→ modalità contenuto
modalità contesto
Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO
ANTEPRIMA MULTIMEDIALI
ALBERO INVENTARIALE
Legenda
Nodo superiore Corpus autorizzato

Nodo relativo all'oggetto istanziato

NB: le impostazioni di visualizzazione modificabili nel pannello di preferenze utente hanno determinato un albero che comprende, limitatamente alle prime 100 relazioni, esclusivamente i nodi direttamente ascendenti ed eventuali nodi discendenti più prossimi. Click su + per l'intero contenuto di un nodo.


INVENTARICATALOGHIMULTIMEDIALIANALITICITHESAURIMULTI
guida generale
CERCA

tipologia: Analitici; Id: 1472279


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte seconda: Dichiarazione sull'operato della polizia in Orgosolo [testimoni Maria Antonia Filindeu (27 anni), Maria Antonia Rubano (21 anni), Teresa Piras fu Pietro(70 anni), Giovanna Vedele di Carlo in Sini(60 anni), Maria Corbeddu di Giuseppe e di Corrias Maria (49 anni),Maria Floris in Menneas(52 anni),Giuseppina Fogu in Murgia(43 anni), Pietro Sorighe fu Giuseppe(72 anni),Giuseppe Moscau fu Andrea(45 anni,pastore),Natale Davoli fu Leopoldo(48 anni,bracciante),Luigi Garippa di Antonio Nicolò(26 anni,pastore),Emilio Monari di Carlo(19 anni,bracciante),Diego Dettori fu Cosimo(17 anni,pastore disoccupato),Luigi Mereu fu Carlo(41 anni,pastore),Gonario Carta fu Pietro(24 anni),Pasquale Catgiu di Giuseppe(18 anni,pastore),Pietro Rubano(67 anni,pastore),Pasquale Mesina di Antonio(15 anni,pastorello),Narciso Podda di Antonio(27 anni,pastore),Giovanni Cucchedda(47 anni,pastore),Giuseppe Manca(17 anni,pastore),Pasquale Pisano di Giuseppe(35 anni,pastore),Pasquale Moro(66 anni,pastore,da Aritzo),Angelo Sanna fu Carlo(16 anni,pastore),Nicola Davoli di Carmine(12 anni,pastorello)]
Responsabilità
Cagnetta, Franco+++
  autore+++    
Area della rappresentazione (voci citate di personaggi,luoghi,fonti,epoche e fatti storici,correnti di pensiero,extra)
Nome da authority file (CPF e personaggi)
Finideu, Maria Antonia+++   Titolo:testimone+++   
Rubano, Maria Antonia+++   Titolo:testimone+++   
Piras, Teresa [fu Pietro]+++   Titolo:testimone+++   
Vedele [in Sini], Giovanna [di Carlo]+++   Titolo:testimone+++   
Corbeddu, Maria [di Giuseppe]+++   Titolo:testimone+++   
Floris [in Menneas], Maria+++   Titolo:testimone+++   
Fogu [in Murgia], Maria+++   Titolo:testimone+++   
Sorighe, Pietro [fu Giuseppe]+++   Titolo:testimone+++   
Moscau, Giuseppe [fu Andrea]+++   Titolo:testimone+++   
Davoli, Natale [fu Leopoldo]+++   Titolo:testimone+++   
Garippa, Luigi [di Antonio Nicolò]+++   Titolo:testimone+++   
Monari, Emilio [di Carlo]+++   Titolo:testimone+++   
Dettori, Diego [fu Cosimo]+++   Titolo:testimone+++   
Mereu, Luigi [fu Carlo]+++   Titolo:testimone+++   
Carta, Gonario [fu Pietro]+++   Titolo:testimone+++   
Catgiu, Pasquale [di Giuseppe]+++   Titolo:testimone+++   
Rubano, Pietro+++   Titolo:testimone+++   
Mesina, Pasquale [di Antonio]+++   Titolo:testimone+++   
Podda, Narciso [di Antonio]+++   Titolo:testimone+++   
Cucchedda, Giovanni+++   Titolo:testimone+++   
Manca, Giuseppe+++   Titolo:testimone+++   
Pisano, Pasquale [di Giuseppe]+++   Titolo:testimone+++   
Moro, Pasquale+++   Titolo:testimone+++   
Sanna, Angelo [fu Carlo]+++   Titolo:testimone+++   
Davoli, Nicola [di Carmine]+++   Titolo:testimone+++   
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
DICHIARAZIONI SULL'OPERATO DELLA POLIZIA
IN ORGOSOLO
1
FILINDEU MARIA ANTONIA, di anni 27.
Sono cugina di primo grado con Pietro Tanteddu. Mia madre, Rana Teresa e la madre di Pasquale, Rana Francesca sono sorelle. Vivo sola con mia sorella. Mio padre si é risposato e vive a parte con due figlie. Mio fratello Giovanni, il solo sostegno della famiglia, lo hanno arrestato e confinato. Siamo le sole ad Orgosolo che siano rimaste di tutta la famiglia di Pasquale Tanteddu. Due povere ragazze sole, senza aiuto.
Il 1950 per la prima volta arrestano mio fratello Giovanni, di anni 29, mentre ritornava in paese con le pecore. Era rientrato appena in casa e lo arrestano. Lo accusano di essere il « cugino di Pasquale Tan-teddu ». Lo tengono un mese in cella a Nuoro. Poi alla Commissione di confino: 3 anni. Un anno glie lo hanno tolto con l'Appello. Ritorna appena, ed il 28 dicembre 1953 in paese uccidono a Demurto Francesco. Fanno una battuta i carabinieri. Mio fratello stava in campagna e lo arrestano : « Non hai fatto niente... Ma sei il cugino di Pasquale Tanteddu ». Lo portano a Nuoro, lo tengono un mese in cella. Poi alla Commissione di confino : 5 anni, ad Ustica.
PI una rovina. A noi, a me e mia sorella ci hanno rovinato. Dovevamo pagare 100 mila lire per gli avvocati e poi spese di viaggio, e pacchi. Ne abbiamo date 30- mila con i sacrifici che sappiamo, perché non ne abbiamo in piú. E intanto dobbiamo tirare avanti: i sacrifici che facciamo non li diciamo, perché la famiglia non deve avere dispiaceri in più. Siamo demoralizzate. Tutta la nostra famiglia é stata distrutta, completamente. Primo: mio fratello, poi: mia cugina Antonia, la sorella di Pasquale, di 22 anni, l'arrestano. Dove si é vista mai una cosa simile? un anno di confino. A Terraferma.
Francesco, mio cugino, incensurato, del 1929, pastore lo arrestano : 2 anni di confino. Ad Ustica.
180 FRANCO CAGNETTA
Antonio, il padre di Pasquale, del 1869, quasi paralitico, lo arrestano : 3 anni. Non si sa dove lo manderanno. È intanto in ospedale. Non si è mai vista una cosa simile.
Francesco Devaddis del 1920, fidanzato di Antonia, mia cugina, lo arrestano: 2 anni di confino. Ad Ustica.
Un altro zio, Francesco, fratello del padre di Pasquale, 60 anni lo arrestano: 2 anni di confino. E un altro cugino, Musina Giuseppe, del 1927, servo pastore sempre sotto il controllo dei proprietari, i Podda Chiolu, lo arrestano: 2 anni di confino. Ad Ustica.
Che colpa ci hanno? Il sangue! Che siamo una famiglia.
Pasquale: bandito.
Pietro: é morto.
E non basta. Tutta la roba della famiglia ridotta in cenere, distrutta. Il bestiame perduto, andato morto, venduto a forza.
La casa è chiusa. Non ci sta nessuno.
La famiglia non ha fatto niente. Per Pasquale é stata una ingiustizia, all'inizio. Lavorava, aveva le pecore. Tranquillo. Mangiava della resa delle pecore e non dava fastidio a nessuno. Ricercato lui ed il fratello Pietro, accusato non si sa da chi. E perché? 'Per non restare all'ingiustizia del confino sono spariti, sperando che durasse poco. Da allora gli hanno ammucchiato tutto quello che succede. Tutti i reati e tanti che uno solo non li pub fare.
All'inizio c'é stata una ingiustizia.
E a noi, innocenti, ci tocca di stare sotto il terrore. Non diciamo quello che soffriamo! Da qualche tempo la Giustizia non ci viene piú a cercare: non c'é piú nessuno da arrestare in famiglia.
Questo è il vero.
2
RUBANO MARIA ANTONIA, di anni 21:
u Ero la fidanzata di Pietro Tanteddu, latitante e fratello di Pasquale. Ho avuto con lui una bambina: Antonia, nata il 9 di luglio 1951. Ora Pietro è morto, latitante. E non voglio parlare di lui.
Potete immaginare quante volte la nostra casa la hanno pestata i carabinieri!
INCHIESTA SLY ORGOSOLO 181
Dal 1950, 17 settembre, data della latitanza, hanno fatto una grande battuta contro Pietro e Pasquale. Hanno perquisito, buttato tutto in aria. E basta. Dal 1° di aprile 1952, data di morte del mio fidanzato, hanno fatto 5 battute cosí grandi. In più sempre in casa, ogni giorno.
Non parlo che mio padre Antonio Pasquale Rubano é stato arrestato in Baronia. E per la morte di Pietro.
Basta. Vengono dunque il 22 di aprile 1954, e dalla sera del 21 mi mettono l'assedio per chiudermi nella casa. Alle 5 di mattino cominciano a bussare forte, nella porta. Esco e dico che ci avevo la bambina a sonno. Era ammalata. Chiedo silenzio. Il maresciallo non credeva. Viene e trova la bambina, a letto, malata. In pianto.
Basta. Mi pigliano e mi portano a Nuoro per l'arresto. Non hanno perquisito: tutte le altre volte lo avevano fatto. Mi tengono a Nuoro un mese nelle carceri ed il 20 maggio mi giudicano per il confino. Dicevano che la bambina era stata legittimata da Pasquale ora. Impostori! Dal 1949 non lo ho più visto. O, falsi giudiziari! Siccome ero fidanzata di Pietro credevano che dovevo ora essere fidanzata con Pasquale.
E dove stiamo?!
Sono loro che vogliono spingere a questo e a farci credere che i banditi sono una grande cosa.
La bambina é rimasta sola. Ero disperata. La volevano mandare in un istituto di suore. La bambina era malata. Ci avevo il certificato medico.
Qualcuno allora ci ha avuto un cuore meno duro e i due anni di confino mi sono stati cambiati in due anni di ammonizione. Sino al 20 maggio 1956.
Io e un'altra siamo le donne confinate del paese.
E quasi non si crede.
Ma meglio morte che in quel carcere. Poverette! ».
3
PIRAS TERESA fu Pietro, di anni 70:
« Sono la madre di Floris Raffaele, del 1902, già condannato a 30 anni e ora latitante dal gennaio 1953. I miei figli Francesco, del 1918, Nicolò, del 1920, e Santino, del 1925 sin dal 1950 stanno in galera
182 FRANCO CAGNETTA
in attesa di giudizio. Un altro mio figlio, Antonio, del 1908, é stato assassinato a "Coriolu" (Orgosolo) il 18 aprile 1950. Solo mio figlio Giovanni, del 1913, contadino, è libero, e regge, con me insieme, tutta la famiglia.
Saprete la storia dell'ingiusta persecuzione contro i miei figli per il sequestro del proprietario Congiu di Orotelli, che pagò venti milioni e fu ucciso lo stesso il 1949. I carabinieri avevano pensato che erano stati i miei figli. E sono venuti a cercare i soldi del sequestro in casa mia! Nella perquisizione mi hanno chiesto mille lire ed io glie le ho date,' ma ho chiesto pure di firmarle perché non fossero cambiate con falsità. Si sono rifiutati. E le mille lire non le ho più viste in casa. Hanno lasciato tutto a terra, biancheria e grano. Il 19 dicembre 1949 arrestano Raffaele e Santino, rilasciano Raffaele e il 4 gennaio 1952 arrestano Nicola. Ripigliano Raffaele. E Francesco stesso, dietro promessa dei carabinieri, si costituisce il gennaio del 1953.
