoso della Toscana tirrenica, dalle Apuane all'Argentario. Nell'uso comune il nome si restrinse però ai monti della bassa Toscana, fra la sinistra della Cecina e la destra dell'Ombrone, con le due vette del Poggio di Montieri (m. 1052) e della Cornata di Gerfalco (m. 1060). L'importanza mineraria di questa zona era conosciuta sin dal tempo degli Etru-
-hi, che vi han lasciato i resti di vecchie fonderie. Lo stesso nome di uno dei paesi della zona, Montieri, allude esplicitamente (« mons aeris ») ad una origine mineraria.
Oggi il principale prodotto minerario della Maremma é la pirite, un bisolfuro di ferro, che viene usato, con il processo delle camere di piombo, per la fabbricazione dell'acido solforico, elemento fondamentale per la produzione di esplosivi e di concimi chimici. Nel 1953 in provincia di Grosseto sono state estratte 956 mila tonnellate di pirite, e cioè l'80 per cento della pirite nazionale. A sua volta la pirite italiana rappresenta quasi il 10 per cento della produzione mondiale, per cui si può dire che la pirite maremmana costituisce quasi l'8 per cento della produzione mondiale.
Al secondo posto della produzione mineraria maremmana troviamo la lignite (189 mila tonnellate estratte nel 1953). Di gran lunga inferiore la produzione di altri minerali (mercurio, antimonio, caolino, piombo, sostanze refrattarie). In complesso l'attività mineraria maremmana impiega circa 9 mila lavoratori, pari al 12 per
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cento della popolazione mineraria italiana, e dà una produzione annua del valore di almeno dieci miliardi.
La pirite di ferro si estrae in Maremma nelle tre miniere principali di Gavorrano, Boccheggiano e Niccioleta, e nelle minori di Ravi, Ritorto e Isola del Giglio. Di recente si é iniziato anche il lavoro preparatorio per lo sfruttamento di un importante giacimento al Monte Argentario; e non é improbabile che tutto il massiccio delle Metallifere nasconda un immenso giacimento di pirite, sfruttato sino ad oggi solo in minima parte. Le miniere attualmente, in funzione hanno comunque assicurata l'attività per parecchi decenni.
Fatta eccezione per le miniere di Ravi, Ritorto e Monte Argentario, che appartengono rispettivamente alla Marchi, alla STIMA, ed alla FERROMIN, le altre miniere, ivi incluse le tre principali, appartengono alla Montecatini. La Montecatini controlla quindi tutta la pirite italiana, sia in fase estrattiva, che nelle successive trasformazioni. Questa società infatti estrae il 75 per cento della pirite italiana, produce l'86 per cento dei fertilizzanti azotati, il 75 per cento dei fosfatici, ed il 75 per cento degli anticrittogamici. Si tratta insomma di un monopolio verticale, capace di profitti difficilmente calcolabili, dato che si realizzano alla fine del ciclo di lavorazione, ma che non dovrebbero essere inferiori, per il 1953, e per il solo bacino piritifero maremmano, ai 2 miliardi di lire (1).
La più antica fra le miniere di pirite maremmane é quella di Gavorrano : la sua scoperta risale al 1898. Ma già nella prima metà del secolo scorso aveva destato interesse un ammasso ferruginoso di limonite (il cosiddetto « brucione »), che poi era niente altro che lo strato affiorante del giacimento, con le relative alterazioni prodotte dagli agenti atmosferici. Si era tentato già allora di utilizzare il brucione in siderurgia, per la fabbricazione della ghisa, ed un piccolo stabilimento era sorto a questo scopo in località Bagno di Gavorrano; ma il fallimento dell'impresa troncb i lavori di escavazione, che erano stati molto superficiali e non avevano dato quin-
(1) Per determinare i profitti delle Società ci siamo basati sui dati forniti dalle Commissioni Interne.
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di la possibilità di rilevare la presenza del giacimento di pirite. Fu solo nel 1898 che la Società Praga di Roma scopri sotto l'ammasso di brucione il giacimento, un deposito di oltre quattrocento metri di potenza (l'apice si trova infatti a 235 metri, e le esplorazioni sono giunte fino a 200 metri sotto il livello del mare). Lo sfruttamento viene oggi realizzato per mezzo di due grandi pozzi, il « Roma » e l'« Impero » (i nomi indicano l'epoca in cui la miniera fu potenziata, durante la guerra d'Africa). Dai due pozzi principali si distaccano le gallerie, e da queste i cunicoli di avanzamento ed i fornelli di estrazione. Fra sorveglianti, impiegati ed operai, i dipendenti della Montecatini a Gavorrano sono 1700, in buona parte abitanti a Gavorrano, un paesino di origine feudale che sorge su di un cocuzzolo selvoso, e nelle due più recenti frazioni di Filare e di Bagno. Circa 400 minatori vengono poi dai paesi vicini, Scarlino, Ravi e Caldana : il trasporto é oggi effettuato a mezzo di autobus della Società. I dirigenti sindacali ci hanno fatto osservare la sospetta puntualità con cui gli autobus arrivano e ripartono : allo scopo, si dice, di impedire i contatti tra i minatori di Gavorrano e quelli degli altri paesi. Ma di queste « astuzie » avremo modo di parlare in seguito. Una ottantina di operai scapoli abitano infine nei cosiddetti «:camerotti », vecchie costruzioni già allestite per alloggiare prigionieri di guerra.
A Boccheggiano la pirite si cominciò ad estrarre nel 1910: anche in questo caso l'attenzione dei ricercatori fu in un primo tempo attratta dalla limonite affiorante in superficie. La miniera pareva destinata ad un rapido esaurimento, quando le ricerche misero in evidenza nuovi filoni : i recentissimi lavori per la costruzione di una galleria di scolo delle acque di miniera, lunga 7 chilometri, nonché la costruzione di nuovi impianti per lo sfruttamento integrale del minerale scartato negli anni passati, hanno ridato vitalità a questo sta'biliinento, che oggi dà lavoro a circa 1100 operai; essi risiedono in gran parte nel vecchio paese di Boccheggiano, sito su un cocuzzolo dominante la val di Merse, o nei vicini paesi di Prata, Tatti, Roccatederighi, Montieri, Ciciano, Chiusdino.
La più recente delle tre miniere é quella di Niccioleta, di cui
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fu iniziato lo sfruttamento solo nel 1929; a quell'epoca risale anche la fondazione dell'omonimo villaggio minerario, che non figura ancora sulle carte topografiche, benché ormai conti una popolazione di 1500 persone. La miniera di Niccioleta occupa oltre 1400 dipendenti, che abitano in parte nel paese omonimo, in parte nei vicini centri di Massa Marittima, Prata e Monterotondo. Le gallerie di sfruttamento operano a quattro livelli diversi (175, 178, 252, 320 metri). L'estrazione si realizza per mezzo di sei pozzi, due di produzione e gli altri di areazione e di sgombero. I pozzi si chiamano Mezzena, Montomoli, Fonte Grilli, Serpieri, Ovest : sono, come si vede, nomi di località, o degli ingegneri costruttori, o semplicemente di un punto cardinale. Dal ciglio della collina su cui sorge il paesino, si abbraccia con un unico colpo d'occhio tutto il complesso della miniera, che si stende nella vallata sottostante : una vallata interamente boscosa che certo, prima del '29, era conosciuta solo dai boscaioli e dai cacciatori. Ecco in alto i rompitori che frantumano il materiale, più giù tutta la serie dei canali e dei traballatori che separano lo sterile, cioè gli scisti permici mischiati sempre con la pirite, e che, scartati, formano quei mucchi immensi, biancastri, che seppelliscono lentamente la vegetazione circostante. È una vera e propria colata che la miniera vomita tutto intorno. Più in là vediamo i piazzali di caricamento, con le linee sottili dei décauville, ed i castelli di legno, alti e scuri, che segnano l'entrata dei pozzi. Nel fondovalle passano anche i vagoncini della teleferica, una delle più lunghe d'Europa : da Niccioleta questa teleferica si porta infatti sotto Massa Marittima, qui si raccorda con l'altra, proveniente da Boccheggiano, per proseguire fino al casello ferroviario di Scarlino ed al Puntone di Follonica, dove il minerale viene imbarcato. Al casello di Scarlino fanno anche capo le teleferiche di Gavorrano e di Ravi.
Per conto nostro il paesaggio minerario è francamente bello : le lamentele contro le brutture della civiltà industriale, che deturpa la natura, non ci sembrano qui giustificate. La bellezza del paesaggio minerario è determinata, ci sembra, dal contrasto fra le strutture industriali ed il paesaggio assolutamente primitivo, ' com'è
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sempre quello delle miniere di pirite e di carbone. Certamente, se i pozzi e le laverie sorgessero nel bel mezzo di terre coltivate, di oliveti o di vigneti, l'effetto potrebbe anche essere deturpante. E c'è poi, il sottile fascino, delle installazioni di tipo ferroviario, che non mancano mai nelle miniere (décauville, teleferiche).
La Montecatini é proprietaria anche di una piccola miniera alla isola del Giglio, in località Il Faro. Qui i lavori furono cominciati in modo serio solo nel 1938, a cura della Società Mineraria Tirrena. La concorrenza della Montecatini ha avuto ragione di questa società. Oggi la Montecatini é proprietaria della miniera; la pirite estratta viene lavorata nei suoi stabilimenti di Orbetello.
La concorrenza della Montecatini minaccia anche di far chiudere la piccola miniera di Ritorto, vicino a Niccioleta, di proprietà della STIMA, che occupa un centinaio di operai. Anche la Marchi, proprietaria della miniera di Ravi, lavora in certo qual modo sotto il controllo della maggiore consorella; quanto alla Ferromin, pro- prietaria del giacimento dell'Argentario (20 milioni di tonnellate di pirite già localizzate) ha sospeso di recente i lavori di allestimento, sempre a causa della concorrenza della Montecatini. Lo stesso prezzo commerciale della pirite, fissato a 7 mila lire la tonnellata, pub sembrar basso, se si considera che la Montecatini lavora praticamente in situazione di monopolio; ma si ha ragione di credere che il prezzo sia tenuto basso appositamente, per soffocare le piccole società concorrenti, oltre che per far apparire i profitti assai minori di quanto in realtà non siano. I profitti veri si realizzano grazie al monopolio degli stabilimenti di trasformazione, detenuto dalla Montecatini.