Stanno in carcere e si farà giustizia : per quanto della giustizia, stando a quello che ho visto nella mia lunga vita, tante volte bisogna temere. Mio figlio Raffaele non si è ancora costituito, ma se vi racconto quello che gli é successo l'altro arresto (e lo sa tutto il paese) potete capire perché ci pensa. Il 13 di giugno 1928 — come saprete — ad Orgosolo avevano ucciso un maresciallo dei carabinieri, certo Co-lomo Antonio, con un colpo solo mentre andava a cavallo. Per ingiustizia hanno accusato proprio a quel mio figlio. Nella battuta abbattevano le porte con le spranghe, arrestavano nudi una ventina. Ed altre cose. Lo hanno arrestato.
O, che dolore, che dolore solo a raccontare! Era il 1928. C'erano certi uomini col capitano, che non si può dire che erano uomini. Lo portano alla caserma di Manemuddas. « Parla ». « Non parlo ». « Parla ». « Non ci ho che dire ». Gli prendono le unghie e glie le hanno strappate due. Da il mese di giugno a tutto il mese di ottobre, sempre lo colpivano con sacchetti di sabbia alla pancia. Magari per farlo morire. Era una tortura, povero figlio mio, un male al cuore, povero figlio. Una volta che, dopo la tortura lo avevano trascinato quasi morto, per isbaglio nella cella gli hanno lasciato un martello 'di muratore. Allora ha preso il martello e non li ha lasciati più entrare : lo volevano lasciare morto. E gli hanno dato, senza tante prove, 30 anni di galera. Adesso ha scritto pure ad un giornale. Aspetta il risultato dei fratelli. Se sarà il giusto si metterà anche lui a posto ».
INCHIESTA SU ORGOSOLO 183
4
VEDELE GIOVANNA in Sini, di Carlo, di anni 60:
« Sono la madre di Francesco Sini, condannato all'ergastolo. Altri miei due figli, Michele e Gabriele, li hanno buttati nel carcere.
Mio figlio Francesco è come se fosse morto alla famiglia. Il 1. di agosto 1948 succede in Orgosolo un omicidio ed imputano i miei figli: Gabriele, perché la innocenza sua era troppo in mostra lo hannc dovuto rilasciare. Francesco, accusato ingiustamente, si è dato a lati. tante. È uscito per questo Ordine di Questura, e allora ogni delittc che qui succedeva glielo hanno caricato. O figlio! Era sergente mag. giore, otto anni e mezzo : ha "sarvau sa Patria". Due anni prigioniera dei tedeschi. E pure Partigiano. Eroe. Ora ha la sua paga: l'ergastolo! Poi dicono che gli orgolesi debbono essere fedeli!
Durante la latitanza sempre maltrattati, sempre perquisizioni. En. traviano e si mostravano educati, ma disturbavano troppo.
A Cagliari, al nostro processo, sono venuti almeno cento testimoni a favore: non li hanno sentiti. I giornalisti non sono andati incontro a carico sì; la difesa non ha risposto: e ci ha avuto l'ergastolo. Mio povero Francesco! Da due anni e mezzo ad Oristano, sempre in cella! I soldi che si lavorano qui le donne, come schiave, tre figlie, sono per lui. Abbiamo abbandonato tutto, senza mangiare, pur di andare a vederlo. Ci hanno mandati all'elemosina.
Mio marito, il padre, di 85 anni si è paralizzato. Quando è stata condannato il figlio, il 2 di agosto, lo ha preso paralisi dorsale. E ha perso il senno. Guardatelo, a terra: tosse, dolore. Lo stanno mandando al camposanto.
Il 25 maggio, quest'anno, rientravano a Siniscola dalla Gallura gli altri miei figli, Michele e Gabriele. Per la situazione brutta del paese, da 4 anni se ne stavano lontani perché erano terrorizzati. Gabriele guardava le pecore quando gli sono saltati addosso nella campagna, Michele stava in paese a comprare caglio, e arrestano pure lui. Li accusano di una rapina che è successa chi sa dove. Hanno chiesto informazione anche ai ricchi del paese c le hanno avute buone: due ragazzi onesti.
Sono già da un mese alla prigione. Il bestiame quasi abbandonato, a chi lo vuole. Dovevamo mandare un fratello, ma ci abbiamo man-
184 FRANCO CAGNETTA
dato un manovale, intanto. Sanno tutti che sono ragazzi onesti. Li guardava uno zio di Siniscola! E i miei figli non erano piú orgolesi. Meschini! Si erario dovuti fare estranei, stranieri.
Una situazione come questa di Orgosolo non esiste in tutto il mondo. Dentro li buttano. Non gli fanno male magari: ma non si sa quando li fanno uscire. La Giustizia sta bene : siamo noi che bene non stiamo. Mandano una famiglia all'elemosina, poi fanno un inchino, fanno uscire i figli, e senza dire: scusa. Questa non è una Giustizia, è una giustizia maledetta!
Dite al Ministro che c'è un'indagine falsa qui. Va sempre peggio. Fate per bene nostro una volta tanto! C'è qui in galera tanta gente innocente! ».
5
Mi chiamo CORSEDou MARIA di Giuseppe e di Corrias Maria nata il 9 di dicembre 1905, sposa a Muscau Giuseppe, di anni 73, pastore. Ho quattro figli. Sono Ammonita! Adesso racconto le persecuzioni della mia famiglia.
Mio figlio Fedele, 25 anni, la prima volta fu cercato il 15 di febbraio 1954 dicendo che era appoggiatore di banditi solo perché vicino di casa a Tanteddu, senza che si conoscevano. Il 26 non si era presentato. Allora i carabinieri vengono e prendono un altro fratello, Giuseppe, di 20 anni. Era servo. Sono andati a prenderlo all'ovile, dal padrone. Lo portano nel paese, poi a Nuoro, e lo hanno tenuto al carcere otto giorni. « Sei fratello del latitante ». Non sapeva niente. Lo hanno rilasciato. E dopo venti giorni vengono a casa a prendere me, la madre. Vengo in casa e trovo l'avviso della Questura. « Che c'è? ». « Ti vogliono parlare ». Vado là e mi hanno preso senza una parola. Mi portano al carcere a Nuoro. Non mi hanno lasciato neppure avvisare la famiglia. È rimasta sola una mia figliuccia di tre anni. « Siete la madre del latitante » dicevano. Mi hanno tenuta 32 giorni. Poi mi hanno passata alla Commissione di confino perché non facevo la spia al mio caro figlio. Mi hanno dato due anni per ammonita.
Il giorno che mi hanno lasciato, lasciano me e prendono mio marito, il padre del ragazzo. Non si è reso. È un vecchio di 73 anni ed all'ovile ha lasciate sole 150 capre. E hanno preso pure il nostro bam-
INCHIESTA SU ORGOSOLO 185
bino, Andrea, di 13 anni. « Siete il padre e il fratello del latitante ». Poi li hanno rilasciati dopo otto giorni che era a Nuoro.
Vengono a casa lo stesso giorno e prendono mio figlio Giuseppe, un'altra volta. Il 14 marzo, mentre stava a presentarsi per il servizio militare, lo arrestano sul postale, dicendogli: « Tu sei il fratello del latitante ». Tenuto un mese lo passano alla Commissione di confino. E gli hanno dato due anni di ammonizione.
Allora il fratello Fedele, mentre era in carcere Giuseppe, si é costituito. Prendevano tutta la famiglia, piccoli e grandi. Un commissario che metteva il bollo veniva in buon umore e mi dice che prendeva tutti, anche la bambina di 3 anni. Presentato Fedele il 31 di maggio 1954 lo hanno messo ° un mese in carcere e lo hanno passato alla Commissione di confino. Due anni di confino — lo ho saputo oggi — e non sappiamo dove!
Tutti abbiamo provato che é il carcere. Per tanti viaggi a Nuoro, per tre mesi, e per il mangiare almeno ai carcerati ci abbiamo speso 100.000 e 40.000 lire all'avvocato, tutto quello che c,i avevamo, il frutto di tanti anni. E abbiamo imprestato anche. La mattina mio figlio andava all'orto ad acquare, andava al gregge: ora non pub più andare. La paga di Giuseppe è presa avanti per un anno: è come morto. Le figlie per la prima volta vanno a lavorare da dieci giorni : e ora non ci è il lavoro. Il marito é vecchio: fa tutto, troppo: si può ammalare. Sono proprio disperata: devo stare in casa, niente orto, niente pane, devo stare in casa come Ammonita. Ci ho paura dei carabinieri. I vicini non vengono a trovarmi per paura dei carabinieri. Sono una donna sola : dite se é umanità!
Ci hanno invitati a fare i confidenti se non vogliamo male. Confidenti di che? Fedele gli ha risposto: « Siamo gente onesta. Siamo più capaci di affrontare il confino, uno ad uno, tutti insieme, che a dire bugie ed infamità. Sono ingiustizie queste. Scrivetele ».
6
FLORIS MARIA in Menneas, di anni 52:
Ho due figli, Menneas Giuseppe, 1927, e Menneas Domenico, 1929. Per colpa dei carabinieri li ho come persi tutti e due. Almeno sino a che non mi sarà tolta tanta ingiustizia.
186 FRANCO CAGNETTA
Dunque, Giuseppe il 26 novembre 1953, giorno della morte dell'ingegner Capra, era in campagna in località « Costa 'e turris » a pascolare. All'alba, due ore prima di succedere il conflitto vanno i carabinieri, lo prendono e lo legano. « Perché stai qui e non te ne sei andato prima? ». « Non ne ho nessun motivo ». Esce il conflitto. Il padre stava in « Viriddi » a guidare i maiali con l'altro bambino, del 1934, Onorato. Passano i carabinieri e arrestano a tutti. Il padre ha saputo che il nostro Giuseppe era stato il primo e innocente. Li mandano a Nuoro e gli fanno fare 20 giorni. Poi lo lasciano, senza verbale. Il verbale se lo hanno fatto dopo, come piaceva a loro.
Prendono a Giuseppe: « Tu sei pregiudicato. Ci hai una condanna per tassa del carro agricolo ». « Nossignore ». « E anche un paio di binocoli abusivi ». « Non è vero! ». « Taci! ». Mettono a verbale. Giuseppe si spaventa. Vado io dal Commissario: « Per la contravvenzione si deve trattare di Menneas Giuseppe di Pietro ma la madre è Vedele Carola non Floris Maria, sottoscritta. È un suo cugino di Mamojada... ». «Beh, può essere ». «E i binocoli? ». Vado e mi metto a cercare. Il giorno dopo ritorno. « I binocoli non sono i nostri. Si tratta di Menneas Giuseppe di Nicole) non di Pietro. E di Devaddis Carola non Floris Maria, la sottoscritta. Non ci ha niente a vedere con mio figlio ». Manco intesi.
Torno al commissario e il dott. Bianco mi dice : « Oggi o domani lo avrete in casa il ragazzo. Non ha fatto niente ». Una maraviglia! In casa, alla perquisizione, gli avevano preso solo una foto e una lettera per vedere la calligrafia. Il giorno stesso fanno i verbali. « Aspettate. Non avrà niente. È di buona condotta ». Si fa la Commissione.
Che è, e non è? In verbale c'erano i binocoli. «È un errore, è un errore, state tranquilla ». Gli hanno dato 3 anni di confino ad Ustica.
È un'impostura. Si hanno dimenticato di cancellare.
Domenico lo avverte invece la pubblica sicurezza. Va alla Giustizia. Era il 28 di febbraio 1954. Due giorni prima avevano ammazzato a Buscarino, l'industriale. Va, e gli dicono: « Sei fratello di un delinquente. Ti daremo due anni di ammonizione ». Lo portano alla commissione. Qui gli danno un anno di confino. Senza nessuna colpa. Fratello di un delinquente? Chi ci aveva a dire? Hanno scaricato sulle nostre spalle, senza averci nessuna colpa. Le cose sono mal fatte ad Orgosolo, non c'è da dire che sono fatte bene. Ma deve pagarle chi non le fa?
INCHIESTA SU ORGOSOLO 187
Che succede? Menneas Giuseppe lo arrestano perché si stancano a cancellare e Menneas Domenico perché é fratello di Giuseppe. Li ho persi dal lavoro senza far male a nessuno. Io e mio marito siamo sposati da 32 anni, abitiamo ancora in casa d'affitto, non diamo lavoro a « sa Zustissia ». Appena ci hanno visto cosí subito hanno pensato a colpirci. Nessuno aveva nessun imputo.
E i danni? Senza figli. Mio marito é vecchio: maiali non ne può portare con un bambino solo di 13 anni. Una parte dei maiali si sono spersi e morti, i carabinieri non hanno voluta lasciare a nessuno. Ce ne sono morte anche di capre. E qualcuna presa. Quattro o cinque giorni sono restate sole, disperate.
Abbiamo anche una vignetta : la abbiamo lasciata senza lavorare, perché non avevamo possibilità a mettere manovali.
E le spese? Abbiamo messo avvocati e per Giuseppe ci ha preso 10.000 lire e per Domenico 6.000, e altri regali. I viaggi? Almeno trenta, qualcuno piú. 400 lire al viaggio per Nuoro andata e ritorno: una dieci e cinque mila lire. Ed anche adesso stiamo a fare i pacchi, ai figli: li abbiamo fatti il giorno 15. Sette chili per uno di formaggio e lardo. Mio marito è un uomo di sessantanove anni in campagna : a restare in campagna. C'è il bisogno. Nella casa, si può ben comprendere, non c'é nessuno a lavorare. Ci sono le due sorelle che vanno a lavorare. Anche altre due, poi, piccole. Una che porta il gozzo. Avrebbe dovuto essere ritirata, e non andare alla giornata!
Ed io, ora? Si può immaginare: la madre. Non ci passa nemmeno un giorno senza piangere due o tre volte ogni giorno. E ogni giorno fino a quando escono, capisce, fino a quando escono!
7
Focu GIUSEPPINA in Murgia, di anni 43:
Mio marito, Francesco, era il segretario della sezione del P. C. I. Il 22 aprile 1954, dalla notte, si mettono attorno alla casa e la circondano all'alba. Mio marito era malato da tre mesi, stava a terra, con una malattia del sangue. Malato al cuore. C'é la ricetta del dott. Monni.
Entrano e fanno la perquisizione. Trovano prima a mio figlio Maureddu di 15 anni: « Alzati. Tuo padre dobbiamo prenderlo e sep-
188 FRANCO CAGNETTA
pellirlo alla galera ». Dicevano che gli voleva parlare il Commissario, ma senza imputazioni. Lo prendono e lo portano subito alla caserma. Con Muscau Giuseppe e l'ex fidanzata di Tanteddu, Mariantonia Rubano. La prima cosa che gli chiedono é se è il segretario del P. C. I. « Sissignore ». Allora gli hanno detto subito : « Per questo sei appog-giatore di banditi, ricattatore, fomentatore di scioperi, disposto alla rapina, capace di uccisioni ». Mio marito é un galantuomo. Ha fatto solo il confino, e sempre per politica. Avevano paura che uscisse subito perché non ha mai fatto niente. Allora lo hanno imputato di sette carichi, una per ogni anno che era stato il segretario del partito. Quattro volte lo avevano arrestato :
1) per rapina, assolto
2) per confino, 2 anni
3) per confino, 3 anni (fatti due).
Ora al confino per due anni. Ad Ustica. La colpa è di essere comunista. E comunista io e due figli di 15 e 12 anni. Un terzo, di 1 anno, lo sari. Il danno, potete immaginarlo. Questa donna, che sono io, malata, con i bambini (uno fa il barbiere) e mio marito confinato e malato.
Il nostro « banditismo » è che vogliamo lavoro, tranquillità, e pace in paese. Chi ci ha a vedere coi banditi? Loro. Come poliziotti, carabinieri. Ma anche il confino, la miseria non ci scoraggiano. Uno ne pigliano e, ingiustamente lo condannano, dieci capiscono come stantio le cose. Lavorano per noi. Perché noi stiamo con la vera giustizia, lottiamo e lotteremo. Sparendo l'ingiustizia spariranno i delitti, il banditismo ».
8
SORIGHE PIETRO fu Giuseppe, di anni 72:
« Di tre miei figli vi racconto il calvario.
Antonio, pastore, di anni 33, il 1947 è imputato per una rapina che non ha fatto contro uno di Mamojada da un proprietario di Lanusei. Lo arrestano, lo processano e gli danno sei anni di carcere. Si fa tutti i carceri di Lanusei, Cagliari, Civitavecchia, Asinara. Rilasciato, il 26 dicembre 1953, torna in paese e se ne va in campagna. Per il solo fatto
INCHIESTA SU ORGOSOLO 189
della condanna precedente, gli dicono subito, infamemente, che é ap-poggiatore di banditi. Me lo arrestano di nuovo, senza accusa precisa: i mese di carcere a Nuoro, 1 anno di confino a Terraferma. È la prima croce.
Raimondo, pastore, di anni 23, incensurato. Aveva 21 anni la prima volta che lo prendevano perché soltanto stava in campagna — dopo il fatto del fratello — e infamemente lo accusano di appoggiatore di banditi : 3 mesi di carcere, 3 anni di confino. Faccio l'appello e riconoscono la sua innocenza : lo rimandano a casa prima del tempo. Sta in casa pochi giorni, poi se ne deve andare per lavoro in campagna. E allora lo accusano ancora, infamemente, di essere appoggiatore di banditi: 1 mese di carcere, 1 anno di confino. E la seconda croce.
Giuseppe, di anni 33, pastore. Poveretto, é un po' non fermo di mente. E un poco insulso, insomma. Un giorno sta in campagna e, il primo d'anno, lo pigliano e lo arrestano. Non gli fanno nemmeno la visita medica che ne aveva bisogno, poverino. Lo tengono 20 giorni nel carcere. È tornato nel paese come matto. E la terza croce.
Siamo al punto che non possiamo più andare in campagna a lavorare: solo per andare c'è la paura dell'arresto. Diteci quando verrà la salvezza da questa giustizia ingiusta, dai diavoli che ci opprimono ».
9
« Sentite e scrivete. Io sono GIUSEPPE MUSCAU fu Andrea, pastore, di anni 45. La mia famiglia esiste da quando é esistito il paese. Per la nostra gloria non abbiamo che un ergastolano in famiglia, un errore della giustizia.
Gli agenti di P. S. e carabinieri scappano quando mi vedono perché io voglio parlare con loro e non accettano che voglio contraddirli. Dicono che siamo ignoranti, che siamo troppo indietro e non possiamo parlare. Ma io pure ho sangue, ho sentimenti. Io pure, se un uomo moderno conduce uno sterzo ne porto cento io, cento pecore, e non tutte di volontà uguale, ubbidienti, come un motore. Io parlo qui per conto mio, ma dico quello che pensa tutto il paese. E non si dice in pubblico per paura poi di persecuzioni e di vendetta, per troppa paura.
Ad Orgosolo le cose non vanno come vanno. E non sono mai andate bene.
190 FRANCO CAGNETTA
Dal 1905 al 1927 c'era una guerra tra due parti, la « disamistade » di Orgosolo e voi stesso la avete scritta. Dal 1927 a qui questa storia è finita ed il male qui continua per omicidi, vendette, paura continua di morte. I fatti stanno come dico e tenetelo in mente. La prima causa di tutti questi mali è il modo di comportarsi di molti carabinieri e polizia.
Qui, come altrove, succedono sempre piccole cose : furti di pecore,. litigi, sequestri di proprietari. Il vero male comincia quando, per fare presto la zelante, la giustizia comincia a pagare spie ed a fare forza.
Il primo male che sta qui ad Orgosolo dal " 1927 sono le lettere anonime e confidenti di polizia. Tante volte, se c'è una antipatia ed a motivo di litigio, qui si imbucano tante lettere senza firma. E succede che uno è indicato tante volte alla polizia come malfattore, senza fare niente, e viene arrestato, ammonito, confinato, carcerato.
Anche quegli infami, per lo più pregiudicati e corrotti, che si fanno deboli e pagare dalla polizia, per una antipatia o un litigio, fanno gli infamoni, i delinquenti sotto al mantello, e uno viene arrestato, ammonito, confinato, incarcerato, senza motivo.
Ed ecco le conseguenze, non certo belle, che possono venire.
Per il motivo che si è offeso uno pensa: chi può essere stato? Certi amici direbbero : questo, quello. Io forse, se non ci penso troppo ed ho il sangue che mi bolle, prendo un fucile e ho sparato, con causa della morte.
Letterati o confidenti ce ne sono molti in paese. Molti ne hanno ammazzato, quasi tutti così. E subito si taglia.
Ecco cosa ha fatto la lettera anonima, il confidente di polizia.
Ma tante volte io non sono andato a vedere bene le cose. Ho preso un fucile e ho sparato. Soltanto un anno, due anni dopo si scopre che ho ammazzato ingiustamente. Allora viene un amico, due amici del morto, e, preso un fucile, mi vengono ad uccidere.
Queste cose ho detto molte volte a un poliziotto, a un carabiniere, a un giudice. Ma non mi hanno sentito. Il poliziotto e il carabiniere pagano. Il giudice condanna. Ci hanno la loro carriera. E mai in Orgosolo per questo si è ammazzato un carabiniere o un poliziotto, un giudice.
Non possiamo però contare su di loro, ricorrere per giustizia. Sentite e scrivete. Qui c'è troppa forza, troppa violenza per davvero. Tutto il paese vi dirà come ci pedinano, ci perquisiscono in casa, ci tormen-
1\CHIESTA SU ORGOSOLO 191
tano in campagna, ci ammoniscono per ingiustizia, ci arrestano per ingiustizia, ci confinano per ingiustizia. Il confino é come l'aria qui: si respira di giorno, e notte. Ci mettono in condizione che se uno non è anche un ladro, un assassino, perché non può stare in casa ed in campagna non può lavorare, deve scappare e si dovrebbe far bandito.
E poi si lamentano se si han preso loro il brevetto della fabbrica dei banditi!
Non parliamo allora di lettere anonime, di confidenti per la taglia. Maledetta taglia! Ci vorrebbero vedere spariti tutti, di morte in morte. Ed ora .racconto il mio corricolo di incensurato rovinato.
1) Il 1937, il 9 novembre, vengo arrestato 4 mesi per provvedimento di polizia.
2) I1 1938 mi presento e mi danno due anni di munizione, il 18 marzo.
3) Il 1940 rientro e mi chiamano alle armi. Così mi trovo rubati i maiali al mio ritorno il 1943. Ma per questo non ho fatto l'assassino.