La produzione della pirite non si trova oggi in Italia di fronte a crisi di mercato. L'acido solforico, e di conseguenza i concimi chimici, non sono prodotti affatto in misura sufficiente alle richieste dell'agricoltura. Di fronte ai 16 milioni di quintali annui consumati in Italia stanno infatti i 50 milioni della media europea. La limitata produzione è una conseguenza della situazione di monopolio, come dimostrano gli altissimi profitti realizzati dalla Montecatini nel campo delle piriti: quálcosa come 2 miliardi annui, pari a 25 mila

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II
Può sembrare strano, ma in Maremma non esiste il termine « minatore » : i lavoratori delle miniere si chiamano « operai ». Minatore ha un significato tecnico ben preciso, ed indica quegli operai che sono direttamente impegnati nell'estrazione del minerale (una esigua minoranza, perciò). La distinzione fondamentale degli operai é quella fra « interni », addetti al lavoro di sottosuolo, ed « esterni ». Numerose le sottodistinzioni : elettricisti, che sono addetti all'illuminazione; armatori, cioè gli operai addetti ad « armare » le gallerie; carichini, cioè quelli che eseguono le « sparate vale a dire le esplosioni delle cariche mediante le quali si abbatte la roccia : arganisti, che manovrano gli argani ai pozzi d'accesso; stradini, addetti alla manutenzione dei décauville; finalmente i minatori, termine, come si é detto, inesistente nel gergo operaio : gli operai addetti al lavoro estrattivo si definiscono « operai a produzione ».
Il gruppo minimo estrattivo è la compagnia, composta di solito di due soli operai, il minatore e l'aiuto minatore. Un gruppo di compagnie, in generale dieci, è sorvegliato da un « caporale » (nel gergo di miniera si dice « sorvegliante »). Di solito il caporale è un operaio anziano, promosso a quel grado per qualità di provata esperienza, ma di recente le società hanno cominciato a far ricorso a dei sottotecnici, con un minimo di licenza scolastica. Ogni miniera inoltre ha due o tre caporalmaggiori, ciascuno preposto ad un gruppo di cinque caporali, con il controllo quindi di una media di cinquanta compagnie.
L'apparato propriamente direttivo della miniera è costituito da un ufficio tecnico, dal quale dipendono cinque o sei capiservizio, tutti ingegneri o periti minerari, con a capo il vicedirettore; e da un ufficio amministrativo, diretto da un capoufficio. Il capoufficio ed il vicedirettore sono subordinati alla maggiore autorità della miniera, il direttore, il quale soprintende sia al lavoro tecnico che all'amministrazione.
Di recente la Montecatini ha istituito al disopra dei direttori
I MINATORI MAREMMANI 9
di miniera un Gruppo Miniere Maremma, con un segretario, i cui compiti, definiti « assistenziali », sono in realtà politici. Ma di questo ultimo organismo parleremo dopo.
Ogni miniera ha anche un certo numero di guardie giurate (in media da dieci a venti) reclutate prevalentemente fra gli ex-carabinieri : queste guardie vestono una divisa nera, con il distintivo della società, piccozza e alambicco, ed hanno il compito della sorveglianza all'interno ed all'esterno della miniera.
Le paghe degli operai sono quelle indicate nella tabella :
DONNE
16-18 anni 573,00
18-20 anni 650,80
3a categoria 755,80
2a categoria 803,50
la categoria 847,20
UOMINI
16-18 anni 681,80
18-20 anni 866-50
manovali adulti 928,80
operai comuni inferiori a 20 anni 926,70
supériori a 20 anni 995,20
operai qualificati inferiori a 20 anni 991,10
superiori a 20 anni 1.055,50
operai specializzati 1.184,10
A queste cifre dobbiamo aggiungere un'indennità di caropane variabile da 20 a 60 lire giornaliere, proporzionalmente con la qualità del lavoro prestato; ed una indennità di sottosuolo (92 lire giornaliere) che spetta agli operai interni.
1
10 LUCIANO BIANCIARDI - CARLO CASSOLA
La paga si calcola a giornata lavorativa : quindi la retribuzione mensile massima equivale a queste cifre moltiplicate per venticinque. Un'assenza per festività, per malattia, o per qualsiasi altra ragione, non viene retribuita : fanno eccezione le ferie annuali, che sono di dodici giorni per gli operai con meno di sette anni di lavoro, e di quattordici per quelli che hanno superati i setti anni.
Alla paga si aggiunge la retribuzione dei cottimi, alla quale però sono ammessi solo gli operai direttamente impiegati nella produzione, cioè i minatori e gli armatori. Gli altri ricevono solamente 75 lire giornaliere a titolo di indennità per mancato cottimo. Agli impiegati, sia tecnici che amministrativi, spetta un premio di produzione, proporzionale al tonnellaggio mensile di minerale estratto.
Il calcolo dei cottimi non é casa semplice. È regolato da un accordo, che stabilisce i minimi di produzione (la cosiddetta « produzione ad economia »), che occorre superare per poter beneficiare del cottimo. Una compagnia, che nel giro di un turno lavorativo estragga un quantitativo di minerale inferiore all'economia, viene punita con multe, ed a lungo andare il rimanere al disotto dell'economia può anche essere motivo di licenziamento. Ma la produzione a cottimo non viene retribuita con gli stessi criteri della produzione ad economia. Dato che la paga giornaliera è la somma di cifre rispondenti a voci diverse, nel calcolo del valore della produzione a cottimo si parte non dalla cifra totale, ma da una inferiore (di recente un accordo la fissava in 850 lire). Così, se la norma di produzione ad economia è di 3 vagoncini a minatore per turno lavorativo, un vagoncino in più sarà compensato con una somma pari ad un terzo delle 850 lire. Accade in definitiva che un vagoncino prodotto in economia vien pagato 400 lire, mentre prodotto a cottimo non raggiunge le 200. Non solo, ma gli oneri sociali vengono computati solo sul lavoro ad economia, per cui i profitti della Montecatini si realizzano maggiormente proprio sul lavoro a cottimo. E si evade in questo modo la norma generale secondo la quale il lavoro straordinario deve essere retribuito meglio di quello ordinario Tutto questo, dai sindacalisti, vien definito « supersfruttamento ».
Ma il « supersfruttamento » assume anche altri aspetti, ed im-
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piega altri ingegnosi espedienti : innanzi tutto vi è la tendenza ad elevare il limite del lavoro ad economia, proprio considerando i maggiori sforzi del cottimista come segno di normale capacità lavorativa. In secondo luogo, poiché la produzione delle compagnie si computa, per ragioni pratiche, a vagoncini, anziché a peso od a volume, la Montecatini ha introdotto vagoncini più capaci (a Ga-vorrano da 340 a 402 litri), lasciando inalterata la retribuzione. Anche l'introduzione di nuove macchine (pale meccaniche, trabal-latori, tavole a scossa ecc.) non dà alcun vantaggio agli operai, perché contemporaneamente si son rialzati i limiti di produzione ad economia.
In queste condizioni é facile capire per che cosa si stiano battendo gli operai e le loro organizzazioni sindacali : in primo luogo per il cottimo collettivo, che permetterebbe anche ai non minatori la partecipazione comune agli utili realizzati sopra l'economia; in secondo luogo per il conglobamento dei salari, che rialzerebbe almeno fino al limite di parità la retribuzione del lavoro a cottimo rispetto a quello ad economia.
Gli operai delle miniere di Maremma hanno una non breve tradizione di lotta, anche se la loro origine contadina è assai recente.
Molti di essi, specialmente i più anziani, costituiscono in certo senso il modello fisico della sovrapposizione delle due economie, quella agricola e quella industriale; al paese di montagna conservano un orto od una vigna che coltivano durante le ore libere dal lavoro, e perfino nei villaggi minerari alle case si affiancano magri orticetli. È una 'sorta di rapida rivoluzione industriale : i più giovani infatti abbandonano questo costume, ed insieme la mentalità tipica del contadino toscano, e diventano operai moderni, forse fra i più consapevoli e combattivi. In una recente « Storia del PCI », quella di Bellini e Galli, i minatori maremmani sono indicati, accanto agli operai di Sesto San Giovanni, fra le più combattive avanguardie del Partito Comunista Italiano.
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Una prima agitazione contro la Montecatini risale agli anni precedenti la guerra d'Africa, ed oggi se ne parla con tono di leg- genda, mentre mancano del tutto documenti precisi accessibili. Ad ogni modo le cose andarono così : alla fine del '31 la Montecatini intese introdurre il sistema Bedaux, che è una specie di metodo Taylor applicato al lavoro di miniera. Ogni operazione lavorativa veniva analizzata e cronometrata : si stabiliva in questo modo un minutissimo sistema di punteggio corrispondente ad una giornata lavorativa media. Fissato un minimo di punti, le differenze in più o in meno si traducevano in multe od in premi.
Questa storia non piacque alle maestranze sin dall'inizio: le operazioni di rilevazione dei tempi vennero eseguite senza avvertire prima gli operai del motivo per cui si facevano : la presenza in galleria di due ingegneri sconosciuti, seduti in silenzio con gli occhi sui cronometri, stimolò gli operai ad una sorta di gara di velocità, contro quello che sarebbe stato il loro più elementare interesse. Inoltre i calcoli complicati sono facili a provocare, se non la frode, almeno il sospetto di essa. Gli operai più anziani e più autorevoli protestarono col direttore, a Gavorrano, e questi li assicurò che il nuovo metodo andava bene, e che in nessun caso avrebbero avuto paghe inferiori alle solite : non pochi salari furono aumentati d'ufficio, avendo il Bedaux dato risultati inferiori, per calmare i più scontenti.
D'altra parte la crisi economica portò in quel tempo ad una diminuzione dei salari degli operai, in misura che raggiungeva persino il 28 per cento. Quando poi la razionalizzazione dei servizi portò al licenziamento di parecchie centinaia di operai, a Boccheggiano ed a Gavorrano si ebbe una vera e propria insurrezione : gli operai entrarono a forza negli uffici della direzione, sfasciando imposte e mobilio : le spese maggiori le fecero, com'era logico, le odiate macchine che calcolavano il Bedaux e compilavano il foglio paga; impiegati e direttori scapparono dalle finestre. Le autorità non se la sentirono di arrestare i sediziosi, anzi, furono gli stessi gerarchi fascisti del luogo ad intromettersi in favore degli operai.
I MINATORI MAREMMANI 13
Il Bedaux non superò così la fase sperimentale, e fu messo in disparte.
Durante la guerra gli operai, fra i quali le idee antifasciste erano assai diffuse, parteciparono attivamente alla lotta partigiana. Quando i tedeschi iniziarono la ritirata, per impedire azioni di sabotaggio nella miniera di Niccioleta furono disarmati i repubblichini e venne costituito un servizio di vigilanza sulle installazioni della miniera. La rappresaglia fascista fu sproporzionata e feroce : un reparto italo-tedesco di S.S. massacrò 83 minatori (13-14 giugno 1944).
Nel dopoguerra pareva che la Montecatini si fosse fatta più aperta e comprensiva : rivalutati i salari, vennero riconosciuti i di' ritti delle commissioni interne a partecipare alla vita produttiva della miniera. Le prime avvisaglie di restrizioni sono posteriori al 18 Aprile 1948, ma diventarono più pressanti durante e dopo quella che si è chiamata la « lotta dei cinque mesi ».
Dal febbraio ai maggio 1951 tutte le organizzazioni sindacali si impegnarono in un'azione concorde per ottenere il cottimo collettivo. Era una grossa pasta, forse sproporzionata alle possibilità generali di lotta in un clima come quello dell'Italia di allora. Il fallimento dell'obbiettivo fondamentale (anche se si ottennero non trascurabili risultati marginali) segnò l'inizio della controffensiva della Montecatini. I diritti delle commissioni interne vennero lentamente ristretti. Soprattutto si provvide ad isolarle, confinando il segretario in un ufficio sorvegliato costantemente dalle guardie giurate e quindi sempre meno in grado di svolgere la sua funzione. Oggi l'operaio che vuol conferire con il segretario della C. I. deve prima ottenere l'autorizzazione del direttore. Ma soprattutto con un'azione discriminatoria nelle assunzioni, nella concessione di premi, licenze, permessi, si é mirato a stroncare la forza organizzata delle maestranze. Gli attivisti politici e sindacali sono perseguiti in vari modi : si cambia loro di frequente il posto di lavoro, li si concentra tutti nello stesso cantiere, li si esclude da premi e gratifiche, od addirittura si ricorre alla multa, alla sospensione, al licenziamento. Alla fine della lotta dei cinque mesi furon licenziati, fra
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gli altri, e per dichiarati motivi sindacali, gli operai Chedo Peric-cioli, Arnaldo Nannetti, Bino Malossi, Ideale Tognoni, della miniera di Boccheggiano, e i sorveglianti Lamberto Fierli ed Armelin-do Prati, della miniera di Ribolla. Le motivazioni sono esplicite : « Perché si presume abbia fatto delle scritte in miniera », « per aver aderito ad uno sciopero », « per aver tenuto un'assemblea durante uno sciopero », « per essere intervenuto durante una riunione della Commissione Interna », « per aver reclamato contro un rapporto del capoguardia ».
I casi più recenti sono ancora più gravi. Otello Tacconi, operaio di Ribolla, é stato licenziato in questi mesi per aver criticato la Montecatini in un articolo di giornale. « Grave insubordinazione » afferma la società, ed aggiunge, per bocca dei suoi dirigenti, che « non è lecito sputare sul piatto nel quale si mangia ». Per lo stesso reato sono stati licenziati gli operai Arnaldo Senesi e Luigi Mezza, di Gavorrano il primo e di Monte Argentario il secondo.
La più forte repressione si realizza a Ribolla, dove ai motivi generali di malcontento si aggiunge, come abbiamo victo, la continua minaccia di smobilitazione. Un ultimo licenziamento, di 45 operai, provocó, nell'aprile del 1953, una vasta agitazione. Un gruppo di operai si cal?) nei pozzi e non volle uscir fuori. La direzione chiese l'intervento della forza pubblica, che si calò anch'essa in miniera, e, diretta dal dott. Riccardi, attuo (così si espressero allora certi giornali) la « brillante operazione » di arrestare gli operai sotto la imputazione di « violazione di domicilio ». Il Riccardi volle che gli operai uscissero dai pozzi ammanettati, « per dare l'esempio ».
La situazione sindacale dimostra una netta prevalenza della CGIL, che peraltro regredì un poco dopo la lotta dei cinque mesi. Assai scarsa la forza della CISL, assente addirittura in alcune miniere; più consistente quella della UIL.
Nelle ultime elezioni per la commissione interna, avvenute nel '52, la situazione era la seguente, nelle principali miniere:
Gavorrano: CGIL 997 voti e 5 seggi; CISL 162 voti e 1 seggio; UIL 147 voti e 1 seggio; Indipendenti 70 voti e 2 seggi;
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Niccioleta: CGIL 889 voti e 7 seggi; UIL 335 voti e 4 seggi;
Boccheggiano : CGIL 656 voti e 6 seggi; CISL e UIL unite 184 voti e 3 seggi;
Ribolla : CGIL 991 voti e 9 seggi; CISL e UIL unite 181 voti e 3 seggi;
Baccinello : CGIL 92 voti e 3 seggi; CISL 37 voti e 1 seggio; UIL 28 voti e 1 seggio;
Ravi: CGIL 236 voti e 3 seggi; UIL 54 voti e 1 seggio; CISL 14 voti.
IV.
Opera del Riccardi è l'inclusione in miniera del « prete di fabbrica », un sacerdote che dipende dall'ONARMO, e che fa azione spirituale presso gli operai e le loro famiglie : una voce non smentita vuole che il prete di fabbrica riceva, come i tecnici e gli impiegati, il premio di produzione. Siamo casi entrati sul terreno più significativo per i profani, quello dei rapporti umani nelle miniere di Maremma; é l'aspetto più clamoroso, quello che balza evidentissimo agli occhi del visitatore.
Questa inchiesta sulle miniere maremmane é stata meno facile di quel che pub sembrare a prima vista, ed una visita ad un centro minerario é sempre, di questi tempi, una mezza avventura. Immaginiamo di andare a Ribolla, un tipico villaggio minerario le case sono sparse in disordine, senza un vero e proprio tracciato urbano, case grigie e squallide, anche quelle degli impiegati o del direttore, e l'impressione prima é che non siano mai state nuove, anche se risalgono a pochi anni or sono. Sparso qua e lá il materiale di miniera, travi, legname da armatura, e detriti, in 1lna campagna brulla, senza più una fresca nota di verde. Al centro della vita urbana la grossa e goffa costruzione littoria dello spaccio aziendale, del bar e del circolo. Per le strade polverose e diseguali, con pochi alberi, passeggiano su e giù due carabinieri col mitra a brac-
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ciarm, a tratti compaiono le nere figure delle guardie giurate che scrutano il forestiero.
Alla fine dei turni sfilano a piccoli gruppi gli operai, davanti al basso magazzino delle lampade ad acetilene : un altoparlante li avverte dei pericoli della miniera, legge i motivi delle punizioni, minaccia multe. Con l'inasprimento della lotta sindacale (e quasi certamente per questo, anziché per deficienze tecniche di lavoro) vanno crescendo di anno in anno gli incidenti. A Gavorrano si sono avuti quattro morti nel 1953: si tratta degli operai Emilio Signori, Francesco Grippa, Antonio Anedda e Gino Malossi. In questo primo trimestre del '54 son morti gli operai Giacomo Petrocchi e Carlo Bartolini. Nel caso di quest'ultimo la società ha dichiarato che la morte è avvenuta per paralisi cardiaca, e quindi al di fuori della sua responsabilità. Ma il fatto é che il Bartolini era gravemente affetto da silicosi : impegnato in un lavoro pesante, con aria impura, é stato preso da uno svenimento, durante il quale é sopraggiunta la paralisi. Se nelle miniere di lignite c'é il rischio professionale dei reumatismi e degli scoppi di grisou, in quelle di pirite la silicosi é, per i minatori, praticamente inevitabile. La silicosi é la conseguenza del lavoro sulla piastra, cioè sugli strati silicei che separano i filoni del minerale. Sotto l'azione dei perforatori si leva una gran polvere di silicio che, respirata, attacca i polmoni dei minatori provocando traumi, e preparando il terreno alla tbc. Una percentuale del 25 per cento, fra i ricoverati nel sanatorio di Grosseto, é costituita da minatori.
Anche a Ribolla gli incidenti vanno aumentando, ed il medico della società li attribuisce ad una causa più psicologica che tecnica. In realtà i rapporti delle C. I. e delle organizzazioni sindacali han spesso denunciato come pericoloso il metodo di coltivazione a franamento e la insufficiente ventilazione delle gallerie. L'attuale direttore della miniera, che è un dirigente palesemente politico (fra l'altro la sua specializzazione é ' l'elettrotecnica, non la mineraria) é inavvicinabile. Gli Impiegati a lui sottoposti evitano di parlare, dicono che non son tenuti a dare alcuna informazione, si guardano l'un l'altro con la faccia lunga.