4) Il 4 agosto 1945 vengo ripreso dalla polizia per provvedimenti di polizia.
5) E dopo mi danno due anni di confino.
6) Rientro il 1946 e mi metto alla ricerca, onesta, di maiali. Ma il 2 di luglio mi arrestano per imputazioni di omicidio, tentato omicidio e fatti gravi. Mi ho fatto le carceri di tutta la Sardegna.
7) E dopo sette mesi son rilasciato per non aver commesso il fatto.
8) Il primo di aprile di quest'anno mi succede questo fatto : Camminavo in località « Gorinnaro » con un piccolo branco di porci. Passano due macchine di polizia e, mi hanno visto, e mi investono un porcetto. Questa non era una disgrazia : effettivamente lo han voluto. Han visto l'impegno mio, Muscau Giuseppe, a salvare i miei porcetti. E allora fanno apposta per venirmi addosso di persona. Li ho scansati e mi hanno morto il mio porcetto, di venti chili. Allora sono scoppiati a ridere e, dopo questo, sono andati di corsa.
Vado al commissario di Orgosolo, dicendo lui che dovevo andare dal maresciallo, perché la macchina era dei carabinieri. E vado dal maresciallo e mi dice lui che il porcetto non si paga. « Io sono venuto da voi non per il porcetto, che ne butto qualche volta, ma per farvi sapere che cosa fate a un orgolese ». Allora, come sempre, hanno cercato di scappare per non parlarmi, come fanno sempre con me i carabinieri e i poliziotti.
192 FRANCO CAGNETTA
9) E il 20 maggio, presentatomi alla commissione di confino — mi hanno di nuovo chiamato — gli racconto questo. Ma il giudice non ha voluto sentire. E mi danno ancora due anni di munizione.
Che cosa é questo? Vogliono solo inasprire.
Se io ero fragile come altri, a quest'ora ero già nella via di boschi. Ma io sono un onesto lavoratore. Questa la mia bandiera e la mia decorazione ».
10
DAVOLI NATALE fu Leopoldo, bracciante, di anni 48:
« Per miracolo di Dio sono vivo. Hanno più paura i carabinieri che la lepre in bocca al cane. Stavo dunque facendo i primi di marzo una fornace di calce a cinquecento metri dalla località « Punzitta ». Mi ritiravo all'imbrunire. Strada facendo c'era un piccolo sentiero che costeggiava la strada principale. Mi é venuto di fare i miei bisogni. Quando ero 11, fermo e abbassato, sento dei passi che si avvicinano. Non ci ho fatto troppo caso. « Forse saranno operai » ho pensato. Tutt'a un tratto vedo scendere dei carabinieri. « Beh, questi che vogliono? ». Più di cinquanta metri non erano: non voglio esagerare. Stavo li, come si può pensare, e dall'altra parte della strada un fregio di carabiniere, un cristo armato. « Questo ha paura. Chi sa che cosa mi fa » ho pensato. E avevo, anche, una giubba di velluto troppo chiara, un buon bersaglio. Quando ho visto dietro al carabiniere tanti ani-malacci di uomini ho pensato: « Carabinieri! bisogna salutarli ». Mi alzo e a poca distanza, di sei o sette metri, dico: « Buonasera! ». A quella voce il carabiniere si gira e mi mette il mitra sul petto: «Fermo! » dice. Porco di un cane: tenevo i pantaloni nelle mani e gli ho detto: « Piú fermo di così non si può stare ». « Che state facendo? ». Beh, di qui non si discute: « A cacare », gli ho detto. « A cacare, dice, mani in alto! eri nascosto ». « Nossignore, non ero nascosto ». « E allora perché stavi 11? ». « Per la decenza, e per non sporcare la strada che mi faccio ogni giorno ». « Mani in alto, dice (ero sempre a mani in alto coi pantaloni in basso e lo strumento in faccia a loro che prendeva aria) puoi ringraziare il cielo che a quest'ora non sei morto ». «E perché? Vi debbo qualche cosa? Io vi ho detto solo buonasera. E non mi avete
INCHIESTA SU ORGOSOLO 193
neppure intimato il fermo ». « In tutti i modi — dice il carabiniere — tu puoi fare il conto che sei morto. Perché io ho tirato per ucciderti. Si é inceppato il mitra ». E me lo ha fatto vedere. Allora, porco iddio, ci siamo attaccati. « A tutti gli orgolesi può capitare così. Mi avevate ammazzato, fatto a grattuggia col mitra, buttato nelle frasche, e poi dicevate che sono i latitanti ». Se ne sono andati senza chiedere il nome. E mi hanno lasciato così, in fretta e in furia. Che portino almeno dei carabinieri seri, alti .e grossi, e non di quelle burbe che tremano solo a vedere l'ombra che caca e sono così composti che (se non piangessimo per loro) ci fanno ridere ».
11
GARIPPA LUIGI di Antonio Nicolò, pastore, dì anni 26:
« La prima decade di maggio di quest'anno 1954 scaricavo calce in paese. Appena ritornato a casa una sera, stanco, ero entrato al bar Supramonte. Entra un brigadiere: « Prendi a bere ». Lui aveva bevuto. Mi offre e continua a bere. A un tratto se ne é andato.
Esco anch'io e vado a casa. In casa mi resto con Muscau Angelino e Crisantu Giovanni. Un altro mio compagno, Floris Giuseppe, incontra il brigadiere in strada. « Dove é quello che gli ho dato da bere ». « In casa sua ». « Andiamo, andiamo a cercarlo ». Vengono in casa e chiamano: « Sei tu Garippa ? ». « Si ». Allora mi ha dato uno schiaffo. Io gli ho detto: « Scusa, brigadiere, fermo, io lo ho offeso a lei? ». Mi ha detto: « Stai zitto cretino. Sei un orgolese e così un delinquente » — la solita parola di un brigadiere — « ed io che ti ho pagato pure da bere! ». Io sono incensurato, un onesto lavoratore. E non ho mai avuto a che fare con la giustizia. Siamo andati per la strada sino alla bettola di Canavedda io sempre dicendo: « Ma scusa, lo ho offeso io? » e lui: « Stai zitto cretino. Ed io che ti ho pagato pure per bere. Sei un orgolese e così un delinquente ». Allora, sentito questo tre o quattro carabinieri mi hanno circondato sulla strada, e stavano per battermi. Me la sono vista brutta. Ma sono riuscito a scappare.
Vado in questura per denunciare il fatto e lo ho detto al commissario. Mi ha fatto. « Quel brigadiere era ubriaco. Adesso lo arrangio io ». Non gli ha fatto niente. Non ha fatto neanche il verbale ».
194 FRANCO CAGNETTA
12
MONARI EMILIO di Carlo, bracciante, di anni 19:
« Stavo lavorando in località « Nabrus-h-é » in marzo quando sono passati cinque carabinieri. All'improvviso mi hanno chiamato: « Mani in alto! ». Per arrivare fin dove stavano loro dovevo per forza saltare un muro. Mi metto a saltare e, per forza, dovevo mettere le mani suI muro, appoggiarmi. Mi hanno di nuovo gridato: « Mani in alto! » puntandomi. Stavano per sparare. Mi ho messo forte spavento. Poi mi hanno cominciato a spingere sino a casa. Mi pungevano in culo con una baionetta. Più di due ore. Dicevano che lo facevano perché non volevo lavorare. C'erano davanti alla casa manifesti comunisti che dicevano che non c'é lavoro. E ci vuole lavoro. Mi hanno detto di strapparli. Io mi ho subito rifiutato. Allora mi hanno dato calci uno dietro l'altro, preso il nome, e mi hanno detto che in paese non potevo più lavorare. Senza nessun motivo. Poi se ne sono andati. Ci avevano voglia di ridere e di scherzare ».
13
DETTORI DIEGO fu Cosimo, pastore disoccupato, di anni 17:
« Il 4 ottobre 1953 in Orgosolo da tanti giorni non trovavo lavoro: avevo fame. Trovo l'amico Crisantu Vincenzo di anni 20, nelle stesse condizioni, e andiamo a piedi sino a Fonni per fare un furto di patate in campagna di certo Casula Giovanni. Il proprietario ci deve avere visto: ci denunzia e i carabinieri vengono in località « Lullorgiu » (Orgosolo), all'ovile, dove stavo con i pastori Rubano Pietro e Rubano Luigi che, per pietà, mi davano da mangiare e mi tenevano per dormire. Ci circondano con i mitra puntati e si mettono a gridare: « Faccia a terra! ». Fanno perquisizione, gridano sempre: «Rapinatori! Vi conosciamo. Rapinatori! » e non trovano che patate. Mi mettono le catenelle e le mettono pure agli altri legandoci stretti, uno ad uno. « Dove tieni il moschetto? ». « Il moschetto? non so nemmeno come é fatto ». Dite voi, per rubare quattro patate ci vuole l'arma da fuoco? Il solo fuoco che ci vuole é per mangiare le patate.
Allora mi bastonano con pugni e con calci e ci portano a caserma,
INCHIESTA SU ORGOSOLO 195
a « Corru-e-boi ». Volevano sapere dove abbiamo fatto il furto. Rubano Pietro e Rubano Luigi si fanno una notte di arresto, innocenti. A me mi tengono da parte, e mi danno col fucile sulle mani e sui piedi. Ho confessato la mattina e, allora, mi hanno bastonato proprio forte.
A me e al mio compagno Crisantu Vincenzo ci hanno giudicati il 10 gennaio 1954 per furto di patate ci hanno condannato a due mesi di galera. I carabinieri, nel verbale, chiedevano che ci condannassero per rapina. Io non so proprio come io e il mio compagno potevamo rapinare alle patate ».
14
MEREU LUIGI fu Carlo, pastore, di anni 41:
« Che cosa é la Giustizia? Una ingiustizia. Sono un piccolo commerciante di maiali. E ce ne ho, che ce ne ho da raccontare. Mi hanno ammonito in data 28 ottobre 1952, e vi racconto come è stato e quello che poi mi sta venendo.
Mi trovavo in zona di Tempio il 5 ottobhe 1952 per comprare qualche branco di maiali, passavo stanco da Ozieri e seguiva coi maiali mio fratello Giuseppe, quando a 60 km. da dove stavo; sulla strada Pattada-Ozieri, fermano delle corriere e gli hanno fatto una rapina. Un carabiniere ed un agente in borghese fermano mio fratello e gli domandano: « Che ne sai della rapina ? ». « Niente ». « Non é vero. Sei un orgolese e per obbligo sai tutto ». Doveva sapere come quelle donne pedicure che si mettono a fare l'indovine. Basta. Non lo hanno potuto incriminare e, presto presto, lo rilasciano. Io stavo ora all'albergo: vengono a trovarmi e mi fanno le stesse domande. «Io non so nulla ». Mi prendono otto giorni nel carcere di Ozieri, mi tengono senza mangiare, mi danno lavoro con tre o quattro interrogatori al giorno; poi al carcere di Sassari quindici giorni, a riposare. Non avevo nessun precedente penale. Si informano coi telegrammi: qualche piccola contravvenzione, venti o venticinque anni fa, mancanza di custodia di bestiame. Spendo 80 mila lire all'avvocato : quello che avevo lavorato per tutta la vita. E mi danno 2 anni di ammonizione il 28 ottobre (che bella data!).
Basta. Qui comincia il fatto bello.
196 FRANCO CACNETTA