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La notizia che son venuti dei forestieri par che produca una sorta di paralisi : il medico della società, che pure é nostro amico, ed é stato nostro compagno di scuola, evita di incontrarci, e sapremo poi che si è chiuso in casa, dando ordine di non far entrare nessuno. Un giovane tecnico, iscritto al PCI, evita da mesi di in- contrarsi con il segretario della sezione locale : ci dà qualche innocua informazione e si raccomanda poi che non si faccia il suo nome. In questi giorni é stato licenziato, per scarso rendimento.
Il clima della vita dei tecnici e degli impiegati é questo : scarsi i contatti e le visite reciproche, quando ci si trova, dopo il lavoro, non si parla di nulla, se non di donne, o si raccontano barzellette il più possibile anodine; da qualche tempo, fra gli argomenti da evitare, c'é anche il gioco del calcio.
Ribolla, subito dopo la fine della guerra, ebbe una brillante squadretta, che giocava nelle divisioni minori : a quel tempo infatti il direttore era un tifoso del foot-ball. Il direttore attuale non ne vuol sapere, e fa squadra langue. I tecnici e gli impiegati preferiscono il tennis, perché questo é lo sport che piace all'ingegnere, il quale ama canzonarli per la loro inabilità, quando si cimentano con la racchetta in mano. Sul lavoro poi è mordace : « All'Ente Maremma vi manderei, quello è il posto adatto per voi ». L'Ente Maremma, infatti, nel ceto medio locale, passa per una greppia che accoglie ogni sorta di inetti e di spostati.
È il clima della paura, insomma : si temono le spie, ufficiali e non ufficiali, della Montecatini. Le guardie giurate hanno anche questa funzione : un comizio, una riunione politica, anche una semplice cerimonia civile, è controllata attivamente.
Del resto la Montecatini esercita il suo controllo anche per mezzo delle forze dell'ordine pubblico : abbiamo già visto il caso di un'operazione di polizia diretta da un funzionario della Montecatini, proprio quel Riccardi che di recente ha assunto la mansione di segretario del Gruppo Miniere Maremma, con incarico « assistenziale ».
Riccardi é la personificazione degli attuali metodi direttivi. Si tratta di un ex comunista, membro della federazione del PCI di
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Teramo, e per tre anni segretario della Camera del Lavoro in quella città. Non è il solo caso, in seno alla Montecatini : uno degli attuali direttori generali, lo Sferza, ebbe un'importante carica sindacale nella CGIL, e fu in contatto con il Riccardi. È stato lo Sferza a mettere il Riccardi al Gruppo Maremma, con l'incarico che abbiamo detto. E Riccardi lo adempie scrupolosamente.
A Massa Marittima, che è il capoluogo della Maremma mineraria, Riccardi ha messo su una sorta di circolo culturale, aperto esclusivamente a tecnici, impiegati e ceto medio cittadino. All'attività culturale si affianca quella ricreativa, che è poi la ragione del successo del circolo fra la borghesia locale, rimasta sprovvista di un luogo di riunione, dopo la scomparsa del « circolo dei signori ».
Quanto all'attività culturale, il circolo ha allestito una piccola biblioteca, ha organizzato alcune conferenze, tenute da professori americani, da impiegati dell'USIS, da padri gesuiti, dallo stesso Riccardi, che ha parlato di Garcia Lorca. Fu organizzato un circolo del cinema, affiliato all'UICC, che proiettava film in formato ridotto; si tennero serate filodrammatiche e piccoli concerti : una o due manifestazioni al mese, e cioè un'attività culturale disorganica e frammentaria, che si è andata man mano estinguendo. La fortuna del circolo, a conti fatti, è stata affidata alle serate danzanti ed alle cene.
Lo scopo politico dell'iniziativa culturale del Riccardi è evidente: si intende rallier la borghesia locale, rastrellando quegli elementi che, in mancanza di altro, finivano col gravitare intorno al locale Circolo Minatori, fondato nel 1949, che gestisce il maggior cinema cittadino, ed organizza conferenze culturali, concerti, rappresentazioni in anteprima, sostiene un circolo del cinema, aderente alla FICC, ed ha fondato una attiva biblioteca moderna. Un complesso di attività culturale che lega ai minatori i gruppi intellettuali più provveduti e più impegnati di tutta la provincia : e la Montecatini. sa bene che questa alleanza non è senza pericolo per il suo monopolio e per i suoi metodi.
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POSTILLAI
Stavamo correggendo l•e bozze di questo articolo, quando si é verificata la sciagura di Ribolla. Alle 8,17 del 4 rnaggio una tremenda esplosione di grisou ha provocato una serie di frane nei cantieri del pozzo « Camorra ». Sono morti 42 minatori.
Le inchieste giudiziaria e tecnica, volte ad accertare le cause del disastro e le eventuali responsabilità, prahaibilmente impiegheranno parecchio tempo prima di giungere a conclusioni definitive. Nd frattempo, crediamo opportuno pubblicare tre documenti, a nostro giudizio impressionanti, perché rivelano coane tra le maestranze fosse diffuso id timore di quello che poi purtroppo é accaduto.
>I documenti sono:
1) una lettera del Sindacato Minatori aderente alla COIL, al Distretto Minerario di Grosseto. In questa lettera si (prospettano i periteli derivanti dai metodi dei conduzione della miniera, e in particolare dal cosiddetto metodo dei franamenti del tetto;
2) la risposta, di tono complessivamente tranquillante, del Distretto Minerario di Grosseto;
3) una seconda lettera del Sindacato Minatori, ohe si dichiara insoddisfatto dei chiarimenti forniti e ribadisce il proprio punto di vista sullo stato di pericolo esistente nella miniera di Ribolla.
RIBOLLA Ribalta, 7-8-1953
All'Ispettorato del Lavoro - Roma Al Distretto Minerario - Grosseto Al Signor Prefetto - Grosseto All'Ufficio del Lavoro . Grosseto Alla Direzione Soc. Montecatini Alla Camera del Lavoro - Grosseto Alla C. I. S. L. - Grosseto
Alla U. I. L. - Grosseto
Questo Sindacato, nell'informare le Autorità competenti, gli Enti, le Organizzazioni in indirizzo, sulla situazione esistente nella Miniera dei cantieri e graduale smobilitazione da parte della Soc. Montecatini della miniera stessa, nonché sulla trasgressione della legge di polizia mineraria, ed il continuo pericolo che minaccia la vita dei minatori.
SINDACATO MINATORI COMUNALE
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È bene toner conto innanzi tutto, che nella piena efficienza della miniera (febbraio 1948) erano impiegati 3.643 unità; con mezzi coercitivi e illegali adottati dalla Montecatini, si iniziò la smobilitazione ed arrivati nel mese di dicembre 1951, le maestranze erano ridotte ad un numero di 2.020 unità. Durante gli anni 1952, applicando un nuovo metodo di coltivazione non adeguato alla caratteristica tecnica della miniera, si venne ad eliminare i seguenti cantieri, con lo sperpero di un'enorme quantità di materiale e attrezzi di lavoro, e l'imprigionamento di migliaia di tonnellate di carbone.
Al divelló 125, pozzo Costantino, la compagnia n. 8 stata chiusa con un tappo, imprigionando diverse tonnellate di carbone e tutto l'armamento in ferro.,
Compagnia 74, chiusa con tappi e vi é rimasto, dati tecnici, il carbone che poteva dare lavoro per 5 mesi a 12 operai, un vagoncino, una cavala, un motore per tavella a scossa, tutti gli arnesi di lavoro, le rotaie di ferro, tutto l'armamento in ferro, ed un urgano Pomrini.
Compagnia 75, imprigionando un vagoncino, le rotaie ove scorre i'l vagoncino, tutti gli arnesi di lavoro e tutto l'armalmento im ferro.
Al divello 154-125
Compagnia 2.1 chiusa con tappi dove da calcoli di tecnici competenti, vi é la possibilità .di lavoro per 126 operai per un periodo di circa 6 mesi. Pozzo n. 2 livello 110
Compagnia n. 4 chiusa con tappo ove vi sono rimasti chiusi centinaia di tonnellate, di carbone, e tutto l'armamento .im ferro.
Questi sono i cantieri chiusi di maggior rilievo, senza contare l'e altre decine chiusi per esaurimento nell'anno 1952.
Conseguentemente, attraverso piani ben prestabiliti si licenzia altre centinaia di lavoratori, arrivando nel dicembre 1952 con soli 1.700 unità lavorative nella miniera.
Evidentemente quest'azione continua nel susseguirsi del 1953, dove per l'assoluta incapacità tecnica della Direzione locale, spesso in contrasto con i subordinati tecnici che operano nella miniera, si vuole insistere nella condizione dei lavori dimostrata inefficente e dannosa al buon andamento della miniera, od allora si è dovuta riscontrare la chiusura di altri cantieri qui sotto elencati, con la diminuzione del personale che attualmente consiste nel!l'impie-go di 1.420 unità. Infatti nel corso degli ultimi mesi, altri importanti cantieri di lavoro si sono chiusi, ed ultimamente, precisamente il giorno 30-31 luglio si chiudevano i lavori delle compagnie 25-59-51 lasciando imprigionato una quantità enorme di carbone.
In procinto di chiudere sono i cantieri dove lavorano le compagnie 20 e 70 ed anche queste sono in piena coltivazione.
Si sa inoltre che mentre si sano chiusi tutti i succitati cantieri di lavoro, nessun provvedimento viene preso dalla Società per la preparazione di nuovi
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cantieri onde assicurare la continuità del lavoro defile maestranze attuallnente occupate.
Di fronte a questa realtà di fatto, i (lavoratori si domandano se questa è un piano prestabilito dalla Soc. Montecatini con l'incondizionato appoggio di chi dovrebbe impedirlo; é esclusivamente arbitrio della Montecatini, oppure incapacità tecnica della Direzione della Miniera?
In quest'ultimo caso perché non si applica da parte degli Uffici competenti l'art. 16 della legge„ di polizia mineraria?
È indubbio che questa politica di smobilitazione graduale e di male conduzione tecnica della miniera, si ripercuote nel campo infortunistico che in questi ultimi anni, in special modo negli uiltihn tmesi, gli infortuni sano saliti a una percentuale paurosa fino a diventare un problema scottante e permanente che ogni giorno minaccia la vita del minatore.
Basta riportarsi agli infortuni verificatisi nel 1952, che sono stati pari a n. 600 gravi, can una percentuale di aumento, rispetto agli anni precedenti del 42,8 %, ed a si 2400 infortuni leggeri con una percentuale di aumento del 33,33%.
In questi ultimi mesi il numera degli infortuni 'gravi è notevolmente aumentato, proprio in virtù del conpleto disinteressamento da parte della Direzione locale, nell'incolumità del personale, infrangendo nella sua totalità la legge di polizia mineraria.
infatti la dimostrazione più esatta si pub avere riferendosi al mese di luglio u. s. nel quale sono accaduti un numero rilevanti di infortuni, e fra questi alcuni gravissimi con piena responsabilità della Direzione Montecatini, ed ecco i :dati :il giorno 5 luglio l'operaio Nelli Guido venne colto da sfiati di ossido carbonico, mentre era intento ad impedire il divamparsi di un fuoco perché sprovvisto o non sufficientelmente fornito di mezzi di protezione, come dall'art. 38 della legge di polizia mineraria; é finito al manicomio. Il giorno 15 dello stesso mese gli operai Pallini Giovanni e Bianciardi Aroldo, rimanevano infortunati gravi, specie questo ultimo per lo scoppio di griso:u per negligenza tecnica, essendo adibiti in un 'lavoro a sfondo cieco con scarsissima ventilazione artificiale in contrasto con l'art. 27 della sutm-menzionata 'legge che asserisce che tutti 'i lavoratori sotterranei devono essere convenientemente ventilati.
Il 29 luglio l'operaio Corbelli Gennaro, lavorante nella compagnia 58, veniva colto da sfiato di ossido di carbonio, e mentre era intento a scendere le scale del fornello perdeva le proprie forze e precipitava nel vuoto. Questo lavoro era stato 10 giorni prima denunciato pericoloso dalla commissione interna alla direzione della Montecatini e dalle Organizzazioni Sindacali della C. G. I. L. e U.I. L. al Distretto Minerario, in quanto si trattava di un fornello di circa 30 metri senza alcun palchetto di protezione, contra- stante con l'art. 10 della suddetta legge.
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Questo é quanto é accaduto nell'ultimo mese, con gravi responsabilità della Direzione della Montecatini e che deve ,preoccupare gli Enti interessati per un immediato intervento, onde eliminare queste infrazioni della legge e garantire l'incolumità del personale mediante una migliore conduzione tecnica della miniera, nuovo metodo di coltivazione ed abolizione dei franamenti, l'abolizione dei cantieri di produzione a sfondo cieco, con scarsa e addirittura insufficiente ventilazione artificiale contrastante con l'art. 27 della flagge, tanto più perché valila totalità di questi cantieri si riscontra la presenza di gas esplodente, l'applicazione d&Wart. 28 per rendere indipendente la ventilazione di ogni cantiere, mentre attualmente con una sola ventola respirante, in molti casi, il riflusso di .altri lavori, si fornisce l'aria a 3 compagnie, la riparazione e l'allargamento delle gallerie di transito come dall'art. 1° parte 3a della Legge, mentre attualmente la possibilità di salvarsi in caso della fuga di un vagoncino, ma addirittura in alcune di queste sono costretti a passare carponi.
L'applicazione dell'art. 10 parte la che ammette i pozzi, le gallerie e gli scavi in genere, debbono essere solidamente armati o rivestiti quanto la natura della roccia 110 richieda.
Il rispetto dell'art. 35 dove ammette che nella miniera o cave sotterranee nessun lavoro di scavo, armature, riernipíhnenti ecc. potrà mai essere affidato ad un solo operaio, ma ce ne vorranno sempre due almeno, mentre la Soc. Montecatini di questo non ne tiene conto ed in molti casi agli operai viene imposto di lavorare isolati.
Ed in più l'applicazione ddlll'art. 41 che asserisce che tutte le disposizioni preventive degli infortuni contenuti nelle leggi e nei regolamenti generali e speciali, dovrà essere approvato e controfirmato da` ff Ingegnere delle miniere del Distretto Minerario, e rimane quindi affisso nei locali frequentasi dagli operai.
Questa é la situazione della Miniera di Ribolla, resa precaria dal metodo di coltivazione, per insufficienza di capacità tecnica da parte della Direzione, queste sono le disagiate condizioni in oui gili operai sono costretti a lavorare sotto 40 gradi di calore, e minacciati ad ogni istante dal pericolo dell'infortunio e della morte che in agguato li attende nei cantieri malsani della miniera.
Di fronte a questa situazione ed alle aperte violazioni della Legge, richiamiamo l'attenzione delle Autorità, iddllVIspettorato del lavoro e 'in special modo del Distretto Minerario perché si interponga presso la Soc. Montecatini affinché siano rispettate le Leggi vigenti di polizia mineraria, e si garantisca la continuità della miniera, con nuovi criteri tecnici, produttivi, salvaguardando l'incolumità del personale ed incrementando 1'occupazione di mano d'opera per il bene dell'economia provinciale e nazionale a beneficio della nazione e di tutto il popolo.
p/la Segreteria: BEM DUILIO
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CORPO DELLE MINIERE
DISTRETTO DI GROSSETO
Prot. n. 3999 Grosseto, 29 Ottobre 1953
Oggetto: La situazione della miniera
di Ribolla e la sicurezza nelle miniere.
A S, E. Il Prefetto della provincia di Grosseto
ep.c.
Al Ministero dell'Industria e del Commercio
Direzione Generale delle Miniere
Ispettorato Tecnico - Roma.
All'U~zcio Provinciale del Lavoro - Grosseto
All'Associazione degli Industriali e Grosseto
Alla Camera Sindacale Provinciale (U. I. L.) - Grosseto
All'Unione Sindacale Provinciale (C.S.I.L.) - Grosseto
Alla F.I.L.I.E. - Federazione Provinciale - Grosseto
Al Sindaco del Comune di Roccastrada
Al Sindacato minatori aderente alla C.G.I.L. - Ribolla
Con riferimento allarichiesta delll'Erc. Vostra e al recente interessamento di organi sindacali e della stampa relativamente alla situazione nella Miniera di Ribolla e alla sicurezza nelle miniere della Provincia, lo scrivente si pregia di fornire le seguenti notizie.
MINIERA DI RIBOLLA
La produzione e la mano d'opera. — 11 rendimento delle miniere di lignite e di carbone di tutto il mondo si avvicina alla tonnellata/.uomo/gior-no o la supera anche sensibilmente.
Infatti dalle riviste e libri reperibili in questo ufficio si ricavano i dati della tabella seguente.
Rendimento in Kg : uomo giorno
u ti U. S. A.
Anni Ribolla Sarre ,° '' Paesi -
o Bassi . Antracite
-
w
Carb. Bit.
U Lignite
1945 179 733 755 617 1020 2790 5780
1946 229 834 601 939 1050 2840 6300
1947 264 868 597 1120 1090 2780 6420
1948 293 764 618 1326 1130 2810 6260
1949 322 845 711 1047 - 1180 2870 6430
1950 342 960 779 1426 1210 2830 6770
1951 314 1043 858 1420 1230 2970 7040
1952 441 1037 906 — 1210 — —
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Risulta che dei paesi stranieri citati nella tabella stessa solo nelle mi-. niere di combustibili francesi si ha un rendimento inferiore ai 1000 Kg./uo-mo/giorno per arrivare sino alla gigantesca cifra di oltre 7000 Kg./uomo/ giorno nelle miniere di lignite U.S.A.
Di fronte a questa situazione, al principio del 1952 la produzione di Ribolla era di circa 300 Kg./uomo/giorno, vale a dire che su una tonnellata gravava l'Importo di 3,3 giornate di manodopera, ossia una sornima già da sola superiore ad prezzo idi vendita della (lignite.
La Soc. Montecatini prospettò allo scrivente all'inizio del 1952 la situazione e chiese di essere autorizzata ad esperimentare un nuovo metodo di coltivazione che avrebbe dovuto permettere di aumentare i'l rendimento e di diminuire le spese in modo di raggiungere per lo meno l'obbiettivo di una minore perdita dell'esercizio. Si trattava di un metodo per cantieri a fondo cieco e franamento del tetto, già sanzionato da una gigantesca applicazione in• Francia nella miniera di Montrambert con lavori profondi m. 700 e stranamente analoga a quella di Ribolla, quanto alla irregolarità del giacimento, a grandezza delle spinte dei terreni ed incendiabilità del carbone. Lo scrivente autorizzò l'esperimento imponendo misure ancor più restrittive di quelle dettate dalCorpo delle Miniere di Francia, tranquillo per la sicurezza del nuovo sistema e convinto di contribuire al mantenimento in vita della miniera. Naturalimente durante l'esperimento di applicazione, che si considera ancora in atto (due anni non si considerano in genere sufficienti per mettere a punto un nuovo metodo di coltivazione in una miniera) c'è stato bisogno di qualche adattamento e si è manifestato qualche inconveniente che è stato subito eliminato o è in corso di eliminazione (per gli incendi) ma in complesso d'esperimento è riuscito e, senza nessun inconveniente per la sicurezza (si tornerà su questo argomento più avanti) si è potuto portare la produzione a 441 Kg./uomo/giorno nel 1952 e 545 Kg. nel 1953 (media dei primi 9 mesi).