Io sono piccolo commerciante di maiali, come ho già detto: devo viaggiare per arronzare onestamente un diecimila lire con tanto lavoro. Sto ad Orgosolo ma lavoro a provincia di Sassari: qui ho il bestiame a ingrasso. Chiedo il permesso di andare là alla Questura di Orgosolo e mi dicono: « Per te comanda Sassari. Il commissario di Orgosolo ha scritto a Nuoro e il Questore ha saputo che tu dipendi da Sassari. Non possiamo fare nulla ». Scrivo a Sassari, in carta bollata — quanti soldi sudati — e mi rispondono: « Di te non ci interessa. Tu sei di Orgosolo e sono loro che ti devono guardare. Piuttosto dicano e si accusino che si sono sbagliati ». Così il giudice Masula. Chiedo a febbraio un permesso per andare a vedere i porci miei, e questi, senza commuoversi, me l'hanno rifiutato. Per questo solo ho perduto 150 mila lire, che avevo a venderli, e può giurarlo un negoziante che li acquistava, Melis Antonio di Salargios. Rifaccio la domanda in carta da bollo e me l'hanno rifiutato. Avevo una cavalla in prossimità di Sassari-Pattada, S. Nicolò, e mi hanno negato pure di andare a trovarla, ossia fare una visitina. La cavalla, soletta, se ne é andata sotto il treno, e così la ho dovuta vendere a 25 mila lire al macello, che valeva 100. Questo, tutto, perché sono Orgolese.
Ma adesso vi racconto il sequestro di porci che ho avuto ancora prima. E perché mi hanno arrestato ancora quella volta. Un giorno, il 2 aprile 1949, viene in casa un Turineso, un esattore giudiziale, e mi chiede presto presto 40 mila lire di nobile ricchezza per certi porci che, diceva lui, tenevo in terra Usidda. Io ho 41 anni e sono figlio di famiglia. « Che cosa pago? Io non tengo questi porci e non stanno scritti sul bollettino ». I porci, in vero, sono di Giuseppe, il mio fratello. 120. «Dove sta tuo fratello Giuseppe? ». «Non c'é Giuseppe in casa: sta dalle parti di Baronia. I maiali sono di Giuseppe » rispondo sempre io. Abbiamo gridato un po', e poi l'ufficiale se ne é andato. Il 3 di aprile l'ufficiale giudiziale di Orgosolo, Puligheddu, raduna 2 carabinieri e la guardia comunale Tessoni, ora uccisa. Mi chiamano in casa mentre stavo a bermi un bicchierino di vino con un compagno. mio, un certo Bassu. « Entrate, — ho detto all'uso orgolese — bevete con noi ». «Altro che bere! Noi non vogliamo entrare: vogliamo i tuoi maiali ». «I maiali non sono i miei, son di Giuseppe, il mio fratello ». « Tu sei un imbecille! ». « Imbecille sarai tu. E non lo dire in casa mia. Se volete prendetemi, ma i maiali non ci sono ». La stalla era chiusa, e non avevo neppure la chiave. Hanno pigliato a gridare e
Tessoni sfodera una pistola, a 9 colpi: « Si nun fudi stadu gai », dice. « Se non fossi a casa tua ti avrei sparato ». Sfodera la rivoltella e allora io scappo subito in caserma, a denunziarlo.
Il maresciallo voleva dare tutta la ragione a Tessoni: io contavo e non voleva sentire. Quel maresciallo (se lei lo vuole lo mette) é sempre imbriago. Andiamo in casa e Puligheddu va a chiamare il nostro sindaco — abbiamo anche un sindaco ad Orgosolo — e se lo trova in casa. Viene e: « La legge c'è » dico io per sfotterlo. « Anzi — dice — ho cercato di darmi latitante per non venire. Ma mi hanno preso ed eccomi in casa tua ».
Aprono la porta della stalla e si prendono 12 porci su 20 che ci stavano. Un carabiniere dice: «Cunzatelo a caserma! ». Non mi hanno messo i ferri e, in modo gentile, mi portano al maresciallo — quello stesso che ho detto prima. Appena mi vede, si mette a gridare: «Vai dentro, delinquente, assassino! ». Per quel che faceva sembrava im-briago o un uomo uscito di manicomio. Questo lo ho detto anche al giudice e, qui, lo posso dire.
« Io — dico — ubbidisco alla Legge ». Dentro mi chiama un ufTi-ziale : « Che cosa stavi a parlare così male e a minacciare, assassino ». « Io non sono assassino. Non ho fatto niente a nessuno ». Chiama la guardia comunale e gli dice: « Questo qui ti ha minacciato! ». « Nossignore — dice la guardia. — Siamo stati a far parole, come si fa ad Orgosolo ». « Chiedi scusa alla guardia », dice il maresciallo. « Nossignori. Questa parola non la dire) perché é venuto in casa mia e ha tirato fuori la pistola ». Chiama l'esattore Puligheddu e gli dice: « A Mereu lo perdoni? ». «Non ci ho niente da perdonare. Non ha fatto niente ». « Maresciallo, perché fa così », dico io. « Faccia il capostazione, e basta ». Il capostazione dei carabinieri, naturalmente. Come dovevo dire? «Io so tutto ad Orgosolo — dice allora il maresciallo. — Sono 4 giorni che sto ad Orgosolo e so che sei un delinquente, un assassino ». Basta. Penso di prendere il postale per Nuoro, per andare a denunziarlo, ma perché sono ammonito mi ci "vuole un permessino. Volevo andare a Nuoro, al Questore, perché ad Orgosolo la mia denuncia non partiva. Erano le 11. Me lo hanno negato.
Così finisce la prima parte del fatticino.
Verso le 11, il 3 di aprile, dicevo, appena tornato stavo in casa mia e sento che si gridava: « Mereu! Mereu! ». Stavo a dormire giá con mio fratello a terra e lui era ammalato. Ho capito che era per
198 FRANCO CAGNETTA
una vendetta, forse di chi stava in caserma. Mi sono alzato dalla cucina, dove stavo, e vado in un'altra stanza, al piano sopra. Mio fratello poveretto, che ha fatto 6 anni di militare e 22 mesi di prigionia, dormiva. Guardo da una finestra e, senza farmi vedere, ho visto i carabinieri. Con i mitra spianati. Alzo appena la testa alla finestra e vedo l'esercito intero. Ecco perché ad Orgosolo viene male: che non si viene con la buona maniera, come Giustizia vuole. Se ero un altro potevo avere il fucile e sparare, come a Orgosolo é successo e pub succedere, se si fa troppo male. Quando li ho visti armati mi levo le scarpe e, piano piano, vado ad un terzo piano. Tiro fuori il naso dalla finestra e vedo il maresciallo di prima. Erano carabinieri ma mi ho pensato che potevano anche non essere carabinieri, orgolesi travestiti. E mi poteva per vendetta fare anche un trucco il maresciallo, imputarmi innocente per qualche fatto. Ho risposto allora da quella terza stanza: « Dite chi siete! ». « Siamo carabinieri » e hanno spianato i mitra alla finestra. Io avevo paura dei carabinieri, i carabinieri avevano paura di me: chi sa che credevano! Mi hanno detto: «Iscendi! Iscendi! ». Ed io sono tornato al pianterreno, in cucina. Chiamo mio fratello che stava in terra : « Giuseppe, alzati! Io ho paura. Esci fuori e vedi chi sono. Io non so chi é venuto ». Mio fratello si leva, apre la porta e: «Mani in alto! » gli fanno. Eccolo a mani in alto e i carabinieri in casa. « Sono io Mereu Giuseppe ». E stavo anch'io in un angolo, senza scarpe. «No. Vogliamo quello ». E mi hanno detto che mi prendevano scalzo, senza scarpe. « Abbiate un poco di pazienza. Che mi metto le scarpe almeno ». « No! ». Mi prendono sei carabinieri armati e mi portano in caserma. Quando ero in caserma c'erano almeno 30, 40 carabinieri armati. Sembrava che avevano trovato quello che ammazza in Orgosolo. Ed ero io, invece. Il maresciallo mi sembrava ancora mezzo succo e al momenta di parlare non attaccava una parola. Si alza in piedi e mi dice a bocca aperta: ((Ti mangio! Ti mangio! Sei tu che hai ammazzato tutti in Orgosolo, assassino. Ho saputo tutto. Sei tu, sanguinario, criminale! ». Io gli ho risposto: «Non ho ammazzato mai a nessuno ». « La guardia Tessoni é stata morta alle 11, stamattina ». « E alle 11 io stavo a chiedervi il permesso per andare a Nuoro ». Mi hanno mandato in camera di sicurezza e mi hanno fatto vedere spuntare il giorno 4 volte. Mio fratello era andato a parlare ed a dire che stavo in casa tutto il giorno. « E noi gli diamo l'ergastolo. Ed a te pure ». « Se aveva ucciso era latitante, e non in
INCHIESTA SU ORGOSOLO 199
casa ». « Guarda che baffi grossi che ho — dice il maresciallo. — Ci ho dei baffi così grossi che ti devono fare paura ». E pugni sulla tavola. « Fate di vostra coscienza. E il giusto. Ci avete una famiglia ». E poi il 4 viene la macchina e mi porta a Nuoro, in carcere.
Il maresciallo andava a casa dell'ucciso, dalla madre: «È stato Me-reu ». « Io volevo bene a questo mio figlio. Sono morta come lui. Voglio che prendete chi ha ucciso. Ma io non voglio mettere in galera chi non lo ha ucciso, questo innocente ».
II 12 di aprile é venuto il giudice istruttore a interrogarmi. Ero dieci giorni alla cella e avevo solo un'ora e tre quarti di sole. Il giudice Garedda mi ha fatto dire tutto quello che é successo in parole, poi si mette a scrivere e a raccontare quanto ho detto. « Guardate, giudice, non fate una ingiustizia contro di me. Sono innocente! Lo sanno tutti a Orgosolo e lo ha detto la madre del Tessoni ». Il giudice mi ha detto: « Io non ti tiro in inganno » ed era serio, senza voce, non come il maresciallo che gridava, che dava in pugni. Ha letto quanto ha scritto e domandava: « Sei contento? ». « Si, sono contento ». E allora ha detto: « Pensateci su per firmare ». Era stanco e dopo un sonno poco dopo é tornato con altre due persone. « Lo volete rileggere? E se volete poi, firmate ». « No — ho detto — ho visto la vostra maniera e mi basta. Non mi ingannate certamente. E voi non siete come il maresciallo ».
Nel verbale questo aveva messo un bugia, che avevo minacciato Tessoni. «E vero che avete minacciato, durante il sequestro dei porci? ». « Nossignore » gli ho detto e dopo, ancora : « Non mi lasciate ora 2 anni in carcere prima della sentenza. Voi sapete che di Orgosolo sono piene le carceri. E si aspetta a volte un anno, due anni: innocente ». Il giudice aveva già capito che ero innocente: era troppo pratico, intelligente.
Poi é andato ad Orgosolo, ha raccolto le testimonianze, e il giorno dopo é venuta, subito, la scarcerazione. L'avvocato che mi ha difeso non mi ha preso un solo soldo: « Sei un innocente ». Ma ad Orgosolo per fatti come il mio ce ne stanno dentro con 25, 30 anni. Basta un maresciallo cattivo, che pensa : « Orgolese. E così delinquente », vendicativo.
Ed ecco quello che noi orgolesi, passiamo di ingiustizie ».
200 FRANCO CAGNETTA
15
22 maggio 1954:
« CARTA GONARIO fu Pietro di anni 24 espone quanto segue: Il giorno 22 corrente mese mi trovavo in località "Monteraso" poco distante dal paese assieme ad un vicino di casa Luppu Raimondo di Giuseppe, andati per mangiarci fave e riposarci e dare attenzione. Circa le ore 16 passava la pattuglia dei carabinieri, ci chiamavano chiedendoci documenti : gli sono stati dati documenti. Ove ci diceva : Siete Orgolesi, vi doverei sparare perché dovreste essere tutti sparati, siete tutti delinquenti. Io gli risposi che anche a Orgosolo ci sono persone oneste. A questo punto ci diceva di stare zitti esprimendosi con parole: Miserabile, stai zitto se no prendi cazzotti. Gli risposi che non c'era nessun motivo di dare pugni né cazzotti. Mi rispose che poteva far quello che li pareva a delinquenti. Io gli risposi che non ero un delinquente ma bensì un lavoratore onesto, io e tutti di famiglia, che se trovava qualche cosa che non andava -- se lo riteneva — poteva benissimo prendermi in caserma. Subito mi ha dato un pugno e mi ha buttato a terra, minacciandomi col mitra di star fermo in terra, se alzavo la testa mi sparava. Poi mi hanno fatto alzare dicendomi di andare avanti verso campagna con loro. Io temevo forte la vita. Gli ho detto: Perché in campagna? prendetemi in paese. C'è un Comando dei Carabinieri e il Commissariato di Pubblica Sicurezza. A questo punto hanno mandato in paese il mio amico dicendogli: Tu vai via, questo lo prendiamo con noi e sarà aggiustato bene bene.
Presomi un pezzo di strada mi sono fermato, sicuro della morte, e supplicando che, se volevano, di portarmi in paese. Così mi sono seduto. Mi mettono di nuovo bracci in alto, prendendomi di nuovo i documenti. Dove me li restituivano dicendomi: Vattene e sarai arrangiato lo stesso. E calci».
Carta Gonario.
16
CATGIU PASQUALE di Giuseppe, pastore, di anni 18:
« Sono uno dei pastori fermati il 26 novembre 1953 a "Meninfili" per la morte dell'ingegner Capra. A "Viriddi" dove mi trovavo solo a
INCHIESTA SU ORGOSOLO 201
guardare i porci, a un chilometro da "Meninfili", spunta, verso le 8, un battaglione di carabinieri. Mi hanno fermato subito con il mitra e subissato di parolacce : « Delinquente, figlio di una puttana, eccetera eccetera ». Presi altri pastori ci hanno legati in catene, tutti stretti: Bainzu Sebastiano, Bainzu Pietro, Silis Bachisio ed altri ancora. Da "Viriddi" ci portano sino a "Fastiddos". Dicevano i carabinieri: « Bisogna legarvi ad una gamba di un bue e trascinarvi ». Vedevano la gente del paese che da un monticello era corsa a guardare il nostro arrivo incatenato: «Vedete, vedete, la gente di Orgosolo ci ha fame. Aspetta la vostra carne ». Dicevano che davano una raffica di mitra a tutti. Bainzu Sebastiano era malato agli occhi. Un poliziotto gli ha detto che stava ridendo. « Io sono malato. Sono cosí agli occhi per disgrazia ». Allora gli ha dato due calci nel culo ed é passato da carabiniere a carabiniere con i calci nel culo. A me mi hanno arrestato e trattenuto nel carcere di Nuoro per venti giorni in cella comune. Perché minorenne mi davano una pagnotta al giorno, minestra niente. La toglievano i padroni del carcere non per darla ai figli loro, ma per finire alle mastelle dei porci. E al detenuto se si toglie la minestra, si toglie la vita ».
17
RUBANO PIETRO, pastore, di anni 67:
« Sono un altro dei pastori fermati in campagna per la morte dell'ingegner Capra. Me ne stavo con le capre, insieme a mio figlio Francesco di 22 anni ed altri pastori, all'ovile "Cogosi" che é assai distante da "Meninfili", dove avvenne la sparatoria. Due ore prima di questa arriva un gruppo di carabinieri. Erano le otto e, armati sino ai denti, ci fanno saltare l'ovile e ci mettono in fila come per fucilarci. In questo ovile c'era anche Muscau Andrea, noto Martinu che il giorno di capodanno dovevano bastonarlo a su 'unzaiddu. Io chiamo il brigadiere e,
quasi in ginocchio, gli chiedo che se ci vogliono portare via — la-
scino mio figlio o almeno qualche ragazzo a guardare le capre. Sono tutto il bene che ci abbiamo e, lasciate sole, si potevano perdere e potevano rubarci. Glielo ha detto pure Muscau e, per questo, un carabiniere gli tira un cazzotto. Ci legano tutti come chi sa che delinquenti,
202 FRANCO CAGNETTA
e il bestiame lo allontanano a colpi di calcio di moschetto e con grida e con sassi. Senza passare da Orgosolo ci trasportano a Nuoro, e, pregati in ginocchio, non mandano ad avvisare le famiglie. In casa nostra vanno solo a fare perquisizione e si prendono tre o quattro lettere e fotografie, e pure tre o quattro tazzine di caffè, che non ce l'hanno piú ritornate. Ci tengono a Nuoro, in cella, dopo 21 giorni a me mi rilasciano senza dire un'a, e mio figlio Francesco lo prendono invece, senza ragione, e lo spediscono davanti alla commissione di confino. Gli danno tre anni e ora é a Ustica: rovinato lui ed io, il padre.
Se era colpevole dovevano punire pure me, come lui. Stavamo insieme in quel momento. Perché io non ho fatto niente e lui si?
Non si deve poter stare tranquilli nella propria casa; e non si deve andare onestamente a lavorare in campagna! Così, pare, che vogliono.
E questa si chiama giustizia a terra di Orgosolo! ».
18
« Mi chiamo PASQUALE MESINA di Antonio nato ad Orgosolo il 30 di gennaio 1939 e da sei anni faccio il pastorello al Supramonte. Perché devo guardare le pecore di famiglia non sono potuto andare a scuola che due o tre mesi e non so scrivere: per questo detto quello che mi é avvenuto ad Orgosolo il 1° di gennaio 1954. Partivamo in campagna di notte verso le 5 io ed il piccolo compagno Mancone Pasquale di Santino, quando arrivati alla periferia del paese, in località su 'unzaiddu i carabinieri ci hanno subito fermato. Faceva freddo e a terra stavano tre pastori a braccia in alto e senza cappotto : Pisano Pasquale, Podda Narciso, e Castangia Graziano. I carabinieri erano tanti come le mosche e non li abbiamo contati. Subito sono venuti contro di noi e ci hanno messo a braccia in alto con i moschetti. Si sono avvicinati e ci hanno buttati tutti e due a terra. Due carabinieri ci hanno fatto levare i gambali e ci hanno visto e perquisito nelle tasche. Ci era un coltellino che mi hanno levato ed aranci e mandorle che mi hanno preso e buttati tutti via. Dopo ci hanno fatto alzare e due carabinieri con un mitra ed un moschetto hanno cominciato a bastonare me ed il mio compagno. Ci davano colpi forti sulle braccia, sulle ginocchia e dappertutto. Poi ci hanno preso e ci hanno fatto scendere in un pozzo di fango
INCHIESTA SU ORGOSOLO 203
11 vicino. Avevo un busto di pelle: me l'hanno levato e me l'hanno buttato via. C'era il ghiaccio e faceva tanto freddo! I carabinieri ridevano facendoci tutto questo. Al mio compagno Mancone hanno messo un moschetto contro al petto. Mentre stavamo nel fango ci bastonavano e gridavano continuamente. E noi stavamo terrorizzati e non potevamo dire una parola. A un certo punto sono arrivati altri cinque pastori : Andrea Muscau noto Martinu, Muggiano Francesco, Cuccu Salvatore, Cucchedda Giovanni e Menneas Pietro Maria, vecchio di 80 anni. Questo vecchio é un po' sordo ed i carabinieri gli hanno dato I'alt. Non ha sentito ed un carabiniere ha cominciato a dire: « Sparo! Sparo! ». Poi si sono avvicinati e lo hanno preso a calci nel sedere. Questo vecchio non poteva camminare ed io ed il mio compagno piangevamo. Per questo ci battevano con il calcio del moschetto. Hanno messo tutti questi pastori, i primi 3 e gli altri cinque, nello stesso fango. A Cucchedda lo hanno battuto piú degli altri. Dopo quattro ore che stavamo in questo fango e quasi eravamo morti per il freddo e la paura, ci hanno cacciati via a me e a Mancone ed agli altri invece li hanno trattenuti. Sono corso subito a casa e non mi poteva tenere quasi in piedi, e qui mi hanno acceso subito un fuoco per farmi rinvenire, come mi hanno tutti consolato per il freddo e per le bastonate. Io pensavo che i carabinieri erano una forza molto buona. Quando li vedo, adesso, mi metto subito a scappare.
Io mi firmo e sono
Mesina Pasquale di Antonio di anni 14 ».
19
PODDA NARCISO di Antonio, pastore, di anni 27:
« Il primo dell'anno andavo in campagna sulle 4 e mezza. Sono stato il primo a giungere all'uscita del paese ed a trovare i carabinieri. Ce n'erano due. Mi hanno subito gridato : « Mani in alto! », con il mitra. Poi mi hanno messo, senza giustificarlo, i ferri ai polsi. Avevo un cappotto buono, quasi nuovo. « Non sei degno di portare un cappotto », dice un çarabiniere. Ma l'hanno preso e gettato nel fango. Avevo una sacca con il pane. L'hanno presa e pestata sotto i piedi. Che colpa aveva quel pane, la grazia di Dio? Subito dopo mi hanno
204 FRANCO CAGNETTA
messo a sedere in quel fango: dalle 5 alle 7 e col mitra spianato. Dicevano parolacce. Appena uno per terra stendeva le gambe che facevano male a stare fermi bastonavano alle ginocchia con il calcio del moschetto. Poi ci hanno portati al caseggiato scolastico e, dopo un po' di tempo, ci hanno mandati via. Non ho sporto denunzia a questo abuso per quieto vivere. Sono nipote del senatore democristiano Monni e sono ben conosciuto in paese come uomo per bene. Posso dire che non mi posso lamentare rispetto agli altri: non sono stato maltrattato altrettanto, come Cucchedda o Moro, per esempio. Sono riuscito a ritrovarmi il cappotto ».
20
CUCCHEDDA GIOVANNI, pastore, di anni 47:
«Il primo dell'anno uscivo dal paese in campagna, per località su 'unzaiddu, solo. Trovo un carabiniere col mitra puntato e mi dice: «Perché scappavi? ». «Io scappavo? Che cosa vuole dire? ». Comincia a prendermi a pedate — e sono stato il prima ad avere in testa colpi di calcio di mitra. A calci mi manda in mezzo agli altri carabinieri e a tutti gli altri pastori che ora sapete i nomi. Poi mi buttano in mezzo al fango. Avevo una giacca nuova e un carabiniere allora si é pulito sopra i piedi dal fango. Se li ha strofinati tanto fino a che si ha pulito bene le scarpe.
Sono rimasto non so quando nel fango e tanti sono stati i colpi che quasi non sapevo più chi ero, né che succedeva. E non sapevo perché.
Ora lo so.
IIn brigadiere mi ha mandato a casa, dopo molto. Ed io sino ad oggi non ho fatto denunzia, come dovevo, per paura ».
21
MANCA GIUSEPPE, pastore, di anni 17:
« Confermo ».
INCHIESTA SU ORGOSOLO 205