I'l miglioramento è stato in parte dovuto all'abolizione dei servizi delle ripiene (cava esterna, trasporto in sotterraneo e messa in opera, manutenzione delle gallerie di testa) in parte alle caratteristiche del nuovo metodo e un poco infine all'alleggerimento di personale esuberante all'esterno.
Id miglioramento è stato modesto e il rendimento idi Ribolla é ancora basso (non solo rispetto a quello delle miniere straniere ma anche a quello delle analoghe del Distretto) pero ha permesso da continuazione del lavoro. Lo sforzo fisico del singolo operaio è rimasto lo stesso.
È stato scritto che il nuovo metodo di coltivazione è contrario alla legge perché a fondo cieco ed irrazionale in una miniera di carbone ,perché a franamento.
La difficoltà del fondo cieco è facilmente superata con una sufficiente ventilazione forzata; quanto ad franamento non solo esso é usato in altre
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miniere di carbone italiano (si cita ad esempio il Valdarno) ma ha larga diffusione all'estero.
Un dato in proposito è quello relativo alle miniere di combustibili fossili francesi per il 1951 (dato più recente disponibile) nelle quali viene estratto 11 30,1 % dol carbone con metodi a ripiena completa, il 9,7 % con metodi a ripiena parziale, il 52,6 % con franamento del tetto e il 7,6 % per pilastri
abbandonati ecc. -
Ventilazione. — Si é accusato in più occasioni la direzione della miniera di avere alcuni cantieri a ventilazione non indipendente e si è scritto che in tal modo si contravviene falPart. 28 del regolamento di Polizia mineraria 1907, n. 152. Neo riprodurre l'articolo che suona: «Nel'le miniere con sviluppo di gas infiammabile od esplodente ed in quelle ove il minerale è soggetto ad incendiarsi, debbono adottarsi tutte k disposizioni necessarie a rendere, per quanto è possibile, indipendente la ventilazione di ogni singolo cantiere », anche nei giornali è stato omesso l'inciso « per quanto è possibile » con ,ii quale la presunta infrazione cade. Infatti la prevista eventuale impossibilità non deve intendersi dal punto di vista tecnico (perché tecnicamente è sempre possibile creare 'un circuito indipendente per ogni cantiere) ma solo dal punto di vista economico, e Ribolla, miniera passiva, non può essere gravata ditte lo strettalmente necessario compatibile con la sicurezza. Del resto l'inconveniente, the si è presentato in alcuni cantieri nelle zone vecchie di coltivazione (es. zona di coltivazione dell massiccio di protezione .del pozzo n. 7 e zone contigue) ove cantieri del tipo nuovo a fondo cieco si sono inseriti fra la zona di coltivazione ripiena per lo spoglio dei pilastri, sparirà nel prossimo futuro nedle zone nuove.
Infatti per es. sono stati creati con ventilazione indipendente i cantieri 71, 72, 73, 74, della zona del divello 225 e così, nasceranno gli altri cantieri, salvo qualche eventuale difficoltà per ora non prevedibile.
È doveroso far rilevare che i tracciamenti per la ventilazione indipendente sono stati iniziati mesi prima che fosse stata segnalata la presunta infrazione.
Incendi. — Il carbone di Ribolla, ricco di materie volatili e con presenza di pirite sotto forma di sottili placcature, è facilmente incendia-bile e la situazione (già pesante da questo punto di vista) minaccia di diventare ancora peggiore nel prossimo futuro perché nella parte sud del giacimento, dove si indirizzano i nuovi lavori, la lignite è particolarmente ricca di pirite e di materie volatili. Si sono avuti infatti incendi anche in semplici gallerie idi tracciamento nel vergine che avanzavano a tre turni giornalieri e si citano i seguenti es.: tutti della zona sud, Camorra: discenderia 31; traversa 14; traversa 10; (con due fuochi) rimonta 12; rimonta 13; due fuochi nelle due rimonte 19; ecc.
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Non si .pub fare addebito di questa situazione alla direzione della miniera, la quale continua a fare esperimenti per trovare il modo migliore per combattere gli incendi ohe si manifestano, ed è noto a tutti coloro che hanno lavorato in passato a Ribolla ohe la situazione attuale per i fuochi è migliore di quanto non fosse anni addietro.
Temperatura nei cantieri. — È stato scritto che la temperatura nei cantieri di Ribolla raggiunge i 42°. Questa temperatura è stata effettivamente raggiunta nell'ultimo tracciamento verso sud, n, 31, al pozzo Camorra, nel mese di Luglio u. s. Non avendo modo di ridurre l'inconveniente la dire zione fece sospendere il tracciamento ed iniziare una galleria che lo raggiungerà e formerà un nuovo circuito di ventilazione per effetto del quale la temperatura in tutta la zona sarà sensibilmente ridotta. Per il resto la temperatura media estiva dei cantieri è quella di 32° - 35° con qualche punta di 37°. Queste cifre sono state ricavate dallo scrivente consultando in miniera il registro temperature, le cifre del quale sono determinate in contrad-ditorio tra i rappresentanti della direzione e gli operai interessati per la liquidazione del premio per la temperatura.
Anche i1 problema delle temperature, più volte agitato recentemente, è previsto nel contratto nazionale di lavoro per gli operai addetti all'industria mineraria e l'ultimo accordountervenuto in proposito per Ribolla fra i rappresentanti degli industriali e i sindacati operai è quello del 17 Luglio 1951. In detto accordo sono stati stabiliti i premi per le temperature grado per grado dal 29° a 37°, nonché oltre i 37° ed è stata inoltre prevista una maggiorazione speciale per i lavori eseguiti in condizione di particolare disagio tra cui è compreso lo spegnimento degli incendi.
Preparazioni. — Si è asserito in più occasioni che le preparazioni a Ribolla sarebbero insufficienti a mantenere per il futuro l'attuale ritmo di produzione. Dopo quanto si è detto per gli incendi che si sviluppano anche in gallerie nel vergine e aggiungendo che forti pressioni interessano le gallerie di Ribolla, è facile rendersi conto del fatto che, anche volendolo non si potrebbero tracciare delle gallerie di preparazione con forte precedenza sull'apertura dei cantieri.
Tenuto conto di quanto sopra si considera soddisfacente l'entità dei tracciamenti eseguiti nei primi nove mesi del corrente anno (m. 1326 in carbone, m. 1701 in sterile nonché assaggi con m. 1395 di sondaggi interni) secondo un programma approvato da questo Ufficio e dal superiore Ministero.
Chiusura dei cantieri. — I focolai di incendio che si sviluppano obbligano :a chiudere continuamente dei cantieri creando un tappo stagno nel fornello di ingresso. Per mancanza di aria, o con iniezioni di fango o di cemento il fuoco vien spento e allora il cantiere viene riaperto e il lavoro proseguito. Un solo cantiere, quello della compagnia 80-75 della zona Costan-
tino, incendiato nell'estate del 1952, riaperto nel gennaio 1953 e incendiatosi di nuovo quasi subito, è stato definitivamente chiuso abbandonando in esso due passate. per circa 1200 tonnellate di lignite.
Tutti gli altri sono stati proseguiti fino in fondo, quindi non risponde a verità l'asserzione che a Ribolla si chiudono i cantieri per incendi senza aprirne dei nuovi, come dimostra del resto il fatto che la produzione mende si mantiene costante. Il materiale di cantiere viene parzialmente ricuperato prima della chiusura (per quel che è possibile senza compromettere la sicurezza e senza fare perdere tempo the favorirebbe l'estendersi del fuoco) e per il resto viene recuperato alla ripresa. Anche per questo argomento è doveroso fare osservare che gli incendi e la chiusura di cantieri sono un mal-comune alle miniere di carbone di tutto il mondo e così sono frequenti le perdite di quantitativi ingenti di carbone. In Francia, per esempio, nel 1951, sono state compromesse nella chiusura di cantieri incendiati tonnellate 207.050 di carbone (si cita l'ultimo dato reperibile nelle• statistiche). Dinanzi a questa cifra e pur considerando che una parte di detto tonnellaggio sarà probabilmente stata recuperata in seguito si riduce alle sue reali modeste proporzioni ill tonnellaggio perduto a Ribolla, quantitativo che corrisponde alla produzione di due soli giorni delllla miniera.
Smobilitazione delle miniere. — Alla fine dell'ultima guerra mondiale la miniera di Ribolla era rimasta l'unica dell gruppo Montecatini-Maremma in piena attività perché i suoi impianti erano usciti quasi indenni all passaggio del fronte. Fu allora che per non disperdere mano d'opera specializzata e per lenire la disoccupazione, la Soc. Montecatini fece affluire operai a Ri• bolla dalle altre miniere del gruppo ed anche dalla miniera di Grottaôalda (Sicili a) della stessa Società. Per questo le maestranze di Ribolla hanno raggiunto i1 massimo di circa 3500 unità nel 1947. Già nel '48 pero comincio la flessione del personale sia per il ritorno di molte unità alide miniere di provenienza sia per necessario adeguamento alle minori possibilità di vendita della lignite, entrata in crisi nel 1948, sempre meno richiesta per la concorrenza del carbone estero e per la trasformazione a nafta di molti impianti che usavano lignite.
La sicurezza nelle miniere della Maremma. — L'industria mineraria è quella che in tutto .il mondo presenta 'gli indici di frequenza e di gravità fra i più alti di tutte le industrie. È quindi facile prevedere che vi saranno infortuni ed altrettanto facile è atteggiarsi a censori dopo che un infortunio è avvenuto, dicendo che do si era previsto e segnalato alle autorità competenti. +I1 persistere degli infortuni nelle miniere di tutto il mondo malgrado gli sforzi per combatterli, sta a dimostrare la ineluttabilità del fenomeno e di questo fanno fede gli indici riportati nella tabella seguente; pure essi estratti da libri e riviste reperibili in questo ufficio.
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Numero dei morti ogni 3.000.000 di giornate lavorative:
Totale miniere provincia di Totale Francia Sarre Paesi Bassi Inghilterra U. S. A.