22
PISANO PASQUALE di Giuseppe, pastore, di anni 35: « Confermo ».
23
PASQUALE MORO, da Aritzo, residente in Orgosolo, pastore, di anni 66:
« È oltre un mese che sto con i bagni di aceto ai ginocchi. Il Questore ha detto che il carabiniere che mi ha rovinato doveva perdere il pane. Non gli hanno fatto poi niente. Ed io non sono guarito.
Ero andato a prendere i buoi ad allevamento, senza far male a nessuno. Appena uscito dal paese, trovo il 1° di gennaio i carabinieri, e mi fanno mettere con i bracci in piedi. Poi mi hanno messo in un fango che si vedeva questo fango e non si poteva passare. Ho protestato : « Ma nemmeno a un animale si fa così! ».
Era una mattina fredda. Non ho detto neanche una mezza parola di male. Mi hanno fatto lasciare i buoi e li hanno bastonati. Mentre quelli se ne scappavano hanno cominciato a bastonarmi. Avevo appena protestato, quando un carabiniere mi ha cominciato a bastonare alle ginocchia. Quando eravamo a terra ci minacciavano per terra con il mitra senza sicura. « Guai se parlate! ». Ci ha insultato con parolacce: Delinquente, criminale. Il brigadiere: «Vedete, carabinieri, come sono gli orgolesi. Hanno preferito sedersi nel fango ». Io sono un anziano, di 66 anni. Non ho mai fatto male a nessuno nulla: penalmente. Neanche una contravvenzione, o una sola, 80 lire credo, per una sbornia. Mi hanno preso con tutto il paese e c'erano gli altri: « Non parlate con quello, carabinieri, che é un vigliacco ». E loro stavano a riscaldarsi al fuoco. Mi hanno lasciato per oltre due ore, in catenelle. Legati a due a due. Si alzavano dal fuoco solo per venire a darmi col mitra sulle gambe se le stendevo. « Speriamo che ti viene una bronchite! ».
Poi mi hanno portato allo scolastico: «Chiamate un superiore che voglio raccontare ». E venuto il commissario, dopo una mezzora. Mi ha guardato le mani e mi ha rilasciato. Non ho presentato denuncia ma l'impiegato Podda, col commissario, ha scritto qualche cosa sul verbale. In seguito sono stato un mese che non mi potevo muovere. Bagni
206 FRANCO CAGNETTA
di aceto per un mese. Soffro ancora, e molto. Ho perduto un mese di lavoro. Che hanno fatto col verbale al carabiniere? Nulla. Lo hanno mandato alla cantoniera Giannas di Oliena. E io non sono andato neppure dal medico per paura di una vendetta, se lo dicevo come adesso ».
24
SANNA ANGELO fu Carlo, pastore, di anni 16:
« La mattina del 1° gennaio c'è stato lo stato d'assedio per tutto il paese. Dicevano che era per arrestare gli assissini dell'ingegnere. Dalla notte, di sorpresa, all'improvviso, arrivano da Nuoro e Cagliari e Sassari due o trecento carabinieri almeno, e pubblica sicurezza. Vengono in automobili, camion, motociclette, a piedi, e, tutti, circondano il paese con rivoltelle, fucili, mitra, bombe a mano. Subito si è saputo che fuori stavano prendendo tutti. Io ero curioso : ho sentito che c'era guerra. In casa mia non mi volevano fare uscire. Mi metto appena fuori della porta e subito è scesa una pattuglia di carabinieri che si avvicinavano con la rivoltella e l'altro con il mitra. « Scendi giù, avanti, scendi giù ». Per un pezzo sono sceso con il mitra alla schiena. E ci avevano il dito sul grilletto. « Documenti ». Io ho 16 anni. « Non ce li ho ». E mi conoscono tutti in paese. Mi portano di corsa allora, col mitra in schiena, al caseggiato scolastico.
Quanti già ce n'erano! Chi si ricorda? Quasi tutto il paese. Mi mettono in una stanza piccola di scuola: c'erano almeno 40 uomini. L'aria era cattiva. In quella stanza stava la finestra chiusa e non lasciavano avvicinarsi alla finestra. Se no, dicevano, sparavano.
Stavamo in piedi e passa un'ora. C'erano tanti carabinieri e brigadieri. Intanto continuavano a venire uomini di ogni peso e di ogni eta. Bambini e vecchi. Viene un capitano e ad uno ad uno ci fanno spogliare, facendo perquisizione, e chiedendo i documenti.- Qualcuno lo interrogavano. Chi non lo interrogavano lo mandavano di là. Io aspettavo di vedere. Chi ci aveva le penne stilografiche glie le levavano. E chi ci aveva gli orologi glieli levavano. I carabinieri li aprivano con il coltello per studiare il macchinario. E non erano specializzati. A uno studente, Menneas Narciso di Francesco glie lo stavano levando.
Intanto a terra stava un mucchio di coltelli, che tutti se li toglievano di dosso di iniziativa loro: e sono rimasti ai carabinieri perché
207
INCHIESTA SU ORGOSOLO
nessuno per un coltello ha voluto passare il pericolo di andare a ripigliarlo. Sempre guardavano e arriva il turno mio.
C'era un carabiniere che mi conosceva. Non ci avevo penna, che non la ho avuta mai in vita mia, e non ci avevo orologio perché il mio é troppo grosso a portarlo : è il sole. Poi mi pigliano e mi mandano nell'altra stanza dove stavamo almeno in 100 o 200. « Aprite, aprite, per carita. Qui si soffoca! ». Anche qui la finestra era chiusa. e ci dicevano di non avvicinarci neppure: sparavano subito. C'era il brigadiere Paganello, che ha ucciso a Emiliano Succu. Dopo che ci hanno trattenuto ancora un'ora fermano il fratello di Emiliano, Natale, due altri ancora e Giuseppe Sorighe, il semideficiente. A me mi hanno mandato a casa. Tutto il paese era pieno di carabinieri. E ho saputo che erano entrati pure in casa nostra a buttare tutto in aria per la perquisizione.
j — Documenti. Chi é lei?
— Tanteddu.
Si hanno allarmati.
— Dove ce l'hai il mitra ?
— È qui — c'era un piccone. — Io sparo con questo.
Non hanno trovato un'arma sola.
Insomma, mi hanno detto che così facevano i tedeschi ».
25
DAVOLI NICOLA di Carmine, pastorello, di anni 12:
« Il primo dell'anno, appena fatta l'alba, il mio babbo mi aveva mandato in campagna a guidare le pecorelle. Esce un carabiniere — ci ho avuto tanta paura — e non mi ha voluto far passare. «Fermo! ». « Io sto fermo ». « Dove vai? ». « A guardare le pecorelle ». Allora mi ha dato un cazzotto e una pedata. Mi fanno la perquisizione e ci avevo una tasca piena di aranci, che me li ha dato la mamma perché era il capodanno. « Anche tu sei uno che mangia gli aranci », dice un altro carabiniere. Me ne ha preso uno e buttato addosso, e un altro me lo ha schiacciato sulla faccia. Poi si é messo a pestare tutti a terra, e non ne è rimasto neppure uno. « Tu sarai certamente il figlio di qualche latitante », mi ha detto il primo. Io mi sono messo a piangere e a tremare. E allora, sempre a cazzotti e a calci, mi hanno cacciato »..
Confermo il racconto di mio figlio : Davoli Carmine, pastore.
 
Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente 
Area delle informazioni sulla descrizione e trascrizione
Gradi e livelli di elaborazione del record
Titolo e Responsabilità+++   in corso+++   Elio Varriale x IdMiS  protocollo temporale visibile soltanto all'operatore 
Citati: Nomi AuthorityFile e personaggi [solo prima occorrenza della nome]+++   in corso+++   Elio Varriale x IdMiS  protocollo temporale visibile soltanto all'operatore 


(1)
(0)






in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32268+++
+MAP IN RIQUADRO ANTEPRIMA


Area unica
Testata/Serie/Edizione Nuovi Argomenti | Prima serie diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci | Edizione unica
Riferimento ISBD Nuovi argomenti : Rivista bimestrale. - N.1 (1953)-. - Roma [distribuzione Torino] : [s.n., distribuzione Einaudi], 1953-. - v. ; 23 cm (( La periodicità è variata più volte: la prima serie esce con periodicità irregolare, dal 1976 trimestrale. La prima serie si conclude con il n.69/71 (Luglio-Dicembre 1964 ma pubblicato nel marzo 1965), nel 1966 inizia la nuova serie che termina con il n.67 68 (1980), nel 1982 la terza serie che termina con il n.50 (apr. giu. 1994) ed inizia la quarta serie con il n.1 ... {Nuovi argomenti [rivista, 1953-]}+++
Data pubblicazione Anno: 1954 Mese: 9 Giorno: 1
Numero 10
Titolo KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10


(2)
(0)










MODULO MEDIAPLAYER: ENTITA' MULTIMEDIALI ED ANALITICI





Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO

visualizza mappa Entità, Analitici e Records di catalogo del corpus selezionato/autorizzato (+MAP)




Interfaccia kSQL

passa a modalità Interfaccia kSQL