Grosseto Italia tutte 0 Miniere co Miniere
le miniere ïn di carbone öo di carbone
Anni Miniere Miniere Tot. minie- re escluso .▪ ~ sferro e carb. miniere di carbone Miniere di antracite Min di car-I bone bitu-
di ferro di carbone w min. e lig.
e lignite
1946 3,3 16,7 15,7
1947 11,5 16,5 20 14 9,2 11,4 9,5 10,1 27,6 30,4
1948 4,6 9,6 17 11,4 11,7 14,9 4,5 7,5 22,1 29,2
1949 6,1 13,5 17,5 8,3 6,2 9 3,6 7,5 20,5 22,2
1950 10,0 13,8 19,2 10,9 11,0 10,2 4,4 8,1 17,9 22,2
1951 6,3 - 21,7 9,1 10,9 7,8 5,3 7,9 22,4 25,9
1952 3,1 - 24,6 9,1 14,8 12,7 - - - -
Si deve con vera gioia constatare la soddisfacente situazione della Italia rispetto a quella dei principali paesi minerari del mondo e la lusinghiera situazione dalia provincia di Grosseto rispetto alle medie italiane. L'annc corrente stato purtroppo finora particolarmente sfavorevole, per i molti infortuni che si sono dovuti registrare, ma è da sperare che si tratti di un anno eccezionale, analogamente a quanto si é avuto nel 1950 e nel 1947.
Con questo si ritiene di poter affermare che si é fatto il possibile da parte delle direzionidelle miniere e di questo ufficio per contenere il fenomeno infortunistico, e si è lieti di comunicare che, nel piano di lotta contrc gli infortuni, la società Montecatini ha istituito un ufficio sicurezza di gruppo, diretto da un ingegnere coadiuvato da periti minerari dislocati in ogni miniera. È lecito sperare risultati brillanti, che peró potranno essere sensibili solo a scadenza di almeno run armo o due.
A proposito della sicurezza del metodo di coltivazione di Ribolla, malgrado le maestranze non fossero (meno poche unità) abituate con metodi a franamento del tetto e malgrado altre innovazioni siano state introdotte in miniera fra cui quella molto importante dille armature metalliche, in due amni non si é dovuto registrare nessun infortunio mortale e solo pochi con degenza superiore ai 30 giorni. L'infortunio mortale di oui é stato vittima ii giorno 12 settembre u. ,s. l'operaio Pisani Ersnanno deceduto sotto una frana é avvenuto in un tracciamento iniziale di cantiere, quindi praticamente in una normale galleria.
Conclusioni. - Lo scrivente ritiene di aver fornito all'E. V. elementi sufficienti per dimostrare che egli segue da vicino la vita delle miniere avendo di mira uno scopo fondamentale - la sicurezza del personale - e un altro scopo pure importante ma subordinato a1 precedente - la razionale
I MINATORI MAREMMANI 29
coltivazione dei giacimenti — sempre nel rispetto delle leggi vigenti. Si augura che l'E. V. ritenga soddisfacenti i risultati raggiunti e assicura che saranno intensificati gli sforzi per garantire al massimo la vita dei lavoratori, facendo presente che nelle miniere l'imponderabile ha sempre costituito e costituirà, purtroppo, un fattore che non pub essere trascurato.
L'INGEGNERE CAPO Tullio Seguiti
SINDACATO COMUNALE MINATORI
RIBOLLA Ribolla 18-11-1953
Al Distretto Minerario di Grosseto
e p. c.
Al Ministero Industria e Commercio
Direzione Generale delle Miniere
Ispettorato tecnico - Roma
Al Sig. Prefetto della Provincia - Grosseto
All'Ufficio Provinciale Lavoro - Grosseto
All'Associazione Industriali Grosseto
Alla U. I. L. - Grosseto
Alla C. I. S. L. - Grosseto
Al Sindaco del Comune di Roccastrada
Ci sentiamo, da parte nostra, in dovere di rispondere e chiarire le errate affermazioni fatte da Codesto Distretto Minerario, nel documento inviato al Signor Prefetto, ad altri uffici ed a noi per conoscenza, riguardante la situazione nella miniera di Ribolla. Questo perché riteniamo che quanto andremo ad esporre, possa rendere chiara visione agli organi a cui la presente diretta e soprattutto a Codesto distretto, di come realmente stanno le cose ndlla miniera di Ribolla.
La produzione e la mano d'opera. — La produzione nella miniera di Ribolla nel 1942-1951:
1942 1951 Di$erenza
Dipendenti in forza . 1.700 2.020 + 320
Media presenze giornaliere 1.450 1.620 + 170
Rendimento coltivazione Kg. 1.200 1.900 + 700
Rendimento globale miniera . Kg. 550 420 —130
Produzione mensile . . T. 19.000 16.000 — 3.000
Operai addetti preparazione nuovi n. 200 90 —130
cantieri .
30 LUCIANO BIANCIARDI - CARLO CAS SOLA
Quanto sopra dimostra che rispetto ad 1942, il rendimento globale da 550 Kg. è sceso nel 1951 a 420 Kg. Per contro, ill rendimento di coltivazione, che nel 1942 era di 1.200 Kg. nel 1951 è salito a Kg. 1.900.:
Qui sorge spontanea la domanda: perché mentre il rendimento individuale di coltivazione è aumentato rispetto al 1942 di Kg. 700 a uolmo, il rendihnento globale è diminuito?
La risposta è semplice come lo dimostrano i dati suddetti. 11 personale addetto ai fronti di abbattimento era nel 1942 del 46 %, mentre nel 1951 era del 24 %; se invece ci fossero stati cantieri sufficienti per poter mettere i1 35 % del personale alla coltivazione il rendimento globale di 550 Kg. nel 1942 sarebbe salito a 665 nel 1951.
Analoga situazione rimane nell mese di luglio 1953:
Dipendenti in forza . n. 1.414
Media presenze giornaliere n. 1.050
Rendimento coltivazione ▪ Kg. 2.008
Rendilmento globale miniera• . » 535
Produzione mensile• T. 13.500
Operai addetti fronti abbatt.. 20%
Operai addetti alla preparazione nuovi cantieri n. 20
Ciò dimostra in primo luogo che non è vero che i lavoratori non rendono, poiché .il loro rendimento è quasi raddoppiato rispetto al 1942, mentre le condizioni di lavoro sono enormemente peggiorate. Basti considerare che nel 1942 la temperatura media nelle coltivazioni era di 24-25 gradi, mentre oggi si aggira sui 36-37 gradi. È facile quindi, a chiunque abbia un minimo di conoscenza del lavoro della miniera, comprendere a quale estenuante fatica i minatori siano sottoposti.
E dimostrato altresì che l'aumento della produzione e di conseguenza la diminuzione del costo si pub avere, non con il nuovo sistema di coltivazione a franamento, ma bensì con l'apertura di nuovi cantieri ed il conseguente aumento del personale ai fronti di abbattimento.
È da osservare infine che il vostro riferimento del rendimento della miniera di Ribolla a quello di miniere estere, non ha nessun fondamento logico perché non tiene 'conto nè degli elementi esposti, né di altri, quali le caratteristiche .del giaciinento, da quantità e la qualità di meccanizzazione e di attrezzatura. Si consideri ad esempio che rendimenti di 7.000 Kg. uomo-giorno si ottengono negli USA nelle miniere a cielo aperto dove la estrazione si effettua con draghe.
Ventilazione. — Si asserisce nel documento che, se a Ribolla esistono cantieri a fondo cieco, questa difficoltà è facilmente superata da una sufficiente ventilazione forzata, mentre non solamente in diversi cantieri, una
I MINATORI MAREMMANI 31
sola ventola deve fornire aria a più compagnie, ma ill fatto più grave è che queste ventole nella quasi totalità risucchiano il riflusso di altri cantieri come avviene ,per esempio al livello 225 del pozzo Raffo, diramato in due gallerie dove una di queste si alimenta di aria naturale proveniente dalia rimonta staccata al' livello 260, ove in cima è situato ill cantiere dellla compagnia 21. Pertanto, solo questo ha l'aria indipendente, mentre le compagnie 20,25 e 59 bis, situate nella stessa zona, devono prendere il riflusso e cioè la 20 quello della 21, la 25 quello della 20 e 21, la 59 quello dalia 25,20 e 21 e così dicasi per le compagnie 71-72-73-74 situate nella stessa zona e, citate come esempio nel documento.
Analoga situazione esiste in diversi altri cantieri della miniera e questo non comporta solo il forte disagio ai lavoratori ma se, come è possibile, dovesse verificarsi uno scoppio di grisou in uno di questi cantieri per il collegamento d'aria come sopra decritto, ila esplosione si propagherebbe a tutti gli altri, con l'inevitabile morte degli operai che vi lavorano.
In riferimento poi all'art. 28 della (legge idi polizia mineraria 1907 n. 152, messo in risaltò nel • documento, per la frase contenuta nello stesso, « PER QUANTO È POSSIBILE », vorremmo osservare che il «QUANTO È POSSIBILE » non è riferito alle possibilità dal punto di vista economico, ma alle possibilità tecniche come tutta la legge è inspirata. Perciò, riconosciute da codesto Distretto le possibilità tecniche, non rimane che far applicare la 'legge.
Incendi. — Si dice che gli incendi nella miniera di Ribolla sono sempre esistiti in ànisura maggiore di quella attuale, imputando questo alla natura del carbone ricco di materie volatili e con presenza di pirite sotto forma di sottile placcatura. Teniamo innanzi tutto ad osservare che nella miniera di Ribolla, mai si sono avuti incendi come nel momento attuale, e che proprio per la natura •deil carbone, non pub essere adeguato il metodo di coltivazione a franamento, in quanto questo determina dei vuoti, che se pur piccoli, contribuiscono ad alimentare i fuochi.
Infatti, il franamento potrebbe essere usabile in determinati lavori, come negli spurgamenti, camere a letto ecc., ma non nelle coltivazioni entro banco, dove finita quella spianata, si deve tornare sotto con la coltivazione ed allora è comprensibile che passando sotto i vuoti rimasti sopra, già combustio-nati, prendono aria e si incendiano.
Il confronto con le miniere estere, anche in questo caso, non ha alcun fondamento logico, perché ad esempio, nelle miniere belghe, il carbone in
gran parteè situato a filare. e non a banco, pertanto il franamento è più
attuabile; in secondo luogo, il sistema di coltivazione pub essere determinato dalle caratteristiche del terreno, e dimostrazione di questo la dà, come scrit-
32 LUCIANO BIANCIARDI - CARLO CASSOLA
to nel documento inviatoci, la coltivazione nelle miniere francesi, dove il 30,1 % del carbone viene estratto con metodi a ripiena completa.
Temperatura nei cantieri. — Il modo di rilevazione della temperatura nei cantieri della miniera, come si affenma ndl documento, viene ogni giorno contrastato dagli operai, perché si misura, da parte della Direzione, davanti al tubo della ventola, senza tener conto che l'operaio per svolgere il proprio lavoro é costretto a percorrere tutto ii cantiere; malgrado però questi metodi di misurazione, la temperatura supera, quasi nella totalità dei cantieri, i 36 gradi.
Infatti, al pozzo Camorra si hanno: 38 gradi e / nella compagnia 10, 36 gradi e / nella compagnia 13, 36 gradi e / nella compagnia 12, 37 gradi e % nella compagnia 15 ecc... così si pub dire di altri cantieri della miniera.
Il'
fatto che .il contratto di lavoro e geli accordi sindacali aziendali stabiliscono i1 pagamento dell'indennità di temperatura fino a 37 gradi, non preclude che siano presi i dovuti provvedimenti per eliminarla o contenerla, eliminando in primo luogo i fondi ciechi, per il bene e la salute delle maestranze.
Preparazioni. — Basta considerare il numero di operai addetti alle grandi preparazioni per rendersi conto di come vengono eseguite. I tracciamenti accennati nel documento non rientrano nelle grandi preparazioni di nuovi cantieri, che solo per alcune centinaia di metri sono stati eseguiti, tria sono traverse di comunicazione dei vari cantieri già esistenti.
Chiusura dei cantieri. — E del tutto inconcepibile come da parte di Codesto Ufficio, si possa affermare che nella miniera di Ribolla un solo cantiere è stato chiuso, imprigionando solamente 1.200 tonn. di lignite, mentre basta riferirsi all'annata 52-53 per rendersi conto delle decine di cantieri chiusi e non riaperti, imprigionando migliaia di tonnellate di carbone, armamento in ferro, arnesi di lavoro ecc... Alcune dimostrazioni al pozzo Costantino, livello 125 la compagnia n. 8 é stata chiusa con tappo, vi sono rimaste svariate tonnellate di lignite e tutto lo armamento in ferro; la colm-pagnia 74 chiusa con tappo, rimanendovi carbone per 5 mesi circa di lavoro per 12 operai e inoltre un musco, canale e motori per tavola a scossa, tutti gli arnesi da lavoro, rotaie e armamento in ferro; la compagnia 75 chiusa con tappo lasciandoci carbone, rotaie, arnesi da lavoro e tutto l'armamento in ferro; al livello 154 sono state chiuse e non riaperte a tutt'oggi le compagnie 61-65-21-63-64; al livello 110 chiusa la compagnia n. 4; al pozzo n. 2, livello 100 chiuse de compagnie 84 e 85; al pozzo Raffo livello 225, chiuse e non riaperte le compagnie 59 e 60; al livello 260 la compagnia 51 e l'elenco potrebbe seguire ancora. In tutti questi cantieri chiusi vi è stato imprigionato carbone, armamento in ferro, arnesi da lavoro ecc...
I MINATORI MAREMMANI 33
Questi sono dati incontestabili che possono essere accertati. Pertanto, in base a quanta sopra, l'affermazione fatta nel documento di codesto distretto circa la non veridicità della denunciata chiusura dei cantieri nella miniera di Ribolla é priva di fondamento.
Smobilitazione della miniera. — Per dimostrare la smobilitazione della miniera di Ribolla, non è necessario riportarsi alle 3.600 unità lavorative esistenti nel 1947, ed ai primi mesi del 1948 quando si incomincia l'alleggerimento del personale attraverso i primi consensuali, il licenziamento degli ultrasessantenni fino ad arrivare al licenziamento dei menomati fisici; ma basta riportarsi semplicemente al dicembre 1952, quando vi erano nella miniera 1.700 dipendenti.
Da allora attraverso le pressioni, le intimidazioni, il passaggio di 32 operai alla ditta Magrini, i licenziamenti in tronco per rappresaglia, siamo arrivati alla data odierna con solamente 1.400 unità lavorative nella miniera. l'1 fatto più grave e la dimostrazione più esatta della volontà di smobilitazione, da parte della Montecatini, sono Ile decine di operai Glie ogni giorno vengono chiamati dalla Segretaeria della Direzione per costringerli ad accettare :il licenziamento con il premio consensuale, minacciandoli altrimenti di licenziatnento in tronco e con la perdita di ogni indennità, mostrando ad ogni singolo la propria cartella personale discriminatoria ove é segnalata l'attività politica o sindacale che questi svolge come libero cittadino fuori dell'orario di lavoro e gli scioperi che questi ha effettuato.
La smobilitazione, la Montecatini e codesto Distretto Minerario, attraverso il documento, la giustificano con la minore possibilità di vendita della lignite, mentre in questi giorni, degli autotreni sono costretti a tornare via a vuoto da Ribolla per la mancanza di lignite a disposizione nei piazzali.
Sicurezza nella miniera. — Non si comprende veramente perché, da parte di un organo governativo preposto al controllo e all'applicazione delle norme di prevenzione e di sicurezza nelle aniniere, si possa ritenere ineluttabile, l'infortunio in miniera, tentando di sostenere questa strana tesi con i dati sugli infortuni nelle miniere estere.
Non ci interessa qui indagare le cause degli infortuni in queste miniere, ma vedere invece quanti infortuni accadono nelle nostre miniere, perché questi accadono, se potevano e non potevano essere evitati. E passiamo ad illustrare i fatti; 600 infortuni gravi sono avvenuti nel solo anno 1952, nella miniera di Ribolla su un numero di 1.700 operai occupati, pari a 50 al mese, con un aumento del 42,8 % rispetto al 1951; 2.400 infortuni leggeri sono avvenuti nello stesso anno a Ribolla, pari a 500 al mese con un aumento del 33,33 % rispetto al 1951; l'infortunio mortale del Brizzigatti Giovanni, avvenuto nel Gennaio c. a. si sarebbe evitato se il tronco di galleria inoperoso dalla parte opposta al pozzo fosse stato sbarrato come prescrive l'art. 13
34 LUCIANO BIANCIARDI - CARLO CASSOLA
parte II della legge. Così l'infortunio grave dell'operaio Corbelli Gennaro, se si fossero presi i dovuti provvedimenti come prescrive l'art. 14 parte II della stessa legge.
Altrettanto dicasi per d'infortunio di Pallini Giovanni e Bianciardi Arol-do se fossero stati applicati gill articoli 27 e 28 della suddetta legge. Così poteva essere eliminato l'ultimo infortunio mortale se ci fosse stato sud posto e nella galleria adiacente il legname occorrente per riparare la frana, in base all'art. 14 della legge stessa.
Conclusione. — Quanto esposto dimostra:
1) ehe id giacimento di lignite di proprietà statale non viene razionalmente coltivato come potrebbe essere e che le leggi di prevenzione e di sicurezza non vengono rispettate.
II) che codesto Distretto Minerario non è sufficientemente informato, come dovrebbe essere, sulla reale situazione della miniera di Ribolla e quindi non è in grado di assolvere ai propri compiti, non sappiamo se per insufficienza di personale o per altri motivi.
I!II) che l'attuale sistema di coltivazione danneggia il giacimento e mette in pericolo la sicurezza dei lavoratori e ehe tale sistema non si giustifica con la necessità di aumentare il rendimento poiché i dati di fatto su esposti dilmostrano inequivocabilmente che quando il sistema di coltivazione era a ripiena, si aveva una maggiore produzione.
Stando così le cose, a nostro avviso, debbono essere attuati immediati provvedimenti, quali: la revisione del sistema di coltivazione, l'applicazione delle norme di sicurezza, l'apertura di nuovi cantieri e l'ampliamento delle preparazioni per poter assicurare, date le possibilità e l'utilità pubblica, la vita e lo sviluppo della miniera di Ribolla.
Saremmo lieti se a tali provvedimenti si arrivasse dopo una discussione con le organizzazioni dei lavoratori, i dirigenti dell'azienda e rappresentanti degli Uffici Governativi.
Distinti saluti.
p/la Segreteria BEn's DUILIO
 
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Testata/Serie/Edizione Nuovi Argomenti | Prima serie diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci | Edizione unica
Riferimento ISBD Nuovi argomenti : Rivista bimestrale. - N.1 (1953)-. - Roma [distribuzione Torino] : [s.n., distribuzione Einaudi], 1953-. - v. ; 23 cm (( La periodicità è variata più volte: la prima serie esce con periodicità irregolare, dal 1976 trimestrale. La prima serie si conclude con il n.69/71 (Luglio-Dicembre 1964 ma pubblicato nel marzo 1965), nel 1966 inizia la nuova serie che termina con il n.67 68 (1980), nel 1982 la terza serie che termina con il n.50 (apr. giu. 1994) ed inizia la quarta serie con il n.1 ... {Nuovi argomenti [rivista, 1953-]}+++
Data pubblicazione Anno: 1954 Mese: 5 Giorno: 1
Numero 8
Titolo KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8


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